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Saturday, February 04, 2012

MIA MADRE

Mia madre è nata il 16 dicembre 1923; cresciuta, quindi, sotto la dittatura fascista, ma figlia di un socialista. Mio nonno, Quinto Brianti, aveva una trattoria a Fontanellato e faceva anche l'oste; un paio di volte la trattoria gli è stata messa sottosopra dagli "amici" di quello che vestiva sempre di nero. Un aneddoto che mia madre raccontava spesso e volentieri era di quando i contadini portavano l'uva da pigiare. La prima cassa di uva che mio nonno pesava e pagava era tenuta lontana dalle altre casse, un po' nascosta, per permettere ai bambini del paese di rubare i grossi grappoli. C'era misera e fame e mio nonno ne era consapevole; mia madre, la più piccola della famiglia, forse non era altrettanto consapevole di essere fortunata ad avere cibo ed abiti. La sua vita è sempre stata dignitosa ed anche quando, giovanissima, si è sposata con  mio padre ed ha cambiato città per seguire il marito carabiniere, sapeva di poter tornare a casa dai genitori in caso di bisogno. E di bisogno ne ha avuto, durante la guerra.
Per tutti questi motivi, mia madre ha raccontato sempre di quel suo tragitto nella vita che la vedeva a Fontanellato, con i genitori, le sorelle ed i fratelli, le amiche; per questi motivi, i suoi racconti sono scritti come se fossero il diario di una bambina e di una adolescente. Racconti che, come vi ho già raccontato, sono archiviati nella Rocca di Fontanellato. Mi ha sempre raccontato la sua amicizia con Anna Maria Gandini, una delle figlie del signore ricco del paese; dama che ho avuto il piacere di conoscere poiché quando mi sono sposata ed ho avuto la prima macchina portavo spesso mia madre a Noceto, dove viveva una sorella con la madre di mia madre, o a Fontanellato, ad incontrare le vecchie amiche.
Per tutti i motivi su elencati, mia madre anche oggi, nei suoi momenti di veglia, parla della sua vita a Fontanellato o cita persone o fatti della sua infanzia. Tutti i suoi pensieri sono rivolti là; come forse alcuni di voi sanno, quando si è sulla soglia si rivede tutta la propria vita, poiché prima di staccarsi da questa dobbiamo comprendere se abbiamo imparato la lezione che dovevamo apprendere.
Ebbene, ho passato parecchie ore in ospedale, negli ultimi fine settimana, con mia madre ed ho preso nota delle cose che diceva, a me o a qualcuno che lei vedeva.
La prima frase che mi ha detto, per esempio, lo scorso sabato è stata la conferma di ciò che vi ho scritto: infatti ha detto: "Non voglio dormire per non sognare quello che ho passato. E' pesante ..."
Il suo animo infantile, amante dell'infanzia, l'ha spinta a dire: "Voglio solo i bambini".
La memoria legata alla sua infanzia, in cui le sorelle spesso le dicevano che speravano di sposarsi presto per avere una "casa privata", stanche di servire ai tavoli e di avere le stanze occupate da estranei, le ha fatto dire: "Voglio fare solo l'oste, non la trattoria".
In alcuni momenti nonostante non ci veda mi ha guardato. Non so se mi ha riconosciuto, già in casa di riposo non mi riconosceva. Ma mentre le massaggiavo la spalla dolorante, mi ha detto: "Grazie".
Per vedere se era lucida, le ho chiesto:"Di cosa, mamma?" e lei mi ha risposto: "Per il massaggio".
Poi ha ripreso a viaggiare nel suo tempo. Mia madre cantava, partecipava agli spettacoli che si svolgevano nel teatro di Fontanellato; noi tutti cantiamo, è il nostro modo di stare insieme. E quindi, mia madre ha detto: "'Sta sera voglio solo musica, musica e canzoni". Le ho chiesto se ricordava una canzone e mi ha intonato: "Mamma" ed io gliel'ho cantata tutta (Mamma, solo per te la mia canzone vola, mamma .... non sarai più sola ...) e lei si è assopita.
Poi ancora nel suo mondo ha chiesto: "Quando viene la mamma?"
Evidentemente, la mamma è arrivata perché quasi subito ha detto: "Sei bella, molto bella mamma!"
Domenica scorsa, chiedeva spesso l'acqua, ma "l'acqua di Fontanellato".
E poi ancora mi diceva: "Chiama il papà" ma non so se il suo od il mio che in questi ultimi 28 anni, da quando è morto per infarto, le ha tenuto la mano tutte le notti e le è apparso nei sogni dandole le notizie su noi figli. Quando ebbi un bruttissimo incidente, nell'84, fu lui, infatti, ad avvisarla.
Mi chiedeva: "Come siamo arrivati a questo punto? La colpa è di un fratello; la colpa è dello spagnolo che era invidioso". Dello spagnolo non so nulla, ma credo che per il resto si riferisse alla vendita dell'osteria, voluta dai suoi fratelli, che costrinse mia nonna ad andare a vivere con una figlia.
"Dì al papà di prendere l'acqua con la pompa" e poi guardandomi (ma vedeva me?) mi ha detto: "Ti voglio bene" e "Non stancarti, non voglio che ti stanchi".
Ieri pomeriggio mia madre è stata trasferita in un'altra casa di riposo, dopo la dimissione dall'ospedale. Mi chiedo come si faccia a far viaggiare una donna in certe condizioni, ma gli ospedali non tengono in carico per troppo tempo le persone, nemmeno quelle bisognose di cure. D'altra parte, in ospedale abbiamo fatto turni e questo è stancante: per noi che lavoriamo è difficoltoso organizzarsi (io se non lavoro non guadagno, non ho diritti a permessi come baby-sitter. Anzi, sono io che ho più lavoro in situazioni estreme come è successo per il terremoto ed ora per la neve.) e per i fratelli più vecchi è faticoso. In una struttura si suppone che mia madre abbia più cure. Speriamo.
Mamma, a te mando un pensiero dolce e che dolce ti sia il passaggio.

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