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Saturday, March 16, 2024

Terza guerra mondiale?

 Putin, il nuovo zar, minaccia: ho la bomba atomica e la userò.

Macron, presidente della Francia, risponde: anche io ce l'ho e se sarà il caso la userò.

E' tempo di elezioni, oggi e domani tocca a Putin essere eletto dal popolo: con schede aperte, consegnate al popolo casa per casa e raccolte casa per casa, aperte, guardate, controllate, come dire: So chi sei, so dove abiti, sicuro di aver votato bene?

Putin sarà certamente rieletto, amato tantissimo dal suo popolo che getta bombe molotov ai seggi e protesta nonostante il rischio di finire in Siberia come è accaduto a Navalny.

E ci chiediamo da dove venga questa voglia di fare la guerra.

Putin faceva contratti con tutta l'Europa; aveva già occupato la Crimea e nessuno gli aveva detto nulla. Aveva rapporti commerciali con Europa, Cina, Africa.

Pure la Cina ha rapporti commerciali con il mondo, è riuscita ad avere praticamente il monopolio delle terre rare che servono per i cellulari, ha comperato e parcellizzato l'Africa occupandola in modo silente e subdolo, produce ogni sorta di prodotto ed ha rapporti commerciali anche con l'America.

A chi gioverebbe una terza guerra mondiale?

L'Europa ha la giacchetta tirata a destra e a sinistra. Piccola com'è, è comunque ancora terra di conquista  per gli uni e per gli altri.

Americani e Russi, alleati nella seconda guerra mondiale per combattere e vincere contro Hitler, hanno fatto dell'Europa il loro terreno per la guerra fredda e se la sono spartita.

Il piano Marshall con cui gli americani hanno ricostruito l'Europa e l'Italia è stato un cappio al collo ed ha agito più o meno nascostamente nelle elezioni, minacciando di togliere fondi all'Italia (e forse non solo) in caso vincessero i "comunisti", cioè la sinistra.

E l'Europa, in 80 anni, non è stata capace di unirsi per avere la forza di contrastare questo tiro alla fune messo in atto da URSS- Russia e America.

Abbiamo passato 80 anni di pace, in Europa. I novantenni ricordano ancora perfettamente la guerra, la fame, la miseria, i lager ... gli ottantenni faticano a ricordare la guerra o non la vogliono proprio ricordare. 

In Europa la ricostruzione ha riportato la normalità nella vita dei suoi abitanti.

Eppure, oggi si torna a parlare, a causa delle minacce di Putin, di guerra mondiale; anzi, guerra nucleare.

Il nostro futuro, il futuro dei nostri giovani e dei nostri bambini ha questa spada di Damocle, da due anni.

E nei dibattiti ci si chiede se dobbiamo avere paura; la Francia ha il suo esercito. In Italia, dal 2005 non esiste più la leva militare obbligatoria. Esiste il servizio civile, ma l'esercito è a base volontaria.

Per questo motivo in Europa si sta pensando se è il caso di avere un esercito europeo.

E l'Europa si arrota in discussioni mentre Putin preparato lo è già. 

Ha milioni di giovani da mandare a morire al fronte e questo lo si vede in questa maledetta guerra in Ucraina dove i giovani, i militari stanno scarseggiando.

E mentre l'Europa discute, mentre nei paesi si discute se è il caso di armarsi, c'è già chi è armato e pronto a colpire anche al di fuori dei confini ucraini.

La Svezia e la Finlandia dopo l'occupazione dell'Ucraina, nel 2022 hanno chiesto di entrare nella NATO. Questo significa che se un soldato o un missile entrano nel loro territorio, tutti i paesi NATO entrerebbero in guerra.

Senza essere preparati.

Ce li vedete i nostri 18enni (quando eravamo giovani noi l'età maggiorenne e l'inizio della leva era a 21 anni, ora a 18) andare al fronte? Maggiorenni che sembrano ancora adolescenti, poco avvezzi a fare volontariato figuriamoci ad andare al fronte, senza le comodità di casa, senza il cibo casalingo, senza tik-tok, smartphone e televisione, li vedete marciare in fila e imbracciare un fucile, pronti a difendere la "patria"?

Verso la fine degli anni '70, con l'avvento dei primi obiettori di coscienza che rischiavano per questo la galera a Gaeta come disertori, già discutevamo della capacità del nostro esercito di salvare i nostri confini. Un esercito, quello italiano dell'epoca, poco attrezzato, senza mezzi.

La guerra in Vietnam dimostrava quanto le forze americane fossero in difficoltà in una terra a loro sconosciuta, nonostante i mezzi a loro disposizione. Bastava un secchio di urina appeso agli alberi da parte dei vietcong per far sballare le potenti bombe a grappolo.

Con mio marito giravo per i cineforum per mostrare i filmati clandestini che circolavano nelle associazioni pacifiste e di obiettori. 

La globalizzazione sembrava aver messo fine ad ogni conflitto; paesi emergenti come l'India, iniziavano ad assaporare con il commercio un po' di benessere.

Ed ora dovremmo ricominciare daccapo. 

Già in Ucraina da due anni si sono dimenticati cosa significa vivere in pace.

Come in Palestina dove i morti, ormai, hanno superato i 33.000.

Ecco, siamo a questo punto.

La colomba della Pace, che ha potuto volare indisturbata per 80 anni, la troviamo trafitta sull'asfalto ucraino e nella striscia di Gaza.

Gino Strada diceva: non sono pacifista ... sono contro la guerra.



Tuesday, February 27, 2024

Arrivano i barbari!

 La mia generazione, nata dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, ha potuto crescere pensando che certi avvenimenti nefasti non sarebbero più successi.

La mia famiglia ha sempre avuto il necessario: cibo e vestiario non sono mai mancati. Mio fratello maggiore, nato in piena guerra, ricorda i bombardamenti ma ne ha parlato solo una volta, incalzato da mie domanda. Mia sorella maggiore, che ha tre anni di differenza, non ricorda o non vuole ricordare quel periodo buio della guerra civile in cui mio padre, avendo fatto la scelta da carabiniere di rimanere in servizio per aiutare i partigiani, era stato catturato dai partigiani che non erano al corrente della sua attività clandestina, spogliato dei suoi panni. Periodo in cui mia madre è dovuta sopravvivere con i due figlioletti senza lo stipendio di mio padre. Non ho mai saputo, in realtà, come abbia fatto. Era un periodo bellico, in cui tutti, per mangiare, avevano le tessere annonarie; faceva i cappottini con le coperte, come lei aveva raccontato spesso, ma oltre, nel racconto, non andava.

In casa mia non c'era il superfluo, ma quando sono nata io a metà anni '50, il necessario c'era per tutti nonostante io fossi la settima di otto figli. Specifico sempre questo numero perché non voglio dimenticare il piccolo Mario, secondo genito, morto poco dopo la nascita.. Mia madre, come la maggior parte delle donne, era casalinga ed anche se con fatica non faceva mai mancare la pasta, le torte fatte in casa. La carne era privilegio di chi era malato, le banane ed il prosciutto cotto idem. 

Ma non avevamo motivo di lamentarci e personalmente non ho mai sentito il morso della fame.

Negli anni '60 sono arrivati i primi elettrodomestici; la lavatrice era l'amato bene delle casalinghe e poi il frigorifero poiché prima di allora i cibi dovevano essere acquistati ogni giorno oppure dovevano essere messi nelle ghiacciaie dove resisteva, per qualche giorno, il ghiaccio acquistato a blocchi.

Siamo andati tutti a scuola, arrivati fino al diploma, tutti; uno laureato, uno laureato al conservatorio. Si andava a lavorare o per mantenersi agli studi o, come ho fatto io, per aiutare i genitori ma la scuola era sacrosanta e non veniva abbandonata, per nessun motivo.

