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Sunday, June 29, 2008

Vi ho raccontato che ho visto quel bellissimo balletto del Dreamcatcher.
Ebbene: non riuscivo ad ultimare il racconto "Il canto del Bisonte Bianco", da un mese e mezzo non riuscivo a trovare il modo per completarlo e non sapevo come collegare le varie notizie con i sogni della protagonista. Forse il balletto mi ha trovolto e mi ha aperto il cuore; fatto sta che ieri pomeriggio, improvvisamente, la fine del racconto è arrivata da sola, nel rileggere le fonti citate nella bibliografia; i nomi dei personaggi hanno avuto la loro motivazione, l'intreccio è diventato improvvisamente chiaro ed anche la conclusione.
Ora sto leggendo la bozza ultimata: ad un certo punto, c'è una frase: "La danza ti dirà i loro nomi, la danza ti parlerà della loro vita passata e della loro nuova vita ...."
Così è avvenuto ....
Leggete, gente, leggete.

Saturday, June 28, 2008

Carissimi amici, se mi leggete, avete ancora il tempo di prenotare un biglietto per andare al Teatro Regio a vedere il balletto del Dreamcatcher di un coreografo del Cirque du Soleil.
E' bellissimo, tecnologico e acrobatico ma da brivido se si guarda con il cuore.
Anche la musica di intrattenimento prima dello spettacolo, se gli altri spettatori ve la lascia ascoltare, fa entrare nell'atmosfera del balletto pur non avendo niente a che fare con le coreografie che vedrete; infatti, ha a che fare con la "leggenda" del dreamcatcher, l'acchiappasogni, amuleto che gli indiani d'America appendono sulle culle dei bambini per scacciare gli incubi e catturare i sogni buoni.
Questo spettacolo mi aveva attirato già nel programma, appena l'ho saputo, per il fatto che il coreografo fosse del Cirque du Soleil: ho visto altri balletti di questo splendido gruppo (non dal vivo, però) nato come circo di soli acrobati ballerini, senza animali ma diventato molto di più. La plasticità degli artisti, la fisicità e le acrobazie effettuate senza alcuno sforzo apparente, si unisce alla tecnologia della scenografia e, nonostante io non ami per niente i balletti, non ho potuto esimermi dal vederlo (come alcuni anni fa vidi il balletto di Bolle: certe cose non bisogna perdersele!).
Il Teatro Regio, come tutti i teatri, mi dà ansia ed ammetto che se non fosse stata la mia folle curiosità per questo spettacolo, nulla al mondo mi avrebbe fatto entrare là. Ho sempre paura che le poltrone siano scomode, che il mio collo e la mia schiena debbano fare troppi sforzi per guardare la scena, che ci sia troppo caldo e mi assalga un attacco di panico.
Invece, sorpresa nelle sorprese, il Teatro Regio è ben rinfrescato, le poltrone in platea (ho provato varie volte il palco ma se sei con persone poco generose te ne stai in piedi tutta la serata e sei pure di traverso) sono comode e puoi distendere comodamente le gambe senza rischiare di rimanere anchilosato.
Insomma, una serie di fortunate situazioni, mi ha lasciato godere appieno di questo spettacolo che suggerisco di vedere a tutti: le implicazioni delle sensazioni sono assolutamente personali ed ognuno può trarre gli insegnamenti che vuole. Anche solo vedere dei bei ballerini non guasta!
E la musica di intrattenimento prima dell'apertura del "sipario" è la stessa musica degli indiani d'America che io ascolto per avere la concentrazione per il mio racconto "Il Canto del Bisonte Bianco - The White Buffalo's Song".
Nel frattempo, leggete, amici, leggete poichè la lettura apre talmente tanto la mente da ottenere la capacità di vedere ed udire ciò che altri occhi ed orecchi non vedono e non odono.

