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Friday, November 24, 2017

Il peso dei ricordi

Due mesi fa è successo tutto, all'improvviso.
Era domenica e come tutte le domeniche sono venuta alla mattina per aiutarti a prepararti per la giornata che ti aspettava. Abbiamo passato un paio d'ore, aiutandoti a vestirti; avevi programmato la visita a tua madre e poi il pranzo, con gli amici per cui avevi prenotato il ristorante.
Quando sono arrivati, ci siamo fermati a chiacchierare una decina di minuti; ti hanno fatto i complimenti per la sala rinnovata poiché l'ultima volta che erano venuti a trovarti ancora i lavori non erano stati fatti. Poi ci siamo preparati per uscire; era una bella giornata, ancora calda. Sei uscito a piedi da casa tua, mentre io aiutavo a mettere la carrozzina in auto di Matteo.
Eri contento, sereno, come sei stato sereno gli ultimi quattro giorni precedenti.
Ho chiuso le porte, ci siamo diretti al cancello, sei salito in macchina ed io vi ho salutati.
Quattro ore dopo, alle 14 e 35 ricevo la telefonata di Tino che mi dice di correre al ristorante perché eri svenuto e non rinvenivi. Mentre ero in auto, al massimo dieci minuti dopo ricevo un'altra telefonata: per fortuna c'era un medico, al ristorante che ti ha praticato immediatamente, in attesa del 118, il massaggio cardiaco.
Quando sono arrivata era già arrivato il 118 e ti stavano facendo ancora il massaggio cardiaco, dopo aver usato il defibrillatore.
Solo alle 15 e 15 o poco più dopo sono riusciti a stabilizzare il battito cardiaco per poterti trasportare.
Ma già avevamo capito: eri stato troppo tempo in arresto cardiaco.
Il tuo orologio automatico si è fermato con il tuo cuore, alle 14 e 35.
Per quattro giorni sei rimasto in rianimazione ma non c'erano speranze, dopo che la tac e l'elettroencefalogramma avevano dato esito negativo.
Ecco, sono ancora qui a domandarmi come  sia stato possibile che nessuno abbia capito che era il tuo cuore ad avere bisogno di sostegno; tutti gli esami del sangue, tutte le diagnostiche fatte per più di un anno non avevano dato nessun segno di sofferenze diverse.
Era il  cuore che non batteva regolarmente e ti causava la pressione bassa ed una stanchezza infinita mentre la tua psiche ti distruggeva ogni voglia di reagire.
Ecco, tutto succedeva due mesi fa.
Come farò a dimenticare e ad accettare la tua partenza non lo so.
Ma devo farmene una ragione, non potevo combattere una battaglia che tu stesso non riuscivi a fronteggiare. Ognuno di noi deve affrontare la propria vita da solo,  nonostante la fortuna o meno di avere vicini amici ed affetti;  la strada, a volte, è tracciata.
E' inutile porsi delle domande, ormai.
Ma eri, sei stato e sarai sempre nel mio cuore.
Ci vorrà tempo ma prima o poi riuscirò a pensarti senza sentire il peso dei ricordi.

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