La nostra generazione è stata educata: alla generosità, alla gentilezza, alla educazione civica che era pure una materia di studio a scuola che faceva media dei voti. Abbiamo potuto sognare e pensare al futuro, abbiamo trovato lavoro stabile, c'erano concorsi e c'erano possibilità di trovare occupazione, senza problemi, senza curricula da spedire. Se piacevi al primo colloquio era fatta. Ma soprattutto, avevamo un curriculum famigliare di tutto rispetto, con il babbo carabiniere e questo era il miglior biglietto da visita che potessimo presentare, oltre alle nostre competenze.

Negli anni '50 le mamme cucinavano; l'acqua ed il latte si acquistavano in bottiglie di vetro che venivano restituite vuote per il pieno; non c'erano merendine e non esisteva la plastica. Le tinozze dove le donne facevano il bucato, erano di alluminio ed erano pesanti quando erano piene di lenzuola bagnate. Gli abiti erano di cotone, canapa, lana, naturali. Le strade erano sicure, circolavano molte biciclette, poche automobili, solo dei "signori" che se le potevano permettere.

Poi successe la rivoluzione: il boom economico portò in casa di molti l'automobile ed i mezzi a due ruote come Vespa, Lambretta. La gente iniziò a muoversi e tutti i mezzi di locomozione si muovevano a benzina o gasolio. Noi avevamo la stufa a legna, poi messa a metano.

C'erano degli slogan: Bevete più latte, il latte fa bene. E via a bere latte anche nelle scuole.

Oppure: Il metano ti dà una mano. E via a cambiare i riscaldamenti. Alcuni erano pure a gasolio.

Negli anni '70 si incominciò  a preoccuparsi dell'ambiente e dell'inquinamento; alle medie avevo un insegnante di scienze particolarmente interessato all'argomento della "pollution" e ne studiammo gli effetti.

Facemmo però tante manifestazioni, alle superiori, non tanto per l'ambiente che pareva non interessare a nessuno ma per la piena occupazione, peril diritto allo studio per tutti perché l'università era ancora per i pochi che se la potevano permettere. Oppure per la Palestina. 

Già, c'era già la questione Palestina. D'altra parte è nata, la questione, già quando nel 1948 le Nazioni hanno permesso al popolo ebreo, sopravvissuto all'olocausto, di trasferirsi in massa in Palestina, la loro "Terra Santa", la loro "Terra Promessa" senza chiedere il parere dei palestinesi, in quelle terre da che mondo è mondo.

Le manifestazioni giovanili venivano sedate, nelle grandi città come Roma o Milano, con i manganelli.

Pier Paolo Pasolini rimproverò i giovani manifestanti ricordando loro che anche quei poliziotti che li manganellavano erano giovani, figli del proletariato. Ma i manganelli, però, erano solo nelle mani dei poliziotti, anche allora.

Venne il tempo in cui i begli ideali giovanili e femministi, pace, amore e felicità, volontariato, leggi uguali per tutti, casa e lavoro per tutti eccetera, eccetera, vennero cancellati con un colpo di spugna da atti di terrorismo, terrorismo strumentalizzato da destra e da sinistra. Molto terrorismo nero infarcito di CIA, di logge segrete e quant'altro. Ma anche molto terrorismo rosso, forse strumentalizzato da quello nero, ma comunque terrorismo. Vennero spazzati via gli ideali di pace ed armonia nel mondo.

Poi accadde ancora una bolla di immaginario collettivo: gli anni '80 e '90. Benessere per tutti, il terrorismo forse combattuto (per carità: e Falcone e Borsellino dove li mettiamo? E gli altri uccisi dalla mafia, dove li mettiamo); le radio libere degli anni '70 furono uccise dalle televisioni libere che tutto avevano tranne l'interesse di far crescere un popolo capace di scrivere belle pagine di storia.

E così ci fu l'imbarbarimento: delle menti, delle idee (non chiamiamolo ideologie, che forse già non esistevano più dopo la caduta del muro di Berlino del 1989). Imbarbarimento delle vite.

E siamo arrivati ai giorni nostri, giorni degli anni 2000.

La vita ha iniziato a non contare più nulla e l'occidente, le democrazie divennero oggetto di attentati. L'attentato del 2001 alle torri gemelle è stato l'atto eclatante utilizzato dai paesi meno potenti per far sentire la loro voce.

Gli immigrati che arrivavano da paesi islamici iniziarono ad apparire tutti nemici; l'accoglienza divenne lo spauracchio dell'Italia, dell'Europa, del mondo occidentale "civilizzato". Qualcuno pensò di poter esportare la democrazia. Certo, con le bombe.

Siria, Afganistan, Yemen, Libano ... ho dimenticato senz'altro qualcuno.

I problemi del mondo occidentale sono diventati improvvisamente di sopravvivenza di un modello di vita che ancora il resto del mondo non ha raggiunto e per questo il resto del mondo non può vederci di buon occhio.

Nel frattempo sono cadute certe potenze. L'URSS, per esempio ... Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. I giovani non sanno neppure cosa sia. E questo ha creato tante piccole repubbliche, chi desiderosa di avvicinarsi al tenore di vita occidentale, chi ancora nostalgica del vecchio regime che assicurava non la libertà di opinione ma almeno cibo e tetto sulla testa per tutti.

E così arriviamo ai giorni nostri.

Un capo del KGB, temutissima polizia politica, divenuto capo di governo; i paesi satelliti della vecchia unione hanno eletto liberamente i loro politici, desiderando di essere assorbiti nell'orbita occidentale per difendersi da mire espansionistiche che ricordano vecchi regimi imperialisti e crudeli.

L'occidente ha creduto di poter chiamare a sè anche l'ex funzionario KGB, dimenticando che è stato cresciuto nell'orrore e nel terrore. Le persone che hanno subito, sono felici di far subire ad altri quello che hanno subito loro. Senza alcuna empatia, senza alcun interesse per la vita altrui, disposto come era a torturare e uccidere per il regime, ora come capo del suo stato "liberamente" eletto, dopo aver provveduto di uccidere tutti i suoi dissidenti, vuole riconquistare quei paesi satelliti della vecchia repubblica.

Da due anni sta uccidendo, civili, bambini, donne; deportando uomini e bambini da "rieducare"; stuprando le donne davanti ai loro figli, ai loro mariti. Da due anni.

E subito qualcun altro ne ha approfittato. Stritolando l'occidente di fronte al ricordo di quello che fu l'olocausto, provocato per altro non certo dall'occidente, sventolando un qualche senso di colpa (di chi?), un altro pazzo ha reagito ad un attacco che ha causato un centinaio di morti con bombardamenti a tappeto su edifici, scuole, chiese, mercati causando 30.000 morti palestinesi in 4 mesi.

Ed ancora sentiamo racconti di ammazzamenti di bambini, donne, uomini; edifici stritolati, strade divelte, città e paesi spazzati via da carri armati e cingolati, stupri e uccisioni barbare.

Immagini che non avremmo mai immaginato di rivedere dopo la seconda guerra mondiale le stiamo rivedendo e rivivendo oggi.

E dopo una pandemia durata tre anni che ha visto morire persone in tutto il mondo pensavamo di trovarci, con tutto il mondo, più vicini, più stretti come sopravvissuti, più empatici gli unici verso gli altri.

Invece, regna l'imbarbarimento più assoluto: i giovani, con la paura di non avere un futuro, con la paura di un conflitto mondiale in atto a pezzetti, non hanno paura di incorrere in guai giudiziari. Stupri, uccisioni, fra mariti e mogli, padri e madri contro i figli. 

L'imbarbarimento delle popolazioni sono causate da chi le governa, da chi non ha a cuore l'istruzione e l'educazione della propria gente, da chi promette e non mantiene, da chi non fa nulla per assicurare il futuro alle nuove generazioni mantenendo gli obiettivi di benessere per tutti e per il pianeta.

