200 cappelletti fatti, forse basteranno per il giorno di Natale e per Capodanno.
E nel fare i cappelletti, ripetendo gesti antichi, non possono non tornare in mente i gesti ripetuti per tanti anni da mia madre.
La famiglia era molto numerosa e lei era abituata a pensare a grandi pentoloni, a porzioni che potessero saziare tutte le pance. E così, iniziava i primi di dicembre a preparare il cenone della vigilia. Mio padre si occupava del capitone, povera bestia; quando Sarah era piccola, lei ci faceva amicizia con questa grossa anguilla tenuta viva nella vasca da bagno per almeno due, tre giorni e quando era il momento di salutarla versava vere lacrime, preparandosi così alle scelte da adulta. Ma la cosa migliore, per me, era vedere mia madre che, da sola, con qualche aiuto sporadico ma non costante, preparava il croccante, gli struffoli, le zeppole, il sugo, le tagliatelle ed i cappelletti.
Alla fine il cenone non aveva tante portate: come primo tagliatelle (ovviamente all'uovo, fatte dalla mamma) con il sugo senza carne perché la vigilia si deve mangiare di magro. Qualche sogliola, che io odiavo, da fare impanata ed il capitone fritto, non marinato. Poi abbondanza di mandarini, frutta secca, torrone, un panettone e poi via con il croccante di mandorle, gli struffoli messi a montagna con il miele (senza le codette od altro perché era stato decretato che davano fastidio ai denti), le fettucce dolci, le zeppole. Ah, i dolci della tradizione napoletana come erano buoni e fatti magistralmente dalla mamma! Gli struffoli richiedevano tanto tempo per la preparazione perché fatta la pasta occorreva fare tanti salamini piccoli, tutti della stessa misura; venivano poi tagliati a dadini piccoli, poi i dadini dovevano essere fatti a palline, piccole, perché nel friggerle raddoppiavano di volume. Poi, una volta fritte tutte le palline (in olio extra vergine bollente) e asciugate da quel poco unto rimasto, venivano messe su un piatto di portata a piramide e cosparse di miele liquefatto al giusto punto perché facesse da collante. Le zeppole, fatte di pasta di patate se non ricordo male, venivano fatte a forma di fiocco incrociato e fritte e poi cosparse di zucchero. Il croccante aveva una lavorazione faticosa: mandorle scottate, sbucciate, tagliate a metà, poi messe nel paiolo con lo zucchero e girare, girare, girare senza stancarsi fino a che lo zucchero, caramellato, si scioglieva. Velocemente doveva essere versato sul tagliere, steso e battuto leggermente con il batti carne, appiattito e velocemente, intanto che era caldo, tagliato in tanti piccoli pezzi. Il croccante si raffredda velocemente, quindi le operazioni devono essere fatte senza interruzione, facendo attenzione a che lo zucchero non si bruci o che si raffreddi troppo facilmente una volta steso. Le fettuccine erano di pasta frolla: una volta fatta la pasta frolla, veniva stesa e sopra veniva messa la buccia di limone grattugiata (solo la parte gialla perché la parte bianca, si sa, è amarognola) e lo zucchero. Poi veniva arrotolata come un salame e tagliata a rondelle tutte uguali ed alla fine venivano fritte. Era il mio dolce preferito, non avrei mai smesso di mangiarle ed era il dolce preferito di mio fratello Gian Pietro. A volte, a Natale, veniva fatto anche il sanguinaccio, con il sangue preso dal macello fresco, mescolato con cioccolato, canditi e uvetta. La carne, spesso, non si poteva comperare e questo dolce dava la sostanza (forse) necessaria alla famiglia. Veniva cotto, non ricordo come e arrotolato come salame di cui si mangiavano le fette. Infatti veniva anche chiamato salame di cioccolato. Mia madre, sempre da sola, preparava la pasta ed il ripieno dei cappelletti e ne faceva una grossa quantità per una famiglia di nove persone perché per tradizione noi mangiavamo i cappelletti il mezzogiorno del Natale e del Capodanno. Il ripieno non è quello tradizionale degli anolini o dei cappelletti parmigiani; il nostro ripieno non ha carne ma farina, uova, olio extra vergine, noce moscata, parmigiano reggiano ed un po' di sale. Un ripieno, insomma, vegetariano. Era la ricetta più povera del ripieno, senza lo stracotto usato in città, poiché era una ricetta di mia nonna per la sua osteria di Fontanellato. Ed è ancora il ripieno che uso io. Lo stesso ripieno, con l'aggiunta di un po' di farina, fatto a palline può essere mangiato in brodo; oppure, avvolto e arrotolato come arrosto, cotto in brodo, può essere tagliato a fette e mangiato come secondo. Il segreto sono le giuste dosi di noce moscata e parmigiano. Mia madre quando faceva la scorta di cappelletti, se rimaneva della pasta poi faceva i capellini d'angelo o la pastina grattugiata. Teneva il risultato del suo lavoro su un grosso tagliere che veniva messo sopra gli armadi a fare seccare (quando non c'era ancora il surgelatore). Ne faceva una quantità tale che non oso pensare al mal di schiena del giorno dopo. Io, dopo averne fatti con Sarah e Yuri "solo" 200 ho la schiena a pezzi. Ed ho avuto degli aiutanti validissimi!
Ecco, anche quest'anno, mamma, domani è Natale. Tutti i miei gesti ti ricordano, tutte le giornate gioiose di noi bambini mi tornano in mente, con te ed il babbo indaffarati per farci passare delle feste luminose. Grazie per tutto, mamma e babbo, grazie di cuore ... anche questo Natale siete con noi, di fianco a noi ... grazie.
Wednesday, December 24, 2014
Thursday, December 11, 2014
POVERA ITALIA
Siamo proprio messi male.
La Boldrini dice che gli immigrati ci portano un nuovo stile di vita che ormai è globalizzato e diventerà il nostro stile di vita; la povertà sdoganata ed anzi benvenuta!
Ci troviamo di fronte a politici che ormai non nascondono più il loro progetto e, nonostante questo, noi rimaniamo immobili, ad aspettare che il cielo ci caschi addosso.
Renzi non sta mai a Roma: durante i giorni in cui l'Italia era alluvionata (siamo sicuri che l'emergenza sia finita?) è andato a vendere il Colosseo (a vendere l'Italia) ai cinesi, è andato in Australia ecc. In questi giorni in cui c'è la bufera di Roma mafiosa (siamo sicuri che sia una cosa recente?) lui dov'è? In Turchia, ebbene sì, in Turchia a parlare con un governo che sta cercando di tornare alla islamizzazione. Probabilmente è andato a dire che possono mandarci in Italia tutti quelli che stanno sulle scatole a loro, tutti gli integralisti islamici che così possono cominciare ad importare in Italia il velo, la lapidazione, il taglio delle mani. Chissà, forse la giustizia islamica, in fondo, potrebbe risolvere il problema della corruzione in Italia ....
Certo che tutti parlano, parlano .... Renzi, stando in Turchia, sta approvando un disegno di legge contro la corruzione che rimarrà impantanato e non verrà mai attuato perché, si sa, per abbreviare i tempi di una legge vale di più fare un decreto, che dopo sessanta giorni, diventa legge dello Stato.
Renzi sta in Turchia, mentre in Italia, oggi, c'è lo sciopero generale. Così, caso mai Alfano decida di far picchiare a sangue i lavoratori, lui può dire che non c'era, che non è colpa sua ....
Oggi gli unici che parlano (forse più alla pancia della gente che alla testa) dicendo qualcosa di giusto sono quelli del Movimento 5 stelle, che forse se non ci fossero Grillo e quell'altro potrebbe veramente raccogliere la maggioranza di voti, e la Lega che già sta salendo.
Dicendo sono tutti così, fanno tutti così, continuando a dire, per venti anni, che gli evasori fanno bene ad evadere le tasse perché ci sono troppe tasse; dicendo che c'è del marcio in ... Italia; gli Italiani si sono convinti ormai di essere non sulla stessa barca ma sullo stesso gommone e di non poter fare più nulla per salvarsi. Invece ci sarebbe una cosa da fare: gettare fuori dal gommone le mele marce. Ce ne sono troppe, forse, direte voi ... ma meglio pochi che male accompagnati.
Cavour disse: abbiamo fatto l'Italia, dobbiamo fare gli Italiani.
Gli Italiani non hanno mai fatto la rivoluzione, si sono sempre seduti a vedere cosa succedeva.
Nel Nord ci sono stati i partigiani per liberare l'Italia dalla dittatura, ma sono dovuti venire gli Americani, hanno dovuto sbarcare per primo in Sicilia, con l'aiuto della mafia esportata in America. Prima dell'unità d'Italia, lo Stato Pontificio chiedeva sempre aiuto un po' agli Spagnoli, un po' ai Francesi creando così l'odio atavico che c'è tra Francia, Spagna ed Italia.
Con il novecento abbiamo dato potere ancora ad altri perché si potesse governare l'Italia.
Ma insomma, la dignità Italiana, la cultura Italiana, l'arte Italiana non hanno proprio insegnato nulla a chi pretende di governarci.
Quand'è che inizieremo ad alzare la testa e a dire veramente BASTA!?
La Boldrini dice che gli immigrati ci portano un nuovo stile di vita che ormai è globalizzato e diventerà il nostro stile di vita; la povertà sdoganata ed anzi benvenuta!
Ci troviamo di fronte a politici che ormai non nascondono più il loro progetto e, nonostante questo, noi rimaniamo immobili, ad aspettare che il cielo ci caschi addosso.
Renzi non sta mai a Roma: durante i giorni in cui l'Italia era alluvionata (siamo sicuri che l'emergenza sia finita?) è andato a vendere il Colosseo (a vendere l'Italia) ai cinesi, è andato in Australia ecc. In questi giorni in cui c'è la bufera di Roma mafiosa (siamo sicuri che sia una cosa recente?) lui dov'è? In Turchia, ebbene sì, in Turchia a parlare con un governo che sta cercando di tornare alla islamizzazione. Probabilmente è andato a dire che possono mandarci in Italia tutti quelli che stanno sulle scatole a loro, tutti gli integralisti islamici che così possono cominciare ad importare in Italia il velo, la lapidazione, il taglio delle mani. Chissà, forse la giustizia islamica, in fondo, potrebbe risolvere il problema della corruzione in Italia ....
Certo che tutti parlano, parlano .... Renzi, stando in Turchia, sta approvando un disegno di legge contro la corruzione che rimarrà impantanato e non verrà mai attuato perché, si sa, per abbreviare i tempi di una legge vale di più fare un decreto, che dopo sessanta giorni, diventa legge dello Stato.
Renzi sta in Turchia, mentre in Italia, oggi, c'è lo sciopero generale. Così, caso mai Alfano decida di far picchiare a sangue i lavoratori, lui può dire che non c'era, che non è colpa sua ....
Oggi gli unici che parlano (forse più alla pancia della gente che alla testa) dicendo qualcosa di giusto sono quelli del Movimento 5 stelle, che forse se non ci fossero Grillo e quell'altro potrebbe veramente raccogliere la maggioranza di voti, e la Lega che già sta salendo.
Dicendo sono tutti così, fanno tutti così, continuando a dire, per venti anni, che gli evasori fanno bene ad evadere le tasse perché ci sono troppe tasse; dicendo che c'è del marcio in ... Italia; gli Italiani si sono convinti ormai di essere non sulla stessa barca ma sullo stesso gommone e di non poter fare più nulla per salvarsi. Invece ci sarebbe una cosa da fare: gettare fuori dal gommone le mele marce. Ce ne sono troppe, forse, direte voi ... ma meglio pochi che male accompagnati.
Cavour disse: abbiamo fatto l'Italia, dobbiamo fare gli Italiani.
Gli Italiani non hanno mai fatto la rivoluzione, si sono sempre seduti a vedere cosa succedeva.
Nel Nord ci sono stati i partigiani per liberare l'Italia dalla dittatura, ma sono dovuti venire gli Americani, hanno dovuto sbarcare per primo in Sicilia, con l'aiuto della mafia esportata in America. Prima dell'unità d'Italia, lo Stato Pontificio chiedeva sempre aiuto un po' agli Spagnoli, un po' ai Francesi creando così l'odio atavico che c'è tra Francia, Spagna ed Italia.
Con il novecento abbiamo dato potere ancora ad altri perché si potesse governare l'Italia.
Ma insomma, la dignità Italiana, la cultura Italiana, l'arte Italiana non hanno proprio insegnato nulla a chi pretende di governarci.
Quand'è che inizieremo ad alzare la testa e a dire veramente BASTA!?
Monday, December 08, 2014
SPIRITO NATALIZIO O COSA?
Non so se avete fatto caso alla brutta pubblicità del panettone Le Tre Marie che sta andando in onda in questi giorni.
Ho dovuto vederlo più volte per capirne il senso e sinceramente quando l'ho capito non mi è piaciuta.
Si vedono sin dalla scena esterna della casa delle persone che portano via delle cose come se fosse un trasloco. Entrando nella casa c'è chi porta via due levrieri afgani, un cavallo e oggetti vari, persino il copri torta sotto il quale c'è il panettone. Il maggiordomo arriva portando il panettone, mentre c'è chi porta via il tavolo a cui sedevano i commensali. La frase è: a Natale l'unica cosa che ti puoi ancora permettere è il panettone.
Mi sembra una pubblicità orribile. Prima di tutto toglie tutta lo spirito e l'atmosfera natalizia causata dalla canzone natalizia; secondo fa vedere degli animali trattati come cose (in realtà purtroppo gli animali da reddito o di razza possono subire la stessa sorte degli oggetti in un sequestro); terzo porta sullo schermo non la povertà, a cui eventualmente una mano compassionevole potrebbe portare il panettone, ma una ricchezza finita nelle mani di usurai ... banche ... equitalia ... o altro? Ora, se volevano ispirare felicità per una ricchezza finita miseramente ... be' non mi fa piacere anche se non mi muovono a compassione i riccastri seduti a tavola. O se volevano dire che il panettone costa poco quindi anche senza soldi te lo puoi permettere ... be' anche questo non è un messaggio che mi ispira fiducia per un prodotto di qualità.
Non lo so, questo è il mio parere. Il vostro???
Ho dovuto vederlo più volte per capirne il senso e sinceramente quando l'ho capito non mi è piaciuta.
Si vedono sin dalla scena esterna della casa delle persone che portano via delle cose come se fosse un trasloco. Entrando nella casa c'è chi porta via due levrieri afgani, un cavallo e oggetti vari, persino il copri torta sotto il quale c'è il panettone. Il maggiordomo arriva portando il panettone, mentre c'è chi porta via il tavolo a cui sedevano i commensali. La frase è: a Natale l'unica cosa che ti puoi ancora permettere è il panettone.
Mi sembra una pubblicità orribile. Prima di tutto toglie tutta lo spirito e l'atmosfera natalizia causata dalla canzone natalizia; secondo fa vedere degli animali trattati come cose (in realtà purtroppo gli animali da reddito o di razza possono subire la stessa sorte degli oggetti in un sequestro); terzo porta sullo schermo non la povertà, a cui eventualmente una mano compassionevole potrebbe portare il panettone, ma una ricchezza finita nelle mani di usurai ... banche ... equitalia ... o altro? Ora, se volevano ispirare felicità per una ricchezza finita miseramente ... be' non mi fa piacere anche se non mi muovono a compassione i riccastri seduti a tavola. O se volevano dire che il panettone costa poco quindi anche senza soldi te lo puoi permettere ... be' anche questo non è un messaggio che mi ispira fiducia per un prodotto di qualità.
Non lo so, questo è il mio parere. Il vostro???
Sunday, December 07, 2014
SISTEMA ITALIA
Quando guardo i film americani in cui ci sono giovani che si diplomano e fanno discorsi lanciando il tocco per aria, penso a noi italiani ed al fatto che il diploma, per noi, grazie al nostro sistema scolastico, è il titolo inferiore della maggior parte della popolazione. Non tutti arrivano alla laurea ma anche l'università, nonostante l'alto costo ancora delle iscrizioni, ormai può essere accessibile a molti. Abbiamo i migliori cervelli del mondo, la migliore creatività, abbiamo l'arte, la storia dalla nostra parte eppure riusciamo ancora a farci del male lasciando che pochi imbecilli, venuti chissà da quale regione del nostro paese, ci governino e ci mandino in rovina.
I governanti italiani sembra proprio che siano pagati da altri per rovinarci.
Le migliori menti lasciamo che vadano ad espandere l'economia ed il benessere con l'innovazione all'estero e magari proprio in America mentre noi importiamo le schifezze americane e lasciamo che i nostri bambini diventino obesi. Abbiamo il miglior cibo della Terra ma lasciamo che i bambini ed i giovani vadano a rovinarsi lo stomaco con la Coca-cola o con i cheese-burger della McDonald, dove i nostri giovani per pochi euro fanno turni massacranti e non possono nemmeno offrire un bicchiere d'acqua gratis a chi sta male (come è avvenuto dopo un'aggressione in Germania).
Importiamo i modi peggiori americani (Alberto Sordi ce lo insegna con il suo famoso film) e non importiamo lo stile di vita che potrebbe migliorare anche il nostro vivere; voglio dire che ci sono alcune cose che veramente aiuterebbero a risvegliare la voglia di fare in Italia.
Parlo del fatto che in America non c'è la burocrazia che abbiamo noi: quando uno apre un locale o un negozio, in Italia fallisce ancora prima di avere aperto. Ispezioni della asl, ispezione dei nas, iscrizione alla camera di commercio, iscrizione all'inps, all'inail, regolamenti regionali hanno dei tempi lunghissimi e tasse costose. Per aprire un'attività possono passare anche tre mesi prima di avere tutti i permessi e occorre avere i capitali sufficienti per poter pagare le utenze (telefono, acqua, gas) e gli affitti anche dei mesi in cui l'attività non funziona. Occorre fare la dichiarazione al comune se vengono fatti dei cambiamenti nel locale e alla fine la dichiarazione di inizio attività. Ogni attività come minimo ha bisogno di un anno per poter essere avviata, ma già i primi sei mesi sono di spese vive altissime. Senza considerare che ormai quasi nessuna banca fa prestiti ai giovani.
Inoltre, ci sono le incombenze contabili che come minimo fanno spendere sui tremila euro all'anno, se va bene, di commercialista perché le normative sono ormai così tante e tanto tortuose che persino i commercialisti fanno fatica a starci dietro. Non parliamo poi dell'inps che richiede contributi altissimi, valutati su stime di settore che non sempre sono rispondenti alla realtà. Anche io, nella mia attività di agente di commercio, alcuni anni fa mi sono trovata a pagare gli stessi contributi che pagavano i rappresentati della Barilla, mentre io rappresentavo ditte sconosciute, senza portafoglio clienti che ho dovuto crearmi da sola, spendendo di mio in pubblicità.
In America, negli altri paesi come Inghilterra, l'inps non esiste. Chi vuole pensare al proprio futuro ed al futuro della propria famiglia si fa una assicurazione privata. Da noi già dopo due mesi ti arrivano dei bollettini di 800-900 euro presumendo di averli già guadagnati. E' vero che per un anno non vengono richiesti, ma il secondo anno di attività ti arrivano tutti insieme da pagare. E' per questo motivo che anche dopo aver chiuso un'attività, se non sei riuscito a pagarli, ti ritrovi equitalia o chi per lei fuori dalla porta.
Non è possibile andare avanti così. Tanto più che un commerciante, anche dopo aver pagato i contributi per una vita, si ritrova comunque una pensione da fame. Allora, a chi servono tutti questi contributi? Ai pensionati d'oro, che svuotano le casse dell'inps. L'inps è un ente molto importante, intendiamoci, per i lavoratori dipendenti. Può considerarsi un risparmio forzato che a fine della stagione (età) lavorativa dovrebbe venire restituito. Ma è già successo anche troppe volte che funzionari in mala fede abbiano svuotato le casse; così come funzionari in mala fede hanno svuotato le casse dei fondi pensione in vari istituti bancari. Allora, riformare il sistema pensionistico non significa allungare o accorciare la vita lavorativa. Potrebbe essere un cambiamento quello di lasciare la libera scelta ad ognuno di versare all'inps o fare in alternativa una assicurazione privata. Io pagavo Inps ma mi sono fatta anche delle assicurazioni private. Se non avessi avuto l'inps da pagare, avrei potuto pagare dei premi più alti in assicurazione; i lavoratori autonomi hanno anche esigenza di farsi un'assicurazione antinfortunistica, oltre che pensionistica. Se non ci fosse l'inps, i premi che uno si può pagare potrebbero veramente coprire i rischi altissimi dell'impresa individuale.
Mi si potrebbe rispondere che con i contributi di tutti l'inps paga le pensioni. Be' questo non sarebbe giusto. E' necessario che ci sia un ente, ripeto, che salvaguardi i lavoratori dipendenti; ma tutti quei funzionari che hanno le pensioni d'oro sarebbe più giusto che se la fossero pagata da soli la pensione e non è giusto che per pagare le loro pensioni d'oro i lavoratori autonomi debbano sborsare alti contributi.
In America non esiste camera di commercio; non esistono le spese di registrazione, non esistono tante tasse come da noi.
Se allora volessimo davvero riformare l'Italia si dovrebbe ripartire da qui. Per esempio la Partita Iva negli altri paesi non esiste: chi vuole vendere può vendere come vuole. Da noi se fai l'artigiano non puoi vendere, se fai il commerciante non puoi vendere cose fatte date; abbiamo già il codice fiscale che fa rintracciare persino le spese in farmacia per l'aspirina. La Partita Iva non servirebbe. Ma senza partita iva non puoi fare nessun lavoro autonomo.
In America, quando traslocano non spostano i mobili poiché li lasciano nella casa e vanno in case già ammobiliate. Se hanno qualcosa da vendere, la possono vendere sotto casa, davanti al garage ed intascano i soldi senza fare ricevute fiscali o scontrini.
Perché da noi non si può fare altrettanto? Perché ogni volta la guardia di finanza va a fare controlli dai piccoli commercianti e non controllano la contabilità delle grandi ditte? Perché in Italia c'è così tanta evasione? Perché se guadagni 1200 euro in due mesi, ti tocca pagare poi 250 euro di inps e 1200 euro di commercialista?
Forza ragazzi, si potrebbe fare molto ma molto meglio che così!
I governanti italiani sembra proprio che siano pagati da altri per rovinarci.
Le migliori menti lasciamo che vadano ad espandere l'economia ed il benessere con l'innovazione all'estero e magari proprio in America mentre noi importiamo le schifezze americane e lasciamo che i nostri bambini diventino obesi. Abbiamo il miglior cibo della Terra ma lasciamo che i bambini ed i giovani vadano a rovinarsi lo stomaco con la Coca-cola o con i cheese-burger della McDonald, dove i nostri giovani per pochi euro fanno turni massacranti e non possono nemmeno offrire un bicchiere d'acqua gratis a chi sta male (come è avvenuto dopo un'aggressione in Germania).
Importiamo i modi peggiori americani (Alberto Sordi ce lo insegna con il suo famoso film) e non importiamo lo stile di vita che potrebbe migliorare anche il nostro vivere; voglio dire che ci sono alcune cose che veramente aiuterebbero a risvegliare la voglia di fare in Italia.
