Mi stava tornando in mente una giornata di aprile, quando con il mio amico di vecchia data mi sono trovata al funerale di un amico comune. Al funerale abbiamo incontrato un'altra amica, una persona a dir la verità per me solo conoscente poiché ha condiviso con me un piccolissimo pezzetto di vita quando frequentavo Viva la gente. Mi stupisce sempre la facilità con cui le persone classificano le altre persone, anche senza averle frequentate e senza aver avuto la possibilità di conoscerle. Riparlando dell'esperienza vissuta insieme di Viva la gente, mi ha bollato come quella che soffriva di complesso di inferiorità. Io sono rimasta perplessa ed anche il mio amico ha accennato ad un commento che, comunque, quella persona non ha sentito o non ha ascoltato.
Ora: è vero che nella mia infanzia e nella mia adolescenza ho avuto molto poco in termini di possibilità economiche; vestivo spesso abiti di seconda o terza mano che erano passati già dalle mie sorelle o da qualcun altro; non avevo soldi in tasca ma non ne sentivo nemmeno il bisogno.
Ma avevo la mia famiglia, il mio ottimismo, il mio dono: la voce. Ho passato la vita a cantare: da sola, con uno dei miei fratelli, in gruppo, in corali. Mi accompagno alla chitarra e con quella non mi sono mai sentita sola; mi sono sempre sentita cittadina del mondo e dove sto, con chiunque mi trovi, io sto bene. L'unica mia ricerca è nell'armonia, con gli altri, con me stessa, con l'ambiente che mi circonda e con la mia musica, che ho nella testa sin da quando mi alzo fino a quando mi addormento.
Non ho mai sentito nessun motivo per sentirmi superiore a qualcuno, ma nemmeno inferiore a qualcuno.
Non ho mai sofferto di antipatie, di simpatie, di gelosie, di invidia. Sono sentimenti che non provo, non ho mai provato e ormai non proverò mai. Per questo motivo non mi sento inferiore a nessuno.
Ho avuto ed ho una vita serena, voglio bene alle persone che condividono con me anche solo un tratto della mia vita; non provo rancori, non ho motivi per avere dei rimorsi e non ho rimpianti.
Ecco perché non mi sento inferiore a nessuno.
Spesso mi sono fatta compagnia cantando e suonando; negli ultimi nove anni mi sono fatta compagnia scrivendo e pubblicando ciò che ho scritto. Ho una figlia che si è sposata e vive con noi; ho un marito con cui sto bene; ho una casa ho da mangiare; ho un computer con cui scrivere ed ho ancora tutte le mie chitarre.
Alle persone che così facilmente classificano le altre persone, senza nemmeno ascoltare ciò che hanno da dire e forse da insegnare, auguro di trovare, con l'età matura, l'equilibrio che ancora, evidentemente, non hanno raggiunto. E questo è triste, considerando che quella persona ha ormai sessant'anni.
Mi auguro per lei che abbia ancora il tempo per cambiare il modo di vedere il mondo.
Saturday, July 05, 2014
Wednesday, June 18, 2014
... MA IL CIELO E' SEMPRE PIU' BLU ...
Trentuno anni fa moriva mio padre. Quest'anno avrebbe compiuto 104 anni, essendo nato il 1 ottobre 1910. Trentuno anni in cui i suoi nipoti sono cresciuti; lui ne ha conosciuti solo 8, le ultime tre sono nate che lui già più non c'era. Trentuno anni in cui abbiamo continuato a sentire la sua mancanza ma anche la sua presenza grazie a mia madre che ogni notte lo sognava. Lui le confidava le preoccupazioni, lui le diceva se accadevano incidenti, lui le stringeva la mano ... fino a due anni fa, quando anche lei se n'è andata.
Da trentuno anni io parlo con mio padre; da due anni continuo a parlare anche con mia madre. Ogni tanto, nel bel mezzo della giornata, mi viene il pensiero di prendere il telefono e raccontarle quello che è accaduto. O anche solo per darle un saluto. Ogni tanto mi faceva arrabbiare, telefonava alle sette del mattino ed erano palpitazioni che faceva venire perché quando si riceve una telefonata al mattino presto i primi che vengono in mente sono i pensieri e le premonizioni tristi. Telefonava per dirmi di guardare un dato programma dove si parlava di un argomento che poteva interessarmi oppure telefonava anche solo per salutare oppure per lamentarsi di qualcosa o di qualcuno. Le telefonate di mia madre mi mancano ... come mi mancano ancora le parole od i silenzi di mio padre ...
Quando vado a fare la passeggiata con i miei due cani, guardo la campagna, mi fermo ad osservare: il grano che matura, il mais che cresce, le ghiandaie, le gazze e mi viene in mente una delle poesie di mia madre ed allora guardo il tutto con i suoi occhi, per mandarle ancora una volta le visioni di questo nostro splendido pianeta. Ma so che lei e mio padre, ora, hanno altre magnifiche visioni e so che sono sempre con me, con noi. Ed allora mi viene da cantare: ".... ma il cielo è sempre più blu ...".
Da trentuno anni io parlo con mio padre; da due anni continuo a parlare anche con mia madre. Ogni tanto, nel bel mezzo della giornata, mi viene il pensiero di prendere il telefono e raccontarle quello che è accaduto. O anche solo per darle un saluto. Ogni tanto mi faceva arrabbiare, telefonava alle sette del mattino ed erano palpitazioni che faceva venire perché quando si riceve una telefonata al mattino presto i primi che vengono in mente sono i pensieri e le premonizioni tristi. Telefonava per dirmi di guardare un dato programma dove si parlava di un argomento che poteva interessarmi oppure telefonava anche solo per salutare oppure per lamentarsi di qualcosa o di qualcuno. Le telefonate di mia madre mi mancano ... come mi mancano ancora le parole od i silenzi di mio padre ...
Quando vado a fare la passeggiata con i miei due cani, guardo la campagna, mi fermo ad osservare: il grano che matura, il mais che cresce, le ghiandaie, le gazze e mi viene in mente una delle poesie di mia madre ed allora guardo il tutto con i suoi occhi, per mandarle ancora una volta le visioni di questo nostro splendido pianeta. Ma so che lei e mio padre, ora, hanno altre magnifiche visioni e so che sono sempre con me, con noi. Ed allora mi viene da cantare: ".... ma il cielo è sempre più blu ...".
Monday, May 12, 2014
Il cerchio della vita. Dedicato a Sarah.
Sabato 10 maggio alle ore 15 Sarah, mia figlia, si è sposata.
Abbiamo organizzato il matrimonio in meno di due mesi e direi che è andato tutto benissimo; la festa è stata una festa famigliare, nella casa di una delle mie sorelle che si presta per le dimensioni e per la dislocazione, in aperta campagna. Ci sono stati alcuni amici, i soliti con cui Sarah ogni tanto organizza le pizzate e c'eravamo tutti noi; c'era, lo so, anche mia madre anche se non appare nelle foto. Mi sarebbe piaciuto che ci fosse e che ci fosse la possibilità di fare una bella foto delle tre generazioni di donne, come era accaduto quando Sarah, ancora piccolissima, era stata fotografata in braccio a me, con mia madre e mia nonna. Allora, erano quattro le generazioni di donne della mia famiglia.
E' molto importante fare in modo che le generazioni si conoscano e si incontrino: le vecchie generazioni hanno il segreto della famiglia, hanno la sapienza del mondo e le conoscenze ancestrali che tutti portiamo dentro di noi, conoscenze che vengono tramandate solo da donna a donna perché le donne, a differenza degli uomini, sono quelle che ricordano e che raccontano.
Mia figlia ha solo me con cui poter parlare e discutere delle cose del mondo e mi auguro di poterle stare accanto ancora per il tempo che sarà necessario.
Il senso della vita, infatti, sta nel cerchio, nell'avvicendarsi delle storie passate, presenti e future.
Ed il cerchio della vita non si deve mai fermare, deve proseguire il suo corso come la ruota del carro che ogni famiglia tira con l'aiuto di ogni famigliare.
Cara Sarah, spero di esserti stata d'aiuto in questi anni e mi auguro di poterti stare accanto ancora.
Comunque vada, ricorda sempre che la vita deve proseguire, il cerchio deve rinnovarsi sempre, sul sentiero verso il futuro.
Abbiamo organizzato il matrimonio in meno di due mesi e direi che è andato tutto benissimo; la festa è stata una festa famigliare, nella casa di una delle mie sorelle che si presta per le dimensioni e per la dislocazione, in aperta campagna. Ci sono stati alcuni amici, i soliti con cui Sarah ogni tanto organizza le pizzate e c'eravamo tutti noi; c'era, lo so, anche mia madre anche se non appare nelle foto. Mi sarebbe piaciuto che ci fosse e che ci fosse la possibilità di fare una bella foto delle tre generazioni di donne, come era accaduto quando Sarah, ancora piccolissima, era stata fotografata in braccio a me, con mia madre e mia nonna. Allora, erano quattro le generazioni di donne della mia famiglia.
E' molto importante fare in modo che le generazioni si conoscano e si incontrino: le vecchie generazioni hanno il segreto della famiglia, hanno la sapienza del mondo e le conoscenze ancestrali che tutti portiamo dentro di noi, conoscenze che vengono tramandate solo da donna a donna perché le donne, a differenza degli uomini, sono quelle che ricordano e che raccontano.
Mia figlia ha solo me con cui poter parlare e discutere delle cose del mondo e mi auguro di poterle stare accanto ancora per il tempo che sarà necessario.
Il senso della vita, infatti, sta nel cerchio, nell'avvicendarsi delle storie passate, presenti e future.
Ed il cerchio della vita non si deve mai fermare, deve proseguire il suo corso come la ruota del carro che ogni famiglia tira con l'aiuto di ogni famigliare.