E con ciò chiudo con un avvertimento a tutti i governanti: non siete  Giulio Cesare, o Napoleone;  e non crediate  di poter imitare Hitler o Mussolini. Il popolo vi mette la corona in testa ma altrettanto velocemente ve la toglie. 

Il vero leader non è quello che fa il capo assoluto; chi si è atteggiato a capo assoluto, nei secoli della storia millenaria dell'essere umano, ha sempre fatto una brutta fine.

"Il vero leader è colui che sa ispirare e motivare le persone che gli stanno accanto per far emergere il meglio di ognuno" (dal web).

Allora attenzione ai barbari ed ai loro capi, perché, diceva mio padre: "il pesce puzza dalla capa".

Perché "come il pesce marcio inizia a puzzare dalla testa, così le cause di un comportamento sbagliato di un subordinato vanno sempre ricercate in chi ricopre posizioni di maggior rilievo. Il cattivo esempio viene dall'alto e gli errori maggiori vengono commessi dai capi." (dal web).

Ed il popolo, questo, lo sa.




Saturday, February 17, 2024

Illusioni perdute

 Ieri sera su Rai tre è andato in onda il film "Illusioni perdute" tratto dal romanzo di Honoré de Balzac molto corrispondente al mondo d'oggi della comunicazione, su stampa o media.

La storia la conoscerete: un poeta di provincia, arriva a Parigi seguendo la sua amante, nobile. Ma arrivato nella capitale (periodo post napoleonico) la nobiltà lo rifiuta, gli amanti devono lasciarsi ed il protagonista, che ha anche velleità di nobiltà e vuole essere riconosciuto con il cognome della madre, farmacista di una casata nobile, incattivito si vendica della società che lo rifiuta diventando un pennivendolo.

Dimenticando la sua arte poetica, scrive articoli pagati a favore dell'uno o dell'altro, sia esso un politico o un artista o drammaturgo.

L'arte dello scrivere diventa, così, un'arma per dire la verità ma anche il suo opposto perché, in fondo, una notizia e la sua ritrattazione diventano entrambi due articoli di cui far discutere.

Ecco così nascere la notizia e la sua fake-news, la sua ritrattazione:

Nella Francia dell'ottocento le chiamavano "anatre", oggi sono "fake news": le notizie false che sembrano vere.

Un romanzo e un film che diventano così specchio della società moderna in cui i pennivendoli scrivono notizie ed il loro esatto contrario, a seconda del vento che fa sventolare le bandiere.

Monday, February 12, 2024

La coda di paglia

 “Avere la coda di paglia”,  significa temere ogni tipo di critica per un comportamento, o un difetto, su cui si teme che gli altri possano infierire. Come dice un proverbio toscano: “Chi ha la coda di paglia ha sempre paura che gli pigli fuoco”.

Finito il festival di Sanremo, non sono finite le polemiche su frasi di canzoni, su intenzioni, su monologhi.

Il primo che si è tirato addosso le ire di qualcuno è stato Dargen D'Amico che in prima serata ha chiesto il cessate il fuoco.

La sua canzone Onda alta parla di emigrazione ed immigrazione, quando parla di approdare a Malta. Ma potrebbe essere anche una metafora di ciò che ci sta inondando.

Poi c'è stato Ghali che nella sua canzone parla di ospedali bombardati e subito Israele ha protestato perché avrebbe voluto che si parlasse dell'attacco di Hamas del 7 ottobre.

Oggi La Russa attacca Amadeus perché nel ricordo delle foibe non ha detto che le foibe sono state fatte dai COMUNISTI titini.

Ma quante code di paglia sono state incendiate?

Perché vorrei ricordare che le canzoni di Sanremo vengono presentate al direttore artistico 6/7 mesi prima del festival. Ed allora, per esempio, ancora non era accaduto l'attacco di Hamas.

Anzi, la frase della canzone di Ghali può essere in relazione ai bombardamenti russi contro gli ucraini, guerra che sta durando ancora dopo due anni e che ha visto vari crimini di guerra perpetrati da Putin.

Poi che successivamente il governo Netanyahu facesse altri crimini di guerra contro i palestinesi nessuno se lo poteva immaginare la primavera scorsa.

Per quanto riguarda le foibe, per decenni le stragi sono state dimenticate, è vero, ma ora che c'è il giorno del ricordo tutti hanno presente come, cosa e chi ha perpetrato quelle stragi. Quando si parla di titini, militanti di Tito, si parla di comunisti. Ma ciò non fa dimenticare quello che i fascisti in 20 anni di dittatura, i nazisti in 12 anni di dittatura, hanno fatto in Europa, in Italia, in Germania.

Quindi, quante code di paglia si sono incendiate in questi giorni?


Friday, January 19, 2024

Commemorazioni

 La Cassazione ha sentenziato che il saluto romano è un reato ma non per le commemorazioni.

A meno che non ci siano prove di una riorganizzazione del disciolto partito fascista. Ma, come cita l'articolo sotto:

"AGI - "La condotta tenuta nel corso di una pubblica manifestazione consistente nella risposta alla 'chiamata del presente' e nel cosiddetto 'saluto romano', rituali entrambi evocativi della gestualità propria del disciolto partito fascista", integra il reato previsto dall'articolo 5 della legge Scelba (n.645/1952), "ove, avuto riguardo a tutte le circostanze del caso, sia idonea a integrare il concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista, vietata dalla XII disposizione transitoria e finale della Costituzione".

Ciò nonostante, la Cassazione ha sentenziato che la manifestazione di Acca Larenzia non rientra nella legge Scelba.

Nemmeno se gli aderenti di Casa Pound dichiarano chiaramente di essere fascisti.

Ora, la democrazia è molto bella perché ognuno ha il diritto, riconosciuto, di esporre il proprio pensiero, ma la costituzione del partito fascista e la sua riorganizzazione sono reato.

Cosa devono fare perché vengano riconosciuti come rei coloro che inneggiano al fascismo ed alzano il braccio? Sono chiaramente riconoscibili, con le loro camice nere. 

Dobbiamo aspettare che pugnalino ancora qualcuno, come fecero il 25 agosto 1972 a Parma (quando fu assassinato Mario Lupo)? Dobbiamo aspettare che prendano qualcuno e gli facciano bere l'olio di ricino? 

Il nuovo fascismo non si esporrà a gesti eclatanti, forse, probabilmente.

Il  fascismo, mai morto (il Presidente del Senato confessa candidamente di avere busti di Mussolini, considerato "grande statista") avanza nel totale silenzio e chi lo riconosce e ne parla viene tacciato come qualcuno che vive di immaginazione.

Probabilmente i nostri genitori che lo hanno vissuto, lo riconoscerebbero immediatamente.

Mia madre mi diceva: se avessimo avuto la televisione, se avessimo potuto guardare in faccia il dittatore quando parlava, ci saremmo accorti di quello che stava per accadere.

Le ho sempre risposto che no, non l'avrebbero riconosciuto. 

Come ancora oggi non viene riconosciuto; è come l'onda dell'alta marea, non arriva con furore, ma arriva piano piano, i gabbiani si lasciano galleggiare piano piano, le piante hanno un leggero fruscio e si flettono dolcemente al lieve arrivo della gentile brezza, fino ad arrivare ad essere coperti completamente dall'acqua.

Ecco, attenzione alla leggera brezza, che sembra così confortevole e gentile, attenzione al gesto e al "presente" detto tra "pochi intimi" perché quando saremo travolti sarà troppo tardi.

Ricordate i versi di Dante, i versi che ricordano i fraudolenti: si presentano con un bel viso, ben vestiti poi colpiscono a tradimento presentando il pungiglione dello scorpione. 

