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Sunday, November 05, 2023

Madri e figli

 Ci sono cronache che nessuno vorrebbe sentire né immaginare.

Casi di madri che abbandonano i figli, qualcuna coscienziosa che l'abbandona in luogo sicuro, qualcun' altra che lo mette, nudo, sotto un'auto.

In tutti i casi si tratta certamente di mamme inconsapevoli, attorniate da altri adulti altrettanto incoscienti di quello che stava per accadere; qualcuna addirittura che riesce a nascondere la propria gravidanza a tutti quelli che la vedevano passeggiare, camminare o stare in casa.

In ogni modo mamme lasciate sole.

Poi ci sono quelle che hanno proprio il coraggio di ammazzare il proprio figlio.

Fece scalpore qualche anno fa il caso Franzoni che chissà come, però, ora è fuori, con un terzo figlio.

Ed oggi si scopre un'altra Medea che due anni fa l'aveva fatta franca, ma ripetendo il gesto a così poca distanza di tempo ha suscitato qualche dubbio. Riesumando il corpicino del bimbo morto l'anno prima, hanno scoperto che l'aveva soffocato in culla, come pure il secondo.

Sono madre e ricordo perfettamente la fatica dei primi mesi: allattare, non avere il tempo nemmeno per una doccia, avere anche da fare in casa, senza aiuto per tutta la giornata; con taglio cesareo, senza poter fare troppi sforzi, senza potersi piegare, portando la carrozzina in passeggiata ed al ritorno usarla come deambulatore perché non ce la facevo più a reggermi. Mangiare con la bimba in grembo in allattamento, ogni tre ore pulirla, allattarla e ricambiarla ancora. I panni che si accumulano da lavare, un aspetto terribile ed il seno che perde il latte e fa male quando arriva la montata. 

Poi le coliche, quelle maledette coliche, un pianto ininterrotto che qualunque cosa tu faccia non smette e tu pensi che avresti voglia di sbattere la testa, forse la sua forse la tua, contro il muro.

Per fortuna io quella bimba l'avevo desiderata; l'avevamo desiderata; per fortuna mio marito ha sempre avuto, con il lavoro che faceva, l'opportunità di effettuare un orario flessibile che è andato a modificare man mano che la bimba cresceva e cambiavano le esigenze. Specialmente quando ricominciai a lavorare.

Ma ricordo il primo anno come un anno splendido, che vorrei rivivere, ma tanto, tanto faticoso.

E ricordo che allora, nel 1981, non so se il comune o la provincia avevano organizzato un corso per donne che avrebbero dovuto aiutare le nuove puerpere. Io ebbi per un anno una di queste ragazze che frequentavano il corso, tutti i pomeriggi. Non poteva interagire, era semplicemente una osservatrice.

Arrivava che la bimba era già stata allattata e pulita, osservava le interazioni tra madre e figlia e non poteva intervenire o aiutare in alcun modo.

Ma forse quella presenza mi aiutò ad uscire un po' dal loop del primo periodo.

Certamente mi trovò assolutamente favorevole a questo corso poiché compresi fin da subito che poteva dare il via ad una nuova professionalità molto utile alle nuove mamme.

Non erano ostetriche; non erano infermiere; ma avrebbero dovuto essere persone che, una volta arrivate alla fine del loro percorso di studio, andavano in aiuto forse psicologico, forse anche solo empatico, alle nuove mamme.

Oggi non so che fine abbia fatto quel corso, che esiti diede.

Ma oggi sarebbe molto importante una figura professionale di questo tipo.

Le donne si trovano a diventare mamme o troppo presto, con ancora i propri genitori lavoratori, o troppo tardi, con i propri genitori anziani o troppo anziani per poter avere dei validi aiuti.

Fare figli oltre i quarant'anni, infatti, significa avere dei genitori, se ancora ci sono, come minimo settantenni che se stanno in salute possono essere d'aiuto ma se hanno qualche malanno devono pensare anche a curarsi loro.

Ecco, avere una cerchia di persone che possano aiutare, avere una rete d'aiuto per una neo mamma, ritengo che sia molto importante; se poi le persone che aiutano sono anche valide professionalmente, ancora meglio.

Si eviterebbero abbandoni di bambini e, peggio, gli infanticidi.

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