Parlo del fatto che in America non c'è la burocrazia che abbiamo noi: quando uno apre un locale o un negozio, in Italia fallisce ancora prima di avere aperto. Ispezioni della asl, ispezione dei nas, iscrizione alla camera di commercio, iscrizione all'inps, all'inail, regolamenti regionali hanno dei tempi lunghissimi e tasse costose. Per aprire un'attività possono passare anche tre mesi prima di avere tutti i permessi e occorre avere i capitali sufficienti per poter pagare le utenze (telefono, acqua, gas) e gli affitti anche dei mesi in cui l'attività non funziona. Occorre fare la dichiarazione al comune se vengono fatti dei cambiamenti nel locale e alla fine la dichiarazione di inizio attività. Ogni attività come minimo ha bisogno di un anno per poter essere avviata, ma già i primi sei mesi sono di spese vive altissime. Senza considerare che ormai quasi nessuna banca fa prestiti ai giovani.
Inoltre, ci sono le incombenze contabili che come minimo fanno spendere sui tremila euro all'anno, se va bene, di commercialista perché le normative sono ormai così tante e tanto tortuose che persino i commercialisti fanno fatica a starci dietro. Non parliamo poi dell'inps che richiede contributi altissimi, valutati su stime di settore che non sempre sono rispondenti alla realtà. Anche io, nella mia attività di agente di commercio, alcuni anni fa mi sono trovata a pagare gli stessi contributi che pagavano i rappresentati della Barilla, mentre io rappresentavo ditte sconosciute, senza portafoglio clienti che ho dovuto crearmi da sola, spendendo di mio in pubblicità.
In America, negli altri paesi come Inghilterra, l'inps non esiste. Chi vuole pensare al proprio futuro ed al futuro della propria famiglia si fa una assicurazione privata. Da noi già dopo due mesi ti arrivano dei bollettini di 800-900 euro presumendo di averli già guadagnati. E' vero che per un anno non vengono richiesti, ma il secondo anno di attività ti arrivano tutti insieme da pagare. E' per questo motivo che anche dopo aver chiuso un'attività, se non sei riuscito a pagarli, ti ritrovi equitalia o chi per lei fuori dalla porta.
Non è possibile andare avanti così. Tanto più che un commerciante, anche dopo aver pagato i contributi per una vita, si ritrova comunque una pensione da fame. Allora, a chi servono tutti questi contributi? Ai pensionati d'oro, che svuotano le casse dell'inps. L'inps è un ente molto importante, intendiamoci, per i lavoratori dipendenti. Può considerarsi un risparmio forzato che a fine della stagione (età) lavorativa dovrebbe venire restituito. Ma è già successo anche troppe volte che funzionari in mala fede abbiano svuotato le casse; così come funzionari in mala fede hanno svuotato le casse dei fondi pensione in vari istituti bancari. Allora, riformare il sistema pensionistico non significa allungare o accorciare la vita lavorativa. Potrebbe essere un cambiamento quello di lasciare la libera scelta ad ognuno di versare all'inps o fare in alternativa una assicurazione privata. Io pagavo Inps ma mi sono fatta anche delle assicurazioni private. Se non avessi avuto l'inps da pagare, avrei potuto pagare dei premi più alti in assicurazione; i lavoratori autonomi hanno anche esigenza di farsi un'assicurazione antinfortunistica, oltre che pensionistica. Se non ci fosse l'inps, i premi che uno si può pagare potrebbero veramente coprire i rischi altissimi dell'impresa individuale.
Mi si potrebbe rispondere che con i contributi di tutti l'inps paga le pensioni. Be' questo non sarebbe giusto. E' necessario che ci sia un ente, ripeto, che salvaguardi i lavoratori dipendenti; ma tutti quei funzionari che hanno le pensioni d'oro sarebbe più giusto che se la fossero pagata da soli la pensione e non è giusto che per pagare le loro pensioni d'oro i lavoratori autonomi debbano sborsare alti contributi.
In America non esiste camera di commercio; non esistono le spese di registrazione, non esistono tante tasse come da noi.
Se allora volessimo davvero riformare l'Italia si dovrebbe ripartire da qui. Per esempio la Partita Iva negli altri paesi non esiste: chi vuole vendere può vendere come vuole. Da noi se fai l'artigiano non puoi vendere, se fai il commerciante non puoi vendere cose fatte date; abbiamo già il codice fiscale che fa rintracciare persino le spese in farmacia per l'aspirina. La Partita Iva non servirebbe. Ma senza partita iva non puoi fare nessun lavoro autonomo.
In America, quando traslocano non spostano i mobili poiché li lasciano nella casa e vanno in case già ammobiliate. Se hanno qualcosa da vendere, la possono vendere sotto casa, davanti al garage ed intascano i soldi senza fare ricevute fiscali o scontrini.
Perché da noi non si può fare altrettanto? Perché ogni volta la guardia di finanza va a fare controlli dai piccoli commercianti e non controllano la contabilità delle grandi ditte? Perché in Italia c'è così tanta evasione? Perché se guadagni 1200 euro in due mesi, ti tocca pagare poi 250 euro di inps e 1200 euro di commercialista?
Forza ragazzi, si potrebbe fare molto ma molto meglio che così!
Thursday, November 27, 2014
COUNSELOR: CONSIGLIERI, FACILITATORI O ALTRO?
Da alcuni mesi sto collaborando come volontaria per far conoscere un nuovo centro che è nato a Sant'Ilario d' Enza: si tratta del Centro Koan. Nell'ambito del centro l'associazione che se ne occupa ha previsto aree di medicina tradizionale, con ostetriche, ginecologa, dermatologo, medico legale, diabetologo ed un'area olistica, con massaggi plantari e con campane sonore, naturopati e counselors.
Il counselor è una nuova figura per l'Italia, riconosciuta solo dal 2013 mentre negli USA i counselors sono conosciuti essendo professionisti che accompagnano mano nella mano nelle situazioni di stress, lavorative o famigliari, nella elaborazione del lutto e tutto quello che, non essendo una patologia medica o mentale, ostacola il benessere della persona.
Ho avuto modo di conoscere queste persone fantastiche e ho avuto modo di conoscerne la professionalità; ho avuto modo di conoscere il loro modo di procedere non solo in teoria ma anche in pratica.
Nei miei ultimi quarant'anni (aaahhhh) ho avuto troppi lutti. Pensavo di essere riuscita a gestirli, mentre non era così. Quello più recente di mia madre li ha fatti scoppiare tutti e non riuscivo ad uscire da un percorso tortuoso, fatto di rimpianto, di sensi di colpa, di tristezza, di desiderio di poter tornare indietro ed aggiustare, forse, qualcosa.
Con i parenti, a volte, colpiti anche loro dagli stessi ed altri lutti, si fa finta come se nulla fosse capitato. La vita va avanti, ci si dice e si va avanti, sì, ma con estrema difficoltà. Quella difficoltà che non ti permette di vivere la tua vita ora, qui, con chi ti sta accanto ed ancora ti dice: sono qui, guardami, parlami. A volte anche con l'amico più stretto, che magari a sua volta deve gestire un lutto o forse ancora per sua fortuna non ne ha vissuto alcuno, non si riesce a parlare di quello che alberga nel cuore. Le lacrime affiorano agli occhi, viene il groppo in gola, ma si ricacciano quelle e quello, perché, comunque, si sa che forse quella persona non riuscirebbe a sopportare la vista del dolore così faticosamente represso.
Ecco, con un counselor si può dare sfogo, invece, alle emozioni che ci strappano l'anima.
Sono professionisti che sanno gestire la propria empatia, perché di empatia si sta parlando, gestendo soprattutto il dolore che affiora durante l'incontro. Sanno come comportarsi nel modo giusto, sanno cosa dire, senza giudicare, senza stupirsi, senza imbarazzarsi e senza imbarazzare. Ed il loro aiuto, piano piano, seduta per seduta (al massimo dieci) accompagna la persona a ristabilire il proprio equilibrio.
Ecco, ora tutto questo l'ho trovato al Centro Koan. Mi ha fatto stare bene.
Ho ricominciato a cantare accompagnandomi con la chitarra (era da tanto che non riuscivo a provarne il piacere) e scrivere il mio racconto non mi è più così difficile.
Anzi, vi vorrei ricordare che l'8 dicembre, giorno festivo, alle ore 18 con la mostra di Artès ci sarà anche la presentazione dei miei libri. Vi aspetto, con nuovo spirito combattivo.
Il counselor è una nuova figura per l'Italia, riconosciuta solo dal 2013 mentre negli USA i counselors sono conosciuti essendo professionisti che accompagnano mano nella mano nelle situazioni di stress, lavorative o famigliari, nella elaborazione del lutto e tutto quello che, non essendo una patologia medica o mentale, ostacola il benessere della persona.
Ho avuto modo di conoscere queste persone fantastiche e ho avuto modo di conoscerne la professionalità; ho avuto modo di conoscere il loro modo di procedere non solo in teoria ma anche in pratica.
Nei miei ultimi quarant'anni (aaahhhh) ho avuto troppi lutti. Pensavo di essere riuscita a gestirli, mentre non era così. Quello più recente di mia madre li ha fatti scoppiare tutti e non riuscivo ad uscire da un percorso tortuoso, fatto di rimpianto, di sensi di colpa, di tristezza, di desiderio di poter tornare indietro ed aggiustare, forse, qualcosa.
Con i parenti, a volte, colpiti anche loro dagli stessi ed altri lutti, si fa finta come se nulla fosse capitato. La vita va avanti, ci si dice e si va avanti, sì, ma con estrema difficoltà. Quella difficoltà che non ti permette di vivere la tua vita ora, qui, con chi ti sta accanto ed ancora ti dice: sono qui, guardami, parlami. A volte anche con l'amico più stretto, che magari a sua volta deve gestire un lutto o forse ancora per sua fortuna non ne ha vissuto alcuno, non si riesce a parlare di quello che alberga nel cuore. Le lacrime affiorano agli occhi, viene il groppo in gola, ma si ricacciano quelle e quello, perché, comunque, si sa che forse quella persona non riuscirebbe a sopportare la vista del dolore così faticosamente represso.
Ecco, con un counselor si può dare sfogo, invece, alle emozioni che ci strappano l'anima.
Sono professionisti che sanno gestire la propria empatia, perché di empatia si sta parlando, gestendo soprattutto il dolore che affiora durante l'incontro. Sanno come comportarsi nel modo giusto, sanno cosa dire, senza giudicare, senza stupirsi, senza imbarazzarsi e senza imbarazzare. Ed il loro aiuto, piano piano, seduta per seduta (al massimo dieci) accompagna la persona a ristabilire il proprio equilibrio.
Ecco, ora tutto questo l'ho trovato al Centro Koan. Mi ha fatto stare bene.
Ho ricominciato a cantare accompagnandomi con la chitarra (era da tanto che non riuscivo a provarne il piacere) e scrivere il mio racconto non mi è più così difficile.
Anzi, vi vorrei ricordare che l'8 dicembre, giorno festivo, alle ore 18 con la mostra di Artès ci sarà anche la presentazione dei miei libri. Vi aspetto, con nuovo spirito combattivo.
Friday, October 24, 2014
ANNI CINQUANTA
Mi ritrovo spesso a fare il confronto tra la società di oggi e gli anni cinquanta, anni in cui io sono nata.
E così mi ritrovo a considerare che nonostante l'Italia fosse appena uscita dalla guerra, le cose funzionavano molto meglio: c'erano gli spazzini di quartiere che passavano regolarmente a vuotare i bidoni di alluminio che sostavano nei cortili; le foglie, d'autunno, venivano raccolte ed in questo modo i tombini rimanevano puliti e non rischiavano di rigettare l'acqua piovana; i parchi erano puliti ed in ordine come le strade. Le aziende municipalizzate raccoglievano i tributi per acqua, luce e gas ogni due mesi, in una unica bolletta. Le scuole erano tenute pulite, avevano tutto l'occorrente, carta igienica compresa, poiché c'erano i bidelli che con il loro lavoro costante tenevano puliti i corridoi, le classi, gli spogliatoi.
Negli anni cinquanta c'erano anche cose che non ricordo volentieri: per esempio, nel mio quartiere c'erano le camere a gas per i cani randagi e non so se venivano usate anche per i gatti; poiché il mio era un quartiere di periferia, con prati e campagna poco distanti, c'erano anche i topi o le faine che ogni tanto facevano strage nell'orto di uno dei nostri vicini che teneva sempre galline o conigli.
Perciò i gatti erano importanti e noi ne abbiamo sempre avuto uno.
Oggi, esistono ancora i gattili ed i canili ma in Italia non si ammazzano più i cani ed i gatti, a meno che non ci sia qualche vicino che, ancora, li avvelena.
Ma le strade sono sporche, le foglie appassite vengono lasciate per le strade a creare mulinelli quando c'è il vento; cadono nei tombini e creano così uno strato molliccio che blocca lo sfogo dell'acqua piovana. Non ci sono più gli spazzini e quei pochi puliscono solo quel poco più visibile. I parchi sono sporchi, la gente è maleducata e non c'è nessuno che raccoglie quello che è in terra.
Le bollette arrivano quasi ogni mese: una per la luce, una per il gas, una per l'acqua, una per le tasse comunali ... l'acqua non è gratis, nonostante sia un bene comune ed il gas e la luce ... ci sono troppi gestori che, alla faccia della concorrenza che dovrebbe abbassare i prezzi, si mettono d'accordo ed hanno tariffe a volte veramente troppo alte.
Alla televisione, negli anni cinquanta, c'era solo un canale da vedere ed un solo telegiornale; per carità, la pluralità di opinione è bella ma quanta paccottiglia e quanta brutta pubblicità si vedono oggi!
I bambini giocavano insieme, con giochi semplici, pochi che si dividevano; non c'erano i computer, non c'erano i video giochi, ma si rideva e si parlava tanto. Quando si era insieme, c'erano sempre tante cose da raccontarsi e ci si guardava negli occhi.
Oggi, già i bambini delle elementari hanno questi telefoni cellulari che fanno di tutto: li vedi in due o in tre seduti sulle panchine a giocare con i telefonini, a messaggiare con parole confuse, senza usare la grammatica italiana o li vedi sentire musica da discoteca. Non parlano, non si guardano negli occhi. Anche le coppiette le vedi magari uno davanti e l'altro dietro, ognuno attaccato al proprio cellulare a parlare chissà con chi e chissà di quali argomenti importanti; ma non si tengono per mano, non si guardano negli occhi, non si confidano sussurrano all'orecchio.
Negli anni cinquanta, quando si faceva tardi, la mamma o il papà o un fratello grande ti veniva a cercare, controllavano dove andavi e con chi eri, conoscevano tutti gli amici e le amiche e ne conoscevano i genitori. Oggi, i bambini vengono lasciati a loro stessi, con la scusa che devono "crescere" ma più che altro si devono arrangiare; avranno anche il cellulare, ma non ricevono l'attenzione che noi ricevevamo dai nostri genitori. Se accade qualcosa, se un bambino cade e si sbuccia il ginocchio, non c'è nessuno che lo soccorre; anche quando ci sono le mamme, al parco, le vedi tutte con il loro cellulare, a parlare parlare chissà con chi e chissà di quali argomenti così importanti da non poter staccare l'orecchio.
E' così che si crea una società in cui ognuno è sempre più solo, anche quando è in mezzo ad una folla: tutti con il cellulare o l'auricolare, a gesticolare e parlare o urlare a quel cellulare dietro il quale c'è un'altra persona che dimentica di avere di fianco il figlio, il marito, la madre ed è presa a gesticolare, parlare o urlare. Una società dove questi cellulare suonano in mezzo al ristorante, nella sala di un cinema, in mezzo ad un concerto ... perché chissà quale argomento importante potrebbe esserci da ascoltare assolutamente, chissà quale pettegolezzo essenziale da condividere. E poi, chi non ha un cellulare che squilla continuamente non è nessuno ... non ha importanza se squilla per dirti che sono sotto casa o sono con quella o quell'altra persona ... l'importante è esserci e far sentire l'ultima suoneria.
Chissà se questo è progresso o regressione.
E così mi ritrovo a considerare che nonostante l'Italia fosse appena uscita dalla guerra, le cose funzionavano molto meglio: c'erano gli spazzini di quartiere che passavano regolarmente a vuotare i bidoni di alluminio che sostavano nei cortili; le foglie, d'autunno, venivano raccolte ed in questo modo i tombini rimanevano puliti e non rischiavano di rigettare l'acqua piovana; i parchi erano puliti ed in ordine come le strade. Le aziende municipalizzate raccoglievano i tributi per acqua, luce e gas ogni due mesi, in una unica bolletta. Le scuole erano tenute pulite, avevano tutto l'occorrente, carta igienica compresa, poiché c'erano i bidelli che con il loro lavoro costante tenevano puliti i corridoi, le classi, gli spogliatoi.
Negli anni cinquanta c'erano anche cose che non ricordo volentieri: per esempio, nel mio quartiere c'erano le camere a gas per i cani randagi e non so se venivano usate anche per i gatti; poiché il mio era un quartiere di periferia, con prati e campagna poco distanti, c'erano anche i topi o le faine che ogni tanto facevano strage nell'orto di uno dei nostri vicini che teneva sempre galline o conigli.
Perciò i gatti erano importanti e noi ne abbiamo sempre avuto uno.
Oggi, esistono ancora i gattili ed i canili ma in Italia non si ammazzano più i cani ed i gatti, a meno che non ci sia qualche vicino che, ancora, li avvelena.
Ma le strade sono sporche, le foglie appassite vengono lasciate per le strade a creare mulinelli quando c'è il vento; cadono nei tombini e creano così uno strato molliccio che blocca lo sfogo dell'acqua piovana. Non ci sono più gli spazzini e quei pochi puliscono solo quel poco più visibile. I parchi sono sporchi, la gente è maleducata e non c'è nessuno che raccoglie quello che è in terra.
Le bollette arrivano quasi ogni mese: una per la luce, una per il gas, una per l'acqua, una per le tasse comunali ... l'acqua non è gratis, nonostante sia un bene comune ed il gas e la luce ... ci sono troppi gestori che, alla faccia della concorrenza che dovrebbe abbassare i prezzi, si mettono d'accordo ed hanno tariffe a volte veramente troppo alte.
Alla televisione, negli anni cinquanta, c'era solo un canale da vedere ed un solo telegiornale; per carità, la pluralità di opinione è bella ma quanta paccottiglia e quanta brutta pubblicità si vedono oggi!
I bambini giocavano insieme, con giochi semplici, pochi che si dividevano; non c'erano i computer, non c'erano i video giochi, ma si rideva e si parlava tanto. Quando si era insieme, c'erano sempre tante cose da raccontarsi e ci si guardava negli occhi.
Oggi, già i bambini delle elementari hanno questi telefoni cellulari che fanno di tutto: li vedi in due o in tre seduti sulle panchine a giocare con i telefonini, a messaggiare con parole confuse, senza usare la grammatica italiana o li vedi sentire musica da discoteca. Non parlano, non si guardano negli occhi. Anche le coppiette le vedi magari uno davanti e l'altro dietro, ognuno attaccato al proprio cellulare a parlare chissà con chi e chissà di quali argomenti importanti; ma non si tengono per mano, non si guardano negli occhi, non si confidano sussurrano all'orecchio.
Negli anni cinquanta, quando si faceva tardi, la mamma o il papà o un fratello grande ti veniva a cercare, controllavano dove andavi e con chi eri, conoscevano tutti gli amici e le amiche e ne conoscevano i genitori. Oggi, i bambini vengono lasciati a loro stessi, con la scusa che devono "crescere" ma più che altro si devono arrangiare; avranno anche il cellulare, ma non ricevono l'attenzione che noi ricevevamo dai nostri genitori. Se accade qualcosa, se un bambino cade e si sbuccia il ginocchio, non c'è nessuno che lo soccorre; anche quando ci sono le mamme, al parco, le vedi tutte con il loro cellulare, a parlare parlare chissà con chi e chissà di quali argomenti così importanti da non poter staccare l'orecchio.
E' così che si crea una società in cui ognuno è sempre più solo, anche quando è in mezzo ad una folla: tutti con il cellulare o l'auricolare, a gesticolare e parlare o urlare a quel cellulare dietro il quale c'è un'altra persona che dimentica di avere di fianco il figlio, il marito, la madre ed è presa a gesticolare, parlare o urlare. Una società dove questi cellulare suonano in mezzo al ristorante, nella sala di un cinema, in mezzo ad un concerto ... perché chissà quale argomento importante potrebbe esserci da ascoltare assolutamente, chissà quale pettegolezzo essenziale da condividere. E poi, chi non ha un cellulare che squilla continuamente non è nessuno ... non ha importanza se squilla per dirti che sono sotto casa o sono con quella o quell'altra persona ... l'importante è esserci e far sentire l'ultima suoneria.
Chissà se questo è progresso o regressione.
Thursday, October 23, 2014
AUTUNNO
La settimana scorsa abbiamo avuto alcuni giorni autunnali, con forti piogge ed addirittura alluvioni come è successo a Parma. Ieri, nonostante il sole, il vento gelido artico ha spazzato via nuvole ed umidità; oggi, il vento gelido è passato, c'è ancora un po' di movimento ventoso leggero ma il sole è caldo, ancora.
Il clima sta cambiando, non assomiglia affatto a quello che c'era quando eravamo bambini; il primo ottobre, come spesso mi sono trovata a scrivere, era il primo giorno di scuola e noi andavamo coperti con sciarpe e passamontagna perché le nebbie davano la sensazione di freddo che gelava le ossa.
Il cielo è terso, azzurro; la vegetazione ancora verde, gli alberi hanno perso un po' di foglie ma molti hanno ancora la capigliatura perfetta.
Quando mi sono sposata, (fra una settimana saranno 37 anni) c'era pioggia e freddo ed il mio abito di lana con stivaloni ne è testimone nelle fotografie, diversamente dal clima che avevamo trovato in Liguria durante il nostro breve viaggio di nozze.
Autunno strano.
Monday, October 06, 2014
Work in progress - La settima figlia - Sciogli il drago.
La scrittura procede, ma non sempre è facile scrivere .. i ricordi si accavallano, ora tristi, ora lieti ... ma i miei genitori mi mancano.
Io li ricordo, ricordo i momenti passati con loro, mi aiutano tanto le fotografie che mio padre non ci faceva mai mancare ... mi mancano e l'autunno mi fa sentire la malinconia ancora di più.
Erano entrambi autunnali, mio padre compiva gli anni il primo ottobre, mia madre il sedici dicembre ... il disco di Zucchero, "Fly", mi aiuta nel conciliarmi con i miei sentimenti, con i miei pensieri, con la mia malinconia. La amplifica, ma così facendo amplifica i ricordi che mi arrivano fluidi ed attraversando le mie dita, si traducono nel testo ... scrivere aiuta, a volte le lacrime scorrono, senza alcuna fatica ... altre volte il sorriso si affaccia e mi solleva ... ma mi serve scrivere, ricordare ... il lutto è difficile da elaborare, anche dopo anni di fatica, riaffiorano i sentimenti di me bambina, il mio desiderio di sentire ancora la loro mano nella mia, il loro sguardo nel mio, il battito del loro cuore contro il mio. Mi mancate ... vi voglio bene.
Io li ricordo, ricordo i momenti passati con loro, mi aiutano tanto le fotografie che mio padre non ci faceva mai mancare ... mi mancano e l'autunno mi fa sentire la malinconia ancora di più.
