Sarebbe importante ricordare i messaggi quando si ricevono ... mi succede sempre così: sogno, mi sveglio di soprassalto, mi dico che mi devo ricordare, convintissima che il sogno me lo ricorderò molto bene.
Poi mi riaddormento ed alla mattina, con rabbia, devo confessarmi che non ricordo il messaggio.
Ho sognato il mio amico, mi ha detto di portare qualcosa alla madre e poi abbiamo parlato anche di altro. Ma non ricordo cosa dovrei portare alla madre ....
Mi dico sempre che devo tenere una pila, una agenda ed una biro accanto al comodino.
Ma sul mio comodino ci sono sempre tante di quelle cose che non ho nemmeno il posto per un foglio ed una biro ... me li dovrei mettere sotto il cuscino.
Però sono felice di constatare che Roberto abbia imparato in fretta a comunicare.
"Loro" ci sono, ci sentono, ci vedono, ci osservano ...
Wednesday, October 18, 2017
Thursday, October 12, 2017
CANALI APERTI
Due settimane fa se n'è andato il mio amico, in silenzio, senza un saluto.
Le persone che più ho amato, se ne sono andate tutte così, in silenzio, senza un saluto: mio padre, mia madre, un altro caro amico ed ora anche Roberto.
Sono stata un po' con lui, gli ho preso la mano, gli ho accarezzato un braccio e lui l'ha mosso, ha aperto leggermente le labbra nonostante il respiratore, ha spalancato le palpebre. L'infermiera ha detto che erano solo riflessi condizionati.
Non lo so e comunque sapevo che non avrebbe voluto rimanere prigioniero di un corpo senza essere in grado di muoverlo, di parlare, di esprimersi.
E gli ho sussurrato: "Se sei stanco, vai, Roby, vai .."
Sono rimasta lì forse due ore, poi dovevo tornare a vigilare gli operai che stavano lavorando a casa sua e sono andata.
Dieci minuti dopo mi hanno telefonato: Roby non c'era più.
Sapevo che era quello che avrebbe voluto, ne avevamo parlato non direttamente per lui ma conoscevo il suo parere.
Con lui parlavo anche dei miei sogni e ne avevamo parlato con un altro amico.
Ma Roby era scettico sul fatto di poter avere o meno dei contatti con altri mondi.
Eppure ...
Erano passati solo tre giorni dal suo funerale.
In sogno ha visitato il nostro amico e gli ha detto: "Telefona a Liliana".
Michele si è svegliato, quasi di soprassalto. Mi ha raccontato che aveva avuto la sensazione di averlo proprio vicino, di averlo visto e quasi di poterlo toccare.
Mi ha raccontato, poi, di essersi riaddormentato e, stranamente da quello che gli succede normalmente, di essere ritornato al sogno precedente ed ancora Roby gli ha detto: "Telefona a Liliana".
Non è strano che Roby abbia parlato di me con il mio nome intero: mi presentava sempre così, come Liliana perché, mi diceva, gli sembrava di darmi maggiore considerazione, nonostante gli dicessi che il mio nome per intero io lo uso solo quando voglio mantenere distacco.
E, comunque, dopo solo tre giorni dal suo funerale, ha imparato immediatamente come comunicare nel mondo sottile.
Tre giorni dopo, il 6 ottobre, io l'ho sognato: non ricordo il contesto, ma Roby mi chiedeva qualcosa per "digerire" ... l'arresto cardiaco l'ha avuto proprio dopo un pranzo in cui non aveva rinunciato a nulla, persino alla trippa ed un bicchiere di vino, lui, astemio ...
Ed io, nel sogno, gli rispondevo: Anche io ho bisogno di "digerire" ... la tua malattia, la tua rinuncia, la tua partenza ...
Ecco quello che possono fare i canali aperti: farci "vedere", "sentire", "toccare" chi non è più per poter continuare a dialogare con loro.
Le persone che più ho amato, se ne sono andate tutte così, in silenzio, senza un saluto: mio padre, mia madre, un altro caro amico ed ora anche Roberto.
Sono stata un po' con lui, gli ho preso la mano, gli ho accarezzato un braccio e lui l'ha mosso, ha aperto leggermente le labbra nonostante il respiratore, ha spalancato le palpebre. L'infermiera ha detto che erano solo riflessi condizionati.
Non lo so e comunque sapevo che non avrebbe voluto rimanere prigioniero di un corpo senza essere in grado di muoverlo, di parlare, di esprimersi.
E gli ho sussurrato: "Se sei stanco, vai, Roby, vai .."
Sono rimasta lì forse due ore, poi dovevo tornare a vigilare gli operai che stavano lavorando a casa sua e sono andata.
Dieci minuti dopo mi hanno telefonato: Roby non c'era più.
Sapevo che era quello che avrebbe voluto, ne avevamo parlato non direttamente per lui ma conoscevo il suo parere.
Con lui parlavo anche dei miei sogni e ne avevamo parlato con un altro amico.
Ma Roby era scettico sul fatto di poter avere o meno dei contatti con altri mondi.
Eppure ...
Erano passati solo tre giorni dal suo funerale.
In sogno ha visitato il nostro amico e gli ha detto: "Telefona a Liliana".
Michele si è svegliato, quasi di soprassalto. Mi ha raccontato che aveva avuto la sensazione di averlo proprio vicino, di averlo visto e quasi di poterlo toccare.
Mi ha raccontato, poi, di essersi riaddormentato e, stranamente da quello che gli succede normalmente, di essere ritornato al sogno precedente ed ancora Roby gli ha detto: "Telefona a Liliana".
Non è strano che Roby abbia parlato di me con il mio nome intero: mi presentava sempre così, come Liliana perché, mi diceva, gli sembrava di darmi maggiore considerazione, nonostante gli dicessi che il mio nome per intero io lo uso solo quando voglio mantenere distacco.
E, comunque, dopo solo tre giorni dal suo funerale, ha imparato immediatamente come comunicare nel mondo sottile.
Tre giorni dopo, il 6 ottobre, io l'ho sognato: non ricordo il contesto, ma Roby mi chiedeva qualcosa per "digerire" ... l'arresto cardiaco l'ha avuto proprio dopo un pranzo in cui non aveva rinunciato a nulla, persino alla trippa ed un bicchiere di vino, lui, astemio ...
Ed io, nel sogno, gli rispondevo: Anche io ho bisogno di "digerire" ... la tua malattia, la tua rinuncia, la tua partenza ...
Ecco quello che possono fare i canali aperti: farci "vedere", "sentire", "toccare" chi non è più per poter continuare a dialogare con loro.
Friday, September 15, 2017
VISITATORI
Ci sono periodi dell'anno in cui certe presenze, certi visitatori della notte, si fanno sentire maggiormente. Durante il giorno devo occuparmi dei vivi, gatti, cani e degli impegni di lavoro e casa ma ho la testa piena di altro ...
Pensieri e ricordi mi affollano la mente, eppure non ho quasi più tempo per scrivere sui miei blog (questo e quello di Progetto Koala) e nemmeno tempo per scrivere il mio libro, il più importante, quello che parla della mia famiglia.
Ma la notte mi riporta alle persone a cui ho voluto bene, che, lo so, mi hanno voluto bene.
Si fanno vedere, si fanno sentire, mi prendono per mano e mi riportano agli affetti, mi fanno dimenticare gli affanni, mi tolgono le paure.
Quando mi sveglio, mi dispiace di essermi svegliata perché avrei voluto continuare a vedere i loro occhi, guardare i loro sguardi, raccogliere le loro parole, i loro sorrisi.
A volte mi chiamano, a volte mi abbracciano, a volte mi stringono la mano per confortarmi, per portarmi, forse, con loro, oppure per salutarmi e lasciarmi ...
Affetti che non dimentico, mai.
Ricordi che riaffiorano.
E sogni che mi rinfrancano ...
Pensieri e ricordi mi affollano la mente, eppure non ho quasi più tempo per scrivere sui miei blog (questo e quello di Progetto Koala) e nemmeno tempo per scrivere il mio libro, il più importante, quello che parla della mia famiglia.
Ma la notte mi riporta alle persone a cui ho voluto bene, che, lo so, mi hanno voluto bene.
Si fanno vedere, si fanno sentire, mi prendono per mano e mi riportano agli affetti, mi fanno dimenticare gli affanni, mi tolgono le paure.
Quando mi sveglio, mi dispiace di essermi svegliata perché avrei voluto continuare a vedere i loro occhi, guardare i loro sguardi, raccogliere le loro parole, i loro sorrisi.
A volte mi chiamano, a volte mi abbracciano, a volte mi stringono la mano per confortarmi, per portarmi, forse, con loro, oppure per salutarmi e lasciarmi ...
Affetti che non dimentico, mai.
Ricordi che riaffiorano.
E sogni che mi rinfrancano ...
Saturday, December 03, 2016
Amicizia ed amore
Quando ero giovane credevo tanto all'amicizia.
Con il mio amico del cuore ci dicevamo sempre, durante le nostre passeggiate, che l'amicizia tra uomo e donna può esistere senza diventare amore; eravamo convinti che nulla ci avrebbe mai separato e ci promettemmo che mai a nessuno e a nulla avremmo dato il potere di dividerci, comunque fosse andata la nostra vita.
Allora avevamo io 14 anni e lui 17.
Tre anni dopo però, l'amicizia si trasformò in amore.
Lui fu il primo ad accorgersene e fece fatica a confessarmelo.
Fu una sera, accompagnandomi a casa, che mi accorsi che qualcosa stava cambiando ma lui non mi volle dire nulla. Sapevo che c'era qualcosa che non andava, non era spontaneo come sempre ed era più restio del solito a tirare fuori qualche parola.
Quella notte non dormii; mi feci la convinzione che si fosse innamorato, non di me, ovviamente e la cosa mi terrorizzava. Non ho mai avuto amiche femmine e so di non piacere a loro.
Quindi ero convinta che se fosse stato innamorato di qualcuno, quel qualcuno ci avrebbe diviso.
Mi era passata per la mente la possibilità che si fosse innamorato di me, ma la visione che avevo di me stessa, struccata, sfarfugliata, scapigliata, con abiti sempre di qualcun altro nel vero senso della parola perché indossavo abiti di seconda mano, ecco tutto questo mi diceva che non potevo essere attraente. In più, secca com'ero, non ero nemmeno avvenente.
Quindi quella notte, convinta di averlo perso, piansi.
Fu forse il giorno dopo che, al telefono, dopo esserci visti durante il pomeriggio, lo obbligai a dirmi cosa c'era che lo impensieriva.
E me lo disse. Mi disse che ero la prima "donna" a farlo sentire "uomo".
Si era innamorato di me, insomma.
Dovetti impiegarci un po' per assorbire la notizia e rendermi conto che .. sì ... anche il mio sentimento era cambiato.
Ma non fu semplice il nostro rapporto di coppia; io non ero del tutto pronta a controllare le mie emozioni, non sapevo come comportarmi e persino un bacio mi faceva paura, mi sembrava di non poter controllare nulla per la forte sensazione che anche solo il tenerlo per mano mi causava.
Per me era molto importante il controllo, il controllo della mia vita, il controllo delle emozioni, delle sensazioni ...
Con l'età ho imparato a non controllare più nulla di quello che viene dettato dal cuore.
E con l'età, l'amicizia ha assunto un aspetto meno importante, rispetto a tutto il mondo differenziato di emozioni, di affetti che ci circonda.
Gli amici vanno bene per una passeggiata, per un pranzo in pizzeria e poi e poi ...
Ho sempre avuto la casa piena di gente, persone con cui ho condiviso un pezzo di vita, ma non ha più così tanta importanza come aveva in età giovanile.
Gli amici spesso non sanno chi si trovano di fronte e d'altra parte anche loro si sbottonano poco; l'intimità è altra cosa.
Una volta ho dormito in un rifugio di montagna con un amico a fianco; ma l'intimità che sentivo, nonostante fosse solo amico, non era dovuta al fatto che dormivamo sotto lo stesso tetto e nello stesso letto. L'intimità di quella notte fu nel guardare lo spettacolo di un laghetto ghiacciato, dove si specchiava la luna piena e a cui era approdato, verso l'alba, un gruppo di camosci. Parlammo tutta la notte guardando quello spettacolo naturale, parlammo, non ricordo nemmeno di cosa, ma il buio della notte se ne andò ...
Ecco, l'intimità non è spogliarsi dei vestiti, fare la doccia nello stesso bagno, farsi lavare i capelli o la testa .. l'intimità è qualcosa di profondo, che scopre l'anima.
Avevo un amico del cuore, a cui ho aperto la mia anima ma ora non ci sarà mai più chi possa aprire quella porta.
Con il mio amico del cuore ci dicevamo sempre, durante le nostre passeggiate, che l'amicizia tra uomo e donna può esistere senza diventare amore; eravamo convinti che nulla ci avrebbe mai separato e ci promettemmo che mai a nessuno e a nulla avremmo dato il potere di dividerci, comunque fosse andata la nostra vita.
Allora avevamo io 14 anni e lui 17.
Tre anni dopo però, l'amicizia si trasformò in amore.
Lui fu il primo ad accorgersene e fece fatica a confessarmelo.
Fu una sera, accompagnandomi a casa, che mi accorsi che qualcosa stava cambiando ma lui non mi volle dire nulla. Sapevo che c'era qualcosa che non andava, non era spontaneo come sempre ed era più restio del solito a tirare fuori qualche parola.
Quella notte non dormii; mi feci la convinzione che si fosse innamorato, non di me, ovviamente e la cosa mi terrorizzava. Non ho mai avuto amiche femmine e so di non piacere a loro.
Quindi ero convinta che se fosse stato innamorato di qualcuno, quel qualcuno ci avrebbe diviso.
Mi era passata per la mente la possibilità che si fosse innamorato di me, ma la visione che avevo di me stessa, struccata, sfarfugliata, scapigliata, con abiti sempre di qualcun altro nel vero senso della parola perché indossavo abiti di seconda mano, ecco tutto questo mi diceva che non potevo essere attraente. In più, secca com'ero, non ero nemmeno avvenente.
Quindi quella notte, convinta di averlo perso, piansi.
Fu forse il giorno dopo che, al telefono, dopo esserci visti durante il pomeriggio, lo obbligai a dirmi cosa c'era che lo impensieriva.
E me lo disse. Mi disse che ero la prima "donna" a farlo sentire "uomo".
Si era innamorato di me, insomma.
Dovetti impiegarci un po' per assorbire la notizia e rendermi conto che .. sì ... anche il mio sentimento era cambiato.
Ma non fu semplice il nostro rapporto di coppia; io non ero del tutto pronta a controllare le mie emozioni, non sapevo come comportarmi e persino un bacio mi faceva paura, mi sembrava di non poter controllare nulla per la forte sensazione che anche solo il tenerlo per mano mi causava.
Per me era molto importante il controllo, il controllo della mia vita, il controllo delle emozioni, delle sensazioni ...
Con l'età ho imparato a non controllare più nulla di quello che viene dettato dal cuore.
E con l'età, l'amicizia ha assunto un aspetto meno importante, rispetto a tutto il mondo differenziato di emozioni, di affetti che ci circonda.
Gli amici vanno bene per una passeggiata, per un pranzo in pizzeria e poi e poi ...
Ho sempre avuto la casa piena di gente, persone con cui ho condiviso un pezzo di vita, ma non ha più così tanta importanza come aveva in età giovanile.
Gli amici spesso non sanno chi si trovano di fronte e d'altra parte anche loro si sbottonano poco; l'intimità è altra cosa.
Una volta ho dormito in un rifugio di montagna con un amico a fianco; ma l'intimità che sentivo, nonostante fosse solo amico, non era dovuta al fatto che dormivamo sotto lo stesso tetto e nello stesso letto. L'intimità di quella notte fu nel guardare lo spettacolo di un laghetto ghiacciato, dove si specchiava la luna piena e a cui era approdato, verso l'alba, un gruppo di camosci. Parlammo tutta la notte guardando quello spettacolo naturale, parlammo, non ricordo nemmeno di cosa, ma il buio della notte se ne andò ...
Ecco, l'intimità non è spogliarsi dei vestiti, fare la doccia nello stesso bagno, farsi lavare i capelli o la testa .. l'intimità è qualcosa di profondo, che scopre l'anima.
Avevo un amico del cuore, a cui ho aperto la mia anima ma ora non ci sarà mai più chi possa aprire quella porta.
Wednesday, November 30, 2016
MEMORIE
Il racconto "Sciogli il drago - La settima figlia" sta procedendo.
E' incredibile come, nel ricordare, più scrivo e più mi arrivano i ricordi, freschi, fervidi come se fosse tutto accaduto ieri.
Ricordo come fosse ieri il mio primo spettacolo in Viva la Gente.
Era stato il pianista del gruppo a chiedermi di entrare a farne parte e subito, alla prima riunione a cui partecipai, prima ancora di presentarmi disse subito che voleva assegnarmi quattro canzoni. Le ragazze presenti alla riunione, senza sapere chi fossi io, senza sapere che la persona di cui Andrea stava parlando ero io, si ribellarono; erano da più tempo all'interno del gruppo, spettava a loro avere delle canzoni da solista, non era giusto che quattro canzoni venissero date così, ad una ragazza che entrava allora.
Si ammutolirono quando Andrea mi presentò; si ammutolirono per la figuraccia fatta, non certo perché io avessi una presenza imponente o altro.
Certamente io pensai che nessuna di loro sarebbe mai diventata amica mia.
Ma Andrea ed i musicisti, compreso mio fratello Gian Pietro, presero gli strumenti e mi fecero cantare una delle canzoni che avrei cantato.
Alla fine, una delle ragazze si avvicinò e mi disse che avevo stravolto la canzone e l'avevo resa più bella; risposi semplicemente che era così che Gian Pietro me l'aveva insegnata a casa, quando doveva provare la partitura.
Al mio primo spettacolo, a Basilicagoiano, ero molto preoccupata.
Dai tempi della mia seconda media, quando la mia insegnante di italiano mi aveva dato 2 sul "5 maggio", non riuscivo più a ricordare una poesia a memoria; quando provavo le canzoni degli spettacoli con Gian Pietro, per sicurezza tenevo sempre i testi davanti.
Ma io sapevo tutte le canzoni a memoria ....
C'era una canzone, per lo spettacolo di Basilicagoiano, che mi preoccupava: si intitolava "Cenere".
L'avevo sentita solo una volta a casa di uno dei chitarristi, era stata tradotta dall'inglese, era molto difficile e temevo di non ricordarne il testo, troppo impegnata a memorizzarne la musica, gli attacchi, l'armonia ...
Durante lo spettacolo, mi ripetevo le parole che avevo scritto su un palmo della mano.
Durante una coreografia, uno dei ragazzi, vedendomi preoccupata, mi disse: "Non preoccuparti, la sai ... vedrai che la sai ..."
Vedere la sua completa fiducia in me, fece sì che non dimenticai assolutamente nessuna parola di quella canzone, come delle altre.
Roberto non sapeva, e forse non saprà mai, quale miracolo aveva fatto ...
E' incredibile come, nel ricordare, più scrivo e più mi arrivano i ricordi, freschi, fervidi come se fosse tutto accaduto ieri.
Ricordo come fosse ieri il mio primo spettacolo in Viva la Gente.
Era stato il pianista del gruppo a chiedermi di entrare a farne parte e subito, alla prima riunione a cui partecipai, prima ancora di presentarmi disse subito che voleva assegnarmi quattro canzoni. Le ragazze presenti alla riunione, senza sapere chi fossi io, senza sapere che la persona di cui Andrea stava parlando ero io, si ribellarono; erano da più tempo all'interno del gruppo, spettava a loro avere delle canzoni da solista, non era giusto che quattro canzoni venissero date così, ad una ragazza che entrava allora.
Si ammutolirono quando Andrea mi presentò; si ammutolirono per la figuraccia fatta, non certo perché io avessi una presenza imponente o altro.
Certamente io pensai che nessuna di loro sarebbe mai diventata amica mia.
Ma Andrea ed i musicisti, compreso mio fratello Gian Pietro, presero gli strumenti e mi fecero cantare una delle canzoni che avrei cantato.
Alla fine, una delle ragazze si avvicinò e mi disse che avevo stravolto la canzone e l'avevo resa più bella; risposi semplicemente che era così che Gian Pietro me l'aveva insegnata a casa, quando doveva provare la partitura.
Al mio primo spettacolo, a Basilicagoiano, ero molto preoccupata.
Dai tempi della mia seconda media, quando la mia insegnante di italiano mi aveva dato 2 sul "5 maggio", non riuscivo più a ricordare una poesia a memoria; quando provavo le canzoni degli spettacoli con Gian Pietro, per sicurezza tenevo sempre i testi davanti.
Ma io sapevo tutte le canzoni a memoria ....
C'era una canzone, per lo spettacolo di Basilicagoiano, che mi preoccupava: si intitolava "Cenere".
L'avevo sentita solo una volta a casa di uno dei chitarristi, era stata tradotta dall'inglese, era molto difficile e temevo di non ricordarne il testo, troppo impegnata a memorizzarne la musica, gli attacchi, l'armonia ...
Durante lo spettacolo, mi ripetevo le parole che avevo scritto su un palmo della mano.
Durante una coreografia, uno dei ragazzi, vedendomi preoccupata, mi disse: "Non preoccuparti, la sai ... vedrai che la sai ..."
Vedere la sua completa fiducia in me, fece sì che non dimenticai assolutamente nessuna parola di quella canzone, come delle altre.
Roberto non sapeva, e forse non saprà mai, quale miracolo aveva fatto ...
Tuesday, November 29, 2016
VAMPIRI PSICHICI O PREMONIZIONI?
Da qualche tempo sogno figure nere:
Una notte ho sognato una donna tutta vestita di nero, velata che prendeva per mano un bambino, strappandolo a me; un'altra notte un uomo vestito di nero; una notte ancora un bambino incappucciato, tutto vestito di nero, si piazzava su Luca addormentato a letto e diceva: Mestizia, tristezza, mestizia.
E probabilmente altri sogni non so se sono mie paure o altro.
Due notti fa ho sognato di essere in una casa di due stanze, misera, molto povera in stile inglese ai tempi di Robin Hood, con molto legno ma veramente povera; c'eravamo io, mia madre (morta da 4 anni) e mio fratello più giovane bambino.
Le sedie su cui sedevo mi si rompevano tutte, erano di vario stile e continuavano a rompersi e mentre lo dicevo a mia madre qualcuno bussava alla porta; l'atmosfera era triste, come se attendessimo qualcuno cattivo. Avevamo paura. Io chiedevo: "Chi è?" e la risposta fu "Io".