Cara Sarah, spero di esserti stata d'aiuto in questi anni e mi auguro di poterti stare accanto ancora.
Comunque vada, ricorda sempre che la vita deve proseguire, il cerchio deve rinnovarsi sempre, sul sentiero verso il futuro.
Wednesday, April 16, 2014
In ricordo di Pietro Bozzano
Nella mia vita ci sono stati incontri ed esperienze che mi hanno fatto crescere ed hanno permesso di diventare ciò che sono oggi.
Una delle esperienze che mi è servita di più è stata quella di aver fatto parte del cast di Parma di "Viva la gente"; era un gruppo, riconosciuto da "Up with people", che cantava canzoni che parlavano di pace, fratellanza, uguaglianza in un periodo in cui c'era la guerra del vietnam ed ancora esisteva la differenza tra bianchi e neri ed i neri non potevano ancora frequentare le università dei bianchi od occupare i posti dei bianchi sugli autobus. "Viva la gente" raggruppava dei giovani che avevano degli ideali e li cantavano; il gruppo di Parma aveva dei leaders, c'era chi si occupava della segreteria, chi si occupava degli abiti, con colori differenti ma di foggia uguale per le ragazze, chi si occupava di ottenere le autorizzazioni nei teatri, chi si occupava della pubblicità o delle locandine. Io ero la più piccola e non ero trattata con i guanti bianchi dalle ragazze che avrebbero desiderato avere la parte di solista nelle canzoni a me affidate. I ragazzi, invece, erano tutti gentili ma riservati, alcuni addirittura impenetrabili. Negli anni ho mantenuto rapporti di vera e profonda amicizia con uno di loro, ma il mio ricordo oggi lo dedico a due ragazzi in particolare. Uno si chiamava Massimo De Simoni: era un signore anche se aveva diciotto anni, gentile, premuroso. Era diventato medico e, negli anni, mi era capitato di essere assistita al pronto soccorso da lui. Ci riconoscevamo anche a distanza di tempo. E' venuto a mancare un anno fa. L'altro ragazzo che ricordo con piacere, gentile anche se un po' distante, si chiamava Pietro Bozzano. E' venuto a mancare ieri, nell'incendio della sua tabaccheria a Collecchio. Io li ricordo, entrambi, ragazzi nonostante gli anni siano passati. Ricordo dei giovani con tante aspirazioni, il futuro negli occhi, la gentilezza e la consapevolezza di poter spaccare il mondo.
La vita, cari Massimo e Pietro, ci riserva delle sorprese belle e brutte; spesso ci ritroviamo, nel corso del cammino che percorriamo, a guardarci indietro e a pensare cosa sarebbe stato se le cose fossero andate diversamente. A volte c'è il rimpianto di un incontro finito male, di un rapporto interrotto, ci poniamo la domanda: dove ho sbagliato? Ma, sapete, negli anni ho scoperto che non c'è mai nulla di sbagliato, molto è già scritto, a volte riusciamo a raddrizzare il tiro ma non sempre ci riusciamo. Gli amici di una volta si perdono di vista e ci chiediamo dove siano finiti, specialmente nei momenti in cui avremmo bisogno di averli vicini. Chi resta per proseguire il cammino si domanda se avesse potuto cambiare le cose se fosse venuto a trovarci, anche solo per un saluto. Ma la vita è così, a volte ci travolge, a volte è lieta, a volte è un macigno e spesso, troppo spesso, ci rifugiamo nella quotidianità e non ci guardiamo attorno e non ci accorgiamo di lasciare indietro pezzi di noi. Ecco, sento che senza di voi mi viene a mancare un pezzetto, quel pezzetto che ha fatto la differenza nella mia vita. Grazie per esserci stati. Scusate se io non ci sono stata nei momenti in cui avreste avuto bisogno. Fate buon viaggio e siate leggeri, come erano leggeri e gentili i vostri sorrisi.
Una delle esperienze che mi è servita di più è stata quella di aver fatto parte del cast di Parma di "Viva la gente"; era un gruppo, riconosciuto da "Up with people", che cantava canzoni che parlavano di pace, fratellanza, uguaglianza in un periodo in cui c'era la guerra del vietnam ed ancora esisteva la differenza tra bianchi e neri ed i neri non potevano ancora frequentare le università dei bianchi od occupare i posti dei bianchi sugli autobus. "Viva la gente" raggruppava dei giovani che avevano degli ideali e li cantavano; il gruppo di Parma aveva dei leaders, c'era chi si occupava della segreteria, chi si occupava degli abiti, con colori differenti ma di foggia uguale per le ragazze, chi si occupava di ottenere le autorizzazioni nei teatri, chi si occupava della pubblicità o delle locandine. Io ero la più piccola e non ero trattata con i guanti bianchi dalle ragazze che avrebbero desiderato avere la parte di solista nelle canzoni a me affidate. I ragazzi, invece, erano tutti gentili ma riservati, alcuni addirittura impenetrabili. Negli anni ho mantenuto rapporti di vera e profonda amicizia con uno di loro, ma il mio ricordo oggi lo dedico a due ragazzi in particolare. Uno si chiamava Massimo De Simoni: era un signore anche se aveva diciotto anni, gentile, premuroso. Era diventato medico e, negli anni, mi era capitato di essere assistita al pronto soccorso da lui. Ci riconoscevamo anche a distanza di tempo. E' venuto a mancare un anno fa. L'altro ragazzo che ricordo con piacere, gentile anche se un po' distante, si chiamava Pietro Bozzano. E' venuto a mancare ieri, nell'incendio della sua tabaccheria a Collecchio. Io li ricordo, entrambi, ragazzi nonostante gli anni siano passati. Ricordo dei giovani con tante aspirazioni, il futuro negli occhi, la gentilezza e la consapevolezza di poter spaccare il mondo.
La vita, cari Massimo e Pietro, ci riserva delle sorprese belle e brutte; spesso ci ritroviamo, nel corso del cammino che percorriamo, a guardarci indietro e a pensare cosa sarebbe stato se le cose fossero andate diversamente. A volte c'è il rimpianto di un incontro finito male, di un rapporto interrotto, ci poniamo la domanda: dove ho sbagliato? Ma, sapete, negli anni ho scoperto che non c'è mai nulla di sbagliato, molto è già scritto, a volte riusciamo a raddrizzare il tiro ma non sempre ci riusciamo. Gli amici di una volta si perdono di vista e ci chiediamo dove siano finiti, specialmente nei momenti in cui avremmo bisogno di averli vicini. Chi resta per proseguire il cammino si domanda se avesse potuto cambiare le cose se fosse venuto a trovarci, anche solo per un saluto. Ma la vita è così, a volte ci travolge, a volte è lieta, a volte è un macigno e spesso, troppo spesso, ci rifugiamo nella quotidianità e non ci guardiamo attorno e non ci accorgiamo di lasciare indietro pezzi di noi. Ecco, sento che senza di voi mi viene a mancare un pezzetto, quel pezzetto che ha fatto la differenza nella mia vita. Grazie per esserci stati. Scusate se io non ci sono stata nei momenti in cui avreste avuto bisogno. Fate buon viaggio e siate leggeri, come erano leggeri e gentili i vostri sorrisi.
Tuesday, April 08, 2014
DESIDERARE E VOLERE. VOLERE E' POTERE.
Questa mattina mi sono svegliata, dopo un sogno che non ricordo, con la visione di due tavole, come quelle dei comandamenti, per intenderci.
In una c'era scritto: IO DESIDERO.
Nell'altra c'era scritto: VOGLIO.
Quante volte da bambini ci siamo sentiti ripetere (e quante volte noi stessi lo abbiamo ripetuto?) la frase: "L'erba voglio non esiste nemmeno nel giardino del re!".
Ci hanno insegnato, così, a chinare la testa, a non andare oltre con i nostri desideri che, da bambini, sono tanti come tanti sono i sogni.
In questo modo, ci hanno insegnato, giorno dopo giorno, che i nostri desideri, il nostro volere, non hanno alcun potere e non incidono minimamente sulla nostra e l'altrui vita.
Eppure .... come mi ha ricordato Sarah, nella formula del matrimonio, ad esempio, c'è la domanda: tu lo vuoi? per ricevere una risposta: sì, lo voglio. Chiamiamolo: incantesimo di intreccio.
Questo dovrebbe farci riflettere, come dovrebbe farci riflettere l'altra frase che ogni tanto qualcuno ci dice (come per farci sentire incapaci qualora non riuscissimo nel nostro intento): VOLERE E' POTERE.
Ebbene, sì, lo ribadisco: VOLERE E' POTERE.
Per questo motivo sin da bambini ci hanno ripetuto l'altra filastrocca, perché tutti sanno che VOLERE E' POTERE.
In un doppio senso: se vuoi una cosa, se la desideri ardentemente, allora la otterrai per il semplice motivo che farai di tutto, attraverserai montagne e mari, pur di ottenerla, pur di riuscire nel tuo intento, sia esso di possesso o sia esso di riuscita in un progetto.
Ma significa anche: chi vuole, può tutto; il volere E' potere, in senso di potere su gli altri.
Ecco, alla fine, il motivo per cui ci insegnano sin da bambini a non volere: se tutti VOLESSIMO, si creerebbe un movimento cosmico tale da riuscire a FARE.
Pensate al POTERE di una unica mente cosmica, universale, che pensi di VOLERE la pace, che tutta la gente del mondo non avesse più fame; pensate al POTERE immenso di un unico desiderio espresso che diventa realtà perché desiderandolo TUTTI ci muoveremmo per averlo, attraverseremmo montagne e mari pur di ottenerlo.
Allora, perché lasciare che il mantra di uno rimanga solo il suo mantra?
