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Thursday, December 28, 2017

Il nuovo anno che verrà

Mancano tre giorni a Capodanno ma non mi sento molto in vena di divertirmi.
A dir la verità, sin da bambina la fine dell'anno e l'inizio del nuovo mi dà un senso di tristezza che non mi fa capire la voglia delle altre persone di festeggiare. Mi trovo sempre a tremare, mentre gli altri, forzatamente, cercano di divertirsi facendo chiasso e facendo scoppiare i botti.
Il nuovo anno che verrà non so cosa ci porterà.
Mi viene semplicemente da sperare per me, per la mia famiglia, i miei famigliari e per tutti la salute, prima di tutto perché se c'è la salute si riescono a risolvere anche tanti problemi; poi la serenità, perché se si riesce a mantenere la serenità si possono vedere le soluzioni dei problemi; la pace nel mondo, perché solo la pace nel mondo dà a tutti la possibilità di sperare in nuovi inizi e nuove possibilità.
Ma nel cuore, avvicinandosi il Capodanno, sento un peso, un dolore silente, che evoca tutte le perdite subite, le fatiche fatte, le delusioni provate, i sogni spezzati, le illusioni distrutte.
L'anno che verrà chissà come sarà. Sarà un altro anno da vivere, sempre e comunque.
Ringraziando di avere la possibilità di viverlo.
Ecco:
Caro amico ti scrivo
così mi distraggo un po'
e siccome sei molto lontano
più forte ti scriverò.
L'anno che sta arrivando
tra un anno passerà
io mi sto preparando
è questa la novità ....