"Io chi?" "Sono io".
Una voce maschile, non amichevole, minacciosa, con un tono basso, quasi un sussurro.
"Sono del Murazzo".
Io gli dicevo: Non abbiamo bisogno di nulla.
E lui rispondeva: Va bene.
Ma intanto cercava di scardinare la porta.
Io chiudevo i due catenacci della porta, una porta di legno, veramente vecchia o antica.
Dicevo alla mamma di chiudere tutte le finestre, che erano piccole ed avevano degli scuri di legno all'interno.
Dicevo alla mamma di chiamare il 113 e la voce, fuori dalla porta diceva:
"E' solo un avvertimento".
Mio fratello, diventato grande, si nascondeva per la paura.
Fra tutti i significati trovati nei riferimenti (casa = profitto, sicurezza; seggiola = frivoli onori) ho trovato interessante quello della porta = sfondata denota morte di un abitante della casa.
Io, nel sogno, non ho permesso che la porta venisse sfondata, ma è anche vero che la voce diceva che era solo un avvertimento.
Una notte ho sognato una donna tutta vestita di nero, velata che prendeva per mano un bambino, strappandolo a me; un'altra notte un uomo vestito di nero; una notte ancora un bambino incappucciato, tutto vestito di nero, si piazzava su Luca addormentato a letto e diceva: Mestizia, tristezza, mestizia.
E probabilmente altri sogni non so se sono mie paure o altro.
Due notti fa ho sognato di essere in una casa di due stanze, misera, molto povera in stile inglese ai tempi di Robin Hood, con molto legno ma veramente povera; c'eravamo io, mia madre (morta da 4 anni) e mio fratello più giovane bambino.
Le sedie su cui sedevo mi si rompevano tutte, erano di vario stile e continuavano a rompersi e mentre lo dicevo a mia madre qualcuno bussava alla porta; l'atmosfera era triste, come se attendessimo qualcuno cattivo. Avevamo paura. Io chiedevo: "Chi è?" e la risposta fu "Io".
"Io chi?" "Sono io".
Una voce maschile, non amichevole, minacciosa, con un tono basso, quasi un sussurro.
"Sono del Murazzo".
Io gli dicevo: Non abbiamo bisogno di nulla.
E lui rispondeva: Va bene.
Ma intanto cercava di scardinare la porta.
Io chiudevo i due catenacci della porta, una porta di legno, veramente vecchia o antica.
Dicevo alla mamma di chiudere tutte le finestre, che erano piccole ed avevano degli scuri di legno all'interno.
Dicevo alla mamma di chiamare il 113 e la voce, fuori dalla porta diceva:
"E' solo un avvertimento".
Mio fratello, diventato grande, si nascondeva per la paura.
Fra tutti i significati trovati nei riferimenti (casa = profitto, sicurezza; seggiola = frivoli onori) ho trovato interessante quello della porta = sfondata denota morte di un abitante della casa.
Io, nel sogno, non ho permesso che la porta venisse sfondata, ma è anche vero che la voce diceva che era solo un avvertimento.
Sunday, November 20, 2016
SOGNI
I sogni son desideri, dice la canzone di Cenerentola.
Per me sono sempre altro: premonizioni, avvertimenti, visioni ...
Da parecchio tempo sogno un amico, sempre circondato da tantissime persone, la casa piena di gente, in confusione.
Questa notte ho sognato, come al solito, la sua casa piena di gente, di "amici"; la tavola imbandita con tanti piatti pieni di uva e tutti gli amici seduti un po' a tavola, un po' sulle poltrone mangiavano uva bianca e rossa.
Io mi guardavo attorno e dopo un po', senza mangiare, mi alzavo da tavola e dicevo che me ne andavo.
Una ragazza diceva una frase in dialetto; io tornavo indietro e chiedevo chi aveva parlato e cosa aveva detto.
"Quando ci sei tu noi siamo ...."
Non ricordo la parola ma il significato era che, comunque, davo fastidio.
"Per questo me ne vado" rispondevo ed uscivo dalla casa.
L'uva significa profitto, mangiarne significa trarre profitto.
Io non ho mai approfittato di nessuno, figurarsi di un caro amico.
Per questo mi sono alzata da tavola; per questo non sono mai diventata ricca.
E mi sta bene così.
Per me sono sempre altro: premonizioni, avvertimenti, visioni ...
Da parecchio tempo sogno un amico, sempre circondato da tantissime persone, la casa piena di gente, in confusione.
Questa notte ho sognato, come al solito, la sua casa piena di gente, di "amici"; la tavola imbandita con tanti piatti pieni di uva e tutti gli amici seduti un po' a tavola, un po' sulle poltrone mangiavano uva bianca e rossa.
Io mi guardavo attorno e dopo un po', senza mangiare, mi alzavo da tavola e dicevo che me ne andavo.
Una ragazza diceva una frase in dialetto; io tornavo indietro e chiedevo chi aveva parlato e cosa aveva detto.
"Quando ci sei tu noi siamo ...."
Non ricordo la parola ma il significato era che, comunque, davo fastidio.
"Per questo me ne vado" rispondevo ed uscivo dalla casa.
L'uva significa profitto, mangiarne significa trarre profitto.
Io non ho mai approfittato di nessuno, figurarsi di un caro amico.
Per questo mi sono alzata da tavola; per questo non sono mai diventata ricca.
E mi sta bene così.
Wednesday, November 16, 2016
Vampiri psichici
Non so se accade quando si è molto carichi di energia o quando ci si sta scaricando un po'.
Fatto sta che ci sono vampiri psichici che agiscono nella vita quotidiana e nei sogni; si appropriano della nostra energia, se la mangiano, la ingurgitano e ci lasciano spossati.
E' vero che nell'ultimo mese mi sento scaricata, per tanti piccoli e grandi impegni, lavorativi e non.
Nell'arco degli ultimi quindici, venti giorni, mi sono arrivati dei sogni un po' inquietanti.
Il primo è stato, inizialmente, piacevole, un abbraccio coinvolgente di una figura non meglio definita che piano piano si è trasformata in un'ombra; l'abbraccio si è trasformato, via via, in un abbraccio morboso, che non mi lasciava respirare; mi sono divincolata da quell'abbraccio con fatica.
Il secondo era una donna, completamente vestita di nero, velata, con guanti neri ed abito lungo che arrivava e si portava via un bambino a me dato in custodia.
Il terzo, due notti fa, un bambino vestito tutto di nero, incappucciato, si è inginocchiato addosso a Luca dicendo queste parole, in un sussurro da incantesimo: Mestizia, tristezza, mestizia ...
In tutti e tre i casi, io ero in camera mia, coricata nel letto con a fianco Luca.
L'unico modo che ho avuto per mandare via le ombre è stato divincolarmi, urlare ... e svegliarmi, con quell'urlo che nella mia testa avrebbe dovuto risuonare per tutta la casa ed invece era solo un bisbiglio.
Tanto che ho dovuto svegliare Luca scuotendolo.
O il velo tra i due mondi è ancora molto sottile ed io lo percepisco, o qualcuno mi vuole mandare qualche messaggio.
In ogni caso, mi auguro che non sia di auspicio negativo.
Fatto sta che ci sono vampiri psichici che agiscono nella vita quotidiana e nei sogni; si appropriano della nostra energia, se la mangiano, la ingurgitano e ci lasciano spossati.
E' vero che nell'ultimo mese mi sento scaricata, per tanti piccoli e grandi impegni, lavorativi e non.
Nell'arco degli ultimi quindici, venti giorni, mi sono arrivati dei sogni un po' inquietanti.
Il primo è stato, inizialmente, piacevole, un abbraccio coinvolgente di una figura non meglio definita che piano piano si è trasformata in un'ombra; l'abbraccio si è trasformato, via via, in un abbraccio morboso, che non mi lasciava respirare; mi sono divincolata da quell'abbraccio con fatica.
Il secondo era una donna, completamente vestita di nero, velata, con guanti neri ed abito lungo che arrivava e si portava via un bambino a me dato in custodia.
Il terzo, due notti fa, un bambino vestito tutto di nero, incappucciato, si è inginocchiato addosso a Luca dicendo queste parole, in un sussurro da incantesimo: Mestizia, tristezza, mestizia ...
In tutti e tre i casi, io ero in camera mia, coricata nel letto con a fianco Luca.
L'unico modo che ho avuto per mandare via le ombre è stato divincolarmi, urlare ... e svegliarmi, con quell'urlo che nella mia testa avrebbe dovuto risuonare per tutta la casa ed invece era solo un bisbiglio.
Tanto che ho dovuto svegliare Luca scuotendolo.
O il velo tra i due mondi è ancora molto sottile ed io lo percepisco, o qualcuno mi vuole mandare qualche messaggio.
In ogni caso, mi auguro che non sia di auspicio negativo.
Sunday, November 13, 2016
IL VIAGGIO
Mi sono ritrovata a parlare di viaggio, con una persona che non conoscevo.
Io non conosco lei e lei non conosce me.
Con noi c'era un altro amico, che ha fatto viaggi con questa persona.
Persino il mio amico, mi pare a volte che non mi conosca.
Discorrendo, ho detto che ora a me non interessa più viaggiare.
Sto volentieri a casa, ho una casa, con troppi animali, molto impegnativa; ho una famiglia; ho subìto un tamponamento, alcuni anni fa, che mi ha distrutto il collo e la schiena e, quindi, se devo viaggiare devo farlo in situazioni comode, in treno con sedili ultra comodi, in macchina con la sicurezza di fare tappe. In pulman non se ne parla proprio.
Questa persona ha ribadito che per lei viaggiare è bello e non ci rinuncerebbe mai.
Il mio amico di una vita, che dovrebbe conoscermi, ha detto con un tono che non mi è molto piaciuto: "Eh, ma lei (riferendosi a me) non ha mai viaggiato ... se non in Francia"
Come dire: povera mentecatta (tra parentesi ..).
Sul momento mi sono limitata a rispondere: ".. anche in Inghilterra ..."ma non ho insistito.
Poi ho avuto modo di continuare il discorso con l'altra persona ed ho ribadito che sono stanca di viaggiare, ho fatto 7 anni consecutivi a viaggiare in roulotte per la Francia soggiornando tre settimane ogni anno; sono andata due volte in Inghilterra soggiornando nei b&b, ho viaggiato molto per l'Italia spostandomi in roulotte e soggiornando in campeggio, per lavoro e per vacanza, in lungo ed in largo.
Quindi, alcune considerazioni:
Primo: amico caro, perché con presenti altre persone mi releghi in un ruolo non mio?
Secondo:
Per me il viaggio non è andare 8 giorni in Sudan, con viaggio organizzato, in comitiva, per poter tornare e dire di conoscere il Sudan; non è "viaggiando" con viaggi organizzati, magari anche stando due settimane, soggiornando in alberghi, girando in comitiva vedendo quello che l'agenzia ti vuole far vedere che puoi dire di aver girato il mondo.
Non è prendendo un aereo e poi muovendosi con mezzi organizzati che puoi dire di conoscere o aver conosciuto un popolo od un paese.
Altro modo di viaggiare è quello di un mio nipote che, zaino in spalla, dorme in ostelli, fa l'autostop oppure prende a noleggio un'auto ed ospita altri viaggiatori oppure prende i mezzi pubblici e viaggia con la popolazione, con le stesse ristrettezze e le stesse scomodità perché di denaro ne porta sempre poco con sé.
E poi ...
E poi ...
Ne vogliamo parlare seriamente?
Il "viaggio" vero non è quello che si fa per scappare: scappare da se stessi, scappare da situazioni che non piacciono, scappare dalla solitudine o da una vita che non piace ...
Il VIAGGIO più importante della propria vita è quello che si fa dentro se stessi.
Le domande che ci poniamo a cui non vogliamo dare risposte, le emozioni che ci spaventano, i sentimenti da cui vogliamo scappare troppo spesso sono le motivazioni che spingono certi "viaggiatori" a "girare per il mondo" senza comprendere che, tanto, prima o poi, torneranno a casa e ritroveranno esattamente le stesse domande senza risposte, le stesse emozioni nascoste, gli stessi sentimenti non espressi.
Sinceramente, non provo più alcun interesse a viaggiare o per lo meno, alla mia età, se viaggio è solo per incontrare persone vere e luoghi già visti di cui ancora scoprire gli angoli più nascosti.
Io non conosco lei e lei non conosce me.
Con noi c'era un altro amico, che ha fatto viaggi con questa persona.
Persino il mio amico, mi pare a volte che non mi conosca.
Discorrendo, ho detto che ora a me non interessa più viaggiare.
Sto volentieri a casa, ho una casa, con troppi animali, molto impegnativa; ho una famiglia; ho subìto un tamponamento, alcuni anni fa, che mi ha distrutto il collo e la schiena e, quindi, se devo viaggiare devo farlo in situazioni comode, in treno con sedili ultra comodi, in macchina con la sicurezza di fare tappe. In pulman non se ne parla proprio.
Questa persona ha ribadito che per lei viaggiare è bello e non ci rinuncerebbe mai.
Il mio amico di una vita, che dovrebbe conoscermi, ha detto con un tono che non mi è molto piaciuto: "Eh, ma lei (riferendosi a me) non ha mai viaggiato ... se non in Francia"
Come dire: povera mentecatta (tra parentesi ..).
Sul momento mi sono limitata a rispondere: ".. anche in Inghilterra ..."ma non ho insistito.
Poi ho avuto modo di continuare il discorso con l'altra persona ed ho ribadito che sono stanca di viaggiare, ho fatto 7 anni consecutivi a viaggiare in roulotte per la Francia soggiornando tre settimane ogni anno; sono andata due volte in Inghilterra soggiornando nei b&b, ho viaggiato molto per l'Italia spostandomi in roulotte e soggiornando in campeggio, per lavoro e per vacanza, in lungo ed in largo.
Quindi, alcune considerazioni:
Primo: amico caro, perché con presenti altre persone mi releghi in un ruolo non mio?
Secondo:
Per me il viaggio non è andare 8 giorni in Sudan, con viaggio organizzato, in comitiva, per poter tornare e dire di conoscere il Sudan; non è "viaggiando" con viaggi organizzati, magari anche stando due settimane, soggiornando in alberghi, girando in comitiva vedendo quello che l'agenzia ti vuole far vedere che puoi dire di aver girato il mondo.
Non è prendendo un aereo e poi muovendosi con mezzi organizzati che puoi dire di conoscere o aver conosciuto un popolo od un paese.
Altro modo di viaggiare è quello di un mio nipote che, zaino in spalla, dorme in ostelli, fa l'autostop oppure prende a noleggio un'auto ed ospita altri viaggiatori oppure prende i mezzi pubblici e viaggia con la popolazione, con le stesse ristrettezze e le stesse scomodità perché di denaro ne porta sempre poco con sé.
E poi ...
E poi ...
Ne vogliamo parlare seriamente?
Il "viaggio" vero non è quello che si fa per scappare: scappare da se stessi, scappare da situazioni che non piacciono, scappare dalla solitudine o da una vita che non piace ...
Il VIAGGIO più importante della propria vita è quello che si fa dentro se stessi.
Le domande che ci poniamo a cui non vogliamo dare risposte, le emozioni che ci spaventano, i sentimenti da cui vogliamo scappare troppo spesso sono le motivazioni che spingono certi "viaggiatori" a "girare per il mondo" senza comprendere che, tanto, prima o poi, torneranno a casa e ritroveranno esattamente le stesse domande senza risposte, le stesse emozioni nascoste, gli stessi sentimenti non espressi.
Sinceramente, non provo più alcun interesse a viaggiare o per lo meno, alla mia età, se viaggio è solo per incontrare persone vere e luoghi già visti di cui ancora scoprire gli angoli più nascosti.
Saturday, November 12, 2016
L'anima in fondo al cuore
Ci sono giornate in cui sento l'anima in fondo al cuore.
Anche senza motivi precisi.
Sono felice di quel che sono diventata, nonostante il mio carattere sia un po' cambiato negli anni.
Da ragazza ero molto più felice, nonostante la felicità sia qualcosa di molto fragile, fuggevole.
Ma mi bastava veramente poco per esserlo.
Il mio ottimismo non l'ho perso anche se in qualche giornata lo ritrovo un po' appannato.
Mi basta ancora poco per ritrovare il sorriso: una passeggiata in mezzo ai campi, con i miei cani; una carezza corrisposta da uno dei miei gatti; un bambino che gioca; un bimbo che mi corre incontro con un sorriso.
Ma la cosa che veramente mi rende felice è la consapevolezza di essere ancora capace di emozioni, di sensazioni; essere capace di amare.
Non ha importanza il tipo di amore, per una persona, per un bambino, per la natura.
Essere capaci di amare è la sensazione più forte che la vita ci possa riservare.
Essere corrisposti (da una persona in particolare) non è poi così importante.
Il cuore si riempie di sensazioni che noi lo vogliamo o meno.
Il cuore batte che lo si voglia o meno, l'emozione di sentire battere forte il cuore è una sensazione che ci fa sentire vivi, non importa quale sia la nostra età anagrafica.
Il cuore batte forte e basta.
Ecco, essere arrivata alla mia età ed essere ancora capace di dare importanza al cuore è la più grande emozione che la vita mi possa far vivere.
E pazienza se qualche volta l'anima si ritrova in fondo al cuore.
Il cuore batte e la farà rivivere.
Anche senza motivi precisi.
Sono felice di quel che sono diventata, nonostante il mio carattere sia un po' cambiato negli anni.
Da ragazza ero molto più felice, nonostante la felicità sia qualcosa di molto fragile, fuggevole.
Ma mi bastava veramente poco per esserlo.
Il mio ottimismo non l'ho perso anche se in qualche giornata lo ritrovo un po' appannato.
Mi basta ancora poco per ritrovare il sorriso: una passeggiata in mezzo ai campi, con i miei cani; una carezza corrisposta da uno dei miei gatti; un bambino che gioca; un bimbo che mi corre incontro con un sorriso.
Ma la cosa che veramente mi rende felice è la consapevolezza di essere ancora capace di emozioni, di sensazioni; essere capace di amare.
Non ha importanza il tipo di amore, per una persona, per un bambino, per la natura.
Essere capaci di amare è la sensazione più forte che la vita ci possa riservare.
Essere corrisposti (da una persona in particolare) non è poi così importante.
Il cuore si riempie di sensazioni che noi lo vogliamo o meno.
Il cuore batte che lo si voglia o meno, l'emozione di sentire battere forte il cuore è una sensazione che ci fa sentire vivi, non importa quale sia la nostra età anagrafica.
Il cuore batte forte e basta.
Ecco, essere arrivata alla mia età ed essere ancora capace di dare importanza al cuore è la più grande emozione che la vita mi possa far vivere.
E pazienza se qualche volta l'anima si ritrova in fondo al cuore.
Il cuore batte e la farà rivivere.
Wednesday, November 09, 2016
USA NEW PRESIDENT
Ebbene sì, un nuovo corso si apre nella storia del mondo: negli Stati Uniti è stato eletto un nuovo presidente che apre ad un nuovo/vecchio corso.
Così come fu dopo l'assassinio di Kennedy, in cui si tornò a presidenti repubblicani che nulla hanno portato di nuovo nel mondo, ora, dopo 8 anni alla Casa Bianca di un presidente afro-americano, un presidente nero, si sperava in una presidente donna.
Non che Hillary fosse il vento nuovo; semplicemente, il nuovo, sarebbe stato il fatto di avere per la prima volta una donna a capo della nazione più potente del mondo. Hillary è democratica, ex first-lady Clinton, segretario di stato di Obama .. insomma, ha un curriculum di tutto rispetto e faceva sperare in cambiamento anche solo per il fatto, ripeto, di essere donna.
Certo, non è che nel pianeta abbiamo avuto buoni esempi femminili; mi viene in mente una per tutte la Lady di ferro inglese, Tatcher, che negli anni '80 in Inghilterra non è stata né dolce né democratica.
Nonostante tutto, il tocco femminile, mi auguro sempre possa portare una illuminazione nelle teste dei burocrati e dei fascisti. Ma Hillary i suoi peccati li aveva, appoggiando come appoggia lobby potenti.
In tutti i modi, ormai i giochi sono fatti.
E' stato eletto un uomo, Donald Trump.
Fin qui nulla di nuovo sotto il sole.
Ma Donald Trump ha fatto una campagna elettorale veramente cattiva, per difendersi dalle accuse di abusi e violenze sulle donne, fascismo, evasione fiscale e più ne ha più ne metta.
Insomma un film che noi, qui in Italia, abbiamo già visto con Berlusconi.
Ma questo Trump avrà il potere più forte di tutti, sul pianeta: quello di schiacciare i bottoni nucleari.
Vuole erigere muri contro gli immigrati, chiudere i mercati internazionali difendendo i mercati americani con dazi doganali; vuole ripristinare il reato di aborto; cancellare la legge sulla sanità di Obama; si vanta delle donne che ha avuto e delle tasse evase.
Insomma non è proprio quello che ci si aspetterebbe da un uomo la cui saggezza e competenza dovrebbe guidare il paese più potente del mondo.
Il suo discorso notturno, che ho seguito per intero in diretta, mi ha stupito non poco.
Toni pacati, educati, discorso a braccio (non pareva che leggesse nulla), di pacificazione.
Non lo so ... ho sempre fiducia negli esseri umani, anche se purtroppo chi è violento, fascista, accentratore e dittatoriale mi ispira altri sentimenti.
Così come fu dopo l'assassinio di Kennedy, in cui si tornò a presidenti repubblicani che nulla hanno portato di nuovo nel mondo, ora, dopo 8 anni alla Casa Bianca di un presidente afro-americano, un presidente nero, si sperava in una presidente donna.
Non che Hillary fosse il vento nuovo; semplicemente, il nuovo, sarebbe stato il fatto di avere per la prima volta una donna a capo della nazione più potente del mondo. Hillary è democratica, ex first-lady Clinton, segretario di stato di Obama .. insomma, ha un curriculum di tutto rispetto e faceva sperare in cambiamento anche solo per il fatto, ripeto, di essere donna.
Certo, non è che nel pianeta abbiamo avuto buoni esempi femminili; mi viene in mente una per tutte la Lady di ferro inglese, Tatcher, che negli anni '80 in Inghilterra non è stata né dolce né democratica.
Nonostante tutto, il tocco femminile, mi auguro sempre possa portare una illuminazione nelle teste dei burocrati e dei fascisti. Ma Hillary i suoi peccati li aveva, appoggiando come appoggia lobby potenti.
In tutti i modi, ormai i giochi sono fatti.
