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Saturday, October 20, 2007

Vari malanni mi stanno rallentando nelle mie attività: una tendinite alla gamba destra (dolorosissima), un virus, il raffreddore con conseguente tonsillite. Il sabato, giornata che attendo con impazienza per potermi sedere al computer, diventa una giornata di riposo un po' forzato. Ma ora eccomi qui.
L'autunno, questa mattina, si è fatto sentire: quando ho aperto la porta finestra sul terrazzo ho sentito un'aria piuttosto fredda ed ho pensato, quindi, di fare la pulizia autunnale per poter riporre all'interno le piante da appartamento. So già che sentiranno il cambiamento, ma ancora il riscaldamento non è acceso ed avranno modo, spero, di ambientarsi senza troppi traumi.
La rivista Labrys è già disponibile nei punti vendita che, spero, conosciate.
Disponetevi alla lettura della seconda puntata di

Castore e Polluce

Lì, alcuni anni prima, Michel aveva passato ore ed ore a conversare con il Maestro.
"Michel, vieni, siediti accanto a me", disse la moglie.
"Camille, sei stata bravissima, due bambini in una volta! Esagerata!"
"Cosa ne pensi?"
"Sono bellissimi e sani. Il Maestro sarebbe orgoglioso di te" e così dicendo le diede un bacio lieve sulla fronte.
"Guardami e dimmi sinceramente cosa ne pensi"
"Sono sincero e ti dico che sono bellissimi"
La moglie sollevandosi un poco sui cuscini gli prese il viso fra le mani.
"Non mi dirai che non hai notato nulla di strano. Michel, cosa hanno i nostri bambini, perchè hanno la carnagione così chiara?"
"Camille, è un evento speciale, ma ne ho letto. Pensa che addirittura c'è chi dice che sono magici, i bambini come i nostri figli. Non ti preoccupare, va tutto bene"
La donna si lasciò cadere sui cuscini, poco convinta dalle parole del marito ma troppo stanca, per il momento, per pensare.
"Ora devi solo riposare, cara moglie. Jean Pierre è felice dei nuovi arrivati, dovresti vedere come batteva le manine, con che gioia li ha baciati. E' entusiasta soprattutto del fatto di essere il maggiore! Gioiamo di questo evento, Camille. L'importante è che tu stia bene e che i bambini siano sani. Vedremo di contattare qualche dottore amico del Maestro per sapere come dobbiamo comportarci, ma non c'è nulla di cui spaventarsi."
"Mi parli di magia di questi tempi, Michel e mi spaventi di più invece di tranquillizzarmi. Non voglio che i nostri figli incontrino odio e chissà quant'altro nella loro vita!"
"Moglie mia, sai in quale posizione io sia ancora, sai che ho dovuto cambiare nome per nascondermi, sai che solo la generosità del Maestro mi ha permesso di condurre una vita agiata e privilegiata. Ero spaventato, cinque anni or sono quando venni ad incontrarlo per l'ultima volta, credevo di dover fuggire di nuovo dopo il nostro colloquio ed invece mi fece il dono più grande che un uomo possa fare ad un altro: una vita, una famiglia, un luogo dove poter stare senza paura. Non permetterò a niente e a nessuno di mettere in pericolo quello che stiamo costruendo con la sua eredità. Sta' tranquilla, dunque, e riposa"
Le prese le mani fra le sue e gliele baciò.
Camille socchiuse per un attimo gli occhi come per prendere tempo e raccogliere le idee.
"E' questo che mi preoccupa, Michel. Non vorrei che questo richiamasse l'attenzione di qualche inquisitore; significherebbe farti scoprire e chissà quale tragedia potrebbe scatenarsi nella nostra casa. Mi dispiace di aver fatto quei due figli!"