Saturday, December 09, 2017

SOGNI, SOGNI ED ANCORA SOGNI

Oh, lo so, le persone non credono ai sogni, né alla loro capacità di trasmettere messaggi o, peggio, previsioni. Non sono medium, lo dico subito e non mi piacerebbe esserlo anche se in un ramo della mia famiglia c'è stato un medium; non sono veggente, anche se, in un altro ramo della mia famiglia, c'è stato chi, attraverso i sogni, vedeva le cose che accadevano o stavano per accadere.
Eppure, sin da bambina ho un forte legame con i sogni, il mondo dei sogni (e non dico quelli delle fanciulle che "sognano" il principe azzurro) e con il mondo dei defunti.
Il primo della lista fu Papa Giovanni XXIII; non ricordo, ovviamente (quando è morto avevo 8 anni) se lo sognai prima o dopo la sua morte. Era in mezzo busto, nel confine tra il nostro orto e l'orto di una nostra vicina; mi parlò, lo ricordo perché ricordo che le labbra si muovevano, ma, ovviamente, non ricordo quello che mi disse. Allora non avevo ancora l'abitudine di trascrivere i miei sogni. Ero bimba e solo due anni dopo presi l'abitudine di scrivere un diario.
Ma da allora, i sogni mi fanno capire se qualcuno sta bene, se ci sono o ci saranno problemi ..
Non sempre riesco a ricordare tutto per poterlo trascrivere e non sempre i messaggi sono chiari.
E mai, comunque, riesco a prevenire quello che potrebbe accadere ... semplicemente sogno le persone a cui possono accadere, io in punta di piedi mi metto in contatto con la persona in questione e solo parlandole capisco che qualcosa (malattie o lutti) è andato storto in quel momento nella sua vita.
Ecco, tutta questa premessa serve per capire che i sogni mi accompagnano da una vita, come accompagnano la vita di ognuno di noi.
Da anni tengo un quaderno, ormai più di uno, in cui trascrivo i miei sogni.
Alcuni li ho semplicemente disegnati e dal disegno mi ricordo esattamente il sogno.
Di alcuni conosco il significato, anche attraverso libri di interpretazione dei sogni.
Per esempio, il 4 giugno 2007 ho fatto il sogno della tigre, in cui io, alla fine del sogno, dicevo: Io sono la Tigre. E questo è il titolo del libro che ho pubblicato che riporta esattamente il sogno da me fatto.
Un sogno del 16 aprile 2008 aveva come protagonista mio suocero, deceduto il 3 gennaio 1979: eravamo in moto, io e lui e, in un paesaggio montagnoso tipo i canyon americani, correvamo su una strada e lui mi diceva: Luca non ha il senso dell'orientamento. Orientamento spirituale, ovviamente. Ancora, infatti, mio marito non accettava molto che gli raccontassi i miei sogni con i defunti.
E' del 20 settembre 2008, invece, il sogno che mi decretava la mia morte.
Avevo dei rotoli di papiri, erano 8; il nono lo consegnavo a mia figlia dicendole: E' il mio nono rotolo, durerà dieci anni.
Calcolando gli anni, venivo a sapere, così, che nel mio 63 anno di vita morivo o sarebbe accaduto qualcosa che mi avrebbe cambiato la vita.
Ora, nei sogni la morte assume vari aspetti ed in senso spirituale nella nostra vita proviamo tante morti e tante rinascite.
I mistici Rosa-Croce dicono che la nostra vita si snoda e muta ogni sette anni; ogni multiplo di sette nella nostra vita accade qualche cosa, un cambiamento (che potrebbe essere riconosciuto come morte) che porterà qualche novità (rinascita).
I multipli di sette, ovviamente, li conosciamo tutti, sono le tabelline: 7, 14, 21, 28, 35, 42, 49, 56, 63, 70; quindi, allo scadere di un multiplo, accade qualcosa nella nostra vita.
A tutti possono venire in mente le cose più ovvie e naturali: a sette anni si inizia la scuola, a 14 inizia l'adolescenza, a 21 per noi fino a 40 anni fa c'era la maggiore età ... e così via.
Sapevo che mi sarebbe successo qualcosa nel mio 63esimo anno di vita; pensavo al mio compleanno e attendevo il mio compleanno per svelare a mia figlia il mio sogno, perché pensavo che solo dal giorno del mio compleanno, il 29 maggio 2018, potesse accadermi qualcosa.
Non avevo calcolato, invece, che il mio 63 anno iniziava già il giorno del mio 62esimo compleanno che è caduto il 29 maggio 2017.
Questo anno l'ho passato con il mio migliore amico, la persona a cui ho voluto bene per ben 48 anni; quando mi parlava, nella sua depressione, della sua prossima morte e mi diceva del testamento che voleva fare, io gli rispondevo che io avevo le prove che sarebbe accaduto prima a me.
Gli avevo svelato di avere avuto una premonizione sulla mia morte, ma non gli avevo detto nulla circa la data; glie lo avrei detto dopo che quella data fatidica fosse passata.
Invece, se n'è andato prima lui. E questo, per me, ha significato un po' la mia morte.
Infatti, ogni volta che muore una persona a noi cara è come se un po' morissimo anche noi ed ogni volta, per sopravvivere, dobbiamo imparare a rinascere, a fare di necessità virtù per sopportare il dolore e la fatica della separazione.
Gli avevo promesso che gli sarei stata vicina sempre, comunque; sapeva che su di me poteva contare anche per stare vicina a sua madre. Non glie l'ho promesso, perché di questo non ne parlavamo, ma ora è come se lo avessi fatto e l'affetto che provo per quella donna è veramente forte; ognuna di noi, ora, quando ci guardiamo, vede nell'altra colui che se n'è andato e devo combattere per non farla commuovere, cercando di distrarla come posso.
Ecco, per arrivare al 29 maggio, mio prossimo compleanno, devono passare ancora dei mesi e non so cosa mi aspetta. A dir la verità non mi importa nemmeno.
Continuo a sognare il mio amico; la notte scorsa camminava per la via principale del paese dove abito, camminava con le sue gambe, speditamente e, quasi, mi stupivo di trovarlo lì. Ma quando li sogniamo ben vestiti, senza più le loro malattie, vuol dire che stanno avanzando nella loro evoluzione e stanno dimenticando le fatiche provate quaggiù.
Quindi oggi è una buona giornata.