VOLERE PER FARE, VOLERE PER POTERE; DESIDERARE DI FARE PER FARE VERAMENTE.
Domandatevi perché improvvisamente uno che ripete certe frasi (considerate demagogiche perché comunque suonano false) diventa primo ministro. Non credete che, in fondo, abbia girato l'Universo al suo VOLERE, in un determinato momento per poter avere il POTERE?
Allora, perché lasciare che il mantra del VOLERE E' POTERE sia solo in mano a chi ci prende in giro?
Facciamolo nostro, finalmente; facciamo tutti il gioco del VOLERE E' POTERE. Desideriamo tutti profondamente e veramente un mondo più genuino, più sincero, in cui tutti stiano bene ed abbiano il necessario per vivere.
Guardate che c'è stato chi ha detto: CHIEDI E TI SARA' DATO.
Chiediamo tutti, all'unisono, la pace, la serenità, il cibo per tutti.
VOGLIAMO tutti un mondo migliore.
L'Universo si guarderà attorno e comincerà a girare per il verso giusto.
Ripetiamo sempre, in ogni momento della giornata: VOLERE E' POTERE e pensiamo alla vita giusta per tutti. Quella si avvererà!
In una c'era scritto: IO DESIDERO.
Nell'altra c'era scritto: VOGLIO.
Quante volte da bambini ci siamo sentiti ripetere (e quante volte noi stessi lo abbiamo ripetuto?) la frase: "L'erba voglio non esiste nemmeno nel giardino del re!".
Ci hanno insegnato, così, a chinare la testa, a non andare oltre con i nostri desideri che, da bambini, sono tanti come tanti sono i sogni.
In questo modo, ci hanno insegnato, giorno dopo giorno, che i nostri desideri, il nostro volere, non hanno alcun potere e non incidono minimamente sulla nostra e l'altrui vita.
Eppure .... come mi ha ricordato Sarah, nella formula del matrimonio, ad esempio, c'è la domanda: tu lo vuoi? per ricevere una risposta: sì, lo voglio. Chiamiamolo: incantesimo di intreccio.
Questo dovrebbe farci riflettere, come dovrebbe farci riflettere l'altra frase che ogni tanto qualcuno ci dice (come per farci sentire incapaci qualora non riuscissimo nel nostro intento): VOLERE E' POTERE.
Ebbene, sì, lo ribadisco: VOLERE E' POTERE.
Per questo motivo sin da bambini ci hanno ripetuto l'altra filastrocca, perché tutti sanno che VOLERE E' POTERE.
In un doppio senso: se vuoi una cosa, se la desideri ardentemente, allora la otterrai per il semplice motivo che farai di tutto, attraverserai montagne e mari, pur di ottenerla, pur di riuscire nel tuo intento, sia esso di possesso o sia esso di riuscita in un progetto.
Ma significa anche: chi vuole, può tutto; il volere E' potere, in senso di potere su gli altri.
Ecco, alla fine, il motivo per cui ci insegnano sin da bambini a non volere: se tutti VOLESSIMO, si creerebbe un movimento cosmico tale da riuscire a FARE.
Pensate al POTERE di una unica mente cosmica, universale, che pensi di VOLERE la pace, che tutta la gente del mondo non avesse più fame; pensate al POTERE immenso di un unico desiderio espresso che diventa realtà perché desiderandolo TUTTI ci muoveremmo per averlo, attraverseremmo montagne e mari pur di ottenerlo.
Allora, perché lasciare che il mantra di uno rimanga solo il suo mantra?
VOLERE PER FARE, VOLERE PER POTERE; DESIDERARE DI FARE PER FARE VERAMENTE.
Domandatevi perché improvvisamente uno che ripete certe frasi (considerate demagogiche perché comunque suonano false) diventa primo ministro. Non credete che, in fondo, abbia girato l'Universo al suo VOLERE, in un determinato momento per poter avere il POTERE?
Allora, perché lasciare che il mantra del VOLERE E' POTERE sia solo in mano a chi ci prende in giro?
Facciamolo nostro, finalmente; facciamo tutti il gioco del VOLERE E' POTERE. Desideriamo tutti profondamente e veramente un mondo più genuino, più sincero, in cui tutti stiano bene ed abbiano il necessario per vivere.
Guardate che c'è stato chi ha detto: CHIEDI E TI SARA' DATO.
Chiediamo tutti, all'unisono, la pace, la serenità, il cibo per tutti.
VOGLIAMO tutti un mondo migliore.
L'Universo si guarderà attorno e comincerà a girare per il verso giusto.
Ripetiamo sempre, in ogni momento della giornata: VOLERE E' POTERE e pensiamo alla vita giusta per tutti. Quella si avvererà!
Thursday, February 27, 2014
Venti di guerra
Dopo una crisi economica decretata dai vertici finanziari mondiali, alimentata impoverendo sempre più i paesi mediterranei, ora si stanno inventando una nuova guerra.
Prendendo come spunto le rivolte in terra d'Ucraina contro il presidente (decaduto), ora la Russia ha mandato truppe militari in Crimea, paese annesso all'Ucraina ma con governo indipendente.
La guerra di Crimea che ci fu dal 4 ottobre 1853 al 1 febbraio 1856, causata da un conflitto tra Francia e Russia per il controllo dei luoghi santi cristiani in territorio turco vide già la vittoria dei paesi europei (Francia, Inghilterra, Austria, Prussia, Regno di Sardegna) sulla Russia.
Che questa nuova mossa militare di Putin nasconda qualche voglia di rivalsa sulla guerra di 150 anni fa?
La cosa più probabile è che i vertici finanziari vogliano rivoltare ancora una volta il pianeta per rimettere in sesto le loro borse.
Sì, perché come ho già detto più volte, purtroppo la scienza delle finanze ce lo insegna: ogni tanto, il mondo finanziario ha bisogno delle guerre che riportano, dopo la distruzione, la possibilità di guadagnare con le ricostruzioni; le guerre come primo risultato immediato, hanno che causano la morte di migliaia di persone, militari e civili. Con i mezzi odierni, purtroppo, i morti possono essere anche milioni (nella seconda guerra mondiale furono 6 milioni i soli ebrei uccisi nei campi di sterminio) e questo porta ad un riequilibrio della popolazione mondiale. I giovani, gli oppositori politici, i disoccupati: problemi risolti con l'arruolamento obbligatorio che avviene sempre in caso di guerra.
Come secondo effetto hanno la distruzione di città intere e questo permette a speculatori ed imprese di doversi spartire il lavoro; in questo modo, si "riavvia" l'economia senza intoppi.
Certamente, con le armi odierne c'è anche il rischio di conflitti atomici, ma si sa i vertici finanziari non sono né etici né ecologisti e quindi il problema non si pone. Loro, quelli che tirano i fili della nostra vita, certamente hanno da qualche parte un rifugio antiatomico dalla cui finestra poter guardare soddisfatti i risultati dei loro misfatti per poi uscire, magari dopo trent'anni, per ricominciare a governare su alberi rinsecchiti e terreni radioattivi.
Prendendo come spunto le rivolte in terra d'Ucraina contro il presidente (decaduto), ora la Russia ha mandato truppe militari in Crimea, paese annesso all'Ucraina ma con governo indipendente.
La guerra di Crimea che ci fu dal 4 ottobre 1853 al 1 febbraio 1856, causata da un conflitto tra Francia e Russia per il controllo dei luoghi santi cristiani in territorio turco vide già la vittoria dei paesi europei (Francia, Inghilterra, Austria, Prussia, Regno di Sardegna) sulla Russia.
Che questa nuova mossa militare di Putin nasconda qualche voglia di rivalsa sulla guerra di 150 anni fa?
La cosa più probabile è che i vertici finanziari vogliano rivoltare ancora una volta il pianeta per rimettere in sesto le loro borse.
Sì, perché come ho già detto più volte, purtroppo la scienza delle finanze ce lo insegna: ogni tanto, il mondo finanziario ha bisogno delle guerre che riportano, dopo la distruzione, la possibilità di guadagnare con le ricostruzioni; le guerre come primo risultato immediato, hanno che causano la morte di migliaia di persone, militari e civili. Con i mezzi odierni, purtroppo, i morti possono essere anche milioni (nella seconda guerra mondiale furono 6 milioni i soli ebrei uccisi nei campi di sterminio) e questo porta ad un riequilibrio della popolazione mondiale. I giovani, gli oppositori politici, i disoccupati: problemi risolti con l'arruolamento obbligatorio che avviene sempre in caso di guerra.
Come secondo effetto hanno la distruzione di città intere e questo permette a speculatori ed imprese di doversi spartire il lavoro; in questo modo, si "riavvia" l'economia senza intoppi.
Certamente, con le armi odierne c'è anche il rischio di conflitti atomici, ma si sa i vertici finanziari non sono né etici né ecologisti e quindi il problema non si pone. Loro, quelli che tirano i fili della nostra vita, certamente hanno da qualche parte un rifugio antiatomico dalla cui finestra poter guardare soddisfatti i risultati dei loro misfatti per poi uscire, magari dopo trent'anni, per ricominciare a governare su alberi rinsecchiti e terreni radioattivi.
Thursday, February 20, 2014
Ricordi
Ricordo quando sorridevi
e quando mi guardavi arrabbiata
Ricordo quando cantavi
e quando piangevi per qualche torto
che ti sembrava di aver subito.
Ricordo quando, sicura, giudicavi
e quando, affettuosa, mi sorridevi
e mi dicevi che mi volevi bene.
Ricordo quando mi guardavi
e mi chiedevi di portarti via
ricordo quando non volevi mangiare
e, docile, ti lasciavi imboccare
con la promessa di farti tornare a casa.
