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Saturday, May 04, 2019

Sogni premonitori

La nostra vita è fatta di avvenimenti che possiamo controllare, decisioni prese o non prese, scelte fatte o non fatte e da avvenimenti che non possiamo controllare come infortuni, lutti, disgrazie, malattie.
A me capita spesso di sognare le persone a cui voglio bene in determinate situazioni che mi fanno intuire se si trovano in difficoltà di salute.
Mi capita anche di avere visioni notturne e sogni, udire voci ...e di tutto questo ne ho scritto.
Il mio romanzo storico L'Archiatra è pieno di questo: le scene descritte mi sono venute alla mente lucidamente, come se scorressero in un film; certi avvenimenti descritti sono accaduti a me.
E così anche la seconda saga della protagonista de Il Canto del Bisonte Bianco, La legge di Maat, La Porta del Sole, Io sono la Tigre è infarcita di miei sogni e delle mie visioni.
Quando, quattro giorni fa, il 30 aprile verso le 7,30 del mattino, sono caduta, ho compreso perfettamente la gravità della situazione per il forte dolore provato e mi è venuto subito in mente un mio sogno del 20 settembre 2008 (io per abitudine tengo un diario apposta dei sogni in cui descrivo e cerco di disegnare i sogni fatti nella notte).
Nel mio sogno mi apparivano 8 rotoli di papiro, racchiusi in contenitori di bambù, come quelli che si vedono nei film storici sugli egizi o gli antichi romani, che rappresentavano la mia vita passata.
Il nono lo consegnavo a Sarah dicendo:
"E' il mio nono rotolo, durerà 10 anni ..."
Il totale dava 63 ... e comprendevo, così, che nel mio 63 anno di vita sarebbe successo qualcosa.
Ora, il 63° anno della vita ha inizio già al compimento del 62° e, se vogliamo allargare lo spettro di tempo,  finisce quando si compie il 64°.
A me mancano 25 giorni al compimento dei 64.
Per questo motivo l'altro giorno, quando sono caduta, visto il dolore che provavo e la preoccupazione che qualche organo interno potesse avere problemi a causa della caduta (veramente disastrosa), mi è venuto in mente il mio sogno ed ho pensato a qualcosa di veramente grave.
Non ho detto nulla a mia figlia e a mio genero che subito mi hanno soccorsa; non ho detto nulla a mio marito che è arrivato di corsa dall'ufficio in pronto soccorso.
Ne ho parlato ieri con solo mia figlia, ne ho parlato perché visto il mio recupero in pochi giorni, mi sento leggermente più tranquilla.
Ma il ricordo del dolore provato, della paura di qualcosa di veramente grave, lo uso per essere prudente.
Sono troppo desiderosa di fare e camminare, vorrei uscire con i cani, passeggiare, mi muovo ma non devo dare nulla per scontato e non devo essere precipitosa.
Ed allora, mi sforzo di camminare lentamente, lontano da mobili e spigoli, controllando che gli animali non mi passino troppo vicino; evito ancora (e lo farò per i restanti 20 giorni) di fare scale e camminare troppo a lungo: devono passare almeno venti giorni ed anche dopo mi riprometto di fare attenzione.
Perché ho ancora troppe cose da fare, troppi racconti da scrivere e troppa vita da vivere.

Wednesday, April 10, 2019

Dignità e femminismo

Viviamo in una società difficile e poco comprensibile.
Noi donne abbiamo attraversato i secoli, costruendo la storia, a volte nell'oscurità, a volte prendendoci l'importanza dei nostri ruoli, a volte lottando, a volte riscattandoci.
Anticamente, le donne erano preziose, la società matriarcale riconosceva il loro ruolo sia per il ruolo importante nella procreazione sia per l'organizzazione sociale delle comunità; erano loro che avevano le conoscenze ancestrali della medicina, della cura, della vita, della morte.
Successivamente, principalmente a causa delle religioni monoteiste che hanno preso piede, il ruolo delle donne è stato calpestato, rivoltato, dando a loro la colpa del "peccato", tenendole nascoste dietro un velo, calpestando il diritto persino di vivere o di parlare.
Le lotte per riacquistare l'uguaglianza, le lotte contro le differenze di genere e razziali, il femminismo hanno fatto riprendere alle donne il loro ruolo fondamentale, riconoscendo loro, almeno nelle società industrializzate, il diritto a parlare, a votare, a lavorare, a vivere a testa alta.
Negli ultimi venti anni tutte le lotte e tutti i diritti acquisiti stanno per essere cancellati e pare quasi che gli uomini, che si sono dimostrati incapaci di comprendere la vera importanza delle donne e ne hanno avuto paura, ne godano riprendendosi ruoli offuscati, forse,  dal femminismo.
I femminicidi sono causati da uomini che non riconoscono più alle donne il diritto di pensare, di volere, di volare, calpestando la dignità conquistata con il sangue ed il dolore.
In un periodo economico difficile (in Italia più che in altri stati europei) si dà la colpa alle donne di vivere; in Italia il ruolo delle donne casalinghe che, comunque, continuano a fare il loro lavoro di appoggio alle famiglie, tenendo i figli, sbrigando le faccende di case, curando gli anziani, viene calpestato ogni giorno togliendo loro la possibilità di riscattarsi economicamente.
Avere un governo che pensa a fare promesse solo a carattere elettorale che fa scelte di reddito di cittadinanza invece di pensare di assicurare alle donne che lavorano in casa un minimo di riconoscimento economico, mette le donne, ancora una volta, asservite ai compagni di vita che possono decidere se dare quel riconoscimento o non darlo a chi si occupa giornalmente di rendere la vita quotidiana più agevole per chi, invece, si allontana da casa a lavorare.
I lavori fuori casa non sono mai stati retribuiti, in Italia, in modo uguale; a stessa mansione non corrisponde mai stessa retribuzione nonostante le donne, spesso, siano in possesso di requisiti, competenze e titoli superiori agli uomini che occupano le medesime posizioni.
Con il femminismo, avevamo acquisito almeno il diritto di decidere se lavorare in casa o fuori casa; ma non siamo mai riuscite ad ottenere pari dignità persino tra donne lavoratrici e donne casalinghe.
E gli uomini, troppo spesso, approfittano di questa lacuna.
Sarebbe ora che i politici italiani si interessassero a mettere in atto politiche per la famiglia in questo senso: avere o non avere figli non ha nessuna importanza; essere single o essere in coppia non deve essere una discriminante.
Una volta riconosciuto il ruolo delle donne, siano esse occupate in casa o fuori casa, si dovrebbe provvedere a dare alle donne occupate in casa un importo che possa, almeno in parte, dare loro l'opportunità di provvedere, con un piccolo importo mensile, a qualche spesa domestica per dare loro il riconoscimento dei loro sforzi che si svolgono 24 ore su 24, sette giorni su sette, tra le mura domestiche.
Non occorrerebbero grandi importi; basterebbe un importo minimo, tanto per dire alle donne, finalmente: siete importanti nella nostra società perché la vostra vita si svolge tutta cercando di rendere piacevole la vita a chi deve tuffarsi sulle strade del mondo; siete importanti perché voi siete le educatrici dei nostri bambini che saranno il nostro futuro; siete importanti perché curate i nostri vecchi, rendendo loro dolce il sentiero finale; siete importanti perché siete l'altra metà del cielo e per troppi secoli siete state oscurate, torturate, maltrattate, dimenticate.
Ecco, un piccolo importo mensile, chissà, forse potrebbe evitare anche tanti femminicidi perché le donne maltrattate potrebbero salvarsi e trovare rifugio lontano da chi le maltratta; chissà, forse per i compagni di vita sarebbe una dimostrazione di avere a che fare con persone importanti, con dignità e forse smetterebbero di sentirsi importanti solo perché "lavorano" fuori casa.
Perché la società odierna purtroppo dà importanza alle persone solo in funzione del loro potere economico; con un piccolo aiuto mensile, ogni donna potrebbe essere fiera di dirsi casalinga, senza doversi sentire inferiore a nessuno.
Nessuna donna più si sentirebbe un peso; nessuna donna più si sentirebbe "mantenuta"; nessuna donna più dovrebbe chinare la testa, vergognandosi di lavorare in casa.
E la società ne guadagnerebbe in civiltà.