Erano entrambi autunnali, mio padre compiva gli anni il primo ottobre, mia madre il sedici dicembre ... il disco di Zucchero, "Fly", mi aiuta nel conciliarmi con i miei sentimenti, con i miei pensieri, con la mia malinconia. La amplifica, ma così facendo amplifica i ricordi che mi arrivano fluidi ed attraversando le mie dita, si traducono nel testo ... scrivere aiuta, a volte le lacrime scorrono, senza alcuna fatica ... altre volte il sorriso si affaccia e mi solleva ... ma mi serve scrivere, ricordare ... il lutto è difficile da elaborare, anche dopo anni di fatica, riaffiorano i sentimenti di me bambina, il mio desiderio di sentire ancora la loro mano nella mia, il loro sguardo nel mio, il battito del loro cuore contro il mio. Mi mancate ... vi voglio bene.
Wednesday, October 01, 2014
Dedicato a mio padre
Oggi mio padre avrebbe compiuto 104 anni. Da trentuno manca ed ormai da due anni sono sicura che sia insieme a mia madre.
Non si sono mai lasciati, mio padre ha tenuto la mano tutte le notti a mia madre, lei lo raccontava e lo sentiva come se le fosse accanto con il corpo. Ma so che con lo spirito le era veramente accanto.
Ogni tanto arriva anche da me, non parla ma sorride.
Il primo ottobre a casa mia quando eravamo piccoli si faceva colazione tutti insieme per festeggiare il compleanno di mio padre e festeggiare l'inizio della scuola.
Allora, l'autunno era veramente autunno e l'aria era già impregnata di umidità.
Ti voglio bene, papà, come e più di allora. Buon compleanno.
Non si sono mai lasciati, mio padre ha tenuto la mano tutte le notti a mia madre, lei lo raccontava e lo sentiva come se le fosse accanto con il corpo. Ma so che con lo spirito le era veramente accanto.
Ogni tanto arriva anche da me, non parla ma sorride.
Il primo ottobre a casa mia quando eravamo piccoli si faceva colazione tutti insieme per festeggiare il compleanno di mio padre e festeggiare l'inizio della scuola.
Allora, l'autunno era veramente autunno e l'aria era già impregnata di umidità.
Ti voglio bene, papà, come e più di allora. Buon compleanno.
Tuesday, September 30, 2014
Le vere origini di Halloween
Da parecchi anni in casa mia si festeggia questa giornata, Halloween e da parecchi anni preparo in occasione di questa festa la casa ed i dolcetti per i bambini.
Alcuni anni fa è successo che nel nostro paese il prete avesse proibito ai bambini di mascherarsi e di passare per le case, demonizzando, così, una festa che in realtà ha radici lontanissime.
Non è, infatti, una festa commerciale inventata dagli americani ma ha radici nel mondo celtico che nella notte tra il 31 ottobre ed il 1 novembre festeggiava il capodanno. In questa notte il velo tra i due mondi, quello dei vivi e quello dei morti, si assottiglia ed è possibile avere visioni o contatti.
Per questo motivo i bambini vestono costumi di fantasmi o di personaggi "spaventosi".
Da due anni, un gruppo di giovani donne ha ideato un progetto: parlare di Halloween (o meglio dire di Samhain), della storia antica che si "nasconde" dietro questa festa.
Ecco nascere così "Le vere origini di Halloween" a cui tutti possono partecipare con testi, post, disegni o quello che meglio si avvicina alle proprie corde.
Potrete trovare maggiori informazioni sul progetto in queste pagine:
Per la campagna sostenitori, potete leggere la pagina:
Saturday, July 05, 2014
Complessi ...
Mi stava tornando in mente una giornata di aprile, quando con il mio amico di vecchia data mi sono trovata al funerale di un amico comune. Al funerale abbiamo incontrato un'altra amica, una persona a dir la verità per me solo conoscente poiché ha condiviso con me un piccolissimo pezzetto di vita quando frequentavo Viva la gente. Mi stupisce sempre la facilità con cui le persone classificano le altre persone, anche senza averle frequentate e senza aver avuto la possibilità di conoscerle. Riparlando dell'esperienza vissuta insieme di Viva la gente, mi ha bollato come quella che soffriva di complesso di inferiorità. Io sono rimasta perplessa ed anche il mio amico ha accennato ad un commento che, comunque, quella persona non ha sentito o non ha ascoltato.
Ora: è vero che nella mia infanzia e nella mia adolescenza ho avuto molto poco in termini di possibilità economiche; vestivo spesso abiti di seconda o terza mano che erano passati già dalle mie sorelle o da qualcun altro; non avevo soldi in tasca ma non ne sentivo nemmeno il bisogno.
Ma avevo la mia famiglia, il mio ottimismo, il mio dono: la voce. Ho passato la vita a cantare: da sola, con uno dei miei fratelli, in gruppo, in corali. Mi accompagno alla chitarra e con quella non mi sono mai sentita sola; mi sono sempre sentita cittadina del mondo e dove sto, con chiunque mi trovi, io sto bene. L'unica mia ricerca è nell'armonia, con gli altri, con me stessa, con l'ambiente che mi circonda e con la mia musica, che ho nella testa sin da quando mi alzo fino a quando mi addormento.
Non ho mai sentito nessun motivo per sentirmi superiore a qualcuno, ma nemmeno inferiore a qualcuno.
Non ho mai sofferto di antipatie, di simpatie, di gelosie, di invidia. Sono sentimenti che non provo, non ho mai provato e ormai non proverò mai. Per questo motivo non mi sento inferiore a nessuno.
Ho avuto ed ho una vita serena, voglio bene alle persone che condividono con me anche solo un tratto della mia vita; non provo rancori, non ho motivi per avere dei rimorsi e non ho rimpianti.
Ecco perché non mi sento inferiore a nessuno.
Spesso mi sono fatta compagnia cantando e suonando; negli ultimi nove anni mi sono fatta compagnia scrivendo e pubblicando ciò che ho scritto. Ho una figlia che si è sposata e vive con noi; ho un marito con cui sto bene; ho una casa ho da mangiare; ho un computer con cui scrivere ed ho ancora tutte le mie chitarre.
Alle persone che così facilmente classificano le altre persone, senza nemmeno ascoltare ciò che hanno da dire e forse da insegnare, auguro di trovare, con l'età matura, l'equilibrio che ancora, evidentemente, non hanno raggiunto. E questo è triste, considerando che quella persona ha ormai sessant'anni.
Mi auguro per lei che abbia ancora il tempo per cambiare il modo di vedere il mondo.
Ora: è vero che nella mia infanzia e nella mia adolescenza ho avuto molto poco in termini di possibilità economiche; vestivo spesso abiti di seconda o terza mano che erano passati già dalle mie sorelle o da qualcun altro; non avevo soldi in tasca ma non ne sentivo nemmeno il bisogno.
Ma avevo la mia famiglia, il mio ottimismo, il mio dono: la voce. Ho passato la vita a cantare: da sola, con uno dei miei fratelli, in gruppo, in corali. Mi accompagno alla chitarra e con quella non mi sono mai sentita sola; mi sono sempre sentita cittadina del mondo e dove sto, con chiunque mi trovi, io sto bene. L'unica mia ricerca è nell'armonia, con gli altri, con me stessa, con l'ambiente che mi circonda e con la mia musica, che ho nella testa sin da quando mi alzo fino a quando mi addormento.
Non ho mai sentito nessun motivo per sentirmi superiore a qualcuno, ma nemmeno inferiore a qualcuno.
Non ho mai sofferto di antipatie, di simpatie, di gelosie, di invidia. Sono sentimenti che non provo, non ho mai provato e ormai non proverò mai. Per questo motivo non mi sento inferiore a nessuno.
Ho avuto ed ho una vita serena, voglio bene alle persone che condividono con me anche solo un tratto della mia vita; non provo rancori, non ho motivi per avere dei rimorsi e non ho rimpianti.
Ecco perché non mi sento inferiore a nessuno.
Spesso mi sono fatta compagnia cantando e suonando; negli ultimi nove anni mi sono fatta compagnia scrivendo e pubblicando ciò che ho scritto. Ho una figlia che si è sposata e vive con noi; ho un marito con cui sto bene; ho una casa ho da mangiare; ho un computer con cui scrivere ed ho ancora tutte le mie chitarre.
Alle persone che così facilmente classificano le altre persone, senza nemmeno ascoltare ciò che hanno da dire e forse da insegnare, auguro di trovare, con l'età matura, l'equilibrio che ancora, evidentemente, non hanno raggiunto. E questo è triste, considerando che quella persona ha ormai sessant'anni.
Mi auguro per lei che abbia ancora il tempo per cambiare il modo di vedere il mondo.
Wednesday, June 18, 2014
... MA IL CIELO E' SEMPRE PIU' BLU ...
Trentuno anni fa moriva mio padre. Quest'anno avrebbe compiuto 104 anni, essendo nato il 1 ottobre 1910. Trentuno anni in cui i suoi nipoti sono cresciuti; lui ne ha conosciuti solo 8, le ultime tre sono nate che lui già più non c'era. Trentuno anni in cui abbiamo continuato a sentire la sua mancanza ma anche la sua presenza grazie a mia madre che ogni notte lo sognava. Lui le confidava le preoccupazioni, lui le diceva se accadevano incidenti, lui le stringeva la mano ... fino a due anni fa, quando anche lei se n'è andata.
Da trentuno anni io parlo con mio padre; da due anni continuo a parlare anche con mia madre. Ogni tanto, nel bel mezzo della giornata, mi viene il pensiero di prendere il telefono e raccontarle quello che è accaduto. O anche solo per darle un saluto. Ogni tanto mi faceva arrabbiare, telefonava alle sette del mattino ed erano palpitazioni che faceva venire perché quando si riceve una telefonata al mattino presto i primi che vengono in mente sono i pensieri e le premonizioni tristi. Telefonava per dirmi di guardare un dato programma dove si parlava di un argomento che poteva interessarmi oppure telefonava anche solo per salutare oppure per lamentarsi di qualcosa o di qualcuno. Le telefonate di mia madre mi mancano ... come mi mancano ancora le parole od i silenzi di mio padre ...
Quando vado a fare la passeggiata con i miei due cani, guardo la campagna, mi fermo ad osservare: il grano che matura, il mais che cresce, le ghiandaie, le gazze e mi viene in mente una delle poesie di mia madre ed allora guardo il tutto con i suoi occhi, per mandarle ancora una volta le visioni di questo nostro splendido pianeta. Ma so che lei e mio padre, ora, hanno altre magnifiche visioni e so che sono sempre con me, con noi. Ed allora mi viene da cantare: ".... ma il cielo è sempre più blu ...".
Da trentuno anni io parlo con mio padre; da due anni continuo a parlare anche con mia madre. Ogni tanto, nel bel mezzo della giornata, mi viene il pensiero di prendere il telefono e raccontarle quello che è accaduto. O anche solo per darle un saluto. Ogni tanto mi faceva arrabbiare, telefonava alle sette del mattino ed erano palpitazioni che faceva venire perché quando si riceve una telefonata al mattino presto i primi che vengono in mente sono i pensieri e le premonizioni tristi. Telefonava per dirmi di guardare un dato programma dove si parlava di un argomento che poteva interessarmi oppure telefonava anche solo per salutare oppure per lamentarsi di qualcosa o di qualcuno. Le telefonate di mia madre mi mancano ... come mi mancano ancora le parole od i silenzi di mio padre ...
Quando vado a fare la passeggiata con i miei due cani, guardo la campagna, mi fermo ad osservare: il grano che matura, il mais che cresce, le ghiandaie, le gazze e mi viene in mente una delle poesie di mia madre ed allora guardo il tutto con i suoi occhi, per mandarle ancora una volta le visioni di questo nostro splendido pianeta. Ma so che lei e mio padre, ora, hanno altre magnifiche visioni e so che sono sempre con me, con noi. Ed allora mi viene da cantare: ".... ma il cielo è sempre più blu ...".
Monday, May 12, 2014
Il cerchio della vita. Dedicato a Sarah.
Sabato 10 maggio alle ore 15 Sarah, mia figlia, si è sposata.
Abbiamo organizzato il matrimonio in meno di due mesi e direi che è andato tutto benissimo; la festa è stata una festa famigliare, nella casa di una delle mie sorelle che si presta per le dimensioni e per la dislocazione, in aperta campagna. Ci sono stati alcuni amici, i soliti con cui Sarah ogni tanto organizza le pizzate e c'eravamo tutti noi; c'era, lo so, anche mia madre anche se non appare nelle foto. Mi sarebbe piaciuto che ci fosse e che ci fosse la possibilità di fare una bella foto delle tre generazioni di donne, come era accaduto quando Sarah, ancora piccolissima, era stata fotografata in braccio a me, con mia madre e mia nonna. Allora, erano quattro le generazioni di donne della mia famiglia.
E' molto importante fare in modo che le generazioni si conoscano e si incontrino: le vecchie generazioni hanno il segreto della famiglia, hanno la sapienza del mondo e le conoscenze ancestrali che tutti portiamo dentro di noi, conoscenze che vengono tramandate solo da donna a donna perché le donne, a differenza degli uomini, sono quelle che ricordano e che raccontano.
Mia figlia ha solo me con cui poter parlare e discutere delle cose del mondo e mi auguro di poterle stare accanto ancora per il tempo che sarà necessario.
Il senso della vita, infatti, sta nel cerchio, nell'avvicendarsi delle storie passate, presenti e future.
Ed il cerchio della vita non si deve mai fermare, deve proseguire il suo corso come la ruota del carro che ogni famiglia tira con l'aiuto di ogni famigliare.
Cara Sarah, spero di esserti stata d'aiuto in questi anni e mi auguro di poterti stare accanto ancora.
Comunque vada, ricorda sempre che la vita deve proseguire, il cerchio deve rinnovarsi sempre, sul sentiero verso il futuro.
Abbiamo organizzato il matrimonio in meno di due mesi e direi che è andato tutto benissimo; la festa è stata una festa famigliare, nella casa di una delle mie sorelle che si presta per le dimensioni e per la dislocazione, in aperta campagna. Ci sono stati alcuni amici, i soliti con cui Sarah ogni tanto organizza le pizzate e c'eravamo tutti noi; c'era, lo so, anche mia madre anche se non appare nelle foto. Mi sarebbe piaciuto che ci fosse e che ci fosse la possibilità di fare una bella foto delle tre generazioni di donne, come era accaduto quando Sarah, ancora piccolissima, era stata fotografata in braccio a me, con mia madre e mia nonna. Allora, erano quattro le generazioni di donne della mia famiglia.
E' molto importante fare in modo che le generazioni si conoscano e si incontrino: le vecchie generazioni hanno il segreto della famiglia, hanno la sapienza del mondo e le conoscenze ancestrali che tutti portiamo dentro di noi, conoscenze che vengono tramandate solo da donna a donna perché le donne, a differenza degli uomini, sono quelle che ricordano e che raccontano.
Mia figlia ha solo me con cui poter parlare e discutere delle cose del mondo e mi auguro di poterle stare accanto ancora per il tempo che sarà necessario.
Il senso della vita, infatti, sta nel cerchio, nell'avvicendarsi delle storie passate, presenti e future.
Ed il cerchio della vita non si deve mai fermare, deve proseguire il suo corso come la ruota del carro che ogni famiglia tira con l'aiuto di ogni famigliare.
Cara Sarah, spero di esserti stata d'aiuto in questi anni e mi auguro di poterti stare accanto ancora.
Comunque vada, ricorda sempre che la vita deve proseguire, il cerchio deve rinnovarsi sempre, sul sentiero verso il futuro.
Wednesday, April 16, 2014
In ricordo di Pietro Bozzano
Nella mia vita ci sono stati incontri ed esperienze che mi hanno fatto crescere ed hanno permesso di diventare ciò che sono oggi.
Una delle esperienze che mi è servita di più è stata quella di aver fatto parte del cast di Parma di "Viva la gente"; era un gruppo, riconosciuto da "Up with people", che cantava canzoni che parlavano di pace, fratellanza, uguaglianza in un periodo in cui c'era la guerra del vietnam ed ancora esisteva la differenza tra bianchi e neri ed i neri non potevano ancora frequentare le università dei bianchi od occupare i posti dei bianchi sugli autobus. "Viva la gente" raggruppava dei giovani che avevano degli ideali e li cantavano; il gruppo di Parma aveva dei leaders, c'era chi si occupava della segreteria, chi si occupava degli abiti, con colori differenti ma di foggia uguale per le ragazze, chi si occupava di ottenere le autorizzazioni nei teatri, chi si occupava della pubblicità o delle locandine. Io ero la più piccola e non ero trattata con i guanti bianchi dalle ragazze che avrebbero desiderato avere la parte di solista nelle canzoni a me affidate. I ragazzi, invece, erano tutti gentili ma riservati, alcuni addirittura impenetrabili. Negli anni ho mantenuto rapporti di vera e profonda amicizia con uno di loro, ma il mio ricordo oggi lo dedico a due ragazzi in particolare. Uno si chiamava Massimo De Simoni: era un signore anche se aveva diciotto anni, gentile, premuroso. Era diventato medico e, negli anni, mi era capitato di essere assistita al pronto soccorso da lui. Ci riconoscevamo anche a distanza di tempo. E' venuto a mancare un anno fa. L'altro ragazzo che ricordo con piacere, gentile anche se un po' distante, si chiamava Pietro Bozzano. E' venuto a mancare ieri, nell'incendio della sua tabaccheria a Collecchio. Io li ricordo, entrambi, ragazzi nonostante gli anni siano passati. Ricordo dei giovani con tante aspirazioni, il futuro negli occhi, la gentilezza e la consapevolezza di poter spaccare il mondo.
La vita, cari Massimo e Pietro, ci riserva delle sorprese belle e brutte; spesso ci ritroviamo, nel corso del cammino che percorriamo, a guardarci indietro e a pensare cosa sarebbe stato se le cose fossero andate diversamente. A volte c'è il rimpianto di un incontro finito male, di un rapporto interrotto, ci poniamo la domanda: dove ho sbagliato? Ma, sapete, negli anni ho scoperto che non c'è mai nulla di sbagliato, molto è già scritto, a volte riusciamo a raddrizzare il tiro ma non sempre ci riusciamo. Gli amici di una volta si perdono di vista e ci chiediamo dove siano finiti, specialmente nei momenti in cui avremmo bisogno di averli vicini. Chi resta per proseguire il cammino si domanda se avesse potuto cambiare le cose se fosse venuto a trovarci, anche solo per un saluto. Ma la vita è così, a volte ci travolge, a volte è lieta, a volte è un macigno e spesso, troppo spesso, ci rifugiamo nella quotidianità e non ci guardiamo attorno e non ci accorgiamo di lasciare indietro pezzi di noi. Ecco, sento che senza di voi mi viene a mancare un pezzetto, quel pezzetto che ha fatto la differenza nella mia vita. Grazie per esserci stati. Scusate se io non ci sono stata nei momenti in cui avreste avuto bisogno. Fate buon viaggio e siate leggeri, come erano leggeri e gentili i vostri sorrisi.
Una delle esperienze che mi è servita di più è stata quella di aver fatto parte del cast di Parma di "Viva la gente"; era un gruppo, riconosciuto da "Up with people", che cantava canzoni che parlavano di pace, fratellanza, uguaglianza in un periodo in cui c'era la guerra del vietnam ed ancora esisteva la differenza tra bianchi e neri ed i neri non potevano ancora frequentare le università dei bianchi od occupare i posti dei bianchi sugli autobus. "Viva la gente" raggruppava dei giovani che avevano degli ideali e li cantavano; il gruppo di Parma aveva dei leaders, c'era chi si occupava della segreteria, chi si occupava degli abiti, con colori differenti ma di foggia uguale per le ragazze, chi si occupava di ottenere le autorizzazioni nei teatri, chi si occupava della pubblicità o delle locandine. Io ero la più piccola e non ero trattata con i guanti bianchi dalle ragazze che avrebbero desiderato avere la parte di solista nelle canzoni a me affidate. I ragazzi, invece, erano tutti gentili ma riservati, alcuni addirittura impenetrabili. Negli anni ho mantenuto rapporti di vera e profonda amicizia con uno di loro, ma il mio ricordo oggi lo dedico a due ragazzi in particolare. Uno si chiamava Massimo De Simoni: era un signore anche se aveva diciotto anni, gentile, premuroso. Era diventato medico e, negli anni, mi era capitato di essere assistita al pronto soccorso da lui. Ci riconoscevamo anche a distanza di tempo. E' venuto a mancare un anno fa. L'altro ragazzo che ricordo con piacere, gentile anche se un po' distante, si chiamava Pietro Bozzano. E' venuto a mancare ieri, nell'incendio della sua tabaccheria a Collecchio. Io li ricordo, entrambi, ragazzi nonostante gli anni siano passati. Ricordo dei giovani con tante aspirazioni, il futuro negli occhi, la gentilezza e la consapevolezza di poter spaccare il mondo.
La vita, cari Massimo e Pietro, ci riserva delle sorprese belle e brutte; spesso ci ritroviamo, nel corso del cammino che percorriamo, a guardarci indietro e a pensare cosa sarebbe stato se le cose fossero andate diversamente. A volte c'è il rimpianto di un incontro finito male, di un rapporto interrotto, ci poniamo la domanda: dove ho sbagliato? Ma, sapete, negli anni ho scoperto che non c'è mai nulla di sbagliato, molto è già scritto, a volte riusciamo a raddrizzare il tiro ma non sempre ci riusciamo. Gli amici di una volta si perdono di vista e ci chiediamo dove siano finiti, specialmente nei momenti in cui avremmo bisogno di averli vicini. Chi resta per proseguire il cammino si domanda se avesse potuto cambiare le cose se fosse venuto a trovarci, anche solo per un saluto. Ma la vita è così, a volte ci travolge, a volte è lieta, a volte è un macigno e spesso, troppo spesso, ci rifugiamo nella quotidianità e non ci guardiamo attorno e non ci accorgiamo di lasciare indietro pezzi di noi. Ecco, sento che senza di voi mi viene a mancare un pezzetto, quel pezzetto che ha fatto la differenza nella mia vita. Grazie per esserci stati. Scusate se io non ci sono stata nei momenti in cui avreste avuto bisogno. Fate buon viaggio e siate leggeri, come erano leggeri e gentili i vostri sorrisi.
Tuesday, April 08, 2014
DESIDERARE E VOLERE. VOLERE E' POTERE.
Questa mattina mi sono svegliata, dopo un sogno che non ricordo, con la visione di due tavole, come quelle dei comandamenti, per intenderci.
In una c'era scritto: IO DESIDERO.
Nell'altra c'era scritto: VOGLIO.
Quante volte da bambini ci siamo sentiti ripetere (e quante volte noi stessi lo abbiamo ripetuto?) la frase: "L'erba voglio non esiste nemmeno nel giardino del re!".
Ci hanno insegnato, così, a chinare la testa, a non andare oltre con i nostri desideri che, da bambini, sono tanti come tanti sono i sogni.
In questo modo, ci hanno insegnato, giorno dopo giorno, che i nostri desideri, il nostro volere, non hanno alcun potere e non incidono minimamente sulla nostra e l'altrui vita.
Eppure .... come mi ha ricordato Sarah, nella formula del matrimonio, ad esempio, c'è la domanda: tu lo vuoi? per ricevere una risposta: sì, lo voglio. Chiamiamolo: incantesimo di intreccio.