Tuesday, November 28, 2017

AUGURI MARY

Nella nottata ho fatto un sogno molto complicato.
Ero alla festa di compleanno di una bimba a cui facevo da baby-sitter (nel sogno non si vedeva ed i genitori erano persone sconosciute); aspettavo di vedere la torta per poi andarmene, ma a quella festa c'erano anche mio padre e mia madre. Mi accorgevo che la casa era di mia sorella Mary e su uno schermo c'era un film che a guardare bene era, in realtà, un filmino con episodi della nostra vita famigliare. Dicevo a mia sorella come faceva ad avere quel filmino e lei mi rispondeva che mio fratello Ettore aveva raggruppato tutti i filmini in un cd ed io le dicevo che dovevamo duplicarlo per averlo tutti. Improvvisamente mi ritrovo dentro al filmino, in un posto all'aperto a Noceto o forse Fontanellato (paesi legati a mia madre) dove mio fratello Ettore presentava uno spettacolino a cui avevo partecipato anche io cantando. Aspettando di vedere se c'era anche la mia esibizione, mi guardavo attorno e scorgevo alla mia destra un canale molto largo pieno di acqua su cui era un ponte di legno. Nell'acqua camminavano delle persone ed io dicevo che il canale era pericoloso per i bambini che, comunque, camminavano anche loro nell'acqua.
Allontanandoci da quello spiazzo per avviarci alle macchine, mio padre diceva che voleva andare a trovare "i ragazzi" intendendo i tre figli di mia sorella Mary ed io mi offrivo di accompagnarlo, mentre mia cognata, la moglie di Ettore, mi accusava di qualcosa.
Ma il mio pensiero era di accompagnare mio padre da mia sorella.
Oggi è il compleanno di Mary e così, sono convinta, mio padre e mia madre le volevano fare gli auguri.

Friday, November 24, 2017

Il peso dei ricordi

Due mesi fa è successo tutto, all'improvviso.
Era domenica e come tutte le domeniche sono venuta alla mattina per aiutarti a prepararti per la giornata che ti aspettava. Abbiamo passato un paio d'ore, aiutandoti a vestirti; avevi programmato la visita a tua madre e poi il pranzo, con gli amici per cui avevi prenotato il ristorante.
Quando sono arrivati, ci siamo fermati a chiacchierare una decina di minuti; ti hanno fatto i complimenti per la sala rinnovata poiché l'ultima volta che erano venuti a trovarti ancora i lavori non erano stati fatti. Poi ci siamo preparati per uscire; era una bella giornata, ancora calda. Sei uscito a piedi da casa tua, mentre io aiutavo a mettere la carrozzina in auto di Matteo.
Eri contento, sereno, come sei stato sereno gli ultimi quattro giorni precedenti.
Ho chiuso le porte, ci siamo diretti al cancello, sei salito in macchina ed io vi ho salutati.
Quattro ore dopo, alle 14 e 35 ricevo la telefonata di Tino che mi dice di correre al ristorante perché eri svenuto e non rinvenivi. Mentre ero in auto, al massimo dieci minuti dopo ricevo un'altra telefonata: per fortuna c'era un medico, al ristorante che ti ha praticato immediatamente, in attesa del 118, il massaggio cardiaco.
Quando sono arrivata era già arrivato il 118 e ti stavano facendo ancora il massaggio cardiaco, dopo aver usato il defibrillatore.
Solo alle 15 e 15 o poco più dopo sono riusciti a stabilizzare il battito cardiaco per poterti trasportare.
Ma già avevamo capito: eri stato troppo tempo in arresto cardiaco.
Il tuo orologio automatico si è fermato con il tuo cuore, alle 14 e 35.
Per quattro giorni sei rimasto in rianimazione ma non c'erano speranze, dopo che la tac e l'elettroencefalogramma avevano dato esito negativo.
Ecco, sono ancora qui a domandarmi come  sia stato possibile che nessuno abbia capito che era il tuo cuore ad avere bisogno di sostegno; tutti gli esami del sangue, tutte le diagnostiche fatte per più di un anno non avevano dato nessun segno di sofferenze diverse.
Era il  cuore che non batteva regolarmente e ti causava la pressione bassa ed una stanchezza infinita mentre la tua psiche ti distruggeva ogni voglia di reagire.
Ecco, tutto succedeva due mesi fa.
Come farò a dimenticare e ad accettare la tua partenza non lo so.
Ma devo farmene una ragione, non potevo combattere una battaglia che tu stesso non riuscivi a fronteggiare. Ognuno di noi deve affrontare la propria vita da solo,  nonostante la fortuna o meno di avere vicini amici ed affetti;  la strada, a volte, è tracciata.
E' inutile porsi delle domande, ormai.
Ma eri, sei stato e sarai sempre nel mio cuore.
Ci vorrà tempo ma prima o poi riuscirò a pensarti senza sentire il peso dei ricordi.

