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Saturday, December 15, 2007

Il nuovo progetto a cui sto lavorando è nato almeno due anni fa.
Poi mi è successa una cosa strana: per qualche inconveniente con il computer, le pagine che avevo scritto (circa quattro o cinque solamente, per fortuna!) sono andate cancellate.
Nel frattempo mi è nata l'idea de "L'Archiatra" e così il progetto è stato accantonato per tutto questo tempo.
Ora l'ho ripreso: ripartendo dalla scena che mi era venuta in mente, sto proseguendo il racconto in questi giorni (tempo permettendo) e, devo riconoscere, l'idea è maturata e sta nascendo qualcosa di diverso da quello che doveva essere inizialmente.
Addirittura, in mente ho scene che potrebbero essere tranquillamente trasferite in un fumetto, di quei fumetti tipo "Julia" (non so se lo conoscete). Infatti mi giungono alla mente delle scene che potrebbero essere disegnate, potrebbero essere davvero la sceneggiatura o di un film o di un fumetto.
L'argomento è l'epica dei pellirosse ma con risvolti molto interessanti ....
Non so esattamente cosa ne uscirà, ma so che devo scriverla: è da troppo tempo che l'ho in mente e la storia deve trovare un suo sfogo ... Mi auguro che presto ne possiate vedere gli sviluppi.
Intanto, dopo le feste natalizie, darò il via alla pubblicazione dei due volumi del seguito de "L'Archiatra" poichè non avrebbe senso aver lavorato per due anni senza dare alla stampa il risultato ....
Mi auguro di riuscire a fare tutto quello che ho in mente ...
Auguro a voi tutti, se ci siete in rete e se mi leggete ma il mio augurio va anche a chi non mi legge, un sereno Natale ed un buon inizio 2008 con la speranza che il mondo trovi la strada giusta per cambiare rotta e migliorare.
Leggete, gente, leggete: solo così la nostra mente non può essere manipolata e rimanere libera di viaggiare negli spazi .....

Saturday, December 01, 2007

Ho finito, qualche giorno fa, inaspettatamente la trilogia de "L'Archiatra".
Non so quanto tempo riuscirò a resistere senza i personaggi della famiglia de St. Malo, ma per il momento ho pensato di finire la saga.
E' stata una cosa inaspettata; non avrei mai pensato, infatti, di chiuderla così velocemente, poichè di argomenti ne avrei avuti ancora tanti da approfondire.
Ma il punto in cui mi ha portato la ricerca, per il momento, mi sembra non debba essere oltrepassato. Non ho scritto la parola "fine", poichè è una parola che non mi piace e non mi è mai piaciuta da quando ho la capacità di leggere: ogni libro, ogni racconto, ogni romanzo che ho letto ha per me sempre un seguito, almeno nella mia mente e così deve essere anche per "L'Archiatra". Almeno è quello che mi auguro ...
Ma per il momento sento che devo lasciare che la storia abbia un suo seguito, parallelo a quello che ha nella mia coscienza.
Voglio dire che poichè gli argomenti che si sono susseguiti nella trilogia sono profondi e vogliono rappresentare un percorso, sarebbe bene che ognuno seguisse il proprio intelletto ed il proprio desiderio di conoscenza ....
Per questo motivo, poichè ho inviato il secondo volume ad un altro editore ma non ho ricevuto risposta (è passato un mese dalla data di invio) ho deciso che procederò con un editore on-line, i cui costi sono assolutamente accessibili, pur di avere la trilogia pubblicata.
Non credo di essere un genio, per mia sfortuna non lo sono, non ho una cultura classica, come già ho specificato, ma mi piacerebbe che qualcuno seguisse le tracce della ricerca che ho effettuato, anche solo per avere un contradditorio ....
Le ricerche, comunque, le mie ricerche personali, continuano e, forse, ne risentirete parlare.
Per il momento, considero la saga famigliare dei de St. Malo sospesa poichè vorrei dedicarmi ad un altro progetto che è rimasto fermo per dare voce agli eredi di Nostradamus.
A presto ....

Sunday, November 18, 2007

Sento, oggi, l'esigenza di raccontarvi una mia esperienza personale, accadutami alcuni anni fa.
Quell'esperienza ha cambiato un po' la mia vita, non eccessivamente, poichè ho sempre avuto una mia visione spirituale della vita.
A vent'anni, forse l'ho già raccontato, mi era stato diagnosticato un tumore al cervello, diagnosi errata, per fortuna, ma che obbligò ad alcune indagini invasive.
Mi fu fatta una angiografia con liquido di contrasto nonostante avessi fatto presente la mia allergia a qualunque fattore esterno, fosse naturale come i pollini o artificiale come i medicinali.
Il liquido, iniettato attraverso la carotide, provocò, come poteva essere immaginabile, un coma di tre giorni. Coma peraltro di cui non ricordo assolutamente nulla se non che, ogni tanto, mi svegliavo per rigettare il liquido.
Dopo sei anni subii una anestesia per un evento molto più lieto, il taglio cesareo da cui nacque mia figlia.
Durante l'operazione, tuttavia, ho avuto un arresto cardiaco di cui rimane traccia nella cartella clinica.
Io "sognai" di vedermi al di sopra del letto operatorio e rividi la mia vita per dieci, venti, trenta volte.
Alla fine vidi una luce accecante, una corona di ombre sullo sfondo ed in primo piano mia suocera, mio suocero e la nonna materna di mio marito. Fu mia suocera a parlare.
"Non avere paura, tutto ricomincia, non avere paura"
La sensazione era molto bella, di tranquillità e pace. Non temevo nulla e, quasi, avevo voglia di restare se non fosse stato per quella voce che mi chiamava: "Siftenne, hai avuto una bambina".
Io sapevo di avere avuto una figlia perchè l'avevo vista nel ripetersi delle mie tante vite .....
Quella immagine non l'ho mai dimenticata: la luce, la pace, i volti noti, tutte quelle persone che mi aspettavano .....
Ecco, mi è tornata in mente e ve l'ho voluta raccontare (forse l'ho già raccontata) perchè sto leggendo un libro appena arrivatomi sull'analisi del Vangelo di Giuda venuto allo scoperto dopo più di vent'anni di traversie. L'infinito che Giuda e Tommaso raccontano di aver veduto in Gesù forse è quello stesso infinito che le persone che hanno subito un coma raccontano di aver incontrato .... con questo non intendo essere blasfema e non credo di essere una degli eletti: sono una peccatrice come tutti gli esseri viventi e di eletti, purtroppo, non ne vedo in giro per il mondo.
Ma questa visione può essere d'aiuto a chi, come me, voglia cercare senza stancarsi: cercare non la verità che non è di questo mondo, ma qualcosa che le si possa avvicinare.
Quando riuscirò a pubblicare tutto quello che ho scritto e che sto completando probabilmente dovrò giustificare, a chi volesse discuterne, quello che ho scritto: ho letto testi di vangeli gnostici, non riconosciuti dalla chiesa di Roma; ho letto testi profani, pagani, alchemici ed esoterici.
Non per contestare la religione o le tante religioni: ben vengano, a mio parere, tutte le religioni che chiedono all'uomo di cercare una coerenza spirituale.
Non mi interessa di contestare nemmeno la chiesa di Roma: ognuno deve prendersi le proprie responsabilità su ciò che fa, che dice ed anche le responsabilità storiche di certe scelte come, per esempio, scegliere cosa doveva essere reso noto e ciò che non doveva essere noto.
Ho letto per capire e quello che scrivo (e' solo un romanzo storico, non dimentichiamolo) ha solo un intento: se possibile, aprire un pochino le menti ed invogliare ad andare oltre .....
Leggete, amici, leggete .....

Saturday, November 10, 2007

Divina Commedia

Oggi dò un titolo a questa pagina, poichè la terza parte di quello che diventerà il terzo volume de "L'Archiatra" vive sulle interpretazioni di questo grande poema.
Purtroppo io non ho cultura classica, avendo studiato in un istituto professionale e non ho vergogna a confessare che sto rileggendo con nuovo ardore quello che, a scuola, a volte, si studia per dovere e non sempre volentieri.
La parte che analizzo in questa sezione del romanzo interessa l'incontro con Beatrice.
Mi piace leggere cercando di dare la giusta intonazione, ma confesso che non tutte le parole utilizzate si confanno al mio vocabolario ed alla mia conoscenza.
Non so quando riuscirò a pubblicare anche il terzo volume (ancora il secondo non è uscito), ma vi assicuro che non lo sto scrivendo seguendo l'onda delle letture di Benigni.
In effetti, la mia scrittura segue un suo percorso speciale: quando riesco ad avere il tempo di sedermi al computer, la maggior parte del tempo la passo rileggendo almeno l'ultimo capitolo. Mi occorre tempo per rientrare nell'atmosfera e negli argomenti che sto esplorando.
Quando finalmente inizio a scrivere, le dita corrono veloci (scrivo, grazie a quello che è sempre stato il mio lavoro, con dieci dita, molto velocemente), con una scrittura quasi automatica, senza che sia stato necessario prima formulare la frase.
Così mi capita che quando, la volta successiva, riapro il computer e rileggo mi pare quasi impossibile che le cose scritte siano uscite da me, dal mio pensiero. Sono intuizioni, sono rielaborazioni dei pensieri che ho studiato e letto (dietro a questo romanzo, come potrete vedere dalla bibliografia, ci sono tante letture differenti), rielaborazioni ulteriori degli appunti che ho scritto in precedenza.
Ho riempito quadernoni e raccoglitori di notizie, di appunti; ne ho letti, di libri, così tanti ed ho scritto così tanti appunti da poter scrivere non tre ma dieci altri volumi.
Nonostante questo, quando finirò questa parte chiuderò l'argomento.
Sentirò la mancanza dei personaggi che ormai sono diventati quasi reali nella mia mente (la famiglia de St. Malo, intendo, poichè gli altri sono tutti esistiti), ma chiuderò la saga poichè non tutto va scritto .... mi piacerebbe che questo semplice romanzo venisse pubblicato, nel suo complesso, anche solo per suscitare domande, dubbi o semplici curiosità.
Perciò vi rinnovo il mio appello, perso come sempre nei meandri di questa rete, comunicazione alquanto virtuale che chissà dove arriverà: leggete, gente, leggete ed aprite i vostri cuori e le vostre menti .....