Questo dovrebbe farci riflettere, come dovrebbe farci riflettere l'altra frase che ogni tanto qualcuno ci dice (come per farci sentire incapaci qualora non riuscissimo nel nostro intento): VOLERE E' POTERE.
Ebbene, sì, lo ribadisco: VOLERE E' POTERE.
Per questo motivo sin da bambini ci hanno ripetuto l'altra filastrocca, perché tutti sanno che VOLERE E' POTERE.
In un doppio senso: se vuoi una cosa, se la desideri ardentemente, allora la otterrai per il semplice motivo che farai di tutto, attraverserai montagne e mari, pur di ottenerla, pur di riuscire nel tuo intento, sia esso di possesso o sia esso di riuscita in un progetto.
Ma significa anche: chi vuole, può tutto; il volere E' potere, in senso di potere su gli altri.
Ecco, alla fine, il motivo per cui ci insegnano sin da bambini a non volere: se tutti VOLESSIMO, si creerebbe un movimento cosmico tale da riuscire a FARE.
Pensate al POTERE di una unica mente cosmica, universale, che pensi di VOLERE la pace, che tutta la gente del mondo non avesse più fame; pensate al POTERE immenso di un unico desiderio espresso che diventa realtà perché desiderandolo TUTTI ci muoveremmo per averlo, attraverseremmo montagne e mari pur di ottenerlo.
Allora, perché lasciare che il mantra di uno rimanga solo il suo mantra?
VOLERE PER FARE, VOLERE PER POTERE; DESIDERARE DI FARE PER FARE VERAMENTE.
Domandatevi perché improvvisamente uno che ripete certe frasi (considerate demagogiche perché comunque suonano false) diventa primo ministro. Non credete che, in fondo, abbia girato l'Universo al suo VOLERE, in un determinato momento per poter avere il POTERE?
Allora, perché lasciare che il mantra del VOLERE E' POTERE sia solo in mano a chi ci prende in giro?
Facciamolo nostro, finalmente; facciamo tutti il gioco del VOLERE E' POTERE. Desideriamo tutti profondamente e veramente un mondo più genuino, più sincero, in cui tutti stiano bene ed abbiano il necessario per vivere.
Guardate che c'è stato chi ha detto: CHIEDI E TI SARA' DATO.
Chiediamo tutti, all'unisono, la pace, la serenità, il cibo per tutti.
VOGLIAMO tutti un mondo migliore.
L'Universo si guarderà attorno e comincerà a girare per il verso giusto.
Ripetiamo sempre, in ogni momento della giornata: VOLERE E' POTERE e pensiamo alla vita giusta per tutti. Quella si avvererà!
In una c'era scritto: IO DESIDERO.
Nell'altra c'era scritto: VOGLIO.
Quante volte da bambini ci siamo sentiti ripetere (e quante volte noi stessi lo abbiamo ripetuto?) la frase: "L'erba voglio non esiste nemmeno nel giardino del re!".
Ci hanno insegnato, così, a chinare la testa, a non andare oltre con i nostri desideri che, da bambini, sono tanti come tanti sono i sogni.
In questo modo, ci hanno insegnato, giorno dopo giorno, che i nostri desideri, il nostro volere, non hanno alcun potere e non incidono minimamente sulla nostra e l'altrui vita.
Eppure .... come mi ha ricordato Sarah, nella formula del matrimonio, ad esempio, c'è la domanda: tu lo vuoi? per ricevere una risposta: sì, lo voglio. Chiamiamolo: incantesimo di intreccio.
Questo dovrebbe farci riflettere, come dovrebbe farci riflettere l'altra frase che ogni tanto qualcuno ci dice (come per farci sentire incapaci qualora non riuscissimo nel nostro intento): VOLERE E' POTERE.
Ebbene, sì, lo ribadisco: VOLERE E' POTERE.
Per questo motivo sin da bambini ci hanno ripetuto l'altra filastrocca, perché tutti sanno che VOLERE E' POTERE.
In un doppio senso: se vuoi una cosa, se la desideri ardentemente, allora la otterrai per il semplice motivo che farai di tutto, attraverserai montagne e mari, pur di ottenerla, pur di riuscire nel tuo intento, sia esso di possesso o sia esso di riuscita in un progetto.
Ma significa anche: chi vuole, può tutto; il volere E' potere, in senso di potere su gli altri.
Ecco, alla fine, il motivo per cui ci insegnano sin da bambini a non volere: se tutti VOLESSIMO, si creerebbe un movimento cosmico tale da riuscire a FARE.
Pensate al POTERE di una unica mente cosmica, universale, che pensi di VOLERE la pace, che tutta la gente del mondo non avesse più fame; pensate al POTERE immenso di un unico desiderio espresso che diventa realtà perché desiderandolo TUTTI ci muoveremmo per averlo, attraverseremmo montagne e mari pur di ottenerlo.
Allora, perché lasciare che il mantra di uno rimanga solo il suo mantra?
VOLERE PER FARE, VOLERE PER POTERE; DESIDERARE DI FARE PER FARE VERAMENTE.
Domandatevi perché improvvisamente uno che ripete certe frasi (considerate demagogiche perché comunque suonano false) diventa primo ministro. Non credete che, in fondo, abbia girato l'Universo al suo VOLERE, in un determinato momento per poter avere il POTERE?
Allora, perché lasciare che il mantra del VOLERE E' POTERE sia solo in mano a chi ci prende in giro?
Facciamolo nostro, finalmente; facciamo tutti il gioco del VOLERE E' POTERE. Desideriamo tutti profondamente e veramente un mondo più genuino, più sincero, in cui tutti stiano bene ed abbiano il necessario per vivere.
Guardate che c'è stato chi ha detto: CHIEDI E TI SARA' DATO.
Chiediamo tutti, all'unisono, la pace, la serenità, il cibo per tutti.
VOGLIAMO tutti un mondo migliore.
L'Universo si guarderà attorno e comincerà a girare per il verso giusto.
Ripetiamo sempre, in ogni momento della giornata: VOLERE E' POTERE e pensiamo alla vita giusta per tutti. Quella si avvererà!
Thursday, February 27, 2014
Venti di guerra
Dopo una crisi economica decretata dai vertici finanziari mondiali, alimentata impoverendo sempre più i paesi mediterranei, ora si stanno inventando una nuova guerra.
Prendendo come spunto le rivolte in terra d'Ucraina contro il presidente (decaduto), ora la Russia ha mandato truppe militari in Crimea, paese annesso all'Ucraina ma con governo indipendente.
La guerra di Crimea che ci fu dal 4 ottobre 1853 al 1 febbraio 1856, causata da un conflitto tra Francia e Russia per il controllo dei luoghi santi cristiani in territorio turco vide già la vittoria dei paesi europei (Francia, Inghilterra, Austria, Prussia, Regno di Sardegna) sulla Russia.
Che questa nuova mossa militare di Putin nasconda qualche voglia di rivalsa sulla guerra di 150 anni fa?
La cosa più probabile è che i vertici finanziari vogliano rivoltare ancora una volta il pianeta per rimettere in sesto le loro borse.
Sì, perché come ho già detto più volte, purtroppo la scienza delle finanze ce lo insegna: ogni tanto, il mondo finanziario ha bisogno delle guerre che riportano, dopo la distruzione, la possibilità di guadagnare con le ricostruzioni; le guerre come primo risultato immediato, hanno che causano la morte di migliaia di persone, militari e civili. Con i mezzi odierni, purtroppo, i morti possono essere anche milioni (nella seconda guerra mondiale furono 6 milioni i soli ebrei uccisi nei campi di sterminio) e questo porta ad un riequilibrio della popolazione mondiale. I giovani, gli oppositori politici, i disoccupati: problemi risolti con l'arruolamento obbligatorio che avviene sempre in caso di guerra.
Come secondo effetto hanno la distruzione di città intere e questo permette a speculatori ed imprese di doversi spartire il lavoro; in questo modo, si "riavvia" l'economia senza intoppi.
Certamente, con le armi odierne c'è anche il rischio di conflitti atomici, ma si sa i vertici finanziari non sono né etici né ecologisti e quindi il problema non si pone. Loro, quelli che tirano i fili della nostra vita, certamente hanno da qualche parte un rifugio antiatomico dalla cui finestra poter guardare soddisfatti i risultati dei loro misfatti per poi uscire, magari dopo trent'anni, per ricominciare a governare su alberi rinsecchiti e terreni radioattivi.
Prendendo come spunto le rivolte in terra d'Ucraina contro il presidente (decaduto), ora la Russia ha mandato truppe militari in Crimea, paese annesso all'Ucraina ma con governo indipendente.
La guerra di Crimea che ci fu dal 4 ottobre 1853 al 1 febbraio 1856, causata da un conflitto tra Francia e Russia per il controllo dei luoghi santi cristiani in territorio turco vide già la vittoria dei paesi europei (Francia, Inghilterra, Austria, Prussia, Regno di Sardegna) sulla Russia.
Che questa nuova mossa militare di Putin nasconda qualche voglia di rivalsa sulla guerra di 150 anni fa?
La cosa più probabile è che i vertici finanziari vogliano rivoltare ancora una volta il pianeta per rimettere in sesto le loro borse.
Sì, perché come ho già detto più volte, purtroppo la scienza delle finanze ce lo insegna: ogni tanto, il mondo finanziario ha bisogno delle guerre che riportano, dopo la distruzione, la possibilità di guadagnare con le ricostruzioni; le guerre come primo risultato immediato, hanno che causano la morte di migliaia di persone, militari e civili. Con i mezzi odierni, purtroppo, i morti possono essere anche milioni (nella seconda guerra mondiale furono 6 milioni i soli ebrei uccisi nei campi di sterminio) e questo porta ad un riequilibrio della popolazione mondiale. I giovani, gli oppositori politici, i disoccupati: problemi risolti con l'arruolamento obbligatorio che avviene sempre in caso di guerra.
Come secondo effetto hanno la distruzione di città intere e questo permette a speculatori ed imprese di doversi spartire il lavoro; in questo modo, si "riavvia" l'economia senza intoppi.
Certamente, con le armi odierne c'è anche il rischio di conflitti atomici, ma si sa i vertici finanziari non sono né etici né ecologisti e quindi il problema non si pone. Loro, quelli che tirano i fili della nostra vita, certamente hanno da qualche parte un rifugio antiatomico dalla cui finestra poter guardare soddisfatti i risultati dei loro misfatti per poi uscire, magari dopo trent'anni, per ricominciare a governare su alberi rinsecchiti e terreni radioattivi.
Thursday, February 20, 2014
Ricordi
Ricordo quando sorridevi
e quando mi guardavi arrabbiata
Ricordo quando cantavi
e quando piangevi per qualche torto
che ti sembrava di aver subito.
Ricordo quando, sicura, giudicavi
e quando, affettuosa, mi sorridevi
e mi dicevi che mi volevi bene.
Ricordo quando mi guardavi
e mi chiedevi di portarti via
ricordo quando non volevi mangiare
e, docile, ti lasciavi imboccare
con la promessa di farti tornare a casa.
Ricordo quando facevi gli anagrammi
felice della mia sorpresa
e ricordo quando non riuscivi
nemmeno a leggere e a scrivere.
I ricordi si affollano e non mi distolgono
dal pensiero di te,
fragile e ormai lontana.
Rimani sempre con me, in ogni momento
e ti ricordo come eri, mamma.
Com'è giusto che sia.
e quando mi guardavi arrabbiata
Ricordo quando cantavi
e quando piangevi per qualche torto
che ti sembrava di aver subito.
Ricordo quando, sicura, giudicavi
e quando, affettuosa, mi sorridevi
e mi dicevi che mi volevi bene.
Ricordo quando mi guardavi
e mi chiedevi di portarti via
ricordo quando non volevi mangiare
e, docile, ti lasciavi imboccare
con la promessa di farti tornare a casa.
Ricordo quando facevi gli anagrammi
felice della mia sorpresa
e ricordo quando non riuscivi
nemmeno a leggere e a scrivere.
I ricordi si affollano e non mi distolgono
dal pensiero di te,
fragile e ormai lontana.
Rimani sempre con me, in ogni momento
e ti ricordo come eri, mamma.
Com'è giusto che sia.
Friday, February 07, 2014
EMPATIA
Empatia: grande parola. E' un sentimento, è il sentimento di chi si mette nella pelle altrui e soffre o gioisce di ciò che soffre o gioisce l'altro. E' un sentimento che mi tiene sveglia di notte.
Vado a coricarmi, la sera, mezza addormentata, non riesco nemmeno a finire di vedere un programma in tv dal sonno, poi, quando arrivo nel letto, mi ritrovo gli occhi a palla.
Non c'è verso di dormire e questo mi capitava anche da bambina, quando mi ritrovavo a contare gli anni nostri, miei e dei miei fratelli, con quelli dei miei genitori. Ho avuto sempre il terrore che capitasse qualcosa ai miei genitori perché mio padre aveva tredici anni in più di mia madre ed il nostro fratellino più piccolo è nato che mio padre aveva già cinquantadue anni.
Oggi, non sembra così strano: tante coppie, per motivi di lavoro, di carriera o altro, si trovano a fare i figli già verso i quarant'anni o oltre. Ed io mi ritrovo a pensare come possano dormirci la notte ...
Ho fatto da baby-sitter a bambini che hanno genitori ormai oltre la cinquantina e spesso mi chiedo come facciano i genitori a sopportare l'ansia di questa differenza d'età. E' vero che, purtroppo, capitano incidenti a coppie giovani, l'età non vuole dire molto nella ruota della fortuna della vita, ma incide.
Ma l'empatia va oltre ...
La notte scorsa, ad esempio, non riuscivo a dormire al pensiero di quei giovani che si stanno preparando, per una sorta di grande fratello, a partire per Marte. Il servizio su questa questione è stato messo in onda su rai2, su Voyager. Sono ragazzi, maschi e femmine, che hanno superato una prima selezione ed intervistato era un italiano che si sta laureando in psicologia. Non è una spedizione NASA, ma di una ditta che sta approntando la spedizione senza ritorno con un programma di colonizzazione di Marte; il tutto guardato attraverso telecamere, un grande fratello marziano. I ragazzi sono maschi e femmine perché dovranno procreare, avranno l'opportunità di collegarsi con la Terra per vedere i parenti o gli amici ma partiranno sapendo che non potranno mai più tornare.
Non riuscivo a dormire mettendomi nei panni un po' dei ragazzi e un po' dei loro genitori: non potrei vivere sapendo mia figlia sperduta nello spazio, sapendo che qualunque cosa le succeda io non potrei esserle vicino. Su Marte non ci sono scuole, non ci sono ospedali, soprattutto. Il ragazzo che si sta laureando in psicologia ha confermato di essere stato scelto probabilmente perché dovrà sedare liti causate dalla situazione, problemi psicologici e, addirittura, rischi di suicidi.
Il ragazzo in questione, poi, ha lasciato la fidanzata per questa spedizione e quindi sa, come gli altri, che dovrà per forza procreare con un'altra donna e chissà se quella gli piacerà ...
A me questa cosa crea un'angoscia profondissima, causata dall'empatia che provo, come se fosse un mio figlio quello che dovrà partire. Mi causa claustrofobia, sentendomi nei panni di chi partirà, pensando al fatto che inizialmente dovranno costruire le stanze in cui vivere, moduli piccoli per ognuno, sotto una cupola poiché l'aria non esiste su Marte. E poi, se uno di loro avrà bisogno di medicinali, di un'operazione, anche la più banale ovviamente dovranno arrangiarsi; i figli, se nasceranno, non vedranno mai la bellezza della Terra se non in un video, come un film di fantascienza, loro che dovranno crescere in un mondo senza terra, senza erba, senza farfalle, senza pioggia, senza neve, senza cani o gatti, o conigli ...
E' questo il futuro? Purtroppo rischiamo di far diventare così la Terra, calpestandola continuamente; la popolazione terrestre è troppa, la Terra è troppo affollata e forse questa sarà l'unica risorsa? Partire per Marte? Potrebbe essere una soluzione, quella di mandarci chi ci sta rovinando: quattro anni di viaggio e poi, addio ... fatti dei marziani!
Ma, veramente, a parte gli scherzi o le battute facili, il futuro ci riserva la colonizzazione di pianeti che non hanno la bellezza della nostra Terra? Non sarebbe meglio trattare il nostro pianeta con i guanti di velluto, tenendolo al sicuro, facendolo respirare meglio, senza trivellarlo continuamente?
Cara, vecchia Terra, come ti voglio bene e mi auguro di poter vivere ancora un po' per poter gioire delle belle cose che, gratuitamente, ci regali.
Vado a coricarmi, la sera, mezza addormentata, non riesco nemmeno a finire di vedere un programma in tv dal sonno, poi, quando arrivo nel letto, mi ritrovo gli occhi a palla.
Non c'è verso di dormire e questo mi capitava anche da bambina, quando mi ritrovavo a contare gli anni nostri, miei e dei miei fratelli, con quelli dei miei genitori. Ho avuto sempre il terrore che capitasse qualcosa ai miei genitori perché mio padre aveva tredici anni in più di mia madre ed il nostro fratellino più piccolo è nato che mio padre aveva già cinquantadue anni.
Oggi, non sembra così strano: tante coppie, per motivi di lavoro, di carriera o altro, si trovano a fare i figli già verso i quarant'anni o oltre. Ed io mi ritrovo a pensare come possano dormirci la notte ...
Ho fatto da baby-sitter a bambini che hanno genitori ormai oltre la cinquantina e spesso mi chiedo come facciano i genitori a sopportare l'ansia di questa differenza d'età. E' vero che, purtroppo, capitano incidenti a coppie giovani, l'età non vuole dire molto nella ruota della fortuna della vita, ma incide.
Ma l'empatia va oltre ...
La notte scorsa, ad esempio, non riuscivo a dormire al pensiero di quei giovani che si stanno preparando, per una sorta di grande fratello, a partire per Marte. Il servizio su questa questione è stato messo in onda su rai2, su Voyager. Sono ragazzi, maschi e femmine, che hanno superato una prima selezione ed intervistato era un italiano che si sta laureando in psicologia. Non è una spedizione NASA, ma di una ditta che sta approntando la spedizione senza ritorno con un programma di colonizzazione di Marte; il tutto guardato attraverso telecamere, un grande fratello marziano. I ragazzi sono maschi e femmine perché dovranno procreare, avranno l'opportunità di collegarsi con la Terra per vedere i parenti o gli amici ma partiranno sapendo che non potranno mai più tornare.
Non riuscivo a dormire mettendomi nei panni un po' dei ragazzi e un po' dei loro genitori: non potrei vivere sapendo mia figlia sperduta nello spazio, sapendo che qualunque cosa le succeda io non potrei esserle vicino. Su Marte non ci sono scuole, non ci sono ospedali, soprattutto. Il ragazzo che si sta laureando in psicologia ha confermato di essere stato scelto probabilmente perché dovrà sedare liti causate dalla situazione, problemi psicologici e, addirittura, rischi di suicidi.
Il ragazzo in questione, poi, ha lasciato la fidanzata per questa spedizione e quindi sa, come gli altri, che dovrà per forza procreare con un'altra donna e chissà se quella gli piacerà ...
A me questa cosa crea un'angoscia profondissima, causata dall'empatia che provo, come se fosse un mio figlio quello che dovrà partire. Mi causa claustrofobia, sentendomi nei panni di chi partirà, pensando al fatto che inizialmente dovranno costruire le stanze in cui vivere, moduli piccoli per ognuno, sotto una cupola poiché l'aria non esiste su Marte. E poi, se uno di loro avrà bisogno di medicinali, di un'operazione, anche la più banale ovviamente dovranno arrangiarsi; i figli, se nasceranno, non vedranno mai la bellezza della Terra se non in un video, come un film di fantascienza, loro che dovranno crescere in un mondo senza terra, senza erba, senza farfalle, senza pioggia, senza neve, senza cani o gatti, o conigli ...
E' questo il futuro? Purtroppo rischiamo di far diventare così la Terra, calpestandola continuamente; la popolazione terrestre è troppa, la Terra è troppo affollata e forse questa sarà l'unica risorsa? Partire per Marte? Potrebbe essere una soluzione, quella di mandarci chi ci sta rovinando: quattro anni di viaggio e poi, addio ... fatti dei marziani!
Ma, veramente, a parte gli scherzi o le battute facili, il futuro ci riserva la colonizzazione di pianeti che non hanno la bellezza della nostra Terra? Non sarebbe meglio trattare il nostro pianeta con i guanti di velluto, tenendolo al sicuro, facendolo respirare meglio, senza trivellarlo continuamente?
Cara, vecchia Terra, come ti voglio bene e mi auguro di poter vivere ancora un po' per poter gioire delle belle cose che, gratuitamente, ci regali.
Tuesday, January 28, 2014
Prima neve
Quest'anno la neve si è fatta attendere ed ha aspettato oggi per scendere per la prima volta in questo inverno anomalo.
Si deposita sul corpicino di Luna, seppellita ieri in un vigneto, vicino al melo dove è stata seppellita qualche anno fa Pimpi, la gattina che tenevamo in garage e che girava per il cortile del condominio indisturbata.
La neve scende lieve sui miei pensieri, senza fare troppo rumore, scende sui ricordi, ammanta di bianco la malinconia, sentimento molto difficile da scacciare.
Sono i giorni della merla, i più freddi dell'inverno e scendono, con la neve, sulle case alluvionate della nostra bella regione. L'Emilia Romagna, la rossa, così odiata da chi non ne capisce il valore, ha fra i suoi figli persone che, a rischio della propria vita, vanno in aiuto a chi si ritrova la casa allagata di acqua e fango, senza che i telegiornali ne parlino. L'Emilia Romagna, la rossa, si rimbocca le maniche, non piange sui suoi guai, non aspetta nessuno, si arrangia ma non illecitamente come altri farebbero. L'Emilia Romagna, la rossa, ha alti ideali ed i suoi figli sanno cosa significano le parole "solidarietà" e "generosità".
Ai politici, a quelli che si sono vestiti di grosse parole e di abiti "rossi" per nascondere le giacchette bianche o nere, vorrei dire che non riusciranno mai a far chinare la testa ai figli della "rossa"; le cooperative, nate in Emilia già agli inizi del '900, hanno sempre dato vita al fervore, alle idee, alla creatività dei figli della "rossa". La dignità e la compostezza della mia gente dovrebbero essere un grande insegnamento per chi, abituato a rivoltare la giacca, non ha né dignità né compostezza, né empatia e non conosce il significato delle parole "solidarietà" e "generosità".
Si deposita sul corpicino di Luna, seppellita ieri in un vigneto, vicino al melo dove è stata seppellita qualche anno fa Pimpi, la gattina che tenevamo in garage e che girava per il cortile del condominio indisturbata.
La neve scende lieve sui miei pensieri, senza fare troppo rumore, scende sui ricordi, ammanta di bianco la malinconia, sentimento molto difficile da scacciare.
Sono i giorni della merla, i più freddi dell'inverno e scendono, con la neve, sulle case alluvionate della nostra bella regione. L'Emilia Romagna, la rossa, così odiata da chi non ne capisce il valore, ha fra i suoi figli persone che, a rischio della propria vita, vanno in aiuto a chi si ritrova la casa allagata di acqua e fango, senza che i telegiornali ne parlino. L'Emilia Romagna, la rossa, si rimbocca le maniche, non piange sui suoi guai, non aspetta nessuno, si arrangia ma non illecitamente come altri farebbero. L'Emilia Romagna, la rossa, ha alti ideali ed i suoi figli sanno cosa significano le parole "solidarietà" e "generosità".
