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Tuesday, February 27, 2024

Arrivano i barbari!

 La mia generazione, nata dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, ha potuto crescere pensando che certi avvenimenti nefasti non sarebbero più successi.

La mia famiglia ha sempre avuto il necessario: cibo e vestiario non sono mai mancati. Mio fratello maggiore, nato in piena guerra, ricorda i bombardamenti ma ne ha parlato solo una volta, incalzato da mie domanda. Mia sorella maggiore, che ha tre anni di differenza, non ricorda o non vuole ricordare quel periodo buio della guerra civile in cui mio padre, avendo fatto la scelta da carabiniere di rimanere in servizio per aiutare i partigiani, era stato catturato dai partigiani che non erano al corrente della sua attività clandestina, spogliato dei suoi panni. Periodo in cui mia madre è dovuta sopravvivere con i due figlioletti senza lo stipendio di mio padre. Non ho mai saputo, in realtà, come abbia fatto. Era un periodo bellico, in cui tutti, per mangiare, avevano le tessere annonarie; faceva i cappottini con le coperte, come lei aveva raccontato spesso, ma oltre, nel racconto, non andava.

In casa mia non c'era il superfluo, ma quando sono nata io a metà anni '50, il necessario c'era per tutti nonostante io fossi la settima di otto figli. Specifico sempre questo numero perché non voglio dimenticare il piccolo Mario, secondo genito, morto poco dopo la nascita.. Mia madre, come la maggior parte delle donne, era casalinga ed anche se con fatica non faceva mai mancare la pasta, le torte fatte in casa. La carne era privilegio di chi era malato, le banane ed il prosciutto cotto idem. 

Ma non avevamo motivo di lamentarci e personalmente non ho mai sentito il morso della fame.

Negli anni '60 sono arrivati i primi elettrodomestici; la lavatrice era l'amato bene delle casalinghe e poi il frigorifero poiché prima di allora i cibi dovevano essere acquistati ogni giorno oppure dovevano essere messi nelle ghiacciaie dove resisteva, per qualche giorno, il ghiaccio acquistato a blocchi.

Siamo andati tutti a scuola, arrivati fino al diploma, tutti; uno laureato, uno laureato al conservatorio. Si andava a lavorare o per mantenersi agli studi o, come ho fatto io, per aiutare i genitori ma la scuola era sacrosanta e non veniva abbandonata, per nessun motivo.

La nostra generazione è stata educata: alla generosità, alla gentilezza, alla educazione civica che era pure una materia di studio a scuola che faceva media dei voti. Abbiamo potuto sognare e pensare al futuro, abbiamo trovato lavoro stabile, c'erano concorsi e c'erano possibilità di trovare occupazione, senza problemi, senza curricula da spedire. Se piacevi al primo colloquio era fatta. Ma soprattutto, avevamo un curriculum famigliare di tutto rispetto, con il babbo carabiniere e questo era il miglior biglietto da visita che potessimo presentare, oltre alle nostre competenze.

Negli anni '50 le mamme cucinavano; l'acqua ed il latte si acquistavano in bottiglie di vetro che venivano restituite vuote per il pieno; non c'erano merendine e non esisteva la plastica. Le tinozze dove le donne facevano il bucato, erano di alluminio ed erano pesanti quando erano piene di lenzuola bagnate. Gli abiti erano di cotone, canapa, lana, naturali. Le strade erano sicure, circolavano molte biciclette, poche automobili, solo dei "signori" che se le potevano permettere.

Poi successe la rivoluzione: il boom economico portò in casa di molti l'automobile ed i mezzi a due ruote come Vespa, Lambretta. La gente iniziò a muoversi e tutti i mezzi di locomozione si muovevano a benzina o gasolio. Noi avevamo la stufa a legna, poi messa a metano.

C'erano degli slogan: Bevete più latte, il latte fa bene. E via a bere latte anche nelle scuole.

Oppure: Il metano ti dà una mano. E via a cambiare i riscaldamenti. Alcuni erano pure a gasolio.

Negli anni '70 si incominciò  a preoccuparsi dell'ambiente e dell'inquinamento; alle medie avevo un insegnante di scienze particolarmente interessato all'argomento della "pollution" e ne studiammo gli effetti.

Facemmo però tante manifestazioni, alle superiori, non tanto per l'ambiente che pareva non interessare a nessuno ma per la piena occupazione, peril diritto allo studio per tutti perché l'università era ancora per i pochi che se la potevano permettere. Oppure per la Palestina. 

Già, c'era già la questione Palestina. D'altra parte è nata, la questione, già quando nel 1948 le Nazioni hanno permesso al popolo ebreo, sopravvissuto all'olocausto, di trasferirsi in massa in Palestina, la loro "Terra Santa", la loro "Terra Promessa" senza chiedere il parere dei palestinesi, in quelle terre da che mondo è mondo.

Le manifestazioni giovanili venivano sedate, nelle grandi città come Roma o Milano, con i manganelli.