Sunday, October 28, 2007

Ho sentito questa mattina una notizia che mi ha fatto rabbrividire: in una mostra artistica (?) di non so dove (ed anche se lo sapessi non le farei pubblicità), un imbecille ha pensato di poter far passare come opera (?) la tortura di un cane randagio che nella notizia veniva definito malato.
La cosa non ha suscitato lo sdegno di nessuno, organizzatori e visitatori!!!!
Io mi chiedo se il mondo può continuare ad andare avanti in questo modo: l'indifferenza, la mancanza di sdegno di fronte ad un atto di pura crudeltà mi lasciano letteralmente inorridita.
Non siamo più capaci di dar voce alla coscienza, alla pietas, alla comprensione, alla difesa degli indifesi; certo, questo mondo crea mostri ogni giorno, con individui (si possono chiamare esseri umani?) che buttano nei dirupi e nei cassonetti i loro bambini appena nati o abortiti.
Ma la civiltà regna in quel mondo capace di sdegnarsi per la crudeltà rivolta a chi non può difendersi, sia esso essere vivente di qualunque regno (animale, vegetale, umano).
Nella nostra casa, dove vivo con mio marito e mia figlia, seppure sia un appartamento (di due piani, daccordo, in un paese di campagna) conviviamo con sei gatti (cinque femmine ed un maschio) ed una cagnetta; ognuno di loro fa parte della famiglia, ognuno di loro ha un carattere differente, ognuno di loro porta qualcosa alla famiglia che nessun altro potrebbe portare: coccole, affetto, empatia.
Tea, Pimpi, Luna, Milla, Morgana, Rea, Artù sono i loro nomi e la loro anima è pulita, senza macchie nè disonore.

Wednesday, October 24, 2007

Carissimi amici, sapete che sul blog gli scritti avanzano verso l'alto.
Ho pubblicato un racconto, FOGLIE: scorrete il blog fino a trovare l'inizio con il titolo prima di leggerne la fine. Ho dovuto scriverlo a pezzi per non incorrere nella disconnessione internet, causata dal racconto lungo.
Portate pazienza e mi auguro che, oltre a visitare il mio blog, vi piaccia leggere i racconti che vi regalo.
Ciao.
Ogni foglia le ricordava l'incontro, il tragitto fatto assieme, le sussurrava parole di amicizia, di amore, di affetto e poi, con gli occhi chiusi, vedeva quella foglia depositarsi delicatamente sul terreno, sorridendole e salutandola.
Da quel rito prolungato di ricordo e di dolore si risvegliò lentamente e sentì come rinascere nuove forze; le luci artificiali del parco le ricordarono l'ora ormai tarda pomeridiana.
Lasciò l'abbraccio della Quercia e si allontanò di qualche passo per guardarla meglio: il grande albero era lì, impassibile ed immutabile, memore di tante battaglie d'amore e di morte e consapevole di dover essere testimone ancora di altre.
Si allontanò lentamente da quella madre, da quel padre, da quel fratello, da quella sorella e da tutte le foglie lasciate sul terreno: la prossima primavera verrò a salutare le nuove, si disse.
Sentiva di aver fatto tanta strada, sentiva la stanchezza di tanti anni ma ancora sentiva la voglia di continuare con tutte le sue forze.
Riprese il cammino lungo i viali e lasciandosi alle spalle la collinetta riprese il percorso verso il laghetto.......




Questo racconto a me ha suggerito un modo per ricordare le persone che non sono più in questa nostra dimensione.
In autunno: ho acquistato delle foglie di tessuto e su ognuna di loro ho scritto il nome di una persona che non è più e le ho attaccate alle tende di case. Chi entra in casa vede solo una decorazione, ma per me hanno un significato molto importante.
In primavera: ho trovato un ramo molto bello, grande, l'ho pulito ed ho attaccato alle sue ramificazioni foglietti di vari colori, ognuno con i nomi delle persone che voglio ricordare. Ho acquistato delle farfalle di tessuto e le ho attaccate assieme ai foglietti. E' una decorazione colorata, primaverile, divertente, nonostante sia per ricordare i miei affetti. Si possono aggiungere nastrini colorati. Per Pasqua vi aggiungo le decorazioni da albero pasquale, coniglietti, uova, pulcini, ecc. Chi entra in casa, non fa caso ai foglietti con i nomi e non si rattrista. Si possono aggiungere fogliettini con frasi, poesie od altro .....
Le persone che ci hanno lasciato non possono che essere felici di questo modo di ricordarle ..... quando ci sono le ricorrenze, la visita ai camposanti diventa meno triste se il ricordo è abitudine quotidiana .....

A presto!
Le braccia, diventate rami, dondolavano al ritmo del vento: da questi rami era nato un frutto, era suo dovere crescerlo con la stessa intensità e la stessa forza. ......
I suoi rami avevano anche tante foglie: ognuna di loro aveva fatto parte della sua vita di quercia ed ognuna di loro, nell'andarsene, aveva lasciato un pezzetto di sè sul ramo che aveva abbandonato.
.... Ogni foglia aveva fatto una parte di viaggio con lei, avevano vissuto con lei dolori e gioie, patito sete e fame, gioito e pianto con lei; quando avevano ultimato il loro viaggio, l'avevano lasciata con la speranza di rivedersi la primavera successiva. Ma lei sapeva che quelle che sarebbero venute dopo avrebbero portato qualcosa di nuovo, di diverso sebbene provenissero dallo stesso ramo, con la stessa linfa.
Così, guardò le foglie della Grande Quercia e le parve di riconoscerle, ognuna con il suo volo solitario, ognuna con un andamento diverso, sebbene ognuna fosse caduta vicino alle altre.
Ripensava a tutte le persone conosciute durante la sua vita e sorrise nel ricordo che ognuna di loro aveva lasciato nella sua anima.
Non so quanto tempo rimase così, corpo nella Quercia con la Quercia in sè.
Prese un altro respiro profondo, per sentire il respiro dei suoi rami, delle sue braccia, delle sue foglie e poi le lasciò cadere ancora una volta, una ad una, dando loro un volto ed un nome.
E per ogni foglia che cadeva, dicendo il suo nome, pianse .....
Durante il restauro, Le avevano collocato di fronte il grande gruppo statuario di Bacco che si trovava così, come sfondo, il tempietto di Venere: era come se la magia delle storie che le erano state raccontate si riunisse grazie ad una mano misteriosa.
Raccolse una foglia, una ghianda ancora nella sua pipa ed istintivamente andò ad abbracciare quel tronco; si sentiva come tornata a casa, l'abbracciò forte, come se stesse abbracciando la madre ed il padre insieme.
Stando così, corpo unico con il grande albero, le sembrava di sentirlo sussurrare le storie di folletti e gnomi che anche lei aveva raccontato alla figlia; la Quercia le sussurrava le storie notturne, i balli degli gnomi a cavallo di grilli salterini, con le fate dispettose che li punzecchiavano e la regina ed il re sui loro troni fatti di ghiande che battevano le manine al ritmo dei tamburi fatti con le pipe più grandi .....
Le radici che si incuneavano nel terreno sbucavano da quei mattoni, messi a recinzione chissà quando e da chi e sembrava che gesticolassero per rafforzare quel racconto; i rami dondolavano dolcemente e così facendo lasciavano cadere una ad una altre foglie che planavano lentamente, dopo aver fatto il loro balletto con l'aria.
Sentiva il respiro dell'albero, i sussurri dei rami, il cigolio delle radici ed improvvisamente, guardandosi, vide che i suoi piedi si erano trasformati in quelle radici e le sue braccia erano i suoi rami che dondolavano al suono di pifferi invisibili.
Chiudendo gli occhi, sentiva provenire dalle sue radici la dolcezza, l'amore, l'affetto che le era stato donato negli anni: il padre che la cullava sulle sue ginocchia, la madre che riempiva di dolcezza la loro vita sfornando torte e dolcetti, i fratelli che le passavano le conoscenze e le esperienze.
Radici profonde, da cui trarre tutta la forza che in questa vita serve, si disse.
Da qui proviene l'amore, la dignità, la forza d'unione verso ogni avversità; prese un respiro profondo per respirare tutto quello che sentiva provenire dal terreno, ad occhi chiusi lo sentiva profumare di incenso e resina, di rosa e violetta anche se era pieno autunno.
Si avvicinano alcune ricorrenze: Halloween, la Commemorazione dei Defunti ... ed inoltre anniversari personali, alcuni piacevoli, altri molto dolorosi.
In ricordo di un carissimo amico, pubblico di seguito un mio racconto, scritto nel dicembre 2003 che a lui piaceva moltissimo (aveva l'animo malinconico....)
Al di là dei ricordi tristi, il mio racconto può darvi uno spunto, un suggerimento, per ricordare gli amici cari ed i famigliari che hanno segnato la vostra vita ....



FOGLIE
Il grande cancello del parco le incuteva sempre un po' di timore, forse memore ancora di quanto le era successo tanto tempo prima quando, bambina, faceva parte delle voci bianche del Regio e, per distrazione, si era trovata chiusa dentro nell'ora di chiusura ...
Nel varcare quell'entrata si voltò verso sinistra per guardare nella garitta: erano ormai più di trent'anni che non vi era più il carabiniere di guardia ma sempre, nel passarci davanti, dava una sbirciatina per sincerarsi se veramente non ci fosse nessuno, in quella casupola.
I lavori di restauro del parco avevano cambiato completamente l'aspetto, così confortante e così gradevole, di quello spazio dove erano nati tanti amori.
Era da tanto che non entrava a passeggiare lì, da quando l'amore per Giacomo era finito.
I vialetti di ghiaia bianchissima avevano preso il posto dei viali in terra battuta, i boschetti erano stati sradicati per dare spazio a prati all'inglese, le statue, restaurate ed imbiancate, avevano cambiato collocazione e portavano, alcune di loro, una targa con scritto il nome dello scultore ed il titolo dell'opera.
Il tutto aveva perso la magia che ancora ritrovava nei suoi ricordi .....
............. Mentre passeggiava e pensava, sotto i piedi le foglie scricchiolavano nel frantumarsi per mescolarsi con la ghiaia che, bagnata, si stava trasformando in fanghiglia.
..... Arrivando al palazzo d'inverno, si avvide che nemmeno la vecchia pista per pattinaggio era rimasta indenne al restauro: nè pista, nè giochi, nè trenino per i bambini.
..... questo parco assomiglia troppo ad un parco svizzero .... bello, ma povero. Povero di bambini, povero di allegria, povero di movimento, povero di rumori. Povero. Povero. E triste....
...... Queste foglie continuano a farmi temere di fare uno scivolone rovinoso: già, almeno avrei qualcosa di cui ridere, pensò.
Arrivò al laghetto senza rendersene conto.
Anche la fontana era stata restaurata, bianca e ... silenziosa. Non scorreva l'acxqua, non c'era la cascatella e non c'erano i cigni.
Sull'acqua galleggiavano foglie ormai marce.
...... Girò a destra ed imboccò il vialetto che portava alla Regina del parco.
C'era una recinzione che non esisteva prima del restauro e poi ... La vide.
Il tronco enorme era ancora ben radicato nel terreno della collinetta; occorreva un bel numero di bambini per abbracciare il corpo del grande albero le cui radici penetravano nel terreno in vari livelli ed in alcuni punti ... spuntavano fuori grandi, forti e robuste.
La Grande Quercia era lì, potente ed imponente, la casa delle fate, come le aveva raccontato il padre durante le lunghe passeggiate estive.

.................

Saturday, October 20, 2007

Vari malanni mi stanno rallentando nelle mie attività: una tendinite alla gamba destra (dolorosissima), un virus, il raffreddore con conseguente tonsillite. Il sabato, giornata che attendo con impazienza per potermi sedere al computer, diventa una giornata di riposo un po' forzato. Ma ora eccomi qui.
L'autunno, questa mattina, si è fatto sentire: quando ho aperto la porta finestra sul terrazzo ho sentito un'aria piuttosto fredda ed ho pensato, quindi, di fare la pulizia autunnale per poter riporre all'interno le piante da appartamento. So già che sentiranno il cambiamento, ma ancora il riscaldamento non è acceso ed avranno modo, spero, di ambientarsi senza troppi traumi.
La rivista Labrys è già disponibile nei punti vendita che, spero, conosciate.
Disponetevi alla lettura della seconda puntata di

