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Wednesday, November 02, 2016

Un pesce fuori dall'acquario

Sin da piccola mi sono sempre sentita appartenente ad un altro mondo. Avevo dei momenti di estraneità, mi guardavo attorno, guardavo i miei genitori, quello che mi accadeva attorno e mi sembrava di essere solo un osservatore estraneo alla scena. Spesso mi sono anche chiesta se ero stata adottata poi guardando i miei fratelli mi dicevo: con già cinque figli, impossibile che mi abbiano adottata ...
Eppure mi sono sempre sentita estranea.
Anche a scuola, alle elementari, avevo un'amica in particolare che in quarta, però, si trasferì; avevo il canto che mi salvava un po' dalla solitudine ed a dieci anni ebbi il mio primo diario, altro caro amico. In età adolescenziale non ebbi mai un'amico del cuore; a quattordici anni conobbi un ragazzo che diventò il mio amico del cuore, unica persona che non mi faceva sentire estranea nel contesto.
Sono passati tanti anni, le esperienze belle e brutte sono passate e, comunque, ho sempre sentito, nonostante l'empatia che è nel mio essere, di non appartenere a nessun contesto frequentato, mi sono sempre sentita estranea ad ogni gruppo frequentato, ho sempre capito di non poter esprimere appieno il mio pensiero perché non vedevo nessuno in grado di percepirlo.
Arrivata alla mia età, ancora oggi non trovo mai nessuno con cui condividere i miei pensieri.
L'amico di allora c'è ancora, per fortuna, ma abbiamo frequentato persone differenti negli anni delle nostre vite, ambienti diversi; gli amici che avevo sono tutti scomparsi, i suoi mi sono estranei.
Negli ultimi mesi mi sono trovata a conoscere gli amici del mio amico con cui ho in comune solo la sua conoscenza; li ascolto nei loro dialoghi, raramente intervengo, li guardo e capisco che  potrei trovare pochi punti, se non nessuno, in comune.
Sono estranea a questo mondo; non è colpa di nessuno e non credo di avere qualche colpa.
Quando incontro qualcuno, anche estraneo, sorrido e saluto; cerco di fare del mio meglio ed aiuto chi ne ha bisogno; ascolto quando qualcuno si sfoga con me e tengo per me i segreti altrui; credo che quelli che mi "conoscono" sappiano di trovare in me una persona disponibile.
Ultimamente, addirittura credo di avere un neon in fronte che indica: "se hai bisogno, chiedi qui!".
Eppure, a nessuno viene l'istinto di guardarmi negli occhi e di chiedermi: tu, come stai?
E' assolutamente vero che quando sento di aver colmato la misura, quando sento di non farcela, mi rinchiudo, mi nascondo, mi lecco le ferite e solo quando sono un po' serena mi rifaccio viva.
Ma anche in momenti non sospetti, voglio dire, anche in situazione normale, durante una conversazione, mai a nessuno viene in mente che avrei qualcosa da dire; a nessuno viene in mente di chiedermi come la penso, cosa faccio, chi frequento ...
Tutti sono pronti a parlare, ma nessuno è mai pronto ad ascoltare.
Solo una persona, un mese fa, guardandomi negli occhi mi ha chiesto: "E a te, chi ci pensa?" facendomi quasi venire le lacrime agli occhi, anche solo per l'interessamento. Alla domanda, in quel momento, ho risposto: "Io non ho problemi, io sto bene .. mi mancano delle cose (materiali), ma sono piena di tanto altro .. Io sto bene ..."
Ecco, ogni tanto mi farebbe piacere che qualcuno si fermasse a guardarmi, chiudesse per un momento il circuito delle proprie parole e dei propri pensieri e si sforzasse di interessarsi a me.
Ma un pesce fuori dall'acquario è un pesce fuori dall'acquario ... che cosa può avere in comune con chi respira aria, anziché acqua .... in fondo, un pesce è muto, emette piccoli suoni non udibili all'orecchio umano a meno che quell'orecchio non sia ultra sensibile.
Un pesce parla con gli occhi a chi sa guardare ...

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