Un saluto "commemorativo" potrà non essere reato; ma ciò che fanno potrà esserlo, prima o poi.

Aprire gli occhi è lecito.

Evviva l'Italia antifascista.


Wednesday, January 17, 2024

INDIFFERENZA

 "Vivere significa partecipare e non essere indifferenti a quello che succede" scriveva Antonio Gramsci su La città futura l’11 febbraio 1917:

Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.


 Anche io odio gli indifferenti, coloro che guardano dalla finestra quello che accade. Bambini che picchiano altri bambini, bambine che si tirano i capelli senza che nessuno intervenga; anzi, con spettatori che filmano e condividono i filmati  sui social. Adulti che lasciano che i figli facciano a scazzottate con i coetanei, adulti che girano armati e sparano senza controllo.

Non sopporto gli indifferenti che lasciano torturare e uccidere gli animali; non sopporto l'indifferenza, forse anche amica della paura.

Ma essere indifferenti significa anche non votare, non prendere posizione, non preoccuparsi del benessere del proprio quartiere, del proprio stato, dei propri concittadini.

E' l'indifferenza il male che colpisce la nostra società, la principale presenza negli ultimi 30 anni della nostra vita.

L'indifferenza è la colpevole di tutto ciò che accade nel tempo.

L'indifferenza del mondo occidentale verso le guerre in Siria, in Yemen; indifferenza dell'Europa di fronte al genocidio del popolo ucraino, del genocidio dei palestinesi.

Dovremmo sempre combattere contro l'indifferenza.

Con coraggio, con forza, con orgoglio. 

Con quel coraggio, quella forza, quell'orgoglio che ebbe mio padre, dopo l'8 settembre 1943.

Io sarò sempre partigiana, io saprò sempre da che parte stare perché altrimenti non potrei guardarmi allo specchio e non sarei degna di mio padre.

"Vivo, sono partigiana. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti."



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Fake news, odiatori ed altre sconcezze

 La storia della ristoratrice che si è suicidata a causa di una recensione vera o falsa veramente dovrebbe farci riflettere.

La storia è semplice: una recensione che voleva denigrare il ristorante per il fatto di accettare fra i clienti gay e portatori di disabilità, portava una sua risposta in difesa di tali avventori. E questa sua difesa l'aveva fatta premiare dal ministro per le disabilità per l'apertura personale e lavorativa verso persone altrimenti discriminate.

La ristoratrice ricevette tanti encomi.

Ma qualcuno (leggi Selvaggia Lucarelli) volle approfondire la questione e, pare, scoprì o ritenne di scoprire che la prima recensione (quella che denigrava il ristorante) fosse stata scritta dalla stessa ristoratrice solo per avere il pretesto di scrivere la seconda ed ottenere, così, il riconoscimento di un'attività antidiscriminatoria. Attività che per altro effettivamente la ristoratrice, brava e bella persona come viene descritta da chi l'ha conosciuta, attuava nel suo ristorante.

Ma il sospetto di aver scritto un post falso, o il fatto che non l'avesse scritto, ha suscitato, dopo le lodi, critiche ed ha scatenato una ridda di insulti contro la ristoratrice.

Essendo una brava persona, si è spaventata del fatto di venire chiamata dalle forze dell'ordine per chiarire tutta la situazione. E da brava persona, non abituata ad essere richiamata dalle forze dell'ordine, si è spaventata e vergognata a tal punto da suicidarsi.

Ora mi chiedo: con tutte le nefandezze che certi politici fanno (fermare un treno per andare a prendere l'auto blu; sparare in una festa di capodanno, con presenti dei bambini, rubare un quadro, ecc. ecc. ecc.); certe nefandezze che certi politici scrivono sui loro profili social per poi pretendere la privacy che loro stessi mettono alla berlina; ecco, con tutte queste nefandezze, c'era proprio bisogno di prendersela con una persona normale, che faceva tranquillamente il suo lavoro, onestamente?

Ma davvero i giornalisti devono scoprire falsi scoop sulle persone che lavorano?

Forse per non mettersi a scoprire le vere nefandezze fatte dai politici?

Selvaggia Lucarelli, per favore, visto che si spaccia per essere una giornalista, faccia la giornalista; fare il giornalista significa essere serio, fare indagini importanti (come per esempio fu il Water Gate, oppure le inchieste su Gladio e l'uccisione di Moro, tanto per dire ...) 

Stimo tantissimo la professionalità dei giornalisti, di qualunque colore o pensiero politico; sono persone che mettono in pericolo, tante volte, la loro vita, fanno inchieste pericolose sulle mafie; rischiano la loro vita in scene di guerra. 

Allora, cara Lucarelli, faccia la giornalista, glie lo chiedo con il cuore.

Oppure si limiti a fare da giudice a Ballando con le stelle (non si deve saper ballare per giudicare gli altri che ballano?); oppure si limiti a fare recensioni di libri come ha fatto per il suo fidanzato; oppure faccia qualche pubblicità a qualche materasso o divano. 

Ma le persone normali, che faticano a tirare la carretta ogni giorno, anche se cercano qualche espediente per guadagnare qualche euro in più le lasci in pace.

Grazie.


Sunday, January 14, 2024

ASSUEFAZIONE

 C'è una storia che spesso ritrovo nella memoria.

Quella della rana bollita: se metti una rana in una pentola d'acqua bollente, quella salta immediatamente fuori e si salva guardandoti e dicendo: Ahò, son mica matta a stare lì dentro!

Ma se prendi una pentola, ci metti dell'acqua fredda, con dentro una rana e poi fai bollire l'acqua piano, piano ... la rana, purtroppo, verrà bollita come l'acqua e sarà lessata viva.

Questa si chiama: assuefazione.

Perché se nei guai ci cadi a strapiombo, cerchi di salvarti, l'avrà vinta l'istinto di sopravvivenza; ma se nei guai ci cadi piano piano, non te ne rendi conto e ci morirai dentro.

Come nelle situazioni famigliari che finiscono in femminicidi.

Perché le donne sono crocerossine nell'animo e se si trovano in situazioni famigliari difficili pensano di poter salvare la situazione con la loro abnegazione.

Ed inoltre, se ti ci ritrovi da anni e anni e anni in cui piano piano ti sei assuefatta di un certo modo di vivere in cui qualcuno ti ci ha costretto, manco ti accorgi di essere finita bollita.

Chi, invece, improvvisamente si sveglia e si ritrova nel pentolone bollente e vuole uscirne, ribellandosi quando ormai è troppo tardi finisce vittima del proprio carnefice.

Perciò, care donne, dovete ricordare che non siete rane ... o per lo meno, se vi sentite rane, siate come quella rana intelligente e previdente che nel pentolone bollente non ci si mette.

L'importante sarebbe riconoscere sin dall'inizio il pentolone ed il cuciniere.

Se l'uomo con cui state vi fa dolci promesse, vi promette che la vostra vita non cambierà, che potrete continuare a fare quello che facevate prima, che potrete continuare a lavorare e ad avere la vostra vita, scappate. Perché non avete bisogno di promesse altrui per avere il diritto di vivere. 

Dovete essere voi a farvi la vostra vita, mantenere il vostro lavoro, le vostre amicizie, la vostra famiglia d'origine.

Non accettate mai compromessi e minacce; non accettate offese, di qualunque genere siano; non accettate mai di avere le telefonate controllate; non accettate mai di dover chiedere un permesso per uscire, per vedere gli/le amiche, per vedere i vostri famigliari. 

Se qualcuno vi dà dei paletti, se qualcuno vi minaccia, se qualcuno vi proibisce di vedere o sentire altri, vuol dire che quel qualcuno vi sta preparando il pentolone in cui bollirvi piano piano. 

E allora prima che l'acqua bolla, scappate!

