Questo blog usa cookie tecnici e cookie di terze parti per rendere più rapido e migliore il suo utilizzo durante la navigazione. Se vuoi saperne di più o modificare le impostazioni del tuo browser relativamente ai cookie, fino ad eventualmente escluderne l’installazione, CLICCA QUI.

Wednesday, March 23, 2016

ATTENTATI A BRUXELLES . 22/03/2016

Due bombe in metropolitana ed una in aeroporto hanno portato il terrorismo nella capitale dell'Unione Europea, dando un chiaro messaggio che la sicurezza è ben lontana dall'essere ... sicura.
Uno degli attentatori del 13 novembre 2015 a Parigi era rimasto nascosto nella sua abitazione proprio a Bruxelles senza che la polizia lo avesse scoperto, fino a due giorni fa. Probabilmente per vendetta per quell'arresto sono stati programmati gli attentati di ieri. La mancanza di sicurezza contro il terrorismo come la mancanza di sicurezza contro i furti e la delinquenza ha delle cause note: mancanza di mezzi, di personale, di intelligence, come la chiamano. Di intelligenza se ne vede ben poca in giro. Ma d'altra parte sono convinta che la paura, come il terrore, facciano molto comodo a chi governa: quando la gente ha paura, quando è il terrore che attanaglia, la gente non si ritrova, non esce, non è solidale, si chiude nel proprio orticello proprio come succede durante le dittature, in cui ognuno ha paura di proferire parola per non essere spiato. Le lezioni delle dittature vengono rispettate anche in clima di "democrazia": spaventare, terrorizzare, distruggere, dividere ... così il popolo si sottomette. La chiusura delle proprie case, così come la chiusura delle proprie frontiere, chiude il mondo fuori, lascia fuori chi è meno fortunato. Così le frontiere che alcuni paesi europei stanno chiudendo agli immigrati, adesso verranno chiuse con la scusa dei terroristi. Ma chi li arma questi terroristi? Chi ha armato, fino ad oggi, il terrorismo?
Il progetto di una polizia europea di cui si sentivano già notizie qua e là, si sta concretizzando: una polizia al di fuori di ogni regola, non sottoposta ad alcuna legge di nessuno stato, impunibile. Pericolosa, perché dando potere contro il terrorismo farà terrore, potrà arrestare al minimo sospetto e le libertà personali verranno a mancare. Ecco, questo sarà il risultato: una popolazione, quella europea, che per sentirsi protetta contro il terrorismo accetterà qualunque restrizione della propria libertà. Così iniziano le dittature.
Facciamo attenzione, non lasciamoci prendere dalla paura, dal terrore. Teniamo alta la testa e facciamo attenzione ad ogni segnale di diminuzione della libertà.
Dobbiamo pretendere che ci sia la sicurezza senza che vengano tolte le libertà di parola, pensiero, movimento.
Perché la sicurezza, come la libertà, è un diritto per tutti.