Tuesday, November 21, 2017

LE FERITE DEL TEMPO

O le ferite che il tempo non aggiusta.
Si dice che con il tempo passa tutto, passano i guai, i pensieri; il tempo, si dice, rimargina tutto.
Non è vero.
Il tempo passa, nonostante tutto, ma alcune ferite non si rimarginano mai, le perdite subite non diventano più lievi.
Le foglie che se ne vanno non fanno posto, nella nostra vita, a nuove foglie; quello che hanno lasciato al loro passaggio rimane e ritorna in mente, sempre, in ogni momento.
Per ogni foglia che se n'è andata, c'è una foglia appesa alle mie tende di casa, ognuna con un nome.
Ma il tempo non cancella e non lenisce la grande ferita lasciata.
Solo, la vita continua, le occupazioni quotidiane ci portano via tempo e spazio ed a volte riusciamo a non pensare.
Ma poi, improvviso, quel dolore lacerante, quel pugno nel stomaco ritornano, si fanno sentire e ci riportano indietro a quando sono iniziati.
Il tempo, ogni volta che una persona amata ci lascia, si congela a quell'ultimo momento, a quell'istante in cui avremmo voluto e potuto dire qualcosa ancora; il tempo si congela, si ferma, si ferma il respiro, si ferma il pensiero e si vorrebbe che quell'istante fosse stato un po' più lungo o che potesse ritornare.
Ma quello che è stato non ritorna, se non nei nostri pensieri, nei nostri ricordi.
E ci domandiamo se le cose potessero essere diverse, se avessimo potuto fare qualcosa di diverso, di più importante.
Ma i se non hanno senso, questa è la vita: occorre viverla in quel momento, in quell'istante, in questo momento, in questo istante perché poi non tornerà indietro.
Ed allora occorre dedicarsi con ancor più dedizione a chi resta, a chi ci sta vicino, a chi ha ancora bisogno di noi, anche solo per un abbraccio, per un bacio, per una parola.
Questa è la vita, senza togliere nulla a chi ha vissuto con noi un pezzo, breve o lungo che sia, di strada.

Thursday, November 09, 2017

RICORDI?