E' stato eletto un uomo, Donald Trump.
Fin qui nulla di nuovo sotto il sole.
Ma Donald Trump ha fatto una campagna elettorale veramente cattiva, per difendersi dalle accuse di abusi e violenze sulle donne, fascismo, evasione fiscale e più ne ha più ne metta.
Insomma un film che noi, qui in Italia, abbiamo già visto con Berlusconi.
Ma questo Trump avrà il potere più forte di tutti, sul pianeta: quello di schiacciare i bottoni nucleari.
Vuole erigere muri contro gli immigrati, chiudere i mercati internazionali difendendo i mercati americani con dazi doganali; vuole ripristinare il reato di aborto; cancellare la legge sulla sanità di Obama; si vanta delle donne che ha avuto e delle tasse evase.
Insomma non è proprio quello che ci si aspetterebbe da un uomo la cui saggezza e competenza dovrebbe guidare il paese più potente del mondo.
Il suo discorso notturno, che ho seguito per intero in diretta, mi ha stupito non poco.
Toni pacati, educati, discorso a braccio (non pareva che leggesse nulla), di pacificazione.
Non lo so ... ho sempre fiducia negli esseri umani, anche se purtroppo chi è violento, fascista, accentratore e dittatoriale mi ispira altri sentimenti.
Wednesday, November 02, 2016
Un pesce fuori dall'acquario
Sin da piccola mi sono sempre sentita appartenente ad un altro mondo. Avevo dei momenti di estraneità, mi guardavo attorno, guardavo i miei genitori, quello che mi accadeva attorno e mi sembrava di essere solo un osservatore estraneo alla scena. Spesso mi sono anche chiesta se ero stata adottata poi guardando i miei fratelli mi dicevo: con già cinque figli, impossibile che mi abbiano adottata ...
Eppure mi sono sempre sentita estranea.
Anche a scuola, alle elementari, avevo un'amica in particolare che in quarta, però, si trasferì; avevo il canto che mi salvava un po' dalla solitudine ed a dieci anni ebbi il mio primo diario, altro caro amico. In età adolescenziale non ebbi mai un'amico del cuore; a quattordici anni conobbi un ragazzo che diventò il mio amico del cuore, unica persona che non mi faceva sentire estranea nel contesto.
Sono passati tanti anni, le esperienze belle e brutte sono passate e, comunque, ho sempre sentito, nonostante l'empatia che è nel mio essere, di non appartenere a nessun contesto frequentato, mi sono sempre sentita estranea ad ogni gruppo frequentato, ho sempre capito di non poter esprimere appieno il mio pensiero perché non vedevo nessuno in grado di percepirlo.
Arrivata alla mia età, ancora oggi non trovo mai nessuno con cui condividere i miei pensieri.
L'amico di allora c'è ancora, per fortuna, ma abbiamo frequentato persone differenti negli anni delle nostre vite, ambienti diversi; gli amici che avevo sono tutti scomparsi, i suoi mi sono estranei.
Negli ultimi mesi mi sono trovata a conoscere gli amici del mio amico con cui ho in comune solo la sua conoscenza; li ascolto nei loro dialoghi, raramente intervengo, li guardo e capisco che potrei trovare pochi punti, se non nessuno, in comune.
Sono estranea a questo mondo; non è colpa di nessuno e non credo di avere qualche colpa.
Quando incontro qualcuno, anche estraneo, sorrido e saluto; cerco di fare del mio meglio ed aiuto chi ne ha bisogno; ascolto quando qualcuno si sfoga con me e tengo per me i segreti altrui; credo che quelli che mi "conoscono" sappiano di trovare in me una persona disponibile.
Ultimamente, addirittura credo di avere un neon in fronte che indica: "se hai bisogno, chiedi qui!".
Eppure, a nessuno viene l'istinto di guardarmi negli occhi e di chiedermi: tu, come stai?
E' assolutamente vero che quando sento di aver colmato la misura, quando sento di non farcela, mi rinchiudo, mi nascondo, mi lecco le ferite e solo quando sono un po' serena mi rifaccio viva.
Ma anche in momenti non sospetti, voglio dire, anche in situazione normale, durante una conversazione, mai a nessuno viene in mente che avrei qualcosa da dire; a nessuno viene in mente di chiedermi come la penso, cosa faccio, chi frequento ...
Tutti sono pronti a parlare, ma nessuno è mai pronto ad ascoltare.
Solo una persona, un mese fa, guardandomi negli occhi mi ha chiesto: "E a te, chi ci pensa?" facendomi quasi venire le lacrime agli occhi, anche solo per l'interessamento. Alla domanda, in quel momento, ho risposto: "Io non ho problemi, io sto bene .. mi mancano delle cose (materiali), ma sono piena di tanto altro .. Io sto bene ..."
Ecco, ogni tanto mi farebbe piacere che qualcuno si fermasse a guardarmi, chiudesse per un momento il circuito delle proprie parole e dei propri pensieri e si sforzasse di interessarsi a me.
Ma un pesce fuori dall'acquario è un pesce fuori dall'acquario ... che cosa può avere in comune con chi respira aria, anziché acqua .... in fondo, un pesce è muto, emette piccoli suoni non udibili all'orecchio umano a meno che quell'orecchio non sia ultra sensibile.
Un pesce parla con gli occhi a chi sa guardare ...
Eppure mi sono sempre sentita estranea.
Anche a scuola, alle elementari, avevo un'amica in particolare che in quarta, però, si trasferì; avevo il canto che mi salvava un po' dalla solitudine ed a dieci anni ebbi il mio primo diario, altro caro amico. In età adolescenziale non ebbi mai un'amico del cuore; a quattordici anni conobbi un ragazzo che diventò il mio amico del cuore, unica persona che non mi faceva sentire estranea nel contesto.
Sono passati tanti anni, le esperienze belle e brutte sono passate e, comunque, ho sempre sentito, nonostante l'empatia che è nel mio essere, di non appartenere a nessun contesto frequentato, mi sono sempre sentita estranea ad ogni gruppo frequentato, ho sempre capito di non poter esprimere appieno il mio pensiero perché non vedevo nessuno in grado di percepirlo.
Arrivata alla mia età, ancora oggi non trovo mai nessuno con cui condividere i miei pensieri.
L'amico di allora c'è ancora, per fortuna, ma abbiamo frequentato persone differenti negli anni delle nostre vite, ambienti diversi; gli amici che avevo sono tutti scomparsi, i suoi mi sono estranei.
Negli ultimi mesi mi sono trovata a conoscere gli amici del mio amico con cui ho in comune solo la sua conoscenza; li ascolto nei loro dialoghi, raramente intervengo, li guardo e capisco che potrei trovare pochi punti, se non nessuno, in comune.
Sono estranea a questo mondo; non è colpa di nessuno e non credo di avere qualche colpa.
Quando incontro qualcuno, anche estraneo, sorrido e saluto; cerco di fare del mio meglio ed aiuto chi ne ha bisogno; ascolto quando qualcuno si sfoga con me e tengo per me i segreti altrui; credo che quelli che mi "conoscono" sappiano di trovare in me una persona disponibile.
Ultimamente, addirittura credo di avere un neon in fronte che indica: "se hai bisogno, chiedi qui!".
Eppure, a nessuno viene l'istinto di guardarmi negli occhi e di chiedermi: tu, come stai?
E' assolutamente vero che quando sento di aver colmato la misura, quando sento di non farcela, mi rinchiudo, mi nascondo, mi lecco le ferite e solo quando sono un po' serena mi rifaccio viva.
Ma anche in momenti non sospetti, voglio dire, anche in situazione normale, durante una conversazione, mai a nessuno viene in mente che avrei qualcosa da dire; a nessuno viene in mente di chiedermi come la penso, cosa faccio, chi frequento ...
Tutti sono pronti a parlare, ma nessuno è mai pronto ad ascoltare.
Solo una persona, un mese fa, guardandomi negli occhi mi ha chiesto: "E a te, chi ci pensa?" facendomi quasi venire le lacrime agli occhi, anche solo per l'interessamento. Alla domanda, in quel momento, ho risposto: "Io non ho problemi, io sto bene .. mi mancano delle cose (materiali), ma sono piena di tanto altro .. Io sto bene ..."
Ecco, ogni tanto mi farebbe piacere che qualcuno si fermasse a guardarmi, chiudesse per un momento il circuito delle proprie parole e dei propri pensieri e si sforzasse di interessarsi a me.
Ma un pesce fuori dall'acquario è un pesce fuori dall'acquario ... che cosa può avere in comune con chi respira aria, anziché acqua .... in fondo, un pesce è muto, emette piccoli suoni non udibili all'orecchio umano a meno che quell'orecchio non sia ultra sensibile.
Un pesce parla con gli occhi a chi sa guardare ...
Friday, October 21, 2016
Scintilla dove sei?
Non tanto tempo fa un'amica, guardandomi negli occhi, mi ha chiesto: E a te chi ci pensa?
Le ho risposto, quel giorno, che nonostante i miei problemi di tipo materiale io mi sento ricchissima dentro, di una ricchezza che altri probabilmente non hanno.
Non ho avuto fortuna nel lavoro, ho sempre lavorato in ambito privato e mi sono scontrata troppo spesso con persone che non capivano le mie possibilità ed altre che ne hanno approfittato; non mi sono arricchita ed il mio percorso lavorativo, nonostante sia lungo 41 anni, probabilmente con fatica mi farà avere una pensione, se l'avrò, minima perché mi è capitato di lavorare senza percepire stipendi né contributi.
Ma non per questo la mia scintilla brilla meno ...
Sono piena di piccoli e grandi impegni, sono sempre pronta a correre per aiutare chi è solo o chi si trova in un momento difficile; voglio molto bene alle persone, le amo ... forse troppo. Arrivo a coccolarle dimenticandomi, troppo spesso, di mettere dei paletti.
Ho bisogno di fermarmi per scrivere ma non posso: ho persone che mi stanno a cuore ed altre che semplicemente mi chiedono aiuto ... ho ripreso anche a fare, a singhiozzo, al bisogno, la baby-sitter ... ma ho bisogno di fermarmi ... oggi sentendo musica mi salgono le lacrime ... lo so, Sarah me lo ripete: Occhio, che poi non ne puoi più e scoppi .... è vero ... arrivo a spellarmi per gli altri e spesso non ricevo riscontro ... ma non è nemmeno questo, non faccio le cose per ricevere dei grazie, i grazie non mi interessano ... ho bisogno ogni tanto di avere una spalla su cui piangere, così, senza motivo, per poter riprendere il cammino, per riprendere fiato ....
Sarà forse che domani è l'anniversario della morte di un amico carissimo, che mi è stato a fianco per dodici anni ... sarà che oggi c'è il funerale di un'altra persona con cui abbiamo condiviso le idee ... sarà che oggi sono un po' stanca .. ma mi manca una spalla su cui piangere ....
Le ho risposto, quel giorno, che nonostante i miei problemi di tipo materiale io mi sento ricchissima dentro, di una ricchezza che altri probabilmente non hanno.
Non ho avuto fortuna nel lavoro, ho sempre lavorato in ambito privato e mi sono scontrata troppo spesso con persone che non capivano le mie possibilità ed altre che ne hanno approfittato; non mi sono arricchita ed il mio percorso lavorativo, nonostante sia lungo 41 anni, probabilmente con fatica mi farà avere una pensione, se l'avrò, minima perché mi è capitato di lavorare senza percepire stipendi né contributi.
Ma non per questo la mia scintilla brilla meno ...
Sono piena di piccoli e grandi impegni, sono sempre pronta a correre per aiutare chi è solo o chi si trova in un momento difficile; voglio molto bene alle persone, le amo ... forse troppo. Arrivo a coccolarle dimenticandomi, troppo spesso, di mettere dei paletti.
Ho bisogno di fermarmi per scrivere ma non posso: ho persone che mi stanno a cuore ed altre che semplicemente mi chiedono aiuto ... ho ripreso anche a fare, a singhiozzo, al bisogno, la baby-sitter ... ma ho bisogno di fermarmi ... oggi sentendo musica mi salgono le lacrime ... lo so, Sarah me lo ripete: Occhio, che poi non ne puoi più e scoppi .... è vero ... arrivo a spellarmi per gli altri e spesso non ricevo riscontro ... ma non è nemmeno questo, non faccio le cose per ricevere dei grazie, i grazie non mi interessano ... ho bisogno ogni tanto di avere una spalla su cui piangere, così, senza motivo, per poter riprendere il cammino, per riprendere fiato ....
Sarà forse che domani è l'anniversario della morte di un amico carissimo, che mi è stato a fianco per dodici anni ... sarà che oggi c'è il funerale di un'altra persona con cui abbiamo condiviso le idee ... sarà che oggi sono un po' stanca .. ma mi manca una spalla su cui piangere ....
Monday, September 05, 2016
Pensieri e parole
I miei pensieri corrono sulla tastiera come se la mente stessa fosse connessa con il pc ma oggi non trovano le parole per essere espressi.
Vorrei scrivere, poter continuare il mio ultimo racconto (chissà se avrò ancora voglia di scrivere) ma per poter scrivere, come per poter cantare, devo avere la mente allegra ed il cuore felice.
Purtroppo non ho, in questo momento, né l'una né l'altro.
Vivo la mia vita immersa nelle sensazioni, nelle emozioni, nei sentimenti senza esserne in balia ma lasciandomi cullare da loro; non ho paura di vivere, non ho paura di morire, non ho paura delle sfide, non ho paura della solitudine, non ho paura di rischiare. La vita va vissuta, sempre, in ogni momento perché nessuno sa quando finirà la nostra vita materiale ed allora fin tanto che ci siamo dobbiamo viverla, respirarla.
La mia vita è ricchissima di sensazioni, di sentimenti e vorrei che le persone che amo sentissero come sento io l'alito di vita che ci circonda; mi piace pensare che la mia vicinanza possa dare sollievo, respiro ed amore anche ad altri.
Ma per accogliere, occorre essere pronti per accogliere.Tenere le braccia aperte pronte a ricevere un abbraccio, preparare il viso al sorriso che si riceverà, gli occhi aperti pronti a stupirsi, tenere le orecchie pronte a percepire anche il più piccolo sospiro, le parole più sussurrate, le confidenze più intime.
La mia scintilla oggi è un po' come quella di Trilli che, chiusa in gabbia da Capitan Uncino, rischia di spegnersi; mi occorrerebbe che qualcuno gridasse: ci credo, ci credo ... ed allora ricomincerei a splendere.
Vorrei scrivere, poter continuare il mio ultimo racconto (chissà se avrò ancora voglia di scrivere) ma per poter scrivere, come per poter cantare, devo avere la mente allegra ed il cuore felice.
Purtroppo non ho, in questo momento, né l'una né l'altro.
Vivo la mia vita immersa nelle sensazioni, nelle emozioni, nei sentimenti senza esserne in balia ma lasciandomi cullare da loro; non ho paura di vivere, non ho paura di morire, non ho paura delle sfide, non ho paura della solitudine, non ho paura di rischiare. La vita va vissuta, sempre, in ogni momento perché nessuno sa quando finirà la nostra vita materiale ed allora fin tanto che ci siamo dobbiamo viverla, respirarla.
La mia vita è ricchissima di sensazioni, di sentimenti e vorrei che le persone che amo sentissero come sento io l'alito di vita che ci circonda; mi piace pensare che la mia vicinanza possa dare sollievo, respiro ed amore anche ad altri.
Ma per accogliere, occorre essere pronti per accogliere.Tenere le braccia aperte pronte a ricevere un abbraccio, preparare il viso al sorriso che si riceverà, gli occhi aperti pronti a stupirsi, tenere le orecchie pronte a percepire anche il più piccolo sospiro, le parole più sussurrate, le confidenze più intime.
La mia scintilla oggi è un po' come quella di Trilli che, chiusa in gabbia da Capitan Uncino, rischia di spegnersi; mi occorrerebbe che qualcuno gridasse: ci credo, ci credo ... ed allora ricomincerei a splendere.
Sunday, September 04, 2016
Delusioni ed illusioni
La tristezza che provocano le delusioni e le disillusioni è una tristezza profonda, indescrivibile, che lascia senza fiato, senza respiro, senza alito di vita.
Pensare di essere arrivata ad una chiusura del cerchio, ad una conclusione logica ed accettabile e rendermi conto che, evidentemente, ancora non è il tempo, mi lascia senza parole.
Ci sono esperienze nella vita che dovrebbero insegnare, raramente si ha l'opportunità di poter avere una seconda chance, una nuova opportunità per riparare ad un errore, per riparare ad un dolore indelebile.
Credevo di poter riparare una ferita mai rimarginata, ma non sempre le cose vanno come ci si aspetterebbe. La ferita, invece di rimarginarsi, si è riaperta lasciando maggior dolore, un dolore che questa volta non finirà mai.
Constatare quanto i nostri cuori siano fragili, quanto i nostri desideri siano impalpabili ed irraggiungibili, constatare quanto l'amore possa essere così difficile da catturare, diventa una sofferenza infinita che mai nessuno potrà più alleviare.
Pensare di essere arrivata ad una chiusura del cerchio, ad una conclusione logica ed accettabile e rendermi conto che, evidentemente, ancora non è il tempo, mi lascia senza parole.
Ci sono esperienze nella vita che dovrebbero insegnare, raramente si ha l'opportunità di poter avere una seconda chance, una nuova opportunità per riparare ad un errore, per riparare ad un dolore indelebile.
Credevo di poter riparare una ferita mai rimarginata, ma non sempre le cose vanno come ci si aspetterebbe. La ferita, invece di rimarginarsi, si è riaperta lasciando maggior dolore, un dolore che questa volta non finirà mai.
Constatare quanto i nostri cuori siano fragili, quanto i nostri desideri siano impalpabili ed irraggiungibili, constatare quanto l'amore possa essere così difficile da catturare, diventa una sofferenza infinita che mai nessuno potrà più alleviare.
Saturday, May 07, 2016
Vivere in campagna
Fare la passeggiata con i cani e trovare delle sorprese è sempre piacevole.
In realtà sono sorprese che si ripetono tutti gli anni, ma mi ritengo fortunata per aver potuto gustare di queste sorprese primaverili per così tanti anni.
Il ritorno delle piccole rondini, il loro volo che pare confuso ed invece è così regolare; i campi di grano ed orzo che quest'anno hanno preso il posto dei campi di foraggio; il canto del cuculo, così raro da sentire in campagna.
Ecco, queste belle sorprese, compreso un bel cielo limpido ed azzurro, mi fanno tornare in mente tante cose della mia infanzia.
Mi fanno tornare in mente le poesie di mia madre che ancora dopo 89 primavere era capace di trasmettere la sorpresa e la felicità nelle piccole cose.
Grazie mamma, che mi hai insegnato a gioire di poche cose, quelle vere.
In realtà sono sorprese che si ripetono tutti gli anni, ma mi ritengo fortunata per aver potuto gustare di queste sorprese primaverili per così tanti anni.
Il ritorno delle piccole rondini, il loro volo che pare confuso ed invece è così regolare; i campi di grano ed orzo che quest'anno hanno preso il posto dei campi di foraggio; il canto del cuculo, così raro da sentire in campagna.
Ecco, queste belle sorprese, compreso un bel cielo limpido ed azzurro, mi fanno tornare in mente tante cose della mia infanzia.
Mi fanno tornare in mente le poesie di mia madre che ancora dopo 89 primavere era capace di trasmettere la sorpresa e la felicità nelle piccole cose.
Grazie mamma, che mi hai insegnato a gioire di poche cose, quelle vere.
Monday, April 25, 2016
Chernobyl - 26 aprile 1986 - 26 aprile 2016 - Trent'anni dopo
Il 26 aprile 1986, all'incirca alla 1 di notte, a causa di alcuni esperimenti che il responsabile della centrale voleva fare, vennero chiuse tutte le procedure di sicurezza della centrale nucleare di Chernobyl provocando un effetto "pentola a pressione" che fece scoppiare letteralmente la centrale, facendola scoperchiare e lasciando uscire materiale radioattivo della potenza di 500 volte superiore alla bomba che fu gettata nel 1945 su Hiroshima e Nagasaki.
La notizia venne tenuta nascosta fino ai primi di maggio, poiché la Norvegia e la Svezia avevano già annunciato di avere avuto effetti della nube. Solo allora il governo russo (allora esisteva ancora l'URSS ed il presidente era Gorbachov) rese noto l'incidente.
Il primo maggio, noi eravamo all'aperto, in un maneggio, per passare la giornata in compagnia di mia sorella e suo marito; improvvisamente sentimmo una grande ondata di calore, la giornata era soleggiata e splendida. Mia figlia, che allora aveva 4 anni e mezzo, iniziò a perdere sangue dal naso: soffriva di epistassi frequenti da quando aveva seguito una cura a Monticelli, ma una perdita di sangue così copiosa non l'avevo mai vista. Aveva la vena principale che attraversa la fronte gonfia ed arrossata e nonostante la tenessi sotto l'acqua l'epistassi le proseguì per gran parte del pomeriggio.
Solo qualche giorno dopo, la scuola materna che frequentava organizzò un incontro con i genitori per rendere note le disposizioni ricevute per tenere i bambini al riparo, per quanto si potesse fare, dalle radiazioni provocate dalla centrale di Chernobyl:
- non mangiare frutta e verdura fresche;
- non bere latte con data posteriore al 26 aprile;
- non mangiare latticini con data posteriore al 26 aprile;
- non camminare nell'erba;
- evitare di stare all'aria aperta.
Era maggio; era una bellissima primavera; si avvicinava l'estate.
Per quanto tempo queste disposizioni avrebbero dovuto essere seguite? Una domanda da 10 milioni di dollari se non di più ...
Oggi, a trent'anni di distanza, ci sono anche nostri esperti a Chernobyl per la creazione di un nuovo sarcofago che dovrebbe coprire quello costruito in tre mesi, subito dopo l'esplosione, da volontari che tutti si ammalarono di leucemia e di cancro. Ci furono degli eroi, tutti russi, che volarono con gli elicotteri sopra all'incendio per spegnerlo; ci furono degli eroi, tutti russi, che a mani nude, senza protezioni, costruirono il sarcofago; ci furono eroi, tutti russi, che a mani nude, senza protezioni gettarono materiali "adatti" per coprire il fuoco nucleare. Ma quel sarcofago, che avrebbe potuto durare trent'anni, già l'anno successivo iniziò a crepare e quindi per trent'anni ha fatto fuoriuscire nell'aria nuvole radioattive che, per trent'anni, hanno sorvolato la Russia e tutta l'Europa impestandola.