Saturday, January 13, 2024

Orgoglio italiano made in Italy

 Sono sempre stata orgogliosa di essere italiana, indipendentemente che ci fosse al governo una forza governativa che parlasse di "orgoglio italiano" o meno.

Mio padre, carabiniere sin dai suoi diciotto anni e fino alla fine della sua vita, mi ha insegnato ad essere orgogliosa della nostra Italia, del nostro inno nazionale, delle lotte per la libertà, lui che fece la scelta dopo il 1943 di aiutare i partigiani liguri, dove lui era di istanza.

Cerco, negli acquisti, per lo più il made in Italy, non griffato che ormai si sa che le griffe sono state acquistate da altri, ma proprio il made in Italy, possibilmente anche a costo zero.

Nonostante questo mio orgoglio, vedo cose che non mi piacciono.

Conosco una signora molto gentile, sempre sorridente, cubana che, nonostante sia laureata ed abbia conseguito la sua laurea in Russia con cinque anni di vita passata in Russia e che conosce perfettamente almeno 4 lingue,  arrivata in Italia per aiutare la figlia immigrata qui, si trova a dover accettare qualsiasi tipo di lavoro per sopravvivere, pagata nemmeno 5 euro all'ora, da italiani brava gente, in questa Italia civile.

In questa Italia occidentale, civile, non vengono riconosciuti i titoli di studio, le lauree, conseguiti/e fuori dai nostri confini, a differenza della Germania che i suoi immigrati se li sceglie laureati a cui insegna la lingua e poi se li tiene stretti, i cervelli altrui.

L'Italia i laureati, i cervelli, li lascia emigrare, tenendosi quelli peggiori.

Ma durante la pandemia e in alcune regioni, l'Italia ha chiamato i medici cubani, sono arrivati anche i medici russi (accompagnati pure dai militari, ma questo è un altro discorso) perché i nostri medici non erano e non sono sufficienti.

In Italia, ci teniamo certi cervelli, come per esempio: un ministro della cultura che, facente parte della giuria del Premio Strega, confessa candidamente di non aver letto nemmeno uno dei libri candidati ma di essersi fatto fare un "riassunto", tipo Bignami, concludendo: "Poi li leggerò";  un sottosegretario alla cultura che ruba i quadri, lui che dovrebbe difenderli da furti e danneggiamenti; un ministro all'agricoltura che urla per il "made in Italy" ma siccome l'UE ha sbloccato le farine degli insetti ha urlato: "Che siano insetti made in Italy, allevati in Italia!"; ministro, per altro, che usa i treni a suo uso e consumo; un ministro della difesa che vende armi; un ministro alle infrastrutture che, oltre a non aver mai lavorato e che quindi se smettesse di fare politica andrebbe per rane, non sa nemmeno costruire un ponte con i mattoncini Lego.

Ecco, questi ed altri motivi potrebbero far scemare per sempre il mio orgoglio italiano.

Ma la speranza è sempre l'ultima a morire.

E quindi, nonostante tutto e nonostante "loro", rimango orgogliosa dell'Italia che si sa sempre rialzare e rimango orgogliosa della Benemerita, arma da sempre amata da me e dagli italiani; la Benemerita, che come mascotte ha una cagnolina di nome Briciola che passa in rassegna i carabinieri nei loro caroselli a cavallo e che ha, da poco, un cagnolino robot che si chiama Saetta.

Ed allora grido e griderò sempre: Viva l'Italia antifascista. 

Viva l'Italia come canta De Gregori:

Viva l'Italia, l'Italia liberata,

L'Italia del valzer, l'Italia del caffè.

L'Italia derubata e colpita al cuore,
Viva l'Italia, l'Italia che non muore.
Viva l'Italia, presa a tradimento, 

L'Italia assassinata dai giornali e dal cemento,
L'Italia con gli occhi asciutti nella notte scura,
Viva l'Italia, l'Italia che non ha paura.
Viva l'Italia, l'Italia che è in mezzo al mare,
L'Italia dimenticata e l'Italia da dimenticare,
L'Italia metà giardino e metà galera,
Viva l'Italia, l'Italia tutta intera.
Viva l'Italia, l'Italia che lavora,
L'Italia che si dispera, l'Italia che si innamora,
L'Italia metà dovere e metà fortuna,
Viva l'Italia, l'Italia sulla luna.
Viva l'Italia, l'Italia del 12 dicembre,
L'Italia con le bandiere, l'Italia nuda come sempre,
L'Italia con gli occhi aperti nella notte triste,
Viva l'Italia, l'Italia che resiste.






Wednesday, January 03, 2024

Concorsi letterari

 Devo confessare che ho partecipato a vari concorsi letterari, importanti e meno.

Come per esempio, nel 2005, un concorso Ferrero che aveva come incipit un inizio di racconto di Melania Mazzucco. Si trattava di un breve giallo da completare con un numero fisso di battute, considerando nelle battute anche la punteggiatura.

Io partecipai ed al termine fui invitata, come tutti i partecipanti, a Torino, presso una cioccolateria, verso la sera del 2 febbraio 2005. Approfittai per fare un giro per Torino con mia figlia che passò la giornata a fare fotografie. Verso le 18 ci dirigemmo verso la cioccolateria dove erano convenuti tutti i partecipanti.

Ferrero iniziò, dopo i saluti, dicendo che ne erano arrivati tanti, di racconti, da aver dovuto farli leggere alla moglie, che non faceva parte, però, della giuria.

Già questo mi fece arrabbiare perché è la giuria, a mio parere, che deve leggere e non altri.

Lasciai correre su questo punto ma poi si aggiunse che venne premiato un partecipante torinese, che partecipava a tutti i loro concorsi e lessero quanto aveva scritto quel signore: fuori dal numero di battute definite, era anche uscito dal tema. 

Lasciai correre anche su questo punto.

Poi lessero un brano ed una donna si alzò urlando: MA QUESTO E' IL MIO RACCONTO ... Poi disse, ah no, non è il mio ... 

Mah, mi dicevo, vuol dire che poi non è che abbiano premiato un racconto originale se si poteva confondere il testo con un altro.

Ma il colmo fu quando dissero: Tutti hanno parlato degli altri protagonisti ma nessuno ha raccontato sulla bambina.

Ecco, a quel punto mi alzai e dissi a mia figlia: Io mio, allora, non l'hanno letto. Ce ne andiamo.

Ci alzammo e ce ne andammo. Avrei voluto urlarglielo e contestare il tutto, ma preferii andarmene.

Non ho, quindi, molta fiducia in questi concorsi.

Il colpo di grazia l'ha dato, se vogliamo, l'attuale ministro della cultura che, facente parte del Premio Strega, ha confessato a Geppi Gucciari, di non averne lette nemmeno uno, dei libri candidati. 

Bel modo di rendere credibile un premio ... 

E quindi ecco perché non partecipo più ai concorsi: si fanno pagare una tassa di lettura per poi non leggerli nemmeno.

Mi limiterò a pubblicarmi a mie spese.


Thursday, December 28, 2023

L'anno che verrà

 Mancano tre giorni alla fine del 2023 e si fanno esami di coscienza, per chi la coscienza ancora ce l'ha e buoni propositi per chi ancora ha speranze e sogni.

Quando si avvicina la fine dell'anno, mi rattristo.

Le luci del Natale si affievoliscono e le ombre del cuore si fanno più presenti e pressanti. 

Sin da bambina ho odiato il Capodanno, non ho mai gioito nell'ultima notte dell'anno; mi fa paura l'anno nuovo, mi ha sempre fatto paura, con il mistero di ciò che potrà accadere.

Temo non tanto per me, ma per i giovani, i bambini, per i nostri figli, i nostri nipoti, grandi e piccoli.

