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Friday, July 27, 2012

STAGNAZIONE DI UN PAESE PALUDOSO

Leggo articoli molto interessanti che mi mostrano come in altri paesi europei ci sia veramente la volontà di cambiare direzione proponendosi nuovi obbiettivi; ad esempio su "Io donna" di questa settimana si parla di un distretto di Stoccolma, Hammarbysjostad, che "ha un metabolismo circolare, come una foresta". Nelle abitazione c'è una sorta di posta pneumatica che fa arrivare là dove deve andare ogni tipo di rifiuto e tutto ciò che viene prodotto, persino il calore umano, viene utilizzato per creare energia. Leggete l'articolo, molto interessante.
Esempi di come le persone possano cambiare lo stile di vita del proprio paese ci sono anche qui in Italia, come leggo per esempio su "Sette" del Corriere della Sera del 22 giugno di quest'anno, dove leggo di un gruppo di mamme che hanno dato vita ad una associazione, "Eccemamma", che dialoga direttamente con l'amministrazione del comune di Cernusco sul Naviglio per quanto riguarda l'arredo dei parchi ed anche sulle varie situazioni che le famiglie incontrano, tanto da farne diventare quasi una lobby. L'esempio lo hanno preso da altri paesi come in America, dove il sito Momocrats dialoga direttamente con la first lady o il movimento Cofemom.com o delle Soccer moms.
Poi mi guardo attorno nel piccolo paese di Praticello di Gattatico e mi rendo conto di quanto sia paludoso.
L'associazione che cura i gatti delle colonie non riesce a farsi ascoltare nonostante ci siano leggi Italiane, Europee e Regionali che obbligherebbero il comune di farsi carico degli animali del territorio; era nato un piccolo gruppo di volontari che l'anno passato ha pulito i parchi del paese (che per essere piccolo ne ha tanti, ben 7) e che è finito nel nulla nonostante avessi sollecitato più volte un intervento dell'assessore all'ambiente per parlare della situazione del verde in una serata aperta alla cittadinanza; avevo proposto al Sindaco di indire una specie di gara fra gli abitanti circostanti i vari parchi per definire il parco meglio curato e a cui far dono di un arredo, di una panchina, di un albero in più. L'area per lo sgambamento dei cani è lasciata alla "cura" volontaria delle associazioni sportive che curano i campi da calcio e che si rimpallano le responsabilità e lasciano che l'erba cresca perché non vogliono rischiare di calpestare qualche cacca lasciata da qualche proprietario pure lui irresponsabile.
Le recinzioni di legno costosissime che circondano un parco attraversato da un canale vengono lasciate a loro stesse, senza alcun controllo così da permettere ai soliti vandali di farne scempio: pali pesantissimi vengono sradicati, spezzati, lasciati all'incuria più totale. Senza parlare delle panchine a cui vengono strappate, non si sa con quali mezzi viste le grosse viti con cui sono fissate, le assi di legno dello schienale e della seduta.
I cassonetti vengono scaravoltati dai soliti ignoti e spesso ai loro piedi ci sono rifiuti di ogni sorta, rifiuti che andrebbero nell'isola ecologia e che l'ENIA verrebbe a raccogliere se solo fosse richiesto per via telefonica.
La qualità della vita, pare che questa amministrazione se ne voglia dimenticare, è fatta di tante piccole e grandi cose: le grandi cose sarebbero di responsabilità del governo e cioè il benessere delle persone che dovrebbe passare da uno stipendio sicuro per tutti, la sanità per tutti, i trasporti per tutti, l'istruzione e la cultura per tutti, mentre assistiamo ogni giorno alla distruzione dei posti letto, dei mezzi di trasporto che uniscono paesi con le città, scuole e asili che vengono accorpati o concellati. Ma le piccole cose sono di responsabilità dei comuni: la pulizia delle strade e dei parchi, l'educazione civica che dovrebbe partire da chi ha posti di "potere" e che dovrebbe assicurarsi che il bene pubblico venga difeso e mantenuto salubre; l'educazione alla cultura facendo eventi culturali che non siano sempre e solo di gnocco fritto  e birra; apertura alle idee altrui sia che vengano da un concittadino che si conosce da una vita o da un "immigrato" che viene da fuori.
Le nuove idee dovrebbero portare aria nuova, aria pulita.
Se le situazioni non cambiano nei piccoli paesi, figuriamoci se riusciamo a farle cambiare in questo nostro stivale vecchio ed abbacchiato.