Ricordo quando facevi gli anagrammi
felice della mia sorpresa
e ricordo quando non riuscivi
nemmeno a leggere e a scrivere.
I ricordi si affollano e non mi distolgono
dal pensiero di te,
fragile e ormai lontana.
Rimani sempre con me, in ogni momento
e ti ricordo come eri, mamma.
Com'è giusto che sia.
e quando mi guardavi arrabbiata
Ricordo quando cantavi
e quando piangevi per qualche torto
che ti sembrava di aver subito.
Ricordo quando, sicura, giudicavi
e quando, affettuosa, mi sorridevi
e mi dicevi che mi volevi bene.
Ricordo quando mi guardavi
e mi chiedevi di portarti via
ricordo quando non volevi mangiare
e, docile, ti lasciavi imboccare
con la promessa di farti tornare a casa.
Ricordo quando facevi gli anagrammi
felice della mia sorpresa
e ricordo quando non riuscivi
nemmeno a leggere e a scrivere.
I ricordi si affollano e non mi distolgono
dal pensiero di te,
fragile e ormai lontana.
Rimani sempre con me, in ogni momento
e ti ricordo come eri, mamma.
Com'è giusto che sia.
Friday, February 07, 2014
EMPATIA
Empatia: grande parola. E' un sentimento, è il sentimento di chi si mette nella pelle altrui e soffre o gioisce di ciò che soffre o gioisce l'altro. E' un sentimento che mi tiene sveglia di notte.
Vado a coricarmi, la sera, mezza addormentata, non riesco nemmeno a finire di vedere un programma in tv dal sonno, poi, quando arrivo nel letto, mi ritrovo gli occhi a palla.
Non c'è verso di dormire e questo mi capitava anche da bambina, quando mi ritrovavo a contare gli anni nostri, miei e dei miei fratelli, con quelli dei miei genitori. Ho avuto sempre il terrore che capitasse qualcosa ai miei genitori perché mio padre aveva tredici anni in più di mia madre ed il nostro fratellino più piccolo è nato che mio padre aveva già cinquantadue anni.
Oggi, non sembra così strano: tante coppie, per motivi di lavoro, di carriera o altro, si trovano a fare i figli già verso i quarant'anni o oltre. Ed io mi ritrovo a pensare come possano dormirci la notte ...
Ho fatto da baby-sitter a bambini che hanno genitori ormai oltre la cinquantina e spesso mi chiedo come facciano i genitori a sopportare l'ansia di questa differenza d'età. E' vero che, purtroppo, capitano incidenti a coppie giovani, l'età non vuole dire molto nella ruota della fortuna della vita, ma incide.
Ma l'empatia va oltre ...
La notte scorsa, ad esempio, non riuscivo a dormire al pensiero di quei giovani che si stanno preparando, per una sorta di grande fratello, a partire per Marte. Il servizio su questa questione è stato messo in onda su rai2, su Voyager. Sono ragazzi, maschi e femmine, che hanno superato una prima selezione ed intervistato era un italiano che si sta laureando in psicologia. Non è una spedizione NASA, ma di una ditta che sta approntando la spedizione senza ritorno con un programma di colonizzazione di Marte; il tutto guardato attraverso telecamere, un grande fratello marziano. I ragazzi sono maschi e femmine perché dovranno procreare, avranno l'opportunità di collegarsi con la Terra per vedere i parenti o gli amici ma partiranno sapendo che non potranno mai più tornare.
Non riuscivo a dormire mettendomi nei panni un po' dei ragazzi e un po' dei loro genitori: non potrei vivere sapendo mia figlia sperduta nello spazio, sapendo che qualunque cosa le succeda io non potrei esserle vicino. Su Marte non ci sono scuole, non ci sono ospedali, soprattutto. Il ragazzo che si sta laureando in psicologia ha confermato di essere stato scelto probabilmente perché dovrà sedare liti causate dalla situazione, problemi psicologici e, addirittura, rischi di suicidi.
Il ragazzo in questione, poi, ha lasciato la fidanzata per questa spedizione e quindi sa, come gli altri, che dovrà per forza procreare con un'altra donna e chissà se quella gli piacerà ...
A me questa cosa crea un'angoscia profondissima, causata dall'empatia che provo, come se fosse un mio figlio quello che dovrà partire. Mi causa claustrofobia, sentendomi nei panni di chi partirà, pensando al fatto che inizialmente dovranno costruire le stanze in cui vivere, moduli piccoli per ognuno, sotto una cupola poiché l'aria non esiste su Marte. E poi, se uno di loro avrà bisogno di medicinali, di un'operazione, anche la più banale ovviamente dovranno arrangiarsi; i figli, se nasceranno, non vedranno mai la bellezza della Terra se non in un video, come un film di fantascienza, loro che dovranno crescere in un mondo senza terra, senza erba, senza farfalle, senza pioggia, senza neve, senza cani o gatti, o conigli ...
E' questo il futuro? Purtroppo rischiamo di far diventare così la Terra, calpestandola continuamente; la popolazione terrestre è troppa, la Terra è troppo affollata e forse questa sarà l'unica risorsa? Partire per Marte? Potrebbe essere una soluzione, quella di mandarci chi ci sta rovinando: quattro anni di viaggio e poi, addio ... fatti dei marziani!
Ma, veramente, a parte gli scherzi o le battute facili, il futuro ci riserva la colonizzazione di pianeti che non hanno la bellezza della nostra Terra? Non sarebbe meglio trattare il nostro pianeta con i guanti di velluto, tenendolo al sicuro, facendolo respirare meglio, senza trivellarlo continuamente?
Cara, vecchia Terra, come ti voglio bene e mi auguro di poter vivere ancora un po' per poter gioire delle belle cose che, gratuitamente, ci regali.
Vado a coricarmi, la sera, mezza addormentata, non riesco nemmeno a finire di vedere un programma in tv dal sonno, poi, quando arrivo nel letto, mi ritrovo gli occhi a palla.
Non c'è verso di dormire e questo mi capitava anche da bambina, quando mi ritrovavo a contare gli anni nostri, miei e dei miei fratelli, con quelli dei miei genitori. Ho avuto sempre il terrore che capitasse qualcosa ai miei genitori perché mio padre aveva tredici anni in più di mia madre ed il nostro fratellino più piccolo è nato che mio padre aveva già cinquantadue anni.
Oggi, non sembra così strano: tante coppie, per motivi di lavoro, di carriera o altro, si trovano a fare i figli già verso i quarant'anni o oltre. Ed io mi ritrovo a pensare come possano dormirci la notte ...
Ho fatto da baby-sitter a bambini che hanno genitori ormai oltre la cinquantina e spesso mi chiedo come facciano i genitori a sopportare l'ansia di questa differenza d'età. E' vero che, purtroppo, capitano incidenti a coppie giovani, l'età non vuole dire molto nella ruota della fortuna della vita, ma incide.
Ma l'empatia va oltre ...
La notte scorsa, ad esempio, non riuscivo a dormire al pensiero di quei giovani che si stanno preparando, per una sorta di grande fratello, a partire per Marte. Il servizio su questa questione è stato messo in onda su rai2, su Voyager. Sono ragazzi, maschi e femmine, che hanno superato una prima selezione ed intervistato era un italiano che si sta laureando in psicologia. Non è una spedizione NASA, ma di una ditta che sta approntando la spedizione senza ritorno con un programma di colonizzazione di Marte; il tutto guardato attraverso telecamere, un grande fratello marziano. I ragazzi sono maschi e femmine perché dovranno procreare, avranno l'opportunità di collegarsi con la Terra per vedere i parenti o gli amici ma partiranno sapendo che non potranno mai più tornare.
Non riuscivo a dormire mettendomi nei panni un po' dei ragazzi e un po' dei loro genitori: non potrei vivere sapendo mia figlia sperduta nello spazio, sapendo che qualunque cosa le succeda io non potrei esserle vicino. Su Marte non ci sono scuole, non ci sono ospedali, soprattutto. Il ragazzo che si sta laureando in psicologia ha confermato di essere stato scelto probabilmente perché dovrà sedare liti causate dalla situazione, problemi psicologici e, addirittura, rischi di suicidi.
Il ragazzo in questione, poi, ha lasciato la fidanzata per questa spedizione e quindi sa, come gli altri, che dovrà per forza procreare con un'altra donna e chissà se quella gli piacerà ...
A me questa cosa crea un'angoscia profondissima, causata dall'empatia che provo, come se fosse un mio figlio quello che dovrà partire. Mi causa claustrofobia, sentendomi nei panni di chi partirà, pensando al fatto che inizialmente dovranno costruire le stanze in cui vivere, moduli piccoli per ognuno, sotto una cupola poiché l'aria non esiste su Marte. E poi, se uno di loro avrà bisogno di medicinali, di un'operazione, anche la più banale ovviamente dovranno arrangiarsi; i figli, se nasceranno, non vedranno mai la bellezza della Terra se non in un video, come un film di fantascienza, loro che dovranno crescere in un mondo senza terra, senza erba, senza farfalle, senza pioggia, senza neve, senza cani o gatti, o conigli ...
E' questo il futuro? Purtroppo rischiamo di far diventare così la Terra, calpestandola continuamente; la popolazione terrestre è troppa, la Terra è troppo affollata e forse questa sarà l'unica risorsa? Partire per Marte? Potrebbe essere una soluzione, quella di mandarci chi ci sta rovinando: quattro anni di viaggio e poi, addio ... fatti dei marziani!
Ma, veramente, a parte gli scherzi o le battute facili, il futuro ci riserva la colonizzazione di pianeti che non hanno la bellezza della nostra Terra? Non sarebbe meglio trattare il nostro pianeta con i guanti di velluto, tenendolo al sicuro, facendolo respirare meglio, senza trivellarlo continuamente?
