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Wednesday, April 10, 2019

Dignità e femminismo

Viviamo in una società difficile e poco comprensibile.
Noi donne abbiamo attraversato i secoli, costruendo la storia, a volte nell'oscurità, a volte prendendoci l'importanza dei nostri ruoli, a volte lottando, a volte riscattandoci.
Anticamente, le donne erano preziose, la società matriarcale riconosceva il loro ruolo sia per il ruolo importante nella procreazione sia per l'organizzazione sociale delle comunità; erano loro che avevano le conoscenze ancestrali della medicina, della cura, della vita, della morte.
Successivamente, principalmente a causa delle religioni monoteiste che hanno preso piede, il ruolo delle donne è stato calpestato, rivoltato, dando a loro la colpa del "peccato", tenendole nascoste dietro un velo, calpestando il diritto persino di vivere o di parlare.
Le lotte per riacquistare l'uguaglianza, le lotte contro le differenze di genere e razziali, il femminismo hanno fatto riprendere alle donne il loro ruolo fondamentale, riconoscendo loro, almeno nelle società industrializzate, il diritto a parlare, a votare, a lavorare, a vivere a testa alta.
Negli ultimi venti anni tutte le lotte e tutti i diritti acquisiti stanno per essere cancellati e pare quasi che gli uomini, che si sono dimostrati incapaci di comprendere la vera importanza delle donne e ne hanno avuto paura, ne godano riprendendosi ruoli offuscati, forse,  dal femminismo.
I femminicidi sono causati da uomini che non riconoscono più alle donne il diritto di pensare, di volere, di volare, calpestando la dignità conquistata con il sangue ed il dolore.
In un periodo economico difficile (in Italia più che in altri stati europei) si dà la colpa alle donne di vivere; in Italia il ruolo delle donne casalinghe che, comunque, continuano a fare il loro lavoro di appoggio alle famiglie, tenendo i figli, sbrigando le faccende di case, curando gli anziani, viene calpestato ogni giorno togliendo loro la possibilità di riscattarsi economicamente.
Avere un governo che pensa a fare promesse solo a carattere elettorale che fa scelte di reddito di cittadinanza invece di pensare di assicurare alle donne che lavorano in casa un minimo di riconoscimento economico, mette le donne, ancora una volta, asservite ai compagni di vita che possono decidere se dare quel riconoscimento o non darlo a chi si occupa giornalmente di rendere la vita quotidiana più agevole per chi, invece, si allontana da casa a lavorare.
I lavori fuori casa non sono mai stati retribuiti, in Italia, in modo uguale; a stessa mansione non corrisponde mai stessa retribuzione nonostante le donne, spesso, siano in possesso di requisiti, competenze e titoli superiori agli uomini che occupano le medesime posizioni.
Con il femminismo, avevamo acquisito almeno il diritto di decidere se lavorare in casa o fuori casa; ma non siamo mai riuscite ad ottenere pari dignità persino tra donne lavoratrici e donne casalinghe.
E gli uomini, troppo spesso, approfittano di questa lacuna.
Sarebbe ora che i politici italiani si interessassero a mettere in atto politiche per la famiglia in questo senso: avere o non avere figli non ha nessuna importanza; essere single o essere in coppia non deve essere una discriminante.
Una volta riconosciuto il ruolo delle donne, siano esse occupate in casa o fuori casa, si dovrebbe provvedere a dare alle donne occupate in casa un importo che possa, almeno in parte, dare loro l'opportunità di provvedere, con un piccolo importo mensile, a qualche spesa domestica per dare loro il riconoscimento dei loro sforzi che si svolgono 24 ore su 24, sette giorni su sette, tra le mura domestiche.
Non occorrerebbero grandi importi; basterebbe un importo minimo, tanto per dire alle donne, finalmente: siete importanti nella nostra società perché la vostra vita si svolge tutta cercando di rendere piacevole la vita a chi deve tuffarsi sulle strade del mondo; siete importanti perché voi siete le educatrici dei nostri bambini che saranno il nostro futuro; siete importanti perché curate i nostri vecchi, rendendo loro dolce il sentiero finale; siete importanti perché siete l'altra metà del cielo e per troppi secoli siete state oscurate, torturate, maltrattate, dimenticate.
Ecco, un piccolo importo mensile, chissà, forse potrebbe evitare anche tanti femminicidi perché le donne maltrattate potrebbero salvarsi e trovare rifugio lontano da chi le maltratta; chissà, forse per i compagni di vita sarebbe una dimostrazione di avere a che fare con persone importanti, con dignità e forse smetterebbero di sentirsi importanti solo perché "lavorano" fuori casa.
Perché la società odierna purtroppo dà importanza alle persone solo in funzione del loro potere economico; con un piccolo aiuto mensile, ogni donna potrebbe essere fiera di dirsi casalinga, senza doversi sentire inferiore a nessuno.
Nessuna donna più si sentirebbe un peso; nessuna donna più si sentirebbe "mantenuta"; nessuna donna più dovrebbe chinare la testa, vergognandosi di lavorare in casa.
E la società ne guadagnerebbe in civiltà.