Questo blog usa cookie tecnici e cookie di terze parti per rendere più rapido e migliore il suo utilizzo durante la navigazione. Se vuoi saperne di più o modificare le impostazioni del tuo browser relativamente ai cookie, fino ad eventualmente escluderne l’installazione, CLICCA QUI.

Sunday, October 28, 2007

Ho sentito questa mattina una notizia che mi ha fatto rabbrividire: in una mostra artistica (?) di non so dove (ed anche se lo sapessi non le farei pubblicità), un imbecille ha pensato di poter far passare come opera (?) la tortura di un cane randagio che nella notizia veniva definito malato.
La cosa non ha suscitato lo sdegno di nessuno, organizzatori e visitatori!!!!
Io mi chiedo se il mondo può continuare ad andare avanti in questo modo: l'indifferenza, la mancanza di sdegno di fronte ad un atto di pura crudeltà mi lasciano letteralmente inorridita.
Non siamo più capaci di dar voce alla coscienza, alla pietas, alla comprensione, alla difesa degli indifesi; certo, questo mondo crea mostri ogni giorno, con individui (si possono chiamare esseri umani?) che buttano nei dirupi e nei cassonetti i loro bambini appena nati o abortiti.
Ma la civiltà regna in quel mondo capace di sdegnarsi per la crudeltà rivolta a chi non può difendersi, sia esso essere vivente di qualunque regno (animale, vegetale, umano).
Nella nostra casa, dove vivo con mio marito e mia figlia, seppure sia un appartamento (di due piani, daccordo, in un paese di campagna) conviviamo con sei gatti (cinque femmine ed un maschio) ed una cagnetta; ognuno di loro fa parte della famiglia, ognuno di loro ha un carattere differente, ognuno di loro porta qualcosa alla famiglia che nessun altro potrebbe portare: coccole, affetto, empatia.
Tea, Pimpi, Luna, Milla, Morgana, Rea, Artù sono i loro nomi e la loro anima è pulita, senza macchie nè disonore.

Wednesday, October 24, 2007

Carissimi amici, sapete che sul blog gli scritti avanzano verso l'alto.
Ho pubblicato un racconto, FOGLIE: scorrete il blog fino a trovare l'inizio con il titolo prima di leggerne la fine. Ho dovuto scriverlo a pezzi per non incorrere nella disconnessione internet, causata dal racconto lungo.
Portate pazienza e mi auguro che, oltre a visitare il mio blog, vi piaccia leggere i racconti che vi regalo.
Ciao.
Ogni foglia le ricordava l'incontro, il tragitto fatto assieme, le sussurrava parole di amicizia, di amore, di affetto e poi, con gli occhi chiusi, vedeva quella foglia depositarsi delicatamente sul terreno, sorridendole e salutandola.
Da quel rito prolungato di ricordo e di dolore si risvegliò lentamente e sentì come rinascere nuove forze; le luci artificiali del parco le ricordarono l'ora ormai tarda pomeridiana.
Lasciò l'abbraccio della Quercia e si allontanò di qualche passo per guardarla meglio: il grande albero era lì, impassibile ed immutabile, memore di tante battaglie d'amore e di morte e consapevole di dover essere testimone ancora di altre.
Si allontanò lentamente da quella madre, da quel padre, da quel fratello, da quella sorella e da tutte le foglie lasciate sul terreno: la prossima primavera verrò a salutare le nuove, si disse.
Sentiva di aver fatto tanta strada, sentiva la stanchezza di tanti anni ma ancora sentiva la voglia di continuare con tutte le sue forze.
Riprese il cammino lungo i viali e lasciandosi alle spalle la collinetta riprese il percorso verso il laghetto.......