Cara, vecchia Terra, come ti voglio bene e mi auguro di poter vivere ancora un po' per poter gioire delle belle cose che, gratuitamente, ci regali.
Tuesday, January 28, 2014
Prima neve
Quest'anno la neve si è fatta attendere ed ha aspettato oggi per scendere per la prima volta in questo inverno anomalo.
Si deposita sul corpicino di Luna, seppellita ieri in un vigneto, vicino al melo dove è stata seppellita qualche anno fa Pimpi, la gattina che tenevamo in garage e che girava per il cortile del condominio indisturbata.
La neve scende lieve sui miei pensieri, senza fare troppo rumore, scende sui ricordi, ammanta di bianco la malinconia, sentimento molto difficile da scacciare.
Sono i giorni della merla, i più freddi dell'inverno e scendono, con la neve, sulle case alluvionate della nostra bella regione. L'Emilia Romagna, la rossa, così odiata da chi non ne capisce il valore, ha fra i suoi figli persone che, a rischio della propria vita, vanno in aiuto a chi si ritrova la casa allagata di acqua e fango, senza che i telegiornali ne parlino. L'Emilia Romagna, la rossa, si rimbocca le maniche, non piange sui suoi guai, non aspetta nessuno, si arrangia ma non illecitamente come altri farebbero. L'Emilia Romagna, la rossa, ha alti ideali ed i suoi figli sanno cosa significano le parole "solidarietà" e "generosità".
Ai politici, a quelli che si sono vestiti di grosse parole e di abiti "rossi" per nascondere le giacchette bianche o nere, vorrei dire che non riusciranno mai a far chinare la testa ai figli della "rossa"; le cooperative, nate in Emilia già agli inizi del '900, hanno sempre dato vita al fervore, alle idee, alla creatività dei figli della "rossa". La dignità e la compostezza della mia gente dovrebbero essere un grande insegnamento per chi, abituato a rivoltare la giacca, non ha né dignità né compostezza, né empatia e non conosce il significato delle parole "solidarietà" e "generosità".
Si deposita sul corpicino di Luna, seppellita ieri in un vigneto, vicino al melo dove è stata seppellita qualche anno fa Pimpi, la gattina che tenevamo in garage e che girava per il cortile del condominio indisturbata.
La neve scende lieve sui miei pensieri, senza fare troppo rumore, scende sui ricordi, ammanta di bianco la malinconia, sentimento molto difficile da scacciare.
Sono i giorni della merla, i più freddi dell'inverno e scendono, con la neve, sulle case alluvionate della nostra bella regione. L'Emilia Romagna, la rossa, così odiata da chi non ne capisce il valore, ha fra i suoi figli persone che, a rischio della propria vita, vanno in aiuto a chi si ritrova la casa allagata di acqua e fango, senza che i telegiornali ne parlino. L'Emilia Romagna, la rossa, si rimbocca le maniche, non piange sui suoi guai, non aspetta nessuno, si arrangia ma non illecitamente come altri farebbero. L'Emilia Romagna, la rossa, ha alti ideali ed i suoi figli sanno cosa significano le parole "solidarietà" e "generosità".
Ai politici, a quelli che si sono vestiti di grosse parole e di abiti "rossi" per nascondere le giacchette bianche o nere, vorrei dire che non riusciranno mai a far chinare la testa ai figli della "rossa"; le cooperative, nate in Emilia già agli inizi del '900, hanno sempre dato vita al fervore, alle idee, alla creatività dei figli della "rossa". La dignità e la compostezza della mia gente dovrebbero essere un grande insegnamento per chi, abituato a rivoltare la giacca, non ha né dignità né compostezza, né empatia e non conosce il significato delle parole "solidarietà" e "generosità".
Monday, January 27, 2014
Un brusco risveglio
Questa mattina alle 5,40 è morta la nostra gatta più anziana, Luna.
Ieri ha passato tutto il pomeriggio in braccio un po' a me un po' a Sarah, dopo che aveva lanciato un miagolio prolungato e sofferente. A dicembre aveva fatto lo stesso ed aveva iniziato a fare cose strane. Ieri proprio abbiamo notato che evidentemente non ci vedeva più, schivava i muri prima di andarci a sbattere contro, girava un po' in tondo. Poi aveva smesso di muoversi e stava a testa china contro il muro, quindi avevamo pensato di tenerla in braccio a turno e di andare dal veterinario oggi. Ieri sera l'abbiamo imboccata con il cucchiaino, sembrava come i malati di demenza che dimenticano dove sono, chi sono e cosa devono fare. Ha mangiato un po' di omogeneizzato e ieri sera l'avevo messa per bene in una cesta, chiusa in bagno pensando che fosse il luogo più riparato ed a lei noto.
Alle 5,15 mio marito mi ha chiamato dicendo che Luna era dietro al bidet ma non riusciva a vedere la testa. Subito sono andata a vedere ed è stato il panico: Luna, sentendo la sua ultima ora probabilmente, aveva incastrato la testa dietro al bidet, dentro all'incavo che contiene i tubi ed i ferri del blocco dello scarico. Insomma, Luna respirava ma non c'era modo di tirarla via senza farla soffocare; magra com'era (di costituzione) aveva infilato tutto il collo e ruotato la testa in modo da incastrarla totalmente. Non c'era modo di liberarla senza strozzarla o romperle l'osso del collo o altro.
Abbiamo chiamato alle 5,30 un tuttofare che ci viene spesso a fare lavori e per fortuna, essendo un amico, nonostante l'ora, quando ha capito la situazione è corso immediatamente perché l'unica soluzione era smontare il bidet sperando di poter fare l'operazione senza ammazzare Luna.
Alle 5,40, poco prima che suonasse il nostro amico, il cuoricino di Luna, sotto le mie mani, ha smesso di battere. Io la tenevo per le scapole per timore che si incastrasse ancora di più, la accarezzavo, la chiamavo. Dopo un'ultima grattatina che lei si è fatta con una zampina posteriore, è andata, lasciandomi attonita e singhiozzante.
Smontando il bidet, il nostro amico e mio marito hanno cercato di usare tutta la delicatezza, non le hanno torto un pelo ma in effetti non sarebbe sopravvissuta a causa dei movimenti che hanno dovuto fare per togliere il servizio. La testina era totalmente incastrata.
Luna è andata a raggiungere la sua amica Tea e la nostra micia Creamy. Per chi non ha animali, soprattutto per chi non li ama, sembrerà strano provare dispiacere per un gatto, ma per noi che li cresciamo, li teniamo con tutto l'amore possibile, per noi che loro vedono come genitori, è una perdita immensa, è un'anima che ci lascia.
Ieri ha passato tutto il pomeriggio in braccio un po' a me un po' a Sarah, dopo che aveva lanciato un miagolio prolungato e sofferente. A dicembre aveva fatto lo stesso ed aveva iniziato a fare cose strane. Ieri proprio abbiamo notato che evidentemente non ci vedeva più, schivava i muri prima di andarci a sbattere contro, girava un po' in tondo. Poi aveva smesso di muoversi e stava a testa china contro il muro, quindi avevamo pensato di tenerla in braccio a turno e di andare dal veterinario oggi. Ieri sera l'abbiamo imboccata con il cucchiaino, sembrava come i malati di demenza che dimenticano dove sono, chi sono e cosa devono fare. Ha mangiato un po' di omogeneizzato e ieri sera l'avevo messa per bene in una cesta, chiusa in bagno pensando che fosse il luogo più riparato ed a lei noto.
Alle 5,15 mio marito mi ha chiamato dicendo che Luna era dietro al bidet ma non riusciva a vedere la testa. Subito sono andata a vedere ed è stato il panico: Luna, sentendo la sua ultima ora probabilmente, aveva incastrato la testa dietro al bidet, dentro all'incavo che contiene i tubi ed i ferri del blocco dello scarico. Insomma, Luna respirava ma non c'era modo di tirarla via senza farla soffocare; magra com'era (di costituzione) aveva infilato tutto il collo e ruotato la testa in modo da incastrarla totalmente. Non c'era modo di liberarla senza strozzarla o romperle l'osso del collo o altro.
Abbiamo chiamato alle 5,30 un tuttofare che ci viene spesso a fare lavori e per fortuna, essendo un amico, nonostante l'ora, quando ha capito la situazione è corso immediatamente perché l'unica soluzione era smontare il bidet sperando di poter fare l'operazione senza ammazzare Luna.
Alle 5,40, poco prima che suonasse il nostro amico, il cuoricino di Luna, sotto le mie mani, ha smesso di battere. Io la tenevo per le scapole per timore che si incastrasse ancora di più, la accarezzavo, la chiamavo. Dopo un'ultima grattatina che lei si è fatta con una zampina posteriore, è andata, lasciandomi attonita e singhiozzante.
Smontando il bidet, il nostro amico e mio marito hanno cercato di usare tutta la delicatezza, non le hanno torto un pelo ma in effetti non sarebbe sopravvissuta a causa dei movimenti che hanno dovuto fare per togliere il servizio. La testina era totalmente incastrata.
Luna è andata a raggiungere la sua amica Tea e la nostra micia Creamy. Per chi non ha animali, soprattutto per chi non li ama, sembrerà strano provare dispiacere per un gatto, ma per noi che li cresciamo, li teniamo con tutto l'amore possibile, per noi che loro vedono come genitori, è una perdita immensa, è un'anima che ci lascia.
Thursday, January 09, 2014
Progetto Koala
Purtroppo non lavoro da giugno e Progetto Koala è fermo.
Questa condizione mi ha fatto trascorrere il Natale e le festività con un velo di tristezza.
