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Saturday, April 29, 2023

Sensi di colpa

 Sensi di colpa per non aver potuto aiutare mia madre quando subì la tremenda operazione di isterectomia (avevo solo 9 anni); sensi di colpa per non aver capito mia suocera quando subì la stessa operazione nel 1976 (avevo 21 anni). Nel vedere mia figlia che a 41 anni ha subito la stessa operazione, mi fa guardare nel profondo del suoi occhi e mi fa vedere le altre due donne della mia famiglia. Un dolore immenso, un dolore persistente che non passa nemmeno con gli antidolorifici. 

Di fronte ho una giovane donna con una forza mentale e psicologica non confrontabile con quella di mia madre che, improvvisamente, vide interrompersi la sua vita femminile a causa di una incuria probabile del primario di allora. Tutte le donne che partorirono nel 1963 insieme a mia madre, subirono, puerpere, il raschiamento dell'utero e nell'arco di un anno si ritrovarono con fibromi e tessuti indeboliti tanto da provocare emorragie e la conseguente operazione di isterectomia con asportazione anche delle ovaie.

Mia madre aveva partorito l'ottavo figlio a 39 anni, ma c'erano con lei donne che avevano partorito per la prima volta e nonostante questo, nell'arco di un anno, si ritrovarono in menopausa forzata.

Ricordo mia madre che sveniva, si perdeva nel quartiere e tante volte i negozianti che la conoscevano telefonavano perché qualcuno la andasse a prendere. Aveva anche pensieri suicidi ed il suo carattere da gioioso e canterino si trasformò, sempre depressa.

Mia suocera prima di riuscire a portare avanti l'ultima gravidanza, ne perse tre di figli. Nel 1976 subì l'asportazione dell'utero con un fibroma che era già tumore maligno ed invasivo. Mia suocera aveva 52 anni, un figlio di 22. Nell'arco di un anno e mezzo ci lasciò.

Eppure, nemmeno i ginecologi sapevano a cosa andavano incontro le donne che subivano questo intervento mutilante. 

Sessant'anni fa non si conosceva nemmeno la menopausa.

Per le donne di una generazione precedente la mia, l'utero era parte integrante del loro essere donne e subentrava anche, dopo l'operazione, un processo psicologico di non accettazione considerandosi mutilate nel loro essere donne. Questo fu quello che colpì maggiormente mia madre e nessuno fu in grado di comprenderla. Non i ginecologi, non i medici, non i famigliari. I figli maggiori avevano 23 e 21 anni, come potevano aiutarla? I più piccoli richiedevano le sue attenzioni, la casa da mandare avanti.

Oggi, guardando mia figlia, una giovane donna con la soglia del dolore molto alta, mi sento in colpa per non aver capito né mia madre né mia suocera. 

E' difficile superare il dolore fisico, costante. Per fortuna, almeno per quanto riguarda lei, non c'è segno di sofferenza psicologica. Lei è forte, consapevole di aver dovuto prendere una decisione che per alcuni anni nessun ginecologo aveva voluto seguire.

L'endometriosi dovrebbe essere considerata una malattia come il cancro: invalidante, mutilante, doloroso, causa di enormi problemi intestinali, agli organi interni; si tratta di cellule che come colla, colano negli organi e possono arrivare ad attaccare la spina dorsale fino ad arrivare al cervello.

Non si deve prendere alla leggera, si deve poter agire velocemente per "pulire" e "raschiare" quello che avvolge tube, ovaie, intestini. 

Non prendete alla leggera le vostre bimbe, le vostre ragazze quando si lamentano per i dolori mestruali. Non è scritto da nessuna parte che si debba soffrire per essere donne. E agite immediatamente se avete dei sospetti. Oggi ci sono specialisti che sanno come devono agire. 

Monday, April 10, 2023

Primavera 2023 - terza parte

 La settimana d'attesa di Pasqua è stata davvero una settimana di passione.

Avere la figlia ricoverata e operata è stato davvero difficile, non potendole stare vicino; le disposizioni anti covid ancora persistono. Nessuno ne parla più, ma chi ha un famigliare in ospedale sa perfettamente che non è possibile stargli vicino.

L'importante, comunque, è che sia andato tutto bene: mia figlia mi diceva di non sentire la solitudine grazie ad un personale giovane e presente, sempre attento alle esigenze delle persone in reparto; per fortuna poco distante, in un b&b c'era mio marito ma poteva vederla solo per una mezz'ora al giorno.

La clinica, specializzata in endometriosi, è pulita; le equipe sono giovani e preparate.

Per chiunque abbia la stessa patologia l'ospedale di Negrar è da consigliare.

E' assolutamente inutile e controproducente andare da altri. 

Già è difficile diagnosticare questa malattia, ancora troppo poco conosciuta: per riconoscere l'endometriosi bisogna prima conoscerla, è una ragnatela che agisce non troppo in silenzio provocando dolori profondi ed insostenibili.

Curare questa patologia solo con ormoni non basta, bisogna operare ma anche chi opera "pulendo" la ragnatela non sempre opera bene e soprattutto è una malattia che ha delle recidive.

