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Wednesday, February 24, 2016

EQUILIBRI SUL FILO DEL RASOIO

Siamo in equilibrio precario.
In tutto il mondo.
E dopo settanta cinque anni di pace (in Europa) ci sono venti di guerra: atomica, tra le due potenze maggiori; tra fazioni religiose; guerre di occupazione. poiché si stanno sta spartendo la Libia sulla carta e il nostro governo parla di mandare truppe di terra. Presumo stia pensando di rimettere la leva obbligatoria poiché i  militari volontari sono già dislocati in varie aree.
Dopo l'olocausto degli ebrei, è stato creato, sulla carta, lo stato di Israele nel 1948, senza calcolare minimamente lo stato di Palestina, lì da millenni, abitato da una popolazione incapace, evidentemente, di creare e proliferare in modo "adeguato". Una popolazione nomade, si sa, è difficile da controllare e difficile da governare, ma facile preda delle popolazioni più stanziali.
I paesi arabi, confinanti, ricchi di petrolio avrebbero potuto aiutare lo stato di Palestina a farsi portavoce dei diritti dei propri cittadini. Ma evidentemente le scelte sono state differenti.
E così, dopo settanta cinque anni, ancora siamo qui a parlare della "questione Palestinese" come se questa questione non riguardasse anche e soprattutto Israele con cui lo stato di Palestina dovrebbe convivere.
Ed ecco che dobbiamo vedere bimbi utilizzati come kamikaze da chi si arroga il diritto di fare da portavoce dei diritti dei Palestinesi e bimbi innocenti ammazzati dalle forze militari Israeliane che, solo perché hanno il via libera per contrastare il terrorismo, terrorizzano ed ammazzano vite innocenti.
La cosa che alla fine non mi so spiegare è semplice: gli ebrei, popolo senza terra e senza nazione, in settanta cinque anni sono diventati potenti e tutti i paesi si spacciano per amici degli ebrei per paura di sembrare anti-semiti. Si sono arricchiti come e forse più di quanto non fossero ricchi sparpagliati per il mondo antico, come nel 1500 ed anche prima quando potevano persino permettersi di fare "prestiti" ai re. Ogni anno si celebra la giornata dell'Olocausto per ricordare le vittime uccise dal nazismo. Situazione in cui, un popolo vittima, è diventato dominatore e ago della bilancia in molte questioni politiche.
Ma è un caso strano poiché spesso i popoli vittime di ingiustizia e genocedio, vedi i pellerossa d'America, sono rimasti tali; o i curdi, vittime di altro genocidio perpetrato dalla Turchia che, per carità, non vuole sentirlo nemmeno nominare.
Poi abbiamo altri casi, come nella vecchia Europa, ancora più strani: abbiamo un popolo che ha messo in ginocchio l'Europa ed ha portato sul baratro il mondo intero in una guerra mondiale, perpetrando tali crimini verso l'umanità da essere processato e spaccato a metà. Gli era stato proibito di avere armi ed esercito, era stato sconfitto; doveva essere tenuto in ginocchio perché pericoloso a causa del fanatismo a cui va incontro troppo facilmente. Eppure, ai giorni nostri riesce a tenere in pugno l'intera Europa, permettendosi di dettare regole a suo piacimento e di usare i soldi dell'Unione Europea come se fossero i suoi; si permette di erigere barricate, muri o fili spinati, chiamateli come volete, pur di difendere i propri confini. Questo è la Germania, che gira per l'Europa ed il parlamento Europeo come se fosse la padrona dell'Europa e lo è diventata, non con le armi, ma con il denaro. E non dimentichiamo che il suo alleato più pericoloso di settanta cinque anni fa, il Giappone, in Oriente fa lo stesso. Dove è caduta la bomba atomica hanno costruite centrali atomiche che, dopo il terremoto, stanno impestando l'aria e gli oceani ma, per carità, non diciamolo troppo forte.
Senza parlare, poi, del nemico numero uno dell'Occidente fino a pochi anni fa che ora viene coccolato e chiamato per invadere, a colpi di denaro, il mondo: la Cina, che durante gli anni di Mao era così temuta ed ora, pur non essendo cresciuta eticamente, pur avendo leggi che vietano il secondo figlio, pur sapendo che mangiano ogni cosa che respira, persino i propri figli indesiderati, viene chiamata in causa per trasferire la sua potenza in Europa. Senza chiedersi mai come facciano ad aprire ristoranti e negozi da un giorno all'altro, senza controlli sanitari, senza mutui; senza chiedersi mai come mai di funerali cinesi non ce ne siano mai.
Ora, lo so, potrei essere tacciata di leghismo o di razzismo.
No, no, non pensate di sbrigarvela così facilmente.
Voglio delle risposte, altisonanti.
Voglio sapere perché non si trattano le questioni politiche con la stessa moneta e lo stesso peso.
Voglio sapere perché ci dobbiamo inchinare verso popoli che, personalmente, non stimo affatto a causa della loro storia.
E non parlo solo dei cinesi: parlo dei turchi, che non voglio in Europa (anche perché geograficamente è un 'assurdità); parlo degli americani, che usano le nostre basi per mandare i droni ad ammazzare senza nemmeno doversi andare a fare un esame di coscienza; parlo dei tedeschi, che da un giorno all'altro potrebbero prendere decisioni per l'Europa dando un calcio a Francia, Italia, Spagna, Grecia. L'Inghilterra è un'isola, fortunati loro ed ha il coraggio, come ha sempre avuto, di prendere posizioni differenti. Si salverà.
Ecco: voglio delle risposte anche a quest'altra domanda: quando celebreremo l'olocausto degli Indiani d'America, dei Curdi e dei Palestinesi?