Il mondo è cambiato negli ultimi tre anni, la pandemia doveva renderci migliori ed invece ci ha resi più cattivi, più egoisti, più crudeli.

Senza parlare dei governanti che in questo momento sono a capo di stati più o meno grandi.

La crudeltà è verso gli esseri viventi più deboli, contro gli esseri umani, una etnia contro un'altra. Si fanno avanti spinte terroristiche e spinte dittatoriali.

A nessuno importa il benessere altrui, il benessere del pianeta; si spianano città intere con i carri armati e con le bombe, si riducono in polvere le abitazioni di milioni di persone.

Dopo cento anni ci ritroviamo a rivivere guerre e dittature.

La nostra generazione di boomers  mai più avrebbe pensato di vivere ciò che hanno vissuto i nostri  genitori. 

Non so se riusciremo ad avere la loro stessa forza di ricostruire. 

Dovremo prenderci sottobraccio alle nuove generazioni per aiutarle a riparare ciò che la nostra generazione ha distrutto in 60 anni. 

Ne avremo la forza? 

Il segreto, forse, è prendersi le proprie responsabilità ed avere il coraggio di riconoscere i propri errori per poter ricominciare.

Ed allora ... Buon 2024 e che sia buono davvero per tutti.

Saturday, November 18, 2023

Notte insonne

 "Era una notte buia e tempestosa ..." scriverebbe Snoopy.

Ma non è tempestosa, questa notte, se non nella mia testa.

Periodo brutto e difficile in cui se mi fermo un attimo a pensare mi sale dalla gola e dal cuore un singhiozzo che non finirebbe mai.

Da troppo tempo non canto; ogni giorno mi propongo di prendere la chitarra per cantare un po' ma anche le mie corde vocali si rifiutano di vibrare.

Mia figlia è cresciuta con il pensiero che in ogni famiglia fosse normale cantare; sentiva cantare me per ore in casa; ci vedeva e sentiva cantare quando ci trovavamo riuniti alla tavola, con mia madre.

Il momento dello sciopero delle mie corde vocali è iniziato quando mia madre è morta. E pensare che quasi mi dava fastidio quando, in compagnia, ci chiedeva di cantare. Mi pareva di essere un gira dischi obbligato a girare sempre; non riuscivo mai a parlare con uno o con l'altro, sempre intenta a "intrattenere", per la gioia di mia madre.

Eppure, oggi, a distanza di 11 anni dalla sua morte, quelle cantate mi mancano. Mi manca quella voglia di stare in compagnia; mi manca la confusione delle tante voci accavallate, le risate dei più giovani, le confidenze dei più "grandi".

Dentro ho solo voglia di piangere,

Gli ultimi tre anni sono stati difficili, un po' per tutti: gli anni venti venti, come li chiamavano quando sono scoccati, ci hanno presentato un brusco risveglio.

Appena schioccata la prima ora del venti venti hanno iniziato a circolare i venti pericolosi della pandemia; tutto l'anno lo abbiamo trascorso con mascherine e distanziamenti. E la cagnolina più grande, Apple, se n'è andata. Abbiamo ricominciato a respirare un po' nel 2021 ma anche il cagnolino, Briciola, se n'è andato. Poi è stato un susseguirsi di avvenimenti, di traslochi, di visite, di interventi, mentre nel mondo iniziava una nuova guerra, in Europa. Ora un altro conflitto è in atto, mentre ancora noi siamo in un vortice di altre visite e difficoltà.

La vita sembra si sia arenata. 

Ma, come si diceva nel venti venti, come si leggeva in ogni balcone, con arcobaleni disegnati, andrà tutto bene. 

Continuo a sperarlo.

Thursday, November 09, 2023

KALI YUGA

 Il Kali Yuga  è un'epoca oscura, caratterizzata da numerosi conflitti e da una diffusa ignoranza spirituale, che induce gli uomini a credere solo negli aspetti più superficiali e materiali della realtà (definizione da wikipedia)

Ci sono episodi che ci fanno pensare a questa terribile era; madri che uccidono i figli, figli che uccidono i genitori, uomini che uccidono le donne, donne che uccidono gli uomini; guerre fratricide, con atti di una crudeltà mai vista; bambini che vengono trucidati, rapiti, decapitati.

E' una brutta era, quella che stiamo vivendo, la spiritualità sembra assolutamente scomparsa insieme all'empatia, alla compassione, all'etica.

Quello che conta non è essere ma avere: quando ci si incontra, non ci si chiede: come stai? ma: cosa fai? Per vivere, per guadagnare.

Quello che si vede in televisione, ogni giorno, è sempre più degradante: solo cattiveria, sia che si tratti di film, che trattano sempre e comunque di ammazzamenti, di mafia, di delinquenza, sia che si tratti di intrattenimento, dove chi urla di più, chi offende di più e il più ascoltato.

La lettura, la cultura, l'arte, la musica vengono sempre  messe in secondo piano.

Basta nominare il nostro attuale ministro della cultura che, presidente (credo) della giuria di un premio letterario ha confessato bellamente di non aver letto nessuno dei libri che doveva votare.

O politici che confessano di non leggere un libro da almeno tre anni.

Io credo ancora, nonostante tutto, in una utopia: quella di un mondo altamente spirituale, dove le persone agiscano solo per il benessere altrui e della comunità.

Nei miei racconti, nel mio romanzo, scrivo di questo: spiritualità, azioni concrete di solidarietà, ricerca del proprio io, ricerca del senso della vita, ricerca su comunità e fratellanze votate solo al benessere comune.

I miei racconti non sono famosi ma d'altra parte non è il successo quello che rincorro; la cosa importante, per me, è scrivere di ciò in cui credo, di ciò che sono.

La settima figlia di una settima figlia.


Sunday, November 05, 2023

Madri e figli

 Ci sono cronache che nessuno vorrebbe sentire né immaginare.

Casi di madri che abbandonano i figli, qualcuna coscienziosa che l'abbandona in luogo sicuro, qualcun' altra che lo mette, nudo, sotto un'auto.

In tutti i casi si tratta certamente di mamme inconsapevoli, attorniate da altri adulti altrettanto incoscienti di quello che stava per accadere; qualcuna addirittura che riesce a nascondere la propria gravidanza a tutti quelli che la vedevano passeggiare, camminare o stare in casa.

In ogni modo mamme lasciate sole.

Poi ci sono quelle che hanno proprio il coraggio di ammazzare il proprio figlio.

Fece scalpore qualche anno fa il caso Franzoni che chissà come, però, ora è fuori, con un terzo figlio.

Ed oggi si scopre un'altra Medea che due anni fa l'aveva fatta franca, ma ripetendo il gesto a così poca distanza di tempo ha suscitato qualche dubbio. Riesumando il corpicino del bimbo morto l'anno prima, hanno scoperto che l'aveva soffocato in culla, come pure il secondo.

Sono madre e ricordo perfettamente la fatica dei primi mesi: allattare, non avere il tempo nemmeno per una doccia, avere anche da fare in casa, senza aiuto per tutta la giornata; con taglio cesareo, senza poter fare troppi sforzi, senza potersi piegare, portando la carrozzina in passeggiata ed al ritorno usarla come deambulatore perché non ce la facevo più a reggermi. Mangiare con la bimba in grembo in allattamento, ogni tre ore pulirla, allattarla e ricambiarla ancora. I panni che si accumulano da lavare, un aspetto terribile ed il seno che perde il latte e fa male quando arriva la montata. 

Poi le coliche, quelle maledette coliche, un pianto ininterrotto che qualunque cosa tu faccia non smette e tu pensi che avresti voglia di sbattere la testa, forse la sua forse la tua, contro il muro.

Per fortuna io quella bimba l'avevo desiderata; l'avevamo desiderata; per fortuna mio marito ha sempre avuto, con il lavoro che faceva, l'opportunità di effettuare un orario flessibile che è andato a modificare man mano che la bimba cresceva e cambiavano le esigenze. Specialmente quando ricominciai a lavorare.