"Non dire mai più una cosa del genere, Camille! Sai quanto il Maestro avesse desiderato avere figli, diceva che sono la benedizione del mondo e delle famiglie, i bambini. Per questo si era dedicato, negli ultimi anni, ad istruire i fanciulli del paese, sai quanto questa cittadina sia grata alla sua opera di educatore ed io ho preso l'impegno di preseguire nel suo intento di levare alti gli scudi contro l'ignoranza. La nascita dei nostri due piccolini, forse, è proprio un segno: ancor di più lotterò perchè il mondo si svegli e si redima da tutti i pregiudizi e da tutte le chiusure che stiamo vivendo"
La giovane guardava il marito scuotendo la testa.
"Ah, Michel, come vorrei avere le tue certezze. Io non ho ricevuto l'istruzione che hai potuto ricevere tu ed ho paura, per te, per i bambini, per noi tutti"
"Non devi temere, moglie mia. Ti prometto che non ci accadrà nulla. Tu abbi fiducia in me, vedrai che il mondo non potrà poccarci e non potrà farci alcun male. Ora riposa, hai una famiglia che ti reclama bella, forte e risoluta come sempre. Ricordo ancora il fuoco nel tuo sguardo, durante il mio ultimo incontro con il Maestro e lui aveva notato che anch'io ero interessato a te. Il mio amore non è mai cambiato, Camille, ma anzi va aumentando di giorno in giorno e sapessi come sono fiero di te! Sei una moglie deliziosa, una madre attenta ed una compagna che al pari di te è difficile trovarne. Sii coraggiosa ed ottimista: vedrai che non ci accadrà nulla. Riposa, adesso" e dandole un ultimo bacio, le rimboccò le coperte per lasciarla dormire.
Si avvicinò alla grande finestra per attenuare, con i teli che vi erano appesi, un po' la luce del sole del giorno inoltrato.
"No, Michel, lascia filtrare il sole. Al Maestro piaceva tanto vedere questo bel sole e dal letto si vede il nostro cielo che è così azzurro e limpido, di questa stagione!"
"Va bene, ma riposa. Se hai bisogno chiama, ha la campana lì a fianco"
Aprì la pesante porta che immetteva sul grande ingresso e gli parve di essere travolto in un mondo a parte: Rosalbe era ancora in cucina a preparare il cibo per tutta la famiglia, la bambinaia rincorreva Jean Pierre che non riusciva a calmarsi per l'euforia causata dal nuovo evento ed il fattore stava rientrando con i lavoranti per sedersi al tavolo già imbandito per il pranzo.
"Michel, complimenti, ho visto i bambini: sono veramente una meraviglia, in tutti i sensi!"
"Hugues, dovremo parlare con calma, dopo pranzo"
"Lo immaginavo, ma state tranquillo. Noi tutti siamo qui per voi e la vostra famiglia sarà sempre prontamente difesa. Non crucciatevi più del dovuto."
MIchel appoggiò una mano alla spalla dell'amico e sorrise.
"Ne sono certo, ma dovremo organizzare al meglio la nostra vita per evitare qualunque intromissione. Le donne dove sono?"
Comparve Rosalbe dalla cucina, maniche arricciate, grembiule sulla gonna ed i capelli arruffati, cosa che non era da lei.
"Cosa ti è successo, pare ti abbia masticato un drago e dopo ti abbia sputato!" disse il fattore.
"Ah, grazie davvero per il complimento! Quel diavolo di Jean Pierre mi è corso addosso mentre prendevo la pentola bollente dal fuoco, si sè aggrappato alle mie sottane, mi ha fatto girare come una trottola e poi è scappato a nascondersi mentre Silvie lo cercava affannata. Ed io ho dovuto fare in modo che la pentola non mi volasse addosso bruciando me ed il bambino. E' un discolo irrequieto, Michel, bisogna fare qualcosa per calmarlo!"
Il giovane andò incontro alla governante, le prese la pentola e l'appoggiò al tavolo apparecchiato.
"Oggi è una giornato molto speciale, Rosalbe, porta pazienza. Entro alcune ore vedrai che tutto tornerà come prima, ma il piccolo deve poter sfogare quello che prova. Ma certamente - proseguì mentre Jean Pierre gli si avventava addosso, prendendolo per la camiciola - è ora che questo ragazzino si fermi un po'"
"No, lasciami andare, padre, così mi farai prendere da Silvie!"