Questo racconto a me ha suggerito un modo per ricordare le persone che non sono più in questa nostra dimensione.
In autunno: ho acquistato delle foglie di tessuto e su ognuna di loro ho scritto il nome di una persona che non è più e le ho attaccate alle tende di case. Chi entra in casa vede solo una decorazione, ma per me hanno un significato molto importante.
In primavera: ho trovato un ramo molto bello, grande, l'ho pulito ed ho attaccato alle sue ramificazioni foglietti di vari colori, ognuno con i nomi delle persone che voglio ricordare. Ho acquistato delle farfalle di tessuto e le ho attaccate assieme ai foglietti. E' una decorazione colorata, primaverile, divertente, nonostante sia per ricordare i miei affetti. Si possono aggiungere nastrini colorati. Per Pasqua vi aggiungo le decorazioni da albero pasquale, coniglietti, uova, pulcini, ecc. Chi entra in casa, non fa caso ai foglietti con i nomi e non si rattrista. Si possono aggiungere fogliettini con frasi, poesie od altro .....
Le persone che ci hanno lasciato non possono che essere felici di questo modo di ricordarle ..... quando ci sono le ricorrenze, la visita ai camposanti diventa meno triste se il ricordo è abitudine quotidiana .....

A presto!
Le braccia, diventate rami, dondolavano al ritmo del vento: da questi rami era nato un frutto, era suo dovere crescerlo con la stessa intensità e la stessa forza. ......
I suoi rami avevano anche tante foglie: ognuna di loro aveva fatto parte della sua vita di quercia ed ognuna di loro, nell'andarsene, aveva lasciato un pezzetto di sè sul ramo che aveva abbandonato.
.... Ogni foglia aveva fatto una parte di viaggio con lei, avevano vissuto con lei dolori e gioie, patito sete e fame, gioito e pianto con lei; quando avevano ultimato il loro viaggio, l'avevano lasciata con la speranza di rivedersi la primavera successiva. Ma lei sapeva che quelle che sarebbero venute dopo avrebbero portato qualcosa di nuovo, di diverso sebbene provenissero dallo stesso ramo, con la stessa linfa.
Così, guardò le foglie della Grande Quercia e le parve di riconoscerle, ognuna con il suo volo solitario, ognuna con un andamento diverso, sebbene ognuna fosse caduta vicino alle altre.
Ripensava a tutte le persone conosciute durante la sua vita e sorrise nel ricordo che ognuna di loro aveva lasciato nella sua anima.
Non so quanto tempo rimase così, corpo nella Quercia con la Quercia in sè.
Prese un altro respiro profondo, per sentire il respiro dei suoi rami, delle sue braccia, delle sue foglie e poi le lasciò cadere ancora una volta, una ad una, dando loro un volto ed un nome.
E per ogni foglia che cadeva, dicendo il suo nome, pianse .....
Durante il restauro, Le avevano collocato di fronte il grande gruppo statuario di Bacco che si trovava così, come sfondo, il tempietto di Venere: era come se la magia delle storie che le erano state raccontate si riunisse grazie ad una mano misteriosa.
Raccolse una foglia, una ghianda ancora nella sua pipa ed istintivamente andò ad abbracciare quel tronco; si sentiva come tornata a casa, l'abbracciò forte, come se stesse abbracciando la madre ed il padre insieme.
Stando così, corpo unico con il grande albero, le sembrava di sentirlo sussurrare le storie di folletti e gnomi che anche lei aveva raccontato alla figlia; la Quercia le sussurrava le storie notturne, i balli degli gnomi a cavallo di grilli salterini, con le fate dispettose che li punzecchiavano e la regina ed il re sui loro troni fatti di ghiande che battevano le manine al ritmo dei tamburi fatti con le pipe più grandi .....
Le radici che si incuneavano nel terreno sbucavano da quei mattoni, messi a recinzione chissà quando e da chi e sembrava che gesticolassero per rafforzare quel racconto; i rami dondolavano dolcemente e così facendo lasciavano cadere una ad una altre foglie che planavano lentamente, dopo aver fatto il loro balletto con l'aria.
Sentiva il respiro dell'albero, i sussurri dei rami, il cigolio delle radici ed improvvisamente, guardandosi, vide che i suoi piedi si erano trasformati in quelle radici e le sue braccia erano i suoi rami che dondolavano al suono di pifferi invisibili.
Chiudendo gli occhi, sentiva provenire dalle sue radici la dolcezza, l'amore, l'affetto che le era stato donato negli anni: il padre che la cullava sulle sue ginocchia, la madre che riempiva di dolcezza la loro vita sfornando torte e dolcetti, i fratelli che le passavano le conoscenze e le esperienze.
Radici profonde, da cui trarre tutta la forza che in questa vita serve, si disse.
Da qui proviene l'amore, la dignità, la forza d'unione verso ogni avversità; prese un respiro profondo per respirare tutto quello che sentiva provenire dal terreno, ad occhi chiusi lo sentiva profumare di incenso e resina, di rosa e violetta anche se era pieno autunno.
Si avvicinano alcune ricorrenze: Halloween, la Commemorazione dei Defunti ... ed inoltre anniversari personali, alcuni piacevoli, altri molto dolorosi.
In ricordo di un carissimo amico, pubblico di seguito un mio racconto, scritto nel dicembre 2003 che a lui piaceva moltissimo (aveva l'animo malinconico....)
Al di là dei ricordi tristi, il mio racconto può darvi uno spunto, un suggerimento, per ricordare gli amici cari ed i famigliari che hanno segnato la vostra vita ....