Friday, March 11, 2016

COMPLEANNI

Mia suocera compiva gli anni oggi. Ricordo il suo ultimo compleanno, malata, a letto già da alcuni mesi (non aveva potuto partecipare al nostro matrimonio alla fine dell'ottobre precedente perché già allettata): compiva 53 anni. Aveva già perso tutti i capelli più volte, durante i vari cicli di chemioterapia e non aveva perso solo quello: lei, classico fisico delle donne italiane, molto seno, vita stretta, molto alta, ormai non aveva più un briciolo di muscolo, di carne. Sotto le lenzuola, non si vedeva nessun rialzo, se non quello dei piedi, molto lunghi ma ormai molto scarniti.
I suoi bei capelli tutti persi, il cranio nascosto da un foulard; le terapie anti dolore, ormai, non avevano alcun risultato e quando, al giovedì, passavo la mia giornata di riposo con lei mi rimproverava di non saper fare le iniezioni. Ed io a spiegarle che avendone subite tante, troppe io sin da bambina per il mio fisico gracile, non potevo far subire la medesima tortura ad altri .. e poi, lei, così magra, mi faceva temere persino di toccarla.
Eppure, i miei massaggi, fatti con tenerezza ed attenzione, le alleviavano un po' i dolori per il troppo tempo passato a letto, causati dalle infiltrazioni di flebo. Le sue mani, belle, affusolate e sempre curate, ormai erano un insieme di lividi; le sue gambe, lunghe, erano troppo magre; la sua schiena, nel massaggiarla, mi faceva sentire le ossa sotto le mie dita.
Eppure, i miei massaggi, le piacevano e mi diceva che quella avrebbe dovuto essere la mia strada, la fisioterapia; diceva che avevo le mani calde, morbide e che i movimenti, regolari e lenti, le davano una bella sensazione.
Due mesi dopo il suo ultimo compleanno, nel sonno, se ne andò.
Il medico, amico di famiglia, veniva ogni giorno per fare l'iniezione contro il dolore; ci aveva avvisati che ormai il cuore stava per cedere, ultimo a resistere a quel male che l'aveva mangiata completamente.
Inventammo, per rimanere a dormire nell'appartamento, di aver perso le chiave delle nostre due stanze. Anna si preoccupò tantissimo, forse facendo finta di credere a quella pietosa bugia.
Passammo con mio suocero e lei gli ultimi suoi due giorni; poi, alle sei del mattino, mio suocero venne a chiamare il figlio: Anna era ancora calda, ma non respirava più. Aveva passato la sua ultima notte senza svegliarsi, facendo un sonno ristoratore a differenza degli ultimi mesi, in cui, in mezzo alla nottata, si svegliava. Ha fatto il passaggio così, nel sonno. A 53 anni.