"Certo, è proprio quello che voglio. E' ora di desinare, ora calmati un poco. Hai fatto diventare matti tutti!"
"No, non è ora di desinare, non c'è la mamma, non è ora, si deve ancora alzare! La vado a chiamare!"
"Ah, piccolino, vieni qui" disse il padre bloccandolo. "La mamma si sta riposando e vuole che noi desiniamo senza di lei, per oggi."
"Ma se è sempre stata a letto, di che si deve riposare?"
"Cosa ti ho detto, che il fratellino doveva fare un lungo viaggio per arrivare da noi, ricordi?"
"Sì, ma la mamma non è andata a prenderlo, era a letto, quindi non ha bisogno di riposare"
Michel rise a queste parole e proprio non riusciva a trovare argomenti per tenere a freno Jean Pierre.
Per fortuna Silvie intervenne:
"Se ti siedi accanto a me, mentre desiniamo ti racconto la storia dei tuoi fratelli ed anche la tua, se vuoi."
"D'accordo" disse alla fine il bambino e tutti trassero un sospiro di sollievo.
"I piccolini dove sono?" chiese Michel.
Rosalbe, versando la minestra nei piatti dei commensali, rispose:
"Sono con la nuova balia che la levatrice aveva portato sin da questa mattina. Pare che abbia molto latte perchè ha partorito un bimbo che si soddisfa con poco tanto è grosso e lei ha bisogno di svuotare il seno per non sentire dolore"
"Ma Camille aveva già latte subito dopo partorito, domani sarà già in grado di attaccare i bambini e soddisfarli lei stessa" aggiunse Silvie.
"Bene, anche questa volta possiamo ringraziare il Signore per la benevolenza che ci ha accordato" disse Michel giungendo le mani e chiudendo gli occhi.
Rosalbe, che ancora non si era abituata alla preghiera del desinare, rimase con il cucchiaio a mezz'aria e lo appoggiò al piatto.
Riaprendo gli occhi, Michel se ne avvide e sorrise.
"Lo so che in questa casa certe pratiche non erano d'abitudine, ma io non riesco ancora a farne a meno"
Hugues lo guardò e gli toccò leggermente il braccio.
"Dove vive un istitutore non è così strano vedere che si prega, fa parte della educazione che dovete dare anche ai vostri alunni, figli di benestanti e nobili che seguono la pratica dettata da Santa Romana Chiesa. Non preoccupatevi, quindi: se questo vi conforta, non siete obbligato a farne a meno. Non sarà questo che potrà destare sospetti e poi ormai sono passati anni; a mio parere, ormai, si saranno dimenticati di voi."
Michel, spezzando un pezzo di pane da mettere a mollo nella minestra, rimase in silenzio alcuni istanti pensoso.
"Sono grato a tutti voi, non potrò mai dimenticare l'aiuto che mi avete dato e che ancora continuate a darmi. Grazie avoi, Hugues, a te, Rosalbe, grazie a Silvie ed a tutti voi - continuò rivolto ai quattro lavoranti - questa casa è mantenuta come un gioiello, i campi sono rigogliosi e gli alberi da frutto crescono e tutto ciò, oltre alle rendite ed alla mia attività di precettore, ci permette di poter condurre una vita a dir poco agiata. La famiglia cresce assieme alle vostre, facciamo un corpo unico come aveva chiesto nelle sue ultime volontà il Maestro, siamo ancora tutti uniti e sereni. Ma non possiamo nasconderci che il rischio sussiste sempre e certamente questi due bimbi appena nati non ci aiuteranno a passare inosservati. Per questo dovremo prestare ancora maggiore attenzione a chi, viaggiando, passerà nella cittadina; per fortuna la nostra cerchia di amicizie ci permetterà di essere sempre al corrente se arriveranno stranieri, ma dovremo essere pronti a fronteggiare qualunque attacco, da qualunque parte arrivi."
"Il giorno che abbiamo accettato di rimanere con voi, Michel, sapevamo cosa dovevamo attenderci, ma sapevamo anche che scegliendo di lasciare la sua eredità economica e spirituale a voi il Maestro doveva aver trovato la persona giusta. Devo dire che non abbiamo mai avuto l'occasione di dubitarne e, statene certo, sarà sempre così e sempre ci troverete al vostro fianco."