FOGLIE
Il grande cancello del parco le incuteva sempre un po' di timore, forse memore ancora di quanto le era successo tanto tempo prima quando, bambina, faceva parte delle voci bianche del Regio e, per distrazione, si era trovata chiusa dentro nell'ora di chiusura ...
Nel varcare quell'entrata si voltò verso sinistra per guardare nella garitta: erano ormai più di trent'anni che non vi era più il carabiniere di guardia ma sempre, nel passarci davanti, dava una sbirciatina per sincerarsi se veramente non ci fosse nessuno, in quella casupola.
I lavori di restauro del parco avevano cambiato completamente l'aspetto, così confortante e così gradevole, di quello spazio dove erano nati tanti amori.
Era da tanto che non entrava a passeggiare lì, da quando l'amore per Giacomo era finito.
I vialetti di ghiaia bianchissima avevano preso il posto dei viali in terra battuta, i boschetti erano stati sradicati per dare spazio a prati all'inglese, le statue, restaurate ed imbiancate, avevano cambiato collocazione e portavano, alcune di loro, una targa con scritto il nome dello scultore ed il titolo dell'opera.
Il tutto aveva perso la magia che ancora ritrovava nei suoi ricordi .....
............. Mentre passeggiava e pensava, sotto i piedi le foglie scricchiolavano nel frantumarsi per mescolarsi con la ghiaia che, bagnata, si stava trasformando in fanghiglia.
..... Arrivando al palazzo d'inverno, si avvide che nemmeno la vecchia pista per pattinaggio era rimasta indenne al restauro: nè pista, nè giochi, nè trenino per i bambini.
..... questo parco assomiglia troppo ad un parco svizzero .... bello, ma povero. Povero di bambini, povero di allegria, povero di movimento, povero di rumori. Povero. Povero. E triste....
...... Queste foglie continuano a farmi temere di fare uno scivolone rovinoso: già, almeno avrei qualcosa di cui ridere, pensò.
Arrivò al laghetto senza rendersene conto.
Anche la fontana era stata restaurata, bianca e ... silenziosa. Non scorreva l'acxqua, non c'era la cascatella e non c'erano i cigni.
Sull'acqua galleggiavano foglie ormai marce.
...... Girò a destra ed imboccò il vialetto che portava alla Regina del parco.
C'era una recinzione che non esisteva prima del restauro e poi ... La vide.
Il tronco enorme era ancora ben radicato nel terreno della collinetta; occorreva un bel numero di bambini per abbracciare il corpo del grande albero le cui radici penetravano nel terreno in vari livelli ed in alcuni punti ... spuntavano fuori grandi, forti e robuste.
La Grande Quercia era lì, potente ed imponente, la casa delle fate, come le aveva raccontato il padre durante le lunghe passeggiate estive.

.................