Ma ricordo il primo anno come un anno splendido, che vorrei rivivere, ma tanto, tanto faticoso.

E ricordo che allora, nel 1981, non so se il comune o la provincia avevano organizzato un corso per donne che avrebbero dovuto aiutare le nuove puerpere. Io ebbi per un anno una di queste ragazze che frequentavano il corso, tutti i pomeriggi. Non poteva interagire, era semplicemente una osservatrice.

Arrivava che la bimba era già stata allattata e pulita, osservava le interazioni tra madre e figlia e non poteva intervenire o aiutare in alcun modo.

Ma forse quella presenza mi aiutò ad uscire un po' dal loop del primo periodo.

Certamente mi trovò assolutamente favorevole a questo corso poiché compresi fin da subito che poteva dare il via ad una nuova professionalità molto utile alle nuove mamme.

Non erano ostetriche; non erano infermiere; ma avrebbero dovuto essere persone che, una volta arrivate alla fine del loro percorso di studio, andavano in aiuto forse psicologico, forse anche solo empatico, alle nuove mamme.

Oggi non so che fine abbia fatto quel corso, che esiti diede.

Ma oggi sarebbe molto importante una figura professionale di questo tipo.

Le donne si trovano a diventare mamme o troppo presto, con ancora i propri genitori lavoratori, o troppo tardi, con i propri genitori anziani o troppo anziani per poter avere dei validi aiuti.

Fare figli oltre i quarant'anni, infatti, significa avere dei genitori, se ancora ci sono, come minimo settantenni che se stanno in salute possono essere d'aiuto ma se hanno qualche malanno devono pensare anche a curarsi loro.

Ecco, avere una cerchia di persone che possano aiutare, avere una rete d'aiuto per una neo mamma, ritengo che sia molto importante; se poi le persone che aiutano sono anche valide professionalmente, ancora meglio.

Si eviterebbero abbandoni di bambini e, peggio, gli infanticidi.

Friday, September 01, 2023

L'estate sta finendo

 Già, l'estate sta finendo e non ce ne siamo nemmeno accorti che era arrivata.

Una primavera piovosa, l'operazione di mia figlia, la Pasqua passata separati, io da sola.

Poi la sua convalescenza, tre volte in piscina, qualche giorno per lei di vacanza, doveva essere ... invece un altro intervento, altra convalescenza. Finalmente l'avevamo riportata a casa, due giorni di pace e poi ancora dolori, pronto soccorso e ritorno là, dove è stata operata il 4 aprile.

Ed ancora ci ritroviamo separati: lei in ospedale, mio marito solo in appartamento, io a casa con gli animali. Mia figlia ancora con dolori, flebo e si vedrà, forse due giorni di osservazione.

E mi viene da piangere. Ho voglia di piangere. Un pianto dirotto. Che quando siamo insieme trattengo. Ma da sola tutto lo sconforto mi assale.

La sua solitudine, il suo dolore; la solitudine e la depressione di mio marito; la mia solitudine.

Tre anime in pena.

Sempre solidali. 

Ma questi momenti le nostre tre solitudini non si possono abbracciare. E piango. Per mia figlia. Per mio marito. 

Ho voglia di piangere e lascio che gli occhi si riempiano di lacrime. Ora che nessuno vede.


Thursday, July 20, 2023

Paturnie notturne

 Sarà il caldo, sarà la mia insonnia, ma per l'ennesima volta mi ritrovo a sedermi al pc per scrivere nel bel mezzo della notte. Avere il pc davanti alla finestra mi permette di vedere che altre finestre sono accese, a quest'ora, forse per altri motivi che non sia l'insonnia.

Svegliarmi di notte è un dramma, perché dopo non riesco più a riprendere sonno.

E la mente inizia a sondare la giornata passata, le parole dette ed ascoltate, le cose fatte, quelle da fare. 

Ci voleva  questo caldo infernale per farci prendere la decisione che in tanti anni non abbiamo voluto prendere: installare un condizionatore.

Sono sempre stata contraria, consapevole del fatto che il cambiamento climatico è senz'altro causato anche dal forte utilizzo di queste macchine che sputano a manetta il caldo fuori dagli ambienti causando un effetto serra tutto attorno. Me ne sono accorta quando la mia dirimpettaia lo ha installato: i primi tempi le mie piante del balcone si sono letteralmente bruciate, i vetri della porta finestra si scaldavano in modo anomalo e le avevo dovuto dire che doveva tirare su il tendone quando lo utilizzava.

Ma ormai la temperatura insostenibile non riusciamo più a combatterla con i soli ventilatori e così abbiamo dovuto decidere di fare questo passo assolutamente non ecologico e molto dispendioso.

Nell'insonnia mi viene da pensare alla nostra vita passata, che ormai ne conta tanti di anni vissuti; mi scorrono in mente tanti pensieri, la nostra gioventù, le serate passate con gli amici sempre con la chitarra in mano, le feste in famiglia, cantando più per far piacere alla mamma che per nostra vera esigenza. A volte mi stancava dover sempre cantare per far felice la mamma, o per stare in compagnia con gli amici, a volte mi sentivo un gira dischi che ininterrottamente girava e cambiava disco. Cantare non mi permetteva di chiacchierare, di raccontare o di ascoltare; cantare mi isolava.

Ma ora che da anni, da quando la mamma non c'è, non canto più con i miei fratelli ne sento la mancanza. Faccio fatica anche a cantare da sola, con la mia chitarra perché a volte le dita delle mani si rifiutano di fare quegli accordi, tenere quei ritmi; eppure, quando cantavamo dimenticavamo tutto, ci sentivamo uniti e ci divertivamo. E quelle canzoni mancavano alla mamma, durante i giorni dell'ospedale, i suoi ultimi giorni, mentre diceva: voglio solo i miei bambini, voglio solo la musica.

La musica ha fatto da sfondo a tante serate, a tante feste, tutte le feste di famiglia e le voci si univano in un unico abbraccio.

E penso con tristezza che i due bambini nati in famiglia non ci hanno mai sentito cantare insieme.

E pensare che mia figlia è cresciuta pensando che in tutte le famiglie si cantasse come si cantava nella nostra.

La notte si sposa con la malinconia. E non c'è nessuna musica nella notte o nella malinconia.

Ma chissà, forse domani mattina, anzi fra qualche ora, prenderò una delle mie chitarre e canterò qualche canzone, visto che ho finito di preparare la riedizione de L'Archiatra per stamparlo in un unico volume. 

Ho voglia di cantare a squarciagola.

Canterò per la mamma che senz'altro da lassù ascolterà sorridendo.

 

Saturday, May 13, 2023

Festa della mamma

 Domani, 14 maggio, sarà la festa della mamma.

Io ho ricevuto una bella sorpresa da mia figlia, sono molto fiera di lei e lei mi dimostra ogni giorno il suo affetto.

E a me viene da pensare che, purtroppo, lei non potrà mai essere mamma; sin da piccola ha sempre manifestato un forte senso materno, per le sue bambole, i suoi pupazzi, i suoi compagni d'asilo e di classe, maschi e femmine. Ha sempre avuto un forte senso di protezione verso chi le sembrava ne avesse bisogno.

Ha anche sempre avuto un forte senso di protezione nei miei riguardi tanto che, sin da quando era piccola, le ho sempre detto che in un'altra vita deve essere stata mia madre. 

L'amo tantissimo e vederla stare male, con forti dolori, mi angoscia ed oggi, improvvisamente, io che non piango mai, ho dato sfogo ai miei sentimenti tristi che in questo periodo mi assalgono.

Penso a mia madre, a mia suocera, madri forse incomprese, nel loro vissuto femminile.