Spero veramente che, adesso, ti ami un po' di più, come dice una canzone di Zucchero.
Spero veramente che, adesso, tu capisca la tua vita.
Spero che ti ami meglio di quanto sia riuscita a fare io ...
Spero che ti ami, con tutte le unghie ...
Ti abbiamo amato, ti abbiamo voluto bene eppure  non ti bastava; non ti bastava il tempo che trascorrevamo insieme, non vedevi l'attimo che fuggiva, non afferravi il senso della tua e della nostra vita. Stavamo insieme, facevamo delle cose insieme, ma non ne afferravi l'importanza.
Sono felice di averti costretto di organizzare la cena di S. Giovanni, nonostante il giorno prima abbia dovuto chiamare il 118 per un tuo svenimento prolungato ed un risveglio che non mi piaceva.
Sono felice di averti costretto di organizzare la cena del 22 luglio, con tanti dei tuoi amici; eri felice di organizzare il menù, di fare la spesa, di mettere in forno i fichi preparati da te.
Vi ho lasciati a tavola imbandita, fuori, nel tuo giardino e me ne sono andata, quella sera. Volevo che tu godessi della loro compagnia, semplicemente.
So, adesso, che avevi, come sempre, lo sguardo rivolto altrove, facendoti sempre le solite domande, senza godere di quello che avevi davanti.
Tante volte ti ho rimproverato di mangiare a testa china, senza alzare lo sguardo verso chi ti sedeva vicino; ti rimproveravo di non godere della vita e tu mi chiedevi scusa perché mi facevi arrabbiare.
Ti rispondevo che non ero arrabbiata, che non dovevi chiedere scusa a me ma a te stesso perché ti uccidevi dentro.
Penso e ripenso alle ore, alle giornate, alle sere passate insieme; penso e ripenso ai discorsi che facevamo, alle cose che ci siamo detti; quante volte ti ho detto che avevo la sensazione di non riuscire ad essere utile, di non riuscire ad aiutarti ad uscire dai tuoi pensieri distruttivi.
Ma, amico mio, nonostante le fatiche fatte, nonostante il dolore che provo per averti perso, sono ancora qui a dirti che non uscirai mai dal mio cuore.
Ti sarei stata ancora vicina, ancora per altro tempo, per tutto il tempo che sarebbe occorso per riportarti a sentirti come eri una volta.
A noi non interessava che tu tornassi "il Roberto di sempre"; tu ERI il Roberto di sempre, solo con qualche difficoltà ... e gli amici, che amici sono se si allontanano quando le giostre si fermano? Gli amici, quelli veri, stanno insieme, anche quando la festa è finita e tanti ti hanno dimostrato che c'erano, nonostante tutto ...
Ho tanti ricordi di questi ultimi tre anni, da quando hai ricominciato a chiamarmi; in tutti gli anni della nostra lunga amicizia ero io a chiamarti, a telefonare a tua madre per sentire come stavate. Tu ti facevi vedere solo quando volevi tu, al ritorno da un viaggio o per passare una serata mangiando il gelato che ci portavi. Poi hai ricominciato a chiamarmi tu ed hai iniziato a parlarmi dei tuoi problemi. Ed io ho iniziato a venirti a trovare, stando con te sempre più tempo; quando eri in ospedale, durante i tuoi vari ricoveri .. fino a che sei andato in residence ed io ho passato con te tutto il giorno, seguendo le tue esigenze, aiutandoti nelle cose spicciole quotidiane. Abbiamo passato insieme tutte le feste primaverili dalla Pasqua in poi; tutti i sabati, tutte le domeniche.
I tanti ricordi che ho delle nostre giornate sono gli aperitivi presi nei posti che ti piacevano, gli acquisti fatti insieme, i lavori fatti sotto le tue disposizioni in casa e nel tuo giardino; i menù cucinati insieme, le trasmissioni di cucina guardati insieme, le passeggiate al parco ed in cittadella. Tenevo, qualche volta, la mia macchina fotografica, ma non ho mai pensato di farti una foto; semplicemente, mi piaceva guardarti nei pochi momenti di serenità che ti concedevi, guardando una rosa o solo godendo dell'aria fresca. Ti ricordo nel tuo giardino, seduto sulla poltrona di bambù che ti avevo messo all'aperto, mentre leggevi il giornale ed io controllavo i kiwi. Ecco, mi dispiace non averti fotografato in quel momento, sembrava tutto normale, sembravi un "signore di campagna" che si godeva un momento di relax.
Questi sono i ricordi che  rimarranno sempre, nella mia mente e nel mio cuore.
Sono contenta di esserti stata vicina per tutto questo lungo periodo.
E nonostante le lacrime, ho il sorriso sulle labbra .....
Zucchero dice: fatti un bel pianto, datti un addio ... torna il ricordo ... mi ritorni in mente, per sempre.

Thursday, November 02, 2017

L'ultimo minuto di vita

http://www.repubblica.it/2008/09/sezioni/cronaca/vaticano-morte-celebrale/quando-vita-finisce/quando-vita-finisce.html

Ripensando a al mio grande amico, deceduto il mese scorso, mi sono fatta delle domande.
Le domande che tutti si fanno e cioè se si è fatto tutto il possibile, se fosse stato possibile riaverlo in vita, se .... se ...
Ecco, le risposte le ho trovate in questo articolo: i medici della rianimazione delle Molinette di Torino mi hanno dato un po' più di serenità.
Una cosa è certa: Roby non avrebbe voluto essere prigioniero di un corpo che respirava solamente ...



Wednesday, October 18, 2017

MESSAGGI

Sarebbe importante ricordare i messaggi quando si ricevono ... mi succede sempre così: sogno, mi sveglio di soprassalto, mi dico che mi devo ricordare, convintissima che il sogno me lo ricorderò molto bene.
Poi mi riaddormento ed alla mattina, con rabbia, devo confessarmi che non ricordo il messaggio.
Ho sognato il mio amico, mi ha detto di portare qualcosa alla madre e poi abbiamo parlato anche di altro. Ma non ricordo cosa dovrei portare alla madre ....
Mi dico sempre che devo tenere una pila, una agenda ed una biro accanto al comodino.
Ma sul mio comodino ci sono sempre tante di quelle cose che non ho nemmeno il posto per un foglio ed una biro ... me li dovrei mettere sotto il cuscino.
Però sono felice di constatare che Roberto abbia imparato in fretta a comunicare.
"Loro" ci sono, ci sentono, ci vedono, ci osservano ...