Ho passato tutto il mese di dicembre ricordando con tristezza l'ultimo compleanno di mia madre, passato da lei in ricovero; non avendo nemmeno bambini da tenere, non ho avuto lo stimolo di fare nuovi lavori per addobbare la casa o da regalare ai bambini e le festività sono corse via, così, come sono arrivate.
Gli addobbi e l'albero li ho fatti e li ho tolti il giorno dell'Epifania, ma non ho fatto in tempo ad abituarmi al Natale che già è tutto passato.
Oggi, nove gennaio 2014, guardo il calendario e mi stupisco dell'arrivo del nuovo anno.
Trascorrere le giornate a fare lavori di casa, ad occuparmi dei miei pelosi, mi annebbia la mente, mi addormenta ed anche scrivere diventa una fatica.
Appena mi fermo a pensare, mi salgono le lacrime agli occhi e mi viene rabbia, oltre che tristezza.
La mente si annebbia ed il giorno diventa faticoso da trascorre.
Il tempo scorre, lo so, e non può tornare indietro e non voglio perdere tempo.
Ho tante cose da raccontare, ancora.
Mi auguro che con l'allungarsi delle giornate, mi torni la voglia di sorridere.
Questa condizione mi ha fatto trascorrere il Natale e le festività con un velo di tristezza.
Ho passato tutto il mese di dicembre ricordando con tristezza l'ultimo compleanno di mia madre, passato da lei in ricovero; non avendo nemmeno bambini da tenere, non ho avuto lo stimolo di fare nuovi lavori per addobbare la casa o da regalare ai bambini e le festività sono corse via, così, come sono arrivate.
Gli addobbi e l'albero li ho fatti e li ho tolti il giorno dell'Epifania, ma non ho fatto in tempo ad abituarmi al Natale che già è tutto passato.
Oggi, nove gennaio 2014, guardo il calendario e mi stupisco dell'arrivo del nuovo anno.
Trascorrere le giornate a fare lavori di casa, ad occuparmi dei miei pelosi, mi annebbia la mente, mi addormenta ed anche scrivere diventa una fatica.
Appena mi fermo a pensare, mi salgono le lacrime agli occhi e mi viene rabbia, oltre che tristezza.
La mente si annebbia ed il giorno diventa faticoso da trascorre.
Il tempo scorre, lo so, e non può tornare indietro e non voglio perdere tempo.
Ho tante cose da raccontare, ancora.
Mi auguro che con l'allungarsi delle giornate, mi torni la voglia di sorridere.
Friday, January 03, 2014
IL TEMPO
Quando ero piccola, il tempo non scorreva mai.
L'inverno era lungo, iniziava all'inizio della scuola, il primo di ottobre; occorreva aspettare tanto tempo prima che arrivassero Santa Lucia, il Natale, il Capodanno.
Sembrava che tra un evento e l'altro passasse una infinità di tempo.
Ora, un anno mi scorre tra le dita ed il Natale, che a me piace tanto perché mi fa amare l'inverno che altrimenti mi sembrerebbe tanto triste, passa e se ne va senza che io abbia avuto il tempo per gioirne.
Sono quasi due anni, ormai, che mia madre se n'è andata ma faccio fatica a pensare che siano già due anni; l'anno 2013 mi è passato sopra come un treno in corsa e continuo a darne la colpa alla polmonite che mi ha costretto a stare al coperto ed al caldo fino alla metà di giugno; do la colpa anche al tempo meteo, che fino a metà giugno ha fatto capricci; do la colpa alla primavera, che non è arrivata l'anno 2013 per fare posto, dopo il freddo, all'estate. Do la colpa all'autunno che è stato caldo e all'inverno che da noi è ancora clemente nonostante le nebbie.
Ecco, per spiegarmi il fatto che l'anno 2013 mi sia passato veloce, do la colpa a tutto l'immaginabile.
Ma la realtà è che quando si raggiunge la metà del percorso, la vita scorre molto più veloce.
Forse era questo il messaggio del mio arresto cardiaco di trentadue anni fa, quando vissi e rivissi la mia vita in modo sempre più veloce.
Per questo motivo, forse, i ricordi si compattano per diventare un tutt'uno tra passato e presente; forse è per questo motivo che quando si raggiungono tanti anni sono sempre più vicini i ricordi dell'infanzia; forse è un modo per ricordarci che dovremmo ritornare tutti bambini per capire il vero senso della vita.
Forse ciò che sto scrivendo mi servirà per fermare anche solo per un attimo il tempo.
"La settima figlia" sarà il mio ritorno alle origini.
L'inverno era lungo, iniziava all'inizio della scuola, il primo di ottobre; occorreva aspettare tanto tempo prima che arrivassero Santa Lucia, il Natale, il Capodanno.
Sembrava che tra un evento e l'altro passasse una infinità di tempo.
Ora, un anno mi scorre tra le dita ed il Natale, che a me piace tanto perché mi fa amare l'inverno che altrimenti mi sembrerebbe tanto triste, passa e se ne va senza che io abbia avuto il tempo per gioirne.
Sono quasi due anni, ormai, che mia madre se n'è andata ma faccio fatica a pensare che siano già due anni; l'anno 2013 mi è passato sopra come un treno in corsa e continuo a darne la colpa alla polmonite che mi ha costretto a stare al coperto ed al caldo fino alla metà di giugno; do la colpa anche al tempo meteo, che fino a metà giugno ha fatto capricci; do la colpa alla primavera, che non è arrivata l'anno 2013 per fare posto, dopo il freddo, all'estate. Do la colpa all'autunno che è stato caldo e all'inverno che da noi è ancora clemente nonostante le nebbie.
Ecco, per spiegarmi il fatto che l'anno 2013 mi sia passato veloce, do la colpa a tutto l'immaginabile.
Ma la realtà è che quando si raggiunge la metà del percorso, la vita scorre molto più veloce.
Forse era questo il messaggio del mio arresto cardiaco di trentadue anni fa, quando vissi e rivissi la mia vita in modo sempre più veloce.
Per questo motivo, forse, i ricordi si compattano per diventare un tutt'uno tra passato e presente; forse è per questo motivo che quando si raggiungono tanti anni sono sempre più vicini i ricordi dell'infanzia; forse è un modo per ricordarci che dovremmo ritornare tutti bambini per capire il vero senso della vita.
Forse ciò che sto scrivendo mi servirà per fermare anche solo per un attimo il tempo.
"La settima figlia" sarà il mio ritorno alle origini.
Tuesday, December 24, 2013
E' Natale
Cara mamma, è Natale ma senza di te ... non è Natale.
Ricordo quanto ti piaceva il Natale, nonostante significasse tanto lavoro per te.
Non ci hai mai fatto mancare i dolci e la tua tavola è sempre stata imbandita, anche in tempi in cui c'era poco per tutti; noi siamo stati felici, mamma, grazie allo stipendio del papà come sempre tu ricordavi.
Sei sempre stata grata al papà, alla sua pensione che negli ultimi trent'anni ti hanno permesso una vita più che dignitosa, per la casa dove abbiamo potuto vivere senza paura di sfratti.
La nostra vita è stata semplice, ma siete sempre riusciti tu ed il papà a darci più del necessario, mai il superfluo inteso come si intende oggi ma sempre quello di cui i bambini hanno bisogno.
Il Natale dovrebbe essere una festa felice, ma per me è sempre stato il momento dell'anno in cui sentire il peso dell'anno trascorso; il momento in cui sentire tutto il peso della mancanza di chi non è più.
Mamma, tu ed il papà mi mancate tanto.
So che siete insieme, adesso ...
Grazie per tutto quello che ci avete donato, grazie per la leggerezza con cui abbiamo potuto vivere la nostra infanzia. Grazie. Vi voglio bene.
Ricordo quanto ti piaceva il Natale, nonostante significasse tanto lavoro per te.
Non ci hai mai fatto mancare i dolci e la tua tavola è sempre stata imbandita, anche in tempi in cui c'era poco per tutti; noi siamo stati felici, mamma, grazie allo stipendio del papà come sempre tu ricordavi.
Sei sempre stata grata al papà, alla sua pensione che negli ultimi trent'anni ti hanno permesso una vita più che dignitosa, per la casa dove abbiamo potuto vivere senza paura di sfratti.
La nostra vita è stata semplice, ma siete sempre riusciti tu ed il papà a darci più del necessario, mai il superfluo inteso come si intende oggi ma sempre quello di cui i bambini hanno bisogno.
Il Natale dovrebbe essere una festa felice, ma per me è sempre stato il momento dell'anno in cui sentire il peso dell'anno trascorso; il momento in cui sentire tutto il peso della mancanza di chi non è più.
Mamma, tu ed il papà mi mancate tanto.
So che siete insieme, adesso ...
Grazie per tutto quello che ci avete donato, grazie per la leggerezza con cui abbiamo potuto vivere la nostra infanzia. Grazie. Vi voglio bene.
Wednesday, December 18, 2013
"La settima figlia" work in progress
Forse perché dicembre è il mese della mamma, della mia mamma, ho ripreso finalmente il filo del racconto.
Ma ho trovato una variante.
Siccome ovviamente alcuni avvenimenti si accavallano nella mia mente come ricordi infantili, senza conoscerne bene la cronologia, mi sono aiutata con la mia enciclopedia cronologica ed alcune risorse del web.
La mia famiglia ha attraversato settantaquattro anni di storia nazionale ed internazionale e le mie idee, la mia personalità, si sono forgiate all'ombra di taluni avvenimenti vissuti da tutti noi.
E' importante, per questo, avere una cronologia dei fatti per capire il contesto storico in cui la mia famiglia si è formata, è cresciuta ed ha vissuto.
Mi auguro di riuscire a rendere l'ambiente ed il contesto interessanti per chi, eventualmente, leggerà, prima o poi, il mio racconto.