Sunday, March 24, 2019

Caro amico ti scrivo

E' passato un anno e mezzo da quando te ne sei andato.
Da quattro anni avevi ripreso a cercarmi.
Quando tornavi dai tuoi viaggi, venivi a trovarci, portando il gelato e passavamo una serata a chiacchierare e ad ascoltare i tuoi racconti sulla Cina, l'Australia ... non dimenticavi mai di portarci un ricordo del posto che avevi appena visitato.
Da quando era morto tuo padre, però,  avevi diradato le tue visite ed io ti cercavo, ti telefonavo, telefonavo a tua madre per sapere come stavate. In fondo, andava bene anche così.
Ogni tanto mi telefonavi ed allora ci prendevamo un paio d'ore per andare a prendere una bibita, un caffé.
Poi, un giorno mi hai chiamato, non ricordo da quanto tempo non ci vedevamo.
Mi hai detto: "Ci vediamo? Così, tanto per vedere se ci riconosciamo .."
Ti ho risposto ridendo: "Ma figurati se non ci riconosciamo ... "
Ci siamo dati appuntamento e ci siamo trovati a prendere una bibita, un caffè ....
Parlando, hai iniziato a tirare fuori qualche problema, le gambe che non ti reggevano, tua madre.
Da quel pomeriggio, abbiamo ripreso a sentirci per telefono la sera, come facevamo da ragazzi ed i problemi hai iniziato a sviscerarli un po' di più, tu, che ascoltavi molto ma parlavi poco di te.
Almeno, con me, non avevi mai accennato a problemi; d'altra parte, anche io di me ti parlavo poco, per non coinvolgerti nei miei problemi.
Camminando in punta di piedi nel terreno in cui mi trovavo parlando con te, ho iniziato a darti qualche consiglio, ma avevi anche tante altre persone che ti tiravano di qua o di là; io ascoltavo, qualche volta accennavo al mio pensiero ...
Poi sei andato in ospedale; ho iniziato a venirti a trovare più spesso.
Fino a passare parecchie ore con te e poi anche a casa tua, con tua madre.
Ho osservato, ascoltato, guardato; lasciandoti parlare, lasciando che altri ti dessero consigli, parole, parole, parole ... ho iniziato anche a sognarti, in casa tua, in mezzo a tante persone, a tanta confusione.
Hai avuto due o tre ricoveri, di diverso tenore e le mie visite sono diventate sempre più assidue.
Poi ho iniziato a stare con te tutto il giorno; a seconda di come andava la giornata e la serata, ho passato con te dalle 12 alle 15 ore. Tutte le festività del tuo ultimo anno di vita le abbiamo passate insieme, con anche tua madre che andavamo a trovare tutte le settimane, quando non dovevi fare visite o altro.
Ecco, sono felice di avere avuto la possibilità di esserti vicina gli ultimi quattro anni.
Abbiamo avuto tanto tempo a disposizione per chiarire tutto, parlare di tutto, senza lasciare nulla di sospeso.
Sorrido al ricordo di quella volta che tu mi hai detto che non ti saresti mai aspettato di avermi vicina.
Anche tua madre una volta ha detto che non si sarebbe mai aspettata di avere la Lilly a farle la doccia.
Ed io ti ho risposto che ero stupita io del tuo stupore; non tanto di quello di tua madre che, in fondo, mi conosceva solo (da 40 anni) per telefonate abbastanza formali.
Ma mi stupiva il tuo stupore perché tu conoscevi tutto di me.
In fondo, a 63 anni, sono ancora la ragazzina di 14 anni che tu ricordavi con la mantellina grigia con per mano il fratellino ...
Abbiamo avuto l'occasione, caro amico, negli ultimi tuoi quattro anni di vita, di stare vicini, di confidarci ancora come facevamo allora.
Avrei voluto avere ancora altro tempo, con te; lo speravo.
Ma è proprio per quel lungo periodo che abbiamo passato insieme, principalmente per quel periodo di grande confidenza che non potrò mai dimenticarti.
Sono stata felice di esserti stata vicina.
Mi auguro sia stato così anche per te. So che è stato così anche per te.
Nonostante la fatica e la sofferenza che ora, certamente, potrai dimenticare.


Wednesday, March 20, 2019

Insonnia e .... presenze

La notte scorsa non ho dormito; inizia la stagione primaverile e per me inizia la stagione delle allergie. Sternuti, solletico al naso gocciolante, tosse ... una notte infernale.
A metà nottata, dunque, da sveglia, sento che un animale si sta accomodando ai miei piedi.
Ne sento il peso, sento il materasso abbassarsi, sento sui miei piedi il suo peso.
Controllo: Pupa è in mezzo a noi, tra le mie gambe c'è Apple.
Forse è Briciola che, normalmente, viene sul letto solo i primi minuti e poi preferisce stare comodo e largo nella sua cuccia, ma forse, a metà nottata, vuole avvicinarsi.
Alzo la testa, quindi, per guardare chi è e vedo, in contro luce (teniamo sempre la tapparella, di fronte al letto, un po' alzata perché io voglio sempre un po' di luce) e vedo la sagoma di un gatto soriano: la sua testolina, con le orecchie dritte, il corpicino adagiato comodamente.
Forse è Psiché che è riuscita ad aprire la porta.
Mi siedo e la vedo distintamente, sui miei piedi; allungo la mano per accarezzarla ma .. la mia mano si posa sulla coperta.
Niente, nessuno, la gatta non c'è ....
Allora sorrido; l'unica gatta che dormiva con noi, stando ai piedi del letto, era Creamy, gatta soriana, la nostra prima gatta, vissuta con noi dieci anni e deceduta ormai 23 anni fa ...