Castore e Polluce

Lì, alcuni anni prima, Michel aveva passato ore ed ore a conversare con il Maestro.
"Michel, vieni, siediti accanto a me", disse la moglie.
"Camille, sei stata bravissima, due bambini in una volta! Esagerata!"
"Cosa ne pensi?"
"Sono bellissimi e sani. Il Maestro sarebbe orgoglioso di te" e così dicendo le diede un bacio lieve sulla fronte.
"Guardami e dimmi sinceramente cosa ne pensi"
"Sono sincero e ti dico che sono bellissimi"
La moglie sollevandosi un poco sui cuscini gli prese il viso fra le mani.
"Non mi dirai che non hai notato nulla di strano. Michel, cosa hanno i nostri bambini, perchè hanno la carnagione così chiara?"
"Camille, è un evento speciale, ma ne ho letto. Pensa che addirittura c'è chi dice che sono magici, i bambini come i nostri figli. Non ti preoccupare, va tutto bene"
La donna si lasciò cadere sui cuscini, poco convinta dalle parole del marito ma troppo stanca, per il momento, per pensare.
"Ora devi solo riposare, cara moglie. Jean Pierre è felice dei nuovi arrivati, dovresti vedere come batteva le manine, con che gioia li ha baciati. E' entusiasta soprattutto del fatto di essere il maggiore! Gioiamo di questo evento, Camille. L'importante è che tu stia bene e che i bambini siano sani. Vedremo di contattare qualche dottore amico del Maestro per sapere come dobbiamo comportarci, ma non c'è nulla di cui spaventarsi."
"Mi parli di magia di questi tempi, Michel e mi spaventi di più invece di tranquillizzarmi. Non voglio che i nostri figli incontrino odio e chissà quant'altro nella loro vita!"
"Moglie mia, sai in quale posizione io sia ancora, sai che ho dovuto cambiare nome per nascondermi, sai che solo la generosità del Maestro mi ha permesso di condurre una vita agiata e privilegiata. Ero spaventato, cinque anni or sono quando venni ad incontrarlo per l'ultima volta, credevo di dover fuggire di nuovo dopo il nostro colloquio ed invece mi fece il dono più grande che un uomo possa fare ad un altro: una vita, una famiglia, un luogo dove poter stare senza paura. Non permetterò a niente e a nessuno di mettere in pericolo quello che stiamo costruendo con la sua eredità. Sta' tranquilla, dunque, e riposa"
Le prese le mani fra le sue e gliele baciò.
Camille socchiuse per un attimo gli occhi come per prendere tempo e raccogliere le idee.
"E' questo che mi preoccupa, Michel. Non vorrei che questo richiamasse l'attenzione di qualche inquisitore; significherebbe farti scoprire e chissà quale tragedia potrebbe scatenarsi nella nostra casa. Mi dispiace di aver fatto quei due figli!"
"Non dire mai più una cosa del genere, Camille! Sai quanto il Maestro avesse desiderato avere figli, diceva che sono la benedizione del mondo e delle famiglie, i bambini. Per questo si era dedicato, negli ultimi anni, ad istruire i fanciulli del paese, sai quanto questa cittadina sia grata alla sua opera di educatore ed io ho preso l'impegno di preseguire nel suo intento di levare alti gli scudi contro l'ignoranza. La nascita dei nostri due piccolini, forse, è proprio un segno: ancor di più lotterò perchè il mondo si svegli e si redima da tutti i pregiudizi e da tutte le chiusure che stiamo vivendo"
La giovane guardava il marito scuotendo la testa.
"Ah, Michel, come vorrei avere le tue certezze. Io non ho ricevuto l'istruzione che hai potuto ricevere tu ed ho paura, per te, per i bambini, per noi tutti"
"Non devi temere, moglie mia. Ti prometto che non ci accadrà nulla. Tu abbi fiducia in me, vedrai che il mondo non potrà poccarci e non potrà farci alcun male. Ora riposa, hai una famiglia che ti reclama bella, forte e risoluta come sempre. Ricordo ancora il fuoco nel tuo sguardo, durante il mio ultimo incontro con il Maestro e lui aveva notato che anch'io ero interessato a te. Il mio amore non è mai cambiato, Camille, ma anzi va aumentando di giorno in giorno e sapessi come sono fiero di te! Sei una moglie deliziosa, una madre attenta ed una compagna che al pari di te è difficile trovarne. Sii coraggiosa ed ottimista: vedrai che non ci accadrà nulla. Riposa, adesso" e dandole un ultimo bacio, le rimboccò le coperte per lasciarla dormire.
Si avvicinò alla grande finestra per attenuare, con i teli che vi erano appesi, un po' la luce del sole del giorno inoltrato.
"No, Michel, lascia filtrare il sole. Al Maestro piaceva tanto vedere questo bel sole e dal letto si vede il nostro cielo che è così azzurro e limpido, di questa stagione!"
"Va bene, ma riposa. Se hai bisogno chiama, ha la campana lì a fianco"
Aprì la pesante porta che immetteva sul grande ingresso e gli parve di essere travolto in un mondo a parte: Rosalbe era ancora in cucina a preparare il cibo per tutta la famiglia, la bambinaia rincorreva Jean Pierre che non riusciva a calmarsi per l'euforia causata dal nuovo evento ed il fattore stava rientrando con i lavoranti per sedersi al tavolo già imbandito per il pranzo.
"Michel, complimenti, ho visto i bambini: sono veramente una meraviglia, in tutti i sensi!"
"Hugues, dovremo parlare con calma, dopo pranzo"
"Lo immaginavo, ma state tranquillo. Noi tutti siamo qui per voi e la vostra famiglia sarà sempre prontamente difesa. Non crucciatevi più del dovuto."
MIchel appoggiò una mano alla spalla dell'amico e sorrise.
"Ne sono certo, ma dovremo organizzare al meglio la nostra vita per evitare qualunque intromissione. Le donne dove sono?"
Comparve Rosalbe dalla cucina, maniche arricciate, grembiule sulla gonna ed i capelli arruffati, cosa che non era da lei.
"Cosa ti è successo, pare ti abbia masticato un drago e dopo ti abbia sputato!" disse il fattore.
"Ah, grazie davvero per il complimento! Quel diavolo di Jean Pierre mi è corso addosso mentre prendevo la pentola bollente dal fuoco, si sè aggrappato alle mie sottane, mi ha fatto girare come una trottola e poi è scappato a nascondersi mentre Silvie lo cercava affannata. Ed io ho dovuto fare in modo che la pentola non mi volasse addosso bruciando me ed il bambino. E' un discolo irrequieto, Michel, bisogna fare qualcosa per calmarlo!"
Il giovane andò incontro alla governante, le prese la pentola e l'appoggiò al tavolo apparecchiato.
"Oggi è una giornato molto speciale, Rosalbe, porta pazienza. Entro alcune ore vedrai che tutto tornerà come prima, ma il piccolo deve poter sfogare quello che prova. Ma certamente - proseguì mentre Jean Pierre gli si avventava addosso, prendendolo per la camiciola - è ora che questo ragazzino si fermi un po'"
"No, lasciami andare, padre, così mi farai prendere da Silvie!"
"Certo, è proprio quello che voglio. E' ora di desinare, ora calmati un poco. Hai fatto diventare matti tutti!"
"No, non è ora di desinare, non c'è la mamma, non è ora, si deve ancora alzare! La vado a chiamare!"
"Ah, piccolino, vieni qui" disse il padre bloccandolo. "La mamma si sta riposando e vuole che noi desiniamo senza di lei, per oggi."
"Ma se è sempre stata a letto, di che si deve riposare?"
"Cosa ti ho detto, che il fratellino doveva fare un lungo viaggio per arrivare da noi, ricordi?"
"Sì, ma la mamma non è andata a prenderlo, era a letto, quindi non ha bisogno di riposare"
Michel rise a queste parole e proprio non riusciva a trovare argomenti per tenere a freno Jean Pierre.
Per fortuna Silvie intervenne:
"Se ti siedi accanto a me, mentre desiniamo ti racconto la storia dei tuoi fratelli ed anche la tua, se vuoi."
"D'accordo" disse alla fine il bambino e tutti trassero un sospiro di sollievo.
"I piccolini dove sono?" chiese Michel.
Rosalbe, versando la minestra nei piatti dei commensali, rispose:
"Sono con la nuova balia che la levatrice aveva portato sin da questa mattina. Pare che abbia molto latte perchè ha partorito un bimbo che si soddisfa con poco tanto è grosso e lei ha bisogno di svuotare il seno per non sentire dolore"
"Ma Camille aveva già latte subito dopo partorito, domani sarà già in grado di attaccare i bambini e soddisfarli lei stessa" aggiunse Silvie.
"Bene, anche questa volta possiamo ringraziare il Signore per la benevolenza che ci ha accordato" disse Michel giungendo le mani e chiudendo gli occhi.
Rosalbe, che ancora non si era abituata alla preghiera del desinare, rimase con il cucchiaio a mezz'aria e lo appoggiò al piatto.
Riaprendo gli occhi, Michel se ne avvide e sorrise.
"Lo so che in questa casa certe pratiche non erano d'abitudine, ma io non riesco ancora a farne a meno"
Hugues lo guardò e gli toccò leggermente il braccio.
"Dove vive un istitutore non è così strano vedere che si prega, fa parte della educazione che dovete dare anche ai vostri alunni, figli di benestanti e nobili che seguono la pratica dettata da Santa Romana Chiesa. Non preoccupatevi, quindi: se questo vi conforta, non siete obbligato a farne a meno. Non sarà questo che potrà destare sospetti e poi ormai sono passati anni; a mio parere, ormai, si saranno dimenticati di voi."
Michel, spezzando un pezzo di pane da mettere a mollo nella minestra, rimase in silenzio alcuni istanti pensoso.
"Sono grato a tutti voi, non potrò mai dimenticare l'aiuto che mi avete dato e che ancora continuate a darmi. Grazie avoi, Hugues, a te, Rosalbe, grazie a Silvie ed a tutti voi - continuò rivolto ai quattro lavoranti - questa casa è mantenuta come un gioiello, i campi sono rigogliosi e gli alberi da frutto crescono e tutto ciò, oltre alle rendite ed alla mia attività di precettore, ci permette di poter condurre una vita a dir poco agiata. La famiglia cresce assieme alle vostre, facciamo un corpo unico come aveva chiesto nelle sue ultime volontà il Maestro, siamo ancora tutti uniti e sereni. Ma non possiamo nasconderci che il rischio sussiste sempre e certamente questi due bimbi appena nati non ci aiuteranno a passare inosservati. Per questo dovremo prestare ancora maggiore attenzione a chi, viaggiando, passerà nella cittadina; per fortuna la nostra cerchia di amicizie ci permetterà di essere sempre al corrente se arriveranno stranieri, ma dovremo essere pronti a fronteggiare qualunque attacco, da qualunque parte arrivi."
"Il giorno che abbiamo accettato di rimanere con voi, Michel, sapevamo cosa dovevamo attenderci, ma sapevamo anche che scegliendo di lasciare la sua eredità economica e spirituale a voi il Maestro doveva aver trovato la persona giusta. Devo dire che non abbiamo mai avuto l'occasione di dubitarne e, statene certo, sarà sempre così e sempre ci troverete al vostro fianco."
Tutti fecere cenno di assenso alle parole del fatto e Michel era sicuro della lealtà e fedeltà di ognuno di loro.
"Il Maestro, Hugues, ha lasciato la sua eredità a tutti noi, non solo a me; ha avuto la benevolenza di volermi aiutare ma io so che è grazie alla vostra disponibilità che ho potuto vivere con voi. I beni lasciati dal Maestro, giustamente, li dividiamo tra noi e ne facciamo parte anche al villaggio, che già beneficiava della sua generosità. In questi anni, ho avuto modo ed occasione di godere della vostra lealtà. Per questo, non vorrei che tutto ciò vi venisse ripagato mettendo in pericolo la vostra vita. Se ritenete che sia necessario, dunque, sono disposto a cambiare dimora con la mia famiglia."
"No, cosa dite?"
Fu un'esclamazione corale.
"Non sia mai - aggiunse Rosalbe - A parte il fatto, Michel, che tua moglie Camille l'ho vista crescere e l'ho portato io in questa casa. Sai perfettamente quale fu la mia gioia quand mi dicesti che provavi un sentimento uguale a quello che lei provava per te. Sin dal primo inconctro che avevi avuto con il Maestro, Camille ti aveva messo gli occhi addosso ma allora lei era una giovinetta e tu non potevi accorgertene perchì eri ancora un gesuita. Quando, cinque anni dopo, sei tornato, Camille, che non ti aveva dimenticato, era tutta rossa ed agitata e questa volta te ne accorgesti perchè avevi abbandonato l'abito religioso. Non poteva accadere cosa più bella! Ed il Maestro se ne avvide e sarebbe stato felice, se avesse potuto vedere la vostra felicità di questi anni. Noi tutti non abbiamo fatto fatica ad aiutarvi per mantenere nascosta la tua vera identità, pare siate nati per stare insieme, siete generosi ed infaticabili ed assieme stiamo costruendo qualcosa che non so bene come identificare ma è fuori dal comune, questo nostro modo di vivere tutti assieme, come fossimo una grande ed unica famiglia. Ognuno di noi - proseguì guardando in viso ogni commensale - lavora e dà il meglio di sè, ognuno di noi ne gode i frutti in parti uguali grazie alla tua generosità che, dobbiamo riconoscere, non è inferiore a quella del Maestro. Invero, nulla ti avrebbe proibito di spadroneggiare nella casa, visto che il testamento era chiaro ed affidava a te tutto il patrimonio. Non credere che dimentichiamo questo particolare, per nulla insignificante. Quindi, non sei tu che ci devi ringraziare, ma noi ti dobbiamo tutto quello che abbiamo ed il minimo che possiamo fare è ricambiare con la nostra disponibilità ed amicizia totali."
Si fece silenzio commosso nella grande cucina, mentre tutti guardavano con sguardo fiducioso il giovane.
"Non ho più parole, amica mia, la voce mi si strozza in gola. Grazie per ciò che hai detto. Sono cinque anni che viviamo tutti sotto lo stesso tetto, ma doveva accadere l'evento misterioso e miracoloso della nascita di questi gemelli per farci dire quanto siamo uniti. Vi sono grato per l'amicizia che mi avete sempre dimostrato."
"Michel, l'amicizia e la lealtà non si danno a chiunque, ma abbiamo riconosciuto subito che non sarebbe andata persa con voi, senza parlare di Camille che noi tutti conosciamo sin da quando era in fasce. Contate, dunque, su tutti noi. Se ci sarà bisogno di cambiare qualcosa nelle nostre abitudini, non occorrerà fare altro che parlare tra noi e troveremo le soluzioni giuste."
"Grazie, Hugues, siete un vero amico, anzi un padre, per me. E voi tutti, ancora grazie. Ma godiamoci ancora questo buon pranzo; sento che hai usato le nostre erbe, Rosalbe!"

..... continua ...........

Sunday, September 23, 2007

In paese, oggi, c'è la Fiera del patrono, S. Matteo e si sentono tante canzoni differenti provenienti dalle giostre; ogni tanto si sentono le grida dei giovani che vanno su quelle più pericolose e spericolate, ma non si sentono i bambini che cercano di prendere il codino ....
La giornata è splendida ed il sole ci fa pensare di essere ancora in estate, ma, ahimè, è iniziato l'autunno. E' una stagione malinconica, per me, con gli alberi che si tingono di giallo, le foglie che iniziano a cadere ... attendo, già da ora, che ritorni la primavera.
Ho lavorato alla stesura dell'albero genealogico della famiglia de St. Malo: infatti, è importante non perdere il filo dell'esistenza di ogni protagonista poichè i riferimenti al passato sono continui ed estremamente importanti. Sul numero di Labrys, prossimo ad uscire, potrete, intanto, continuare a leggere Castore e Polluce .....
Manca poco ed anche il terzo volume della trilogia sarà completato ..... ma sto aspettando l'ispirazione per la terza parte che lo deve ultimare .... ogni tanto, infatti, mi occorre un po' di tempo per lasciar decantare la storia scritta e trovare il fil-rouge con quello che deve seguire .... è complicato spiegarvi come procede il lavoro di scrittura .... inoltre, dovendo fare un altro mestiere, mi occorre tempo per rientrare nell'atmosfera, dimenticare la vita quotidiana ed immergermi nella storia .... immergermi nella vita dei de St. Malo mi comporta la necessità di ascoltare la musica adatta, di non essere interrotta, poter rileggere almeno l'ultimo capitolo e lasciare che le dita scorrano senza sforzo sulla tastiera, senza altre parole se non quelle digitate .....
E' complicato ed affascinante ......