L'endometriosi è formata da queste cellule appiccicose che attaccano gli organi vitali: intestino, uretere, ovaie, retto e si può propagare nella colonna vertebrale fino ad arrivare al cervello.

Sono come le cellule tumorali e bisogna essere sicuri di estirparle tutte perché possono riprodursi e provocare delle recidive.

Un'associazione si occupa di questa malattia e si chiama APE - Associazione Progetto Endometriosi.

Se avete una figlia che vi dice di soffrire tremendamente durante l'ovulazione, durante le mestruazioni, di avere un dolore intenso, continuo, non sottovalutate il campanello d'allarme.

Non tutti i ginecologi conoscono questa malattia, le ecografie vaginali bisogna saperle leggere, bisogna sapere cosa cercare e dove. 

L'endometriosi è un filamento, così appare dalle ecografie, un filamento sottile, trasparente.

Date ascolto alle vostre figlie e, nel dubbio, prenotate una visita a Negrar, Ospedale Sacro Cuore.

Nel dubbio, lì vi daranno le giuste risposte.

Intanto, personalmente mi sento di ringraziare tutto il personale per l'attenzione che ha avuto per mia figlia. 

Sunday, April 02, 2023

Primavera 2023 - Seconda parte

 Oggi è la Domenica delle Palme; per chi frequenta la Chiesa Romana inizia la settimana santa e i cristiani vanno a ritirare un rametto d'ulivo benedetto. 

Delle mie già tante primavere, ricordo  la domenica delle Palme  soleggiata per fare posto a piogge nelle giornate da giovedì santo a Pasqua. E non sempre il Lunedì dell'Angelo si presentava soleggiato per fare la scampagnata, noi non la facevamo, "fuori porta".

Oggi, invece, domenica delle Palme 2023, piove. 

Sta piovendo abbastanza forte, da noi, senza temporale, ma non basterà per fronteggiare la forte siccità che colpisce la Pianura Padana già dall'anno scorso.

Ricordo un altro periodo di siccità ma in tutta Italia: quella dell'estate 1976.

Dopo due o tre mesi (non ricordo bene) di siccità, Papa Paolo VI si decise a fare una preghiera per la pioggia in agosto.

Lo ricordo molto bene, questo, perché con quello che era allora il mio ragazzo, prese le ferie, uniche ferie che avevo durante l'anno dal negozio dove lavoravo da commessa, partimmo in moto, con la MV Agusta, 125, con un sellino scomodissimo e non adatto a due passeggeri, per andare in campeggio a Porto Recanati.

Affrontai discussioni con mia madre che, ovviamente si opponeva a quelle ferie perché eravamo solo "morosi", non sposati e l'idea che potessi trascorrere quindici giorni in tenda sola con lui non le garbava per niente.

Riuscimmo forse a passare un giorno o due con il sole, il tempo di montare la canadesina, andare a fare il ferragosto nel campeggio dove si trovavano i miei genitori con il mio fratellino, il tempo necessario per fare amicizia con i campeggiatori che si trovavano nello stesso terrazzamento del campeggio che si svolgeva tutto in collina.

Il ferragosto fu soleggiato, riuscimmo ad andare e tornare dall'altro campeggio, a pochi chilometri di distanza.

Al ritorno trovammo due tende incendiate per un incidente con il barbecue (per fortuna la nostra si era salvata).

Il giorno dopo,  durante la messa o l'Angelus, forse, del ferragosto, il papa pregò per la pioggia.

E, che ci crediate o no, andate a vedere le cronache di quei giorni, pioggia fu.

Il primo giorno di pioggia ci svegliammo con la tenda che scivolava lentamente dal terrazzamento.

Per i restanti tredici giorni di ferie piovve ... da diluvio universale.

Il terreno del campeggio, argilloso, non assorbiva l'acqua e le tende e le roulotte scivolavano giù dalla collina, in un quadro disastroso di situazioni quasi dantesche. 

I picchetti non reggevano e la nostra moto, parcheggiata a fianco della nostra tendina, sprofondava nell'argilla.

I nostri vicini di tenda, a causa dell'incendio, erano già tornati a casa abbreviando la loro vacanza.

Per nostra fortuna, avevamo di fronte a noi una compagnia di ragazzi e ragazze, con le loro canadesi ma coperte dal telo del camion che il genitore di uno di loro aveva lasciato lì parcheggiato perché facesse loro da base. Avendo fatto amicizia con loro, ci permisero di mangiare al riparo e di dormire con loro nel cassone del camion adibito a dormitorio.

Passammo così le nostre ferie.

Il primo giorno di sole, cercammo di asciugare la tenda, la smontammo, asciugammo la moto e tornammo a casa, fradici come pulcini, con gli abiti e le scarpe sporchi di argilla, la moto disastrosa. E continuammo a prendere pioggia fino al nostro ritorno.

Quindi pazienza se oggi piove.

Sappiamo di avere una carenza idrica causata da 50 giorni senza piogge nell'arco di quest'anno; di più del diluvio universale che durò 40 giorni.

Quindi, ripeto, pazienza se oggi piove, ben venga un po' di acqua.

E buona domenica delle Palme a tutti.