Intanto, proseguiamo con la storia ...
Ma ho trovato una variante.
Siccome ovviamente alcuni avvenimenti si accavallano nella mia mente come ricordi infantili, senza conoscerne bene la cronologia, mi sono aiutata con la mia enciclopedia cronologica ed alcune risorse del web.
La mia famiglia ha attraversato settantaquattro anni di storia nazionale ed internazionale e le mie idee, la mia personalità, si sono forgiate all'ombra di taluni avvenimenti vissuti da tutti noi.
E' importante, per questo, avere una cronologia dei fatti per capire il contesto storico in cui la mia famiglia si è formata, è cresciuta ed ha vissuto.
Mi auguro di riuscire a rendere l'ambiente ed il contesto interessanti per chi, eventualmente, leggerà, prima o poi, il mio racconto.
Intanto, proseguiamo con la storia ...
Monday, December 16, 2013
A MIA MADRE
Ciao, mamma.
Oggi avresti compiuto novanta anni.
Oggi c'è il sole, nonostante il gelo delle prime ore mattutine. Andando a spasso con i cani, mi è venuto di cantarti "Tanti auguri", guardando il cielo azzurro come i tuoi occhi.
Mi manchi sempre di più, mi mancano le chiacchiere che facevamo, chiacchiere fatte di nulla e di tanto; mi mancano i tuoi racconti, sempre gli stessi, sulla tua vita e la vita trascorsa con il papà.
Quando ti dicevo di raccontarmi qualcosa di più recente, quando ti facevo le domande sugli anni in cui anche io ero piccola, tu rispondevi facendo spallucce che era vita, vita quotidiana.
Ma a me mancano alcune tessere della nostra vita, per forza poiché essendo la settima conosco solo quello che ho vissuto direttamente.
Ma tu continuavi sempre a raccontare i periodi più difficili.
Ti sono grata, ugualmente, di tutto quello che mi hai trasmesso.
La nostra infanzia, mamma, è stata bellissima grazie a te ed al papà; a Santa Lucia non ci mancavano mai il maglioncino o i guanti o i calzerotti nuovi; a Natale non ci mancavano mai il torrone e gli struffoli come non mancavano le zeppole.
La Vigilia di Natale, che per noi è la festività più importante come vuole la tradizione partenopea del papà, era una festa, con la tavola imbandita e la casa addobbata a festa.
Il tuo presepe adesso ce l'ha l'Anna Maria ed è stato fatto il sette.
Il cenone, come già tanti altri anni, lo faremo a casa di Beppe, che ogni anno cerca di mantenere il menù che piaceva a te ed al papà.
Ecco, oggi ti faccio gli auguri raccontandoti tutto questo, anche se so che tu tutto questo lo sai già.
Ti sento con me, sempre e sempre ti racconto la mia giornata.
Ti voglio bene, mamma e mi auguro di avertelo dimostrato durante la tua e la mia vita.
Buon compleanno, mamma.
Oggi avresti compiuto novanta anni.
Oggi c'è il sole, nonostante il gelo delle prime ore mattutine. Andando a spasso con i cani, mi è venuto di cantarti "Tanti auguri", guardando il cielo azzurro come i tuoi occhi.
Mi manchi sempre di più, mi mancano le chiacchiere che facevamo, chiacchiere fatte di nulla e di tanto; mi mancano i tuoi racconti, sempre gli stessi, sulla tua vita e la vita trascorsa con il papà.
Quando ti dicevo di raccontarmi qualcosa di più recente, quando ti facevo le domande sugli anni in cui anche io ero piccola, tu rispondevi facendo spallucce che era vita, vita quotidiana.
Ma a me mancano alcune tessere della nostra vita, per forza poiché essendo la settima conosco solo quello che ho vissuto direttamente.
Ma tu continuavi sempre a raccontare i periodi più difficili.
Ti sono grata, ugualmente, di tutto quello che mi hai trasmesso.
La nostra infanzia, mamma, è stata bellissima grazie a te ed al papà; a Santa Lucia non ci mancavano mai il maglioncino o i guanti o i calzerotti nuovi; a Natale non ci mancavano mai il torrone e gli struffoli come non mancavano le zeppole.
La Vigilia di Natale, che per noi è la festività più importante come vuole la tradizione partenopea del papà, era una festa, con la tavola imbandita e la casa addobbata a festa.
Il tuo presepe adesso ce l'ha l'Anna Maria ed è stato fatto il sette.
Il cenone, come già tanti altri anni, lo faremo a casa di Beppe, che ogni anno cerca di mantenere il menù che piaceva a te ed al papà.
Ecco, oggi ti faccio gli auguri raccontandoti tutto questo, anche se so che tu tutto questo lo sai già.
Ti sento con me, sempre e sempre ti racconto la mia giornata.
Ti voglio bene, mamma e mi auguro di avertelo dimostrato durante la tua e la mia vita.
Buon compleanno, mamma.
Saturday, December 07, 2013
SOGNO E REALTA'
Mi sono alzata presto, questa mattina, perché ho sognato di incontrare in una comune Padre Silvio Turazzi, con la barba lunga, intristito perchè non c'erano volontari che potessero lavorare la terra che la comune coltivava ...
Mi sono ritrovata a cercare in rete notizie relative a Padre Silvio di cui non ricordavo il cognome.
Ognuno di noi nella sua vita incontra persone che incidono positivamente ed altre che incidono negativamente. Io ho avuto la grande fortuna di incontrare per lo più persone che mi hanno dato solo positività ed una di queste persone è Padre Silvio.
In realtà l'ho conosciuto di riflesso.
Padre Silvio (di cui si può trovare la biografia in rete appunto) era un giovane missionario nel 1968 quando mio fratello Gian Pietro fece un campo estivo di Mani Tese (anche di questa associazione si possono trovare notizie in rete). Ricordo una sua fotografia, con la solita chitarra in mano, mentre i ragazzi facevano una pausa.
Seguendo l'esempio della comunità di Emmaus guidata dall'Abbé Pierre (in Francia), anche Mani Tese faceva campagne di raccolta della carta per avere qualche lira da spendere in opere mirate.
A Mani Tese, Gian Pietro conobbe Padre Silvio e ne parlò in modo entusiasta.
Successivamente, credo che fosse il 1969, Padre Silvio frequentò in qualche modo la nostra parrocchia, Santa Maria della Pace, dove il parroco, Don Franco, ospitava molti cappellani e missionari e faceva in modo che i gruppi giovanili partecipassero ad iniziative di volontariato.
Anche io partecipai ad una raccolta della carta (avevo tredici, quattordici anni) organizzata dalla nostra parrocchia in appoggio ad iniziative che vedevano Padre Silvio impegnato in prima persona.
Ricordo lo sgomento alla notizia dell'incidente in macchina in cui Padre Silvio rimase paralizzato; chi guidava, se non ricordo male, era una delle ragazze più grandi della parrocchia che seguivano i gruppi dei più giovani e se non ricordo male lei morì in quell'incidente.
Dopo quaranta anni e più, Padre Silvio mi è arrivato in sogno.
Come dicevo, ognuno di noi nella propria vita incontra persone che portano e lasciano il segno.
Bianco o nero che sia.
Per mia fortuna, ripeto, ho incontrato più luce che oscurità ma ricordo esattamente sia gli uni che gli altri.
La prima persona importante della mia vita fu la mia maestra Paola Parenti. Era giovane quando prese la mia classe in seconda e sempre sorridente; mi diede la voglia di scrivere e leggere.
Alle medie inferiori, che per me durarono 4 anni, incontrai una professoressa di italiano, di cui non ricordo il nome ma molto bene il viso poiché era Dante Alighieri in femminile, che mi fece bocciare in seconda media per una discussione sui diritti dei neri (come dico nel mio post in ricordo di Mandela) e per colpa sua non ricordo una poesia a memoria perché mi diede 2 nella recitazione del "5 maggio" (ovviamente lei è nella lista nera).
Ad aggiustare il tiro nei due anni successivi ci fu ancora una insegnante di italiano, la professoressa Lombardo, molto materna e gentile; inoltre avevo il professore di religione, Don Zatti, che mi regalò un libro per premiarmi per un tema.
Nel frattempo, iniziai a frequentare Viva la Gente e conobbi un ragazzo del cast di Bologna che aveva scritto una bellissima canzone che canto ancora oggi: "O libertà". Aveva una bellissima voce, con una tonalità da donna; era gay ma era talmente bello, lo ricordo ancora con il tabarro. Morì poco tempo dopo in un incidente stradale. Ma non fu mai più dimenticato da me.
In prima o seconda superiore ebbi un insegnante di religione, Don Patané, che mi mandò dal preside perché, disse, lo avevo messo in difficoltà parlando in classe di un documentario dove alti prelati benedicevano i lager in compagnia delle SS (lista nera, ovviamente!).
Ma il tiro alle superiori venne aggiustato dall'insegnante di diritto, Signora Blarzino, e dall'insegnante di italiano degli ultimi tre anni, il professor Rubiconi, che non smetterò mai di ringraziare per avermi fatto conoscere tanti modi di scrivere e la voglia di continuare a studiare.
Quando incontrate delle persone che vi illuminano la via, seguitele: non ve ne pentirete.
Mi sono ritrovata a cercare in rete notizie relative a Padre Silvio di cui non ricordavo il cognome.
Ognuno di noi nella sua vita incontra persone che incidono positivamente ed altre che incidono negativamente. Io ho avuto la grande fortuna di incontrare per lo più persone che mi hanno dato solo positività ed una di queste persone è Padre Silvio.
In realtà l'ho conosciuto di riflesso.
