Questo blog usa cookie tecnici e cookie di terze parti per rendere più rapido e migliore il suo utilizzo durante la navigazione. Se vuoi saperne di più o modificare le impostazioni del tuo browser relativamente ai cookie, fino ad eventualmente escluderne l’installazione, CLICCA QUI.

Sunday, March 24, 2019

Caro amico ti scrivo

E' passato un anno e mezzo da quando te ne sei andato.
Da quattro anni avevi ripreso a cercarmi.
Quando tornavi dai tuoi viaggi, venivi a trovarci, portando il gelato e passavamo una serata a chiacchierare e ad ascoltare i tuoi racconti sulla Cina, l'Australia ... non dimenticavi mai di portarci un ricordo del posto che avevi appena visitato.
Da quando era morto tuo padre, però,  avevi diradato le tue visite ed io ti cercavo, ti telefonavo, telefonavo a tua madre per sapere come stavate. In fondo, andava bene anche così.
Ogni tanto mi telefonavi ed allora ci prendevamo un paio d'ore per andare a prendere una bibita, un caffé.
Poi, un giorno mi hai chiamato, non ricordo da quanto tempo non ci vedevamo.
Mi hai detto: "Ci vediamo? Così, tanto per vedere se ci riconosciamo .."
Ti ho risposto ridendo: "Ma figurati se non ci riconosciamo ... "
Ci siamo dati appuntamento e ci siamo trovati a prendere una bibita, un caffè ....
Parlando, hai iniziato a tirare fuori qualche problema, le gambe che non ti reggevano, tua madre.
Da quel pomeriggio, abbiamo ripreso a sentirci per telefono la sera, come facevamo da ragazzi ed i problemi hai iniziato a sviscerarli un po' di più, tu, che ascoltavi molto ma parlavi poco di te.
Almeno, con me, non avevi mai accennato a problemi; d'altra parte, anche io di me ti parlavo poco, per non coinvolgerti nei miei problemi.
Camminando in punta di piedi nel terreno in cui mi trovavo parlando con te, ho iniziato a darti qualche consiglio, ma avevi anche tante altre persone che ti tiravano di qua o di là; io ascoltavo, qualche volta accennavo al mio pensiero ...
Poi sei andato in ospedale; ho iniziato a venirti a trovare più spesso.
Fino a passare parecchie ore con te e poi anche a casa tua, con tua madre.
Ho osservato, ascoltato, guardato; lasciandoti parlare, lasciando che altri ti dessero consigli, parole, parole, parole ... ho iniziato anche a sognarti, in casa tua, in mezzo a tante persone, a tanta confusione.
Hai avuto due o tre ricoveri, di diverso tenore e le mie visite sono diventate sempre più assidue.
Poi ho iniziato a stare con te tutto il giorno; a seconda di come andava la giornata e la serata, ho passato con te dalle 12 alle 15 ore. Tutte le festività del tuo ultimo anno di vita le abbiamo passate insieme, con anche tua madre che andavamo a trovare tutte le settimane, quando non dovevi fare visite o altro.
Ecco, sono felice di avere avuto la possibilità di esserti vicina gli ultimi quattro anni.
Abbiamo avuto tanto tempo a disposizione per chiarire tutto, parlare di tutto, senza lasciare nulla di sospeso.
Sorrido al ricordo di quella volta che tu mi hai detto che non ti saresti mai aspettato di avermi vicina.
Anche tua madre una volta ha detto che non si sarebbe mai aspettata di avere la Lilly a farle la doccia.
Ed io ti ho risposto che ero stupita io del tuo stupore; non tanto di quello di tua madre che, in fondo, mi conosceva solo (da 40 anni) per telefonate abbastanza formali.
Ma mi stupiva il tuo stupore perché tu conoscevi tutto di me.
In fondo, a 63 anni, sono ancora la ragazzina di 14 anni che tu ricordavi con la mantellina grigia con per mano il fratellino ...
Abbiamo avuto l'occasione, caro amico, negli ultimi tuoi quattro anni di vita, di stare vicini, di confidarci ancora come facevamo allora.
Avrei voluto avere ancora altro tempo, con te; lo speravo.
Ma è proprio per quel lungo periodo che abbiamo passato insieme, principalmente per quel periodo di grande confidenza che non potrò mai dimenticarti.
Sono stata felice di esserti stata vicina.
Mi auguro sia stato così anche per te. So che è stato così anche per te.
Nonostante la fatica e la sofferenza che ora, certamente, potrai dimenticare.