Ai politici, a quelli che si sono vestiti di grosse parole e di abiti "rossi" per nascondere le giacchette bianche o nere, vorrei dire che non riusciranno mai a far chinare la testa ai figli della "rossa"; le cooperative, nate in Emilia già agli inizi del '900, hanno sempre dato vita al fervore, alle idee, alla creatività dei figli della "rossa". La dignità e la compostezza della mia gente dovrebbero essere un grande insegnamento per chi, abituato a rivoltare la giacca, non ha né dignità né compostezza, né empatia e non conosce il significato delle parole "solidarietà" e "generosità".
Monday, January 27, 2014
Un brusco risveglio
Questa mattina alle 5,40 è morta la nostra gatta più anziana, Luna.
Ieri ha passato tutto il pomeriggio in braccio un po' a me un po' a Sarah, dopo che aveva lanciato un miagolio prolungato e sofferente. A dicembre aveva fatto lo stesso ed aveva iniziato a fare cose strane. Ieri proprio abbiamo notato che evidentemente non ci vedeva più, schivava i muri prima di andarci a sbattere contro, girava un po' in tondo. Poi aveva smesso di muoversi e stava a testa china contro il muro, quindi avevamo pensato di tenerla in braccio a turno e di andare dal veterinario oggi. Ieri sera l'abbiamo imboccata con il cucchiaino, sembrava come i malati di demenza che dimenticano dove sono, chi sono e cosa devono fare. Ha mangiato un po' di omogeneizzato e ieri sera l'avevo messa per bene in una cesta, chiusa in bagno pensando che fosse il luogo più riparato ed a lei noto.
Alle 5,15 mio marito mi ha chiamato dicendo che Luna era dietro al bidet ma non riusciva a vedere la testa. Subito sono andata a vedere ed è stato il panico: Luna, sentendo la sua ultima ora probabilmente, aveva incastrato la testa dietro al bidet, dentro all'incavo che contiene i tubi ed i ferri del blocco dello scarico. Insomma, Luna respirava ma non c'era modo di tirarla via senza farla soffocare; magra com'era (di costituzione) aveva infilato tutto il collo e ruotato la testa in modo da incastrarla totalmente. Non c'era modo di liberarla senza strozzarla o romperle l'osso del collo o altro.
Abbiamo chiamato alle 5,30 un tuttofare che ci viene spesso a fare lavori e per fortuna, essendo un amico, nonostante l'ora, quando ha capito la situazione è corso immediatamente perché l'unica soluzione era smontare il bidet sperando di poter fare l'operazione senza ammazzare Luna.
Alle 5,40, poco prima che suonasse il nostro amico, il cuoricino di Luna, sotto le mie mani, ha smesso di battere. Io la tenevo per le scapole per timore che si incastrasse ancora di più, la accarezzavo, la chiamavo. Dopo un'ultima grattatina che lei si è fatta con una zampina posteriore, è andata, lasciandomi attonita e singhiozzante.
Smontando il bidet, il nostro amico e mio marito hanno cercato di usare tutta la delicatezza, non le hanno torto un pelo ma in effetti non sarebbe sopravvissuta a causa dei movimenti che hanno dovuto fare per togliere il servizio. La testina era totalmente incastrata.
Luna è andata a raggiungere la sua amica Tea e la nostra micia Creamy. Per chi non ha animali, soprattutto per chi non li ama, sembrerà strano provare dispiacere per un gatto, ma per noi che li cresciamo, li teniamo con tutto l'amore possibile, per noi che loro vedono come genitori, è una perdita immensa, è un'anima che ci lascia.
Ieri ha passato tutto il pomeriggio in braccio un po' a me un po' a Sarah, dopo che aveva lanciato un miagolio prolungato e sofferente. A dicembre aveva fatto lo stesso ed aveva iniziato a fare cose strane. Ieri proprio abbiamo notato che evidentemente non ci vedeva più, schivava i muri prima di andarci a sbattere contro, girava un po' in tondo. Poi aveva smesso di muoversi e stava a testa china contro il muro, quindi avevamo pensato di tenerla in braccio a turno e di andare dal veterinario oggi. Ieri sera l'abbiamo imboccata con il cucchiaino, sembrava come i malati di demenza che dimenticano dove sono, chi sono e cosa devono fare. Ha mangiato un po' di omogeneizzato e ieri sera l'avevo messa per bene in una cesta, chiusa in bagno pensando che fosse il luogo più riparato ed a lei noto.
Alle 5,15 mio marito mi ha chiamato dicendo che Luna era dietro al bidet ma non riusciva a vedere la testa. Subito sono andata a vedere ed è stato il panico: Luna, sentendo la sua ultima ora probabilmente, aveva incastrato la testa dietro al bidet, dentro all'incavo che contiene i tubi ed i ferri del blocco dello scarico. Insomma, Luna respirava ma non c'era modo di tirarla via senza farla soffocare; magra com'era (di costituzione) aveva infilato tutto il collo e ruotato la testa in modo da incastrarla totalmente. Non c'era modo di liberarla senza strozzarla o romperle l'osso del collo o altro.
Abbiamo chiamato alle 5,30 un tuttofare che ci viene spesso a fare lavori e per fortuna, essendo un amico, nonostante l'ora, quando ha capito la situazione è corso immediatamente perché l'unica soluzione era smontare il bidet sperando di poter fare l'operazione senza ammazzare Luna.
Alle 5,40, poco prima che suonasse il nostro amico, il cuoricino di Luna, sotto le mie mani, ha smesso di battere. Io la tenevo per le scapole per timore che si incastrasse ancora di più, la accarezzavo, la chiamavo. Dopo un'ultima grattatina che lei si è fatta con una zampina posteriore, è andata, lasciandomi attonita e singhiozzante.
Smontando il bidet, il nostro amico e mio marito hanno cercato di usare tutta la delicatezza, non le hanno torto un pelo ma in effetti non sarebbe sopravvissuta a causa dei movimenti che hanno dovuto fare per togliere il servizio. La testina era totalmente incastrata.
Luna è andata a raggiungere la sua amica Tea e la nostra micia Creamy. Per chi non ha animali, soprattutto per chi non li ama, sembrerà strano provare dispiacere per un gatto, ma per noi che li cresciamo, li teniamo con tutto l'amore possibile, per noi che loro vedono come genitori, è una perdita immensa, è un'anima che ci lascia.
Thursday, January 09, 2014
Progetto Koala
Purtroppo non lavoro da giugno e Progetto Koala è fermo.
Questa condizione mi ha fatto trascorrere il Natale e le festività con un velo di tristezza.
Ho passato tutto il mese di dicembre ricordando con tristezza l'ultimo compleanno di mia madre, passato da lei in ricovero; non avendo nemmeno bambini da tenere, non ho avuto lo stimolo di fare nuovi lavori per addobbare la casa o da regalare ai bambini e le festività sono corse via, così, come sono arrivate.
Gli addobbi e l'albero li ho fatti e li ho tolti il giorno dell'Epifania, ma non ho fatto in tempo ad abituarmi al Natale che già è tutto passato.
Oggi, nove gennaio 2014, guardo il calendario e mi stupisco dell'arrivo del nuovo anno.
Trascorrere le giornate a fare lavori di casa, ad occuparmi dei miei pelosi, mi annebbia la mente, mi addormenta ed anche scrivere diventa una fatica.
Appena mi fermo a pensare, mi salgono le lacrime agli occhi e mi viene rabbia, oltre che tristezza.
La mente si annebbia ed il giorno diventa faticoso da trascorre.
Il tempo scorre, lo so, e non può tornare indietro e non voglio perdere tempo.
Ho tante cose da raccontare, ancora.
Mi auguro che con l'allungarsi delle giornate, mi torni la voglia di sorridere.
Questa condizione mi ha fatto trascorrere il Natale e le festività con un velo di tristezza.
Ho passato tutto il mese di dicembre ricordando con tristezza l'ultimo compleanno di mia madre, passato da lei in ricovero; non avendo nemmeno bambini da tenere, non ho avuto lo stimolo di fare nuovi lavori per addobbare la casa o da regalare ai bambini e le festività sono corse via, così, come sono arrivate.
Gli addobbi e l'albero li ho fatti e li ho tolti il giorno dell'Epifania, ma non ho fatto in tempo ad abituarmi al Natale che già è tutto passato.
Oggi, nove gennaio 2014, guardo il calendario e mi stupisco dell'arrivo del nuovo anno.
Trascorrere le giornate a fare lavori di casa, ad occuparmi dei miei pelosi, mi annebbia la mente, mi addormenta ed anche scrivere diventa una fatica.
Appena mi fermo a pensare, mi salgono le lacrime agli occhi e mi viene rabbia, oltre che tristezza.
La mente si annebbia ed il giorno diventa faticoso da trascorre.
Il tempo scorre, lo so, e non può tornare indietro e non voglio perdere tempo.
Ho tante cose da raccontare, ancora.
Mi auguro che con l'allungarsi delle giornate, mi torni la voglia di sorridere.
Friday, January 03, 2014
IL TEMPO
Quando ero piccola, il tempo non scorreva mai.
L'inverno era lungo, iniziava all'inizio della scuola, il primo di ottobre; occorreva aspettare tanto tempo prima che arrivassero Santa Lucia, il Natale, il Capodanno.
Sembrava che tra un evento e l'altro passasse una infinità di tempo.
Ora, un anno mi scorre tra le dita ed il Natale, che a me piace tanto perché mi fa amare l'inverno che altrimenti mi sembrerebbe tanto triste, passa e se ne va senza che io abbia avuto il tempo per gioirne.
Sono quasi due anni, ormai, che mia madre se n'è andata ma faccio fatica a pensare che siano già due anni; l'anno 2013 mi è passato sopra come un treno in corsa e continuo a darne la colpa alla polmonite che mi ha costretto a stare al coperto ed al caldo fino alla metà di giugno; do la colpa anche al tempo meteo, che fino a metà giugno ha fatto capricci; do la colpa alla primavera, che non è arrivata l'anno 2013 per fare posto, dopo il freddo, all'estate. Do la colpa all'autunno che è stato caldo e all'inverno che da noi è ancora clemente nonostante le nebbie.
Ecco, per spiegarmi il fatto che l'anno 2013 mi sia passato veloce, do la colpa a tutto l'immaginabile.
Ma la realtà è che quando si raggiunge la metà del percorso, la vita scorre molto più veloce.
Forse era questo il messaggio del mio arresto cardiaco di trentadue anni fa, quando vissi e rivissi la mia vita in modo sempre più veloce.
Per questo motivo, forse, i ricordi si compattano per diventare un tutt'uno tra passato e presente; forse è per questo motivo che quando si raggiungono tanti anni sono sempre più vicini i ricordi dell'infanzia; forse è un modo per ricordarci che dovremmo ritornare tutti bambini per capire il vero senso della vita.
Forse ciò che sto scrivendo mi servirà per fermare anche solo per un attimo il tempo.
"La settima figlia" sarà il mio ritorno alle origini.
L'inverno era lungo, iniziava all'inizio della scuola, il primo di ottobre; occorreva aspettare tanto tempo prima che arrivassero Santa Lucia, il Natale, il Capodanno.
Sembrava che tra un evento e l'altro passasse una infinità di tempo.
Ora, un anno mi scorre tra le dita ed il Natale, che a me piace tanto perché mi fa amare l'inverno che altrimenti mi sembrerebbe tanto triste, passa e se ne va senza che io abbia avuto il tempo per gioirne.
Sono quasi due anni, ormai, che mia madre se n'è andata ma faccio fatica a pensare che siano già due anni; l'anno 2013 mi è passato sopra come un treno in corsa e continuo a darne la colpa alla polmonite che mi ha costretto a stare al coperto ed al caldo fino alla metà di giugno; do la colpa anche al tempo meteo, che fino a metà giugno ha fatto capricci; do la colpa alla primavera, che non è arrivata l'anno 2013 per fare posto, dopo il freddo, all'estate. Do la colpa all'autunno che è stato caldo e all'inverno che da noi è ancora clemente nonostante le nebbie.
Ecco, per spiegarmi il fatto che l'anno 2013 mi sia passato veloce, do la colpa a tutto l'immaginabile.
Ma la realtà è che quando si raggiunge la metà del percorso, la vita scorre molto più veloce.
Forse era questo il messaggio del mio arresto cardiaco di trentadue anni fa, quando vissi e rivissi la mia vita in modo sempre più veloce.
Per questo motivo, forse, i ricordi si compattano per diventare un tutt'uno tra passato e presente; forse è per questo motivo che quando si raggiungono tanti anni sono sempre più vicini i ricordi dell'infanzia; forse è un modo per ricordarci che dovremmo ritornare tutti bambini per capire il vero senso della vita.
Forse ciò che sto scrivendo mi servirà per fermare anche solo per un attimo il tempo.
"La settima figlia" sarà il mio ritorno alle origini.
Tuesday, December 24, 2013
E' Natale
Cara mamma, è Natale ma senza di te ... non è Natale.
Ricordo quanto ti piaceva il Natale, nonostante significasse tanto lavoro per te.
Non ci hai mai fatto mancare i dolci e la tua tavola è sempre stata imbandita, anche in tempi in cui c'era poco per tutti; noi siamo stati felici, mamma, grazie allo stipendio del papà come sempre tu ricordavi.
Sei sempre stata grata al papà, alla sua pensione che negli ultimi trent'anni ti hanno permesso una vita più che dignitosa, per la casa dove abbiamo potuto vivere senza paura di sfratti.
La nostra vita è stata semplice, ma siete sempre riusciti tu ed il papà a darci più del necessario, mai il superfluo inteso come si intende oggi ma sempre quello di cui i bambini hanno bisogno.
Il Natale dovrebbe essere una festa felice, ma per me è sempre stato il momento dell'anno in cui sentire il peso dell'anno trascorso; il momento in cui sentire tutto il peso della mancanza di chi non è più.
Mamma, tu ed il papà mi mancate tanto.
So che siete insieme, adesso ...
Grazie per tutto quello che ci avete donato, grazie per la leggerezza con cui abbiamo potuto vivere la nostra infanzia. Grazie. Vi voglio bene.
Ricordo quanto ti piaceva il Natale, nonostante significasse tanto lavoro per te.
Non ci hai mai fatto mancare i dolci e la tua tavola è sempre stata imbandita, anche in tempi in cui c'era poco per tutti; noi siamo stati felici, mamma, grazie allo stipendio del papà come sempre tu ricordavi.
Sei sempre stata grata al papà, alla sua pensione che negli ultimi trent'anni ti hanno permesso una vita più che dignitosa, per la casa dove abbiamo potuto vivere senza paura di sfratti.
La nostra vita è stata semplice, ma siete sempre riusciti tu ed il papà a darci più del necessario, mai il superfluo inteso come si intende oggi ma sempre quello di cui i bambini hanno bisogno.
Il Natale dovrebbe essere una festa felice, ma per me è sempre stato il momento dell'anno in cui sentire il peso dell'anno trascorso; il momento in cui sentire tutto il peso della mancanza di chi non è più.
Mamma, tu ed il papà mi mancate tanto.
So che siete insieme, adesso ...
Grazie per tutto quello che ci avete donato, grazie per la leggerezza con cui abbiamo potuto vivere la nostra infanzia. Grazie. Vi voglio bene.
Wednesday, December 18, 2013
"La settima figlia" work in progress
Forse perché dicembre è il mese della mamma, della mia mamma, ho ripreso finalmente il filo del racconto.
Ma ho trovato una variante.
Siccome ovviamente alcuni avvenimenti si accavallano nella mia mente come ricordi infantili, senza conoscerne bene la cronologia, mi sono aiutata con la mia enciclopedia cronologica ed alcune risorse del web.
La mia famiglia ha attraversato settantaquattro anni di storia nazionale ed internazionale e le mie idee, la mia personalità, si sono forgiate all'ombra di taluni avvenimenti vissuti da tutti noi.
E' importante, per questo, avere una cronologia dei fatti per capire il contesto storico in cui la mia famiglia si è formata, è cresciuta ed ha vissuto.
Mi auguro di riuscire a rendere l'ambiente ed il contesto interessanti per chi, eventualmente, leggerà, prima o poi, il mio racconto.
Intanto, proseguiamo con la storia ...
Ma ho trovato una variante.
Siccome ovviamente alcuni avvenimenti si accavallano nella mia mente come ricordi infantili, senza conoscerne bene la cronologia, mi sono aiutata con la mia enciclopedia cronologica ed alcune risorse del web.
La mia famiglia ha attraversato settantaquattro anni di storia nazionale ed internazionale e le mie idee, la mia personalità, si sono forgiate all'ombra di taluni avvenimenti vissuti da tutti noi.
E' importante, per questo, avere una cronologia dei fatti per capire il contesto storico in cui la mia famiglia si è formata, è cresciuta ed ha vissuto.
Mi auguro di riuscire a rendere l'ambiente ed il contesto interessanti per chi, eventualmente, leggerà, prima o poi, il mio racconto.
Intanto, proseguiamo con la storia ...
Monday, December 16, 2013
A MIA MADRE
Ciao, mamma.
Oggi avresti compiuto novanta anni.
Oggi c'è il sole, nonostante il gelo delle prime ore mattutine. Andando a spasso con i cani, mi è venuto di cantarti "Tanti auguri", guardando il cielo azzurro come i tuoi occhi.
Mi manchi sempre di più, mi mancano le chiacchiere che facevamo, chiacchiere fatte di nulla e di tanto; mi mancano i tuoi racconti, sempre gli stessi, sulla tua vita e la vita trascorsa con il papà.
Quando ti dicevo di raccontarmi qualcosa di più recente, quando ti facevo le domande sugli anni in cui anche io ero piccola, tu rispondevi facendo spallucce che era vita, vita quotidiana.
Ma a me mancano alcune tessere della nostra vita, per forza poiché essendo la settima conosco solo quello che ho vissuto direttamente.
Ma tu continuavi sempre a raccontare i periodi più difficili.
Ti sono grata, ugualmente, di tutto quello che mi hai trasmesso.
La nostra infanzia, mamma, è stata bellissima grazie a te ed al papà; a Santa Lucia non ci mancavano mai il maglioncino o i guanti o i calzerotti nuovi; a Natale non ci mancavano mai il torrone e gli struffoli come non mancavano le zeppole.
La Vigilia di Natale, che per noi è la festività più importante come vuole la tradizione partenopea del papà, era una festa, con la tavola imbandita e la casa addobbata a festa.
Il tuo presepe adesso ce l'ha l'Anna Maria ed è stato fatto il sette.
Il cenone, come già tanti altri anni, lo faremo a casa di Beppe, che ogni anno cerca di mantenere il menù che piaceva a te ed al papà.
Ecco, oggi ti faccio gli auguri raccontandoti tutto questo, anche se so che tu tutto questo lo sai già.
Ti sento con me, sempre e sempre ti racconto la mia giornata.
Ti voglio bene, mamma e mi auguro di avertelo dimostrato durante la tua e la mia vita.
Buon compleanno, mamma.
Oggi avresti compiuto novanta anni.
Oggi c'è il sole, nonostante il gelo delle prime ore mattutine. Andando a spasso con i cani, mi è venuto di cantarti "Tanti auguri", guardando il cielo azzurro come i tuoi occhi.
Mi manchi sempre di più, mi mancano le chiacchiere che facevamo, chiacchiere fatte di nulla e di tanto; mi mancano i tuoi racconti, sempre gli stessi, sulla tua vita e la vita trascorsa con il papà.
Quando ti dicevo di raccontarmi qualcosa di più recente, quando ti facevo le domande sugli anni in cui anche io ero piccola, tu rispondevi facendo spallucce che era vita, vita quotidiana.
Ma a me mancano alcune tessere della nostra vita, per forza poiché essendo la settima conosco solo quello che ho vissuto direttamente.
Ma tu continuavi sempre a raccontare i periodi più difficili.
Ti sono grata, ugualmente, di tutto quello che mi hai trasmesso.
La nostra infanzia, mamma, è stata bellissima grazie a te ed al papà; a Santa Lucia non ci mancavano mai il maglioncino o i guanti o i calzerotti nuovi; a Natale non ci mancavano mai il torrone e gli struffoli come non mancavano le zeppole.
La Vigilia di Natale, che per noi è la festività più importante come vuole la tradizione partenopea del papà, era una festa, con la tavola imbandita e la casa addobbata a festa.
Il tuo presepe adesso ce l'ha l'Anna Maria ed è stato fatto il sette.
Il cenone, come già tanti altri anni, lo faremo a casa di Beppe, che ogni anno cerca di mantenere il menù che piaceva a te ed al papà.
Ecco, oggi ti faccio gli auguri raccontandoti tutto questo, anche se so che tu tutto questo lo sai già.
Ti sento con me, sempre e sempre ti racconto la mia giornata.
Ti voglio bene, mamma e mi auguro di avertelo dimostrato durante la tua e la mia vita.
Buon compleanno, mamma.
Saturday, December 07, 2013
SOGNO E REALTA'
Mi sono alzata presto, questa mattina, perché ho sognato di incontrare in una comune Padre Silvio Turazzi, con la barba lunga, intristito perchè non c'erano volontari che potessero lavorare la terra che la comune coltivava ...
Mi sono ritrovata a cercare in rete notizie relative a Padre Silvio di cui non ricordavo il cognome.
Ognuno di noi nella sua vita incontra persone che incidono positivamente ed altre che incidono negativamente. Io ho avuto la grande fortuna di incontrare per lo più persone che mi hanno dato solo positività ed una di queste persone è Padre Silvio.
In realtà l'ho conosciuto di riflesso.
Padre Silvio (di cui si può trovare la biografia in rete appunto) era un giovane missionario nel 1968 quando mio fratello Gian Pietro fece un campo estivo di Mani Tese (anche di questa associazione si possono trovare notizie in rete). Ricordo una sua fotografia, con la solita chitarra in mano, mentre i ragazzi facevano una pausa.
Seguendo l'esempio della comunità di Emmaus guidata dall'Abbé Pierre (in Francia), anche Mani Tese faceva campagne di raccolta della carta per avere qualche lira da spendere in opere mirate.
A Mani Tese, Gian Pietro conobbe Padre Silvio e ne parlò in modo entusiasta.
Successivamente, credo che fosse il 1969, Padre Silvio frequentò in qualche modo la nostra parrocchia, Santa Maria della Pace, dove il parroco, Don Franco, ospitava molti cappellani e missionari e faceva in modo che i gruppi giovanili partecipassero ad iniziative di volontariato.
Anche io partecipai ad una raccolta della carta (avevo tredici, quattordici anni) organizzata dalla nostra parrocchia in appoggio ad iniziative che vedevano Padre Silvio impegnato in prima persona.
Ricordo lo sgomento alla notizia dell'incidente in macchina in cui Padre Silvio rimase paralizzato; chi guidava, se non ricordo male, era una delle ragazze più grandi della parrocchia che seguivano i gruppi dei più giovani e se non ricordo male lei morì in quell'incidente.
Dopo quaranta anni e più, Padre Silvio mi è arrivato in sogno.
Come dicevo, ognuno di noi nella propria vita incontra persone che portano e lasciano il segno.
Bianco o nero che sia.
Per mia fortuna, ripeto, ho incontrato più luce che oscurità ma ricordo esattamente sia gli uni che gli altri.