Saturday, September 01, 2007

Cari ragazzi, durante il mese di agosto ho abbandonato questo appuntamento per motivi di lavoro, ma eccomi qui.
Vi siete persi l'ultima luna piena? Io no, poichè ho due civette che si danno (e mi danno) la voce da un tetto all'altro; avrei preferito godermi un giusto riposo, ma devo confessare che lo spettacolo della luna piena, che illuminava a giorno la campagna, non avrei mai voluto perdermelo!
Mi auguro abbiate passato una estate buona e proficua, leggendo (anche i miei libri) e crescendo; il tempo passa e non bisogna mai lasciarlo passare senza approfittarne .....
Al prossimo nostro appuntamento vi donerò un altro piccolo pezzo del seguito de "L'Archiatra - parte seconda".
Nel frattempo, se non lo avete ancora fatto, leggete il primo volume: i personaggi, i luoghi, le sensazioni, ritorneranno. Mi auguro che a forza di sentirne parlare, sentiate la loro presenza e i loro sapori e odori .... fino a non poterne più fare senza!
La Provenza, la Camargue, ma anche l'Inghilterra e l'Italia vi danno appuntamento in questa saga famigliare, dove personaggi e storia si incrociano e rincorrono.
A presto, amici giovani e non più giovani, a presto risentirci e .... leggete, gente, leggete .....

Sunday, July 15, 2007

Buona giornata!
Anche oggi ho una sorpresa per chi non fosse riuscito a trovare in edicola il Numero 5 di Labrys; infatti, in accordo con la direttrice, pubblicherò un racconto facente parte della raccolta "Prisma", pubblicato, infatti, sul numero citato. La raccolta parla di differenti esperienze femminili nel mondo degli affetti, differenti e completi; ogni racconto è intitolato con il nome della protagonista.


Da "Prisma - Il mondo delle donne"

Donna

Erano le due e mezza della notte quando Donna si svegliò all'improvviso: guardando l'orologio appoggiato al comodino di fianco, si disse che non era possibile svegliarsi sempre, in mezzo alla notte; significava che non avrebbe più preso sonno e ormai non ne poteva più di quella insonnia che proprio non le voleva dare pace
Aveva preso la solita tisana prima di coricarsi ma proprio il sonno non voleva farle compagnia, nemmeno per quella notte.
Girandosi dalla parte del letto dove dormiva Stefano, suo marito, si accorse che lui, per fortuna, era nel sonno profondo e non volle svegliarlo per cui pensò di alzarsi e preparare un altro po' di camomilla e melissa per vedere di riprendere il sogno che stava facendo.
Mentre si avvicinava alla soglia della porta della camera, sentì distintamente un rumore provenire dalla stanza del figlio e pensò: è ritornato.
Si avviò per andare a salutarlo e scambiare quattro chiacchiere sul come aveva passato la serata, come faceva sempre; arrivò alla camera ma la porta era chiusa dall'esterno, come ormai era da più di tre mesi e le ritornò in mente tutto e cominciò a piangere in silenzio e le lacrime le scendevano lentamente sulle guance senza freno.

Donna era cresciuta in una vecchia casa di ringhiera, assime alla madre sarta, al padre muratore, al fratello maggiore ed alla nonna materna ormai centenaria.
La sua infanzia era stata tribolata, con i genitori sempre alle prese con i pochi soldi a disposizione per mandare avanti una famiglia con due bambini da avviare a scuola.
La madre, che aveva imparato a cucire nella scuola allestita dal parroco durante il ventennio, con il suo lavoro era riuscita a far completare gli studi a tutti e due i figli: il maschio era diventato geometra e la figlia era pittrice ed insegnante, dopo aver svolto gli studi all'istituto d'arte.
Donna, a vent'anni, lasciò la casa paterna per sposarsi, come già aveva fatto il fratello maggiore ed aveva avuto un figlio: andava orgogliosa di quel figlio unico, un bel ragazzo moro, ben educato, che dopo aver compiuto gli studi presso il conservatorio della città era diventato un bravo ed acclamato violoncellista.
Durante gli anni di studio al conservatorio, la casa aveva risuonato delle note uscite con difficoltà da quello strumento, note straziate e strazianti, assordanti, acutissime alcune e profondissime altre che facevano tremare i vetri ed i pavimenti.
Luciano, chiuso nella sua stanza, faceva tanti sforzi per far suonare quello strumento che sembrava ce l'avesse con lui e non volesse cantare nessuna melodia; quante ore passate a pizzicare le corde, a muovere l'archetto che andava per conto suo e non ne voleva sapere di stare perpendicolare andando giù o su come avesse avuto una sua vita propria!
Donna passava accanto alla camera e scuoteva la testa, sorridendo, sentendo i sospiri del figlio che non voleva darla vinta a quello strumento che era stato acquistato in un negozio specializzato ma era senza tante pretese, da studio, appunto.
Al terzo anno, Luciano aveva espresso il desiderio di andare a Cremona a cercare un liutaio famoso per acquistare un secondo strumento da utilizzare per i concerti di fine anno.
A studio completato, c'erano tre violoncelli per casa, differenti per colore del legno e per il suono che producevano e quando passava dalla camera, nel sentire la musica che usciva dalle mani di Luciano, Donna aveva le lacrime agli occhi: quello strumento che sembrava così ostile nei primi tempi, era diventato una voce dolcissima, un canto melodioso e le mani su quello strumento diventavano un tutt'uno, l'archetto sembrava il prolungamento di quelle dita che ormai sapienti facevano sgorgare suoni struggenti.
Luciano non pensava di essere diventato così brava e rideva dell'entusiasmo della madre e continuava a dirle che solo per lei lui era così bravo, lui non pensava affatto di meritarsi tutti i complimenti e doveva ancora studiare e studiare per diventare davvero perfetto.
Ma abbracciava sua madre con una tale dolcezza che Donna si sentiva al settimo cieleo, fra le braccia di quel figlio così desiderato ed amato.
Erano stati anni di angoscia ogni volta che Luciano affrontava un concorso per trovare un posto come precario nellel orchestre più note ed intanto arrivavano cartoline dal Canada e dal Giappone con la scrittura ed il tono felice di chi stava pian piano aprendosi un varco nel mondo.
Donna e Stefano speravano che Luciano intraprendesse l'insegnamento per poterlo avere più vicino, ma sapevano che per il figlio la vita aveva significato solo quando prendeva il suo violoncello e suonava e così si stavano rassegnando a vederlo velocemente, disfacendo e preparando valigie.
A trent'anni, Luciano era già famoso nelle orchestre ed ancora non aveva pensato di farsi una famiglia propria: aveva un amore, una ragazza conosciuta al conservatorio che suonava il pianoforte, ma per ora i due giovani non pensavano di sposarsi. Dovevano ancora preparare il futurol e per questo dovevano impegnarsi ed essere ancora liberi e disponibili a viaggi e prove e concerti e concorsi.

Ma quella maledetta notte aveva messo fine a tutto, ai sogni ed ai progetti.

Luciano era uscito, al rientro da una tournèe in Giappone con un famoso direttore d'orchestra, per incontrare tre vecchi amici del quartiere che erano andati a prenderlo in auto per passare una serata al solito pub.
Avevano passato il tempo ricordando gli studi fatti assieme e parlando dei progetti di lavoro che si stavano prospettando per il domani di ognuno; tra un bicchiere di birra e l'altro, tra una chiacchiera e l'altra si era fatto molto tardi e Luciano, che voleva approfittare dei giorni di riposo che aveva a disposizione, aveva chiesto di essere accompagnato a casa per poter dormire nel suo letto ed assaporare il sonno meritato.
Il pub dove si trovavano i quattro giovani era un po' fuori dalla città e si stava animando proprio a quell'ora: il parcheggio era pieno di auto da cui scendevano ragazzi e ragazze pieni di allegria e voglia di vivere quell'inizio d'estate.
Sembrava che alcuni di quei ragazzi avessero già fatto altre scorribande in altri locali perchè da come scherzavano e camminavano si vedeva chiaramente che erano già un po' alticci e forse sarebbe stato meglio che andassero a smaltire l'alcool in un buon sonno ristoratore.

Questo stava pensando Luciano avviandosi all'auto dell'amico: il segreto per vivere bene è conoscere i propri limiti e rispettarli rispettando se stessi.

L'amico aprì le portiere e fece salire i tre ragazzi e Luciano si sedette di fianco al guidatore; la macchiana si avviò all'uscita del parcheggio portando i giovani che, seduti tranquillamente ai propri posti, continuavano a scherzare ed a parlare.
La città era vicina ma ci sarebbe voluta almeno una mezz'ora prima di arrivare a casa di Luciano e si poteva ancora raccontare e darsi appuntamento per la prossima volta successiva che non avrebbe potuto essere prima di qualche mese: infatti Luciano aveva in programma una nuova tournèe in Canada per Natale, cosicchè la prossima uscita con gli amici poteva prometterla per gennaio, con l'anno nuovo.
Gli amici gli dicevano che ormai loroa erano solo degli estranei per quel violoncellista che si stava dimenticando i vecchi compagni di scuola e Luciano stava per schernirsi rispondendo che non si trovava bene con nessuno come si sentiva con quegli amici rumorosi; lo schianto li colse impreparati.

Un'auto proveniente dal senso opposto improvvisamente aveva sbandato, con i fari che diventavano sempre più grandi e che si avvicinavano sempre più ad una velocità incontrollata e li aveva colpiti frontalmente.

Indossavano tutti la cintura di sicurezza ma Luciano, per parlare con gli amici seduti dietro, era girato e l'urto l'aveva colto all'improvviso e l'aveva lanciato contro il parabrezza dell'auto.