Monday, March 18, 2019

Festa del papà (2)

Quando si diventa genitori, c'è bisogno della collaborazione dei papà.
Le mamme hanno bisogno della collaborazione del papà.
E non posso che augurare alle giovani donne che diventano o sono già mamma di avere di fianco un compagno che sia in grado di fare il papà.
Mia figlia, a dir la verità, non ha auto un papà ed una mamma ma ha avuto una mamma ed un mammo.
Avendo avuto il taglio cesareo, i primi quindici giorni avevo assoluto bisogno dell'aiuto di qualcuno; non volli a fianco mia madre perché desideravo che la bimba venisse maneggiata dal padre, pensando che tanto eravamo ignari di come essere genitori tutti e due. Quindi, tutti e due dovevamo imparare, a nostre spese e anche a spese della bimba, come dover fare.
Non aveva importanza se il pannolone (complicato, con triangolo e ciripa') aveva qualche piega, inizialmente; l'importante era che fossimo noi due a maneggiarla, che la bimba sentisse il nostro odore, sentisse le nostre mani, anche con un po' di insicurezza ma con tanto amore.
E devo dire il papà di Sarah fu bravissimo.
Tenendo la cesta a fianco del letto, gli scricchiolii della piccola ci tenevano svegli, i primi giorni.
Poi ci abituammo ma quando piangeva eravamo pronti per assecondare i suoi bisogni che, a dir la verità, per i primi tre mesi erano assillanti. Ogni tre ore Sarah faceva il suo pasto; significava cambiarla prima e dopo l'allattamento (al seno) quindi l'intervallo era molto più breve.
Io avevo difficoltà ad alzarmi a causa della montata lattea, veramente dolorosa.
L'aiuto del papà era essenziale e lui si alzava, la cambiava, aspettava che l'allattamento terminasse, me la riprendeva, la ricambiava e la metteva nella cestina.
Nonostante la mattina seguente lui dovesse andare a lavorare.
Confesso che aspettavo il suo ritorno dal lavoro per fare il bagnetto alla piccola, sentendomi insicura e timorosa a mettere la bimba nella sua vaschetta.
E così, negli anni, Sarah con il suo papà faceva i compiti di alcune materie e con me altre materie; divenne molto naturale scambiarsi gli impegni, gli orari con quelli di Sarah. e Sarah è stata una bimba molto impegnata nello sport.
Ecco perché Sarah non ha avuto una mamma ed un papà ma ha avuto una mamma ed un mammo.
Per questo motivo, anche Luca dovrebbe essere festeggiato nel giorno della festa della mamma.
Ma per essere tradizionalisti, è un papà.
Ed allora gli faccio gli auguri tradizionalmente, per il 19 marzo, per la festa del papà ringraziandolo perché è solo grazie al suo aiuto se sono riuscita a fare la mamma senza paura.

Festa del papà (1)

Sono contenta di aver sempre detto a mio padre quanto gli volevo bene; lui mi ha tenuto sulle ginocchia fino a 22 anni, quando mi sono sposata.
A scuola era lui che incontrava gli insegnanti e quelle delle superiori facevano sempre commenti galanti nei suoi riguardi; nonostante i capelli bianchi sin da giovane età, aveva un portamento giovanile e gentile, specialmente verso il gentil sesso. Non si tirò indietro quando ci furono le elezioni (decreti delegati) per i rappresentanti di classe e mi ha aiutato tanto, specialmente gli ultimi due anni, quando ho organizzato lo sciopero per mantenere l'orario con i cinquanta minuti.
Quando abbiamo occupato il provveditorato, lui c'era, nascosto dietro i muri, a controllare che non succedesse nulla di pericoloso e, tornati a casa, mi confessò di aver notato qualche elemento della digos che controllava i movimenti degli studenti. Non successe nulla, tutto avvenne in modo pacifico, ma in quell'epoca era facile che gli scioperi prendessero pieghe incontrollabili. E lui era lì.
Quando cominciai a lavorare come commessa, mi comprò la bicicletta per i miei spostamenti verso il centro; quando tornavo, dopo pranzo mi stendevo sul divano e lui, me ne accorgevo, mi metteva il panno perché non mi raffreddassi.
Quando mi sono sposata, mio marito fu uno dei primi obiettori di coscienza ed eravamo controllati. Ma c'era mio padre che ci guardava le spalle; anche quando facevamo assistenza sociale con i ragazzini che iniziavano,purtroppo, a drogarsi e a frequentare casa nostra. Mio padre controllava.
Quando nacque mia figlia, veniva a fare il suo giro, beveva il suo caffé, mi chiedeva di mettere il disco di Teresa De Sio di cui non capiva le parole (nonostante fosse di Caserta) ma gli piaceva ascoltarla, gustando il caffé.
Chiamò mia figlia Donna Sarah , (lui che amava dare i soprannomi) quel giorno in cui, nel salutarla, (lei aveva 7/8 mesi) le baciò la manina; mia figlia glie la ridiede una seconda volta ed una terza volta per farsela baciare. Da quel giorno la chiamò Donna Sarah ...
Mio padre era però di poche parole; non amava raccontare troppo delle sue esperienze di guerra, di resistenza con la divisa.
I racconti di famiglia vengono trasmesse oralmente dalle donne, in genere, non dagli uomini.
E lui non era una eccezione.
Ma quando avevi bisogno anche solo di uno sguardo, lui c'era.
Grazie, babbo, grazie di tutto, non ti dimenticherò mai.
E, non dimenticarlo, ti voglio bene.