La prima persona importante della mia vita fu la mia maestra Paola Parenti. Era giovane quando prese la mia classe in seconda e sempre sorridente; mi diede la voglia di scrivere e leggere.
Alle medie inferiori, che per me durarono 4 anni, incontrai una professoressa di italiano, di cui non ricordo il nome ma molto bene il viso poiché era Dante Alighieri in femminile, che mi fece bocciare in seconda media per una discussione sui diritti dei neri (come dico nel mio post in ricordo di Mandela) e per colpa sua non ricordo una poesia a memoria perché mi diede 2 nella recitazione del "5 maggio" (ovviamente lei è nella lista nera).
Ad aggiustare il tiro nei due anni successivi ci fu ancora una insegnante di italiano, la professoressa Lombardo, molto materna e gentile; inoltre avevo il professore di religione, Don Zatti, che mi regalò un libro per premiarmi per un tema.
Nel frattempo, iniziai a frequentare Viva la Gente e conobbi un ragazzo del cast di Bologna che aveva scritto una bellissima canzone che canto ancora oggi: "O libertà". Aveva una bellissima voce, con una tonalità da donna; era gay ma era talmente bello, lo ricordo ancora con il tabarro. Morì poco tempo dopo in un incidente stradale. Ma non fu mai più dimenticato da me.
In prima o seconda superiore ebbi un insegnante di religione, Don Patané, che mi mandò dal preside perché, disse, lo avevo messo in difficoltà parlando in classe di un documentario dove alti prelati benedicevano i lager in compagnia delle SS (lista nera, ovviamente!).
Ma il tiro alle superiori venne aggiustato dall'insegnante di diritto, Signora Blarzino, e dall'insegnante di italiano degli ultimi tre anni, il professor Rubiconi, che non smetterò mai di ringraziare per avermi fatto conoscere tanti modi di scrivere e la voglia di continuare a studiare.
Quando incontrate delle persone che vi illuminano la via, seguitele: non ve ne pentirete.
Mi sono ritrovata a cercare in rete notizie relative a Padre Silvio di cui non ricordavo il cognome.
Ognuno di noi nella sua vita incontra persone che incidono positivamente ed altre che incidono negativamente. Io ho avuto la grande fortuna di incontrare per lo più persone che mi hanno dato solo positività ed una di queste persone è Padre Silvio.
In realtà l'ho conosciuto di riflesso.
Padre Silvio (di cui si può trovare la biografia in rete appunto) era un giovane missionario nel 1968 quando mio fratello Gian Pietro fece un campo estivo di Mani Tese (anche di questa associazione si possono trovare notizie in rete). Ricordo una sua fotografia, con la solita chitarra in mano, mentre i ragazzi facevano una pausa.
Seguendo l'esempio della comunità di Emmaus guidata dall'Abbé Pierre (in Francia), anche Mani Tese faceva campagne di raccolta della carta per avere qualche lira da spendere in opere mirate.
A Mani Tese, Gian Pietro conobbe Padre Silvio e ne parlò in modo entusiasta.
Successivamente, credo che fosse il 1969, Padre Silvio frequentò in qualche modo la nostra parrocchia, Santa Maria della Pace, dove il parroco, Don Franco, ospitava molti cappellani e missionari e faceva in modo che i gruppi giovanili partecipassero ad iniziative di volontariato.
Anche io partecipai ad una raccolta della carta (avevo tredici, quattordici anni) organizzata dalla nostra parrocchia in appoggio ad iniziative che vedevano Padre Silvio impegnato in prima persona.
Ricordo lo sgomento alla notizia dell'incidente in macchina in cui Padre Silvio rimase paralizzato; chi guidava, se non ricordo male, era una delle ragazze più grandi della parrocchia che seguivano i gruppi dei più giovani e se non ricordo male lei morì in quell'incidente.
Dopo quaranta anni e più, Padre Silvio mi è arrivato in sogno.
Come dicevo, ognuno di noi nella propria vita incontra persone che portano e lasciano il segno.
Bianco o nero che sia.
Per mia fortuna, ripeto, ho incontrato più luce che oscurità ma ricordo esattamente sia gli uni che gli altri.
La prima persona importante della mia vita fu la mia maestra Paola Parenti. Era giovane quando prese la mia classe in seconda e sempre sorridente; mi diede la voglia di scrivere e leggere.
Alle medie inferiori, che per me durarono 4 anni, incontrai una professoressa di italiano, di cui non ricordo il nome ma molto bene il viso poiché era Dante Alighieri in femminile, che mi fece bocciare in seconda media per una discussione sui diritti dei neri (come dico nel mio post in ricordo di Mandela) e per colpa sua non ricordo una poesia a memoria perché mi diede 2 nella recitazione del "5 maggio" (ovviamente lei è nella lista nera).
Ad aggiustare il tiro nei due anni successivi ci fu ancora una insegnante di italiano, la professoressa Lombardo, molto materna e gentile; inoltre avevo il professore di religione, Don Zatti, che mi regalò un libro per premiarmi per un tema.
Nel frattempo, iniziai a frequentare Viva la Gente e conobbi un ragazzo del cast di Bologna che aveva scritto una bellissima canzone che canto ancora oggi: "O libertà". Aveva una bellissima voce, con una tonalità da donna; era gay ma era talmente bello, lo ricordo ancora con il tabarro. Morì poco tempo dopo in un incidente stradale. Ma non fu mai più dimenticato da me.
In prima o seconda superiore ebbi un insegnante di religione, Don Patané, che mi mandò dal preside perché, disse, lo avevo messo in difficoltà parlando in classe di un documentario dove alti prelati benedicevano i lager in compagnia delle SS (lista nera, ovviamente!).
Ma il tiro alle superiori venne aggiustato dall'insegnante di diritto, Signora Blarzino, e dall'insegnante di italiano degli ultimi tre anni, il professor Rubiconi, che non smetterò mai di ringraziare per avermi fatto conoscere tanti modi di scrivere e la voglia di continuare a studiare.
Quando incontrate delle persone che vi illuminano la via, seguitele: non ve ne pentirete.
Thursday, December 05, 2013
ADDIO NELSON MANDELA
E' morto Nelson Mandela; aveva 95 anni, tutti vissuti per un ideale: l'uguaglianza tra bianchi e neri.
Ho cantato per lui tante volte la canzone "We shall overcome", sono cresciuta con questo ideale.
A dodici anni sono stata bocciata in seconda media perché avevo avuto una discussione con l'insegnante di italiano e storia proprio in relazione a questo argomento; il mio professore di religione delle medie, per premiarmi per un tema, mi regalò un libro che si intitolava "Morirono per un ideale" dove venivano citati Kennedy e Malcom X, oltre a Gandhi. Grandi personaggi uccisi perché il loro pensiero andava controcorrente al momento storico. Kennedy è, oggi, un personaggio controverso, ma Malcom X e Gandhi vennero uccisi da chi non voleva né uguaglianza né libertà.
Mandela è morto di malattia, ma è normale alla sua età. Ma ha passato ventisette anni in prigione per le sue idee. E' stato maestro per una intera generazione, ci ha insegnato che la vita non ha senso se non la si spende per qualcosa di molto importante, per il futuro delle generazioni a venire.
In questo mondo odierno, dove ancora l'uguaglianza è solo a parole e dove la povertà è padrona, in questo mondo dove la povertà di spirito è la maggiore responsabile dei danni irreversibili che la ricchezza e il predominio provocano ogni giorno sul nostro pianeta, in questo mondo, una personalità come Nelson Mandela ci viene a mancare.
Mi auguro per tutti noi che il suo ricordo, al di là delle commemorazioni retoriche, ci riporti sulla retta via, a combattere ed a vivere per un mondo migliore.
Ho cantato per lui tante volte la canzone "We shall overcome", sono cresciuta con questo ideale.
A dodici anni sono stata bocciata in seconda media perché avevo avuto una discussione con l'insegnante di italiano e storia proprio in relazione a questo argomento; il mio professore di religione delle medie, per premiarmi per un tema, mi regalò un libro che si intitolava "Morirono per un ideale" dove venivano citati Kennedy e Malcom X, oltre a Gandhi. Grandi personaggi uccisi perché il loro pensiero andava controcorrente al momento storico. Kennedy è, oggi, un personaggio controverso, ma Malcom X e Gandhi vennero uccisi da chi non voleva né uguaglianza né libertà.
Mandela è morto di malattia, ma è normale alla sua età. Ma ha passato ventisette anni in prigione per le sue idee. E' stato maestro per una intera generazione, ci ha insegnato che la vita non ha senso se non la si spende per qualcosa di molto importante, per il futuro delle generazioni a venire.
In questo mondo odierno, dove ancora l'uguaglianza è solo a parole e dove la povertà è padrona, in questo mondo dove la povertà di spirito è la maggiore responsabile dei danni irreversibili che la ricchezza e il predominio provocano ogni giorno sul nostro pianeta, in questo mondo, una personalità come Nelson Mandela ci viene a mancare.
Mi auguro per tutti noi che il suo ricordo, al di là delle commemorazioni retoriche, ci riporti sulla retta via, a combattere ed a vivere per un mondo migliore.
Tuesday, December 03, 2013
Lavori in corso
Il mio portatile è andato perduto.
Nonostante fosse su un sostegno e sollevato dal tavolo qualcuno dei miei gatti ci ha fatto pipì sopra; sì, sì, proprio così, ci hanno fatto la pipì sopra. Ed ovviamente il portatile è andato in tilt.
La memoria, per fortuna, è stata recuperata ma sto aspettando che mi diano un macchinino in cui inserirla.
Su il pc che uso per andare in rete ho una copia del racconto, ma non so più a che punto è questa copia. Credo che fosse più avanti il racconto; per non riscrivere tutto, sto aspettando.
Tra l'altro la piega che sta prendendo la nostra vita mi tiene abbastanza occupata e non riesco a concentrarmi per scrivere: ho bisogno dei miei tempi, ho bisogno di non avere lavori di casa da fare, ho bisogno di non dover portare fuori i cani, ho bisogno di ascoltare i cd di Zucchero che mi ispirano moltissimo.
Di notte mi vengono in mente tanti episodi di cui vorrei parlare, ho tanti ricordi da scrivere e lasciare, ho ancora tanta rabbia per come mia madre ci ha lasciato, per come abbiamo lasciato mia madre, per come sono andate le cose ... ho ancora l'anima in lutto e devo elaborare ancora tanto di tutto questo.
Il mese di dicembre, il mese di mia madre, mi riempie di ricordi ed ho bisogno di rinnovare questi ricordi.
Ho bisogno di parlare di mia madre, della mia famiglia, ho bisogno di riappacificarmi veramente con me e con tutti.
Nella mia vita adulta ho cercato l'armonia attorno a me, ho cercato di portarla agli altri ma se manca dentro di me non riesco a trasmetterla.
La vita materiale, i bisogni materiali, mi allontanano dall'armonia che cerco; da giugno non lavoro e a me manca il contatto con i bambini.
Da quando è mancata mia madre è stato un susseguirsi di cose che mi sono successe: i calcoli alla cistifellea, l'operazione, la polmonite all'inizio di quest'anno e poi la fine del lavoro.
Quest'anno, che fra ventinove giorni finirà, mi è passato sopra come un treno in corsa.
In verità non mi rendo ancora conto di essere in dicembre e che fra pochi giorni sarà un nuovo anno.
La novità più bella di quest'anno è stata l'opportunità di avere mia figlia a vivere con noi con il suo compagno.
Questa è la dimostrazione che ogni cambiamento chiude delle porte e ne apre altre.
Abbiamo lavori di ristrutturazione da fare in casa, stiamo adattando l'appartamento alle esigenze differenti, compatibilmente con i quattordici animali che convivono con noi; l'impegno è notevole, da parte di tutti e quattro perché un conto è essere due genitori con una bimba ed un altro conto è essere due coppie di adulti che convivono sotto lo stesso tetto, ognuno con il proprio carattere e le proprie esigenze.
Ma l'esperienza mi piace molto, mi fa venire in mente la famiglia allargata che esisteva una volta e mi piace l'idea che la famiglia si possa allargare anche di più.
In fondo, ho vissuto i miei primi ventidue anni in cinquanta metri quadri con altre 8 persone, non ho mai avuto una stanza tutta mia e quando mi trovo in spazi troppo grandi da sola mi rattristo.
Ora, avere mia figlia ancora con me, mi fa solo felice.
Ma mi manca il tempo per scrivere ....
Vediamo se riusciamo a recuperare la memoria del portatile e poi riprenderò a raccontare ...
Nonostante fosse su un sostegno e sollevato dal tavolo qualcuno dei miei gatti ci ha fatto pipì sopra; sì, sì, proprio così, ci hanno fatto la pipì sopra. Ed ovviamente il portatile è andato in tilt.
La memoria, per fortuna, è stata recuperata ma sto aspettando che mi diano un macchinino in cui inserirla.
Su il pc che uso per andare in rete ho una copia del racconto, ma non so più a che punto è questa copia. Credo che fosse più avanti il racconto; per non riscrivere tutto, sto aspettando.
Tra l'altro la piega che sta prendendo la nostra vita mi tiene abbastanza occupata e non riesco a concentrarmi per scrivere: ho bisogno dei miei tempi, ho bisogno di non avere lavori di casa da fare, ho bisogno di non dover portare fuori i cani, ho bisogno di ascoltare i cd di Zucchero che mi ispirano moltissimo.
Di notte mi vengono in mente tanti episodi di cui vorrei parlare, ho tanti ricordi da scrivere e lasciare, ho ancora tanta rabbia per come mia madre ci ha lasciato, per come abbiamo lasciato mia madre, per come sono andate le cose ... ho ancora l'anima in lutto e devo elaborare ancora tanto di tutto questo.
Il mese di dicembre, il mese di mia madre, mi riempie di ricordi ed ho bisogno di rinnovare questi ricordi.
Ho bisogno di parlare di mia madre, della mia famiglia, ho bisogno di riappacificarmi veramente con me e con tutti.
Nella mia vita adulta ho cercato l'armonia attorno a me, ho cercato di portarla agli altri ma se manca dentro di me non riesco a trasmetterla.
La vita materiale, i bisogni materiali, mi allontanano dall'armonia che cerco; da giugno non lavoro e a me manca il contatto con i bambini.
Da quando è mancata mia madre è stato un susseguirsi di cose che mi sono successe: i calcoli alla cistifellea, l'operazione, la polmonite all'inizio di quest'anno e poi la fine del lavoro.
Quest'anno, che fra ventinove giorni finirà, mi è passato sopra come un treno in corsa.
In verità non mi rendo ancora conto di essere in dicembre e che fra pochi giorni sarà un nuovo anno.
La novità più bella di quest'anno è stata l'opportunità di avere mia figlia a vivere con noi con il suo compagno.
Questa è la dimostrazione che ogni cambiamento chiude delle porte e ne apre altre.
Abbiamo lavori di ristrutturazione da fare in casa, stiamo adattando l'appartamento alle esigenze differenti, compatibilmente con i quattordici animali che convivono con noi; l'impegno è notevole, da parte di tutti e quattro perché un conto è essere due genitori con una bimba ed un altro conto è essere due coppie di adulti che convivono sotto lo stesso tetto, ognuno con il proprio carattere e le proprie esigenze.
Ma l'esperienza mi piace molto, mi fa venire in mente la famiglia allargata che esisteva una volta e mi piace l'idea che la famiglia si possa allargare anche di più.
In fondo, ho vissuto i miei primi ventidue anni in cinquanta metri quadri con altre 8 persone, non ho mai avuto una stanza tutta mia e quando mi trovo in spazi troppo grandi da sola mi rattristo.
Ora, avere mia figlia ancora con me, mi fa solo felice.
Ma mi manca il tempo per scrivere ....
Vediamo se riusciamo a recuperare la memoria del portatile e poi riprenderò a raccontare ...
Sunday, December 01, 2013
Il canto
Ritrovarsi fra noi, per noi, ha sempre voluto dire portare le chitarre, la fisarmonica ed i microfoni per poter cantare.
Per tutta la nostra e la tua vita, mamma, festeggiare ha voluto dire cantare.
Non era festa se non si cantava; tu volevi che cantassimo.
Ettore è stato il primo a portare in casa la chitarra; poi ha imparato a suonare Beppe che predilige la chitarra classica; poi Gian Pietro che dalla chitarra rock e jazz è passato al contrabbasso con grandi successi come interprete di Bottesini ed ora come primo contrabbasso nell'orchestra Toscana; io suono la chitarra per potermi accompagnare perché io sono il canto; poi Paolo, con le cover di Vasco e le sue canzoni con il suo gruppo; Anna Maria con cui facevo parte della Corale Città di Parma.
Tu eri contenta quando cantavamo, si può dire che io sia stata sempre spinta a cantare, anche quando dicevo che non mi pareva il caso di cantare, tu mi spronavi a farlo.
Per tutta la vita, mamma, te lo assicuro ma credo che tu lo sappia, ho cantato per te.
Il fatto che io fossi intonata, il fatto che ti assomigliassi molto fisicamente, ti ha fatto vivere quello che gli psicologi chiamano "transfer"; hai trasferito la tua passione, poiché tu recitavi e cantavi quando le compagnie di avan spettacolo arrivavano a Fontanellato durante la tua adolescenza, su di me.
Canto da quando avevo tre anni, a sei-sette anni sono entrata nella corale delle voci bianche del Teatro Regio, a dodici sono entrata nella Corale Città di Parma, unica bimba fra gli adulti; ho cantato nel cast di Parma di Viva la gente; ho cantato con Gian Pietro, ho cantato con un gruppo, ho cantato da sola. Canzoni impegnate o cover conosciute, ho cantato e canto di tutto, spessissimo accompagnandomi alla chitarra.
Sempre e solo per te.
Da quando non ci sei è come se fosse finita la musica; nessuno di noi porta la chitarra, nessuno accenna ad una nota, non cantiamo più. A dimostrazione del fatto che anche i miei fratelli suonavano e cantavano solo per te. Ci siamo trovati ma abbiamo solo chiacchierato; il pensiero rivolto al tuo compleanno, un pensiero silente di cui abbiamo parlato solo en passant ma presente, consapevoli del fatto che non ci era permesso, per così dire, di dimenticarci del tuo compleanno.
Il mese di dicembre, mamma, sei tu, il tuo ricordo è onnipresente, con gli struffoli, le zeppole, il torrone, i dolci che ci facevi e che non ci hai mai fatto mancare.
A Babbo Natale, mamma, quest'anno chiederò che ci possa tornare la voglia di cantare, come se ancora tu fossi con noi. Ti piaceva tanto ascoltarci ed ancora avevi la voce brillante e potente e cantavi con noi.
Eri felice quando, ormai lontano da me, ti cantai "Mamma" come avevi richiesto accennandola con un filo di voce.
Mamma, se riprenderò la chitarra in mano sarà solo per te.
Per tutta la nostra e la tua vita, mamma, festeggiare ha voluto dire cantare.
Non era festa se non si cantava; tu volevi che cantassimo.
Ettore è stato il primo a portare in casa la chitarra; poi ha imparato a suonare Beppe che predilige la chitarra classica; poi Gian Pietro che dalla chitarra rock e jazz è passato al contrabbasso con grandi successi come interprete di Bottesini ed ora come primo contrabbasso nell'orchestra Toscana; io suono la chitarra per potermi accompagnare perché io sono il canto; poi Paolo, con le cover di Vasco e le sue canzoni con il suo gruppo; Anna Maria con cui facevo parte della Corale Città di Parma.
Tu eri contenta quando cantavamo, si può dire che io sia stata sempre spinta a cantare, anche quando dicevo che non mi pareva il caso di cantare, tu mi spronavi a farlo.
Per tutta la vita, mamma, te lo assicuro ma credo che tu lo sappia, ho cantato per te.
Il fatto che io fossi intonata, il fatto che ti assomigliassi molto fisicamente, ti ha fatto vivere quello che gli psicologi chiamano "transfer"; hai trasferito la tua passione, poiché tu recitavi e cantavi quando le compagnie di avan spettacolo arrivavano a Fontanellato durante la tua adolescenza, su di me.
Canto da quando avevo tre anni, a sei-sette anni sono entrata nella corale delle voci bianche del Teatro Regio, a dodici sono entrata nella Corale Città di Parma, unica bimba fra gli adulti; ho cantato nel cast di Parma di Viva la gente; ho cantato con Gian Pietro, ho cantato con un gruppo, ho cantato da sola. Canzoni impegnate o cover conosciute, ho cantato e canto di tutto, spessissimo accompagnandomi alla chitarra.
Sempre e solo per te.
Da quando non ci sei è come se fosse finita la musica; nessuno di noi porta la chitarra, nessuno accenna ad una nota, non cantiamo più. A dimostrazione del fatto che anche i miei fratelli suonavano e cantavano solo per te. Ci siamo trovati ma abbiamo solo chiacchierato; il pensiero rivolto al tuo compleanno, un pensiero silente di cui abbiamo parlato solo en passant ma presente, consapevoli del fatto che non ci era permesso, per così dire, di dimenticarci del tuo compleanno.
Il mese di dicembre, mamma, sei tu, il tuo ricordo è onnipresente, con gli struffoli, le zeppole, il torrone, i dolci che ci facevi e che non ci hai mai fatto mancare.
A Babbo Natale, mamma, quest'anno chiederò che ci possa tornare la voglia di cantare, come se ancora tu fossi con noi. Ti piaceva tanto ascoltarci ed ancora avevi la voce brillante e potente e cantavi con noi.
Eri felice quando, ormai lontano da me, ti cantai "Mamma" come avevi richiesto accennandola con un filo di voce.
Mamma, se riprenderò la chitarra in mano sarà solo per te.
Thursday, November 28, 2013
PERCHE' LEGGERE E SCRIVERE LIBRI
In questa era pare quasi che i libri non vadano più di moda.
Le case editrici italiane non danno spazio ai nuovi scrittori se non facendo loro pagare un alto costo.
Magari persone come Vespa o Totti riescono a pubblicare libri in meno di sei mesi gratuitamente e, anzi probabilmente prendendo degli anticipi sulle vendite; gli scrittori nuovi, non conosciuti, che non vengono chiamati nelle radio ed ancor meno nelle televisioni, gli scrittori che non sono noti giornalisti o non sono veline o calciatori non hanno spazio, non ricevono nessun tipo di aiuto e se vogliono pubblicare devono firmare contratti in cui li si obbliga ad acquistare un tot di libri e questo richiede una spesa che non è mai inferiore ai 3.000 euro.
La scusa che le case editrici adottano è che certi libri, come i romanzi ad esempio, non hanno mercato.
Io ormai da 8 anni pubblico solo con editori on-line che lasciano i diritti agli autori e permettono di acquistare poche copie per volta con un po' di sconto.
Non hanno distributori, non hanno librerie che richiedono il conto vendita, non hanno nessun tipo di servizio se non il catalogo on-line su cui si possono effettuare gli acquisti.
Ma hanno il codice a barre, i diritti sono registrati ed il libro si pubblica. I costi inferiori sono "causati" dal fatto di non avere copie cartacee in magazzino.
Ora, non comprendo perché gli editori classici non facciano lo stesso.
Ormai con le copie digitali si può fare ogni cosa, principalmente si può stampare l'oggetto (che sia fotografia o libro) al momento della richiesta. In questo modo non ci sono fondi di magazzino che ogni tot di tempo, se rimangono invenduti, vengono messi al macero. Quanta carta sprecata e quanto talento sprecato!