Monday, March 07, 2016

PICCOLI OMICIDI CRESCONO

Non amo Porta a porta di Bruno Vespa perché non amo i sensazionalismi, i plastici delle terre di guerra, le storie di calciatori e subrettine, ma ieri sera si parlava di questo omicidio straziante di un giovane seviziato, torturato ed ucciso da due giovani che pensava fossero amici.
Due giovani uomini di ventinove anni hanno pianificato, due giorni prima, di uccidere qualcuno a caso così, tanto per divertirsi; uno dei due ha chiamato la vittima, non si sa se per invitarlo ad una festa. La fidanzata della vittima dice che non era tipo da andare a "festini" equivoci.
Comunque, già due giorni prima i due assassini si sono procurati 1.500 euro di cocaina; non era certo la prima volta che usavano la cocaina perché uno dei due ha confessato di farne uso da 10 anni, da quando, cioè aveva diciannove anni.
Ma quella cifra di cocaina corrisponde a circa 30 grammi di cocaina, una dose altissima, dicono,  anche per consumatori abituali.
Per due giorni gli assassini si sono fatti di coca e alcool.
Quando hanno incontrato la vittima, erano ormai assolutamente fuori controllo ma non dimentichiamo che due giorni prima avevano pensato di ammazzare qualcuno a caso.
Lo hanno chiamato nell'appartamento di uno dei due: gli hanno dato una medicina, la vittima si è sentita male e lì è iniziato il tormento: lo hanno assalito, immobilizzato, reso impossibile ogni difesa ed ogni grido e con due coltelli ed un martello lo hanno seviziato, torturato ed ucciso.
Grazie a Vespa per non aver dato altri dettagli, troppo crudi e cruenti anche per lui.
Presente era il padre dell'assassino nel cui appartamento è accaduto tutto; il figlio gli ha telefonato e quando si è trovato con il padre ha detto "Ho fatto un guaio". Quando il padre ha saputo tutto ha portato il figlio assassino alla polizia, dove è stata raccolta la confessione grazie alla quale hanno salvato in extremis l'altro assassino che aveva detto che si sarebbe ammazzato.
Ora, almeno l'altro evidentemente ha avuto un rigurgito di coscienza per essersi reso conto di ciò che aveva fatto ed infatti ha tentato il suicidio in un hotel.
Ma questo, il cui padre è proprietario di una catena di ristoranti, non ha dato segni di pentimento.
Ed il padre, presente a Porta a porta, raccontava l'omicidio con freddezza, come se si stesse raccontando un fatto qualunque; non sapeva che il figlio, "bravo ragazzo, fuori corso (questo è irrilevante) perché impegnato nelle aziende di famiglia", facesse uso di cocaina da dieci anni. Ma è "un bravo ragazzo, con quoziente d'intelligenza superiore alla media". Fossi stata io la madre di quell'assassino forse sarei stata presente alla trasmissione per metterci la faccia, ma certamente mi sarei vergognata tantissimo, mi sarei sentita male ad avere un figlio diventato torturatore ed assassino perché avrebbe significato che qualcosa, nell'educazione datagli, avevo sbagliato. Ma questo padre no, non ha avuto un attimo di commozione, un pensiero verso la vittima, uno sguardo colpevole, un pensiero ai genitori che hanno perso un figlio sapendo che aveva sofferto tantissimo; perché durante la confessione l'assassino ha detto che volevano farlo soffrire e la vittima è morta lentamente soffrendo tantissimo.
Ma questo padre non ha avuto un attimo di ripensamento alla educazione data al figlio, assolutamente no.
Accanto al padre dell'assassino c'era una psicologa che, gentilmente, ha fatto notare che la rappresentazione del giovane data dal padre non rispondeva alla realtà; un'escalation di violenza di questo tipo non nasce da un giorno all'altro, qualche segnale di squilibrio deve esserci pur stata prima.
Il padre ha detto che comunque da alcuni anni il giovane era fuori dal controllo famigliare perché abitava da solo ma insisteva sul fatto che suo figlio è un bravo ragazzo.
A parte andare ad assassinare un coetaneo dopo avergli fatto subire sevizie e torture per "vedere che effetto che fa".
La cosa che mi disturba alquanto è la consapevolezza che questo abbia alle spalle un padre che potrà spendere molti soldi per farlo difendere; la consapevolezza che avere dei giovani con disponibilità di denaro e senza controllo possono trasformarsi, per gioco, in mostri; la consapevolezza che fra pochi giorni nessuno parlerà della vittima ma continueremo a sentire considerazioni sul perché e per come qualcuno si trasforma in assassino e torturatore. E magari il padre o l'assassino stesso un giorno scriverà un libro ed andrà da Bruno Vespa a presentarlo e farà anche altri soldi ed avrà il suo quarto d'ora di celebrità o magari di più (se fossimo in America, come ha fatto l'assassina di Meredith). E magari questo "bravo ragazzo" durante il periodo di galera, che sarà breve tra permessi, premi, condoni, prescrizioni o quant'altro, si laureerà come ha fatto l'assassina di madre e fratello che grazie a Don Mazzi disputa anche partite non so se di basket o pallavolo.
Insomma, alla fine ci troviamo con giovani veramente bravi, educati, ingenui assassinati da "Piccoli omicidi che crescono" che rimarranno impuniti.
In giornate come queste, veramente mi chiedo in che mondo viviamo, mi chiedo se è questo il messaggio che vogliamo dare ai nostri giovani: che con i soldi, a quelli che hanno i soldi, si arriva ad avere il perdono sociale.
Ebbene, io, il mio perdono civile, da semplice cittadino, non lo concedo né a Erica, né a questi due assassini, né ad altri. Sono contraria alla pena di morte, ma sono assolutamente a favore della morte civile di chi si macchia della morte di un suo simile, morte civile possibile solo con l'ergastolo, carcere a vita che deve servire per fare un esame di coscienza e di consapevolezza di ciò che si è fatto prima di arrivare a fare i conti con la propria morte.