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Monday, March 07, 2016

PICCOLI OMICIDI CRESCONO

Non amo Porta a porta di Bruno Vespa perché non amo i sensazionalismi, i plastici delle terre di guerra, le storie di calciatori e subrettine, ma ieri sera si parlava di questo omicidio straziante di un giovane seviziato, torturato ed ucciso da due giovani che pensava fossero amici.
Due giovani uomini di ventinove anni hanno pianificato, due giorni prima, di uccidere qualcuno a caso così, tanto per divertirsi; uno dei due ha chiamato la vittima, non si sa se per invitarlo ad una festa. La fidanzata della vittima dice che non era tipo da andare a "festini" equivoci.
Comunque, già due giorni prima i due assassini si sono procurati 1.500 euro di cocaina; non era certo la prima volta che usavano la cocaina perché uno dei due ha confessato di farne uso da 10 anni, da quando, cioè aveva diciannove anni.
Ma quella cifra di cocaina corrisponde a circa 30 grammi di cocaina, una dose altissima, dicono,  anche per consumatori abituali.
Per due giorni gli assassini si sono fatti di coca e alcool.
Quando hanno incontrato la vittima, erano ormai assolutamente fuori controllo ma non dimentichiamo che due giorni prima avevano pensato di ammazzare qualcuno a caso.
Lo hanno chiamato nell'appartamento di uno dei due: gli hanno dato una medicina, la vittima si è sentita male e lì è iniziato il tormento: lo hanno assalito, immobilizzato, reso impossibile ogni difesa ed ogni grido e con due coltelli ed un martello lo hanno seviziato, torturato ed ucciso.
Grazie a Vespa per non aver dato altri dettagli, troppo crudi e cruenti anche per lui.
Presente era il padre dell'assassino nel cui appartamento è accaduto tutto; il figlio gli ha telefonato e quando si è trovato con il padre ha detto "Ho fatto un guaio". Quando il padre ha saputo tutto ha portato il figlio assassino alla polizia, dove è stata raccolta la confessione grazie alla quale hanno salvato in extremis l'altro assassino che aveva detto che si sarebbe ammazzato.
Ora, almeno l'altro evidentemente ha avuto un rigurgito di coscienza per essersi reso conto di ciò che aveva fatto ed infatti ha tentato il suicidio in un hotel.
Ma questo, il cui padre è proprietario di una catena di ristoranti, non ha dato segni di pentimento.
Ed il padre, presente a Porta a porta, raccontava l'omicidio con freddezza, come se si stesse raccontando un fatto qualunque; non sapeva che il figlio, "bravo ragazzo, fuori corso (questo è irrilevante) perché impegnato nelle aziende di famiglia", facesse uso di cocaina da dieci anni. Ma è "un bravo ragazzo, con quoziente d'intelligenza superiore alla media". Fossi stata io la madre di quell'assassino forse sarei stata presente alla trasmissione per metterci la faccia, ma certamente mi sarei vergognata tantissimo, mi sarei sentita male ad avere un figlio diventato torturatore ed assassino perché avrebbe significato che qualcosa, nell'educazione datagli, avevo sbagliato. Ma questo padre no, non ha avuto un attimo di commozione, un pensiero verso la vittima, uno sguardo colpevole, un pensiero ai genitori che hanno perso un figlio sapendo che aveva sofferto tantissimo; perché durante la confessione l'assassino ha detto che volevano farlo soffrire e la vittima è morta lentamente soffrendo tantissimo.
Ma questo padre non ha avuto un attimo di ripensamento alla educazione data al figlio, assolutamente no.
Accanto al padre dell'assassino c'era una psicologa che, gentilmente, ha fatto notare che la rappresentazione del giovane data dal padre non rispondeva alla realtà; un'escalation di violenza di questo tipo non nasce da un giorno all'altro, qualche segnale di squilibrio deve esserci pur stata prima.
Il padre ha detto che comunque da alcuni anni il giovane era fuori dal controllo famigliare perché abitava da solo ma insisteva sul fatto che suo figlio è un bravo ragazzo.
A parte andare ad assassinare un coetaneo dopo avergli fatto subire sevizie e torture per "vedere che effetto che fa".
La cosa che mi disturba alquanto è la consapevolezza che questo abbia alle spalle un padre che potrà spendere molti soldi per farlo difendere; la consapevolezza che avere dei giovani con disponibilità di denaro e senza controllo possono trasformarsi, per gioco, in mostri; la consapevolezza che fra pochi giorni nessuno parlerà della vittima ma continueremo a sentire considerazioni sul perché e per come qualcuno si trasforma in assassino e torturatore. E magari il padre o l'assassino stesso un giorno scriverà un libro ed andrà da Bruno Vespa a presentarlo e farà anche altri soldi ed avrà il suo quarto d'ora di celebrità o magari di più (se fossimo in America, come ha fatto l'assassina di Meredith). E magari questo "bravo ragazzo" durante il periodo di galera, che sarà breve tra permessi, premi, condoni, prescrizioni o quant'altro, si laureerà come ha fatto l'assassina di madre e fratello che grazie a Don Mazzi disputa anche partite non so se di basket o pallavolo.
Insomma, alla fine ci troviamo con giovani veramente bravi, educati, ingenui assassinati da "Piccoli omicidi che crescono" che rimarranno impuniti.
In giornate come queste, veramente mi chiedo in che mondo viviamo, mi chiedo se è questo il messaggio che vogliamo dare ai nostri giovani: che con i soldi, a quelli che hanno i soldi, si arriva ad avere il perdono sociale.
Ebbene, io, il mio perdono civile, da semplice cittadino, non lo concedo né a Erica, né a questi due assassini, né ad altri. Sono contraria alla pena di morte, ma sono assolutamente a favore della morte civile di chi si macchia della morte di un suo simile, morte civile possibile solo con l'ergastolo, carcere a vita che deve servire per fare un esame di coscienza e di consapevolezza di ciò che si è fatto prima di arrivare a fare i conti con la propria morte.

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