Wednesday, March 20, 2019

Insonnia e .... presenze

La notte scorsa non ho dormito; inizia la stagione primaverile e per me inizia la stagione delle allergie. Sternuti, solletico al naso gocciolante, tosse ... una notte infernale.
A metà nottata, dunque, da sveglia, sento che un animale si sta accomodando ai miei piedi.
Ne sento il peso, sento il materasso abbassarsi, sento sui miei piedi il suo peso.
Controllo: Pupa è in mezzo a noi, tra le mie gambe c'è Apple.
Forse è Briciola che, normalmente, viene sul letto solo i primi minuti e poi preferisce stare comodo e largo nella sua cuccia, ma forse, a metà nottata, vuole avvicinarsi.
Alzo la testa, quindi, per guardare chi è e vedo, in contro luce (teniamo sempre la tapparella, di fronte al letto, un po' alzata perché io voglio sempre un po' di luce) e vedo la sagoma di un gatto soriano: la sua testolina, con le orecchie dritte, il corpicino adagiato comodamente.
Forse è Psiché che è riuscita ad aprire la porta.
Mi siedo e la vedo distintamente, sui miei piedi; allungo la mano per accarezzarla ma .. la mia mano si posa sulla coperta.
Niente, nessuno, la gatta non c'è ....
Allora sorrido; l'unica gatta che dormiva con noi, stando ai piedi del letto, era Creamy, gatta soriana, la nostra prima gatta, vissuta con noi dieci anni e deceduta ormai 23 anni fa ...

Monday, March 18, 2019

Festa del papà (2)

Quando si diventa genitori, c'è bisogno della collaborazione dei papà.
Le mamme hanno bisogno della collaborazione del papà.
E non posso che augurare alle giovani donne che diventano o sono già mamma di avere di fianco un compagno che sia in grado di fare il papà.
Mia figlia, a dir la verità, non ha auto un papà ed una mamma ma ha avuto una mamma ed un mammo.
Avendo avuto il taglio cesareo, i primi quindici giorni avevo assoluto bisogno dell'aiuto di qualcuno; non volli a fianco mia madre perché desideravo che la bimba venisse maneggiata dal padre, pensando che tanto eravamo ignari di come essere genitori tutti e due. Quindi, tutti e due dovevamo imparare, a nostre spese e anche a spese della bimba, come dover fare.
Non aveva importanza se il pannolone (complicato, con triangolo e ciripa') aveva qualche piega, inizialmente; l'importante era che fossimo noi due a maneggiarla, che la bimba sentisse il nostro odore, sentisse le nostre mani, anche con un po' di insicurezza ma con tanto amore.
E devo dire il papà di Sarah fu bravissimo.
Tenendo la cesta a fianco del letto, gli scricchiolii della piccola ci tenevano svegli, i primi giorni.
Poi ci abituammo ma quando piangeva eravamo pronti per assecondare i suoi bisogni che, a dir la verità, per i primi tre mesi erano assillanti. Ogni tre ore Sarah faceva il suo pasto; significava cambiarla prima e dopo l'allattamento (al seno) quindi l'intervallo era molto più breve.
Io avevo difficoltà ad alzarmi a causa della montata lattea, veramente dolorosa.
L'aiuto del papà era essenziale e lui si alzava, la cambiava, aspettava che l'allattamento terminasse, me la riprendeva, la ricambiava e la metteva nella cestina.
Nonostante la mattina seguente lui dovesse andare a lavorare.
Confesso che aspettavo il suo ritorno dal lavoro per fare il bagnetto alla piccola, sentendomi insicura e timorosa a mettere la bimba nella sua vaschetta.
E così, negli anni, Sarah con il suo papà faceva i compiti di alcune materie e con me altre materie; divenne molto naturale scambiarsi gli impegni, gli orari con quelli di Sarah. e Sarah è stata una bimba molto impegnata nello sport.
Ecco perché Sarah non ha avuto una mamma ed un papà ma ha avuto una mamma ed un mammo.
Per questo motivo, anche Luca dovrebbe essere festeggiato nel giorno della festa della mamma.
Ma per essere tradizionalisti, è un papà.
Ed allora gli faccio gli auguri tradizionalmente, per il 19 marzo, per la festa del papà ringraziandolo perché è solo grazie al suo aiuto se sono riuscita a fare la mamma senza paura.