Saturday, March 16, 2019

La lezione di Greta

Sarah ed io siamo andate allo sciopero per il clima che si teneva a Parma ieri.
E' stata una esperienza emozionante perché vedere che i giovani non sono addormentati ma ben attenti ai problemi del mondo è stato entusiasmante.
Avevo perso ogni speranza, lo devo confessare.
Facendo le passeggiate con i nostri cani, mi ritrovo sempre a raccogliere immondizia, in giro per il bel paese dove abitiamo.
Quando abbiamo fatto la scelta di lasciare la città, venticinque anni fa, è stato per abitare in campagna, con un'aria meno inquinata, con la possibilità di poter vivere una vita più attaccata alla terra.
Ma in questi anni, ho notato una incuria terribile non tanto da parte dell'amministrazione; lo sappiamo che i comuni, negli anni, hanno perso potere di decisione ed hanno perso fondi.
No, l'incuria è ancor più grave, perché è quella che hanno le persone nei riguardi della cosa pubblica; ed i giovani troppo spesso sono la causa di questa incuria. Fanno sport, ma abbandonano le bottiglie, le lattine nei prati; si ritrovano fra loro, alla sera ed abbandonano le carte delle pizze e le bottiglie e le lattine di birra; rompono e rovinano gli arredi urbani facendo del male a tutti.
Avevo abbandonato l'idea di poter trovare dei giovani attenti all'ambiente.
Già alcuni anni fa avevamo fatto un gruppo ecologico per fare la pulizia dei parchi ma non è stato possibile coinvolgere i giovani; inoltre, quando è la politica che entra in certe iniziative, purtroppo si assistono a degli scontri fra persone che vogliono la visibilità che non fanno onore a nessuno.
Ultimamente, Sarah mi ha coinvolto in questa nuova iniziativa per pulire, nel nostro piccolo, una volta alla settimana compatibilmente con i nostri impegni famigliari, vari spazi pubblici, parchi (qui ne abbiamo per fortuna tanti) ed aiuole più o meno grandi. L'amministrazione ci ha prestato due rastrelli e ci ha fornito dei sacchi per le varie raccolte.
Facciamo pulizia e differenziamo i rifiuti.
Sarebbe bello poter coinvolgere le scuole (abbiamo asili, elementari e medie) ma pare che ci sia qualche ostacolo che noi, ingenuamente, non vediamo e non riusciamo a saltare.
E questo, mi aveva fatto perdere ogni speranza nei riguardi dei giovani.
Ma vedere, ieri, in città a Parma 10,000 persone, studenti, insegnanti, genitori, nonni a manifestare tutti insieme per l'ambiente mi ha riempito di una nuova speranza.
Di giovani attenti alle tematiche ambientali ce ne sono; di giovani pronti a manifestare ce ne sono; di giovani pronti a metterci la faccia e le mani (erano organizzati anche per tenere pulite le strade che facevano parte del corteo) ce ne sono.
Non dobbiamo perdere la speranza.
I buoni messaggi, le buone lezioni, ancora attecchiscono.
Grazie Greta!

Wednesday, March 06, 2019

La difficoltà di scrivere

Normalmente non ho difficoltà a scrivere.
In dieci anni ho scritto e pubblicato dieci libri.
Il primo pubblicato (non il primo ad essere scritto) è stato Il re di tutti, pubblicato nel 2005 con MEF; poi L'Archiatra (primo volume) nel 2006 con MEF; nel 2007 L'Archiatra - II volume; stesso anno il terzo volume; 2009 Il Canto del Bisonte Bianco; 2011 il IV volume de L'Archiatra; stesso anno La Legge di Maat; 2013 La porta del Sole; stesso anno Io sono la Tigre e Con i loro occhi.
Poi è stato pubblicato un mio racconto in una raccolta di autori vari.
Inedito è ancora Prisma .  Il mondo delle donne, prima raccolta scritta.
Non mi manca la vena.
Eppure ....
Scrivere le memorie della mia famiglia mi è difficile; da sette anni non riesco a concluderle.
Certo, non è facile raccogliere più ricordi possibili di una famiglia nata 80 anni fa; non è stato semplice raccogliere le idee degli anni in cui ancora io non ero nata. Ma non è questa la difficoltà.
Inizialmente avevo idea di mantenere una certa distanza dal racconto; mi ero anche troppo dilungata, forse, nella cronologia dei fatti che avevo voluto riallacciare alla storia contemporanea.
Poi ho fatto leggere una bozza al mio caro amico che oggi non c'è più e lui mi ha confessato che l'ultima parte (che è già stata completata) era perfetta mentre nel racconto mancavo io.
Mi disse proprio: Tu non ci sei ...
Mi sono resa conto, allora, che dovevo riscrivere tutto, che il mio cuore, la mia anima doveva apparire o almeno trasparire nello scrivere.
La mia intenzione iniziale non era fare una mia autobiografia perché in fondo la mia è una vita assolutamente anonima; l'importanza di questa storia doveva essere un tributo ai miei genitori, a cui sono molto grata per la bella infanzia e per l'adolescenza che mi hanno regalato.
I ricordi man mano che vengono scritti ne richiamano altri, freschi, come se fossero accaduti solo ieri per cui non è certo il materiale che mi manca.
Eppure, non riesco ad andare avanti, con la storia, forse perché nei miei ricordi sono vivi non solo i miei sentimenti a riguardo, ma ricordo i sentimenti di mia madre, di mio padre per ogni avvenimento accaduto.
Ho rimodellato il testo, ho accorciato alcuni avvenimenti storici contemporanei ed ho deciso di dividere la storia in tre tronconi ben precisi: il primo, la vita della mia famiglia, gli avvenimenti, prima della mia nascita, dal 1939 al 1950; il secondo comprensivo degli anni '50 fino al 1980; il terzo comprensivo degli anni '80.
Ma, nonostante questo schema, è ancora difficoltoso, per me, riprendere il racconto.
Raccontare, mi fa riaffrontare oltre agli avvenimenti gioiosi, soprattutto i lutti.
Credo sia per questo che mi stia diventando così difficile raccontare con la necessaria lucidità.
Sono certa che riuscirò a completare anche questo "racconto".
Se il tutto vi incuriosisce, continuate a seguirmi ...


Monday, February 25, 2019

Di nuovo insieme

Dopo esattamente diciassette mesi senza te, tua madre ha deciso di raggiungerti.
L'abbiamo salutata sabato.
Prendila per mano ed accompagnala.

Tuesday, April 24, 2018

RICORDI

Sette mesi sono passati dal giorno in cui ci siamo salutati.
Dopo averti aiutato a vestirti, ti ho lasciato, in compagnia dei tuoi amici.
Eri contento; da alcuni giorni pareva tu stessi meglio, mangiavi con appetito ed eri contento perché vedevi che i lavori in casa tua stavano procedendo velocemente. Avevi programmato la giornata che ti aspettava: visita a tua madre e poi ristorante, dove poter pranzare in compagnia.
Ti piaceva andare al ristorante, conoscevi benissimo tutti quelli migliori, con i piatti che ti piacevano di più. Non eri un gran mangiatore ma eri un conoscitore della buona cucina.
Ti piaceva anche cucinare e nonostante tu dicessi di aver perso il gusto, riconoscevi se un piatto non era fatto come la ricetta richiedeva.
Sono passati sette mesi, da quel giorno. A me sembra ieri.
Nonostante questo, sto riprendendo la mia vita.
Ho tante cose da fare; il mio ultimo racconto ancora non l'ho ripreso perché ho altre cose a cui pensare.
La mia vita, come ti avevo raccontato ultimamente, non è mai filata liscia e richiede sempre soluzioni, faticose, in salita.
Ma ti penso, sempre.
Non potrò mai dimenticarti, ma sto iniziando a ricordarti senza dolore. 
Sono felice di averti conosciuto, sono felice di esserti stata vicina nel momento più difficile della tua vita.
Vola libero, non ti voglio trattenere ... i miei pensieri sono più sereni, nei tuoi riguardi. E ricorda:
"Prendi il meglio dei giorni passati, vai avanti, non ti fermare ...".