Saturday, October 20, 2007

Vari malanni mi stanno rallentando nelle mie attività: una tendinite alla gamba destra (dolorosissima), un virus, il raffreddore con conseguente tonsillite. Il sabato, giornata che attendo con impazienza per potermi sedere al computer, diventa una giornata di riposo un po' forzato. Ma ora eccomi qui.
L'autunno, questa mattina, si è fatto sentire: quando ho aperto la porta finestra sul terrazzo ho sentito un'aria piuttosto fredda ed ho pensato, quindi, di fare la pulizia autunnale per poter riporre all'interno le piante da appartamento. So già che sentiranno il cambiamento, ma ancora il riscaldamento non è acceso ed avranno modo, spero, di ambientarsi senza troppi traumi.
La rivista Labrys è già disponibile nei punti vendita che, spero, conosciate.
Disponetevi alla lettura della seconda puntata di

Castore e Polluce

Lì, alcuni anni prima, Michel aveva passato ore ed ore a conversare con il Maestro.
"Michel, vieni, siediti accanto a me", disse la moglie.
"Camille, sei stata bravissima, due bambini in una volta! Esagerata!"
"Cosa ne pensi?"
"Sono bellissimi e sani. Il Maestro sarebbe orgoglioso di te" e così dicendo le diede un bacio lieve sulla fronte.
"Guardami e dimmi sinceramente cosa ne pensi"
"Sono sincero e ti dico che sono bellissimi"
La moglie sollevandosi un poco sui cuscini gli prese il viso fra le mani.
"Non mi dirai che non hai notato nulla di strano. Michel, cosa hanno i nostri bambini, perchè hanno la carnagione così chiara?"
"Camille, è un evento speciale, ma ne ho letto. Pensa che addirittura c'è chi dice che sono magici, i bambini come i nostri figli. Non ti preoccupare, va tutto bene"
La donna si lasciò cadere sui cuscini, poco convinta dalle parole del marito ma troppo stanca, per il momento, per pensare.
"Ora devi solo riposare, cara moglie. Jean Pierre è felice dei nuovi arrivati, dovresti vedere come batteva le manine, con che gioia li ha baciati. E' entusiasta soprattutto del fatto di essere il maggiore! Gioiamo di questo evento, Camille. L'importante è che tu stia bene e che i bambini siano sani. Vedremo di contattare qualche dottore amico del Maestro per sapere come dobbiamo comportarci, ma non c'è nulla di cui spaventarsi."
"Mi parli di magia di questi tempi, Michel e mi spaventi di più invece di tranquillizzarmi. Non voglio che i nostri figli incontrino odio e chissà quant'altro nella loro vita!"
"Moglie mia, sai in quale posizione io sia ancora, sai che ho dovuto cambiare nome per nascondermi, sai che solo la generosità del Maestro mi ha permesso di condurre una vita agiata e privilegiata. Ero spaventato, cinque anni or sono quando venni ad incontrarlo per l'ultima volta, credevo di dover fuggire di nuovo dopo il nostro colloquio ed invece mi fece il dono più grande che un uomo possa fare ad un altro: una vita, una famiglia, un luogo dove poter stare senza paura. Non permetterò a niente e a nessuno di mettere in pericolo quello che stiamo costruendo con la sua eredità. Sta' tranquilla, dunque, e riposa"
Le prese le mani fra le sue e gliele baciò.
Camille socchiuse per un attimo gli occhi come per prendere tempo e raccogliere le idee.
"E' questo che mi preoccupa, Michel. Non vorrei che questo richiamasse l'attenzione di qualche inquisitore; significherebbe farti scoprire e chissà quale tragedia potrebbe scatenarsi nella nostra casa. Mi dispiace di aver fatto quei due figli!"