Oggi stanno cercando di costruire un nuovo sarcofago, con nuovi materiali tecnologici, che i tecnici dicono dovrebbe bastare per cento anni, almeno 70 sperano ... ma intanto, la nuvola malefica e velenosa continua ad impestare il nostro cielo, la nostra terra, il nostro pianeta.
E poi? Fra settant'anni cosa accadrà?
La memoria umana è corta; gli esseri umani dimenticano e continuano a fare le guerre.
Cosa accadrà ai nostri pronipoti che dovranno affrontare, fra 70 anni, ancora perdite radioattive, ancora quel fuoco immortale?
Quante centrali nucleari ci sono sparse per il mondo e quanto pericolo corriamo noi, a convivere con questi mostri di cemento armato eppure così fragili nei confronti del fuoco nucleare?
Quella giapponese, dopo il terremoto ed il maremoto, continua anche lei a perdere acqua radioattiva che va direttamente in mare.
Purtroppo, la centrale di Caorso ce lo insegna, le centrali nucleari non possono mai essere spente definitivamente. Una volta accesa la fusione nucleare, non si può più spegnere. Ci sono tecnici che la tengono accesa al minimo, ci sono ogni giorno rifiuti nucleari da dover smaltire e ci sono sempre pericoli di esplosioni o, perché no?, di attentati.
Abbiamo innescato tante bombe ad orologeria.
Poveri noi. Povero il nostro bellissimo pianeta.
La notizia venne tenuta nascosta fino ai primi di maggio, poiché la Norvegia e la Svezia avevano già annunciato di avere avuto effetti della nube. Solo allora il governo russo (allora esisteva ancora l'URSS ed il presidente era Gorbachov) rese noto l'incidente.
Il primo maggio, noi eravamo all'aperto, in un maneggio, per passare la giornata in compagnia di mia sorella e suo marito; improvvisamente sentimmo una grande ondata di calore, la giornata era soleggiata e splendida. Mia figlia, che allora aveva 4 anni e mezzo, iniziò a perdere sangue dal naso: soffriva di epistassi frequenti da quando aveva seguito una cura a Monticelli, ma una perdita di sangue così copiosa non l'avevo mai vista. Aveva la vena principale che attraversa la fronte gonfia ed arrossata e nonostante la tenessi sotto l'acqua l'epistassi le proseguì per gran parte del pomeriggio.
Solo qualche giorno dopo, la scuola materna che frequentava organizzò un incontro con i genitori per rendere note le disposizioni ricevute per tenere i bambini al riparo, per quanto si potesse fare, dalle radiazioni provocate dalla centrale di Chernobyl:
- non mangiare frutta e verdura fresche;
- non bere latte con data posteriore al 26 aprile;
- non mangiare latticini con data posteriore al 26 aprile;
- non camminare nell'erba;
- evitare di stare all'aria aperta.
Era maggio; era una bellissima primavera; si avvicinava l'estate.
Per quanto tempo queste disposizioni avrebbero dovuto essere seguite? Una domanda da 10 milioni di dollari se non di più ...
Oggi, a trent'anni di distanza, ci sono anche nostri esperti a Chernobyl per la creazione di un nuovo sarcofago che dovrebbe coprire quello costruito in tre mesi, subito dopo l'esplosione, da volontari che tutti si ammalarono di leucemia e di cancro. Ci furono degli eroi, tutti russi, che volarono con gli elicotteri sopra all'incendio per spegnerlo; ci furono degli eroi, tutti russi, che a mani nude, senza protezioni, costruirono il sarcofago; ci furono eroi, tutti russi, che a mani nude, senza protezioni gettarono materiali "adatti" per coprire il fuoco nucleare. Ma quel sarcofago, che avrebbe potuto durare trent'anni, già l'anno successivo iniziò a crepare e quindi per trent'anni ha fatto fuoriuscire nell'aria nuvole radioattive che, per trent'anni, hanno sorvolato la Russia e tutta l'Europa impestandola.
Oggi stanno cercando di costruire un nuovo sarcofago, con nuovi materiali tecnologici, che i tecnici dicono dovrebbe bastare per cento anni, almeno 70 sperano ... ma intanto, la nuvola malefica e velenosa continua ad impestare il nostro cielo, la nostra terra, il nostro pianeta.
E poi? Fra settant'anni cosa accadrà?
La memoria umana è corta; gli esseri umani dimenticano e continuano a fare le guerre.
Cosa accadrà ai nostri pronipoti che dovranno affrontare, fra 70 anni, ancora perdite radioattive, ancora quel fuoco immortale?
Quante centrali nucleari ci sono sparse per il mondo e quanto pericolo corriamo noi, a convivere con questi mostri di cemento armato eppure così fragili nei confronti del fuoco nucleare?
Quella giapponese, dopo il terremoto ed il maremoto, continua anche lei a perdere acqua radioattiva che va direttamente in mare.
Purtroppo, la centrale di Caorso ce lo insegna, le centrali nucleari non possono mai essere spente definitivamente. Una volta accesa la fusione nucleare, non si può più spegnere. Ci sono tecnici che la tengono accesa al minimo, ci sono ogni giorno rifiuti nucleari da dover smaltire e ci sono sempre pericoli di esplosioni o, perché no?, di attentati.
Abbiamo innescato tante bombe ad orologeria.
Poveri noi. Povero il nostro bellissimo pianeta.
Friday, April 15, 2016
GURU
Ci sono persone che avendo una spiccata personalità attraggono a sé moltitudini.
Budda, Gesù, Maometto veri o falsi che fossero, sono stati profeti di una visione della vita che ha attratto popoli interi, nel bene e nel male.
I guru vengono capiti solo dopo la loro morte, come spesso è accaduto anche in antichità. Fu così per Gandhi, Martin Luther King, Malcom X, Gramsci, Togliatti.
La visione di una società giusta, in cui i diritti fossero per tutti, senza distinzione di età, sesso, religione, colore della pelle è un ideale che viene perseguito ormai da secoli, eppure ancora così lontana dalla realtà.
Accade così che chi ne viene folgorato, ancora una volta e ne parla viene inviso, deriso, come minimo non compreso, perché certe visioni non sono per tutti.
Utopia, questa Città di Gerusalemme di cui parlava Campanella e che per questo fu incarcerato, è una città in cui regna un ordine superiore, dettato dall'etica collettiva e personale, che non ha bisogno di leggi morali o religiose, ma nasce dall'interno dell'animo umano.
Oggi, gli ignoranti, e questo termine non vuole essere offensivo bensì vuole significare chi ignora, si riempiono la bocca di parole di cui non conoscono nemmeno il significato, bandendo e bollando colui che parla di Utopia come un visionario o, peggio, un massone. Dimenticando che gli ordini massonici non perseguono scopi finanziari bensì umanitari. Ma la massoneria, come viene vista dopo la scoperta di logge trasversali come la P2, è bollata e demonizzata come se fosse un covo di delinquenti.
La massoneria ha ben altra storia; gli ordini iniziatici hanno ben altra storia.
E Utopia è il loro obiettivo: una società giusta, guidata da saggi, le cui risorse vengono divise in modo uniforme poiché le risorse ci sarebbero per tutti se non ci fossero sempre stati, se non ci fossero ancora, quei pochi che vogliono stringere tutto, dimenticando che quando sarà la loro ora non potranno stringere nulla e si dovranno presentare alla Coscienza Universale nudi, come sono nati. Allora il loro cuore verrà misurato e pesato sulla base di ciò che avranno o non avranno fatto, ciò che avranno o non avranno detto.
C'è un orto, a Gerusalemme, l'Orto dei Giusti; è un luogo dove si ricordano le persone che hanno fatto ed hanno detto cose buone per l'Umanità. Non è un luogo per tutti, infatti. Ogni giusto ha un nome ed ha un albero con il proprio nome.
In questi giorni è venuto a mancare un personaggio che ha avuto il coraggio di parlare di Utopia in un programma di un movimento popolare; di lui si sono dette tante cose, che fosse un guru, che fosse un visionario. Anche io non avevo capito nulla e forse non ho ancora capito.
Io sono contraria ai guru, non seguo i guru per principio perché il mio maestro sono io, il nostro maestro siamo noi.
Ma comprendo che a volte occorre avere una persona con una voce più potente di tutte che si faccia sentire, per vedere, forse, una luce in fondo ad un tunnel.
Mi auguro che le persone che hanno potuto conoscere da vicino questo personaggio, possano trarre da lui un insegnamento profondo, senza deluderne le aspettative.
Lottare fino alla morte per la giustizia, la verità, l'uguaglianza, la libertà, senza mai aspettarsi nulla per sé, senza pretendere nulla per sé, per tornare a quando la politica era una missione e non un modo legalizzato per rubare.
Questo auguro al Movimento 5 stelle: che le stelle brillino davvero per indicare, finalmente, una strada limpida, forse tortuosa, ma che sia per tutti verso un futuro migliore.
Wednesday, March 23, 2016
ATTENTATI A BRUXELLES . 22/03/2016
Due bombe in metropolitana ed una in aeroporto hanno portato il terrorismo nella capitale dell'Unione Europea, dando un chiaro messaggio che la sicurezza è ben lontana dall'essere ... sicura.
Uno degli attentatori del 13 novembre 2015 a Parigi era rimasto nascosto nella sua abitazione proprio a Bruxelles senza che la polizia lo avesse scoperto, fino a due giorni fa. Probabilmente per vendetta per quell'arresto sono stati programmati gli attentati di ieri. La mancanza di sicurezza contro il terrorismo come la mancanza di sicurezza contro i furti e la delinquenza ha delle cause note: mancanza di mezzi, di personale, di intelligence, come la chiamano. Di intelligenza se ne vede ben poca in giro. Ma d'altra parte sono convinta che la paura, come il terrore, facciano molto comodo a chi governa: quando la gente ha paura, quando è il terrore che attanaglia, la gente non si ritrova, non esce, non è solidale, si chiude nel proprio orticello proprio come succede durante le dittature, in cui ognuno ha paura di proferire parola per non essere spiato. Le lezioni delle dittature vengono rispettate anche in clima di "democrazia": spaventare, terrorizzare, distruggere, dividere ... così il popolo si sottomette. La chiusura delle proprie case, così come la chiusura delle proprie frontiere, chiude il mondo fuori, lascia fuori chi è meno fortunato. Così le frontiere che alcuni paesi europei stanno chiudendo agli immigrati, adesso verranno chiuse con la scusa dei terroristi. Ma chi li arma questi terroristi? Chi ha armato, fino ad oggi, il terrorismo?
Il progetto di una polizia europea di cui si sentivano già notizie qua e là, si sta concretizzando: una polizia al di fuori di ogni regola, non sottoposta ad alcuna legge di nessuno stato, impunibile. Pericolosa, perché dando potere contro il terrorismo farà terrore, potrà arrestare al minimo sospetto e le libertà personali verranno a mancare. Ecco, questo sarà il risultato: una popolazione, quella europea, che per sentirsi protetta contro il terrorismo accetterà qualunque restrizione della propria libertà. Così iniziano le dittature.
Facciamo attenzione, non lasciamoci prendere dalla paura, dal terrore. Teniamo alta la testa e facciamo attenzione ad ogni segnale di diminuzione della libertà.
Dobbiamo pretendere che ci sia la sicurezza senza che vengano tolte le libertà di parola, pensiero, movimento.
Perché la sicurezza, come la libertà, è un diritto per tutti.
Uno degli attentatori del 13 novembre 2015 a Parigi era rimasto nascosto nella sua abitazione proprio a Bruxelles senza che la polizia lo avesse scoperto, fino a due giorni fa. Probabilmente per vendetta per quell'arresto sono stati programmati gli attentati di ieri. La mancanza di sicurezza contro il terrorismo come la mancanza di sicurezza contro i furti e la delinquenza ha delle cause note: mancanza di mezzi, di personale, di intelligence, come la chiamano. Di intelligenza se ne vede ben poca in giro. Ma d'altra parte sono convinta che la paura, come il terrore, facciano molto comodo a chi governa: quando la gente ha paura, quando è il terrore che attanaglia, la gente non si ritrova, non esce, non è solidale, si chiude nel proprio orticello proprio come succede durante le dittature, in cui ognuno ha paura di proferire parola per non essere spiato. Le lezioni delle dittature vengono rispettate anche in clima di "democrazia": spaventare, terrorizzare, distruggere, dividere ... così il popolo si sottomette. La chiusura delle proprie case, così come la chiusura delle proprie frontiere, chiude il mondo fuori, lascia fuori chi è meno fortunato. Così le frontiere che alcuni paesi europei stanno chiudendo agli immigrati, adesso verranno chiuse con la scusa dei terroristi. Ma chi li arma questi terroristi? Chi ha armato, fino ad oggi, il terrorismo?
Il progetto di una polizia europea di cui si sentivano già notizie qua e là, si sta concretizzando: una polizia al di fuori di ogni regola, non sottoposta ad alcuna legge di nessuno stato, impunibile. Pericolosa, perché dando potere contro il terrorismo farà terrore, potrà arrestare al minimo sospetto e le libertà personali verranno a mancare. Ecco, questo sarà il risultato: una popolazione, quella europea, che per sentirsi protetta contro il terrorismo accetterà qualunque restrizione della propria libertà. Così iniziano le dittature.
Facciamo attenzione, non lasciamoci prendere dalla paura, dal terrore. Teniamo alta la testa e facciamo attenzione ad ogni segnale di diminuzione della libertà.
Dobbiamo pretendere che ci sia la sicurezza senza che vengano tolte le libertà di parola, pensiero, movimento.
Perché la sicurezza, come la libertà, è un diritto per tutti.
Friday, March 11, 2016
COMPLEANNI
Mia suocera compiva gli anni oggi. Ricordo il suo ultimo compleanno, malata, a letto già da alcuni mesi (non aveva potuto partecipare al nostro matrimonio alla fine dell'ottobre precedente perché già allettata): compiva 53 anni. Aveva già perso tutti i capelli più volte, durante i vari cicli di chemioterapia e non aveva perso solo quello: lei, classico fisico delle donne italiane, molto seno, vita stretta, molto alta, ormai non aveva più un briciolo di muscolo, di carne. Sotto le lenzuola, non si vedeva nessun rialzo, se non quello dei piedi, molto lunghi ma ormai molto scarniti.
I suoi bei capelli tutti persi, il cranio nascosto da un foulard; le terapie anti dolore, ormai, non avevano alcun risultato e quando, al giovedì, passavo la mia giornata di riposo con lei mi rimproverava di non saper fare le iniezioni. Ed io a spiegarle che avendone subite tante, troppe io sin da bambina per il mio fisico gracile, non potevo far subire la medesima tortura ad altri .. e poi, lei, così magra, mi faceva temere persino di toccarla.
Eppure, i miei massaggi, fatti con tenerezza ed attenzione, le alleviavano un po' i dolori per il troppo tempo passato a letto, causati dalle infiltrazioni di flebo. Le sue mani, belle, affusolate e sempre curate, ormai erano un insieme di lividi; le sue gambe, lunghe, erano troppo magre; la sua schiena, nel massaggiarla, mi faceva sentire le ossa sotto le mie dita.
Eppure, i miei massaggi, le piacevano e mi diceva che quella avrebbe dovuto essere la mia strada, la fisioterapia; diceva che avevo le mani calde, morbide e che i movimenti, regolari e lenti, le davano una bella sensazione.
Due mesi dopo il suo ultimo compleanno, nel sonno, se ne andò.
Il medico, amico di famiglia, veniva ogni giorno per fare l'iniezione contro il dolore; ci aveva avvisati che ormai il cuore stava per cedere, ultimo a resistere a quel male che l'aveva mangiata completamente.
Inventammo, per rimanere a dormire nell'appartamento, di aver perso le chiave delle nostre due stanze. Anna si preoccupò tantissimo, forse facendo finta di credere a quella pietosa bugia.
Passammo con mio suocero e lei gli ultimi suoi due giorni; poi, alle sei del mattino, mio suocero venne a chiamare il figlio: Anna era ancora calda, ma non respirava più. Aveva passato la sua ultima notte senza svegliarsi, facendo un sonno ristoratore a differenza degli ultimi mesi, in cui, in mezzo alla nottata, si svegliava. Ha fatto il passaggio così, nel sonno. A 53 anni.
I suoi bei capelli tutti persi, il cranio nascosto da un foulard; le terapie anti dolore, ormai, non avevano alcun risultato e quando, al giovedì, passavo la mia giornata di riposo con lei mi rimproverava di non saper fare le iniezioni. Ed io a spiegarle che avendone subite tante, troppe io sin da bambina per il mio fisico gracile, non potevo far subire la medesima tortura ad altri .. e poi, lei, così magra, mi faceva temere persino di toccarla.
Eppure, i miei massaggi, fatti con tenerezza ed attenzione, le alleviavano un po' i dolori per il troppo tempo passato a letto, causati dalle infiltrazioni di flebo. Le sue mani, belle, affusolate e sempre curate, ormai erano un insieme di lividi; le sue gambe, lunghe, erano troppo magre; la sua schiena, nel massaggiarla, mi faceva sentire le ossa sotto le mie dita.
Eppure, i miei massaggi, le piacevano e mi diceva che quella avrebbe dovuto essere la mia strada, la fisioterapia; diceva che avevo le mani calde, morbide e che i movimenti, regolari e lenti, le davano una bella sensazione.
Due mesi dopo il suo ultimo compleanno, nel sonno, se ne andò.
Il medico, amico di famiglia, veniva ogni giorno per fare l'iniezione contro il dolore; ci aveva avvisati che ormai il cuore stava per cedere, ultimo a resistere a quel male che l'aveva mangiata completamente.
Inventammo, per rimanere a dormire nell'appartamento, di aver perso le chiave delle nostre due stanze. Anna si preoccupò tantissimo, forse facendo finta di credere a quella pietosa bugia.
Passammo con mio suocero e lei gli ultimi suoi due giorni; poi, alle sei del mattino, mio suocero venne a chiamare il figlio: Anna era ancora calda, ma non respirava più. Aveva passato la sua ultima notte senza svegliarsi, facendo un sonno ristoratore a differenza degli ultimi mesi, in cui, in mezzo alla nottata, si svegliava. Ha fatto il passaggio così, nel sonno. A 53 anni.
Monday, March 07, 2016
PICCOLI OMICIDI CRESCONO
Non amo Porta a porta di Bruno Vespa perché non amo i sensazionalismi, i plastici delle terre di guerra, le storie di calciatori e subrettine, ma ieri sera si parlava di questo omicidio straziante di un giovane seviziato, torturato ed ucciso da due giovani che pensava fossero amici.
Due giovani uomini di ventinove anni hanno pianificato, due giorni prima, di uccidere qualcuno a caso così, tanto per divertirsi; uno dei due ha chiamato la vittima, non si sa se per invitarlo ad una festa. La fidanzata della vittima dice che non era tipo da andare a "festini" equivoci.
Comunque, già due giorni prima i due assassini si sono procurati 1.500 euro di cocaina; non era certo la prima volta che usavano la cocaina perché uno dei due ha confessato di farne uso da 10 anni, da quando, cioè aveva diciannove anni.
Ma quella cifra di cocaina corrisponde a circa 30 grammi di cocaina, una dose altissima, dicono, anche per consumatori abituali.
Per due giorni gli assassini si sono fatti di coca e alcool.
Quando hanno incontrato la vittima, erano ormai assolutamente fuori controllo ma non dimentichiamo che due giorni prima avevano pensato di ammazzare qualcuno a caso.
Lo hanno chiamato nell'appartamento di uno dei due: gli hanno dato una medicina, la vittima si è sentita male e lì è iniziato il tormento: lo hanno assalito, immobilizzato, reso impossibile ogni difesa ed ogni grido e con due coltelli ed un martello lo hanno seviziato, torturato ed ucciso.
Grazie a Vespa per non aver dato altri dettagli, troppo crudi e cruenti anche per lui.
Presente era il padre dell'assassino nel cui appartamento è accaduto tutto; il figlio gli ha telefonato e quando si è trovato con il padre ha detto "Ho fatto un guaio". Quando il padre ha saputo tutto ha portato il figlio assassino alla polizia, dove è stata raccolta la confessione grazie alla quale hanno salvato in extremis l'altro assassino che aveva detto che si sarebbe ammazzato.
Ora, almeno l'altro evidentemente ha avuto un rigurgito di coscienza per essersi reso conto di ciò che aveva fatto ed infatti ha tentato il suicidio in un hotel.
Ma questo, il cui padre è proprietario di una catena di ristoranti, non ha dato segni di pentimento.
Ed il padre, presente a Porta a porta, raccontava l'omicidio con freddezza, come se si stesse raccontando un fatto qualunque; non sapeva che il figlio, "bravo ragazzo, fuori corso (questo è irrilevante) perché impegnato nelle aziende di famiglia", facesse uso di cocaina da dieci anni. Ma è "un bravo ragazzo, con quoziente d'intelligenza superiore alla media". Fossi stata io la madre di quell'assassino forse sarei stata presente alla trasmissione per metterci la faccia, ma certamente mi sarei vergognata tantissimo, mi sarei sentita male ad avere un figlio diventato torturatore ed assassino perché avrebbe significato che qualcosa, nell'educazione datagli, avevo sbagliato. Ma questo padre no, non ha avuto un attimo di commozione, un pensiero verso la vittima, uno sguardo colpevole, un pensiero ai genitori che hanno perso un figlio sapendo che aveva sofferto tantissimo; perché durante la confessione l'assassino ha detto che volevano farlo soffrire e la vittima è morta lentamente soffrendo tantissimo.
Ma questo padre non ha avuto un attimo di ripensamento alla educazione data al figlio, assolutamente no.
Accanto al padre dell'assassino c'era una psicologa che, gentilmente, ha fatto notare che la rappresentazione del giovane data dal padre non rispondeva alla realtà; un'escalation di violenza di questo tipo non nasce da un giorno all'altro, qualche segnale di squilibrio deve esserci pur stata prima.
Il padre ha detto che comunque da alcuni anni il giovane era fuori dal controllo famigliare perché abitava da solo ma insisteva sul fatto che suo figlio è un bravo ragazzo.
A parte andare ad assassinare un coetaneo dopo avergli fatto subire sevizie e torture per "vedere che effetto che fa".