Saturday, March 17, 2018

FOGLIE DISPERSE NEL VENTO

Un altro amico che se ne va, altri ricordi si accumulano per lasciare il posto alla tristezza.
Ed ogni volta, ogni foglia che si stacca dal nostro albero della vita, è come se un pezzo di noi ci lasciasse.
Le nostre vite si sono incrociate spesso, nel tempo; io sono entrata in Viva la gente quando tu l'avevi lasciata da poco, ma poi ti ho ritrovato collega di Luca. Siamo andati in montagna per alcuni anni, in vacanza insieme; ci trovavamo a cena anche con Vittorio, con le nostre famiglie e i nostri figli; ti vedevamo al craal, poi con la tua nuova attività.
Amici, sempre, come se ci fossimo visti il giorno prima anche se magari passavano i mesi ... o gli anni.
Ma quando ci sono cose in comune, non ha importanza la quantità di tempo che si passa insieme, quello che conta è il come, bastava una chitarra, oppure qualche ricordo ....
Claudio, ti ricorderemo, sempre, nei nostri cuori.
Fai buon viaggio e quando incontrerai Vittorio, Pietro e Roberto salutali da parte mia.

Monday, March 05, 2018

PUBBLICITA' MALEDUCATA

Mi domando quante volte guardiamo, passivamente, la pubblicità che scorre in ogni momento, su ogni canale, in televisione.
Premetto che io, proprio per un mio problema di memoria breve, non ricordo mai il prodotto pubblicizzato, confondo le marche e la pubblicità, per questo motivo, non attacca su di me. Non acquisto nulla di griffato o di marca, se non quando ci sono delle offerte in qualche iper.
Ma ultimamente, mi sono accorta di alcune pubblicità veramente maleducate o addirittura che pubblicizzano comportamenti poco etici.
Qualche esempio:
- Capsule monouso Dixan: c'è un uomo, probabilmente separato, che aspetta a cena  i figli (non ricordo se c'è anche una ex); acquista delle pizze pronte, nel toglierle dall'incarto si sporca la camicia, prende gli incarti e li getta dalla finestra in un cassonetto, che si trova proprio sotto la finestra, di indifferenziata. Ricordo che gli incarti delle pizze, se sono sporchi, vanno nell'organico.
- Lenor unstoppeble: c'è una "esperta" americana che parla di queste sfere che profumano il bucato, "sfera più, sfera meno" e non seguendo il dosaggio versa il prodotto straripando dal dosatore sprecando parecchio materiale che cade a terra ed inquinando maggiormente anche l'acqua del bucato in lavatrice.
- Pubblicità dei giochi d'azzardo, poker e casinò nonostante si dica, nella pubblicità, che il gioco dà dipendenza.
- C'è una pubblicità (non ricordo il prodotto) in cui c'è la canzone di Modugno (Ciao ciao bambina) ed un ragazzino che passa da un vicolo, accompagnato da un prete, dove ci sono stesi dei panni, sexi, rossi di una donna.
- Dolce e Gabbana: i loro profumi vengono sempre pubblicizzati con scene sensuali che evidenziano le parti intime maschili; una è con una donna che infila la mano nello slip dell'uomo e la scena si chiude con un ferma immagine.
- Hyundai: per guardare la macchina, un ragazzo sbatte il pallone da pallacanestro in faccia ad un altro ragazzo.
- Polo: il ragazzo, probabilmente principiante, guida con accanto il padre e, nonostante si veda perfettamente che sta arrivando un pedone, non frena: per fortuna la macchina frena da sola. Ma chi guida deve mantenere una velocità contenuta e deve avere i riflessi pronti per poter frenare.
Se ne vedo altre ve le elencherò.
Ma ritengo che se ci facessimo sentire a voce alta contro queste pubblicità in cui maleducazione, utilizzo del corpo umano, comportamenti inquinanti e poco etici e boicottassimo i prodotti pubblicizzati con essi, potremmo iniziare a cambiare qualche comportamento e potremmo ritornare ad avere comportamenti educati, eleganti, meno arroganti e meno menefreghisti.
Per esempio, ce n'è una di un olio dove tutti dicono: mi passi l'olio? senza chiedere per favore. L'avevo notata e mi dava molto fastidio. Dopo parecchio tempo, hanno cambiato lo spot aggiungendo il quadretto famigliare in cui il titolare (forse) dice alla figlia: come si dice? per favore, aggiunge la bambina. Forse anche i pubblicitari si sono accorti che mancava qualcosa, in quella pubblicità.
Per esempio, quella dei supermercati Conad dimostra dei titolari gentili, che aiutano una bambina a trovare la sua bambola persa tra gli scaffali e guardano i clienti come persone, non come consumatori.
Ecco, proviamo a cambiare, alzando la nostra voce, i comportamenti di coloro che pretendono di fare tendenza.

Tuesday, January 23, 2018

NUMERI

Ci sono persone che sono dislessiche, che quando scrivono o leggono vedono le lettere scombinate fra loro e questo non permette loro di leggere quello che c'è scritto su un foglio.
Esiste anche la dislessia dei numeri, che provoca lo stesso tipo di disturbo.
Ci sono persone autistiche la cui comunicazione è limitata; fra loro ci sono quelli che adorano i numeri e memorizzano ogni cosa che abbia un numero, numeri telefonici, date ...
Ecco, non so se sono autistica; in realtà riesco a comunicare ed il linguaggio mi è sempre stato molto amico, sia scritto che parlato.
Ma ho un rapporto strano con i numeri: ricordo tanti numeri telefonici, le rubriche mi servono solo per essere sicura di non avere vuoti di memoria; ricordo le date, ho un calendario in testa molto complesso. Ricordo i compleanni, gli anniversari di matrimonio, gli avvenimenti accaduti.
Ho un rapporto complesso con i numeri; sin da bambina, alla sera, specialmente dopo la nascita del nostro ultimo fratellino, prima di addormentarmi calcolavo gli anni dei miei genitori in rapporto ai nostri anni e calcolavo quanti anni avrebbe avuto mio padre, più anziano di mia madre di 13 anni, quando il piccolo avrebbe avuto dieci, venti anni ...
Ho anche un rapporto particolare, molto stretto, con le persone che ho amato e che ci hanno lasciato: li sogno, spesso, nelle varie situazioni ... ed i sogni si fanno più pressanti in determinati momenti, quando si avvicina l'anniversario della loro morte.
In genere qualche giorno prima dello scadere dell'anniversario o del compleanno della persona che non c'è più io sogno o vivo una situazione di tristezza, di angoscia ... non è che io sempre abbia in mente determinate date, ma succede che analizzando il motivo della mia tristezza io scopra che si avvicina la data fatidica.
Ecco, è quello che succede da qualche giorno a questa parte.
I sogni, i pensieri, diventano angosciati o tristi e le lacrime scendono da sole, improvvise.
Domani sarebbe stato il compleanno del mio caro amico e, sempre domani, cadono i quattro mesi dal giorno dell'arresto cardiaco che lo ha portato via.
Quando sono in questo stato, non ho voglia di uscire, non ho voglia di parlare, non ho voglia di vedere persone.
Cerco di tenermi occupata, ho ripreso a essere disponibile per chi possa avere bisogno di essere accompagnato da qualche parte, o di prendere un caffé per fare due chiacchiere.
Ma dentro di me c'è una tristezza che mi porta a chiudermi in casa, a non vedere nessuno.
Poi piano piano, recupero, fino alla prossima volta.
Ma, ecco, oggi va così ...

