Questo blog usa cookie tecnici e cookie di terze parti per rendere più rapido e migliore il suo utilizzo durante la navigazione. Se vuoi saperne di più o modificare le impostazioni del tuo browser relativamente ai cookie, fino ad eventualmente escluderne l’installazione, CLICCA QUI.

Thursday, February 23, 2012

PENSIERI - di Erminia Brianti

Il passato si può raccontare e rivivere, dell'avvenire
non puoi prevedere niente se non "sentire" in base
a come hai vissuto la tua fanciullezza.
Possono essere motivi di nostalgia, di rifiuto,
d'amore o rancore se il tuo cuore non è
riuscito a scordare i torti subiti o sentiti tali.
Così è la vita, tutta la vita e quando è trascorsa
ti viene da chiederti: E' questo vivere, è per questa
vita che ho lottato? ne valeva la pena?
Non sapevo anche prima che sarebbe finita così
e che poteva essere anche peggio?
Sì, sono stata molto fortunata, tutto sommato
il buon Dio mi ha voluto bene dandomi tutto quello
che mi ha dato.
Senza ottimismo non si vive a lungo così come
senza fede.
L'amore per i miei figli ha riempito la mia vita,
la fede mi renderà grata la morte.

VISIONE - di Erminia Brianti

Rimpiccioliti dagli anni, gli occhi miei, spaziano ancora,
al ricordo di vecchie visioni, su ampi prati verdi e larghe
distese di bionde spighe dove vermigli papaveri fanno
allegra cornice.
Il sole cocente di giugno, illumina tutto ed intorno è vita.
Sul buffo spaventapasseri si posano passeri e storni,
tortorelle e neri corvi che si contendono un posto
sullo stinto cappello dalle falde sdrucite e logore,
mentre tutto intorno le farfalle, come tanti fiori,
svolazzano or qua or là disegnando arabescati voli.
Due alti pioppi s'innalzano alti nel cielo per indicare
la meta ed invitano a godere la sana frescura dei loro
ombrosi rami.
Nei fossi, il gracidare delle rane e nei prati il cinguettio
degli uccelli e il sommesso canto dei grilli, fanno coro
alle sonore grida di bimbe felici e speranzose del loro
avvenire che non potrà essere che rosa come i loro
pensieri.
Questa è la costante visione che mi seguirà fino
alla fine della mia già lunga esistenza.

Saturday, February 18, 2012

Morte o nuova nascita?

E' da maggio che non riesco a scrivere racconti.
Dopo aver finito il quarto volume de "L'Archiatra", in poco tempo ho scritto "La Legge di Maat",  "La Porta del Sole", "Io sono la Tigre" ed ho iniziato "La Piramide d'Oro". Il quarto volume è stato stampato ed è in vendita on-line su Photocity.it, mentre due sono in attesa di stampa con lo stesso editore on-line. Devo avere la disponibilità di Sarah per dare alla stampa anche "Io sono la Tigre", di cui, per altro, Sarah ha già elaborato la copertina.
Ma non riesco a procedere con "La Piramide d'Oro". Tratterà di una ennesima vita di Costanza, questa volta nel mondo degli Aztechi; ma non ho la serenità per proseguire. Mi siedo davanti al mio pc, leggo le pagine scritte e non riesco a "vedere" altro. Ho sempre raccontato di come nascono i miei racconti e di come è nata la tetralogia de "L'Archiatra": vedo immagini, situazioni e personaggi e li descrivo. Non ho difficoltà a scrivere mentre penso poiché le mie dita allenate corrono veloci sulla tastiera (scrivo, ovviamente, con tutte e dieci le dita, da professionista della tastiera quale sono). Ebbene, per questo racconto non riesco a vedere le immagini. Mi era successo così prima di finire il terzo volume de "L'Archiatra"; ma allora, era perché erano subentrate le immagini de "Il Canto del Bisonte Bianco" che era stato interrotto quando ho scritto il primo volume.
Ho vissuto già, quindi, dei blocchi causati non alla mancanza di energia o di ispirazione; al contrario, perché l'ispirazione era su più fronti.
Ora, sono alcuni mesi che ho proprio una carenza di energia.
Non l'energia per quanto riguarda i lavori manuali o il lavoro da baby-sitter: al contrario, la mia attività da baby-sitter è quella che mi tiene in forza.
No, sto parlando proprio di una carenza di forza energetica, di "illuminazione", di "ispirazione".
Da quando è nato il "problema" di mia madre, da quando ho dovuto assisterla per un anno senza potermi dedicare ad altro, con conseguenza per la mia vita economica ma anche per la mia vita famigliare, causando discussioni con i miei fratelli a me sempre stati molto cari, ebbene, da quando è nata questa situazione è come se mi fossero stati messi dei veli spessi sopra alla testa, veli così pesanti da non lasciare libere le mie ali, i miei pensieri. Non riesco a meditare e questo crea altra incapacità di "vedere" oltre le difficoltà materiali; non riesco a mettere insieme due pagine di racconto; non riesco nemmeno più a sognare o, comunque, i sogni non li ricordo. Chiudo gli occhi ed appena lascio la mente libera le lacrime sgorgano dagli occhi senza che io pensi a qualcosa di specifico.
La sofferenza è tale, ormai, da nascondermi ogni riflesso di luce. Mi dico che devo rialzarmi, devo uscire dall'acquitrino della palude della sofferenza, ma qualcosa mi tira giù.
Ho cercato di meditare, ma non vedo nemmeno più gli occhi che fino a qualche tempo fa mi sorridevano e proteggevano. Ogni morte è sofferenza, ma non c'è morte peggiore di quella dell'anima.

Saturday, February 11, 2012

Il cerchio infinito.

Ho già raccontato come mi sia accaduto di avere un arresto cardiaco quando ho avuto mia figlia.
Dopo aver rivissuto la mia vita in un vortice sempre più veloce, dopo aver rivisto e rivissuto la stessa vita per almeno dieci volte, ogni volta in modo sempre più veloce e quindi breve, sono finalmente arrivata in un posto bellissimo. Non ho attraversato nessun tunnel, nessuna porta, sono semplicemente arrivata.
Vi era una luce intensissima, bianchissima ma calda; c'era una miriade di persone, che poiché avevano alle loro spalle la luce intensa non erano distinguibili. Ne vedevo solo le silhouette che si confondevano poiché vestivano di bianco. Erano disposti a corona ed erano veramente tanti.
Quando sono arrivata, il mio pensiero è stato: Finalmente! Ho respirato a fondo, un respiro che sentivo tutto attorno.
Davanti a me, in attesa del mio arrivo, c'era mia suocera che aveva a fianco sua madre ed il marito.
Mia suocera era morta tre anni prima, il 17 maggio 1978; il marito era morto il 3 gennaio 1979 e la madre a novembre del 1980, pochi giorni prima che io sapessi di essere incinta.
Sognavo mia suocera già da tre anni ed ora li ritrovavo tutti e tre.
Mia suocera mi sorrideva e mi disse: "Non avere paura, non devi avere paura, perché nulla finisce e tutto ricomincia."
Il mio desiderio era di rimanere lì, ma nel mio rivivere avevo visto di avere avuto una figlia. Dovevo vivere.
E mi sono risvegliata.
In tutti questi anni (ne sono passati ormai trenta da quel giorno) ho vissuto con quella frase come guida.
Non ho compreso tutto subito; quell'esperienza mi ha dato il "la" ed ho iniziato con piccoli passi, inizialmente.
Ho cercato di guardare ancora di più negli occhi delle persone; ho cercato di ascoltare non accontentandomi di sentire; successivamente ho cercato di "sentire" andando oltre l'ascolto; ho cercato di "vedere", oltre a guardare.
Ed è perciò che ripeto a voi ed a me stessa: non dobbiamo avere paura, nulla finisce, ma tutto ricomincia.
In un cerchio infinito ...