Non ci dobbiamo poi stupire se il "fracking" passa sotto silenzio.
Non sapete cos'è il "fracking"?  Cerco di spiegarlo in poche sintetiche parole.
E' ciò che è stato fatto in Emilia nei giorni precedenti i terremoti.
Il 17 febbraio 2012 i Ministri dell'Ambiente Corrado Clini e dei Beni Culturali  Lorenzo Ornaghi (proprio quelli che dovrebbero tutelare i nostri beni pubblici e l'ambiente!) hanno decretato la compatibilità ambientale e la conseguente autorizzazione di opere di indagine geologica (trivellazioni con uso di cariche esplosive e pompaggio di acqua ad alta pressione) per verificare la possibilità di realizzare un gigantesco deposito di gas metano nel sottosuolo dei comuni di San Felice sul Panaro, Finale Emilia, Camposanto, Medolla, Mirandola e Crevalcore, nonostante il parere contrario della Regione per ragioni di sicurezza da rischio sismico. Questa tecnica di indagine si chiama "fracking" e consiste appunto nell'iniettare acqua ad altissima pressione per frantumare la roccia, allargare la frattura e penetrare in profondità. Negli USA lo stato dell'Ohio ha regolamentato questa pratica che avrebbe causato in zona una dozzina di terremoti.
In televisione sono passati continuamente messaggi per dire che non è vero che ci sono state trivellazioni, ma ho conosciuto personalmente, mentre ero in ospedale, un vigile del fuoco che lavora tutt'ora nelle zone terremotate: la notte tra il 19 ed il 20 maggio si è udita un'esplosione, poi c'è stato un incendio e poi il terremoto. Nella zona (non ricordo se Finale Emilia o Crevalcore) fino alla notte c'erano uomini e mezzi per la trivellazione; dopo la scossa delle 4 sono spariti tutti, mezzi e uomini, lasciando un paese devastato.
Guarda caso, il 17 maggio Monti aveva fatto passare una legge che non prevede rimborsi per terremoti inferiori al 7° grado e quindi i terremoti sono stati definiti, nonostante i sismografi europei registrassero tale grado, di 5,9°.
Ecco, questa è la stagnazione di un paese paludoso: dalle  amministrazioni dei piccoli centri fino all'amministrazione statale abbiamo persone che non sono in grado di "vedere" le vere necessità, non sono in grado o non vogliono farlo di programmare a lunga scadenza una migliore gestione della vita degli individui. Ci sono giochi di potere, ci sono poteri, ci sono uomini che non guardano alla vera opportunità di poter migliorare la vita di tutti.
Uomini come Passera che prima hanno scorporato le Poste Italiane per farle diventare una spa che si occupa di tutto, assicurazioni, sportelli bancari senza curarsi delle grandi file per poter spedire una lettera; che hanno scorporato e distrutto una grande banca come la Banca Commerciale per farla diventare una sorta di cambio e scambio con piccole banche che sarebbero andate in fallimento e che ora si diverte a scorporare e distruggere ciò che in 150 anni si era costruito faticosamente; uomini come Monti che rischiamo di vedere (poiché è senatore) come candidato alla Presidenza della Repubblica che di tecnico non ha nulla ma è asservito alle grandi lobby; donne come Fornero che piangono lacrime di coccodrillo mentre sua figlia sta ben salda in un posto trovato da mammà mentre gli altri figli di altre mamme devono "accontentarsi" del lavoro, se lo trovano, qualunque lavoro sia; Fornero che fa finta di non conoscere i numeri degli esodati sebbene sia stata proprio lei a fare, per prima,  i contratti per gli esodati di Banca Intesa.
Ora nella revisione di spesa dello stato hanno pure aumentato le tasse per gli studenti fuori corso, quelli che evidentemente sono, molto spesso, studenti lavoratori, studenti che durante l'università si mantengono facendo lavoretti di qua e di là e non riuscendo, così, a laurearsi in tre anni. 
Ecco, questo è quello che chiamo stagnazione di un paese paludoso, un paese incapace di guardare negli occhi i propri cittadini e di leggerne le difficoltà. 
Saremo capaci di uscire dalla palude della tristezza della nostra "Storia Infinita"?