Tuesday, January 02, 2018

Sen no kaze ni natte (Mille venti)

Non piangete davanti alla mia tomba
Io, non sto lì.
Io, non dormo lì.
Mille venti. Soffiano i mille venti.
Per sempre, ovunque sarà una corrente d'aria,
io sarò.
Fluttuante nel cielo.
In autunno diventerò luce
Così ti illuminerò ovunque.
In inverno diventerò il fiocco di "diamante"
Così ti abbellirò sempre.
La mattina cinguetterò come un uccello.
Ti sveglierò con il mio canto.
La notte sarò come una stella.
Ti proteggerò con la mia luce.
Non piangete davanti alla mia tomba.
Io, non sto lì.
Io, non sono morto.

Thursday, December 28, 2017

Il nuovo anno che verrà

Mancano tre giorni a Capodanno ma non mi sento molto in vena di divertirmi.
A dir la verità, sin da bambina la fine dell'anno e l'inizio del nuovo mi dà un senso di tristezza che non mi fa capire la voglia delle altre persone di festeggiare. Mi trovo sempre a tremare, mentre gli altri, forzatamente, cercano di divertirsi facendo chiasso e facendo scoppiare i botti.
Il nuovo anno che verrà non so cosa ci porterà.
Mi viene semplicemente da sperare per me, per la mia famiglia, i miei famigliari e per tutti la salute, prima di tutto perché se c'è la salute si riescono a risolvere anche tanti problemi; poi la serenità, perché se si riesce a mantenere la serenità si possono vedere le soluzioni dei problemi; la pace nel mondo, perché solo la pace nel mondo dà a tutti la possibilità di sperare in nuovi inizi e nuove possibilità.
Ma nel cuore, avvicinandosi il Capodanno, sento un peso, un dolore silente, che evoca tutte le perdite subite, le fatiche fatte, le delusioni provate, i sogni spezzati, le illusioni distrutte.
L'anno che verrà chissà come sarà. Sarà un altro anno da vivere, sempre e comunque.
Ringraziando di avere la possibilità di viverlo.
Ecco:
Caro amico ti scrivo
così mi distraggo un po'
e siccome sei molto lontano
più forte ti scriverò.
L'anno che sta arrivando
tra un anno passerà
io mi sto preparando
è questa la novità ....



Saturday, December 09, 2017

SOGNI, SOGNI ED ANCORA SOGNI

Oh, lo so, le persone non credono ai sogni, né alla loro capacità di trasmettere messaggi o, peggio, previsioni. Non sono medium, lo dico subito e non mi piacerebbe esserlo anche se in un ramo della mia famiglia c'è stato un medium; non sono veggente, anche se, in un altro ramo della mia famiglia, c'è stato chi, attraverso i sogni, vedeva le cose che accadevano o stavano per accadere.
Eppure, sin da bambina ho un forte legame con i sogni, il mondo dei sogni (e non dico quelli delle fanciulle che "sognano" il principe azzurro) e con il mondo dei defunti.
Il primo della lista fu Papa Giovanni XXIII; non ricordo, ovviamente (quando è morto avevo 8 anni) se lo sognai prima o dopo la sua morte. Era in mezzo busto, nel confine tra il nostro orto e l'orto di una nostra vicina; mi parlò, lo ricordo perché ricordo che le labbra si muovevano, ma, ovviamente, non ricordo quello che mi disse. Allora non avevo ancora l'abitudine di trascrivere i miei sogni. Ero bimba e solo due anni dopo presi l'abitudine di scrivere un diario.
Ma da allora, i sogni mi fanno capire se qualcuno sta bene, se ci sono o ci saranno problemi ..
Non sempre riesco a ricordare tutto per poterlo trascrivere e non sempre i messaggi sono chiari.
E mai, comunque, riesco a prevenire quello che potrebbe accadere ... semplicemente sogno le persone a cui possono accadere, io in punta di piedi mi metto in contatto con la persona in questione e solo parlandole capisco che qualcosa (malattie o lutti) è andato storto in quel momento nella sua vita.
Ecco, tutta questa premessa serve per capire che i sogni mi accompagnano da una vita, come accompagnano la vita di ognuno di noi.
Da anni tengo un quaderno, ormai più di uno, in cui trascrivo i miei sogni.
Alcuni li ho semplicemente disegnati e dal disegno mi ricordo esattamente il sogno.
Di alcuni conosco il significato, anche attraverso libri di interpretazione dei sogni.
Per esempio, il 4 giugno 2007 ho fatto il sogno della tigre, in cui io, alla fine del sogno, dicevo: Io sono la Tigre. E questo è il titolo del libro che ho pubblicato che riporta esattamente il sogno da me fatto.
Un sogno del 16 aprile 2008 aveva come protagonista mio suocero, deceduto il 3 gennaio 1979: eravamo in moto, io e lui e, in un paesaggio montagnoso tipo i canyon americani, correvamo su una strada e lui mi diceva: Luca non ha il senso dell'orientamento. Orientamento spirituale, ovviamente. Ancora, infatti, mio marito non accettava molto che gli raccontassi i miei sogni con i defunti.
E' del 20 settembre 2008, invece, il sogno che mi decretava la mia morte.
Avevo dei rotoli di papiri, erano 8; il nono lo consegnavo a mia figlia dicendole: E' il mio nono rotolo, durerà dieci anni.
Calcolando gli anni, venivo a sapere, così, che nel mio 63 anno di vita morivo o sarebbe accaduto qualcosa che mi avrebbe cambiato la vita.
Ora, nei sogni la morte assume vari aspetti ed in senso spirituale nella nostra vita proviamo tante morti e tante rinascite.
I mistici Rosa-Croce dicono che la nostra vita si snoda e muta ogni sette anni; ogni multiplo di sette nella nostra vita accade qualche cosa, un cambiamento (che potrebbe essere riconosciuto come morte) che porterà qualche novità (rinascita).
I multipli di sette, ovviamente, li conosciamo tutti, sono le tabelline: 7, 14, 21, 28, 35, 42, 49, 56, 63, 70; quindi, allo scadere di un multiplo, accade qualcosa nella nostra vita.
A tutti possono venire in mente le cose più ovvie e naturali: a sette anni si inizia la scuola, a 14 inizia l'adolescenza, a 21 per noi fino a 40 anni fa c'era la maggiore età ... e così via.
Sapevo che mi sarebbe successo qualcosa nel mio 63esimo anno di vita; pensavo al mio compleanno e attendevo il mio compleanno per svelare a mia figlia il mio sogno, perché pensavo che solo dal giorno del mio compleanno, il 29 maggio 2018, potesse accadermi qualcosa.
Non avevo calcolato, invece, che il mio 63 anno iniziava già il giorno del mio 62esimo compleanno che è caduto il 29 maggio 2017.
Questo anno l'ho passato con il mio migliore amico, la persona a cui ho voluto bene per ben 48 anni; quando mi parlava, nella sua depressione, della sua prossima morte e mi diceva del testamento che voleva fare, io gli rispondevo che io avevo le prove che sarebbe accaduto prima a me.
Gli avevo svelato di avere avuto una premonizione sulla mia morte, ma non gli avevo detto nulla circa la data; glie lo avrei detto dopo che quella data fatidica fosse passata.
Invece, se n'è andato prima lui. E questo, per me, ha significato un po' la mia morte.
Infatti, ogni volta che muore una persona a noi cara è come se un po' morissimo anche noi ed ogni volta, per sopravvivere, dobbiamo imparare a rinascere, a fare di necessità virtù per sopportare il dolore e la fatica della separazione.
Gli avevo promesso che gli sarei stata vicina sempre, comunque; sapeva che su di me poteva contare anche per stare vicina a sua madre. Non glie l'ho promesso, perché di questo non ne parlavamo, ma ora è come se lo avessi fatto e l'affetto che provo per quella donna è veramente forte; ognuna di noi, ora, quando ci guardiamo, vede nell'altra colui che se n'è andato e devo combattere per non farla commuovere, cercando di distrarla come posso.
Ecco, per arrivare al 29 maggio, mio prossimo compleanno, devono passare ancora dei mesi e non so cosa mi aspetta. A dir la verità non mi importa nemmeno.
Continuo a sognare il mio amico; la notte scorsa camminava per la via principale del paese dove abito, camminava con le sue gambe, speditamente e, quasi, mi stupivo di trovarlo lì. Ma quando li sogniamo ben vestiti, senza più le loro malattie, vuol dire che stanno avanzando nella loro evoluzione e stanno dimenticando le fatiche provate quaggiù.
Quindi oggi è una buona giornata.