La cosa che mi disturba alquanto è la consapevolezza che questo abbia alle spalle un padre che potrà spendere molti soldi per farlo difendere; la consapevolezza che avere dei giovani con disponibilità di denaro e senza controllo possono trasformarsi, per gioco, in mostri; la consapevolezza che fra pochi giorni nessuno parlerà della vittima ma continueremo a sentire considerazioni sul perché e per come qualcuno si trasforma in assassino e torturatore. E magari il padre o l'assassino stesso un giorno scriverà un libro ed andrà da Bruno Vespa a presentarlo e farà anche altri soldi ed avrà il suo quarto d'ora di celebrità o magari di più (se fossimo in America, come ha fatto l'assassina di Meredith). E magari questo "bravo ragazzo" durante il periodo di galera, che sarà breve tra permessi, premi, condoni, prescrizioni o quant'altro, si laureerà come ha fatto l'assassina di madre e fratello che grazie a Don Mazzi disputa anche partite non so se di basket o pallavolo.
Insomma, alla fine ci troviamo con giovani veramente bravi, educati, ingenui assassinati da "Piccoli omicidi che crescono" che rimarranno impuniti.
In giornate come queste, veramente mi chiedo in che mondo viviamo, mi chiedo se è questo il messaggio che vogliamo dare ai nostri giovani: che con i soldi, a quelli che hanno i soldi, si arriva ad avere il perdono sociale.
Ebbene, io, il mio perdono civile, da semplice cittadino, non lo concedo né a Erica, né a questi due assassini, né ad altri. Sono contraria alla pena di morte, ma sono assolutamente a favore della morte civile di chi si macchia della morte di un suo simile, morte civile possibile solo con l'ergastolo, carcere a vita che deve servire per fare un esame di coscienza e di consapevolezza di ciò che si è fatto prima di arrivare a fare i conti con la propria morte.
Due giovani uomini di ventinove anni hanno pianificato, due giorni prima, di uccidere qualcuno a caso così, tanto per divertirsi; uno dei due ha chiamato la vittima, non si sa se per invitarlo ad una festa. La fidanzata della vittima dice che non era tipo da andare a "festini" equivoci.
Comunque, già due giorni prima i due assassini si sono procurati 1.500 euro di cocaina; non era certo la prima volta che usavano la cocaina perché uno dei due ha confessato di farne uso da 10 anni, da quando, cioè aveva diciannove anni.
Ma quella cifra di cocaina corrisponde a circa 30 grammi di cocaina, una dose altissima, dicono, anche per consumatori abituali.
Per due giorni gli assassini si sono fatti di coca e alcool.
Quando hanno incontrato la vittima, erano ormai assolutamente fuori controllo ma non dimentichiamo che due giorni prima avevano pensato di ammazzare qualcuno a caso.
Lo hanno chiamato nell'appartamento di uno dei due: gli hanno dato una medicina, la vittima si è sentita male e lì è iniziato il tormento: lo hanno assalito, immobilizzato, reso impossibile ogni difesa ed ogni grido e con due coltelli ed un martello lo hanno seviziato, torturato ed ucciso.
Grazie a Vespa per non aver dato altri dettagli, troppo crudi e cruenti anche per lui.
Presente era il padre dell'assassino nel cui appartamento è accaduto tutto; il figlio gli ha telefonato e quando si è trovato con il padre ha detto "Ho fatto un guaio". Quando il padre ha saputo tutto ha portato il figlio assassino alla polizia, dove è stata raccolta la confessione grazie alla quale hanno salvato in extremis l'altro assassino che aveva detto che si sarebbe ammazzato.
Ora, almeno l'altro evidentemente ha avuto un rigurgito di coscienza per essersi reso conto di ciò che aveva fatto ed infatti ha tentato il suicidio in un hotel.
Ma questo, il cui padre è proprietario di una catena di ristoranti, non ha dato segni di pentimento.
Ed il padre, presente a Porta a porta, raccontava l'omicidio con freddezza, come se si stesse raccontando un fatto qualunque; non sapeva che il figlio, "bravo ragazzo, fuori corso (questo è irrilevante) perché impegnato nelle aziende di famiglia", facesse uso di cocaina da dieci anni. Ma è "un bravo ragazzo, con quoziente d'intelligenza superiore alla media". Fossi stata io la madre di quell'assassino forse sarei stata presente alla trasmissione per metterci la faccia, ma certamente mi sarei vergognata tantissimo, mi sarei sentita male ad avere un figlio diventato torturatore ed assassino perché avrebbe significato che qualcosa, nell'educazione datagli, avevo sbagliato. Ma questo padre no, non ha avuto un attimo di commozione, un pensiero verso la vittima, uno sguardo colpevole, un pensiero ai genitori che hanno perso un figlio sapendo che aveva sofferto tantissimo; perché durante la confessione l'assassino ha detto che volevano farlo soffrire e la vittima è morta lentamente soffrendo tantissimo.
Ma questo padre non ha avuto un attimo di ripensamento alla educazione data al figlio, assolutamente no.
Accanto al padre dell'assassino c'era una psicologa che, gentilmente, ha fatto notare che la rappresentazione del giovane data dal padre non rispondeva alla realtà; un'escalation di violenza di questo tipo non nasce da un giorno all'altro, qualche segnale di squilibrio deve esserci pur stata prima.
Il padre ha detto che comunque da alcuni anni il giovane era fuori dal controllo famigliare perché abitava da solo ma insisteva sul fatto che suo figlio è un bravo ragazzo.
A parte andare ad assassinare un coetaneo dopo avergli fatto subire sevizie e torture per "vedere che effetto che fa".
La cosa che mi disturba alquanto è la consapevolezza che questo abbia alle spalle un padre che potrà spendere molti soldi per farlo difendere; la consapevolezza che avere dei giovani con disponibilità di denaro e senza controllo possono trasformarsi, per gioco, in mostri; la consapevolezza che fra pochi giorni nessuno parlerà della vittima ma continueremo a sentire considerazioni sul perché e per come qualcuno si trasforma in assassino e torturatore. E magari il padre o l'assassino stesso un giorno scriverà un libro ed andrà da Bruno Vespa a presentarlo e farà anche altri soldi ed avrà il suo quarto d'ora di celebrità o magari di più (se fossimo in America, come ha fatto l'assassina di Meredith). E magari questo "bravo ragazzo" durante il periodo di galera, che sarà breve tra permessi, premi, condoni, prescrizioni o quant'altro, si laureerà come ha fatto l'assassina di madre e fratello che grazie a Don Mazzi disputa anche partite non so se di basket o pallavolo.
Insomma, alla fine ci troviamo con giovani veramente bravi, educati, ingenui assassinati da "Piccoli omicidi che crescono" che rimarranno impuniti.
In giornate come queste, veramente mi chiedo in che mondo viviamo, mi chiedo se è questo il messaggio che vogliamo dare ai nostri giovani: che con i soldi, a quelli che hanno i soldi, si arriva ad avere il perdono sociale.
Ebbene, io, il mio perdono civile, da semplice cittadino, non lo concedo né a Erica, né a questi due assassini, né ad altri. Sono contraria alla pena di morte, ma sono assolutamente a favore della morte civile di chi si macchia della morte di un suo simile, morte civile possibile solo con l'ergastolo, carcere a vita che deve servire per fare un esame di coscienza e di consapevolezza di ciò che si è fatto prima di arrivare a fare i conti con la propria morte.
Wednesday, February 24, 2016
EQUILIBRI SUL FILO DEL RASOIO
Siamo in equilibrio precario.
In tutto il mondo.
E dopo settanta cinque anni di pace (in Europa) ci sono venti di guerra: atomica, tra le due potenze maggiori; tra fazioni religiose; guerre di occupazione. poiché si stanno sta spartendo la Libia sulla carta e il nostro governo parla di mandare truppe di terra. Presumo stia pensando di rimettere la leva obbligatoria poiché i militari volontari sono già dislocati in varie aree.
Dopo l'olocausto degli ebrei, è stato creato, sulla carta, lo stato di Israele nel 1948, senza calcolare minimamente lo stato di Palestina, lì da millenni, abitato da una popolazione incapace, evidentemente, di creare e proliferare in modo "adeguato". Una popolazione nomade, si sa, è difficile da controllare e difficile da governare, ma facile preda delle popolazioni più stanziali.
I paesi arabi, confinanti, ricchi di petrolio avrebbero potuto aiutare lo stato di Palestina a farsi portavoce dei diritti dei propri cittadini. Ma evidentemente le scelte sono state differenti.
E così, dopo settanta cinque anni, ancora siamo qui a parlare della "questione Palestinese" come se questa questione non riguardasse anche e soprattutto Israele con cui lo stato di Palestina dovrebbe convivere.
Ed ecco che dobbiamo vedere bimbi utilizzati come kamikaze da chi si arroga il diritto di fare da portavoce dei diritti dei Palestinesi e bimbi innocenti ammazzati dalle forze militari Israeliane che, solo perché hanno il via libera per contrastare il terrorismo, terrorizzano ed ammazzano vite innocenti.
La cosa che alla fine non mi so spiegare è semplice: gli ebrei, popolo senza terra e senza nazione, in settanta cinque anni sono diventati potenti e tutti i paesi si spacciano per amici degli ebrei per paura di sembrare anti-semiti. Si sono arricchiti come e forse più di quanto non fossero ricchi sparpagliati per il mondo antico, come nel 1500 ed anche prima quando potevano persino permettersi di fare "prestiti" ai re. Ogni anno si celebra la giornata dell'Olocausto per ricordare le vittime uccise dal nazismo. Situazione in cui, un popolo vittima, è diventato dominatore e ago della bilancia in molte questioni politiche.
Ma è un caso strano poiché spesso i popoli vittime di ingiustizia e genocedio, vedi i pellerossa d'America, sono rimasti tali; o i curdi, vittime di altro genocidio perpetrato dalla Turchia che, per carità, non vuole sentirlo nemmeno nominare.
Poi abbiamo altri casi, come nella vecchia Europa, ancora più strani: abbiamo un popolo che ha messo in ginocchio l'Europa ed ha portato sul baratro il mondo intero in una guerra mondiale, perpetrando tali crimini verso l'umanità da essere processato e spaccato a metà. Gli era stato proibito di avere armi ed esercito, era stato sconfitto; doveva essere tenuto in ginocchio perché pericoloso a causa del fanatismo a cui va incontro troppo facilmente. Eppure, ai giorni nostri riesce a tenere in pugno l'intera Europa, permettendosi di dettare regole a suo piacimento e di usare i soldi dell'Unione Europea come se fossero i suoi; si permette di erigere barricate, muri o fili spinati, chiamateli come volete, pur di difendere i propri confini. Questo è la Germania, che gira per l'Europa ed il parlamento Europeo come se fosse la padrona dell'Europa e lo è diventata, non con le armi, ma con il denaro. E non dimentichiamo che il suo alleato più pericoloso di settanta cinque anni fa, il Giappone, in Oriente fa lo stesso. Dove è caduta la bomba atomica hanno costruite centrali atomiche che, dopo il terremoto, stanno impestando l'aria e gli oceani ma, per carità, non diciamolo troppo forte.
Senza parlare, poi, del nemico numero uno dell'Occidente fino a pochi anni fa che ora viene coccolato e chiamato per invadere, a colpi di denaro, il mondo: la Cina, che durante gli anni di Mao era così temuta ed ora, pur non essendo cresciuta eticamente, pur avendo leggi che vietano il secondo figlio, pur sapendo che mangiano ogni cosa che respira, persino i propri figli indesiderati, viene chiamata in causa per trasferire la sua potenza in Europa. Senza chiedersi mai come facciano ad aprire ristoranti e negozi da un giorno all'altro, senza controlli sanitari, senza mutui; senza chiedersi mai come mai di funerali cinesi non ce ne siano mai.
Ora, lo so, potrei essere tacciata di leghismo o di razzismo.
No, no, non pensate di sbrigarvela così facilmente.
Voglio delle risposte, altisonanti.
Voglio sapere perché non si trattano le questioni politiche con la stessa moneta e lo stesso peso.
Voglio sapere perché ci dobbiamo inchinare verso popoli che, personalmente, non stimo affatto a causa della loro storia.
E non parlo solo dei cinesi: parlo dei turchi, che non voglio in Europa (anche perché geograficamente è un 'assurdità); parlo degli americani, che usano le nostre basi per mandare i droni ad ammazzare senza nemmeno doversi andare a fare un esame di coscienza; parlo dei tedeschi, che da un giorno all'altro potrebbero prendere decisioni per l'Europa dando un calcio a Francia, Italia, Spagna, Grecia. L'Inghilterra è un'isola, fortunati loro ed ha il coraggio, come ha sempre avuto, di prendere posizioni differenti. Si salverà.
Ecco: voglio delle risposte anche a quest'altra domanda: quando celebreremo l'olocausto degli Indiani d'America, dei Curdi e dei Palestinesi?
In tutto il mondo.
E dopo settanta cinque anni di pace (in Europa) ci sono venti di guerra: atomica, tra le due potenze maggiori; tra fazioni religiose; guerre di occupazione. poiché si stanno sta spartendo la Libia sulla carta e il nostro governo parla di mandare truppe di terra. Presumo stia pensando di rimettere la leva obbligatoria poiché i militari volontari sono già dislocati in varie aree.
Dopo l'olocausto degli ebrei, è stato creato, sulla carta, lo stato di Israele nel 1948, senza calcolare minimamente lo stato di Palestina, lì da millenni, abitato da una popolazione incapace, evidentemente, di creare e proliferare in modo "adeguato". Una popolazione nomade, si sa, è difficile da controllare e difficile da governare, ma facile preda delle popolazioni più stanziali.
I paesi arabi, confinanti, ricchi di petrolio avrebbero potuto aiutare lo stato di Palestina a farsi portavoce dei diritti dei propri cittadini. Ma evidentemente le scelte sono state differenti.
E così, dopo settanta cinque anni, ancora siamo qui a parlare della "questione Palestinese" come se questa questione non riguardasse anche e soprattutto Israele con cui lo stato di Palestina dovrebbe convivere.
Ed ecco che dobbiamo vedere bimbi utilizzati come kamikaze da chi si arroga il diritto di fare da portavoce dei diritti dei Palestinesi e bimbi innocenti ammazzati dalle forze militari Israeliane che, solo perché hanno il via libera per contrastare il terrorismo, terrorizzano ed ammazzano vite innocenti.
La cosa che alla fine non mi so spiegare è semplice: gli ebrei, popolo senza terra e senza nazione, in settanta cinque anni sono diventati potenti e tutti i paesi si spacciano per amici degli ebrei per paura di sembrare anti-semiti. Si sono arricchiti come e forse più di quanto non fossero ricchi sparpagliati per il mondo antico, come nel 1500 ed anche prima quando potevano persino permettersi di fare "prestiti" ai re. Ogni anno si celebra la giornata dell'Olocausto per ricordare le vittime uccise dal nazismo. Situazione in cui, un popolo vittima, è diventato dominatore e ago della bilancia in molte questioni politiche.
Ma è un caso strano poiché spesso i popoli vittime di ingiustizia e genocedio, vedi i pellerossa d'America, sono rimasti tali; o i curdi, vittime di altro genocidio perpetrato dalla Turchia che, per carità, non vuole sentirlo nemmeno nominare.
Poi abbiamo altri casi, come nella vecchia Europa, ancora più strani: abbiamo un popolo che ha messo in ginocchio l'Europa ed ha portato sul baratro il mondo intero in una guerra mondiale, perpetrando tali crimini verso l'umanità da essere processato e spaccato a metà. Gli era stato proibito di avere armi ed esercito, era stato sconfitto; doveva essere tenuto in ginocchio perché pericoloso a causa del fanatismo a cui va incontro troppo facilmente. Eppure, ai giorni nostri riesce a tenere in pugno l'intera Europa, permettendosi di dettare regole a suo piacimento e di usare i soldi dell'Unione Europea come se fossero i suoi; si permette di erigere barricate, muri o fili spinati, chiamateli come volete, pur di difendere i propri confini. Questo è la Germania, che gira per l'Europa ed il parlamento Europeo come se fosse la padrona dell'Europa e lo è diventata, non con le armi, ma con il denaro. E non dimentichiamo che il suo alleato più pericoloso di settanta cinque anni fa, il Giappone, in Oriente fa lo stesso. Dove è caduta la bomba atomica hanno costruite centrali atomiche che, dopo il terremoto, stanno impestando l'aria e gli oceani ma, per carità, non diciamolo troppo forte.
Senza parlare, poi, del nemico numero uno dell'Occidente fino a pochi anni fa che ora viene coccolato e chiamato per invadere, a colpi di denaro, il mondo: la Cina, che durante gli anni di Mao era così temuta ed ora, pur non essendo cresciuta eticamente, pur avendo leggi che vietano il secondo figlio, pur sapendo che mangiano ogni cosa che respira, persino i propri figli indesiderati, viene chiamata in causa per trasferire la sua potenza in Europa. Senza chiedersi mai come facciano ad aprire ristoranti e negozi da un giorno all'altro, senza controlli sanitari, senza mutui; senza chiedersi mai come mai di funerali cinesi non ce ne siano mai.
Ora, lo so, potrei essere tacciata di leghismo o di razzismo.
No, no, non pensate di sbrigarvela così facilmente.
Voglio delle risposte, altisonanti.
Voglio sapere perché non si trattano le questioni politiche con la stessa moneta e lo stesso peso.
Voglio sapere perché ci dobbiamo inchinare verso popoli che, personalmente, non stimo affatto a causa della loro storia.
E non parlo solo dei cinesi: parlo dei turchi, che non voglio in Europa (anche perché geograficamente è un 'assurdità); parlo degli americani, che usano le nostre basi per mandare i droni ad ammazzare senza nemmeno doversi andare a fare un esame di coscienza; parlo dei tedeschi, che da un giorno all'altro potrebbero prendere decisioni per l'Europa dando un calcio a Francia, Italia, Spagna, Grecia. L'Inghilterra è un'isola, fortunati loro ed ha il coraggio, come ha sempre avuto, di prendere posizioni differenti. Si salverà.
Ecco: voglio delle risposte anche a quest'altra domanda: quando celebreremo l'olocausto degli Indiani d'America, dei Curdi e dei Palestinesi?
Friday, February 19, 2016
TEMPO
Il tempo .. Il tempo passa e a volte non ce ne accorgiamo. Il tempo a volte ci manca. Il tempo a volte ci tradisce.
Inesorabilmente, passa senza che ce ne accorgiamo e ci sono degli eventi, nella nostra vita, in cui il tempo si congela.
Gli eventi luttuosi, quelli, fanno congelare il tempo; ci guardiamo indietro e ci viene da dire: è già passato del tempo.
Quatto anni fa, esattamente il 19 febbraio 2012, è stata l'ultima volta che ho visto mia madre viva.
Ero andata a trovarla nella casa di riposo dove era stata portata dopo il ricovero in ospedale; nella casa di riposo precedente non l'avevano curata bene ed era stata ricoverata con troppi guai. In due mesi, non si era alimentata, aveva rifiutato il fatto di essere in casa di riposo e si era chiusa nel suo mondo; calcoli alla cistifellea, infezioni alle vie urinarie e genitali, dopo l'intervento mutilante che aveva subito a causa del cancro; insufficienza renale. Arrivata nella nuova casa di riposo, con il sondino, aveva trovato un po' di pace. Io ero andata a trovarla, domenica mattina. Aveva nevicato tanto, noi non abbiamo macchine con gomme da neve e non c'era parcheggio libero. Mia sorella era là tutti i pomeriggi, essendo vicino a casa sua. Non so se con lei parlava. Mia madre si era chiusa definitivamente in se stessa. Quando sono arrivata, era a letto, con il sondino per l'alimentazione forzata; occhi chiusi, non rispondeva alle mie domande dette sottovoce. Siamo rimasti mezz'ora così, senza avere nemmeno il piacere di vedere i suoi occhi chiari, celesti come il cielo primaverile. Non volevo disturbarla, pensando che fosse meglio che dormisse, durante l'alimentazione in attesa di essere alzata, forse, un po' durante la giornata.
Così l'ho salutata con un bacio lieve e me ne sono andata pensando di poter tornare in un momento migliore, per portarla a fare un giro sulla sedia a rotelle.
Ma due giorni dopo ha deciso di andarsene, senza un saluto, senza un sorriso, senza uno sguardo.
Mamma ti voglio bene. E sarà così per sempre.
Inesorabilmente, passa senza che ce ne accorgiamo e ci sono degli eventi, nella nostra vita, in cui il tempo si congela.
Gli eventi luttuosi, quelli, fanno congelare il tempo; ci guardiamo indietro e ci viene da dire: è già passato del tempo.
Quatto anni fa, esattamente il 19 febbraio 2012, è stata l'ultima volta che ho visto mia madre viva.
Ero andata a trovarla nella casa di riposo dove era stata portata dopo il ricovero in ospedale; nella casa di riposo precedente non l'avevano curata bene ed era stata ricoverata con troppi guai. In due mesi, non si era alimentata, aveva rifiutato il fatto di essere in casa di riposo e si era chiusa nel suo mondo; calcoli alla cistifellea, infezioni alle vie urinarie e genitali, dopo l'intervento mutilante che aveva subito a causa del cancro; insufficienza renale. Arrivata nella nuova casa di riposo, con il sondino, aveva trovato un po' di pace. Io ero andata a trovarla, domenica mattina. Aveva nevicato tanto, noi non abbiamo macchine con gomme da neve e non c'era parcheggio libero. Mia sorella era là tutti i pomeriggi, essendo vicino a casa sua. Non so se con lei parlava. Mia madre si era chiusa definitivamente in se stessa. Quando sono arrivata, era a letto, con il sondino per l'alimentazione forzata; occhi chiusi, non rispondeva alle mie domande dette sottovoce. Siamo rimasti mezz'ora così, senza avere nemmeno il piacere di vedere i suoi occhi chiari, celesti come il cielo primaverile. Non volevo disturbarla, pensando che fosse meglio che dormisse, durante l'alimentazione in attesa di essere alzata, forse, un po' durante la giornata.
Così l'ho salutata con un bacio lieve e me ne sono andata pensando di poter tornare in un momento migliore, per portarla a fare un giro sulla sedia a rotelle.
Ma due giorni dopo ha deciso di andarsene, senza un saluto, senza un sorriso, senza uno sguardo.
Mamma ti voglio bene. E sarà così per sempre.
Saturday, February 13, 2016
Amicizia ed amore
Ho veramente pochi amici. Tanti, forse, virtuali; ma reali pochi. Un po' perché negli anni si lasciano pezzi di sé e non sempre i pezzi si ritrovano; un po' perché se non chiami tu pochi o nessuno ti chiama e quindi, con gli anni, si finisce che, si scelga oppure no, qualcuno venga lasciato indietro. Quando non c'è condivisione, a mio parere, è inutile insistere.
E poi ci sono invece quelli che non hai mai perso e non ti hanno mai perso; a volte capita anche di essere ritrovati da chi si era perso.