"Non dire mai più una cosa del genere, Camille! Sai quanto il Maestro avesse desiderato avere figli, diceva che sono la benedizione del mondo e delle famiglie, i bambini. Per questo si era dedicato, negli ultimi anni, ad istruire i fanciulli del paese, sai quanto questa cittadina sia grata alla sua opera di educatore ed io ho preso l'impegno di preseguire nel suo intento di levare alti gli scudi contro l'ignoranza. La nascita dei nostri due piccolini, forse, è proprio un segno: ancor di più lotterò perchè il mondo si svegli e si redima da tutti i pregiudizi e da tutte le chiusure che stiamo vivendo"
La giovane guardava il marito scuotendo la testa.
"Ah, Michel, come vorrei avere le tue certezze. Io non ho ricevuto l'istruzione che hai potuto ricevere tu ed ho paura, per te, per i bambini, per noi tutti"
"Non devi temere, moglie mia. Ti prometto che non ci accadrà nulla. Tu abbi fiducia in me, vedrai che il mondo non potrà poccarci e non potrà farci alcun male. Ora riposa, hai una famiglia che ti reclama bella, forte e risoluta come sempre. Ricordo ancora il fuoco nel tuo sguardo, durante il mio ultimo incontro con il Maestro e lui aveva notato che anch'io ero interessato a te. Il mio amore non è mai cambiato, Camille, ma anzi va aumentando di giorno in giorno e sapessi come sono fiero di te! Sei una moglie deliziosa, una madre attenta ed una compagna che al pari di te è difficile trovarne. Sii coraggiosa ed ottimista: vedrai che non ci accadrà nulla. Riposa, adesso" e dandole un ultimo bacio, le rimboccò le coperte per lasciarla dormire.
Si avvicinò alla grande finestra per attenuare, con i teli che vi erano appesi, un po' la luce del sole del giorno inoltrato.
"No, Michel, lascia filtrare il sole. Al Maestro piaceva tanto vedere questo bel sole e dal letto si vede il nostro cielo che è così azzurro e limpido, di questa stagione!"
"Va bene, ma riposa. Se hai bisogno chiama, ha la campana lì a fianco"
Aprì la pesante porta che immetteva sul grande ingresso e gli parve di essere travolto in un mondo a parte: Rosalbe era ancora in cucina a preparare il cibo per tutta la famiglia, la bambinaia rincorreva Jean Pierre che non riusciva a calmarsi per l'euforia causata dal nuovo evento ed il fattore stava rientrando con i lavoranti per sedersi al tavolo già imbandito per il pranzo.
"Michel, complimenti, ho visto i bambini: sono veramente una meraviglia, in tutti i sensi!"
"Hugues, dovremo parlare con calma, dopo pranzo"
"Lo immaginavo, ma state tranquillo. Noi tutti siamo qui per voi e la vostra famiglia sarà sempre prontamente difesa. Non crucciatevi più del dovuto."
MIchel appoggiò una mano alla spalla dell'amico e sorrise.
"Ne sono certo, ma dovremo organizzare al meglio la nostra vita per evitare qualunque intromissione. Le donne dove sono?"
Comparve Rosalbe dalla cucina, maniche arricciate, grembiule sulla gonna ed i capelli arruffati, cosa che non era da lei.
"Cosa ti è successo, pare ti abbia masticato un drago e dopo ti abbia sputato!" disse il fattore.
"Ah, grazie davvero per il complimento! Quel diavolo di Jean Pierre mi è corso addosso mentre prendevo la pentola bollente dal fuoco, si sè aggrappato alle mie sottane, mi ha fatto girare come una trottola e poi è scappato a nascondersi mentre Silvie lo cercava affannata. Ed io ho dovuto fare in modo che la pentola non mi volasse addosso bruciando me ed il bambino. E' un discolo irrequieto, Michel, bisogna fare qualcosa per calmarlo!"
Il giovane andò incontro alla governante, le prese la pentola e l'appoggiò al tavolo apparecchiato.
"Oggi è una giornato molto speciale, Rosalbe, porta pazienza. Entro alcune ore vedrai che tutto tornerà come prima, ma il piccolo deve poter sfogare quello che prova. Ma certamente - proseguì mentre Jean Pierre gli si avventava addosso, prendendolo per la camiciola - è ora che questo ragazzino si fermi un po'"
"No, lasciami andare, padre, così mi farai prendere da Silvie!"