Thursday, October 12, 2017

CANALI APERTI

Due settimane fa se n'è andato il mio amico, in silenzio, senza un saluto.
Le persone che più ho amato, se ne sono andate tutte così, in silenzio, senza un saluto: mio padre, mia madre, un altro caro amico ed ora anche Roberto.
Sono stata un po' con lui, gli ho preso la mano, gli ho accarezzato un braccio e lui l'ha mosso, ha aperto leggermente le labbra nonostante il respiratore, ha spalancato le palpebre. L'infermiera ha detto che erano solo riflessi condizionati.
Non lo so e comunque sapevo che non avrebbe voluto rimanere prigioniero di un corpo senza essere in grado di muoverlo, di parlare, di esprimersi.
E gli ho sussurrato: "Se sei stanco, vai, Roby, vai .."
Sono rimasta lì forse due ore, poi dovevo tornare a vigilare gli operai che stavano lavorando a casa sua e sono andata.
Dieci minuti dopo mi hanno telefonato: Roby non c'era più.
Sapevo che era quello che avrebbe voluto, ne avevamo parlato non direttamente per lui ma conoscevo il suo parere.
Con lui parlavo anche dei miei sogni e ne avevamo parlato con un altro amico.
Ma Roby era scettico sul fatto di poter avere o meno dei contatti con altri mondi.
Eppure ...
Erano passati solo tre giorni dal suo funerale.
In sogno ha visitato il nostro amico e gli ha detto: "Telefona a Liliana".
Michele si è svegliato, quasi di soprassalto. Mi ha raccontato che aveva avuto la sensazione di averlo proprio vicino, di averlo visto e quasi di poterlo toccare.
Mi ha raccontato, poi, di essersi riaddormentato e, stranamente da quello che gli succede normalmente, di essere ritornato al sogno precedente ed ancora Roby gli ha detto: "Telefona a Liliana".
Non è strano che Roby abbia parlato di me con il mio nome intero: mi presentava sempre così, come Liliana perché, mi diceva, gli sembrava di darmi maggiore considerazione, nonostante gli dicessi che il mio nome per intero io lo uso solo quando voglio mantenere distacco.
E, comunque, dopo solo tre giorni dal suo funerale, ha imparato immediatamente come comunicare nel mondo sottile.
Tre giorni dopo, il 6 ottobre, io l'ho sognato: non ricordo il contesto, ma Roby mi chiedeva qualcosa per "digerire" ... l'arresto cardiaco l'ha avuto proprio dopo un pranzo in cui non aveva rinunciato a nulla, persino alla trippa ed un bicchiere di vino, lui, astemio ...
Ed io, nel sogno, gli rispondevo: Anche io ho bisogno di "digerire" ... la tua malattia, la tua rinuncia, la tua partenza ...
Ecco quello che possono fare i canali aperti: farci "vedere", "sentire", "toccare" chi non è più per poter continuare a dialogare con loro.

Friday, September 15, 2017

VISITATORI

Ci sono periodi dell'anno in cui certe presenze, certi visitatori della notte, si fanno sentire maggiormente. Durante il giorno devo occuparmi dei vivi, gatti, cani e degli impegni di lavoro e casa ma ho la testa piena di altro ...
Pensieri e ricordi mi affollano la mente, eppure non ho quasi più tempo per scrivere sui miei blog   (questo e quello di Progetto Koala) e nemmeno tempo per scrivere il mio libro, il più importante, quello che parla della mia famiglia.
Ma la notte mi riporta alle persone a cui ho voluto bene, che, lo so, mi hanno voluto bene.
Si fanno vedere, si fanno sentire, mi prendono per mano e mi riportano agli affetti, mi fanno dimenticare gli affanni, mi tolgono le paure.
Quando mi sveglio, mi dispiace di essermi svegliata perché avrei voluto continuare a vedere i loro occhi, guardare i loro sguardi, raccogliere le loro parole, i loro sorrisi.
A volte mi chiamano, a volte mi abbracciano, a volte mi stringono la mano per confortarmi, per portarmi, forse, con loro, oppure per salutarmi e lasciarmi ...
Affetti che non dimentico, mai.
Ricordi che riaffiorano.
E sogni che mi rinfrancano ...