A pochi, nella mia vita, ho concesso, a dir la verità, di potersi classificare miei amici.
Quando avevo quattordici anni ero amica di tutti pensando che tutti fossero miei amici.
A venti avevo già scelto chi dovesse continuare il cammino con me.
A trent'anni le amicizie erano cambiate ed erano conoscenze.
A quaranta le conoscenze sono cambiate.
A cinquanta qualcuno poteva annoverarmi come amica.
A sessanta nessuno può annoverarmi come amica ed io non ho amici, ho solo conoscenti.
O meglio: con una persona sono amica e so che lei è mia amica. Badate: sto parlando di persona. Non sto parlando del sesso di quella persona.
Ora quella persona, in quarant'anni, non mi ha mai lasciata ed io non ho mai lasciato lei.
Le nostre vite sono corse parallele, ogni tanto incrociandoci ma sempre come se ci fossimo visti il giorno prima. Ognuno libero di fare le proprie esperienze e la propria vita. Quando ci si incontrava, si parlava del più e del meno sapendo che le parole che contavano erano quelle fra le righe.
Sapendo che al momento ci fosse stato bisogno io sarei stata presente per lei e sapendo che lei sarebbe stata presente per me. Comunque andassero le cose. Ed ancora, non crediate che mi sia sbagliata, non ho detto il sesso della persona.
Spesso ho avuto vicino questa persona nei momenti bui, nei lutti, nei momenti difficili; ma lei non aveva bisogno di me o per lo meno pareva che non ne avesse.
Anche quando ha avuto un lutto, pareva non avesse bisogno di me.
Le ho scritto un po' di tempo fa (ci scrivevamo quando eravamo giovani) ed io non ho avuto remore ad esprimere tutto il bene profondo che provo per questa persona perché a sessant'anni i sentimenti non fanno paura.
E adesso, che ha bisogno e me lo chiede, io ci sono.
Perché ricordatelo bene, a volte bisogna anche avere il coraggio di chiedere e di ammettere di avere bisogno, di un sorriso, di una risata, di un abbraccio, di una presenza.
Mi sono stupita nel constatare quanta confidenza, inaspettata, ci sia tra noi. E di quanto sia piacevole esserci al bisogno.
Mi stupisco di quanto io riesca ad essere fredda e decisa in certi momenti difficili. Credo che a vedermi dall'esterno uno potrebbe definirmi indifferente; invece sono assolutamente capace di trattenere la mia ansia, le mie paure, per risolvere i problemi. Nonostante, poi, mi ritrovi di notte a far fatica ad addormentarmi ripensando alla situazione.
Ma ho avuto a che fare con persone di famiglia e non, in ospedale, a casa, da accudire, da aiutare. Il risultato è che nulla mi spaventa se non a scoppio ritardato. Perché non si può certo essere di aiuto se la paura ci attanaglia e non ci fa reagire.
L'amicizia e l'amore mi fanno agire di conseguenza.
L'amicizia e l'amore sono le mie guide in ogni circostanza.
Soprattutto l'amore.
E poi ci sono invece quelli che non hai mai perso e non ti hanno mai perso; a volte capita anche di essere ritrovati da chi si era perso.
A pochi, nella mia vita, ho concesso, a dir la verità, di potersi classificare miei amici.
Quando avevo quattordici anni ero amica di tutti pensando che tutti fossero miei amici.
A venti avevo già scelto chi dovesse continuare il cammino con me.
A trent'anni le amicizie erano cambiate ed erano conoscenze.
A quaranta le conoscenze sono cambiate.
A cinquanta qualcuno poteva annoverarmi come amica.
A sessanta nessuno può annoverarmi come amica ed io non ho amici, ho solo conoscenti.
O meglio: con una persona sono amica e so che lei è mia amica. Badate: sto parlando di persona. Non sto parlando del sesso di quella persona.
Ora quella persona, in quarant'anni, non mi ha mai lasciata ed io non ho mai lasciato lei.
Le nostre vite sono corse parallele, ogni tanto incrociandoci ma sempre come se ci fossimo visti il giorno prima. Ognuno libero di fare le proprie esperienze e la propria vita. Quando ci si incontrava, si parlava del più e del meno sapendo che le parole che contavano erano quelle fra le righe.
Sapendo che al momento ci fosse stato bisogno io sarei stata presente per lei e sapendo che lei sarebbe stata presente per me. Comunque andassero le cose. Ed ancora, non crediate che mi sia sbagliata, non ho detto il sesso della persona.
Spesso ho avuto vicino questa persona nei momenti bui, nei lutti, nei momenti difficili; ma lei non aveva bisogno di me o per lo meno pareva che non ne avesse.
Anche quando ha avuto un lutto, pareva non avesse bisogno di me.
Le ho scritto un po' di tempo fa (ci scrivevamo quando eravamo giovani) ed io non ho avuto remore ad esprimere tutto il bene profondo che provo per questa persona perché a sessant'anni i sentimenti non fanno paura.
E adesso, che ha bisogno e me lo chiede, io ci sono.
Perché ricordatelo bene, a volte bisogna anche avere il coraggio di chiedere e di ammettere di avere bisogno, di un sorriso, di una risata, di un abbraccio, di una presenza.
Mi sono stupita nel constatare quanta confidenza, inaspettata, ci sia tra noi. E di quanto sia piacevole esserci al bisogno.
Mi stupisco di quanto io riesca ad essere fredda e decisa in certi momenti difficili. Credo che a vedermi dall'esterno uno potrebbe definirmi indifferente; invece sono assolutamente capace di trattenere la mia ansia, le mie paure, per risolvere i problemi. Nonostante, poi, mi ritrovi di notte a far fatica ad addormentarmi ripensando alla situazione.
Ma ho avuto a che fare con persone di famiglia e non, in ospedale, a casa, da accudire, da aiutare. Il risultato è che nulla mi spaventa se non a scoppio ritardato. Perché non si può certo essere di aiuto se la paura ci attanaglia e non ci fa reagire.
L'amicizia e l'amore mi fanno agire di conseguenza.
L'amicizia e l'amore sono le mie guide in ogni circostanza.
Soprattutto l'amore.
Sunday, February 07, 2016
Il desiderio di scrivere
Sono passati quattro anni, alla fine del mese saranno quattro anni, da quando è morta mia madre. Il dolore è talmente intenso, i pensieri sono talmente rivolti a lei, che mi sembra ieri .. eppure quattro anni sono andati.
In questi quattro anni ho iniziato due libri, due progetti: uno per raccontare la vita della nostra famiglia e l'altro per chiudere il cerchio dei racconti su Costanza, la protagonista de "Il Canto del Bisonte Bianco", "La Legge di Maat", "La Porta del Sole", "Io sono la Tigre". A differenza di tutti gli altri miei libri pubblicati, però, i due progetti, in quattro anni, non sono stati portati a termine.
Mi mancava lo stimolo, la voglia di raccontare, come se veramente le porte della mente si fossero chiuse, concentrate su un misto di dolore, senso di colpa, che ho provato dopo la morte di mia madre. Per scrivere, come per cantare, mi devo sentire bene. Sono riuscita solo a scrivere un raccontino per bambini, "Snapple - Lo gnomo del Parco" per partecipare ad un concorso, ma non riuscivo ad andare avanti con altro.
Lo so, certi scrittori, come certi poeti, hanno bisogno di dolore o depressione per scrivere.
Io no.
Come per cantare, ho bisogno di sentirmi in armonia con il mondo, con la mia anima, devo essere in pace per poter esprimere il meglio di me stessa.
Anche se mi sembra ieri, il momento del distacco da mia madre sta avvenendo; il primo cordone ombelicale lo stacchiamo, anzi ce lo staccano, da nostra madre quando nasciamo; il secondo cordone ombelicale viene staccato quando la madre ci lascia in questo piano materiale.
Ci vuole tempo per accettare questo distacco.
Forse non ho ancora accettato completamente il distacco, ci sto provando.
Ma certamente, quello che è il mio desiderio di scrivere si sta risvegliando.
Forse anche in ricordo di mia madre, che scriveva senza sosta le sue poesie ed i suoi racconti.
Il dolore si affievolisce al pensiero di lei mano nella mano con mio padre; si affievolisce le volte che la sogno (mi pare in pace poiché arriva raramente). Si affievolisce il senso di colpa, accettando il fatto che la vita ci riserva delle sorprese, sempre, e dobbiamo accettare anche il senso di colpa che entra a far parte della nostra vita. Oltretutto, senso di colpa che, lo so, non dovrebbe essere mio.
Comunque, la voglia di scrivere sta tornando.
Sono al lavoro, la mente si muove e questo è senz'altro un bene.
A presto aggiornamenti.
In questi quattro anni ho iniziato due libri, due progetti: uno per raccontare la vita della nostra famiglia e l'altro per chiudere il cerchio dei racconti su Costanza, la protagonista de "Il Canto del Bisonte Bianco", "La Legge di Maat", "La Porta del Sole", "Io sono la Tigre". A differenza di tutti gli altri miei libri pubblicati, però, i due progetti, in quattro anni, non sono stati portati a termine.
Mi mancava lo stimolo, la voglia di raccontare, come se veramente le porte della mente si fossero chiuse, concentrate su un misto di dolore, senso di colpa, che ho provato dopo la morte di mia madre. Per scrivere, come per cantare, mi devo sentire bene. Sono riuscita solo a scrivere un raccontino per bambini, "Snapple - Lo gnomo del Parco" per partecipare ad un concorso, ma non riuscivo ad andare avanti con altro.
Lo so, certi scrittori, come certi poeti, hanno bisogno di dolore o depressione per scrivere.
Io no.
Come per cantare, ho bisogno di sentirmi in armonia con il mondo, con la mia anima, devo essere in pace per poter esprimere il meglio di me stessa.
Anche se mi sembra ieri, il momento del distacco da mia madre sta avvenendo; il primo cordone ombelicale lo stacchiamo, anzi ce lo staccano, da nostra madre quando nasciamo; il secondo cordone ombelicale viene staccato quando la madre ci lascia in questo piano materiale.
Ci vuole tempo per accettare questo distacco.
Forse non ho ancora accettato completamente il distacco, ci sto provando.
Ma certamente, quello che è il mio desiderio di scrivere si sta risvegliando.
Forse anche in ricordo di mia madre, che scriveva senza sosta le sue poesie ed i suoi racconti.
Il dolore si affievolisce al pensiero di lei mano nella mano con mio padre; si affievolisce le volte che la sogno (mi pare in pace poiché arriva raramente). Si affievolisce il senso di colpa, accettando il fatto che la vita ci riserva delle sorprese, sempre, e dobbiamo accettare anche il senso di colpa che entra a far parte della nostra vita. Oltretutto, senso di colpa che, lo so, non dovrebbe essere mio.
Comunque, la voglia di scrivere sta tornando.
Sono al lavoro, la mente si muove e questo è senz'altro un bene.
A presto aggiornamenti.
Tuesday, December 15, 2015
DEDICATO A MIA MADRE
Oggi avresti compiuto 93 anni ... purtroppo, il tuo ultimo compleanno non è stato come quelli che festeggiavamo insieme. Mi manchi tanto, mamma, mi mancano i tuoi occhi color del cielo, mi manca il tuo sorriso ... e vorrei ancora sentirti dire: ti voglio bene.
L'ultima volta che me lo hai detto non era rivolto a me, credo, perché pensavi di vedere la tua mamma. Ma me lo porto nel cuore, perché tu mi hai insegnato a dirlo a mia figlia, mi hai insegnato a dirtelo anche quando i nostri cuori si scontravano.
Mi manchi, ma so che mi sei sempre accanto. Ti sento nel cuore, ti sento nell'anima, sei nelle mie lacrime, sei nei miei pensieri, sei nei miei sorrisi.
Ti voglio bene, Mamma. Buon compleanno, ovunque tu sia e stammi sempre vicino, pur volando alto nel cielo con il papà.
L'ultima volta che me lo hai detto non era rivolto a me, credo, perché pensavi di vedere la tua mamma. Ma me lo porto nel cuore, perché tu mi hai insegnato a dirlo a mia figlia, mi hai insegnato a dirtelo anche quando i nostri cuori si scontravano.
Mi manchi, ma so che mi sei sempre accanto. Ti sento nel cuore, ti sento nell'anima, sei nelle mie lacrime, sei nei miei pensieri, sei nei miei sorrisi.
Ti voglio bene, Mamma. Buon compleanno, ovunque tu sia e stammi sempre vicino, pur volando alto nel cielo con il papà.
Saturday, December 12, 2015
Pericoli su internet, terrorismo e ...
Voglio raccontarvi una mia esperienza, vissuta negli ultimi tre giorni.
Esattamente da domenica o lunedì scorsi.
Io non chatto con nessuno, invio messaggi personali ai miei famigliari ed a miei parenti lontani che usano anche il cellulare per internet; lo vedete anche dalla mia pagina: io non posto foto mie o dei miei famigliari o dei miei animali o di casa mia. Internet è una trappola ed è pericoloso, ancor di più di questi tempi, esporsi troppo. Come si dice: fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio.
Nella mia vita lavorativa ho avuto esperienze negative; ho incontrato uomini che si spacciavano uomini d'affari, in giacca e cravatta ed invece erano malfattori, della peggior specie. A sessant'anni, forse, sto imparando la lezione della Divina Commedia, esattamente quella parte in cui, nel più profondo inferno, vive la figura peggiore del mondo: il malfattore che si presenta con modi suadenti, con dolci parole, con un bel volto ed un bell'abito e man mano che si scopre denuda un corpo schifoso, con alla fine una bella grossa coda di scorpione che punge e ti ammazza.
Ora, qualche giorno fa, spunta tra i miei messaggi, un profilo di ufficiale degli Stati Uniti d'America. Un profilo internazionale. Fotografia di un graduato (sono pacifista, figuriamoci se riconosco i gradi o le medaglie americane!). Avendomi prima chiesto l'amicizia, io che da parecchio non ne accetto, ho guardato il profilo bene sapendo che pure quello può essere falso. Comunque, entro, vedo cose assolutamente normali, parecchie foto in divisa con medaglie e trovo scritto comandante in capo.
Ok, quando trovo il messaggio gli chiedo subito perché mi ha chiesto l'amicizia e incominciamo a parlare, ovviamente in inglese. Una buona conversazione, di tutto di più con me che parlo di pacifismo ad un militare che, dice, è in missione di pace in Siria. Comunque, chiaramente dopo aver chiarito alcune mie posizioni in merito, smetto di parlare delle mie idee pacifiste. Una conversazione, però, molto interessante e veramente coinvolgente dal punto di vista amichevole. Ma perché un militare dovrebbe proprio scrivere a me? Comunque gli dico di essere una scrittrice, di essere empatica per cui sapere di conoscere, forse, qualcuno che rischia la vita ogni giorno mi fa stare abbastanza male. La conversazione via messaggio prosegue, in orari alternati, per due giorni, ve la voglio fare breve. Fino all'altra sera, quando improvvisamente il vero scopo salta fuori. Già nei due giorni mi aveva posto delle domande strane, se avessi potuto accoglierlo in casa mia nel caso. Ma perché un militare, alto in grado, americano, dovrebbe voler venire a casa mia? Comunque, l'altra sera, improvvisamente, parla di soldi. Aveva già cercato di capire la mia situazione economica, ma io ho due argomenti di cui non parlo mai con nessuno, assolutamente: amore e soldi. Dice di avere una montagna di soldi (mi dice l'importo ma tanto o poco non ha assolutamente importanza) mi chiede i miei dati sensibili, i miei contatti per un trasferimento di denaro tramite agente il cui 20% spetterebbe a me. Sono andata su tutte le furie. Ma educatamente, amichevolmente,innanzitutto ho detto che non ho bisogno di soldi; il denaro è pericoloso, ho detto, e non viaggia attraverso le persone ma attraverso le banche, se è pulito, non insanguinato e non rubato. Ma ho posto delle domande, per capire dove volesse andare a parare. Il giorno prima, gli avevo chiesto: chi sei? Perché io sono chi dico di essere, ma tu? E mi aveva postato nel messaggio una foto con di fianco il documento americano dell'esercito. Ma voi lo sapete bene: con photoshop si può fare ogni cosa. Non c'era una telecamera che lo riprendesse dal vivo, il volto era, questa volta, in borghese ed il documento pareva ritagliato con photoshop.
Ora, i pericoli sono a diversi livelli: il primo, deficiente ma ce ne sono in giro per il mondo, uno scherzo infame e va bene, si può accettare; il secondo: una truffa per avere i miei dati sensibili; il terzo: terrorismo e qualcuno che cerca i dati dove nascondersi e nascondere.
Fate, dunque, tutti molta attenzione.
Ovviamente, ho segnalato e bloccato il profilo ma con la polizia postale non è semplice comunicare e chissà, questo tizio vagherà nell'etere in cerca di qualcun altro da aggirare.
Ma fate tutti molta attenzione: alle amicizie, vere o false; ai falsi account; alle false fotografie.
E soprattutto, non mostrate i vostri bisogni troppo; siamo tutti troppo vulnerabili.
Esattamente da domenica o lunedì scorsi.
Io non chatto con nessuno, invio messaggi personali ai miei famigliari ed a miei parenti lontani che usano anche il cellulare per internet; lo vedete anche dalla mia pagina: io non posto foto mie o dei miei famigliari o dei miei animali o di casa mia. Internet è una trappola ed è pericoloso, ancor di più di questi tempi, esporsi troppo. Come si dice: fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio.
Nella mia vita lavorativa ho avuto esperienze negative; ho incontrato uomini che si spacciavano uomini d'affari, in giacca e cravatta ed invece erano malfattori, della peggior specie. A sessant'anni, forse, sto imparando la lezione della Divina Commedia, esattamente quella parte in cui, nel più profondo inferno, vive la figura peggiore del mondo: il malfattore che si presenta con modi suadenti, con dolci parole, con un bel volto ed un bell'abito e man mano che si scopre denuda un corpo schifoso, con alla fine una bella grossa coda di scorpione che punge e ti ammazza.
Ora, qualche giorno fa, spunta tra i miei messaggi, un profilo di ufficiale degli Stati Uniti d'America. Un profilo internazionale. Fotografia di un graduato (sono pacifista, figuriamoci se riconosco i gradi o le medaglie americane!). Avendomi prima chiesto l'amicizia, io che da parecchio non ne accetto, ho guardato il profilo bene sapendo che pure quello può essere falso. Comunque, entro, vedo cose assolutamente normali, parecchie foto in divisa con medaglie e trovo scritto comandante in capo.
Ok, quando trovo il messaggio gli chiedo subito perché mi ha chiesto l'amicizia e incominciamo a parlare, ovviamente in inglese. Una buona conversazione, di tutto di più con me che parlo di pacifismo ad un militare che, dice, è in missione di pace in Siria. Comunque, chiaramente dopo aver chiarito alcune mie posizioni in merito, smetto di parlare delle mie idee pacifiste. Una conversazione, però, molto interessante e veramente coinvolgente dal punto di vista amichevole. Ma perché un militare dovrebbe proprio scrivere a me? Comunque gli dico di essere una scrittrice, di essere empatica per cui sapere di conoscere, forse, qualcuno che rischia la vita ogni giorno mi fa stare abbastanza male. La conversazione via messaggio prosegue, in orari alternati, per due giorni, ve la voglio fare breve. Fino all'altra sera, quando improvvisamente il vero scopo salta fuori. Già nei due giorni mi aveva posto delle domande strane, se avessi potuto accoglierlo in casa mia nel caso. Ma perché un militare, alto in grado, americano, dovrebbe voler venire a casa mia? Comunque, l'altra sera, improvvisamente, parla di soldi. Aveva già cercato di capire la mia situazione economica, ma io ho due argomenti di cui non parlo mai con nessuno, assolutamente: amore e soldi. Dice di avere una montagna di soldi (mi dice l'importo ma tanto o poco non ha assolutamente importanza) mi chiede i miei dati sensibili, i miei contatti per un trasferimento di denaro tramite agente il cui 20% spetterebbe a me. Sono andata su tutte le furie. Ma educatamente, amichevolmente,innanzitutto ho detto che non ho bisogno di soldi; il denaro è pericoloso, ho detto, e non viaggia attraverso le persone ma attraverso le banche, se è pulito, non insanguinato e non rubato. Ma ho posto delle domande, per capire dove volesse andare a parare. Il giorno prima, gli avevo chiesto: chi sei? Perché io sono chi dico di essere, ma tu? E mi aveva postato nel messaggio una foto con di fianco il documento americano dell'esercito. Ma voi lo sapete bene: con photoshop si può fare ogni cosa. Non c'era una telecamera che lo riprendesse dal vivo, il volto era, questa volta, in borghese ed il documento pareva ritagliato con photoshop.
Ora, i pericoli sono a diversi livelli: il primo, deficiente ma ce ne sono in giro per il mondo, uno scherzo infame e va bene, si può accettare; il secondo: una truffa per avere i miei dati sensibili; il terzo: terrorismo e qualcuno che cerca i dati dove nascondersi e nascondere.
Fate, dunque, tutti molta attenzione.
Ovviamente, ho segnalato e bloccato il profilo ma con la polizia postale non è semplice comunicare e chissà, questo tizio vagherà nell'etere in cerca di qualcun altro da aggirare.
Ma fate tutti molta attenzione: alle amicizie, vere o false; ai falsi account; alle false fotografie.
E soprattutto, non mostrate i vostri bisogni troppo; siamo tutti troppo vulnerabili.
2015 - Anno Giubilare straordinario della Misericordia
E' iniziato l'anno Giubilare straordinario della Misericordia.
Ma la misericordia dov'è?
Ci sono troppe popolazioni che non vivono in pace; troppe popolazioni soffrono la fame, la sete, la miseria, la povertà causata dal potere, dal petrolio, dalla sete di ricchezza di pochi a discapito di troppi.
L'Umanità intera ha millenni di prevaricazione, di sangue da farsi perdonare.
La nostra Coscienza, Universale, gronda di sangue.
Per quanto tempo ancora potremo convivere con questo grosso peso sulle nostre coscienze?
Bambini, donne, uomini, nostri fratelli, soffrono a causa di pochi che vogliono stringere a sé tutte le ricchezze del mondo lasciando indietro la moltitudine.
Non sono cattolica osservante e le religioni, da anni, ormai, non mi interessano e non faccio alcuna distinzione tra loro.
Da anni, In ogni volto, io non vedo una bandiera, una lingua, una religione.
Dietro ad ogni volto, bianco, colorato o meno, io vedo un'anima in cerca di pace.