Tuesday, November 28, 2017

AUGURI MARY

Nella nottata ho fatto un sogno molto complicato.
Ero alla festa di compleanno di una bimba a cui facevo da baby-sitter (nel sogno non si vedeva ed i genitori erano persone sconosciute); aspettavo di vedere la torta per poi andarmene, ma a quella festa c'erano anche mio padre e mia madre. Mi accorgevo che la casa era di mia sorella Mary e su uno schermo c'era un film che a guardare bene era, in realtà, un filmino con episodi della nostra vita famigliare. Dicevo a mia sorella come faceva ad avere quel filmino e lei mi rispondeva che mio fratello Ettore aveva raggruppato tutti i filmini in un cd ed io le dicevo che dovevamo duplicarlo per averlo tutti. Improvvisamente mi ritrovo dentro al filmino, in un posto all'aperto a Noceto o forse Fontanellato (paesi legati a mia madre) dove mio fratello Ettore presentava uno spettacolino a cui avevo partecipato anche io cantando. Aspettando di vedere se c'era anche la mia esibizione, mi guardavo attorno e scorgevo alla mia destra un canale molto largo pieno di acqua su cui era un ponte di legno. Nell'acqua camminavano delle persone ed io dicevo che il canale era pericoloso per i bambini che, comunque, camminavano anche loro nell'acqua.
Allontanandoci da quello spiazzo per avviarci alle macchine, mio padre diceva che voleva andare a trovare "i ragazzi" intendendo i tre figli di mia sorella Mary ed io mi offrivo di accompagnarlo, mentre mia cognata, la moglie di Ettore, mi accusava di qualcosa.
Ma il mio pensiero era di accompagnare mio padre da mia sorella.
Oggi è il compleanno di Mary e così, sono convinta, mio padre e mia madre le volevano fare gli auguri.

Friday, November 24, 2017

Il peso dei ricordi

Due mesi fa è successo tutto, all'improvviso.
Era domenica e come tutte le domeniche sono venuta alla mattina per aiutarti a prepararti per la giornata che ti aspettava. Abbiamo passato un paio d'ore, aiutandoti a vestirti; avevi programmato la visita a tua madre e poi il pranzo, con gli amici per cui avevi prenotato il ristorante.
Quando sono arrivati, ci siamo fermati a chiacchierare una decina di minuti; ti hanno fatto i complimenti per la sala rinnovata poiché l'ultima volta che erano venuti a trovarti ancora i lavori non erano stati fatti. Poi ci siamo preparati per uscire; era una bella giornata, ancora calda. Sei uscito a piedi da casa tua, mentre io aiutavo a mettere la carrozzina in auto di Matteo.
Eri contento, sereno, come sei stato sereno gli ultimi quattro giorni precedenti.
Ho chiuso le porte, ci siamo diretti al cancello, sei salito in macchina ed io vi ho salutati.
Quattro ore dopo, alle 14 e 35 ricevo la telefonata di Tino che mi dice di correre al ristorante perché eri svenuto e non rinvenivi. Mentre ero in auto, al massimo dieci minuti dopo ricevo un'altra telefonata: per fortuna c'era un medico, al ristorante che ti ha praticato immediatamente, in attesa del 118, il massaggio cardiaco.
Quando sono arrivata era già arrivato il 118 e ti stavano facendo ancora il massaggio cardiaco, dopo aver usato il defibrillatore.
Solo alle 15 e 15 o poco più dopo sono riusciti a stabilizzare il battito cardiaco per poterti trasportare.
Ma già avevamo capito: eri stato troppo tempo in arresto cardiaco.
Il tuo orologio automatico si è fermato con il tuo cuore, alle 14 e 35.
Per quattro giorni sei rimasto in rianimazione ma non c'erano speranze, dopo che la tac e l'elettroencefalogramma avevano dato esito negativo.
Ecco, sono ancora qui a domandarmi come  sia stato possibile che nessuno abbia capito che era il tuo cuore ad avere bisogno di sostegno; tutti gli esami del sangue, tutte le diagnostiche fatte per più di un anno non avevano dato nessun segno di sofferenze diverse.
Era il  cuore che non batteva regolarmente e ti causava la pressione bassa ed una stanchezza infinita mentre la tua psiche ti distruggeva ogni voglia di reagire.
Ecco, tutto succedeva due mesi fa.
Come farò a dimenticare e ad accettare la tua partenza non lo so.
Ma devo farmene una ragione, non potevo combattere una battaglia che tu stesso non riuscivi a fronteggiare. Ognuno di noi deve affrontare la propria vita da solo,  nonostante la fortuna o meno di avere vicini amici ed affetti;  la strada, a volte, è tracciata.
E' inutile porsi delle domande, ormai.
Ma eri, sei stato e sarai sempre nel mio cuore.
Ci vorrà tempo ma prima o poi riuscirò a pensarti senza sentire il peso dei ricordi.