"Certo, è proprio quello che voglio. E' ora di desinare, ora calmati un poco. Hai fatto diventare matti tutti!"
"No, non è ora di desinare, non c'è la mamma, non è ora, si deve ancora alzare! La vado a chiamare!"
"Ah, piccolino, vieni qui" disse il padre bloccandolo. "La mamma si sta riposando e vuole che noi desiniamo senza di lei, per oggi."
"Ma se è sempre stata a letto, di che si deve riposare?"
"Cosa ti ho detto, che il fratellino doveva fare un lungo viaggio per arrivare da noi, ricordi?"
"Sì, ma la mamma non è andata a prenderlo, era a letto, quindi non ha bisogno di riposare"
Michel rise a queste parole e proprio non riusciva a trovare argomenti per tenere a freno Jean Pierre.
Per fortuna Silvie intervenne:
"Se ti siedi accanto a me, mentre desiniamo ti racconto la storia dei tuoi fratelli ed anche la tua, se vuoi."
"D'accordo" disse alla fine il bambino e tutti trassero un sospiro di sollievo.
"I piccolini dove sono?" chiese Michel.
Rosalbe, versando la minestra nei piatti dei commensali, rispose:
"Sono con la nuova balia che la levatrice aveva portato sin da questa mattina. Pare che abbia molto latte perchè ha partorito un bimbo che si soddisfa con poco tanto è grosso e lei ha bisogno di svuotare il seno per non sentire dolore"
"Ma Camille aveva già latte subito dopo partorito, domani sarà già in grado di attaccare i bambini e soddisfarli lei stessa" aggiunse Silvie.
"Bene, anche questa volta possiamo ringraziare il Signore per la benevolenza che ci ha accordato" disse Michel giungendo le mani e chiudendo gli occhi.
Rosalbe, che ancora non si era abituata alla preghiera del desinare, rimase con il cucchiaio a mezz'aria e lo appoggiò al piatto.
Riaprendo gli occhi, Michel se ne avvide e sorrise.
"Lo so che in questa casa certe pratiche non erano d'abitudine, ma io non riesco ancora a farne a meno"
Hugues lo guardò e gli toccò leggermente il braccio.
"Dove vive un istitutore non è così strano vedere che si prega, fa parte della educazione che dovete dare anche ai vostri alunni, figli di benestanti e nobili che seguono la pratica dettata da Santa Romana Chiesa. Non preoccupatevi, quindi: se questo vi conforta, non siete obbligato a farne a meno. Non sarà questo che potrà destare sospetti e poi ormai sono passati anni; a mio parere, ormai, si saranno dimenticati di voi."
Michel, spezzando un pezzo di pane da mettere a mollo nella minestra, rimase in silenzio alcuni istanti pensoso.
"Sono grato a tutti voi, non potrò mai dimenticare l'aiuto che mi avete dato e che ancora continuate a darmi. Grazie avoi, Hugues, a te, Rosalbe, grazie a Silvie ed a tutti voi - continuò rivolto ai quattro lavoranti - questa casa è mantenuta come un gioiello, i campi sono rigogliosi e gli alberi da frutto crescono e tutto ciò, oltre alle rendite ed alla mia attività di precettore, ci permette di poter condurre una vita a dir poco agiata. La famiglia cresce assieme alle vostre, facciamo un corpo unico come aveva chiesto nelle sue ultime volontà il Maestro, siamo ancora tutti uniti e sereni. Ma non possiamo nasconderci che il rischio sussiste sempre e certamente questi due bimbi appena nati non ci aiuteranno a passare inosservati. Per questo dovremo prestare ancora maggiore attenzione a chi, viaggiando, passerà nella cittadina; per fortuna la nostra cerchia di amicizie ci permetterà di essere sempre al corrente se arriveranno stranieri, ma dovremo essere pronti a fronteggiare qualunque attacco, da qualunque parte arrivi."
"Il giorno che abbiamo accettato di rimanere con voi, Michel, sapevamo cosa dovevamo attenderci, ma sapevamo anche che scegliendo di lasciare la sua eredità economica e spirituale a voi il Maestro doveva aver trovato la persona giusta. Devo dire che non abbiamo mai avuto l'occasione di dubitarne e, statene certo, sarà sempre così e sempre ci troverete al vostro fianco."