E mi stringo a mia figlia, donna forte, sensibile e adorabile.

E auguro a mia madre e a mia suocera, là, dove si trovano ora, una buona festa della mamma.

Con tanto affetto.

Tuesday, May 09, 2023

AIUTO!

 Svegliarsi nel bel mezzo della notte e non riuscire più a dormire significa anche risvegliare tanti pensieri.

Improvvisamente, mi rendo conto di essere sul punto di implodere e, guarda te il caso, il computer o google o chissà che, mi propone un argomento, fra le icone, che dice: giornata mondiale della salute, prendersi cura di sé. E un video di una esperienza borderline.

Da due giorni ho la parte destra del corpo che si sta ribellando: mal di schiena, il piede dolorante, il nervo sciatico che prende tutta la gamba. E, improvvisa, mentre cerco di riaddormentarmi, la voglia irrefrenabile di piangere e singhiozzare. Non lo faccio semplicemente perché non voglio svegliare del tutto mio marito e la cagnetta, nonostante li abbia svegliati per sedermi al pc a scrivere.

E mi rendo conto di essere diventata completamente asociale. 

Non ho voglia di vedere gente, di fermarmi a parlare con questo o con quello, non ho voglia di uscire nemmeno con la mia cagnolina.

Sono, in effetti, alcuni giorni che, presa da lavori di casa, sono abbastanza distrutta e mi limito a scendere in cortile solo per dare da mangiare, due volte al giorno, ad alcuni gatti randagini.

L'allergia non mi aiuta perché con tutti i piumini dei pioppi in circolazione che arrivano fino in casa, uscire vuol dire starnutire e non respirare; prendere gli antistaminici di frequente non aiuta i miei reni, per cui o sto in casa o mi devo arrendere a prenderli.

L'operazione di mia figlia credo che mi abbia steso; ho passato dieci giorni a casa da sola perché mio marito è rimasto a Negrar per poterla almeno vedere mezz'ora al giorno ma io non potevo abbandonare casa, con gli animali, in gestione a lui: troppo impegnativa la gestione della casa e dei gatti.

Fatto sta che ho passato dieci giorni, fra cui la Pasqua, da sola con la preoccupazione per questa operazione per nulla facile di mia figlia; quando la sentivo piangere per i forti dolori post operatori avrei preferito esserci io al suo posto.

Averla a casa mi ha un po' rimessa in sesto, nonostante ancora lei soffra tremendamente; la sua forza diventa la mia e spero di riuscire a darle forza. 

Ma piano piano, ho sentito le energie spegnersi.

Fino a questa notte, in cui mi sono sentita soffocare, come se fossi in un tunnel, anzi, in un pozzo senza via d'uscita. 

Mi propongo di uscire, domani, anzi, questa mattina, con la mia cagnolina almeno per prendere una boccata d'aria e fare due passi, ma so già che se piove la cagnolina si rifiuterà di uscire e so già che ancora una volta mi butterò nei lavori di casa come sempre fino ad arrivare, nel primo pomeriggio, stremata sul divano.

Certo, anche questa primavera non aiuta. Come, del resto, la primavera non aiuta mai, con i suoi sbalzi di temperatura ed il clima variabile. Poi c'è la guerra, poi ci sono le pessime notizie, poi, poi ... 

E non riesco nemmeno a riprendere il libro che sto scrivendo da ormai 11 anni. Io che in dieci anni ne ho scritti e pubblicati 10.

Va bene, passerà.

9 maggio 2023

 439° giorno di guerra in Ucraina.

Putin fa una grande parata, in ricordo della fine del nazismo, ricordando di avere contribuito alla caduta di quella dittatura che aveva distrutto l'Europa.

Ma si  giustifica per l'occupazione dell'Ucraina (non chiamata così. ovviamente, da lui che chiama ancora i suoi massacri come "operazione speciale"). 

In Italia, invece, non vanno dimenticati due uomini che caddero per mani diverse, ma forse non tanto diverse fra loro: Aldo Moro, rapito e ucciso dalla Brigate Rosse il 9 maggio 1978; Impastato, ucciso dalla mafia.


Saturday, April 29, 2023

Sensi di colpa

 Sensi di colpa per non aver potuto aiutare mia madre quando subì la tremenda operazione di isterectomia (avevo solo 9 anni); sensi di colpa per non aver capito mia suocera quando subì la stessa operazione nel 1976 (avevo 21 anni). Nel vedere mia figlia che a 41 anni ha subito la stessa operazione, mi fa guardare nel profondo del suoi occhi e mi fa vedere le altre due donne della mia famiglia. Un dolore immenso, un dolore persistente che non passa nemmeno con gli antidolorifici. 

Di fronte ho una giovane donna con una forza mentale e psicologica non confrontabile con quella di mia madre che, improvvisamente, vide interrompersi la sua vita femminile a causa di una incuria probabile del primario di allora. Tutte le donne che partorirono nel 1963 insieme a mia madre, subirono, puerpere, il raschiamento dell'utero e nell'arco di un anno si ritrovarono con fibromi e tessuti indeboliti tanto da provocare emorragie e la conseguente operazione di isterectomia con asportazione anche delle ovaie.

Mia madre aveva partorito l'ottavo figlio a 39 anni, ma c'erano con lei donne che avevano partorito per la prima volta e nonostante questo, nell'arco di un anno, si ritrovarono in menopausa forzata.

Ricordo mia madre che sveniva, si perdeva nel quartiere e tante volte i negozianti che la conoscevano telefonavano perché qualcuno la andasse a prendere. Aveva anche pensieri suicidi ed il suo carattere da gioioso e canterino si trasformò, sempre depressa.

Mia suocera prima di riuscire a portare avanti l'ultima gravidanza, ne perse tre di figli. Nel 1976 subì l'asportazione dell'utero con un fibroma che era già tumore maligno ed invasivo. Mia suocera aveva 52 anni, un figlio di 22. Nell'arco di un anno e mezzo ci lasciò.

Eppure, nemmeno i ginecologi sapevano a cosa andavano incontro le donne che subivano questo intervento mutilante. 

Sessant'anni fa non si conosceva nemmeno la menopausa.

Per le donne di una generazione precedente la mia, l'utero era parte integrante del loro essere donne e subentrava anche, dopo l'operazione, un processo psicologico di non accettazione considerandosi mutilate nel loro essere donne. Questo fu quello che colpì maggiormente mia madre e nessuno fu in grado di comprenderla. Non i ginecologi, non i medici, non i famigliari. I figli maggiori avevano 23 e 21 anni, come potevano aiutarla? I più piccoli richiedevano le sue attenzioni, la casa da mandare avanti.

Oggi, guardando mia figlia, una giovane donna con la soglia del dolore molto alta, mi sento in colpa per non aver capito né mia madre né mia suocera. 

E' difficile superare il dolore fisico, costante. Per fortuna, almeno per quanto riguarda lei, non c'è segno di sofferenza psicologica. Lei è forte, consapevole di aver dovuto prendere una decisione che per alcuni anni nessun ginecologo aveva voluto seguire.

L'endometriosi dovrebbe essere considerata una malattia come il cancro: invalidante, mutilante, doloroso, causa di enormi problemi intestinali, agli organi interni; si tratta di cellule che come colla, colano negli organi e possono arrivare ad attaccare la spina dorsale fino ad arrivare al cervello.

Non si deve prendere alla leggera, si deve poter agire velocemente per "pulire" e "raschiare" quello che avvolge tube, ovaie, intestini. 

Non prendete alla leggera le vostre bimbe, le vostre ragazze quando si lamentano per i dolori mestruali. Non è scritto da nessuna parte che si debba soffrire per essere donne. E agite immediatamente se avete dei sospetti. Oggi ci sono specialisti che sanno come devono agire.