Tuesday, November 21, 2017

LE FERITE DEL TEMPO

O le ferite che il tempo non aggiusta.
Si dice che con il tempo passa tutto, passano i guai, i pensieri; il tempo, si dice, rimargina tutto.
Non è vero.
Il tempo passa, nonostante tutto, ma alcune ferite non si rimarginano mai, le perdite subite non diventano più lievi.
Le foglie che se ne vanno non fanno posto, nella nostra vita, a nuove foglie; quello che hanno lasciato al loro passaggio rimane e ritorna in mente, sempre, in ogni momento.
Per ogni foglia che se n'è andata, c'è una foglia appesa alle mie tende di casa, ognuna con un nome.
Ma il tempo non cancella e non lenisce la grande ferita lasciata.
Solo, la vita continua, le occupazioni quotidiane ci portano via tempo e spazio ed a volte riusciamo a non pensare.
Ma poi, improvviso, quel dolore lacerante, quel pugno nel stomaco ritornano, si fanno sentire e ci riportano indietro a quando sono iniziati.
Il tempo, ogni volta che una persona amata ci lascia, si congela a quell'ultimo momento, a quell'istante in cui avremmo voluto e potuto dire qualcosa ancora; il tempo si congela, si ferma, si ferma il respiro, si ferma il pensiero e si vorrebbe che quell'istante fosse stato un po' più lungo o che potesse ritornare.
Ma quello che è stato non ritorna, se non nei nostri pensieri, nei nostri ricordi.
E ci domandiamo se le cose potessero essere diverse, se avessimo potuto fare qualcosa di diverso, di più importante.
Ma i se non hanno senso, questa è la vita: occorre viverla in quel momento, in quell'istante, in questo momento, in questo istante perché poi non tornerà indietro.
Ed allora occorre dedicarsi con ancor più dedizione a chi resta, a chi ci sta vicino, a chi ha ancora bisogno di noi, anche solo per un abbraccio, per un bacio, per una parola.
Questa è la vita, senza togliere nulla a chi ha vissuto con noi un pezzo, breve o lungo che sia, di strada.

Thursday, November 09, 2017

RICORDI?

Spero veramente che, adesso, ti ami un po' di più, come dice una canzone di Zucchero.
Spero veramente che, adesso, tu capisca la tua vita.
Spero che ti ami meglio di quanto sia riuscita a fare io ...
Spero che ti ami, con tutte le unghie ...
Ti abbiamo amato, ti abbiamo voluto bene eppure  non ti bastava; non ti bastava il tempo che trascorrevamo insieme, non vedevi l'attimo che fuggiva, non afferravi il senso della tua e della nostra vita. Stavamo insieme, facevamo delle cose insieme, ma non ne afferravi l'importanza.
Sono felice di averti costretto di organizzare la cena di S. Giovanni, nonostante il giorno prima abbia dovuto chiamare il 118 per un tuo svenimento prolungato ed un risveglio che non mi piaceva.
Sono felice di averti costretto di organizzare la cena del 22 luglio, con tanti dei tuoi amici; eri felice di organizzare il menù, di fare la spesa, di mettere in forno i fichi preparati da te.
Vi ho lasciati a tavola imbandita, fuori, nel tuo giardino e me ne sono andata, quella sera. Volevo che tu godessi della loro compagnia, semplicemente.
So, adesso, che avevi, come sempre, lo sguardo rivolto altrove, facendoti sempre le solite domande, senza godere di quello che avevi davanti.
Tante volte ti ho rimproverato di mangiare a testa china, senza alzare lo sguardo verso chi ti sedeva vicino; ti rimproveravo di non godere della vita e tu mi chiedevi scusa perché mi facevi arrabbiare.
Ti rispondevo che non ero arrabbiata, che non dovevi chiedere scusa a me ma a te stesso perché ti uccidevi dentro.
Penso e ripenso alle ore, alle giornate, alle sere passate insieme; penso e ripenso ai discorsi che facevamo, alle cose che ci siamo detti; quante volte ti ho detto che avevo la sensazione di non riuscire ad essere utile, di non riuscire ad aiutarti ad uscire dai tuoi pensieri distruttivi.
Ma, amico mio, nonostante le fatiche fatte, nonostante il dolore che provo per averti perso, sono ancora qui a dirti che non uscirai mai dal mio cuore.
Ti sarei stata ancora vicina, ancora per altro tempo, per tutto il tempo che sarebbe occorso per riportarti a sentirti come eri una volta.
A noi non interessava che tu tornassi "il Roberto di sempre"; tu ERI il Roberto di sempre, solo con qualche difficoltà ... e gli amici, che amici sono se si allontanano quando le giostre si fermano? Gli amici, quelli veri, stanno insieme, anche quando la festa è finita e tanti ti hanno dimostrato che c'erano, nonostante tutto ...
Ho tanti ricordi di questi ultimi tre anni, da quando hai ricominciato a chiamarmi; in tutti gli anni della nostra lunga amicizia ero io a chiamarti, a telefonare a tua madre per sentire come stavate. Tu ti facevi vedere solo quando volevi tu, al ritorno da un viaggio o per passare una serata mangiando il gelato che ci portavi. Poi hai ricominciato a chiamarmi tu ed hai iniziato a parlarmi dei tuoi problemi. Ed io ho iniziato a venirti a trovare, stando con te sempre più tempo; quando eri in ospedale, durante i tuoi vari ricoveri .. fino a che sei andato in residence ed io ho passato con te tutto il giorno, seguendo le tue esigenze, aiutandoti nelle cose spicciole quotidiane. Abbiamo passato insieme tutte le feste primaverili dalla Pasqua in poi; tutti i sabati, tutte le domeniche.
I tanti ricordi che ho delle nostre giornate sono gli aperitivi presi nei posti che ti piacevano, gli acquisti fatti insieme, i lavori fatti sotto le tue disposizioni in casa e nel tuo giardino; i menù cucinati insieme, le trasmissioni di cucina guardati insieme, le passeggiate al parco ed in cittadella. Tenevo, qualche volta, la mia macchina fotografica, ma non ho mai pensato di farti una foto; semplicemente, mi piaceva guardarti nei pochi momenti di serenità che ti concedevi, guardando una rosa o solo godendo dell'aria fresca. Ti ricordo nel tuo giardino, seduto sulla poltrona di bambù che ti avevo messo all'aperto, mentre leggevi il giornale ed io controllavo i kiwi. Ecco, mi dispiace non averti fotografato in quel momento, sembrava tutto normale, sembravi un "signore di campagna" che si godeva un momento di relax.
Questi sono i ricordi che  rimarranno sempre, nella mia mente e nel mio cuore.
Sono contenta di esserti stata vicina per tutto questo lungo periodo.
E nonostante le lacrime, ho il sorriso sulle labbra .....
Zucchero dice: fatti un bel pianto, datti un addio ... torna il ricordo ... mi ritorni in mente, per sempre.