Questo blog usa cookie tecnici e cookie di terze parti per rendere più rapido e migliore il suo utilizzo durante la navigazione. Se vuoi saperne di più o modificare le impostazioni del tuo browser relativamente ai cookie, fino ad eventualmente escluderne l’installazione, CLICCA QUI.

Friday, February 07, 2014

EMPATIA

Empatia: grande parola. E' un sentimento, è il sentimento di chi si mette nella pelle altrui e soffre o gioisce di ciò che soffre o gioisce l'altro. E' un sentimento che mi tiene sveglia di notte.
Vado a coricarmi, la sera, mezza addormentata, non riesco nemmeno a finire di vedere un programma in tv dal sonno, poi, quando arrivo nel letto, mi ritrovo gli occhi a palla.
Non c'è verso di dormire e questo mi capitava anche da bambina, quando mi ritrovavo a contare gli anni nostri, miei e dei miei fratelli, con quelli dei miei genitori. Ho avuto sempre il terrore che capitasse qualcosa ai miei genitori perché mio padre aveva tredici anni in più di mia madre ed il nostro fratellino più piccolo è nato che mio padre aveva già cinquantadue anni.
Oggi, non sembra così strano: tante coppie, per motivi di lavoro, di carriera o altro, si trovano a fare i figli già verso i quarant'anni o oltre. Ed io mi ritrovo a pensare come possano dormirci la notte ...
Ho fatto da baby-sitter a bambini che hanno genitori ormai oltre la cinquantina e spesso mi chiedo come facciano i genitori a sopportare l'ansia di questa differenza d'età. E' vero che, purtroppo, capitano incidenti a coppie giovani, l'età non vuole dire molto nella ruota della fortuna della vita, ma incide.
Ma l'empatia va oltre ...
La notte scorsa, ad esempio, non riuscivo a dormire al pensiero di quei giovani che si stanno preparando, per una sorta di grande fratello, a partire per Marte. Il servizio su questa questione è stato messo in onda su rai2, su Voyager. Sono ragazzi, maschi e femmine, che hanno superato una prima selezione ed intervistato era un italiano che si sta laureando in psicologia. Non è una spedizione NASA, ma di una ditta che  sta approntando la spedizione senza ritorno con un programma di colonizzazione di Marte; il tutto guardato attraverso telecamere, un grande fratello marziano. I ragazzi sono maschi e femmine perché dovranno procreare, avranno l'opportunità di collegarsi con la Terra per vedere i parenti o gli amici ma partiranno sapendo che non potranno mai più tornare.
Non riuscivo a dormire mettendomi nei panni un po' dei ragazzi e un po' dei loro genitori: non potrei vivere sapendo mia figlia sperduta nello spazio, sapendo che qualunque cosa le succeda io non potrei esserle vicino. Su Marte non ci sono scuole, non ci sono ospedali, soprattutto. Il ragazzo che si sta laureando in psicologia ha confermato di essere stato scelto probabilmente perché dovrà sedare liti causate dalla situazione, problemi psicologici e, addirittura, rischi di suicidi.
Il ragazzo in questione, poi, ha lasciato la fidanzata per questa spedizione e quindi sa, come gli altri, che dovrà per forza procreare con un'altra donna e chissà se quella gli piacerà ...
A me questa cosa crea un'angoscia profondissima, causata dall'empatia che provo, come se fosse un mio figlio quello che dovrà partire. Mi causa claustrofobia, sentendomi nei panni di chi partirà, pensando al fatto che inizialmente dovranno costruire le stanze in cui vivere, moduli piccoli per ognuno, sotto una cupola poiché l'aria non esiste su Marte. E poi, se uno di loro avrà bisogno di medicinali, di un'operazione, anche la più banale ovviamente dovranno arrangiarsi; i figli, se nasceranno, non vedranno mai la bellezza della Terra se non in un video, come un film di fantascienza, loro che dovranno crescere in un mondo senza terra, senza erba, senza farfalle, senza pioggia, senza neve, senza cani o gatti, o conigli ...
E' questo il futuro? Purtroppo rischiamo di far diventare così la Terra, calpestandola continuamente; la popolazione terrestre è troppa, la Terra è troppo affollata e forse questa sarà l'unica risorsa? Partire per Marte? Potrebbe essere una soluzione, quella di mandarci chi ci sta rovinando: quattro anni di viaggio e poi, addio ... fatti dei marziani!
Ma, veramente, a parte gli scherzi o le battute facili, il futuro ci riserva la colonizzazione di pianeti che non hanno la bellezza della nostra Terra? Non sarebbe meglio trattare il nostro pianeta con i guanti di velluto, tenendolo al sicuro, facendolo respirare meglio, senza trivellarlo continuamente?
Cara, vecchia Terra, come ti voglio bene e mi auguro di poter vivere ancora un po' per poter gioire delle belle cose che, gratuitamente, ci regali.

No comments: