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Tuesday, March 24, 2020

Ricordi di infanzia

In un attimo i ricordi vengono alla mente.
Venire a sapere da una pagina di giornale che un amico d'infanzia è deceduto per colpa del virus è un vero colpo. Chissà quanti se ne sono andati e non l'ho saputo perché io abito fuori città ormai da 25 anni ed il giornale della città non lo compero mai
Ma sapendo di Claudio C. mi sono venuti in mente tanti ricordi.
Abitava con la mamma (o forse era la nonna vista l'età che a me sembrava molto avanzata), una donna arcigna, vestita sempre di nero, che si muoveva con l'aiuto di un bastone che spesso sventolava contro noi bambini.
Avevo paura di entrare nel giardino di quella casa, di fronte alla nostra, proprio a causa sua che se ne stava o alla finestra o seduta in giardino.
Ma Claudio era amico dei miei fratelli più grandi, con cui era coetaneo e, anzi, questo particolare non lo ricordavo, era stato uno dei testimoni del matrimonio di mio fratello più grande.
Nella casa a fianco alla nostra, invece, abitavano gli zii con tre figli, Paola, Giorgio e Alex, come lo chiamavo io. Loro andavano di passo come età con Anna Maria, Gian Pietro e me. Io giocavo con Alex, di cui ero innamorata (avevo sei - sette anni) e piansi tanto quando venni a sapere che Alex con i fratelli e la madre (se non ricordo male il padre era morto) si sarebbe trasferito in altra città (nei miei ricordi la città era Roma ..). Piansi anche quando Alex mi disse che voleva farsi prete.
Non ho mai più saputo nulla di loro, dopo la loro partenza; non so se poi Alex abbia seguito quel pensiero; non so se andarono a Roma o a Milano, da cui hanno scritto il necrologio di Claudio.
Ma quegli amici, Claudio, Paola, Giorgio e Alex sono sempre rimasti nel mio cuore.
Oggi più che mai con rinnovato affetto.

Monday, March 23, 2020

Vite sconvolte

Il ricordo vola spesso all'aprile 1986, quando scoppiò la centrale nucleare di Chernobyl.
Da noi arrivò la notizia nei primi di maggio; il primo maggio eravamo andati a passare la giornata in un maneggio, per stare con mia sorella, mio cognato e mia nipote. Sarah, mia figlia, passò la giornata a perdere sangue dal naso, non riuscivo a farla smettere, tenendola bagnata costantemente nella fronte e nel collo. La giornata era soleggiata e quasi afosa dal caldo.
Quando arrivò la notizia dell'incidente di Chernobyl (poi si seppe che fu un "errore" umano, altro che incidente!) nei primi giorni di maggio, in ritardo quindi rispetto alla data in cui era successo, fu il panico. I comuni proibirono l'accesso alle aree verdi e ai parchi, ai giardinieri venne proibito tagliare l'erba, già alta vista la stagione, consigliarono di camminare sull'asfalto con stivali di gomma; negli asili, nelle scuole, nelle mense fu proibito dare prodotti caseari successivi alla data, vietate la frutta e le verdure. Fu consigliato di mangiare alimentari surgelati prodotti nelle date precedenti.
Furono fatte riunioni nella scuola materna con dietologi e biologi per capire bene come comportarsi; furono consigliati abbigliamenti coprenti il più possibile.
L'emergenza andò avanti per mesi e le abitudini cambiarono, non si andò più nei parchi all'aperto.
Oggi in circolo c'è un virus. Ancora ci viene chiesto di rimanere in casa, di non uscire se non per andare a fare la spesa o per lavoro o per salute.
Possiamo però mangiare quello che vogliamo; i supermercati alimentari vengono continuamente riforniti; ci viene chiesto di passare il tempo davanti alla televisione, a fare i lavori di casa oppure a lavorare da casa, per chi ha un lavoro che lo possa permettere.
Le restrizioni sono aumentate nel giro di tre settimane, chiuse le scuole, hanno chiuso tutti i negozi e le attività produttive che non siano necessarie per i rifornimenti; hanno chiuso gli uffici dei liberi professionisti.
I sindacati hanno chiesto chiusure restrittive là dove non sia possibile mantenere la distanza di sicurezza tra una persona e l'altra di almeno 1 metro. Chiusi i bar, pizzerie, ristoranti.
Molte persone temono di perdere il lavoro anche se il governo dice che nessuno dovrà essere licenziato in questo periodo. Ma è un periodo molto difficile, oltre che dal punto di vista sanitario anche dal punto di vista economico.
Le nostre vite sono state sconvolte ancora una volta.
Non si può andare a fare sport, non si possono avvicinare le persone, non si possono stringere le mani, non ci si può abbracciare ed ognuno, un po', guarda l'altro con sospetto perché i contagiati non sono noti, ma ogni giorno c'è un bollettino di guerra con contagiati, morti, guariti.
Non ci si può spostare da un comune all'altro, figuriamoci da una regione all'altra.
Chi è contagiato addirittura viene messo in quarantena e se viene trovato fuori casa rischia il carcere poiché è diventato reato uscire se in quarantena.
Le nostre vite sono sconvolte.
Ma dobbiamo vederla così: il mangiare non ci manca, non abbiamo bombe che ci cadono in testa (anche se in questi giorni sono accadute anche scosse di terremoto).
E prima o poi questa emergenza finirà, con l'aiuto dei medici che stanno arrivando da tutto il mondo in aiuto in Italia: medici cinesi (i primi che si sono trovati a dover fronteggiare questo corona virus), cubani, russi che stanno arrivando con materiali sanitari.
Prima o poi finirà .... ed i sopravvissuti potranno ricominciare a vivere.
Forse con qualche cambiamento; forse capiremo che il nostro pianeta è stato troppo maltrattato ed ha bisogno di respirare.
In questo periodo in cui non si circola, le auto sono ferme e l'inquinamento si è abbassato.
Forse impareremo a dare importanza alle piccole cose, come poter rivedere i propri famigliari, poterli baciare ed abbracciare.
PRIMA O POI  FINIRA'.
Speriamo di uscirne più saggi  ...