Festa del papà (1)

Sono contenta di aver sempre detto a mio padre quanto gli volevo bene; lui mi ha tenuto sulle ginocchia fino a 22 anni, quando mi sono sposata.
A scuola era lui che incontrava gli insegnanti e quelle delle superiori facevano sempre commenti galanti nei suoi riguardi; nonostante i capelli bianchi sin da giovane età, aveva un portamento giovanile e gentile, specialmente verso il gentil sesso. Non si tirò indietro quando ci furono le elezioni (decreti delegati) per i rappresentanti di classe e mi ha aiutato tanto, specialmente gli ultimi due anni, quando ho organizzato lo sciopero per mantenere l'orario con i cinquanta minuti.
Quando abbiamo occupato il provveditorato, lui c'era, nascosto dietro i muri, a controllare che non succedesse nulla di pericoloso e, tornati a casa, mi confessò di aver notato qualche elemento della digos che controllava i movimenti degli studenti. Non successe nulla, tutto avvenne in modo pacifico, ma in quell'epoca era facile che gli scioperi prendessero pieghe incontrollabili. E lui era lì.
Quando cominciai a lavorare come commessa, mi comprò la bicicletta per i miei spostamenti verso il centro; quando tornavo, dopo pranzo mi stendevo sul divano e lui, me ne accorgevo, mi metteva il panno perché non mi raffreddassi.
Quando mi sono sposata, mio marito fu uno dei primi obiettori di coscienza ed eravamo controllati. Ma c'era mio padre che ci guardava le spalle; anche quando facevamo assistenza sociale con i ragazzini che iniziavano,purtroppo, a drogarsi e a frequentare casa nostra. Mio padre controllava.
Quando nacque mia figlia, veniva a fare il suo giro, beveva il suo caffé, mi chiedeva di mettere il disco di Teresa De Sio di cui non capiva le parole (nonostante fosse di Caserta) ma gli piaceva ascoltarla, gustando il caffé.
Chiamò mia figlia Donna Sarah , (lui che amava dare i soprannomi) quel giorno in cui, nel salutarla, (lei aveva 7/8 mesi) le baciò la manina; mia figlia glie la ridiede una seconda volta ed una terza volta per farsela baciare. Da quel giorno la chiamò Donna Sarah ...
Mio padre era però di poche parole; non amava raccontare troppo delle sue esperienze di guerra, di resistenza con la divisa.
I racconti di famiglia vengono trasmesse oralmente dalle donne, in genere, non dagli uomini.
E lui non era una eccezione.
Ma quando avevi bisogno anche solo di uno sguardo, lui c'era.
Grazie, babbo, grazie di tutto, non ti dimenticherò mai.
E, non dimenticarlo, ti voglio bene.

Saturday, March 16, 2019

La lezione di Greta

Sarah ed io siamo andate allo sciopero per il clima che si teneva a Parma ieri.
E' stata una esperienza emozionante perché vedere che i giovani non sono addormentati ma ben attenti ai problemi del mondo è stato entusiasmante.
Avevo perso ogni speranza, lo devo confessare.
Facendo le passeggiate con i nostri cani, mi ritrovo sempre a raccogliere immondizia, in giro per il bel paese dove abitiamo.
Quando abbiamo fatto la scelta di lasciare la città, venticinque anni fa, è stato per abitare in campagna, con un'aria meno inquinata, con la possibilità di poter vivere una vita più attaccata alla terra.
Ma in questi anni, ho notato una incuria terribile non tanto da parte dell'amministrazione; lo sappiamo che i comuni, negli anni, hanno perso potere di decisione ed hanno perso fondi.
No, l'incuria è ancor più grave, perché è quella che hanno le persone nei riguardi della cosa pubblica; ed i giovani troppo spesso sono la causa di questa incuria. Fanno sport, ma abbandonano le bottiglie, le lattine nei prati; si ritrovano fra loro, alla sera ed abbandonano le carte delle pizze e le bottiglie e le lattine di birra; rompono e rovinano gli arredi urbani facendo del male a tutti.
Avevo abbandonato l'idea di poter trovare dei giovani attenti all'ambiente.
Già alcuni anni fa avevamo fatto un gruppo ecologico per fare la pulizia dei parchi ma non è stato possibile coinvolgere i giovani; inoltre, quando è la politica che entra in certe iniziative, purtroppo si assistono a degli scontri fra persone che vogliono la visibilità che non fanno onore a nessuno.
Ultimamente, Sarah mi ha coinvolto in questa nuova iniziativa per pulire, nel nostro piccolo, una volta alla settimana compatibilmente con i nostri impegni famigliari, vari spazi pubblici, parchi (qui ne abbiamo per fortuna tanti) ed aiuole più o meno grandi. L'amministrazione ci ha prestato due rastrelli e ci ha fornito dei sacchi per le varie raccolte.
Facciamo pulizia e differenziamo i rifiuti.
Sarebbe bello poter coinvolgere le scuole (abbiamo asili, elementari e medie) ma pare che ci sia qualche ostacolo che noi, ingenuamente, non vediamo e non riusciamo a saltare.
E questo, mi aveva fatto perdere ogni speranza nei riguardi dei giovani.
Ma vedere, ieri, in città a Parma 10,000 persone, studenti, insegnanti, genitori, nonni a manifestare tutti insieme per l'ambiente mi ha riempito di una nuova speranza.
Di giovani attenti alle tematiche ambientali ce ne sono; di giovani pronti a manifestare ce ne sono; di giovani pronti a metterci la faccia e le mani (erano organizzati anche per tenere pulite le strade che facevano parte del corteo) ce ne sono.
Non dobbiamo perdere la speranza.
I buoni messaggi, le buone lezioni, ancora attecchiscono.
Grazie Greta!