Saturday, February 04, 2012

MIA MADRE

Mia madre è nata il 16 dicembre 1923; cresciuta, quindi, sotto la dittatura fascista, ma figlia di un socialista. Mio nonno, Quinto Brianti, aveva una trattoria a Fontanellato e faceva anche l'oste; un paio di volte la trattoria gli è stata messa sottosopra dagli "amici" di quello che vestiva sempre di nero. Un aneddoto che mia madre raccontava spesso e volentieri era di quando i contadini portavano l'uva da pigiare. La prima cassa di uva che mio nonno pesava e pagava era tenuta lontana dalle altre casse, un po' nascosta, per permettere ai bambini del paese di rubare i grossi grappoli. C'era misera e fame e mio nonno ne era consapevole; mia madre, la più piccola della famiglia, forse non era altrettanto consapevole di essere fortunata ad avere cibo ed abiti. La sua vita è sempre stata dignitosa ed anche quando, giovanissima, si è sposata con  mio padre ed ha cambiato città per seguire il marito carabiniere, sapeva di poter tornare a casa dai genitori in caso di bisogno. E di bisogno ne ha avuto, durante la guerra.
Per tutti questi motivi, mia madre ha raccontato sempre di quel suo tragitto nella vita che la vedeva a Fontanellato, con i genitori, le sorelle ed i fratelli, le amiche; per questi motivi, i suoi racconti sono scritti come se fossero il diario di una bambina e di una adolescente. Racconti che, come vi ho già raccontato, sono archiviati nella Rocca di Fontanellato. Mi ha sempre raccontato la sua amicizia con Anna Maria Gandini, una delle figlie del signore ricco del paese; dama che ho avuto il piacere di conoscere poiché quando mi sono sposata ed ho avuto la prima macchina portavo spesso mia madre a Noceto, dove viveva una sorella con la madre di mia madre, o a Fontanellato, ad incontrare le vecchie amiche.
Per tutti i motivi su elencati, mia madre anche oggi, nei suoi momenti di veglia, parla della sua vita a Fontanellato o cita persone o fatti della sua infanzia. Tutti i suoi pensieri sono rivolti là; come forse alcuni di voi sanno, quando si è sulla soglia si rivede tutta la propria vita, poiché prima di staccarsi da questa dobbiamo comprendere se abbiamo imparato la lezione che dovevamo apprendere.
Ebbene, ho passato parecchie ore in ospedale, negli ultimi fine settimana, con mia madre ed ho preso nota delle cose che diceva, a me o a qualcuno che lei vedeva.
La prima frase che mi ha detto, per esempio, lo scorso sabato è stata la conferma di ciò che vi ho scritto: infatti ha detto: "Non voglio dormire per non sognare quello che ho passato. E' pesante ..."
Il suo animo infantile, amante dell'infanzia, l'ha spinta a dire: "Voglio solo i bambini".
La memoria legata alla sua infanzia, in cui le sorelle spesso le dicevano che speravano di sposarsi presto per avere una "casa privata", stanche di servire ai tavoli e di avere le stanze occupate da estranei, le ha fatto dire: "Voglio fare solo l'oste, non la trattoria".
In alcuni momenti nonostante non ci veda mi ha guardato. Non so se mi ha riconosciuto, già in casa di riposo non mi riconosceva. Ma mentre le massaggiavo la spalla dolorante, mi ha detto: "Grazie".
Per vedere se era lucida, le ho chiesto:"Di cosa, mamma?" e lei mi ha risposto: "Per il massaggio".
Poi ha ripreso a viaggiare nel suo tempo. Mia madre cantava, partecipava agli spettacoli che si svolgevano nel teatro di Fontanellato; noi tutti cantiamo, è il nostro modo di stare insieme. E quindi, mia madre ha detto: "'Sta sera voglio solo musica, musica e canzoni". Le ho chiesto se ricordava una canzone e mi ha intonato: "Mamma" ed io gliel'ho cantata tutta (Mamma, solo per te la mia canzone vola, mamma .... non sarai più sola ...) e lei si è assopita.
Poi ancora nel suo mondo ha chiesto: "Quando viene la mamma?"
Evidentemente, la mamma è arrivata perché quasi subito ha detto: "Sei bella, molto bella mamma!"
Domenica scorsa, chiedeva spesso l'acqua, ma "l'acqua di Fontanellato".
E poi ancora mi diceva: "Chiama il papà" ma non so se il suo od il mio che in questi ultimi 28 anni, da quando è morto per infarto, le ha tenuto la mano tutte le notti e le è apparso nei sogni dandole le notizie su noi figli. Quando ebbi un bruttissimo incidente, nell'84, fu lui, infatti, ad avvisarla.
Mi chiedeva: "Come siamo arrivati a questo punto? La colpa è di un fratello; la colpa è dello spagnolo che era invidioso". Dello spagnolo non so nulla, ma credo che per il resto si riferisse alla vendita dell'osteria, voluta dai suoi fratelli, che costrinse mia nonna ad andare a vivere con una figlia.
"Dì al papà di prendere l'acqua con la pompa" e poi guardandomi (ma vedeva me?) mi ha detto: "Ti voglio bene" e "Non stancarti, non voglio che ti stanchi".
Ieri pomeriggio mia madre è stata trasferita in un'altra casa di riposo, dopo la dimissione dall'ospedale. Mi chiedo come si faccia a far viaggiare una donna in certe condizioni, ma gli ospedali non tengono in carico per troppo tempo le persone, nemmeno quelle bisognose di cure. D'altra parte, in ospedale abbiamo fatto turni e questo è stancante: per noi che lavoriamo è difficoltoso organizzarsi (io se non lavoro non guadagno, non ho diritti a permessi come baby-sitter. Anzi, sono io che ho più lavoro in situazioni estreme come è successo per il terremoto ed ora per la neve.) e per i fratelli più vecchi è faticoso. In una struttura si suppone che mia madre abbia più cure. Speriamo.
Mamma, a te mando un pensiero dolce e che dolce ti sia il passaggio.