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Wednesday, January 17, 2024

INDIFFERENZA

 "Vivere significa partecipare e non essere indifferenti a quello che succede" scriveva Antonio Gramsci su La città futura l’11 febbraio 1917:

Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.


 Anche io odio gli indifferenti, coloro che guardano dalla finestra quello che accade. Bambini che picchiano altri bambini, bambine che si tirano i capelli senza che nessuno intervenga; anzi, con spettatori che filmano e condividono i filmati  sui social. Adulti che lasciano che i figli facciano a scazzottate con i coetanei, adulti che girano armati e sparano senza controllo.

Non sopporto gli indifferenti che lasciano torturare e uccidere gli animali; non sopporto l'indifferenza, forse anche amica della paura.

Ma essere indifferenti significa anche non votare, non prendere posizione, non preoccuparsi del benessere del proprio quartiere, del proprio stato, dei propri concittadini.

E' l'indifferenza il male che colpisce la nostra società, la principale presenza negli ultimi 30 anni della nostra vita.

L'indifferenza è la colpevole di tutto ciò che accade nel tempo.

L'indifferenza del mondo occidentale verso le guerre in Siria, in Yemen; indifferenza dell'Europa di fronte al genocidio del popolo ucraino, del genocidio dei palestinesi.

Dovremmo sempre combattere contro l'indifferenza.

Con coraggio, con forza, con orgoglio. 

Con quel coraggio, quella forza, quell'orgoglio che ebbe mio padre, dopo l'8 settembre 1943.

Io sarò sempre partigiana, io saprò sempre da che parte stare perché altrimenti non potrei guardarmi allo specchio e non sarei degna di mio padre.

"Vivo, sono partigiana. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti."



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