La casa di Donna all'improvviso brulicava di gente, molti i giovani che conoscevano Luciano, orchestrali e studenti del conservatorio, persone che si stringevano attorno a Donna e Stefano, alcuni cercavano di trattenere le lacrime, altri lasciavano correre il dolore e lo trasmettevano per esorcizzarlo ed abbandonarlo.
La chiesa era piena di persone che volevano stringere Luciano, Donna e Stefano; Donna riuscì a vedere ed abbracciare tutti ma Stefano non riusciva a parlare, sentiva la gola stretta e sgranando gli occhi non credeva di essere lui, proprio lui, quel padre che il sacerdote voleva consolare.
I sogni infranti, i progetti svaniti, per colpa di uno di quei ragazzi che Luciano aveva intravisto al parcheggio del pub, un giovane che come Luciano aveva pagato lo stesso prezzo per quella serata che avrebbe dovuto finire prima, stando sdraiato su un letto ad aspettare che la sbronza passasse.

I giorni successivi erano passati in una specie di limbo, non credendo a quello che era successo.
Donna aveva continuato ad andare nella camera di Luciano, la valigia appena preparata ancora sul letto, il violoncello da studio appoggiato alla parete, il leggio piegato accanto al violoncello da concerto, pronti entrambi per partire per la città dove dovevano svolgersi le prove della prossima tournèe; quindi, Donna aveva deciso di chiudere a chiave quella camera, di lasciarla intatta così, come se Luciano avesse dovuto tornare, ma continuava a passarci davanti per sentire ancora il respiro ritmato che accompagnava la musica di quel violoncello.

Pensava che non avrebbe mai più fatto l'albero di Natale con la stella sulla punta che piaceva tanto a Luciano: senza di lui anche il Natale non sarebbe stato più lo stesso.

Dopo un mese dal funerale, Donna vide un talk-show a cui aveva partecipato una famosa guaritrice con facoltà di medium e tramite un'amica seppe che la guaritrice, prima di tornare in America, avrebbe fatto alcune uscite nella vicina città.
Si informarono, l'entrata al palazzetto dello sport era gratuita e si diedero appuntamento per andare insieme; l'amica andò a prenderla in auto alle tre del pomeriggio quindi avevano tempo due ore per prendere posto, più vicino possibile, sperava Donna, al palco e seguire tutto l'incontro che il programma diceva sarebbe durato fino alle sette di sera; avrebbe potuto, così, preparare la cena per Stefano che non sapeva nulla di quell'appuntamento.

Mentre Ornella guidava, Donna era agitatissima: aveva sentito, durante il talk-show, che la guaritrice, senza saper nulla degli astanti, era stata in grado di vedere e di sentire quello che i defunti desideravano comunicare ai parenti.
Aveva timore e nello stesso tempo la speranza di essere una delle fortunate.

Quando arrivarono trovarono, davanti all'entrata, una folla immensa: come era possibile che ci fosse tutta quella gente? Gli organizzatori avevano tenuto l'incontro poco pubblicizzato per timore che accorresse troppa gente che il locale non sarebbe stato in grado di accogliere.
Ma il passaparola aveva funzionato perfettamente ed i volti di tutte quelle persone, con lo stesso dolore nel cuore, rilucevano di una speranza incredibile.
Donna temeva di dover tornare a casa delusa ed ancora più affranta, ma ormai era lì e non voleva rinunciare.
Con Ornella si avviò all'entrata, più spinta dalla calca che dalla sua vera fretta; trovarono che lo spazio di quello che in origine doveva essere il campo da basket era già tutto occupato, c'erano già delle persone sedute a quelle sedie, per cui Donna ed Ornella poterono solo avviarsi ad una delle gradinate a fianco.
Per lo meno cercarono di sedere in una delle prime file, ma anche quelle erano giù tutte occupate.
Arrivarono alla terz'ultima fila e Donna pensò: qui non mi vedrà mai, ma almeno sentirò qualche parola di conforto, che mi possa far sentire meglio e mi dia un po' di serenità.

Gli applausi annunciarono che la guaritrice era salita sul palco, entrando da dietro delle tende spesse color arancio.
Era accompagnata da una interprete che cominciò con il salutare i presenti e chiarendo che l'attività della guaritrice era principalmente di aiutare le persone a stare meglio con se stesse ed il mondo circostante; aveva allestito, in America, dei corsi con dei collaboratori che, come lei, erano in grado di aiutare altre persone con la sola 'imposizione delle proprie mani.
Il suo più grande desiderio era quello di avviare le persone ad una consapevolezza che da sola conforta ed apre lo spirito a ben più alti respiri.
A questo punto la guaritrice si alzò e dopo un bellissimo sorriso ed un saluto a voce quasi sussurrata, scese dal palco; la sua accompagnatrice, con voce calma, invitò i presenti al silenzio ed a non toccare assolutamente la guaritrice, che doveva essere libera e "pulita" da contatti.
La guaritrice, girando per le sedie, cominciò a dichiarare di vedere due bambini che la stavano disturbando perchè continuavano a correre tra una sedia e l'altra: non c'è nessuno che deve parlare con questi bambini? Uno è un maschietto e l'altra è una femminuccia.

Nessuno dei presenti disse nulla.
"Mi stanno dicendo che sono qui per tutti voi, per portarvi gioia"

La guaritrice si guardò attorno e: "C'è un bimbetto, lì, che sta accarezzandole i capelli", disse avvicinandosi ad una signora giovane, seduta accanto ad una signora di mezza età. La giovane si mise a piangere: il suo bimbo di due anni, dice, le è mancato da poco.
La guaritrice le prese le mani e con voce sussurrata, a mala pena si sentiva, le disse: "Il suo bimbo le è accanto sin dall'inizio, ma io pensavo che fosse assieme agli altri due bimbi fino a che lui non mi ha detto di salutare la sua mamma".

Tutta la platea trattenne il respiro.

Altre ed altre esperienze vennero raccontate, la guaritrice camminava tra le sedie sul campo da gioco e poi si avvicinò alle gradinate. Ad una signora parlò del marito, ad un'altra della figlia biona, con la coda di cavallo, morta in un incidente mentre era in auto con il fidanzato.

Si avvicinò alla gradinata di Donna.
Indicò Donna.

L'interprete disse: "Lei, signora. No, non lei con il vestito blu, la signora seduta nella terz'ultima fila. Sì, signore, lei, venga, vuole parlarle"

Donna, indicandosi, io, proprio io? Scese le gradinate con il cuore in gola. Ma come, a me vuole parlare? Continuò a chiedere.

"Sì" disse la guaritrice.

Le prese le mani. Com'è possibile? Non si può toccarla!
L'interprete spiegò: "Noi non possiamo toccarla, per non disturbarla nelle sue visioni, ma lei prende le mani per trasmettere il suo fluido di guarigione".

Donna era stravolta, per poco non svenne ma Ornella l' abbracciò cingendola alla vita.

"Vedo un ragazzo alto, moro, con due begli occhi neri; la sta abbracciando e le sta accarezzando il viso. Adesso la bacia e mi sta dicendo che non è morto, in quell'incidente, ma è sempre con lei. Suonerà ancora il suo violoncello per lei e vuole che lei faccia ancora l'albero di Natale. Si ricorda quella stella che avete acquistato assieme e che a lui piace molto? Mi sta dicendo che lui sa che lei aveva pensato di non fare più l'albero di Natale, ma lui vuole che lei lo faccia. E quando guarderà quella stella, si accorgerà che brilla più forte di prima perchè ci sarà lui, in quella stella".

Donna sentiva che la guaritrice le trasmetteva calore, una forza vitale passava attraverso le sue mani, ma non riusciva a trattenere le lacrime. Non sapeva se anche gli altri sentivano le parole della guaritrice ma vedeva le lacrime in altri visi. Sentiva come se ci fosse una mano sulla sua testa, sentiva la carezza, sentiva il respiro di suo figlio che andava a tempo con una dolce melodia di violoncello.
Sarebbe tornata a casa e avrebbe cercato di trasmettere la stessa serenità a Stefano, ne avevano bisogno tutti e due allo stesso modo, anzi, forse Stefano ne aveva ancora più bisogno perchè da quel giorno era diventato troppo taciturno.
Suo figlio le diceva che non era morto, era sempre con lei.


Donna girò la chiave ed aprì quella porta.
Entrando nella camera, vide la valigia sul letto, i violoncelli del figlio, mentre un alito di vento fece smuovere le tende bianche come se qualcuno ci passasse accanto.
Asciugandosi le lacrime dal viso, sorrise: come poteva Luciano suonare ancora il violoncello per lei se teneva la porta chiusa?
Si guardò ancora attorno e le sembrò di sentire un respiro ritmato ed una dolce melodia le penetrò nel cuore.

Voltò le spalle per tornare nella sua camera e sbadigliando si preparò ad un dolce sogno.

Wednesday, July 11, 2007

Salve, ragazzi!
Oggi ho una sorpresa per voi: in accordo con la rivista Labrys, di seguito troverete l'inizio de:

L'Archiatra - parte seconda - L'eredità di Nostradamus
Castore e Polluce

Capitolo I

In quella giornata di fine maggio il sole era già caldo e nei campi che circondavano la grande casa si sentiva il lieve profumo della lavanda che iniziava a sbocciare.
Il fattore seguiva i lavoranti che gli mostravano le fioriture degli alberi da frutto per avere le giuste indicazioni sui procedimenti da seguire ed evitare così il pericolo di attacchi dagli insetti e non compromettere la raccolta; quell'anno l'estate si prometteva con il giusto calore ed il giusto grado di umidità per avere dei frutti grossi e succosi e le conserve sarebbero state certamente abbondanti e gustose.
All'interno della casa c'era un gran fermento e Jean Pierre, un bambino paffuto e roseo di due anni, trotterellava per le stanze rincorrendo gli adulti che, in quel momento, pareva non avessero nè occhi nè orecchi per lui.
Persino Silvie, la bambinaia, pareva non lo vedesse affatto: affannata e tutta rossa in viso compariva e scompariva dalla stanza della mamma ora con un catino, ora con un lenzuolo e non stava a sentire le parole arruffate del povero bimbo che, ormai stanco ed affranto, si mise in mezzo al grande ingresso e, all'improvviso, scoppiò in un pianto fragoroso che scosse le pareti di tutta l'abitazione.
Contemporaneamente si aprirono tre porte ed apparvero: Silvie ed un'altra donna dalla stanza della madre, suo padre dallo studio e Rosalbe dalla cucina.
I quattro adulti si guardarono e mentre il piccolo continuava a piangere e singhiozzare, loro non poterono soffocare una grande risata.
"Piccolino, viene da tuo padre: cosa c'è, nonostante siamo in tanti, ti sei sentito solo?"
E così dicendo, l'uomo si avvicinò all bimbo e lo prese in braccio.
"Proseguite pure le vostre faccende - disse alle donne - a lui ci penso io."
Rosalbe rientrò in cucina e le altre dure rientrarono nella stanza della madre da dove provenivano dei lamenti.
"Cosa stanno facendo alla mamma?" chiese il piccolo asciugandosi gli occhi.
"Ti ho detto Jean Pierre che presto avrai un fratellino o una sorellina, vero?"
"Sì" rispose il bimbo imbronciato tirando su di naso.
"Eh, ma deve ancora arrivare. Sai, non è così semplice arrivare a casa nostra, la strada è lunga e faticosa ..." continuò il padre.
"Bisogna andarlo a prendere, allora, padre. Perchè stiamo qui e perchè mamma è in camera sua? Dobbiamo svegliarla e andare tutti insieme a prendere il fratellino."
"Jean Pierre, a dir il vero mamma sta già facendo del suo meglio."
"E come fa, padre, stando in camera sua?"
"Eh, questo te lo spiegherò un po' più avanti, quando sarai più grande."
"Ma io sono grande ..."
In quel momento uscì la donna che era con Silvie, con in braccio un fagotto.
"Messere, ho qui qualcuno per voi" e lo porse all'uomo.
"Cosa è?" chiese il piccolo.
Il padre scoprendo leggermente quello che aveva fra le braccia ne fece vedere il contenuto al bambino.
"E' tuo fratello" disse la donna.
Jean Pierre, battendo le manine si sporse maggiormente per vedere meglio.
"Fai piano, è molto piccolo e fragile" disse il padre. "Mia moglie come sta?" chiese alla donna.
"Devo rientrare in fretta, non abbiamo finito, pare che ci sia un altro bambino" rispose.
L'uomo si fece più pallido ancora di quanto già non fosse.
"Un altro?"
Non ricevette alcuna risposta, però, perchè la levatrice era già rientrata nella stanza della partoriente.
"Padre, fammi vedere, lo voglio vedere, il fratellino. Che pelle bianca che ha, vero padre?"
A quelle parole, l'uomo guardò il neonato e si avvide che il bambino aveva ragione: il piccolo che teneva fra le braccia aveva una carnagione quasi trasparente tanto era pallida e sottile; la peluria, quasi inesistente, era bianca ed anche i capelli, già abbondanti, non avevano alcuna colorazione.
Il neonato, molto tranquillo, stirandosi aprì gli occhi verso il padre che poco ci mancava che svenisse: gli occhi del piccolo, infatti, erano del colore del ghiaccio, di un azzurro limpidissimo, in cui ci si poteva specchiare come su di un laghetto di montagna.
Per un lungo istante rimase senza parole ed interdetto, mentre il piccolino gli prese un dito per metterlo in bocca e succhiare.
"Non mi somiglia, però - disse Jean Pierre - io sono nero di capelli e lui no. Ma mi piace lo stesso, padre e a te?"
L' uomo guardò il bambimo e guardò il piccolo e sorrise.
"Certo, Jean Pierre, mi piace. E' diverso ma ognuno di noi è diverso dagli altri, questo è il bello di nostra madre natura. Non possiamo mai sapere quali giochi abbia in mente ma Lei sa sempre cosa fa. Avvicinati, dai un bacio al nuovo arrivato."
Jean Pierre si avvicinò al fratellino che era sulle ginocchia del padre e gli diede un bacio sulla guancia.
In quel mentre, la porta della camera si aprì.
"Jean Pierre, hai anche una sorellina" disse Silvie portando un altro fagotto.
Il piccolo battè le mani e si avvicinò alla donna.
"Fammela vedere, fammela vedere"
"Piano, Jean Pierre, non fare rumore" gli disse il padre.
Silvie si abbassò un po', scostò il lenzuolo e fece vedere il viso della bimba.
"Anche la bambina è bianca di peluria e di pelle" disse il padre e Silvie fece cenno di sì.
"Ha gli occhi del colore del ghiaccio" aggiunse la donna e tornò nella camera.
L'uomo, che aveva appoggiato il maschietto nella culla e preso in braccio la bambina, era sorpreso.
Un parto gemellare era già un avvenimento alquanto improvviso ma quei due bambini, così diversi dal consueto, così fragili all'apparenza, lo lasciavano perplesso.
Ci fosse stato il Maestro accanto a lui, in questo momento, avrebbe trovato senz'altro qualcosa da dire di rassicurante, ma lui non trovava alcun argomento per sè e per il figlio che gli stava ancora di fianco a rimirare quella creatura inaspettata.
"Padre, sono strani ma gli vorremo bene, vero? Potrò giocarci con i miei fratellini?"
"Certamente, ma dovrai aspettare che almeno possano muoversi agevolmente sui loro piedini; anche stando in culla, forse, riusciranno a giocare con te. Adesso hai grandi responsabilità essendo il maggiore, il più grande."
"Sono il maggiore? Sono il più grande? Allora dovranno ubbidire ai miei ordini!"
"Sì, ma tu saprai dare degli ordini buoni, vero?"
"Certo, padre. Qui nessuno è padrone di nessuno, vero?"
"Ben detto, Jean Pierre. Qui siamo tutti allo stesso grado, solamente ci sono i più grandi che sanno già cosa devono fare e dire e ci sono i più piccoli che devono imparare. Ma nessuno è padrone di nessuno."
"Padre, i miei amici potranno giocare con i miei fratellini?"
"Anche per loro arriverà il momento di poter giocare con i tuoi fratellini. Ma credo che i due piccolini avranno bisogno di molte cure, Jean Pierre. Sarai in grado di essere loro vicino?"
"Certo, padre, sono il maggiore!" rispose il bambino dondolandosi.
"Eh, già"
Silvie uscì in quel momento dalla stanza della puerpera.
"Sto io con i bambini, adesso, Michel. Se volete andare da vostra moglie, adesso potete andare. Sta riposando, ma ha chiesto di voi."
L'uomo non se lo fece ripetere e, lasciata la neonata, entrò nella camera.
Nella stanza illuminata dalla grande finestra il letto a baldacchino, pur nella sua maestosa presenza, scompariva a causa delle grandi dimensioni di quella camera.

........ continua

Saturday, June 23, 2007

Ragazzi, avrete notato fra i links un indirizzo nuovo, quello di Jacopo Fo: mi è sembrato giusto aggiungerlo poichè potrete trovare notizie per aderire al gruppo d'acquisto, notizie per ottenere le agevolazioni per l'installazione di pannelli solari ed altro.
Nella quotidianità, infatti, serve leggere per accrescere le proprie conoscenze ma servono anche le notizie per migliorare la qualità della vita nostra e del nostro Paese.
Per il momento è tutto.
Vi auguro una buona rugiada ed un buon inizio d'estate e, mi raccomando: leggete, gente, leggete.

Friday, June 22, 2007

Buon solstizio d'estate a tutti!
Vi scrivo per annunciarVi la decisione di pubblicare il seguito de "L'Archiatra" a puntate sulla rivista con cui collaboro "Labrys" dal prossimo numero; lo potrete trovare nei punti segnalati già dalla prossima settimana.
La trilogia che si intitola "L'Archiatra parte seconda - L'eredità di Nostradamus" inizia con "Castore e Polluce".
Mi auguro che possa incuriosirvi .... il percorso vero inizia da qui ...
A presto.

Tuesday, May 29, 2007

Ho ricevuto notizia che "L'Archiatra" è su "Misteria.org", libreria on-line che tratta argomenti quali mistero, esoterismo ed altri.
La notizia mi fa piacere perchè se si muove qualcosa attorno a "L'Archiatra" posso avere speranza di pubblicare il seguito; senza introiti e senza mecenati la pubblicazione non è fattibile.
E la cosa non mi rattrista tanto dal punto di vista finanziario, ma dal punto di vista editoriale: il libro, come il precedente, è stato presentato alla Fiera di Francoforte ma fino a che non verrà tradotto almeno in inglese, credo che l'introduzione in Europa possa risultare pressocchè impossibile. Non voglio credere che ci siano pochi lettori in Italia: il problema è che vengono pubblicizzati sempre gli stessi nomi, sempre gli stessi editori e le case editrici leggermente più piccole non hanno la potenza per contrastare i grossi gruppi editoriali che avendo anche i quotidiani regolano le recensioni e quindi fanno l'andamento della distribuzione.
La terza trilogia che ancora sto scrivendo comprenderà un periodo storico che va dal 1925 a, probabilmente, gli anni sessanta; quindi è un periodo relativamente più vicino a noi, con implicazioni più difficili da trattare. Fino a che si parla di storia degli inizi del '900, (la seconda trilogia va dal 1610 al 1917) ciò non comporta grossi problemi: è storia passata, già analizzata, già masticata e digerita.
Ma ancora ci sono aspetti della storia d'Europa di sessant'anni fa ancora non assorbiti; nonostante il mio racconto sia un romanzo storico e non voglia assolutamente essere un saggio storico, non si può scrivere di quel periodo senza toccare, anche solo marginalmente, ciò che è stato e ciò che le popolazioni hanno vissuto. Poi a me piace molto mescolare le ricerche esoteriche alla vita quotidiana ed i dialoghi non possono essere solo di elevata cultura ma devono portare nell'ambiente i problemi e le preoccupazioni dei singoli personaggi.
Così, la stesura della terza trilogia mi sta richiedendo uno sforzo superiore, anche per lo studio che tutto ciò comporta. Tutto sommato, credo che la difficoltà momentanea della pubblicazione della seconda trilogia sia solo un modo per farmi procedere con maggiore calma e ponderatezza nella stesura della terza (ed ultima) trilogia sulla famiglia degli eredi di Nostradamus.
Intanto, vi saluto con il motto, ormai chiaro e ben augurante: leggete, gente, leggete.