Sunday, June 22, 2008

E' da un po' di tempo che non riesco ad avere il tempo e la concentrazione per proseguire "Il canto del Bisonte Bianco".
In realtà, poichè non voglio sbagliare nella descrizione dei fatti e dei luoghi, possibilmente, dal momento che non ho mai visitato gli stati indiani, mi occorre del tempo anche per documentarmi e leggere. Ho trovato dei testi interessanti che mi sono già serviti ma non trovo molto sulla Ghost Dance e di Cavallo Pazzo non esistono fotografie per cui devo immaginare sulla base di quello che trovo scritto (per fortuna c'è un libro bellissimo che mi aiuta tantissimo. Lo troverete nella bibliografia).
Il mio pensiero, nello scrivere, infatti è questo: nonostante io scriva dei racconti che non vogliono essere (non possono esserlo) dei saggi e delle cronache (per questo esistono gli storici), non voglio usare termini inappropriati e descrizioni fuori dal contesto storico del momento. Non trovo giusto inventare e storpiare ciò che è realmente accaduto e per questo motivo mi occorrono delle fonti di informazione ..... Già, le fonti.
Sono proprio le fonti quelle che permettono, in un racconto, di elaborare una trama che potrebbe essere reale ....
Ad esempio: L'Archiatra mi ha richiesto molte letture. Come avete trovato nel primo volume, anche nel secondo troverete un'ampia bibliografia e così nel terzo. Le fonti sono essenziali per non mistificare, non modificare ciò che altri hanno scoperto.
L'errore di Dan Brown così come dell'autrice del Vangelo della Maddalena (se errore si può definire) è di non riconoscere l'altrui fatica, oltre a voler far sembrare vero ciò che non è.
Dan Brown finisce il film (il libro non l'ho letto) con una improbabile erede di Gesù che scherza sul miracolo della camminata sulle acque; l'autrice del Vangelo della Maddalena arriva a dire addirittura di essere una pronipote della Maddalena stessa (come altri abitanti della Louisiana).
E, cosa essenziale, nonostante dica di essere una storica, non cita alcuna fonte, non vi è nessuna bibliografia, portando come scusante il fatto che le fonti devono rimanere anonime.
Poichè le teorie del suo libro non sono nuove ma anzi sono trite e ritrite ormai, non si capisce perchè debba nascondere le fonti. Ormai conosciamo tutti il Priorato di Sion (non si sa se esiste o meno, però!), conosciamo i dipinti di Poussin, i dipinti di Leonardo che tutti ormai sanno che era un giovannita. Nessuna delle sue "notizie" è nuova di zecca, anzi. Inoltre, è proprio strano che avvalori l'eredità di Pietro come erede del messaggio e che faccia dire a Maddalena quello che dice su di lui .....
Io, comunque, rimango del parere che ognuno di noi deve farsi una propria opinione leggendo questi testi: leggere i romanzi o racconti o thriller va benissimo, specialmente quando questi vogliono aprire le menti con esercizi di memoria e comprensione. Ma è altrettanto essenziale, per chi voglia approfondire gli argomenti, conoscere le fonti da cui sono state tratte alcune supposizioni in modo che si possano confrontare fra loro più testi.
Per questo vi rinnovo sempre l'invito: leggete, amici, leggete. Non vi stancate e non limitate le vostre letture alle recensioni sui giornali poichè da leggere c'è molto di più.
A presto.

Sunday, June 15, 2008

Amanti del thriller con qualcosa di più, vi consiglio di leggere Il vangelo di Maria Maddalena di Kathleen McGowan.
L'ho letto, tempo permettendo, in una settimana ma si può leggere molto più velocemente.
E' interessante; è un thriller, quindi ha un po' di "giallesco" e la protagonista, a mio parere, a volte cade in alcune ingenuità mentre tutto ruota attorno a lei in modo abbastanza comprensibile.
Ha come base le notizie riportate da Il sacro Graal, che è servito molto anche a me nella stesura de L'Archiatra (specialmemente nei volumi II e III presto disponibile!).
Ha di positivo senza dubbio la visione di Maddalena e di Giuda; non condivido la difesa di Pietro che appare, comunque, come l'erede del messaggio, cosa che io non penso assolutamente. Non vi è nei vangeli originali la frase che, invece, la protagonista riporta come certa (Pietro come base della cristianità e quindi del messaggio ...).
Inoltre, è molto chiara la posizione della scrittrice come vaticanista: c'è una descrizione dei gesuiti come ordine religioso di studiosi; dimentica di dire che è l'unico ordine che giura obbedienza al Papa. Inoltre, l'ultimo personaggio che incontra, un alto prelato, formula una frase che chiaramente vuole mettere in luce positiva la gerarchia vaticana.
La descrizione che fa del luogo dove si trovava il sepolcro dipinto da Poussin non corrisponde alla verità; comunque, io non lo ricordo così. Infatti, il sepolcro si trovava ai lati di una stretta stradina (che porta a Rennes-le-Chateau) e non era addossato ad alcuna parete rocciosa. Le rocce che si vedono, infatti, nei dipinti di Poussin e paiono dietro al sepolcro, sono, in realtà, in lontananza poichè fanno parte del panorama che ha permesso, comunque, di riconoscere il luogo.
Leggere, in tutti i modi, questo libro è un bel passatempo, nonostante, volendo approfondire gli argomenti toccati, si noti un po' di mistificazione e questo non fa bene a chi voglia studiare le varie ipotesi seriamente. Per questo motivo, alla fine del terzo volume de L'Archiatra troverete un capitolo che si intitola: Bando alle mistificazioni. In questo capitolo, troverete tutto quello che è realtà, personaggi e scritti e tutto quello che invece ho inventato nel racconto.
A presto e .... leggete, amici, leggete.

Saturday, June 07, 2008

Carissimi amici,
sbocconcellate un dolcetto mentre leggete L'Archiatra, secondo volume: infatti, siccome spesso i protagonisti si ritrovano davanti ad un tavolo imbandito, mi è stato detto che la lettura di questa parte del romanzo fa venire fame.
Raccontatemi le vostre emozioni e le vostre sensazioni e lasciatevi prendere dalla fame della lettura.
Oggi mi devo accontentare di scrivervi solo queste poche righe.
A presto e .... leggete, amici, leggete.