In questa era tecnologica pare che vadano solo i libri su tablet.
Ma per piacere!!!
Cosa c'è di più bello che sentire l'odore della carta appena stampata, godersi i particolari della copertina, leggere la retro copertina, avere per le mani un'opera, potersela spupazzare, strapazzare, ricominciare da capo, tutte le volte che se ne ha il tempo.
I tablet si rompono, i libri rimangono nel tempo; i tablet ti intontiscono con la loro luce intensa, i libri si possono leggere con luce soffusa, comodamente sprofondati su una bella poltrona, con in braccio il bimbo o il gatto, con ai piedi il cane, con una bella tazza di thé fumante sul tavolino; i libri si sorseggiano e non ti provocano il disturbo del tunnel carpale; li puoi rivoltare, puoi andare subito alla fine o ritornare all'inizio, puoi sfogliarli per andare a riprendere quella frase così bella che la vuoi riscrivere per ricordarla per sempre.
Ho letto libri sin da quando ho iniziato a leggere, a cinque anni, ho letto di tutto sempre, avendo una libreria ben fornita dai miei fratelli maggiori.
Leggere ti apre la mente, ti apre l'immaginazione, la fantasia; puoi per ogni storia che leggi inventare lo scenario, immaginare le espressioni, immaginare un finale differente se quello previsto non ti convince.
E poi, se quel libro ti è piaciuto particolarmente, puoi tenerlo sul comodino per riaprirlo quando vuoi alla pagina che desideri.
E vuoi mettere sedersi in un angolo della stanza dove tieni i tuoi libri, guardarti attorno e godere della vista di tanta immaginazione imprigionata nelle pagine di quei libri? E' un piacere impagabile guardare la propria biblioteca, arricchita con amore ed interesse.
E' l'amore per il leggere che il passo mio successivo è stato scrivere.
Nonostante si dica che la gente non legge, io continuo a scrivere.
Per me, per chi desidera conoscermi e conoscere i miei interessi, per chi voglia entrare in mondi sconosciuti, per chi desidera aprire la propria mente ed il proprio spirito.
Perché il mio romanzo ed i miei racconti si possono leggere per svagarsi un po', oppure per conoscere qualcosa che non si è mai approfondito. Si possono leggere come storie inventate, oppure per conoscere il pensiero di altri che prima di me hanno cercato sullo stesso sentiero delle orme.
Leggere e scrivere, questi insegnamenti che ci vengono da mondi e culture lontani da noi nel tempo, sono due capacità che possono portare molto lontano.
Non perdete mai il vizio di leggere e se volete scrivere, se pensate di aver voglia di scrivere qualche cosa, che sia la vostra storia o che sia qualcosa nata dalla vostra fantasia, fatemelo sapere.
Sarebbe bello parlare e discorrere di quanto sia piacevole scrivere e leggere.
Le case editrici italiane non danno spazio ai nuovi scrittori se non facendo loro pagare un alto costo.
Magari persone come Vespa o Totti riescono a pubblicare libri in meno di sei mesi gratuitamente e, anzi probabilmente prendendo degli anticipi sulle vendite; gli scrittori nuovi, non conosciuti, che non vengono chiamati nelle radio ed ancor meno nelle televisioni, gli scrittori che non sono noti giornalisti o non sono veline o calciatori non hanno spazio, non ricevono nessun tipo di aiuto e se vogliono pubblicare devono firmare contratti in cui li si obbliga ad acquistare un tot di libri e questo richiede una spesa che non è mai inferiore ai 3.000 euro.
La scusa che le case editrici adottano è che certi libri, come i romanzi ad esempio, non hanno mercato.
Io ormai da 8 anni pubblico solo con editori on-line che lasciano i diritti agli autori e permettono di acquistare poche copie per volta con un po' di sconto.
Non hanno distributori, non hanno librerie che richiedono il conto vendita, non hanno nessun tipo di servizio se non il catalogo on-line su cui si possono effettuare gli acquisti.
Ma hanno il codice a barre, i diritti sono registrati ed il libro si pubblica. I costi inferiori sono "causati" dal fatto di non avere copie cartacee in magazzino.
Ora, non comprendo perché gli editori classici non facciano lo stesso.
Ormai con le copie digitali si può fare ogni cosa, principalmente si può stampare l'oggetto (che sia fotografia o libro) al momento della richiesta. In questo modo non ci sono fondi di magazzino che ogni tot di tempo, se rimangono invenduti, vengono messi al macero. Quanta carta sprecata e quanto talento sprecato!
In questa era tecnologica pare che vadano solo i libri su tablet.
Ma per piacere!!!
Cosa c'è di più bello che sentire l'odore della carta appena stampata, godersi i particolari della copertina, leggere la retro copertina, avere per le mani un'opera, potersela spupazzare, strapazzare, ricominciare da capo, tutte le volte che se ne ha il tempo.
I tablet si rompono, i libri rimangono nel tempo; i tablet ti intontiscono con la loro luce intensa, i libri si possono leggere con luce soffusa, comodamente sprofondati su una bella poltrona, con in braccio il bimbo o il gatto, con ai piedi il cane, con una bella tazza di thé fumante sul tavolino; i libri si sorseggiano e non ti provocano il disturbo del tunnel carpale; li puoi rivoltare, puoi andare subito alla fine o ritornare all'inizio, puoi sfogliarli per andare a riprendere quella frase così bella che la vuoi riscrivere per ricordarla per sempre.
Ho letto libri sin da quando ho iniziato a leggere, a cinque anni, ho letto di tutto sempre, avendo una libreria ben fornita dai miei fratelli maggiori.
Leggere ti apre la mente, ti apre l'immaginazione, la fantasia; puoi per ogni storia che leggi inventare lo scenario, immaginare le espressioni, immaginare un finale differente se quello previsto non ti convince.
E poi, se quel libro ti è piaciuto particolarmente, puoi tenerlo sul comodino per riaprirlo quando vuoi alla pagina che desideri.
E vuoi mettere sedersi in un angolo della stanza dove tieni i tuoi libri, guardarti attorno e godere della vista di tanta immaginazione imprigionata nelle pagine di quei libri? E' un piacere impagabile guardare la propria biblioteca, arricchita con amore ed interesse.
E' l'amore per il leggere che il passo mio successivo è stato scrivere.
Nonostante si dica che la gente non legge, io continuo a scrivere.
Per me, per chi desidera conoscermi e conoscere i miei interessi, per chi voglia entrare in mondi sconosciuti, per chi desidera aprire la propria mente ed il proprio spirito.
Perché il mio romanzo ed i miei racconti si possono leggere per svagarsi un po', oppure per conoscere qualcosa che non si è mai approfondito. Si possono leggere come storie inventate, oppure per conoscere il pensiero di altri che prima di me hanno cercato sullo stesso sentiero delle orme.
Leggere e scrivere, questi insegnamenti che ci vengono da mondi e culture lontani da noi nel tempo, sono due capacità che possono portare molto lontano.
Non perdete mai il vizio di leggere e se volete scrivere, se pensate di aver voglia di scrivere qualche cosa, che sia la vostra storia o che sia qualcosa nata dalla vostra fantasia, fatemelo sapere.
Sarebbe bello parlare e discorrere di quanto sia piacevole scrivere e leggere.
Saturday, November 16, 2013
Quando ci sono giornate di sole come questa mattina e come sta accadendo spesso in questo autunno, guardo in alto e trovo sempre un po' di azzurro.
Tra un mese sarebbe stato il tuo compleanno, mamma. Attendo il giorno del tuo compleanno e continuo a ricordarmi la data come se ancora tu fossi con noi; so quanto ci tenevi che ci ricordassimo del tuo compleanno ed anche del tuo onomastico, festa che ormai più nessuno festeggia a meno che non sia il patrono di qualche città. Ma noi non dovevamo dimenticare le date tue e del papà.
Ricordo ancora l'unica volta in cui tutti si dimenticarono del tuo compleanno.
Erano i tuoi primi quarant'anni, io ne avevo otto; aspettasti la sera quando tutti eravamo a tavola e tu cantasti, sorridendo malinconicamente:
Tutti si sono dimenticati
che oggi la mamma compie gli anni
e che sono quarant'anni
e che sono quarant'anni ...
Lo sconforto che provai quel giorno fu tale che non dimenticai mai più nessun compleanno.
In effetti sono il calendario della famiglia: ricordo gli anniversari di matrimonio di tutti i miei fratelli e sorelle; ricordo i loro compleanni, i loro onomastici, anche se io non ce l'ho; i compleanni dei nipoti, dei cognati e delle cognate; ho in testa tutte le date più importanti della famiglia, purtroppo anche quelle dolorose.
Ecco, mamma, ad un mese dal tuo compleanno ti dico che non dimenticherò il tuo compleanno.
Non potrò farti gli auguri con una telefonata; non potrò portarti un regalino.
Ma un bacio, quello sì, te lo manderò e so che tu lo riceverai perché so che lo stai già aspettando.
Il mese di dicembre era quello che più ti piaceva.
Iniziavi a preparare gli struffoli e il croccante per tutti e non volevi essere disturbata quando li facevi; qualche volta, gli ultimi anni, hai chiesto l'aiuto di qualcuno dei figli, ma per ottantasei anni hai fatto tutto da sola.
L'ultimo tuo compleanno non è stato a casa tua, anche se ti hanno festeggiata. Per te quel compleanno è come se non ci fosse stato.
Ma ora che sei libera, accanto senz'altro al papà, che ogni giorno sia il tuo ed il suo compleanno, mamma.
Ti penso, ti penso sempre e vorrei sempre raccontarti le novità quotidiane perché mi manchi, ogni giorno di più.
Ma, in fondo, è quello che faccio: ti racconto sempre le novità anche se so che tu le vedi e le conosci.
Ed allora guardo lo spiraglio di azzurro nel cielo e lo tengo nel cuore.
Tra un mese sarebbe stato il tuo compleanno, mamma. Attendo il giorno del tuo compleanno e continuo a ricordarmi la data come se ancora tu fossi con noi; so quanto ci tenevi che ci ricordassimo del tuo compleanno ed anche del tuo onomastico, festa che ormai più nessuno festeggia a meno che non sia il patrono di qualche città. Ma noi non dovevamo dimenticare le date tue e del papà.
Ricordo ancora l'unica volta in cui tutti si dimenticarono del tuo compleanno.
Erano i tuoi primi quarant'anni, io ne avevo otto; aspettasti la sera quando tutti eravamo a tavola e tu cantasti, sorridendo malinconicamente:
Tutti si sono dimenticati
che oggi la mamma compie gli anni
e che sono quarant'anni
e che sono quarant'anni ...
Lo sconforto che provai quel giorno fu tale che non dimenticai mai più nessun compleanno.
In effetti sono il calendario della famiglia: ricordo gli anniversari di matrimonio di tutti i miei fratelli e sorelle; ricordo i loro compleanni, i loro onomastici, anche se io non ce l'ho; i compleanni dei nipoti, dei cognati e delle cognate; ho in testa tutte le date più importanti della famiglia, purtroppo anche quelle dolorose.
Ecco, mamma, ad un mese dal tuo compleanno ti dico che non dimenticherò il tuo compleanno.
Non potrò farti gli auguri con una telefonata; non potrò portarti un regalino.
Ma un bacio, quello sì, te lo manderò e so che tu lo riceverai perché so che lo stai già aspettando.
Il mese di dicembre era quello che più ti piaceva.
Iniziavi a preparare gli struffoli e il croccante per tutti e non volevi essere disturbata quando li facevi; qualche volta, gli ultimi anni, hai chiesto l'aiuto di qualcuno dei figli, ma per ottantasei anni hai fatto tutto da sola.
L'ultimo tuo compleanno non è stato a casa tua, anche se ti hanno festeggiata. Per te quel compleanno è come se non ci fosse stato.
Ma ora che sei libera, accanto senz'altro al papà, che ogni giorno sia il tuo ed il suo compleanno, mamma.
Ti penso, ti penso sempre e vorrei sempre raccontarti le novità quotidiane perché mi manchi, ogni giorno di più.
Ma, in fondo, è quello che faccio: ti racconto sempre le novità anche se so che tu le vedi e le conosci.
Ed allora guardo lo spiraglio di azzurro nel cielo e lo tengo nel cuore.
Friday, October 25, 2013
Ottobre
Voli di gabbiani
verso Ovest
al venir della sera
nel cielo plumbeo
di ottobre.
Frinir di grilli
che ancora indugiano
nell'aria calda
autunnale.
Pensieri lieti
ed ora tristi
in ricordo di chi
non è più.
verso Ovest
al venir della sera
nel cielo plumbeo
di ottobre.
Frinir di grilli
che ancora indugiano
nell'aria calda
autunnale.
Pensieri lieti
ed ora tristi
in ricordo di chi
non è più.
Tuesday, October 22, 2013
Dedicato
Ricordi, sbocciavan le viole
con le nostre parole
non ci lasceremo mai
mai e poi mai.
Vorrei dirti ora
le stesse cose ...
con le nostre parole
non ci lasceremo mai
mai e poi mai.
Vorrei dirti ora
le stesse cose ...
Monday, October 21, 2013
ESUBERI IN INTESA SAN PAOLO????
Nei momenti di crisi, ormai si sa, i ricchi diventano sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri.
Nei momenti di crisi, si sa, c'è chi arraffa tutto e c'è chi perde tutto.
Nei momenti di crisi, si sa, se non c'è un governo con le idee chiare e soprattutto dalla parte della popolazione, al peggio non c'è fine.
E così ci si suicida perché non si arriva a fine mese mentre qualcuno compra case, beni statali e mette "da parte" i soldini da portare al sicuro all'estero.
In Banca Intesa si pensa che ci saranno 35.000 esuberi; cioè, probabilmente 35.000 famiglie si ritroveranno improvvisamente forse a dover fare i conti con una cassa integrazione (mai esistita per le banche!!) o forse con baby-pensionati a 55 anni (ma non si doveva andare in pensione a 65 anni???) o forse qualcuno verrà messo in esodo: né pensione, né stipendio ...
La classe media, ormai si sa, non esiste più.
Già agli inizia degli anni '90 fu tolta la scala mobile; forse i giovani lavoratori (disoccupati) non la conoscono nemmeno. Era quella che veniva chiamata anche "contingenza"; era un punto percentuale, deciso dal governo, di inflazione, di mancato valore del denaro perché, si sa, il valore del denaro di oggi domani non sarà più quello (grazie ai mercati finanziari ed alle speculazioni in borsa). Quel punto percentuale permetteva agli stipendi di aver quel punto di aumento per stare al passo con l'inflazione. Per cui se avevi uno stipendio di 250.000 lire (anni settanta) sapevi che, comunque, potevi spendere per 250.000 e non per 200.000 lire. Dagli anni '90 con la fine della scala mobile questo non è più così e quindi se oggi prendi uno stipendio di 1000 euro sai già che domani potrai comperare per 900 euro e non per 1000 euro.
Insomma, dagli anni '90 gli stipendi sono sempre gli stessi, nonostante il costo della vita sia aumentato.
In questo modo, da venti anni a questa parte c'è la stagnazione poiché se gli stipendi non aumentano con il punto percentuale di aumento del costo della vita, c'è poco da sperperare o meglio c'è poco da spendere.
Ma non è così per tutti perché, come dicevo, in momenti di crisi c'è chi si impoverisce mentre c'è chi arraffa.
Quando in Banca Intesa è subentrato Passera qualcosa è cambiato in quella che era la banca italiana più forte (Banca Commerciale Italiana); il fondo pensioni che era così fiorente e permetteva a chi andava in pensione di essere sicuro di percepire uno stipendio in attesa della pensione INPS (i cui tempi sono sempre stati molto lenti) fu derubato; la Fornero ebbe la bella idea di pensare agli "esodati" e di sperimentarli in Banca Intesa, persone che si sono trovate fuori dalla banca senza stipendio né pensione. Si sarà chiesta di cosa potevano vivere? Non credo.
Sono subentrati altri personaggi nella banca ormai depauperata fino ad arrivare ad oggi.
Da L'Unità del 3 ottobre 2013:
"I privilegi di Cucchiani scuotono Intesa SanPaolo. La liquidazione e la pensione del manager in uscita diventano un caso politico. Megale (Cgil): un affronto ai lavoratori - Interrogazione del PD.
Il viceministro Fassina (oggi dimissionario): un manager porta via tutti quei milioni mentre il settore è in crisi.
... Financial Times: "Quando le dimissioni di un amministratore delegato non sono davvero dimissioni? Quando la banca è l'italiana Intesa San Paolo"."
Perché, come spiega l'articolo, Enrico Cucchiani ha lasciato il suo posto ma non se ne andrà via subito: resterà senza incarichi altri sei mesi, per maturare la pensione ed un altro milioncino di stipendio lordo.
Tutto questo mentre in una riunione che doveva restare segreta si è pensato di mandare in esubero 35.000 dipendenti ...
Questa è l'Italia e non possiamo stupirci più di tanto se non viviamo in uno stato giusto.
Lo Statuto dei Lavoratori è stato stravolto; il diritto di sciopero è una burla poiché gli scioperi devono avere un preavviso di 30 giorni (si è mai visto che gli scioperi debbano avere un preavviso?); il diritto alla salute se ne sta andando in fumo mentre negli USA il modello che era italiano sta per essere messo in piedi per assicurare la salute a tutti; il diritto alla casa, il diritto al lavoro, il diritto allo studio, il diritto a formarsi una famiglia sono ormai solo nella carta Costituzionale (e adesso qualcuno vuole mettere mano anche alla Costituzione).
Ecco, questo è lo stato in cui viviamo: uno stato in cui la vera ricchezza sta nella cultura e nei beni culturali ed in cui un ministro ignorante ha deciso di togliere la storia dell'arte come materia di studio persino negli istituti d'arte; uno stato in cui si rimette l'apprendistato per ragazzi che non hanno il diploma (e tutti i giovani diplomati e laureati disoccupati sono figli di nessuno?); uno stato che come "patto di stabilità" preferisce vendere le carceri, le scuole, gli ospedali piuttosto che renderli utilizzabili; uno stato che lascia che siano i privati cittadini "di buon cuore" (e buon portafoglio) a restaurare i monumenti.
Questa è l'Italia, amici miei. Questo è il risultato di un pensiero in cui "la cultura non dà da mangiare".
Ed io imperterrita ed impenitente, continuo a ripetere: Leggete, gente, leggete. Aprite la mente, aprite il cuore, leggete e non stancatevi mai di pensare con il vostro cervello. La mente non potrà mai essere prigioniera; i desideri non potranno mai essere legati; i sogni non potranno mai essere cancellati.
Leggete, leggete e non stancatevi di leggere, qualunque cosa pur che possa servire per essere LIBERI.
Nei momenti di crisi, si sa, c'è chi arraffa tutto e c'è chi perde tutto.
Nei momenti di crisi, si sa, se non c'è un governo con le idee chiare e soprattutto dalla parte della popolazione, al peggio non c'è fine.
E così ci si suicida perché non si arriva a fine mese mentre qualcuno compra case, beni statali e mette "da parte" i soldini da portare al sicuro all'estero.
In Banca Intesa si pensa che ci saranno 35.000 esuberi; cioè, probabilmente 35.000 famiglie si ritroveranno improvvisamente forse a dover fare i conti con una cassa integrazione (mai esistita per le banche!!) o forse con baby-pensionati a 55 anni (ma non si doveva andare in pensione a 65 anni???) o forse qualcuno verrà messo in esodo: né pensione, né stipendio ...
La classe media, ormai si sa, non esiste più.
Già agli inizia degli anni '90 fu tolta la scala mobile; forse i giovani lavoratori (disoccupati) non la conoscono nemmeno. Era quella che veniva chiamata anche "contingenza"; era un punto percentuale, deciso dal governo, di inflazione, di mancato valore del denaro perché, si sa, il valore del denaro di oggi domani non sarà più quello (grazie ai mercati finanziari ed alle speculazioni in borsa). Quel punto percentuale permetteva agli stipendi di aver quel punto di aumento per stare al passo con l'inflazione. Per cui se avevi uno stipendio di 250.000 lire (anni settanta) sapevi che, comunque, potevi spendere per 250.000 e non per 200.000 lire. Dagli anni '90 con la fine della scala mobile questo non è più così e quindi se oggi prendi uno stipendio di 1000 euro sai già che domani potrai comperare per 900 euro e non per 1000 euro.
Insomma, dagli anni '90 gli stipendi sono sempre gli stessi, nonostante il costo della vita sia aumentato.
In questo modo, da venti anni a questa parte c'è la stagnazione poiché se gli stipendi non aumentano con il punto percentuale di aumento del costo della vita, c'è poco da sperperare o meglio c'è poco da spendere.
Ma non è così per tutti perché, come dicevo, in momenti di crisi c'è chi si impoverisce mentre c'è chi arraffa.
Quando in Banca Intesa è subentrato Passera qualcosa è cambiato in quella che era la banca italiana più forte (Banca Commerciale Italiana); il fondo pensioni che era così fiorente e permetteva a chi andava in pensione di essere sicuro di percepire uno stipendio in attesa della pensione INPS (i cui tempi sono sempre stati molto lenti) fu derubato; la Fornero ebbe la bella idea di pensare agli "esodati" e di sperimentarli in Banca Intesa, persone che si sono trovate fuori dalla banca senza stipendio né pensione. Si sarà chiesta di cosa potevano vivere? Non credo.
Sono subentrati altri personaggi nella banca ormai depauperata fino ad arrivare ad oggi.
Da L'Unità del 3 ottobre 2013:
"I privilegi di Cucchiani scuotono Intesa SanPaolo. La liquidazione e la pensione del manager in uscita diventano un caso politico. Megale (Cgil): un affronto ai lavoratori - Interrogazione del PD.
Il viceministro Fassina (oggi dimissionario): un manager porta via tutti quei milioni mentre il settore è in crisi.
... Financial Times: "Quando le dimissioni di un amministratore delegato non sono davvero dimissioni? Quando la banca è l'italiana Intesa San Paolo"."
Perché, come spiega l'articolo, Enrico Cucchiani ha lasciato il suo posto ma non se ne andrà via subito: resterà senza incarichi altri sei mesi, per maturare la pensione ed un altro milioncino di stipendio lordo.
Tutto questo mentre in una riunione che doveva restare segreta si è pensato di mandare in esubero 35.000 dipendenti ...
Questa è l'Italia e non possiamo stupirci più di tanto se non viviamo in uno stato giusto.
Lo Statuto dei Lavoratori è stato stravolto; il diritto di sciopero è una burla poiché gli scioperi devono avere un preavviso di 30 giorni (si è mai visto che gli scioperi debbano avere un preavviso?); il diritto alla salute se ne sta andando in fumo mentre negli USA il modello che era italiano sta per essere messo in piedi per assicurare la salute a tutti; il diritto alla casa, il diritto al lavoro, il diritto allo studio, il diritto a formarsi una famiglia sono ormai solo nella carta Costituzionale (e adesso qualcuno vuole mettere mano anche alla Costituzione).
Ecco, questo è lo stato in cui viviamo: uno stato in cui la vera ricchezza sta nella cultura e nei beni culturali ed in cui un ministro ignorante ha deciso di togliere la storia dell'arte come materia di studio persino negli istituti d'arte; uno stato in cui si rimette l'apprendistato per ragazzi che non hanno il diploma (e tutti i giovani diplomati e laureati disoccupati sono figli di nessuno?); uno stato che come "patto di stabilità" preferisce vendere le carceri, le scuole, gli ospedali piuttosto che renderli utilizzabili; uno stato che lascia che siano i privati cittadini "di buon cuore" (e buon portafoglio) a restaurare i monumenti.