Siamo una Repubblica che solamente da 150 anni ha cercato di essere unita; altri paesi, come gli Stati Uniti, la Francia, l'Inghilterra, hanno avuto rivoluzioni in cui i popoli hanno partecipato attivamente al ripristino di una qualche misura di democrazia. La Germania, abbacchiata da due guerre da cui è uscita sempre perdente, uscita da una riunificazione difficile per cui ha avuto bisogno del sostegno dell'Europa, ora fa la voce pesante e dura dimenticando ciò che l'Europa ha fatto per lei e non cede di un passo in difesa dei propri cittadini.
L'Italia non ha mai avuto una rivoluzione popolare: quando Garibaldi, 150 anni fa, ha lottato per l'Italia unita, i siciliani hanno ammazzato i garibaldini che erano sbarcati, perché non era la loro rivoluzione; il 25 aprile 1945 tutti hanno festeggiato la ritrovata libertà ma la maggioranza degli italiani si è limitata a rivoltare la giacchetta.
I nostri politici non sono passati attraverso certe prove di fuoco, il Terrore francese, la rivoluzione inglese, la divisione e la distruzione tedesca, la rivoluzione russa; non sanno quanto il popolo potrebbe fare perché gli Italiani, in fondo, guardano solo il proprio orticello. Se quello è verde, poco importa se poco lontano ci sono gli scarti di amianto.

Tiriamo su la testa e cominciamo a denunciare i comportamenti paludosi: solo così possiamo sperare di cambiare e di bonificare una volta per tutte la palude.

Monday, July 09, 2012

DIRITTO ALLA SANITA' PUBBLICA

Il governo Monti vuole cancellare ciò che con fatica ed in tanti anni è stato costruito nelle nostre regioni per quanto riguarda la sanità. Non voler cogliere ciò che è differenza, ciò che è eccellenza rispetto a ciò che è costo ed eccesso, significa non voler fare le cose per bene ma solamente dare dei tagli ai diritti dei cittadini senza riparare ciò che deve essere riparato.
Voglio parlare di quella sanità che è fatta di eccellenza, di uomini e donne che lavorano con coscienza, senza dare l'impressione di fare grandi cose ma che fanno del loro lavoro una grande risorsa per chi deve sottoporsi al loro intervento.
Voglio parlare di un "piccolo" ospedale che si trova in Emilia Romagna, esattamente a Montecchio in provincia di Reggio Emilia che potrebbe correre il rischio di essere cancellato a causa di calcoli di un governo che, come purtroppo abbiamo avuto modo di constatare,  i calcoli non li sa fare molto bene.
E' un "piccolo" ospedale, se vogliamo catalogarlo così: non ha le dimensioni dell'Ospedale Maggiore di Parma (che ha chiuso già alcuni reparti, mi dicono), nè di quello di Reggio Emilia, ma serve tutto il comprensorio del territorio della Val d'Enza e molto di più, dal momento che vengono a farsi operare qui persone che arrivano dopo aver fatto 9.000 km. in cerca di una soluzione per la loro salute, persone che arrivano dal nostro Meridione e dalle altre province emiliane, come Modena, ad esempio. L'ospedale Franchini ha una lunga tradizione di accoglienza ed intervento, da qualche anno la sua parte vecchia è stata ristrutturata mentre la parte nuova accoglie anche le strutture del CUP e del SAUB. Tutto il pianterreno ha questi uffici aperti al pubblico e gli ambulatori per i prelievi.
Il personale degli uffici è gentile e ben disposto verso il pubblico.
Ma l'eccellenza è proprio nel comparto medico, in quegli infermieri ed in quei dottori che effettuano i prelievi, le cure, gli interventi.
Ho avuto modo di constatare le capacità di chirurgia già l'anno passato, quando mia madre ha avuto bisogno di un intervento delicato ed essendo sotto il mio medico curante ho scelto di farla operare a Montecchio.
Cinque, sei anni fa anche mia figlia ha avuto bisogno di un piccolo intervento in laparoscopia ed avevamo avuto modo di constatare la gentilezza del personale e dei medici.
La settimana scorsa, il 3, dopo un mese di attesa (essendo il mio un intervento programmato ma non urgente), in laparoscopia ho subito l'intervento per la colicistectomia, un intervento delicato che mi dava alcune preoccupazioni; il mio fisico ancora per fortuna non era in urgenza, ma l'intervento mi ricordava quello subito da uno dei miei cognati, 35 anni fa, a Parma ...
Dopo aver effettuato tutte le analisi e le visite dal chirurgo e dall'anestesista, sono entrata in ospedale il giorno stesso dell'intervento. Appena arrivata, quindi, sono stata messa in camera in attesa; camere luminose, belle, a tre letti al massimo, con annesso il bagno.