Tutti fecere cenno di assenso alle parole del fatto e Michel era sicuro della lealtà e fedeltà di ognuno di loro.
"Il Maestro, Hugues, ha lasciato la sua eredità a tutti noi, non solo a me; ha avuto la benevolenza di volermi aiutare ma io so che è grazie alla vostra disponibilità che ho potuto vivere con voi. I beni lasciati dal Maestro, giustamente, li dividiamo tra noi e ne facciamo parte anche al villaggio, che già beneficiava della sua generosità. In questi anni, ho avuto modo ed occasione di godere della vostra lealtà. Per questo, non vorrei che tutto ciò vi venisse ripagato mettendo in pericolo la vostra vita. Se ritenete che sia necessario, dunque, sono disposto a cambiare dimora con la mia famiglia."
"No, cosa dite?"
Fu un'esclamazione corale.
"Non sia mai - aggiunse Rosalbe - A parte il fatto, Michel, che tua moglie Camille l'ho vista crescere e l'ho portato io in questa casa. Sai perfettamente quale fu la mia gioia quand mi dicesti che provavi un sentimento uguale a quello che lei provava per te. Sin dal primo inconctro che avevi avuto con il Maestro, Camille ti aveva messo gli occhi addosso ma allora lei era una giovinetta e tu non potevi accorgertene perchì eri ancora un gesuita. Quando, cinque anni dopo, sei tornato, Camille, che non ti aveva dimenticato, era tutta rossa ed agitata e questa volta te ne accorgesti perchè avevi abbandonato l'abito religioso. Non poteva accadere cosa più bella! Ed il Maestro se ne avvide e sarebbe stato felice, se avesse potuto vedere la vostra felicità di questi anni. Noi tutti non abbiamo fatto fatica ad aiutarvi per mantenere nascosta la tua vera identità, pare siate nati per stare insieme, siete generosi ed infaticabili ed assieme stiamo costruendo qualcosa che non so bene come identificare ma è fuori dal comune, questo nostro modo di vivere tutti assieme, come fossimo una grande ed unica famiglia. Ognuno di noi - proseguì guardando in viso ogni commensale - lavora e dà il meglio di sè, ognuno di noi ne gode i frutti in parti uguali grazie alla tua generosità che, dobbiamo riconoscere, non è inferiore a quella del Maestro. Invero, nulla ti avrebbe proibito di spadroneggiare nella casa, visto che il testamento era chiaro ed affidava a te tutto il patrimonio. Non credere che dimentichiamo questo particolare, per nulla insignificante. Quindi, non sei tu che ci devi ringraziare, ma noi ti dobbiamo tutto quello che abbiamo ed il minimo che possiamo fare è ricambiare con la nostra disponibilità ed amicizia totali."
Si fece silenzio commosso nella grande cucina, mentre tutti guardavano con sguardo fiducioso il giovane.
"Non ho più parole, amica mia, la voce mi si strozza in gola. Grazie per ciò che hai detto. Sono cinque anni che viviamo tutti sotto lo stesso tetto, ma doveva accadere l'evento misterioso e miracoloso della nascita di questi gemelli per farci dire quanto siamo uniti. Vi sono grato per l'amicizia che mi avete sempre dimostrato."
"Michel, l'amicizia e la lealtà non si danno a chiunque, ma abbiamo riconosciuto subito che non sarebbe andata persa con voi, senza parlare di Camille che noi tutti conosciamo sin da quando era in fasce. Contate, dunque, su tutti noi. Se ci sarà bisogno di cambiare qualcosa nelle nostre abitudini, non occorrerà fare altro che parlare tra noi e troveremo le soluzioni giuste."
"Grazie, Hugues, siete un vero amico, anzi un padre, per me. E voi tutti, ancora grazie. Ma godiamoci ancora questo buon pranzo; sento che hai usato le nostre erbe, Rosalbe!"

..... continua ...........