Questa è l'Italia, amici miei. Questo è il risultato di un pensiero in cui "la cultura non dà da mangiare".
Ed io imperterrita ed impenitente, continuo a ripetere: Leggete, gente, leggete. Aprite la mente, aprite il cuore, leggete e non stancatevi mai di pensare con il vostro cervello. La mente non potrà mai essere prigioniera; i desideri non potranno mai essere legati; i sogni non potranno mai essere cancellati.
Leggete, leggete e non stancatevi di leggere, qualunque cosa pur che possa servire per essere LIBERI.
Sunday, September 01, 2013
Sensazioni
Forse con l'età che avanza si sente maggiormente la voglia di ritrovarsi fra fratelli e sorelle.
Non so se è così per tutti, ma per me vedere i miei fratelli e le mie sorelle almeno qualche volta, durante l'anno, è molto importante.
Nonostante la vita ci divida, per esperienze, per fatiche, per carattere e sensibilità diverse, l'infanzia vissuta insieme, le gioie ed i dolori condivisi, per forza uniscono le persone; non ha importanza se a volte succede di ferirsi, non hanno importanza le parole che, può accadere, vengono dette nel modo e nel momento sbagliato. Non abbiamo tutti il senso dell'ironia o dell'umorismo; alcuni sono ironici sempre, altri hanno un umorismo tutto loro, altri ancora sono sensibili, altri sono permalosi. E' difficile riuscire a prendere ognuno nel verso giusto. Ma non è difficile amare.
Voglio molto bene ai miei fratelli ed alle mie sorelle maggiori, alla cui ombra sono cresciuta senza sentirmi in ombra; lo so, sono molto diversa dalle mie sorelle. Una ha imparato presto, troppo presto, ad essere "la maggiore"; l'altra ha vissuto esperienze dolorose troppo presto, troppo presto è stata mamma e moglie, troppo presto ha pianto. Eppure, ognuno dei miei fratelli ed ognuna delle mie sorelle mi ha insegnato, mi ha guidato; ognuno a suo modo, ognuno con la propria sensibilità, ognuno con le proprie esperienze, ognuno con parole differenti. Ma, lo so, ognuno con un suo modo proprio di amare.
Per questo motivo voglio molto bene ad ognuno di loro: non sarei quello che sono se non avessi avuto i miei fratelli e le mie sorelle; così come non sarei quello che sono se non avessi avuto il padre e la madre che ho avuti, così diversi eppure così uniti da essere dei collanti anche se non sono più presenti.
Le mie memorie sono solo memorie dei momenti felici e quelli dolorosi sono leniti dall'amore che sento per la mia famiglia, quella famiglia che ha avuto origine da una unione così forte ed amorevole.
Auguro ai miei fratelli ed alle mie sorelle di provare lo stesso amore ognuno verso l'altro perché nella vita è solo l'amore che ci guida verso una meta di serenità.
Non so se è così per tutti, ma per me vedere i miei fratelli e le mie sorelle almeno qualche volta, durante l'anno, è molto importante.
Nonostante la vita ci divida, per esperienze, per fatiche, per carattere e sensibilità diverse, l'infanzia vissuta insieme, le gioie ed i dolori condivisi, per forza uniscono le persone; non ha importanza se a volte succede di ferirsi, non hanno importanza le parole che, può accadere, vengono dette nel modo e nel momento sbagliato. Non abbiamo tutti il senso dell'ironia o dell'umorismo; alcuni sono ironici sempre, altri hanno un umorismo tutto loro, altri ancora sono sensibili, altri sono permalosi. E' difficile riuscire a prendere ognuno nel verso giusto. Ma non è difficile amare.
Voglio molto bene ai miei fratelli ed alle mie sorelle maggiori, alla cui ombra sono cresciuta senza sentirmi in ombra; lo so, sono molto diversa dalle mie sorelle. Una ha imparato presto, troppo presto, ad essere "la maggiore"; l'altra ha vissuto esperienze dolorose troppo presto, troppo presto è stata mamma e moglie, troppo presto ha pianto. Eppure, ognuno dei miei fratelli ed ognuna delle mie sorelle mi ha insegnato, mi ha guidato; ognuno a suo modo, ognuno con la propria sensibilità, ognuno con le proprie esperienze, ognuno con parole differenti. Ma, lo so, ognuno con un suo modo proprio di amare.
Per questo motivo voglio molto bene ad ognuno di loro: non sarei quello che sono se non avessi avuto i miei fratelli e le mie sorelle; così come non sarei quello che sono se non avessi avuto il padre e la madre che ho avuti, così diversi eppure così uniti da essere dei collanti anche se non sono più presenti.
Le mie memorie sono solo memorie dei momenti felici e quelli dolorosi sono leniti dall'amore che sento per la mia famiglia, quella famiglia che ha avuto origine da una unione così forte ed amorevole.
Auguro ai miei fratelli ed alle mie sorelle di provare lo stesso amore ognuno verso l'altro perché nella vita è solo l'amore che ci guida verso una meta di serenità.
Friday, August 16, 2013
Ferragosto 2013
Il 15 di agosto a Fontanellato c'è la fiera dell'Assunta, è la fiera del paese, una fiera un po' pagana ed un po' cristiana, con bancarelle di mercato, un mercato molto vasto a dir la verità, con tanto di luna park.
Odori, sensazioni, voci, musiche si accavallano, in un incrocio di lingue e di popoli e di colori.
Frequentavo la fiera quando ero piccolissima, essendo mia madre di origine fontanellatese; ormai, i suoi fratelli e le sorelle non ci sono più, ci sono solo alcuni miei cugini. Ma io andavo a casa di uno zio, quando ero piccola. L'ultima volta, ricordo, era già nata la prima bimba di mia cugina che abitava (ed abita) in paese.
Ieri mi sono persa, girando per il mercato, dopo essere andata al cimitero.
Mia madre, morta un anno e mezzo fa, ha voluto, dopo la cremazione, che venisse cremato anche mio padre (già sepolto a Fontanellato) ed ha desiderato che le due urne venissero ancora allocate nel cimitero di Fontanellato dove, per altro, ci sono ancora i resti dei suoi genitori, di una sorella, di un fratello e della sua figlioletta.
I miei ricordi si sono mescolati con i suoi, che sempre mi raccontava.
I ricordi si accavallano, passato e presente si confondono e sono alcune notti che tardo a prendere sonno perché proprio mentre mi corico mi vengono alla mente. Se abitassi da sola, probabilmente, scriverei tutta notte poiché è il momento in cui i pensieri ed i ricordi sono più limpidi e mi appaiono chiari.
La giornata di ieri mi è piaciuta tanto, passata con mio marito, mia figlia ed il suo compagno perché mi è sembrato di tornare alle origini, quelle origini della settima figlia di cui sto cercando di ripercorre la vita.
I ricordi sono tanti, i suoi abbracciano i miei, diventano un tutt'uno che mi fa comprendere quanto il cerchio della vita sia infinito.
Il cielo, limpido ed azzurro, mi diceva che qualcuno era al mio fianco, con i suoi occhi azzurri sorridenti.
Odori, sensazioni, voci, musiche si accavallano, in un incrocio di lingue e di popoli e di colori.
Frequentavo la fiera quando ero piccolissima, essendo mia madre di origine fontanellatese; ormai, i suoi fratelli e le sorelle non ci sono più, ci sono solo alcuni miei cugini. Ma io andavo a casa di uno zio, quando ero piccola. L'ultima volta, ricordo, era già nata la prima bimba di mia cugina che abitava (ed abita) in paese.
Ieri mi sono persa, girando per il mercato, dopo essere andata al cimitero.
Mia madre, morta un anno e mezzo fa, ha voluto, dopo la cremazione, che venisse cremato anche mio padre (già sepolto a Fontanellato) ed ha desiderato che le due urne venissero ancora allocate nel cimitero di Fontanellato dove, per altro, ci sono ancora i resti dei suoi genitori, di una sorella, di un fratello e della sua figlioletta.
I miei ricordi si sono mescolati con i suoi, che sempre mi raccontava.
I ricordi si accavallano, passato e presente si confondono e sono alcune notti che tardo a prendere sonno perché proprio mentre mi corico mi vengono alla mente. Se abitassi da sola, probabilmente, scriverei tutta notte poiché è il momento in cui i pensieri ed i ricordi sono più limpidi e mi appaiono chiari.
La giornata di ieri mi è piaciuta tanto, passata con mio marito, mia figlia ed il suo compagno perché mi è sembrato di tornare alle origini, quelle origini della settima figlia di cui sto cercando di ripercorre la vita.
I ricordi sono tanti, i suoi abbracciano i miei, diventano un tutt'uno che mi fa comprendere quanto il cerchio della vita sia infinito.
Il cielo, limpido ed azzurro, mi diceva che qualcuno era al mio fianco, con i suoi occhi azzurri sorridenti.
Wednesday, August 07, 2013
La settima figlia
Ho ripreso a scrivere il racconto sulla mia famiglia ... sono arrivata, come cronologia, al 1964. C'è ancora tanto da scrivere e da ricordare, ma intanto ho già scritto la fine ...
E' molto più facile, in questo momento, scrivere racconti di fantasia che non i miei ricordi, ma è un percorso che devo e voglio fare perché è una elaborazione di ciò che è stato che mi serve per poter proseguire il cammino. E' un cammino di guarigione che deve essere fatto e per questo motivo non mi voglio censurare e voglio scrivere anche ciò che può essere doloroso. Chi mi ama, se vorrà leggere, capirà. Tanto, so già che chi mi deve capire, chi mi deve accarezzare, mi capisce e mi accarezza ... nel ricordare, li sento vicini, in ogni momento della mia giornata; a volte i ricordi mi fanno piangere, a volte mi fanno sorridere, ma sono ricordi che devono essere vissuti e lasciati senza trattenere il pianto né il sorriso.
E' molto più facile, in questo momento, scrivere racconti di fantasia che non i miei ricordi, ma è un percorso che devo e voglio fare perché è una elaborazione di ciò che è stato che mi serve per poter proseguire il cammino. E' un cammino di guarigione che deve essere fatto e per questo motivo non mi voglio censurare e voglio scrivere anche ciò che può essere doloroso. Chi mi ama, se vorrà leggere, capirà. Tanto, so già che chi mi deve capire, chi mi deve accarezzare, mi capisce e mi accarezza ... nel ricordare, li sento vicini, in ogni momento della mia giornata; a volte i ricordi mi fanno piangere, a volte mi fanno sorridere, ma sono ricordi che devono essere vissuti e lasciati senza trattenere il pianto né il sorriso.
Thursday, July 25, 2013
Il link sotto per seguire sul canale youtube il video con la poesia in ricordo di mia madre.
https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=ouoORI241a0
Le emozioni sono improvvise, come improvvise arrivano le parole.
Saturday, July 06, 2013
Sito web
Nel link sotto potrete trovare il mio sito web con biografia e tre racconti inediti.
Buona lettura.
http://www.poetipoesia.com/liliana-zampella/
Buona lettura.
http://www.poetipoesia.com/liliana-zampella/
Friday, July 05, 2013
Mobbing
Non so come mai, dopo anni ho ripensato a ciò che mi è capitato lavorando in una grande industria farmaceutica di Parma, dove ho avuto la sfortuna di conoscere uomini veramente inqualificabili.
Avevo una mansione che mi creava molti problemi di stress che mi provocavano delle emiparesi abbastanza preoccupanti. Soffro da quando avevo 19 anni di un disturbo circolatorio che si aggrava in situazioni di stress e quello che oggi chiamiamo mobbing è un atteggiamento che può provocare vari problemi di salute, psicologi e fisici.
All'epoca, tra il 1986 ed il 1991, il mobbing non si conosceva e non era riconosciuto come atteggiamento letale verso la persona; avevo un capoufficio che faceva di tutto per mettere in discussione il mio operato e la mia organizzazione del lavoro. Nell'86, quando sono stata assunta, la mia mansione era scrivere documenti, copiare documenti, lettere o altro, scritti da circa una quindicina di persone; copiare a computer, stampare ed archiviare, questa la mia mansione. Copiare anche gli errori, non dovevo usare il mio intelletto ma dovevo copiare ciò che mi veniva portato in italiano, inglese e francese. Lettere, contratti, documenti legali.
Ma non era la mole di lavoro il mio problema, anche se era veramente tanto e ogni documento aveva la sua urgenza. Inizialmente, il problema è stato il computer che fino ad allora non avevo mai usato. Avevo già una certa velocità di scrittura dovuta alla scuola fatta ed alle esperienze lavorative precedenti, ma non conoscevo il computer che inizialmente trovavo ostile. Ma il problema vero è stata una persona, il capoufficio, che non usando il computer pensava che la macchina potesse fare miracoli facendo tutto da sola. Inoltre, i suoi documenti erano sempre quelli più urgenti e me li presentava nell'orario di fine lavoro. Avevo il suo fiato sul collo sempre, continuamente, mentre scrivevo, se scambiavo una chiacchiera con una collega, se prendevo cinque minuti di pausa. Sempre a controllare ciò che facevo, con tono pacato e lecchino, ma sempre dietro le mie spalle. In quattro anni ho avuto quattro emiparesi, in ufficio; il tempo di chiedere aiuto alle colleghe poi il vuoto, negli occhi, nella mente, un braccio morto ... Chiesi un cambio di mansione che mi fu rifiutato ripetutamente. Subìì un processo presenti il capo del personale, il direttore, il capoufficio; feci notare gli atteggiamenti vessatori del capoufficio ma i tre uomini si coalizzarono. Io, non avendo altro da poter fare, diedi le dimissioni dopo aver trovato un altro lavoro. Ma ho la sfortuna di incontrare persone che continuamente si approfittano della mia disponibilità personale e professionale ed ho subito mobbing anche in altre due situazioni lavorative successive, questa volta causate da due donne, forse gelose, forse invidiose.
Purtroppo il mobbing è stato riconosciuto come atteggiamento vessatorio verso la persona solo negli ultimi anni. E' terribile esserne oggetto perché fa crollare l'autostima, oltre a provocare problemi di insonnia, psicologici e fisici.
Da quelle esperienze sono riuscita ad uscirne da sola, scappando se vogliamo poiché ho sempre dato le dimissioni, ma ne sono uscita. Faccio un lavoro che in effetti era la mia prima passione ed anche se spesso faccio fatica a ricevere i miei soldi (ed anche questo, se vogliamo, è mobbing), almeno ho la consolazione di fare un lavoro socialmente utile. I bambini, ne sono certa, sono la parte migliore della nostra società se ben guidati ed io cerco di essere, anche se part-time, una buona guida.
Inoltre scrivo e la mia testa funziona perfettamente, riesco a sognare, cosa che sotto stress non faccio. Il computer mi è amico e registra ogni mio pensiero.
Sì, il mobbing, costringendomi a lasciare un lavoro ed uno stipendio sicuro, mi ha impoverito economicamente, ma personalmente mi sono risvegliata e mi sono arricchita di ben altra ricchezza ...
Avevo una mansione che mi creava molti problemi di stress che mi provocavano delle emiparesi abbastanza preoccupanti. Soffro da quando avevo 19 anni di un disturbo circolatorio che si aggrava in situazioni di stress e quello che oggi chiamiamo mobbing è un atteggiamento che può provocare vari problemi di salute, psicologi e fisici.
All'epoca, tra il 1986 ed il 1991, il mobbing non si conosceva e non era riconosciuto come atteggiamento letale verso la persona; avevo un capoufficio che faceva di tutto per mettere in discussione il mio operato e la mia organizzazione del lavoro. Nell'86, quando sono stata assunta, la mia mansione era scrivere documenti, copiare documenti, lettere o altro, scritti da circa una quindicina di persone; copiare a computer, stampare ed archiviare, questa la mia mansione. Copiare anche gli errori, non dovevo usare il mio intelletto ma dovevo copiare ciò che mi veniva portato in italiano, inglese e francese. Lettere, contratti, documenti legali.
Ma non era la mole di lavoro il mio problema, anche se era veramente tanto e ogni documento aveva la sua urgenza. Inizialmente, il problema è stato il computer che fino ad allora non avevo mai usato. Avevo già una certa velocità di scrittura dovuta alla scuola fatta ed alle esperienze lavorative precedenti, ma non conoscevo il computer che inizialmente trovavo ostile. Ma il problema vero è stata una persona, il capoufficio, che non usando il computer pensava che la macchina potesse fare miracoli facendo tutto da sola. Inoltre, i suoi documenti erano sempre quelli più urgenti e me li presentava nell'orario di fine lavoro. Avevo il suo fiato sul collo sempre, continuamente, mentre scrivevo, se scambiavo una chiacchiera con una collega, se prendevo cinque minuti di pausa. Sempre a controllare ciò che facevo, con tono pacato e lecchino, ma sempre dietro le mie spalle. In quattro anni ho avuto quattro emiparesi, in ufficio; il tempo di chiedere aiuto alle colleghe poi il vuoto, negli occhi, nella mente, un braccio morto ... Chiesi un cambio di mansione che mi fu rifiutato ripetutamente. Subìì un processo presenti il capo del personale, il direttore, il capoufficio; feci notare gli atteggiamenti vessatori del capoufficio ma i tre uomini si coalizzarono. Io, non avendo altro da poter fare, diedi le dimissioni dopo aver trovato un altro lavoro. Ma ho la sfortuna di incontrare persone che continuamente si approfittano della mia disponibilità personale e professionale ed ho subito mobbing anche in altre due situazioni lavorative successive, questa volta causate da due donne, forse gelose, forse invidiose.
Purtroppo il mobbing è stato riconosciuto come atteggiamento vessatorio verso la persona solo negli ultimi anni. E' terribile esserne oggetto perché fa crollare l'autostima, oltre a provocare problemi di insonnia, psicologici e fisici.
Da quelle esperienze sono riuscita ad uscirne da sola, scappando se vogliamo poiché ho sempre dato le dimissioni, ma ne sono uscita. Faccio un lavoro che in effetti era la mia prima passione ed anche se spesso faccio fatica a ricevere i miei soldi (ed anche questo, se vogliamo, è mobbing), almeno ho la consolazione di fare un lavoro socialmente utile. I bambini, ne sono certa, sono la parte migliore della nostra società se ben guidati ed io cerco di essere, anche se part-time, una buona guida.
Inoltre scrivo e la mia testa funziona perfettamente, riesco a sognare, cosa che sotto stress non faccio. Il computer mi è amico e registra ogni mio pensiero.
Sì, il mobbing, costringendomi a lasciare un lavoro ed uno stipendio sicuro, mi ha impoverito economicamente, ma personalmente mi sono risvegliata e mi sono arricchita di ben altra ricchezza ...
Wednesday, July 03, 2013
Mamma
Il giorno in cui te ne andasti
nei miei occhi c'era solo l'azzurro
l'azzurro dei tuoi occhi
che mi lasciavano senza un saluto
senza una lacrima
senza un sospiro.
Ho ancora il tuo azzurro
nei miei occhi
ed ancora sento il tuo sospiro
e sento il tuo cuore
ascolto la tua anima
senza una lacrima
senza un sospiro
con l'azzurro negli occhi.
nei miei occhi c'era solo l'azzurro
l'azzurro dei tuoi occhi
che mi lasciavano senza un saluto
senza una lacrima
senza un sospiro.
Ho ancora il tuo azzurro
nei miei occhi
ed ancora sento il tuo sospiro
e sento il tuo cuore
ascolto la tua anima
senza una lacrima
senza un sospiro
con l'azzurro negli occhi.
Saturday, May 11, 2013
Per Gabriele Francesco
Gabriele Francesco, nato l'11 aprile 2013, morto lo stesso giorno sotto un cavalcavia dove è stato abbandonato, ha avuto il funerale ieri, 11 maggio.
Non ha importanza che nome avessero i suoi genitori, anche se rimarrà sempre nella memoria il gesto che hanno fatto.
Un camionista lo ha trovato, tra i rifiuti; un ispettore, probabilmente sapendo l'importanza di avere un nome, gli ha dato il nome; poliziotti, vigili del fuoco e guardie forestali hanno fatto una colletta per il suo funerale; la ditta di pompe funebri non ha voluto un euro; la cifra raccolta andrà a volontari che lavorano nell'ospedale della sua città con i bambini malati; una targa verrà messa in ricordo di Gabriele Francesco.
Fin qui i fatti.
Per chi ama e rispetta la vita, non è possibile accettare il gesto che ha fatto quella madre; per chi, come me, crede nella reincarnazione, ogni anima che decide di trasferirsi su questo mondo è preziosa perché porta con sé le conoscenze dell'Universo e porta in sé l'Anima Mundi.
Ogni anima porta anche, in sé, un destino, un disegno; forse il disegno dell'anima di Gabriele Francesco era quello di risvegliare l'anima di altri: il camionista, l'ispettore, i vigili del fuoco, le guardie forestali, i volontari dell'ospedale, tutti, ogni giorno ricorderanno Gabriele Francesco e lo penseranno, con dolore ma anche con rispetto, amore e riconoscenza. Ed allora ecco che la venuta e la partenza immatura di Gabriele Francesco non sono state inutili, vivranno per sempre nel cuore di quelle persone che per un mese hanno atteso di accompagnarlo nell'ultimo tragitto della sua breve vita.
Piccolo Gabriele Francesco, ritorna alla casa: una mamma che ben ricordo e che amava profondamente i bambini, ti accompagnerà e ti guiderà prendendoti per mano e ti porterà al sicuro, dove solo la bellezza ha casa.
Non ha importanza che nome avessero i suoi genitori, anche se rimarrà sempre nella memoria il gesto che hanno fatto.
Un camionista lo ha trovato, tra i rifiuti; un ispettore, probabilmente sapendo l'importanza di avere un nome, gli ha dato il nome; poliziotti, vigili del fuoco e guardie forestali hanno fatto una colletta per il suo funerale; la ditta di pompe funebri non ha voluto un euro; la cifra raccolta andrà a volontari che lavorano nell'ospedale della sua città con i bambini malati; una targa verrà messa in ricordo di Gabriele Francesco.
Fin qui i fatti.
Per chi ama e rispetta la vita, non è possibile accettare il gesto che ha fatto quella madre; per chi, come me, crede nella reincarnazione, ogni anima che decide di trasferirsi su questo mondo è preziosa perché porta con sé le conoscenze dell'Universo e porta in sé l'Anima Mundi.
Ogni anima porta anche, in sé, un destino, un disegno; forse il disegno dell'anima di Gabriele Francesco era quello di risvegliare l'anima di altri: il camionista, l'ispettore, i vigili del fuoco, le guardie forestali, i volontari dell'ospedale, tutti, ogni giorno ricorderanno Gabriele Francesco e lo penseranno, con dolore ma anche con rispetto, amore e riconoscenza. Ed allora ecco che la venuta e la partenza immatura di Gabriele Francesco non sono state inutili, vivranno per sempre nel cuore di quelle persone che per un mese hanno atteso di accompagnarlo nell'ultimo tragitto della sua breve vita.
Piccolo Gabriele Francesco, ritorna alla casa: una mamma che ben ricordo e che amava profondamente i bambini, ti accompagnerà e ti guiderà prendendoti per mano e ti porterà al sicuro, dove solo la bellezza ha casa.
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