Ecco, questo sarà io mio anno giubilare straordinario: un anno ancora con la speranza nel cuore che l'Umanità, la nostra Umanità, riesca a riavvicinarsi al Tutto che ci circonda.
The extraordinary Jubilee Year is started.
But mercy where is?
There are so many people don't live in peace suffering hunger, thirst, misery caused by rich men who want tighten all power and wealth in the world at the multitude expence.
The Universal Consciousness eaves blood.
Since many, many years, behind every face I don't see a colour, a religion, a country, but I see a beating heart, a soul searching the peace.
This is my extraordinary Jubilee Year: one year, still, with the hope in my heart Umanity, our Umanity, will be able close to All to which we belong.
Ma la misericordia dov'è?
Ci sono troppe popolazioni che non vivono in pace; troppe popolazioni soffrono la fame, la sete, la miseria, la povertà causata dal potere, dal petrolio, dalla sete di ricchezza di pochi a discapito di troppi.
L'Umanità intera ha millenni di prevaricazione, di sangue da farsi perdonare.
La nostra Coscienza, Universale, gronda di sangue.
Per quanto tempo ancora potremo convivere con questo grosso peso sulle nostre coscienze?
Bambini, donne, uomini, nostri fratelli, soffrono a causa di pochi che vogliono stringere a sé tutte le ricchezze del mondo lasciando indietro la moltitudine.
Non sono cattolica osservante e le religioni, da anni, ormai, non mi interessano e non faccio alcuna distinzione tra loro.
Da anni, In ogni volto, io non vedo una bandiera, una lingua, una religione.
Dietro ad ogni volto, bianco, colorato o meno, io vedo un'anima in cerca di pace.
Ecco, questo sarà io mio anno giubilare straordinario: un anno ancora con la speranza nel cuore che l'Umanità, la nostra Umanità, riesca a riavvicinarsi al Tutto che ci circonda.
The extraordinary Jubilee Year is started.
But mercy where is?
There are so many people don't live in peace suffering hunger, thirst, misery caused by rich men who want tighten all power and wealth in the world at the multitude expence.
The Universal Consciousness eaves blood.
Since many, many years, behind every face I don't see a colour, a religion, a country, but I see a beating heart, a soul searching the peace.
This is my extraordinary Jubilee Year: one year, still, with the hope in my heart Umanity, our Umanity, will be able close to All to which we belong.
Wednesday, November 18, 2015
TERRORISMO
Alle quattro di questa mattina ha avuto inizio a Saint Denis, paese-periferia di Parigi dove si trova lo Stade de France dove ha avuto luogo uno degli attentati di venerdì 13 novembre scorso.
Un appartamento dove ritenevano che si trovasse uno degli attentatori scappato.
Raffiche e sparatoria, una esplosione, un terrorista ammazzato dall'esercito ed una terrorista che si è esplosa. Ancora continua il blitz. Holland all'Eliseo è in riunione con i ministri perché, ha detto, è disposto a cambiare la costituzione per la sicurezza. Intanto, a Saint Denis, è stato dato l'ordine alla cittadinanza di non uscire, negozi, scuole, università tutto chiuso ed hanno chiesto alla popolazione di barricarsi in casa e chiudere le finestre perché i mitragliatori hanno un tiro anche lungo.
Una donna islamica è stata intervistata da una televisione francese ed ha testimoniato che la polizia le ha ordinato, facendo irruzione, di coricarsi a terra, con il suo bambino e di non muoversi.
Ora, il terrorismo è di stato, oltre che dei terroristi.
Il cambiamento dei diritti civili e delle costituzioni non è mai un buon messaggio; cambierà la propria costituzione la Francia, ma vedrete che entro poco tempo la cambierà anche la Germania, dove la partita che avrebbe dovuto giocarsi ieri sera è stata sospesa per un allarme bomba. La cambierà, vedrete, entro poco tempo anche Renzi, che si sa non è una cima e segue l'onda.
Comprendo tutte le motivazioni per prendere queste decisioni; il terrorismo (non voglio aggiungere "islamico" perché l'Islam non c'entra, a mio parere) fa ... terrore ... appunto. Ma il terrorismo lo fanno anche le istituzioni che ci bombardano, ormai da sei giorni, con notizie allarmanti.
E la cosa che mi dispiace maggiormente è che il nostro modo di vivere, a causa di tutto questo, cambierà in mille modi: già a Saint Denis sta cambiando perché essere chiusi in casa, con il terrore che possano fare irruzione in casa tua in cerca di un terrorista solo perché sei islamico è terribile. Cambieranno le opportunità degli stranieri di trovare un appartamento in affitto perché è stato arrestato anche il proprietario dell'appartamento dove c'erano i terroristi questa mattina. Cambierà il nostro modo di guardare gli stranieri, chiedendoci in ogni momento se il nostro vicino di casa islamico è un terrorista o meno. Cambierà la nostra solidarietà e non sto parlando del buonismo del nostro governo, parlo del nostro spirito sincero di ricerca di una società multietnica, quella società che tanto mi era piaciuto negli anni in cui andavamo in Francia ed in Inghilterra.
Perché la Francia e l'Inghilterra, avendo avuto colonie, hanno sempre inserito nelle proprie città persone che arrivavano da quelle terre, naturalizzando francesi ed inglesi.
L'errore, semmai, è stato fatto quando non si sono considerate le necessità delle popolazioni dei paesi occupati, una volta che raggiungevano la loro indipendenza.
I giovani terroristi europei (nati e naturalizzati in Francia e tornati poi nei paesi di origine per essere addestrati militarmente) sono lo specchio degli errori fatti; giovani che non si sono mai sentiti appieno europei, privati di valori in cui credere.
Se l'Occidente continuerà a lasciar morire i palestinesi, gli africani, gli asiatici indigenti, se l'Occidente non si farà carico di creare scuole, ospedali in quei paesi e lascerà che le ingiustizie continuino, ci saranno sempre delinquenti che useranno le ingiustizie per fare azioni di terrorismo.
Perché, diciamolo chiaramente, i terroristi sono comuni delinquenti, armati da burattinai più in alto di loro, che utilizzeranno SEMPRE falsi ideali politici o religiosi per sovvertire qualsiasi ordine sia in atto.
Thursday, November 12, 2015
Il cammino iniziatico
Il nostro cammino iniziatico ... inizia, scusate il gioco di parole, quando nasciamo.
Noi tutti, io credo fermamente in quello che dico, nasciamo con una scintilla divina. Questo ce lo dicono i vangeli apocrifi (a-pocrifo significa scritto dopo, non significa falso), i vangeli in cui Cristo parla ai suoi discepoli preferiti, quelli che comprendevano il suo messaggio. E non sto parlando dei dodici apostoli ma sto parlando di Maddalena, Giuda, Tommaso, guarda caso proprio le persone che nei vangeli riconosciuti sono state definite come prostituta, traditore, miscredente ...
Questa scintilla divina è quella che ci accomuna al Creatore, che, lo dice la Bibbia, ci ha creato a sua immagine.
Purtroppo, durante il percorso della nostra vita, la scintilla via via si spegne e sta ad ognuno di noi riaccenderla per riavvicinarci al percorso che era stato stabilito per noi prima della nostra nascita.
C'è chi, con fatica e sudore, arriva ad accenderla fievole fievole e cerca di mantenerla viva ... pochi riescono ad accenderla veramente, quella piccola scintilla donataci con tanto amore.
C'è chi, facilmente, la lascia assopire e non se ne preoccupa per nulla.
C'è chi crede di averla già accesa e presuntuosamente se ne vanta.
C'è chi quella piccola e fievole scintilla cerca di alimentarla regalandone un mozzicone a qualcun altro sperando che quell'altro ne possa fare buon uso.
C'è chi è riuscito a farla diventare un falò, ma non se ne vanta e cerca ugualmente di regalarne un tizzone ardente perché venga sparpagliato in giro per il mondo.
Tutti noi abbiamo un cammino da portare avanti; qualcuno è consapevole di dover cercare, qualcuno è assolutamente ignaro di ciò che sta perdendo.
Per ognuno di noi, il cammino iniziatico ha un inizio differente; qualcuno, come i piccoli lama tibetani, è consapevole di aver già svolto un viaggio e di doverlo completare in una seconda vita. La maggior parte di noi, deve cercare e cercare e inizia la ricerca consapevole già avanti nell'età.
Ma per tutti c'è un inizio. Può essere la sete di conoscenza, la sete di spiritualità ...
Il cammino inizia quando sentiamo di non essere soddisfatti di ciò che siamo e di ciò che facciamo, quando vogliamo cambiare indirizzo. Occorre avere gli occhi aperti per poter vedere quando arriviamo al bivio in cui dovremo cambiare direzione.
Qualcuno è sveglio e sa dove vuole arrivare, altri brancolano nel buio e non vedono i cartelli che potrebbero portarli alla meta.
Ben intesi, la meta è lontana per tutti, per quelli consapevoli, per quelli inconsapevoli, per quelli svegli e per quelli addormentati, per quelli che hanno la scintilla sopita come per quelli che hanno il falò dentro di sé.
La meta è là, che ci aspetta e chissà quando la potremo anche solo vedere da lontano.
Come Mosè che non arrivò mai alla Terra Promessa, anche noi dobbiamo camminare e camminare. Nel frattempo conosciamo persone, viviamo esperienze, leggiamo libri, studiamo, cantiamo, balliamo, facciamo festa, ci rattristiamo per qualche perdita e qualche difficoltà di troppo ... ed intanto camminiamo e cerchiamo.
Il cammino, è sempre iniziatico, che lo vogliamo o no. Sta a noi cogliere le occasioni, ascoltare chi è andato più in là di noi e torna indietro per spiegarci la strada da seguire; vedere le sfumature, guardare le stelle che indicano il cammino.
C'è chi pensa di poter assimilare tutte le esperienze solo leggendo le esperienze altrui; c'è chi crede di sapere già tutto e poter andare avanti senza ascoltare; c'è anche chi pretende di correggere il cammino altrui e c'è chi contesta il cammino altrui e prende la strada sbagliata ... ma tutti, tutti, ci incamminiamo su una strada "iniziatica".
Nella Bibbia quanti sono gli episodi di sogni profetici o preveggenti ... quanti personaggi hanno dato ascolto a ciò che gli veniva detto all'orecchio ed hanno intrapreso strade ed esperienze che non avrebbero mai immaginato di intraprendere ...
Noi abbiamo perso la capacità di ascoltare, di cercare, di camminare ...
Se volete essere consapevoli della vostra vita, del senso del vostro essere qui ed ora, cercate nel profondo del vostro essere ed iniziate ad aprire gli occhi, il cuore, la mente.
Ascoltate tutte le voci, ascoltate tutti i suggerimenti, studiate tutto quello che potete: forse non sarà oggi, forse non sarà domani ma state certi che un giorno, all'improvviso, un libro, una conferenza, in un tavolo di amici qualcuno vi dirà una parola, ci sarà una frase che vi indicherà la chiave per aprire la porta del vostro focolare dove troverete la scintilla che attende di essere rinfocolata.
Ed allora vi si apriranno porte inimmaginabili ...
Noi tutti, io credo fermamente in quello che dico, nasciamo con una scintilla divina. Questo ce lo dicono i vangeli apocrifi (a-pocrifo significa scritto dopo, non significa falso), i vangeli in cui Cristo parla ai suoi discepoli preferiti, quelli che comprendevano il suo messaggio. E non sto parlando dei dodici apostoli ma sto parlando di Maddalena, Giuda, Tommaso, guarda caso proprio le persone che nei vangeli riconosciuti sono state definite come prostituta, traditore, miscredente ...
Questa scintilla divina è quella che ci accomuna al Creatore, che, lo dice la Bibbia, ci ha creato a sua immagine.
Purtroppo, durante il percorso della nostra vita, la scintilla via via si spegne e sta ad ognuno di noi riaccenderla per riavvicinarci al percorso che era stato stabilito per noi prima della nostra nascita.
C'è chi, con fatica e sudore, arriva ad accenderla fievole fievole e cerca di mantenerla viva ... pochi riescono ad accenderla veramente, quella piccola scintilla donataci con tanto amore.
C'è chi, facilmente, la lascia assopire e non se ne preoccupa per nulla.
C'è chi crede di averla già accesa e presuntuosamente se ne vanta.
C'è chi quella piccola e fievole scintilla cerca di alimentarla regalandone un mozzicone a qualcun altro sperando che quell'altro ne possa fare buon uso.
C'è chi è riuscito a farla diventare un falò, ma non se ne vanta e cerca ugualmente di regalarne un tizzone ardente perché venga sparpagliato in giro per il mondo.
Tutti noi abbiamo un cammino da portare avanti; qualcuno è consapevole di dover cercare, qualcuno è assolutamente ignaro di ciò che sta perdendo.
Per ognuno di noi, il cammino iniziatico ha un inizio differente; qualcuno, come i piccoli lama tibetani, è consapevole di aver già svolto un viaggio e di doverlo completare in una seconda vita. La maggior parte di noi, deve cercare e cercare e inizia la ricerca consapevole già avanti nell'età.
Ma per tutti c'è un inizio. Può essere la sete di conoscenza, la sete di spiritualità ...
Il cammino inizia quando sentiamo di non essere soddisfatti di ciò che siamo e di ciò che facciamo, quando vogliamo cambiare indirizzo. Occorre avere gli occhi aperti per poter vedere quando arriviamo al bivio in cui dovremo cambiare direzione.
Qualcuno è sveglio e sa dove vuole arrivare, altri brancolano nel buio e non vedono i cartelli che potrebbero portarli alla meta.
Ben intesi, la meta è lontana per tutti, per quelli consapevoli, per quelli inconsapevoli, per quelli svegli e per quelli addormentati, per quelli che hanno la scintilla sopita come per quelli che hanno il falò dentro di sé.
La meta è là, che ci aspetta e chissà quando la potremo anche solo vedere da lontano.
Come Mosè che non arrivò mai alla Terra Promessa, anche noi dobbiamo camminare e camminare. Nel frattempo conosciamo persone, viviamo esperienze, leggiamo libri, studiamo, cantiamo, balliamo, facciamo festa, ci rattristiamo per qualche perdita e qualche difficoltà di troppo ... ed intanto camminiamo e cerchiamo.
Il cammino, è sempre iniziatico, che lo vogliamo o no. Sta a noi cogliere le occasioni, ascoltare chi è andato più in là di noi e torna indietro per spiegarci la strada da seguire; vedere le sfumature, guardare le stelle che indicano il cammino.
C'è chi pensa di poter assimilare tutte le esperienze solo leggendo le esperienze altrui; c'è chi crede di sapere già tutto e poter andare avanti senza ascoltare; c'è anche chi pretende di correggere il cammino altrui e c'è chi contesta il cammino altrui e prende la strada sbagliata ... ma tutti, tutti, ci incamminiamo su una strada "iniziatica".
Nella Bibbia quanti sono gli episodi di sogni profetici o preveggenti ... quanti personaggi hanno dato ascolto a ciò che gli veniva detto all'orecchio ed hanno intrapreso strade ed esperienze che non avrebbero mai immaginato di intraprendere ...
Noi abbiamo perso la capacità di ascoltare, di cercare, di camminare ...
Se volete essere consapevoli della vostra vita, del senso del vostro essere qui ed ora, cercate nel profondo del vostro essere ed iniziate ad aprire gli occhi, il cuore, la mente.
Ascoltate tutte le voci, ascoltate tutti i suggerimenti, studiate tutto quello che potete: forse non sarà oggi, forse non sarà domani ma state certi che un giorno, all'improvviso, un libro, una conferenza, in un tavolo di amici qualcuno vi dirà una parola, ci sarà una frase che vi indicherà la chiave per aprire la porta del vostro focolare dove troverete la scintilla che attende di essere rinfocolata.
Ed allora vi si apriranno porte inimmaginabili ...
Friday, November 06, 2015
AUTUNNO
Facendo la passeggiata con i miei cani, Briciola ed Apple, mi posso immergere nell'atmosfera della stagione presente. L'autunno, quest'anno, è dolce e soleggiato; ottobre ci ha regalato belle giornate e questi primi giorni di novembre stanno facendo altrettanto. I colori, qualche foglia ancora verde, accompagnata da gialli intensi o paglierini, rossi e arancioni, sono meravigliosi; il cielo è azzurro e limpido ed il sole ancora caldo. Gli alberi, quest'anno, si stanno spogliando per tempo, in attesa di freddi intensi e, forse, nevicate. Camminare sul tappeto di foglie, sentire lo scricchiolio delle ghiande secche sotto i piedi, accogliere le foglie cadenti, mi hanno fatto ripensare a quando, piccola, andavo con i miei fratelli ed i miei genitori al Parco Ducale; mio padre raccoglieva le ghiande con i loro cappucci e ci raccontava che erano le pipe degli gnomi. Ci raccontava che la grande quercia con un muretto, costruito da chissà chi in tempi lontanissimi, fra le sue radici nascondeva le tane degli gnomi che vi si nascondevano di giorno per non farsi trovare. Le castagne selvatiche le raccoglievamo per giocarci anche a casa ed i ricci aperti delle castagne ci pungevano le piccole dita, se cercavamo di raccoglierli. Che bei ricordi, di passeggiate tranquille, di giochi infantili alla scoperta della meraviglia della natura. Mio padre e mia madre, sempre presenti nei miei ricordi e nel mio cuore.
Monday, October 26, 2015
Il Salotto di Iside
Proprio come le donne de Saint Malo (le donne della saga famigliare del mio romanzo storico "L'Archiatra"), nel Salotto di Iside, presso l'atelier di Sarah, incontriamo persone che ci fanno crescere spiritualmente ed a cui, speriamo, doniamo un po' della nostra crescita.
Ieri, con Vento Notturno e la Cori abbiamo passato una giornata veramente bella ed ispirante; abbiamo avuto modo di condividere il pranzo e tante esperienze, nell'intervallo del corso.
Mi piace potermi confrontare con persone più giovani, a cui, pare, la mia esperienza (data l'età) può servire per vivere meglio certi periodi della propria vita.
In fondo, le sacerdotesse della famiglia de Saint Malo, questo facevano: riti, ma anche convivialità e scambio di esperienze.
Mi piace parlare anche della vita, delle difficoltà che ognuno di noi incontra nel confrontarsi con la propria vita di figlio, nella prima fase dell'esistenza, e di genitore.
C'è chi già in giovane età prova la seconda esperienza e c'è chi ancora vive le contrarietà della prima, da figlio. Mi fa piacere poter parlare con i giovani, lasciando intravedere le difficoltà che incontriamo da genitori, nonostante le esperienze come figli ci facessero dire: io non farò mai così.
In fondo, non esistono dispense né volumi con ricette per essere un bravo figlio ma non esistono nemmeno dispense né ricette per essere bravi genitori. Il segreto sta nel considerare che ognuno di noi, nella propria esistenza, fa del suo meglio nonostante nessuno possa dire di essere perfetto. Accettando gli errori e le imperfezioni dei nostri genitori, possiamo metterci tranquilli ed accettare di non essere perfetti come genitori a nostra volta.
L'importante è fare della nostra esistenza un momento di amore, in tutto quello che facciamo, con tutti gli errori, senza i se e senza i ma o i poi ...
Ecco, il Salotto di Iside, presso l'atelier I nove mondi di Sarah e Yuri questo rappresenta, per me: un luogo dove studiare, dove confrontarsi e confortarsi a vicenda.
Ieri, con Vento Notturno e la Cori abbiamo passato una giornata veramente bella ed ispirante; abbiamo avuto modo di condividere il pranzo e tante esperienze, nell'intervallo del corso.
Mi piace potermi confrontare con persone più giovani, a cui, pare, la mia esperienza (data l'età) può servire per vivere meglio certi periodi della propria vita.
In fondo, le sacerdotesse della famiglia de Saint Malo, questo facevano: riti, ma anche convivialità e scambio di esperienze.
Mi piace parlare anche della vita, delle difficoltà che ognuno di noi incontra nel confrontarsi con la propria vita di figlio, nella prima fase dell'esistenza, e di genitore.
C'è chi già in giovane età prova la seconda esperienza e c'è chi ancora vive le contrarietà della prima, da figlio. Mi fa piacere poter parlare con i giovani, lasciando intravedere le difficoltà che incontriamo da genitori, nonostante le esperienze come figli ci facessero dire: io non farò mai così.
In fondo, non esistono dispense né volumi con ricette per essere un bravo figlio ma non esistono nemmeno dispense né ricette per essere bravi genitori. Il segreto sta nel considerare che ognuno di noi, nella propria esistenza, fa del suo meglio nonostante nessuno possa dire di essere perfetto. Accettando gli errori e le imperfezioni dei nostri genitori, possiamo metterci tranquilli ed accettare di non essere perfetti come genitori a nostra volta.
L'importante è fare della nostra esistenza un momento di amore, in tutto quello che facciamo, con tutti gli errori, senza i se e senza i ma o i poi ...
Ecco, il Salotto di Iside, presso l'atelier I nove mondi di Sarah e Yuri questo rappresenta, per me: un luogo dove studiare, dove confrontarsi e confortarsi a vicenda.
Thursday, October 15, 2015
Le donne de Saint Malo
Ieri facevo alcune considerazioni con Sarah: a volte sembra che ci sia qualcosa che rema contro... contro tutti i progetti, contro tutte le idee che abbiamo ... eppure .... eppure qualcosa si muove.
Voglio dire, non siamo al cento per cento soddisfatte di quello che facciamo poiché nulla di quello che facciamo ci porta a qualche risultato economico ma qualcosa si è mosso in questi anni.
Scrivendo il romanzo storico "L'Archiatra" ho visualizzato le scene che via via raccontavo; ho parlato delle donne de Saint Malo, della casa dove ospitavano gli amici ed i maestri, ho raccontato del rito del 5 marzo ..
ebbene, in fondo è quello che stiamo facendo da quando c'è l'atelier di Sarah. Con Artès organizziamo incontri sulla spiritualità e le religioni antiche; chiamiamo chi può insegnarci nuove cose e nuove vie; organizziamo mostre e presentazioni di libri.
Oltre a studiare per nostro uso, cerchiamo di divulgare quello che via via studiamo e scriviamo per incontrare nuove persone a cui interessi aprire la propria mente ed il proprio cuore.
In fondo, è questo che volevamo fare già da alcuni anni e questo è quello che stiamo cercando di fare.
Chi vuole partecipare ai nostri incontri, sa dove trovarci. Tutto sempre gratuito, specialmente per i soci di Artès.
Chi è interessato, può contattarci su facebook.
Cercate di aprire la vostra mente ed il vostro cuore, sempre ... solo così non sarete schiavi ...
