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Thursday, January 26, 2023

Guerra in Ucraina

 Sono 11 mesi che c'è una guerra in mezzo all'Europa, una guerra non dichiarata ma fatta contro l'Ucraina dalla Russia di Putin che ha insegnato ai suoi di chiamarla "operazione speciale"

L'Europa unita sin dal primo giorno non ha dubitato da che parte stare: aiutare chi si difendeva da una occupazione improvvisa, perché di fatto questa è stata sin dal primo momento.

I giovani russi, arruolati inizialmente dalle terre più povere dell'Eurasia, sono stati sbattuti in terra straniera senza nemmeno il supporto di viveri e comunicazioni; nei primi giorni gli ucraini hanno aiutato questi giovani, hanno dato loro da mangiare, gli hanno permesso di comunicare con i propri telefoni con i genitori. I primi giovani dicevano la verità e dicevano di non avere viveri e che i loro cellulari gli erano stati ritirati.

I primi giorni gli ucraini si sono difesi con poche armi: una anziana donna ha fatto la torta alla stricnina; una coppia di anziani ha cacciato dal proprio giardino i soldati russi armata solamente di rastrello.

Erano i primi giorni. Putin aveva raccontato ai giovani che sarebbero stati accolti festosamente, come liberatori (da che?).

Poi la svolta: una truppa cecena, che già aveva fatto stragi in Siria; missili a colpire ospedali, scuole, condomini. Soldati che si filmavano mentre depredavano le case, chiedendo alle mogli cosa gli occorreva, se il telefono o il cellulare, dicendo: questi sono ricchi. Dicendo: mi chiedono di violentare le donne: e la moglie rispondeva: usa il preservativo e poi non me lo raccontare.

L'Europa, dapprima ha portato viveri e aiuti umanitari; poi qualche arma in più; poi missili. 

Ora arriveranno carri armati. Pochi, dice Zelenski. E nessun aereo per bombardare.

Soldi tanti; ma i russi non demordono.

Il governo russo, non la popolazione che, almeno i primi giorni, protestava contro questa "operazione speciale".

E da alcuni giorni non parla Putin ma il suo portavoce. Che sia morto, Putin? Si diceva fosse malato di cancro. 

Mah!

Quel che è certo è che Putin, come d'altra parte il suo amico cinese, non è certo fonte di verità.

Continua, nelle parole del portavoce, a raccontare un'altra storia: che l'occidente vuole invadere la Russia, che l'occidente è colpevole di questa escalation delle ostilità.

In mezzo ci sarà la storia, che racconterà ai posteri (forse mai ai russi) la verità.

Ma intanto un popolo soffre.

Molti, sin dai primi giorni, hanno abbandonato casa; le donne ed i bambini perché gli uomini sono rimasti, da subito, a difendere la propria terra.

E quelli rimasti, i più poveri, i più anziani, sono rimasti sotto i missili, fra le rovine (perché ormai questo sono le città ucraine), senza viveri, senza luce, senza acqua, al freddo, nelle cantine, nei rifugi. 

Gino Strada diceva: non sono pacifista; sono contro tutte le guerre.

Noi siamo sempre stati pacifisti, ma non si può certo rimanere indifferenti ad una occupazione violenta come quella russa.

Conclusione? 

No, non ci può essere una conclusione.

Non fino a quando un occupante occuperà una terra libera.


Wednesday, January 18, 2023

La mafia a Palermo nel 2022

 Ieri, dopo trent'anni di latitanza hanno catturato l'ultimo grande boss mafioso: Matteo Messina Denaro.

Ora stanno cercando nei suoi covi i documenti che furono rubati a Falcone e Borsellino dopo le stragi e che Riina aveva lasciato a lui, in custodia o forse eredità.

Il mafioso è malato di cancro; catturato mentre era in una clinica privata. Ora sarà curato dallo stato; non so se è una vera vittoria, questa cattura. Senz'altro, come dicono tutti, non parlerà dei segreti, delle stragi fatte e dei segreti dei segreti: le coperture, non solo dei mafiosi ma soprattutto delle alte cariche dello stato, coperture che gli hanno permesso una vita agiata, con orologi, vestiario e donne costosi.

Mi dispiace per la Sicilia; mi dispiace che tutti parlino della Sicilia come una terra mafiosa, abitata da mafiosi. Ma certamente non è una regione che pensa ai propri figli più bisognosi. 

E mi torna in mente quando fui a Palermo per lavoro per una intera settimana, una settimana in cui non potei nemmeno fare una passeggiata perché la città era militarizzata e, probabilmente, l'esercito non bastava per difendere chi quella città abitava o frequentava per lavoro.

Eppure noi andavamo in Sicilia in vacanza, ospiti di amici.

I nostri ricordi, in vacanza, sono molto belli e non abbiamo mai avuto occasione di paura o di apprensione.

Mi auguro che gli anni venti del duemila possano essere gli anni per spezzare le catene mafiose per la popolazione tutta, non solo della Sicilia, ma dell'Italia.