Friday, May 25, 2007

Ragazzi, ogni tanto litigo con il mio blog.
Avevo scritto la storia di Les Baux per incuriosirvi per una visita, ma è andato cancellato, non so per quale motivo: vuol dire che dovete scoprirlo da soli.
Intanto sta procedendo il seguito della terza parte de "L'Archiatra" e mi auguro che presto la seconda parte, già completata, possa vedere la luce al più presto.
Se fossimo nel '500, quando c'erano i signori che finanziavano gli artisti, non ci sarebbero problemi.
Intanto leggete, gente, leggete e memorizzate i nomi dei personaggi.
E quando avete finito di leggere, scrivetemi: i monologhi, a lungo andare, diventano noiosi.

Friday, May 18, 2007

Carissimi,
da una decina di giorni "L'Archiatra" è nelle mani della Direttrice della Maison de Nostradamus, museo sul personaggio, sito proprio nella dimora degli ultimi anni della sua vita nella cittadina di Salon-de-Provence, a pochi chilometri da Aix-en-Provence.
Mi auguro che al più presto presso la libreria del museo vengano messe copie del romanzo.
Una visita ad Aix, quando si va in Provenza, non può mancare come non può mancare un passaggio presso la pasticceria che vende i famosi "calissons", dolcetti di pasta di mandorle.
Quindi, se andate ad Aix, potete andare a Salon-de-Provence, cittadina situata in una magnifica campagna ricca di uliveti; la produzione dell'olio d'oliva viene fatta dal XV sec. anche se adesso la zona è conosciuta per le industrie degli olii essenziali e del sapone (si respira un profumo di lavanda in ogni dove!)
La città vecchia è dominata dal Chateau de l'Empéri, sulla roccia del Puech e ospita il museo della storia degli eserciti francesi.
La Maison de Nostradamus, invece, racconta la storia del veggente con dieci scene animate da supporti video che ne illustrano la vita e l'opera.
I Francesi, ragazzi, sono famosi per la loro capacità di valorizzare ogni luogo della loro storia: arricchiscono i musei con statue di cera, installazioni "sons et lumiéres", filmati sonorizzati, luci e proiezioni che inseriscono i visitatori nelle ambientazioni e nelle suggestioni delle storie raccontate.
Nella saga famigliare di Jean Pierre de St. Malo vengono citate altre località della Provenza e della Camargue, per esempio Les Saintes-Marie-de-la-Mer, dove esiste il santuario dove sono sepolte due delle Marie approdate con una barca (infatti, c'è la ricerca della tomba della Maddalena, che è stata sepolta altrove); se andate il 31 maggio troverete i gitani in pellegrinaggio, poichè la loro Patrona è Sara, la serva nera delle Marie.
C'è il Massiccio de la Sainte-Baume, dove si trova la grotta dove per quarant'anni la Maddalena rimase in "penitenza"; la grotta è visitabile, dopo un'ora e mezzo di cammino. Quando si arriva alla terrazza, il panorama è sovrastato dalla montagna Sainte-Victoire; la grotta era in antichità un tempio pagano dove si onorava la Dea della fecondità: spesso i luoghi di preghiera sono gli stessi che in antichità venivano frequentati dai "pagani". I simboli, i simulacri, si ripetono con diversi significati.
Nella grotta ci sono le reliquie della Maddalena che dopo essere scesa, in punto di morte, in pianura, da Saint Maximin fu riportata nella grotta. Ma nel santuario di Saint-Maximin-la-Sainte-Baume vi è rimasto il suo teschio che è portato in processione il 22 luglio, giorno della Santa.
In Provenza, come in tutta la Francia, il culto della Maddalena è molto forte e le cattedrali che hanno nome di Notre-Dame sono a lei dedicate. Eresia, direte?
La storia della Francia è avvolta da questa lotta e dai suoi segreti.
Altro luogo, per esempio, molto interessante è Les Baux-de-Provence. Il villaggio che è ai piedi del castello è tutto restaurato, in pietra e ospita negozietti di artigianato: molto carino.
Quando poi arrivate su, non vi è castello, ma solo ruderi.
Ma la sua storia nasconde altri segreti .....

Saturday, April 28, 2007

Carissimi amici,
l'esperienza de "L'archiatra" per me sta continuando con una nuova parte del racconto.
Per voi, mi auguro possa continuare al più presto anche se la seconda trilogia dovrà aspettare un po' per vedere la "luce" (intesa come pubblicazione). Dovendomi autoprodurre, purtroppo devo attendere tempi migliori per portarla alla vostra conoscenza.
Intanto posso suggerirvi di approfondire la lettura de "L'archiatra", magari anche sfogliando qualche libro citato nella bibliografia.
Sen'altro la storia dei Farnese è interessante ed istruttiva e servirà per non perderne le tracce nella seconda trilogia, in quanto è stata una famiglia poco creativa a proposito dei nomi che continuano a ripetersi portando un po' di confusione.
La bibliografia della seconda trilogia è molto più complessa e vi porterà su sentieri non solo antichi ma alquanto segreti; quindi iniziate ad aprire la mente e memorizzate , per quanto possibile, i nomi degli interpreti di questa saga famigliare, iniziata come "esercizio di scrittura" ma che si sta facendo sempre più intrigante.
Nel leggere "L'archiatra" avrete notato come, facilmente, passo da un flash-back sul passato al presente: ebbene, nella seconda trilogia questo passaggio sarà ancora più evidente, fino a diventare il perno stesso della storia nella terza parte che ancora sto completando.
Per questo motivo, è necessario avere presenti, nella lettura, i nomi dei personaggi: per capire se ciò che si legge è un flash-back o se è il presente ....
Per oggi vi saluto, ma sempre con il motto: "leggete, gente, leggete ...."

Monday, April 16, 2007

Continuo ad augurarmi che siate persone che amano leggere, benchè non amino scrivere.
Mi piacerebbe avere l'opportunità di comunicare direttamente con voi; comprendo che non per tutti sia facile rompere il muro del silenzio.
Io, devo riconoscere, ho avuto buoni maestri sin dall'infanzia che hanno saputo insegnarmi ad esprimermi e a gioire dello scrivere; per prima fu la mia maestra che, divertita da alcuni miei temi, mi mandava in giro per le classi della scuola a leggerli. Poi venne una brava insegnante alle medie inferiori che mi ridiede la felicità di scrivere liberamente; per ultimo, un bravo insegnante di italiano alle superiori che, sebbene insegnasse in un istituto commerciale, era ricco di idee e ideali e per ogni tema trovava titoli stimolanti. Fece una vera scuola di scrittura, senza dirlo ai quattro venti e, forse, senza pensarlo veramente; questo insegnante amava Gibran ("Il Profeta"), Battisti e Guccini e le ore di italiano erano piacevoli, scorrevano tra letture di poesie di Pasolini e l'ascolto della "Locomotiva", mentre lui scriveva le sue poesie.
Il mio professore si chiama Gian Piero Rubiconi. Oggi ho saputo che ha inciso un disco con le sue parole.
Sono felice di essere stata una sua allieva e devo ringraziare lui se ancora oggi amo scrivere.
Auguro a tutti voi di incontrare sulla vostra strada un insegnante così.

Sunday, March 25, 2007

Salve, ragazzi, è da un po' di tempo che non scrivo.
Come potete vedere, ho deciso di pubblicare su questo blog una mia foto; in questo modo, credo possa essere più "intima" la conversazione.
Come prima cosa, avviso che dal prossimo numero della rivista "Labrys" (www.rivistalabrys.it) potrete trovare miei racconti inediti, su altri argomenti. Se siete interessati ad informazioni su antichi miti, antichi culti, tradizioni od altro, vi suggerisco di leggere la rivista che ho citato: la trovo molto interessante ed istruttiva; la rivista, regolarmente registrata, è in distribuzione in alcuni negozi. Se la cosa vi può interessare, potete farmelo sapere su questo blog per darvi le dritte per trovarla senza difficoltà. Per quanto riguarda il mio scrivere, spero prossimamente possa uscire il seguito de "L'archiatra" (già nelle mani dell'editore); ma ancora ne sto scrivendo una terza parte che si svolgerà in altro periodo storico non ancora compreso nella prima e nella seconda e la sorpresa maggiore consisterà nei personaggi coinvolti .... Per questo motivo vi suggerisco di leggere "L'archiatra": la storia non finisce lì, anzi, è solo l'inizio ...
I racconti inediti, invece, che saranno pubblicati su "Labrys" sono di un tipo specifico: esperienze spirituali e spiritistiche; mi auguro che possano incontrare il vostro interesse.
Per il momento vi saluto e, mi raccomando, leggete, gente, leggete ....

Fotografia di Liliana Zampella scattata da Gianluca Bernini

Monday, January 22, 2007

Ragazzi, spero che leggiate anche se non amate scrivere!
Da un po' di tempo, in effetti, non vi parlo poichè mi sono impegnata in una nuova avventura ... Dopo aver avuto l'immagine di uno sciamano, ho raccolto materiale per iniziare un nuovo viaggio nel mondo degli Indiani d'America, annientati dalla furia dei colonizzatori.
Poi, mentre attendevo dall'editore notizie per il proseguo de "L'Archiatra" mi è saltato in mente di incrociare altre vite a quelle che incontrerete nel prossimo libro e così ho ripreso il discorso sui personaggi che "frequentavano" la casa degli eredi di Nostradamus.
La storia è appena agli inizi, ma prenderà nuove strade e vi saranno nuovi sviluppi ....
Se ancora non avete letto "L'Archiatra", dunque, vi suggerisco di farlo al più presto, poichè le sorprese sono solo all'inizio.
Spero di avervi in questo viaggio al mio fianco.