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Sunday, August 18, 2019

UTOPIA - L'Isola che non c'è

Quando avevo tredici anni, in terza media, per premiarmi per un tema il mio prof. di religione, Don Zatti, mi regalò un prezioso libricino che si intitolava "Morirono per un ideale". Parlava della vita e delle opere di Ganghi, J.F. Kennedy, Albert Schweitzer, Malcom X, Don Camillo Torres, Che Guevara.
Quel libretto trovò in me, già molto sensibile a certi argomenti, terreno fertile e fu sempre un faro, nella mia vita, per quello che rappresentavano gli ideali di quei personaggi,
Da quel momento mi si creò il pensiero di quello che avrei voluto fosse la mia vita: eticamente corretta, responsabile verso me stessa, le persone che mi circondavano e la società.
Mi è sempre stata molto limpida, in mente, quello che dovrebbe essere la RESPONSABILITA' CIVILE, quella responsabilità, cioè, che ognuno  dovrebbe sentire e vivere in ogni aspetto della propria vita, famigliare ed ancor più lavorativa.
Non ho mai creduto molto alle leggi in quanto ho sempre avuto molta fede nell'umanità degli esseri umani; quella umanità che credo profondamente insita nel cuore di ognuno. Ho sempre professato una forte fiducia in ciò che è buono in ognuno di noi ed ho sempre pensato che quella "bontà d'animo" debba essere il nostro metro di azione.
Un'utopia che mi ha fatto abbracciare lo studio Rosa Crociano, scuola di pensiero che mi ha fatto comprendere di non essere sola a credere nella possibilità che gli esseri umani possano fare solo "cose buone".
Con gli anni, ho avuto esperienze personali, soprattutto lavorative, che mi hanno fatto comprendere che non è così, gli esseri umani non sono tutti "buoni", non sono tutti "caritatevoli", non sono tutti responsabili.
Ed è per questo che da anni mi martella in mente un termine che, poiché non è vissuto dal mondo che mi circonda, potrebbe e dovrebbe diventare legge: la RESPONSABILITA' CIVILE.
Ognuno di noi vive in una società fatta di vari individui, ognuno di noi lavorando effettua azioni ed opere che, anche in buona fede, possono provocare danni ad altri individui o, peggio, alla società. Allora, poiché non ci si può fidare del buon senso, della educazione civica e della responsabilità di tutti, occorrerebbe fare una legge ad hoc: ogni persona dovrebbe sentirsi RESPONSABILE di ciò che dice e di ciò che fa. E dovrebbero esserci pene gravissime per chi incorre in una incuria verso i propri simili e la società.
Chirurghi che operando sbagliano (errare è umano) non dovrebbero nemmeno aver bisogno di fronteggiare un tribunale del malato: dimentichi una garza, una pinza in una pancia, oppure sbagli l'operazione perché non sei in grado di ultimarla, oppure perché ormai sei vecchio e rimbambito e non ci vedi più? La Responsabilità Civile ti chiede i danni. Hai sbagliato e paghi le conseguenze.
Impiegati che nel loro lavoro sbagliano pratiche, o non lavorano perché assenteisti, o non hanno le competenze giuste e sbagliano? Hai sbagliato? Ne paghi le conseguenze.
Quando ero commessa in un negozio, una vita fa, sbagliai un preventivo: mi fecero pagare la differenza detraendola dal mio stipendio. L'ho vissuto, quindi, sulla mia pelle, anche se per me, che all'epoca guadagnavo duecento cinquanta mila lire (circa 125 euro di oggi) al mese era gravissima la perdita perché quei soldi mi servivano per darli a mio padre. Ma ingoiai il rospo: avevo sbagliato, era giusto che pagassi.
Sei un'assistente domiciliare e tratti male le persone di cui, invece, dovresti avere cura? Sei una baby-sitter (anche di questo dovremmo parlarne: troppe persone fanno questi due lavori senza avere la consapevolezza e la competenza per farli perché questi sono missioni verso il prossimo, non meri lavori con cui guadagnare) e tratti male i bambini, non li fai giocare ma vai a fare la tua spesa e ti fai pagare pure? Le telecamere, per questi due lavori, dovrebbero essere obbligatorie e chi sbaglia, con grave colpa, dovrebbe pagarne le conseguenze.
E che le pene siano certe, senza attenuanti.
Vogliamo parlare, poi, degli amministratori della cosa pubblica? La cosa pubblica non è che perché è pubblica non sia di nessuno; la cosa pubblica è di TUTTI e siccome è patrimonio di TUTTI, non si tocca. Comperare un iceberg (come pensavano di fare a Città del Capo per ovviare alla siccità durata tre anni) dovrebbe essere vietato perché quell'iceberg non è del primo che se ne appropria. Quell'iceberg serve per il pianeta, per la salute del pianeta e quindi è di tutti.
Le foreste non si possono incendiare o tagliare per farne profitto perché sono patrimonio dell'umanità. La Responsabilità Civile dovrebbe essere legge dettata e scritta dall'ONU proprio per evitare che gli artigli di pochi possano depauperare le ricchezze di tutti.
Gli amministratori comunali, provinciali, regionali, nazionali dovrebbero tutti sottostare alla legge della Responsabilità Civile; mi tagli un albero? Ne devi piantare almeno dieci, la legge che seguivano i nazisti ma al contrario: per ogni albero morto, ne voglio almeno dieci vivi, ben piantati, grandi, rigogliosi. Lasci che taglino un albero? Devi pretendere che quel privato che l'ha tagliato ne pianti almeno dieci, belli, vivi, grandi, grossi, rigogliosi.
Un bulletto rompe la panchina? Non mi interessa se ha un anno o diciassette. In America processano i minori come adulti quando uccidono o sono pericolosi per la comunità. Da noi esistono i tribunali dei minorenni: se non giudicano il minorenne colpevole (perché, poverino, si annoiava) allora i danni li paghino i genitori colpevoli di non aver dato la giusta educazione civile a quel minorenne.
Sei un giudice dei minori ed hai lasciato che si facesse mercato sui bambini e gli adolescenti per profitto? Ah, be', tu sei un giudice. Altro che Responsabilità Civile: ti cancello dall'albo professionale e ti vieto di fare quella professione per tutta la tua vita ed insieme a te faccio altrettanto a tutti quelli che ti hanno coinvolto, corrotto e pagato.
Ecco spiegato perché io credo in una UTOPIA: perché una legge così non verrà mai fatta, proprio perché significherebbe che tutti i politici coinvolti, corrotti, specialmente in Italia, finirebbero in carcere. Perché non c'è reato più grande di quello di imbrogliare intere generazioni con promesse vane, che non potranno mai essere mantenute; non c'è reato più grande di quello di depauperare le ricchezze di un intero paese per arricchirsi.
In America Al Capone non fu mai trovato con le mani insanguinate ma riuscirono a metterlo in carcere per non avere pagato le tasse.
In Germania, in tempi più recenti, diciamo negli anni '70, funzionari che venivano corrotti o prendevano bustarelle finivano in carcere.
In Giappone gli unici che non devono inchinarsi davanti all'Imperatore sono gli Insegnanti, nobile stirpe di persone che educano i giovani, ancor prima di insegnare.
Ecco perché io continuo ancora a credere in UTOPIA: ci sono persone etiche, nel mondo e anche da noi, in Italia; persone che, nonostante tutto, continuano a lavorare, ad "operare" andando controcorrente, spendendo tutto, se stessi ed il proprio denaro, per la comunità.
Credo in UTOPIA, L'Isola che non c'è perché "credo negli esseri umani che hanno il coraggio di essere umani".