A piedi, a braccetto di un'infermiera, mi sono avviata nel comparto operatorio: il personale della sala operatoria è sereno, dà una tranquillità che permette di avvicendarsi nel disbrigo delle varie fasi con leggerezza. Appena ricevuta la pre-anestesia, sono stata portata in sala operatoria che non ricordo né fredda, né in confusione; ricordo che le due persone che mi erano accanto parlavano di alcune considerazioni scritte sulla mia cartella e ricordo solo di aver pensato che la bella lampada, con tante lampadine colorate che mi sovrastava l'avrei messa volentieri a casa ...
Mi hanno chiamato più volte per svegliarmi perché io, come nelle altre due operazioni della mia vita, ho sentito tantissimo l'anestesia. Non ricordo altro dolore, nonostante i quattro buchi nella pancia, se non quello del mal di schiena, tremendo.
Rientrata in camera, ho ricevuto tutte le cure, cambio di flebo, di antidolorifici, punture, da un personale gentile, veloce, sereno, sorridente e ... capace.
Quando non ritengono opportuno, non lasciano nessuno per la notte, che per me è sempre il momento peggiore perché sapevo che non avrei dormito. Così è stato, ma l'infermiera di notte è stata presente sin dalla prima mia chiamata alle 1 e 30: ogni ora l'ho chiamata fino alle cinque per bisogni effettivi poiché avevo un telecomando che, per cambiare posizione al letto, potevo comandare da sola.
Al mattino, come desideravo, sono stata aiutata ad alzarmi, mi sono potuta recare con i miei piedi  a lavarmi un po' in bagno; poi sono arrivati i dottori che con pazienza mi hanno spiegato l'intervento, dicendo che se le analisi fossero andate bene mi avrebbero tolto il drenaggio e dimesso.
Le analisi, dal prelievo fattomi, hanno dato esito positivo e quindi sono passati a togliermi il drenaggio ed è stato preparato il foglio per le dimissioni. Mi è stato consegnato un foglio con descritto l'intervento, un altro con il primo piano terapeutico ed un altro ancora con la dieta da seguire per una vita quasi normale anche senza la cistifellea. Mi sono stupita nel constatare  che avrei potuto mangiare cose che ormai da più di un anno non mangiavo più!!
Il 4, quindi, sono stata dimessa con già la prenotazione per il controllo che doveva aver luogo oggi.
Ho iniziato subito le terapie, dopo aver fatto vedere l'intervento al mio medico curante che ha potuto constatare che il drenaggio e le ferite andavano bene.
Alle 12 di oggi mi sono presentata al controllo: mi sono state cambiate le medicazioni, mi è stato dato un foglio con le terapie per togliere i disturbi che per due mesi ancora sentirò; il dottore, lo stesso che ha effettuato l'intervento, gentilmente ha controllato a computer la cartella per dare tutte le risposte alle domande che gli ho posto. Pacatamente, senza fretta nonostante la lunga fila di pazienti dopo di me in attesa,  ha spiegato il perché dei miei dolori e mi ha detto di prendere gli antidolorifici se necessari per poter dormire; con serenità, senza atteggiamenti da superman, trattando le persone da pari a pari, continuando a spiegare il motivo dei dolori e gli effetti delle cure che mi stava prescrivendo, ha digitato sul computer tutto il resoconto della visita, ha predisposto la prossima visita di controllo, ha compilato la richiesta per un medicinale mutuabile, ha scritto gli altri medicinali (non mutuabili) e con un bellissimo sorriso, dopo aver sentito tutte le mie paturnie con un altrettanto bel sorriso, ci siamo salutati e dati l'arrivederci alla prossima ...
Ecco, quando si conoscono persone così, che hanno la capacità operativa con la capacità di comprendere le paturnie e gli stress dei pazienti, la gentilezza della risposta, la serenità e la cordialità, è bello poter dire loro: grazie!
E così, alla fine di questa mia cronaca di un nuovo inizio di vita senza un pezzettino di me (la cistifellea), ringrazio il Dottor Orazio Delmonte, il chirurgo che mi ha fatto la visita pre-operatoria e, soprattutto,  il Dottor GIUSEPPE IMONDI che mi ha operata; ringrazio tutto il personale della Chirurgia dell'Ospedale Franchini di Montecchio ed auguro a loro un buon lavoro.
Cancellare queste eccellenze sarebbe un vero disastro per il nostro paese che di eccellenze ha troppo bisogno.