Tutti fecere cenno di assenso alle parole del fatto e Michel era sicuro della lealtà e fedeltà di ognuno di loro.
"Il Maestro, Hugues, ha lasciato la sua eredità a tutti noi, non solo a me; ha avuto la benevolenza di volermi aiutare ma io so che è grazie alla vostra disponibilità che ho potuto vivere con voi. I beni lasciati dal Maestro, giustamente, li dividiamo tra noi e ne facciamo parte anche al villaggio, che già beneficiava della sua generosità. In questi anni, ho avuto modo ed occasione di godere della vostra lealtà. Per questo, non vorrei che tutto ciò vi venisse ripagato mettendo in pericolo la vostra vita. Se ritenete che sia necessario, dunque, sono disposto a cambiare dimora con la mia famiglia."
"No, cosa dite?"
Fu un'esclamazione corale.
"Non sia mai - aggiunse Rosalbe - A parte il fatto, Michel, che tua moglie Camille l'ho vista crescere e l'ho portato io in questa casa. Sai perfettamente quale fu la mia gioia quand mi dicesti che provavi un sentimento uguale a quello che lei provava per te. Sin dal primo inconctro che avevi avuto con il Maestro, Camille ti aveva messo gli occhi addosso ma allora lei era una giovinetta e tu non potevi accorgertene perchì eri ancora un gesuita. Quando, cinque anni dopo, sei tornato, Camille, che non ti aveva dimenticato, era tutta rossa ed agitata e questa volta te ne accorgesti perchè avevi abbandonato l'abito religioso. Non poteva accadere cosa più bella! Ed il Maestro se ne avvide e sarebbe stato felice, se avesse potuto vedere la vostra felicità di questi anni. Noi tutti non abbiamo fatto fatica ad aiutarvi per mantenere nascosta la tua vera identità, pare siate nati per stare insieme, siete generosi ed infaticabili ed assieme stiamo costruendo qualcosa che non so bene come identificare ma è fuori dal comune, questo nostro modo di vivere tutti assieme, come fossimo una grande ed unica famiglia. Ognuno di noi - proseguì guardando in viso ogni commensale - lavora e dà il meglio di sè, ognuno di noi ne gode i frutti in parti uguali grazie alla tua generosità che, dobbiamo riconoscere, non è inferiore a quella del Maestro. Invero, nulla ti avrebbe proibito di spadroneggiare nella casa, visto che il testamento era chiaro ed affidava a te tutto il patrimonio. Non credere che dimentichiamo questo particolare, per nulla insignificante. Quindi, non sei tu che ci devi ringraziare, ma noi ti dobbiamo tutto quello che abbiamo ed il minimo che possiamo fare è ricambiare con la nostra disponibilità ed amicizia totali."
Si fece silenzio commosso nella grande cucina, mentre tutti guardavano con sguardo fiducioso il giovane.
"Non ho più parole, amica mia, la voce mi si strozza in gola. Grazie per ciò che hai detto. Sono cinque anni che viviamo tutti sotto lo stesso tetto, ma doveva accadere l'evento misterioso e miracoloso della nascita di questi gemelli per farci dire quanto siamo uniti. Vi sono grato per l'amicizia che mi avete sempre dimostrato."
"Michel, l'amicizia e la lealtà non si danno a chiunque, ma abbiamo riconosciuto subito che non sarebbe andata persa con voi, senza parlare di Camille che noi tutti conosciamo sin da quando era in fasce. Contate, dunque, su tutti noi. Se ci sarà bisogno di cambiare qualcosa nelle nostre abitudini, non occorrerà fare altro che parlare tra noi e troveremo le soluzioni giuste."
"Grazie, Hugues, siete un vero amico, anzi un padre, per me. E voi tutti, ancora grazie. Ma godiamoci ancora questo buon pranzo; sento che hai usato le nostre erbe, Rosalbe!"

..... continua ...........

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