Pier Paolo Pasolini rimproverò i giovani manifestanti ricordando loro che anche quei poliziotti che li manganellavano erano giovani, figli del proletariato. Ma i manganelli, però, erano solo nelle mani dei poliziotti, anche allora.

Venne il tempo in cui i begli ideali giovanili e femministi, pace, amore e felicità, volontariato, leggi uguali per tutti, casa e lavoro per tutti eccetera, eccetera, vennero cancellati con un colpo di spugna da atti di terrorismo, terrorismo strumentalizzato da destra e da sinistra. Molto terrorismo nero infarcito di CIA, di logge segrete e quant'altro. Ma anche molto terrorismo rosso, forse strumentalizzato da quello nero, ma comunque terrorismo. Vennero spazzati via gli ideali di pace ed armonia nel mondo.

Poi accadde ancora una bolla di immaginario collettivo: gli anni '80 e '90. Benessere per tutti, il terrorismo forse combattuto (per carità: e Falcone e Borsellino dove li mettiamo? E gli altri uccisi dalla mafia, dove li mettiamo); le radio libere degli anni '70 furono uccise dalle televisioni libere che tutto avevano tranne l'interesse di far crescere un popolo capace di scrivere belle pagine di storia.

E così ci fu l'imbarbarimento: delle menti, delle idee (non chiamiamolo ideologie, che forse già non esistevano più dopo la caduta del muro di Berlino del 1989). Imbarbarimento delle vite.

E siamo arrivati ai giorni nostri, giorni degli anni 2000.

La vita ha iniziato a non contare più nulla e l'occidente, le democrazie divennero oggetto di attentati. L'attentato del 2001 alle torri gemelle è stato l'atto eclatante utilizzato dai paesi meno potenti per far sentire la loro voce.

Gli immigrati che arrivavano da paesi islamici iniziarono ad apparire tutti nemici; l'accoglienza divenne lo spauracchio dell'Italia, dell'Europa, del mondo occidentale "civilizzato". Qualcuno pensò di poter esportare la democrazia. Certo, con le bombe.

Siria, Afganistan, Yemen, Libano ... ho dimenticato senz'altro qualcuno.

I problemi del mondo occidentale sono diventati improvvisamente di sopravvivenza di un modello di vita che ancora il resto del mondo non ha raggiunto e per questo il resto del mondo non può vederci di buon occhio.

Nel frattempo sono cadute certe potenze. L'URSS, per esempio ... Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. I giovani non sanno neppure cosa sia. E questo ha creato tante piccole repubbliche, chi desiderosa di avvicinarsi al tenore di vita occidentale, chi ancora nostalgica del vecchio regime che assicurava non la libertà di opinione ma almeno cibo e tetto sulla testa per tutti.

E così arriviamo ai giorni nostri.

Un capo del KGB, temutissima polizia politica, divenuto capo di governo; i paesi satelliti della vecchia unione hanno eletto liberamente i loro politici, desiderando di essere assorbiti nell'orbita occidentale per difendersi da mire espansionistiche che ricordano vecchi regimi imperialisti e crudeli.

L'occidente ha creduto di poter chiamare a sè anche l'ex funzionario KGB, dimenticando che è stato cresciuto nell'orrore e nel terrore. Le persone che hanno subito, sono felici di far subire ad altri quello che hanno subito loro. Senza alcuna empatia, senza alcun interesse per la vita altrui, disposto come era a torturare e uccidere per il regime, ora come capo del suo stato "liberamente" eletto, dopo aver provveduto di uccidere tutti i suoi dissidenti, vuole riconquistare quei paesi satelliti della vecchia repubblica.

Da due anni sta uccidendo, civili, bambini, donne; deportando uomini e bambini da "rieducare"; stuprando le donne davanti ai loro figli, ai loro mariti. Da due anni.

E subito qualcun altro ne ha approfittato. Stritolando l'occidente di fronte al ricordo di quello che fu l'olocausto, provocato per altro non certo dall'occidente, sventolando un qualche senso di colpa (di chi?), un altro pazzo ha reagito ad un attacco che ha causato un centinaio di morti con bombardamenti a tappeto su edifici, scuole, chiese, mercati causando 30.000 morti palestinesi in 4 mesi.

Ed ancora sentiamo racconti di ammazzamenti di bambini, donne, uomini; edifici stritolati, strade divelte, città e paesi spazzati via da carri armati e cingolati, stupri e uccisioni barbare.

Immagini che non avremmo mai immaginato di rivedere dopo la seconda guerra mondiale le stiamo rivedendo e rivivendo oggi.

E dopo una pandemia durata tre anni che ha visto morire persone in tutto il mondo pensavamo di trovarci, con tutto il mondo, più vicini, più stretti come sopravvissuti, più empatici gli unici verso gli altri.

Invece, regna l'imbarbarimento più assoluto: i giovani, con la paura di non avere un futuro, con la paura di un conflitto mondiale in atto a pezzetti, non hanno paura di incorrere in guai giudiziari. Stupri, uccisioni, fra mariti e mogli, padri e madri contro i figli. 