Voglio dire, non siamo al cento per cento soddisfatte di quello che facciamo poiché nulla di quello che facciamo ci porta a qualche risultato economico ma qualcosa si è mosso in questi anni.
Scrivendo il romanzo storico "L'Archiatra" ho visualizzato le scene che via via raccontavo; ho parlato delle donne de Saint Malo, della casa dove ospitavano gli amici ed i maestri, ho raccontato del rito del 5 marzo ..
ebbene, in fondo è quello che stiamo facendo da quando c'è l'atelier di Sarah. Con Artès organizziamo incontri sulla spiritualità e le religioni antiche; chiamiamo chi può insegnarci nuove cose e nuove vie; organizziamo mostre e presentazioni di libri.
Oltre a studiare per nostro uso, cerchiamo di divulgare quello che via via studiamo e scriviamo per incontrare nuove persone a cui interessi aprire la propria mente ed il proprio cuore.
In fondo, è questo che volevamo fare già da alcuni anni e questo è quello che stiamo cercando di fare.
Chi vuole partecipare ai nostri incontri, sa dove trovarci. Tutto sempre gratuito, specialmente per i soci di Artès.
Chi è interessato, può contattarci su facebook.
Cercate di aprire la vostra mente ed il vostro cuore, sempre ... solo così non sarete schiavi ...
Tuesday, October 13, 2015
LE VERE ORIGINI DI HALLOWEEN
Noi in casa la festeggiamo già da parecchi anni, con tavolate di amici, pizze, piatti salati e dolci e dolciumi; in casa appendo alle tende foglie autunnali di tessuto ed ogni foglia porta il nome di un famigliare o di un amico venuto a mancare perché tutti noi siamo alberi dai cui rami pendono foglie. Ogni foglia è un amico, un parente che ha condiviso con noi parte del nostro cammino ed ogni volta che cade una foglia è come un pezzo di noi che ci lascia. In ricordo delle persone care, quindi, foglie con i loro nomi per non dimenticare ...
Oltre alle foglie, in casa ci sono addobbi autunnali: zucche ... ed anche fantasmini.
E qui Halloween si mescola con la ricorrenza di Ognissanti e il ricordo dei defunti.
Per sapere bene il perché di questa mescolanza, ogni anno mi leggo o rileggo dei libri, articoli, saggi per ricordare da dove viene questa antica ricorrenza.
Quest'anno, finalmente, so dove leggere le notizie che mi sono utili per poter rispondere a chi, ancora, non è bene informato. L'ignoranza, si sa, è la peggiore nemica dell'informazione.
Quest'anno, vi dicevo, so dove trovare tutte le notizie utili in merito a questa festa, tutte riunite in un unico libro: "Le vere origini di Halloween", edito da Anguana Edizioni e scritto a più voci da saggisti, neopagani, psicologi. La raccolta è stata curata da Sarah Bernini, Monica Casalini, Luce e Chiara Rancati che all'origine avevano pensato di fare solo un sito in rete per parlare di questa festività. Sito che ha dato origine al libro. E' un libro veramente interessante, che ogni insegnante serio, ogni genitore dovrebbe leggere. Un capitolo molto interessante è quello inerente la psicologia di Halloween dove si spiega perfettamente l'errore madornale che si compie proibendo i festeggiamenti relativi. In questo libro si spiegano le vere origini della festività, tutt'altro che americana visto che nel nuovo continente fu portata dagli Irlandesi emigrati dal loro paese in tempi lontani a causa di una grave carestia. E si spiega il motivo per cui Samhain (vero nome di questa ricorrenza) è anche la festività dedicata ai defunti. Dopo aver letto questo libro troverete ridicole tutte le falsità che ogni anno qualcuno ci propina.
E nel mio racconto "La Porta del Sole" (ed. Photocity) troverete descritta questa festività così importante per i Celti in modo dettagliato e storico.
Leggete, gente, leggete .... la lettura è il cibo della mente.
Sunday, October 04, 2015
IN RICORDO DI GIAN PIERO RUBICONI
Ho conosciuto Gian Piero 43 anni fa: io ero una studentessa del terzo anno, al Giordani e Gian Piero era professore di italiano e storia. Quando lo vidi entrare in classe per la prima volta, mi accorsi subito che gli alunni che lo conoscevano già provavano un forte affetto, affetto sincero e profondo, che condivisi per tre anni. Era un professore fuori dalla norma: per prima cosa non utilizzava i testi scolastici, bensì occorreva studiare su appunti, appunti presi durante le sue lezioni. Nonostante le grandi aule dell'istituto ( stiamo parlando del palazzo sullo stradone che ora ospita la sede di un ente), Gian Piero parlava con il suo tono di voce pacato e profondo, come se avesse noi alunni vicini a lui. Ah, per prendere appunti dovevi stare assolutamente in silenzio, in ascolto, altrimenti erano poi fatti tuoi ... Non si preoccupava di dirci di stare in silenzio, Gian Piero parlava e raccontava, chi ascoltava bene, gli altri .... Io ho ancora i quaderni con le sue lezioni di tre anni, scritti molto fitti. Ci parlava di Dante e della Commedia, come dei poeti spagnoli che lui amava e quelli russi ed attraverso la letteratura ci parlava di storia. Educava all'ascolto ed all'attenzione portando in classe il suo giradischi ed i suoi lp facendoci sentire Guccini e Lucio Battisti ... educandoci a sentire emozioni .... educandoci a non vergognarci di trasmetterle. Dialogava con i suoi alunni attraverso quelli che noi chiamavamo "temi": dava sempre tre o quattro a volte anche cinque titoli e c'era sempre un tema libero, in cui ci si poteva sbizzarrire a parlare di tutto. Così iniziarono i miei dialoghi con Gian Piero e lui, oltre al voto, scriveva sempre commenti, che io ancora conservo e che per me erano e sono molto preziosi. Con lui, io ho ritrovato la voglia di scrivere che altri insegnanti avevano, negli anni, fatto scemare; per Gian Piero nulla era inutile, nulla era definibile o etichettabile, tutto diventava prezioso, ogni piccola parola, ogni piccola emozione. Io facevo volontariato ed insegnavo chitarra ai bimbi e Gian Piero comprendeva la mia gioia per quelle esperienze e condivideva con me la sua gioia nell'insegnamento. Nelle giornate in cui si poteva fare un po' di festa, come per esempio a carnevale, mi faceva portare la chitarra ed io cantavo per la classe canzoni di protesta o del mio "repertorio" che cantavo in spettacoli da sola, o con mio fratello o con il gruppo di "Viva la Gente" ed in questo modo faceva aleggiare in aula i moti e gli ideali che arrivavano dal mondo studentesco.
Dopo il diploma, ogni tanto ci incontravamo per le vie del centro, scambiavamo qualche frase, sempre con la sensazione di esserci visti il giorno prima, io sua alunna e lui mio professore. In effetti, a differenza di altri alunni, io ho sempre continuato a dare del Lei a Gian Piero e a chiamarlo Prof.
Un giorno, l'ultima volta che lo vidi in centro, era a braccetto con Michela ed orgoglioso me la presentò. Poi io mi trasferii fuori città e non ebbi più l'occasione di incontrarlo ma seguivo le sue attività per il Teatro Regio attraverso le cronache dei giornali.
Qualche anno fa, ebbi la sorpresa di trovare nella mia posta elettronica un suo messaggio in cui mi diceva di aver trovato per puro caso il mio blog. Il nostro dialogo ricominciò, per via mail. Io gli spedii qualche mio libro pubblicato e parlammo dell'utilità o meno di pubblicare ciò che si scrive. Mi disse che parecchi anni prima, quando ancora insegnava ma già scriveva poesie, aveva avuto una proposta di pubblicazione ma di aver scelto di non intraprendere quella strada. Io gli dissi che poesie o racconti nascono comunque dal desiderio di esprimere esperienze e sentimenti e che, indipendentemente dalla storia che i libri vivono dopo la pubblicazione, indipendentemente dalla vendita o meno di tali libri, è generoso, a mio parere, pubblicare quello che si è scritto con il cuore.
Dopo poco mi scrisse di aver cercato, nei suoi archivi, i suoi "pensierini sparpagliati" e di averli pubblicati, solo però ad uso dei suoi amici e me ne mandò copia così come mi mandò anche il cd con le canzoni scritte da lui. Sapevo che suonava la chitarra e che aveva smesso e sapevo che pensava di non avere la voce per cantare ma io sapevo che ascoltarlo mi avrebbe scaldato il cuore.
In questi ultimi anni abbiamo continuato a scriverci via mail, aggiungendo anche posta e messaggi via facebook. Mi scrisse un accenno a problemi di salute quando mi disse di aver smesso di fumare e mi disse anche che non ne avrebbe mai più parlato. Così, non parlavamo mai di salute. Il mio "come va?" era l'approccio iniziale per scrivere, così, in leggerezza. Io scrivevo e scrivevo, parlavo di tutto e di più e Gian Piero con poche, misurate parole, commentava, mi rispondeva. Fra le righe venivo a sapere dell'evolversi della malattia; principalmente mi raccontava delle sue vacanze, dei suoi viaggi con Michela, spesso in Spagna che Gian Piero adorava. L'anno scorso, in una sua mail mi scrisse: "... e dammi del tu!" ... così, con sforzo perché per me il Lei non è un segno di distacco ma di profondo rispetto, iniziai a dargli del tu ed a chiamarlo per nome. Le mail si fecero più rade, negli ultimi mesi ed ogni tanto Gian Piero ne scriveva il motivo ma sempre, quando gli chiedevo di scrivermi qualcosa, scriveva, immagino con molto sforzo, un saluto. Io ancora continuo a dialogare con Gian Piero; scrivo ancora sulla sua pagina facebook e scriverò ancora. A volte con vignette, a volte condividendo pensieri con lui ed aspetto sempre che lui, con una parola, mi dia cenno di averle ricevute.
Mi era stato chiesto di dire qualcosa durante il suo ricordo avvenuto ieri sera al Teatro Regio ma ho pensato, sul momento, di avere ricordi insignificanti rispetto alla sua attività come direttore artistico del teatro. Oggi, ho voluto condividere in rete i miei ricordi perché Gian Piero è stato una persona molto importante nella mia vita; insegnante di alto livello, persona profonda e amorevole. Se ho pubblicato in dieci anni dieci libri è grazie a Gian Piero; se sono la persona che sono è grazie a Gian Piero, che negli anni dell'adolescenza mi ha fatto conoscere autori come Garcia Lorca, Gibran, Boris Pasternack.
Grazie Gian Piero, ovunque tu sia ....
Dopo il diploma, ogni tanto ci incontravamo per le vie del centro, scambiavamo qualche frase, sempre con la sensazione di esserci visti il giorno prima, io sua alunna e lui mio professore. In effetti, a differenza di altri alunni, io ho sempre continuato a dare del Lei a Gian Piero e a chiamarlo Prof.
Un giorno, l'ultima volta che lo vidi in centro, era a braccetto con Michela ed orgoglioso me la presentò. Poi io mi trasferii fuori città e non ebbi più l'occasione di incontrarlo ma seguivo le sue attività per il Teatro Regio attraverso le cronache dei giornali.
Qualche anno fa, ebbi la sorpresa di trovare nella mia posta elettronica un suo messaggio in cui mi diceva di aver trovato per puro caso il mio blog. Il nostro dialogo ricominciò, per via mail. Io gli spedii qualche mio libro pubblicato e parlammo dell'utilità o meno di pubblicare ciò che si scrive. Mi disse che parecchi anni prima, quando ancora insegnava ma già scriveva poesie, aveva avuto una proposta di pubblicazione ma di aver scelto di non intraprendere quella strada. Io gli dissi che poesie o racconti nascono comunque dal desiderio di esprimere esperienze e sentimenti e che, indipendentemente dalla storia che i libri vivono dopo la pubblicazione, indipendentemente dalla vendita o meno di tali libri, è generoso, a mio parere, pubblicare quello che si è scritto con il cuore.
Dopo poco mi scrisse di aver cercato, nei suoi archivi, i suoi "pensierini sparpagliati" e di averli pubblicati, solo però ad uso dei suoi amici e me ne mandò copia così come mi mandò anche il cd con le canzoni scritte da lui. Sapevo che suonava la chitarra e che aveva smesso e sapevo che pensava di non avere la voce per cantare ma io sapevo che ascoltarlo mi avrebbe scaldato il cuore.
In questi ultimi anni abbiamo continuato a scriverci via mail, aggiungendo anche posta e messaggi via facebook. Mi scrisse un accenno a problemi di salute quando mi disse di aver smesso di fumare e mi disse anche che non ne avrebbe mai più parlato. Così, non parlavamo mai di salute. Il mio "come va?" era l'approccio iniziale per scrivere, così, in leggerezza. Io scrivevo e scrivevo, parlavo di tutto e di più e Gian Piero con poche, misurate parole, commentava, mi rispondeva. Fra le righe venivo a sapere dell'evolversi della malattia; principalmente mi raccontava delle sue vacanze, dei suoi viaggi con Michela, spesso in Spagna che Gian Piero adorava. L'anno scorso, in una sua mail mi scrisse: "... e dammi del tu!" ... così, con sforzo perché per me il Lei non è un segno di distacco ma di profondo rispetto, iniziai a dargli del tu ed a chiamarlo per nome. Le mail si fecero più rade, negli ultimi mesi ed ogni tanto Gian Piero ne scriveva il motivo ma sempre, quando gli chiedevo di scrivermi qualcosa, scriveva, immagino con molto sforzo, un saluto. Io ancora continuo a dialogare con Gian Piero; scrivo ancora sulla sua pagina facebook e scriverò ancora. A volte con vignette, a volte condividendo pensieri con lui ed aspetto sempre che lui, con una parola, mi dia cenno di averle ricevute.
Mi era stato chiesto di dire qualcosa durante il suo ricordo avvenuto ieri sera al Teatro Regio ma ho pensato, sul momento, di avere ricordi insignificanti rispetto alla sua attività come direttore artistico del teatro. Oggi, ho voluto condividere in rete i miei ricordi perché Gian Piero è stato una persona molto importante nella mia vita; insegnante di alto livello, persona profonda e amorevole. Se ho pubblicato in dieci anni dieci libri è grazie a Gian Piero; se sono la persona che sono è grazie a Gian Piero, che negli anni dell'adolescenza mi ha fatto conoscere autori come Garcia Lorca, Gibran, Boris Pasternack.
Grazie Gian Piero, ovunque tu sia ....
Saturday, September 19, 2015
Immigrazione
Continuano gli arrivi in massa dai paesi poveri o in guerra, continuano nonostante le morti in mare, nonostante i muri eretti, nonostante i militari in assetto di guerra.
C'è chi ignora il problema, nel mondo, c'è chi lo sottovaluta, c'è chi lo nasconde; c'è chi lo paragona alle grandi emigrazioni degli italiani.
Penso che si dovrebbero fare alcune considerazioni anche sul dovere di accoglienza.
I nostri italiani, quando andarono in America, non furono accolti da applausi: furono messi in quarantena, sommersi di ddt contro pidocchi, scabbia e quant'altro, schedati. Non furono fatti piani di inserimento, non furono fatti piani di studio agevolato, per loro. Erano poveracci, analfabeti e da tali furono trattati. L'America delle grandi opportunità li trattò così. Certamente non fu ripagata meglio, poiché oltre ai poveracci c'erano anche i mafiosi, quegli stessi mafiosi che, nel giro di qualche decennio, diventarono così importanti da aiutare le truppe americane a sbarcare in Sicilia per dare l'avvio alla "liberazione".
Quando la Francia "chiamò" gli immigrati, c'era il piano casa, scuola in cambio di lavoro a numero chiuso: avevano bisogno di tot lavoratori e per tot lavoratori, per lo più minatori, c'era posto, non per altri.
Oggi, in America si stima che il flusso di immigrazione che sta toccando l'Europa durerà per venti anni: come fanno a stabilirlo? La Boldrini, qualche tempo fa, ha detto al popolo italiano che dovrà adattarsi presto alle condizioni di vita degli immigrati. La Merkel si dà disponibile a prendere i Siriani, laureati, benestanti, borghesi che scappano da Assad, ma certamente non si dà disponibile per altri. C'è chi erige filo spinato e muri, c'è chi si rende disponibile e c'è ancora chi proprio non vuole nessuno. L'Italia accoglie tutti perché, si sa, gli italiani sono brava gente e se c'è un gommone in acqua lo si accoglie, se c'è un affamato gli si dà da mangiare e da bere .... accoglie buoni e cattivi, principalmente cattivi che sanno che da noi, le leggi, sono scritte ma mai applicate .... e c'è ancora chi non crede ad un piano di affossamento dell'Italia e, forse, un po' dell'Europa.
Abbassando il tenore, la qualità della vita agli europei i politici sono certi di ottenere dei popoli pronti a cedere sui propri diritti pur di mangiare; togliendo la sanità si fanno morire i popoli; togliendo l'istruzione si fanno morire le idee, le lotte, i pensieri degli intellettuali che sono anche troppi nel mondo occidentale. Mescolando, o meglio facendo morire le culture europee e accettando che siano le altre culture a prevalere (in fondo, saranno milioni ad "invadere" l'Europa) si otterranno popoli senza radici, senza cultura comune, stremati dalle difficoltà di vivere, troppo stremati per poter lottare contro le ingiustizie e contro i governi. Un popolo unico, indifferente e sofferente, è governabile senza difficoltà, un popolo disunito perché troppo eterogeneo non si unirà mai contro il governo ... l'ordine unico mondiale sarà così possibile, manovrato e manovrabile, a livello piramidale ...
Questi miei pensieri potranno essere intesi in ogni modo: razzista o altro. Non mi importa.
Non sono mai stata razzista ed ho ascoltato con molta attenzione quel ragazzino intervistato dal telegiornale, un ragazzino di unidici o dodici anni che diceva: se fate finire la guerra, noi non resteremo qui. Ecco, un pensiero semplice. Chi è che alimenta gli odi e le guerre? Chi è che continua a dare soldi e armi ad Assad in Siria, agli islamici integralisti in Iraq e nei paesi arabi, ai talebani in Afganistan? Ma per piacere, è anche tanto semplice capire il disegno, il progetto ma occorre un bambino che gridi, una volta per tutte: Il re è nudo! Governanti ed intellettuali prezzolati continuano a dipingere l'immigrazione e l'accoglienza come diritti e doveri e per carità chi dice il contrario viene dipinto come il cretino che, nella favola, dice che il re è vestito anche se lo vede che è nudo.
No, io vedo che il re è nudo e lo grido forte. E vedo quello che sta accadendo. E non mi piace.
C'è chi ignora il problema, nel mondo, c'è chi lo sottovaluta, c'è chi lo nasconde; c'è chi lo paragona alle grandi emigrazioni degli italiani.
Penso che si dovrebbero fare alcune considerazioni anche sul dovere di accoglienza.
I nostri italiani, quando andarono in America, non furono accolti da applausi: furono messi in quarantena, sommersi di ddt contro pidocchi, scabbia e quant'altro, schedati. Non furono fatti piani di inserimento, non furono fatti piani di studio agevolato, per loro. Erano poveracci, analfabeti e da tali furono trattati. L'America delle grandi opportunità li trattò così. Certamente non fu ripagata meglio, poiché oltre ai poveracci c'erano anche i mafiosi, quegli stessi mafiosi che, nel giro di qualche decennio, diventarono così importanti da aiutare le truppe americane a sbarcare in Sicilia per dare l'avvio alla "liberazione".
Quando la Francia "chiamò" gli immigrati, c'era il piano casa, scuola in cambio di lavoro a numero chiuso: avevano bisogno di tot lavoratori e per tot lavoratori, per lo più minatori, c'era posto, non per altri.
Oggi, in America si stima che il flusso di immigrazione che sta toccando l'Europa durerà per venti anni: come fanno a stabilirlo? La Boldrini, qualche tempo fa, ha detto al popolo italiano che dovrà adattarsi presto alle condizioni di vita degli immigrati. La Merkel si dà disponibile a prendere i Siriani, laureati, benestanti, borghesi che scappano da Assad, ma certamente non si dà disponibile per altri. C'è chi erige filo spinato e muri, c'è chi si rende disponibile e c'è ancora chi proprio non vuole nessuno. L'Italia accoglie tutti perché, si sa, gli italiani sono brava gente e se c'è un gommone in acqua lo si accoglie, se c'è un affamato gli si dà da mangiare e da bere .... accoglie buoni e cattivi, principalmente cattivi che sanno che da noi, le leggi, sono scritte ma mai applicate .... e c'è ancora chi non crede ad un piano di affossamento dell'Italia e, forse, un po' dell'Europa.
Abbassando il tenore, la qualità della vita agli europei i politici sono certi di ottenere dei popoli pronti a cedere sui propri diritti pur di mangiare; togliendo la sanità si fanno morire i popoli; togliendo l'istruzione si fanno morire le idee, le lotte, i pensieri degli intellettuali che sono anche troppi nel mondo occidentale. Mescolando, o meglio facendo morire le culture europee e accettando che siano le altre culture a prevalere (in fondo, saranno milioni ad "invadere" l'Europa) si otterranno popoli senza radici, senza cultura comune, stremati dalle difficoltà di vivere, troppo stremati per poter lottare contro le ingiustizie e contro i governi. Un popolo unico, indifferente e sofferente, è governabile senza difficoltà, un popolo disunito perché troppo eterogeneo non si unirà mai contro il governo ... l'ordine unico mondiale sarà così possibile, manovrato e manovrabile, a livello piramidale ...
Questi miei pensieri potranno essere intesi in ogni modo: razzista o altro. Non mi importa.
Non sono mai stata razzista ed ho ascoltato con molta attenzione quel ragazzino intervistato dal telegiornale, un ragazzino di unidici o dodici anni che diceva: se fate finire la guerra, noi non resteremo qui. Ecco, un pensiero semplice. Chi è che alimenta gli odi e le guerre? Chi è che continua a dare soldi e armi ad Assad in Siria, agli islamici integralisti in Iraq e nei paesi arabi, ai talebani in Afganistan? Ma per piacere, è anche tanto semplice capire il disegno, il progetto ma occorre un bambino che gridi, una volta per tutte: Il re è nudo! Governanti ed intellettuali prezzolati continuano a dipingere l'immigrazione e l'accoglienza come diritti e doveri e per carità chi dice il contrario viene dipinto come il cretino che, nella favola, dice che il re è vestito anche se lo vede che è nudo.
No, io vedo che il re è nudo e lo grido forte. E vedo quello che sta accadendo. E non mi piace.
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