Friday, February 19, 2016

TEMPO

Il tempo .. Il tempo passa e a volte non ce ne accorgiamo. Il tempo a volte ci manca. Il tempo a volte ci tradisce.
Inesorabilmente, passa senza che ce ne accorgiamo e ci sono degli eventi, nella nostra vita, in cui il tempo si congela.
Gli eventi luttuosi, quelli, fanno congelare il tempo; ci guardiamo indietro e ci viene da dire: è già passato del tempo.
Quatto anni fa, esattamente il 19 febbraio 2012, è stata l'ultima volta che ho visto mia madre viva.
Ero andata a trovarla nella casa di riposo dove era stata portata dopo il ricovero in ospedale; nella casa di riposo precedente non l'avevano curata bene ed era stata ricoverata con troppi guai. In due mesi, non si era alimentata, aveva rifiutato il fatto di essere in casa di riposo e si era chiusa nel suo mondo; calcoli alla cistifellea, infezioni alle vie urinarie e genitali, dopo l'intervento mutilante che aveva subito a causa del cancro; insufficienza renale. Arrivata nella nuova casa di riposo, con il sondino, aveva trovato un po' di pace. Io ero andata a trovarla, domenica mattina. Aveva nevicato tanto, noi non abbiamo macchine con gomme da neve e non c'era parcheggio libero. Mia sorella era là tutti i pomeriggi, essendo vicino a casa sua. Non so se con lei parlava. Mia madre si era chiusa definitivamente in se stessa. Quando sono arrivata, era a letto, con il sondino per l'alimentazione forzata; occhi chiusi, non rispondeva alle mie domande dette sottovoce. Siamo rimasti mezz'ora così, senza avere nemmeno il piacere di vedere i suoi occhi chiari, celesti come il cielo primaverile. Non volevo disturbarla, pensando che fosse meglio che dormisse, durante l'alimentazione in attesa di essere alzata, forse, un po' durante la giornata.
Così l'ho salutata con un bacio lieve e me ne sono andata pensando di poter tornare in un momento migliore, per portarla a fare un giro sulla sedia a rotelle.
Ma due giorni dopo ha deciso di andarsene, senza un saluto, senza un sorriso, senza uno sguardo.
Mamma ti voglio bene. E sarà così per sempre.