L'imbarbarimento delle popolazioni sono causate da chi le governa, da chi non ha a cuore l'istruzione e l'educazione della propria gente, da chi promette e non mantiene, da chi non fa nulla per assicurare il futuro alle nuove generazioni mantenendo gli obiettivi di benessere per tutti e per il pianeta.

E con ciò chiudo con un avvertimento a tutti i governanti: non siete  Giulio Cesare, o Napoleone;  e non crediate  di poter imitare Hitler o Mussolini. Il popolo vi mette la corona in testa ma altrettanto velocemente ve la toglie. 

Il vero leader non è quello che fa il capo assoluto; chi si è atteggiato a capo assoluto, nei secoli della storia millenaria dell'essere umano, ha sempre fatto una brutta fine.

"Il vero leader è colui che sa ispirare e motivare le persone che gli stanno accanto per far emergere il meglio di ognuno" (dal web).

Allora attenzione ai barbari ed ai loro capi, perché, diceva mio padre: "il pesce puzza dalla capa".

Perché "come il pesce marcio inizia a puzzare dalla testa, così le cause di un comportamento sbagliato di un subordinato vanno sempre ricercate in chi ricopre posizioni di maggior rilievo. Il cattivo esempio viene dall'alto e gli errori maggiori vengono commessi dai capi." (dal web).

Ed il popolo, questo, lo sa.




Saturday, February 17, 2024

Illusioni perdute

 Ieri sera su Rai tre è andato in onda il film "Illusioni perdute" tratto dal romanzo di Honoré de Balzac molto corrispondente al mondo d'oggi della comunicazione, su stampa o media.

La storia la conoscerete: un poeta di provincia, arriva a Parigi seguendo la sua amante, nobile. Ma arrivato nella capitale (periodo post napoleonico) la nobiltà lo rifiuta, gli amanti devono lasciarsi ed il protagonista, che ha anche velleità di nobiltà e vuole essere riconosciuto con il cognome della madre, farmacista di una casata nobile, incattivito si vendica della società che lo rifiuta diventando un pennivendolo.

Dimenticando la sua arte poetica, scrive articoli pagati a favore dell'uno o dell'altro, sia esso un politico o un artista o drammaturgo.

L'arte dello scrivere diventa, così, un'arma per dire la verità ma anche il suo opposto perché, in fondo, una notizia e la sua ritrattazione diventano entrambi due articoli di cui far discutere.

Ecco così nascere la notizia e la sua fake-news, la sua ritrattazione:

Nella Francia dell'ottocento le chiamavano "anatre", oggi sono "fake news": le notizie false che sembrano vere.

Un romanzo e un film che diventano così specchio della società moderna in cui i pennivendoli scrivono notizie ed il loro esatto contrario, a seconda del vento che fa sventolare le bandiere.

Monday, February 12, 2024

La coda di paglia

 “Avere la coda di paglia”,  significa temere ogni tipo di critica per un comportamento, o un difetto, su cui si teme che gli altri possano infierire. Come dice un proverbio toscano: “Chi ha la coda di paglia ha sempre paura che gli pigli fuoco”.

Finito il festival di Sanremo, non sono finite le polemiche su frasi di canzoni, su intenzioni, su monologhi.

Il primo che si è tirato addosso le ire di qualcuno è stato Dargen D'Amico che in prima serata ha chiesto il cessate il fuoco.

La sua canzone Onda alta parla di emigrazione ed immigrazione, quando parla di approdare a Malta. Ma potrebbe essere anche una metafora di ciò che ci sta inondando.

Poi c'è stato Ghali che nella sua canzone parla di ospedali bombardati e subito Israele ha protestato perché avrebbe voluto che si parlasse dell'attacco di Hamas del 7 ottobre.

Oggi La Russa attacca Amadeus perché nel ricordo delle foibe non ha detto che le foibe sono state fatte dai COMUNISTI titini.

Ma quante code di paglia sono state incendiate?

Perché vorrei ricordare che le canzoni di Sanremo vengono presentate al direttore artistico 6/7 mesi prima del festival. Ed allora, per esempio, ancora non era accaduto l'attacco di Hamas.

Anzi, la frase della canzone di Ghali può essere in relazione ai bombardamenti russi contro gli ucraini, guerra che sta durando ancora dopo due anni e che ha visto vari crimini di guerra perpetrati da Putin.

Poi che successivamente il governo Netanyahu facesse altri crimini di guerra contro i palestinesi nessuno se lo poteva immaginare la primavera scorsa.

Per quanto riguarda le foibe, per decenni le stragi sono state dimenticate, è vero, ma ora che c'è il giorno del ricordo tutti hanno presente come, cosa e chi ha perpetrato quelle stragi. Quando si parla di titini, militanti di Tito, si parla di comunisti. Ma ciò non fa dimenticare quello che i fascisti in 20 anni di dittatura, i nazisti in 12 anni di dittatura, hanno fatto in Europa, in Italia, in Germania.

Quindi, quante code di paglia si sono incendiate in questi giorni?