Wednesday, March 06, 2019

La difficoltà di scrivere

Normalmente non ho difficoltà a scrivere.
In dieci anni ho scritto e pubblicato dieci libri.
Il primo pubblicato (non il primo ad essere scritto) è stato Il re di tutti, pubblicato nel 2005 con MEF; poi L'Archiatra (primo volume) nel 2006 con MEF; nel 2007 L'Archiatra - II volume; stesso anno il terzo volume; 2009 Il Canto del Bisonte Bianco; 2011 il IV volume de L'Archiatra; stesso anno La Legge di Maat; 2013 La porta del Sole; stesso anno Io sono la Tigre e Con i loro occhi.
Poi è stato pubblicato un mio racconto in una raccolta di autori vari.
Inedito è ancora Prisma .  Il mondo delle donne, prima raccolta scritta.
Non mi manca la vena.
Eppure ....
Scrivere le memorie della mia famiglia mi è difficile; da sette anni non riesco a concluderle.
Certo, non è facile raccogliere più ricordi possibili di una famiglia nata 80 anni fa; non è stato semplice raccogliere le idee degli anni in cui ancora io non ero nata. Ma non è questa la difficoltà.
Inizialmente avevo idea di mantenere una certa distanza dal racconto; mi ero anche troppo dilungata, forse, nella cronologia dei fatti che avevo voluto riallacciare alla storia contemporanea.
Poi ho fatto leggere una bozza al mio caro amico che oggi non c'è più e lui mi ha confessato che l'ultima parte (che è già stata completata) era perfetta mentre nel racconto mancavo io.
Mi disse proprio: Tu non ci sei ...
Mi sono resa conto, allora, che dovevo riscrivere tutto, che il mio cuore, la mia anima doveva apparire o almeno trasparire nello scrivere.
La mia intenzione iniziale non era fare una mia autobiografia perché in fondo la mia è una vita assolutamente anonima; l'importanza di questa storia doveva essere un tributo ai miei genitori, a cui sono molto grata per la bella infanzia e per l'adolescenza che mi hanno regalato.
I ricordi man mano che vengono scritti ne richiamano altri, freschi, come se fossero accaduti solo ieri per cui non è certo il materiale che mi manca.
Eppure, non riesco ad andare avanti, con la storia, forse perché nei miei ricordi sono vivi non solo i miei sentimenti a riguardo, ma ricordo i sentimenti di mia madre, di mio padre per ogni avvenimento accaduto.
Ho rimodellato il testo, ho accorciato alcuni avvenimenti storici contemporanei ed ho deciso di dividere la storia in tre tronconi ben precisi: il primo, la vita della mia famiglia, gli avvenimenti, prima della mia nascita, dal 1939 al 1950; il secondo comprensivo degli anni '50 fino al 1980; il terzo comprensivo degli anni '80.
Ma, nonostante questo schema, è ancora difficoltoso, per me, riprendere il racconto.
Raccontare, mi fa riaffrontare oltre agli avvenimenti gioiosi, soprattutto i lutti.
Credo sia per questo che mi stia diventando così difficile raccontare con la necessaria lucidità.
Sono certa che riuscirò a completare anche questo "racconto".
Se il tutto vi incuriosisce, continuate a seguirmi ...