Saturday, February 13, 2016

Amicizia ed amore

Ho veramente pochi amici. Tanti, forse, virtuali; ma reali pochi. Un po' perché negli anni si lasciano pezzi di sé e non sempre i pezzi si ritrovano; un po' perché se non chiami tu pochi o nessuno ti chiama e quindi, con gli anni, si finisce che, si scelga oppure no,   qualcuno venga lasciato indietro. Quando non c'è condivisione, a mio parere, è inutile insistere.
E poi ci sono invece quelli che non hai mai perso e non ti hanno mai perso; a volte capita anche di essere ritrovati da chi si era perso.
A pochi, nella mia vita, ho concesso, a dir la verità, di potersi classificare miei amici.
Quando avevo quattordici anni ero amica di tutti pensando che tutti fossero miei amici.
A venti avevo già scelto chi dovesse continuare il cammino con me.
A trent'anni le amicizie erano cambiate ed erano conoscenze.
A quaranta le conoscenze sono cambiate.
A cinquanta qualcuno poteva annoverarmi come amica.
A sessanta nessuno può annoverarmi come amica ed io non ho amici, ho solo conoscenti.
O meglio: con una persona sono amica e so che lei è mia amica. Badate: sto parlando di persona. Non sto parlando del sesso di quella persona.
Ora quella persona, in quarant'anni, non mi ha mai lasciata ed io non ho mai lasciato lei.
Le nostre vite sono corse parallele, ogni tanto incrociandoci ma sempre come se ci fossimo visti il giorno prima. Ognuno libero di fare le proprie esperienze e la propria vita. Quando ci si incontrava, si parlava del più e del meno sapendo che le parole che contavano erano quelle fra le righe.
Sapendo che al momento ci fosse stato bisogno io sarei stata presente per lei e sapendo che lei sarebbe stata presente per me. Comunque andassero le cose. Ed ancora, non crediate che mi sia sbagliata, non ho detto il sesso della persona.
Spesso ho avuto vicino questa persona nei momenti bui, nei lutti, nei momenti difficili; ma lei non aveva bisogno di me o per lo meno pareva che non ne avesse.
Anche quando ha avuto un lutto, pareva non avesse bisogno di me.
 Le ho scritto un po' di tempo fa (ci scrivevamo quando eravamo giovani) ed io non ho avuto remore ad esprimere tutto il bene profondo che provo per questa persona perché a sessant'anni i sentimenti non fanno paura.
E adesso, che ha bisogno e me lo chiede, io ci sono.
Perché ricordatelo bene, a volte bisogna anche avere il coraggio di chiedere e di ammettere di avere bisogno, di un sorriso, di una risata, di un abbraccio, di una presenza.
Mi sono stupita nel constatare quanta confidenza, inaspettata, ci sia tra noi. E di quanto sia piacevole esserci al bisogno.
Mi stupisco di quanto io riesca ad essere fredda e decisa in certi momenti difficili. Credo che a vedermi dall'esterno uno potrebbe definirmi indifferente; invece sono assolutamente capace di trattenere la mia ansia, le mie paure, per risolvere i problemi. Nonostante, poi, mi ritrovi di notte a far fatica ad addormentarmi ripensando alla situazione.
Ma ho avuto a che fare con persone di famiglia e non, in ospedale, a casa, da accudire, da aiutare. Il risultato è che nulla mi spaventa se non a scoppio ritardato. Perché non si può certo essere di aiuto se la paura ci attanaglia e non ci fa reagire.
L'amicizia e l'amore mi fanno agire di conseguenza.
L'amicizia e l'amore sono le mie guide in ogni circostanza.
Soprattutto l'amore.

Sunday, February 07, 2016

Il desiderio di scrivere

Sono passati quattro anni, alla fine del mese saranno quattro anni, da quando è morta mia madre. Il dolore è talmente intenso, i pensieri sono talmente rivolti a lei, che mi sembra ieri .. eppure quattro anni sono andati.
In questi quattro anni ho iniziato due libri, due progetti: uno per raccontare la vita della nostra famiglia e l'altro per chiudere il cerchio dei racconti su Costanza, la protagonista de "Il Canto del Bisonte Bianco", "La Legge di Maat", "La Porta del Sole", "Io sono la Tigre". A differenza di tutti gli altri miei libri pubblicati, però, i due progetti, in quattro anni, non sono stati portati a termine.
Mi mancava lo stimolo, la voglia di raccontare, come se veramente le porte della mente si fossero chiuse, concentrate su un misto di dolore, senso di colpa, che ho provato dopo la morte di mia madre. Per scrivere, come per cantare, mi devo sentire bene. Sono riuscita solo a scrivere un raccontino per bambini, "Snapple - Lo gnomo del Parco" per partecipare ad un concorso, ma non riuscivo ad andare avanti con altro.
Lo so, certi scrittori, come certi poeti, hanno bisogno di dolore o depressione per scrivere.
Io no.
Come per cantare, ho bisogno di sentirmi in armonia con il mondo, con la mia anima, devo essere in pace per poter esprimere il meglio di me stessa.
Anche se mi sembra ieri, il momento del distacco da mia madre sta avvenendo; il primo cordone ombelicale lo stacchiamo, anzi ce lo staccano, da nostra madre quando nasciamo; il secondo cordone ombelicale viene staccato quando la madre ci lascia in questo piano materiale.
Ci vuole tempo per accettare questo distacco.
Forse non ho ancora accettato completamente il distacco, ci sto provando.
Ma certamente, quello che è il mio desiderio di scrivere si sta risvegliando.
Forse anche in ricordo di mia madre, che scriveva senza sosta le sue poesie ed i suoi racconti.
Il dolore si affievolisce al pensiero di lei mano nella mano con mio padre; si affievolisce le volte che la sogno (mi pare in pace poiché arriva raramente). Si affievolisce il senso di colpa, accettando il fatto che la vita ci riserva delle sorprese, sempre, e dobbiamo accettare anche il senso di colpa che entra a far parte della nostra vita. Oltretutto, senso di colpa che, lo so, non dovrebbe essere mio.
Comunque, la voglia di scrivere sta tornando.
Sono al lavoro, la mente si muove e questo è senz'altro un bene.
A presto aggiornamenti.