Padre Silvio (di cui si può trovare la biografia in rete appunto) era un giovane missionario nel 1968 quando mio fratello Gian Pietro fece un campo estivo di Mani Tese (anche di questa associazione si possono trovare notizie in rete). Ricordo una sua fotografia, con la solita chitarra in mano, mentre i ragazzi facevano una pausa.
Seguendo l'esempio della comunità di Emmaus guidata dall'Abbé Pierre (in Francia), anche Mani Tese faceva campagne di raccolta della carta per avere qualche lira da spendere in opere mirate.
A Mani Tese, Gian Pietro conobbe Padre Silvio e ne parlò in modo entusiasta.
Successivamente, credo che fosse il 1969, Padre Silvio frequentò in qualche modo la nostra parrocchia, Santa Maria della Pace, dove il parroco, Don Franco, ospitava molti cappellani e missionari e faceva in modo che i gruppi giovanili partecipassero ad iniziative di volontariato.
Anche io partecipai ad una raccolta della carta (avevo tredici, quattordici anni) organizzata dalla nostra parrocchia in appoggio ad iniziative che vedevano Padre Silvio impegnato in prima persona.
Ricordo lo sgomento alla notizia dell'incidente in macchina in cui Padre Silvio rimase paralizzato; chi guidava, se non ricordo male, era una delle ragazze più grandi della parrocchia che seguivano i gruppi dei più giovani e se non ricordo male lei morì in quell'incidente.
Dopo quaranta anni e più, Padre Silvio mi è arrivato in sogno.
Come dicevo, ognuno di noi nella propria vita incontra persone che portano e lasciano il segno.
Bianco o nero che sia.
Per mia fortuna, ripeto, ho incontrato più luce che oscurità ma ricordo esattamente sia gli uni che gli altri.
La prima persona importante della mia vita fu la mia maestra Paola Parenti. Era giovane quando prese la mia classe in seconda e sempre sorridente; mi diede la voglia di scrivere e leggere.
Alle medie inferiori, che per me durarono 4 anni, incontrai una professoressa di italiano, di cui non ricordo il nome ma molto bene il viso poiché era Dante Alighieri in femminile, che mi fece bocciare in seconda media per una discussione sui diritti dei neri (come dico nel mio post in ricordo di Mandela) e per colpa sua non ricordo una poesia a memoria perché mi diede 2 nella recitazione del "5 maggio" (ovviamente lei è nella lista nera).
Ad aggiustare il tiro nei due anni successivi ci fu ancora una insegnante di italiano, la professoressa Lombardo, molto materna e gentile; inoltre avevo il professore di religione, Don Zatti, che mi regalò un libro per premiarmi per un tema.
Nel frattempo, iniziai a frequentare Viva la Gente e conobbi un ragazzo del cast di Bologna che aveva scritto una bellissima canzone che canto ancora oggi: "O libertà". Aveva una bellissima voce, con una tonalità da donna; era gay ma era talmente bello, lo ricordo ancora con il tabarro. Morì poco tempo dopo in un incidente stradale. Ma non fu mai più dimenticato da me.
In prima o seconda superiore ebbi un insegnante di religione, Don Patané, che mi mandò dal preside perché, disse, lo avevo messo in difficoltà parlando in classe di un documentario dove alti prelati benedicevano i lager in compagnia delle SS (lista nera, ovviamente!).
Ma il tiro alle superiori venne aggiustato dall'insegnante di diritto, Signora Blarzino, e dall'insegnante di italiano degli ultimi tre anni, il professor Rubiconi, che non smetterò mai di ringraziare per avermi fatto conoscere tanti modi di scrivere e la voglia di continuare a studiare.
Quando incontrate delle persone che vi illuminano la via, seguitele: non ve ne pentirete.
Thursday, December 05, 2013
ADDIO NELSON MANDELA
E' morto Nelson Mandela; aveva 95 anni, tutti vissuti per un ideale: l'uguaglianza tra bianchi e neri.
Ho cantato per lui tante volte la canzone "We shall overcome", sono cresciuta con questo ideale.
A dodici anni sono stata bocciata in seconda media perché avevo avuto una discussione con l'insegnante di italiano e storia proprio in relazione a questo argomento; il mio professore di religione delle medie, per premiarmi per un tema, mi regalò un libro che si intitolava "Morirono per un ideale" dove venivano citati Kennedy e Malcom X, oltre a Gandhi. Grandi personaggi uccisi perché il loro pensiero andava controcorrente al momento storico. Kennedy è, oggi, un personaggio controverso, ma Malcom X e Gandhi vennero uccisi da chi non voleva né uguaglianza né libertà.
Mandela è morto di malattia, ma è normale alla sua età. Ma ha passato ventisette anni in prigione per le sue idee. E' stato maestro per una intera generazione, ci ha insegnato che la vita non ha senso se non la si spende per qualcosa di molto importante, per il futuro delle generazioni a venire.
In questo mondo odierno, dove ancora l'uguaglianza è solo a parole e dove la povertà è padrona, in questo mondo dove la povertà di spirito è la maggiore responsabile dei danni irreversibili che la ricchezza e il predominio provocano ogni giorno sul nostro pianeta, in questo mondo, una personalità come Nelson Mandela ci viene a mancare.
Mi auguro per tutti noi che il suo ricordo, al di là delle commemorazioni retoriche, ci riporti sulla retta via, a combattere ed a vivere per un mondo migliore.
Ho cantato per lui tante volte la canzone "We shall overcome", sono cresciuta con questo ideale.
A dodici anni sono stata bocciata in seconda media perché avevo avuto una discussione con l'insegnante di italiano e storia proprio in relazione a questo argomento; il mio professore di religione delle medie, per premiarmi per un tema, mi regalò un libro che si intitolava "Morirono per un ideale" dove venivano citati Kennedy e Malcom X, oltre a Gandhi. Grandi personaggi uccisi perché il loro pensiero andava controcorrente al momento storico. Kennedy è, oggi, un personaggio controverso, ma Malcom X e Gandhi vennero uccisi da chi non voleva né uguaglianza né libertà.
Mandela è morto di malattia, ma è normale alla sua età. Ma ha passato ventisette anni in prigione per le sue idee. E' stato maestro per una intera generazione, ci ha insegnato che la vita non ha senso se non la si spende per qualcosa di molto importante, per il futuro delle generazioni a venire.
In questo mondo odierno, dove ancora l'uguaglianza è solo a parole e dove la povertà è padrona, in questo mondo dove la povertà di spirito è la maggiore responsabile dei danni irreversibili che la ricchezza e il predominio provocano ogni giorno sul nostro pianeta, in questo mondo, una personalità come Nelson Mandela ci viene a mancare.
Mi auguro per tutti noi che il suo ricordo, al di là delle commemorazioni retoriche, ci riporti sulla retta via, a combattere ed a vivere per un mondo migliore.
Tuesday, December 03, 2013
Lavori in corso
Il mio portatile è andato perduto.
Nonostante fosse su un sostegno e sollevato dal tavolo qualcuno dei miei gatti ci ha fatto pipì sopra; sì, sì, proprio così, ci hanno fatto la pipì sopra. Ed ovviamente il portatile è andato in tilt.
La memoria, per fortuna, è stata recuperata ma sto aspettando che mi diano un macchinino in cui inserirla.
Su il pc che uso per andare in rete ho una copia del racconto, ma non so più a che punto è questa copia. Credo che fosse più avanti il racconto; per non riscrivere tutto, sto aspettando.
Tra l'altro la piega che sta prendendo la nostra vita mi tiene abbastanza occupata e non riesco a concentrarmi per scrivere: ho bisogno dei miei tempi, ho bisogno di non avere lavori di casa da fare, ho bisogno di non dover portare fuori i cani, ho bisogno di ascoltare i cd di Zucchero che mi ispirano moltissimo.
Di notte mi vengono in mente tanti episodi di cui vorrei parlare, ho tanti ricordi da scrivere e lasciare, ho ancora tanta rabbia per come mia madre ci ha lasciato, per come abbiamo lasciato mia madre, per come sono andate le cose ... ho ancora l'anima in lutto e devo elaborare ancora tanto di tutto questo.
Il mese di dicembre, il mese di mia madre, mi riempie di ricordi ed ho bisogno di rinnovare questi ricordi.
Ho bisogno di parlare di mia madre, della mia famiglia, ho bisogno di riappacificarmi veramente con me e con tutti.
Nella mia vita adulta ho cercato l'armonia attorno a me, ho cercato di portarla agli altri ma se manca dentro di me non riesco a trasmetterla.
La vita materiale, i bisogni materiali, mi allontanano dall'armonia che cerco; da giugno non lavoro e a me manca il contatto con i bambini.
Da quando è mancata mia madre è stato un susseguirsi di cose che mi sono successe: i calcoli alla cistifellea, l'operazione, la polmonite all'inizio di quest'anno e poi la fine del lavoro.
Quest'anno, che fra ventinove giorni finirà, mi è passato sopra come un treno in corsa.
In verità non mi rendo ancora conto di essere in dicembre e che fra pochi giorni sarà un nuovo anno.
La novità più bella di quest'anno è stata l'opportunità di avere mia figlia a vivere con noi con il suo compagno.
Questa è la dimostrazione che ogni cambiamento chiude delle porte e ne apre altre.
Abbiamo lavori di ristrutturazione da fare in casa, stiamo adattando l'appartamento alle esigenze differenti, compatibilmente con i quattordici animali che convivono con noi; l'impegno è notevole, da parte di tutti e quattro perché un conto è essere due genitori con una bimba ed un altro conto è essere due coppie di adulti che convivono sotto lo stesso tetto, ognuno con il proprio carattere e le proprie esigenze.
Ma l'esperienza mi piace molto, mi fa venire in mente la famiglia allargata che esisteva una volta e mi piace l'idea che la famiglia si possa allargare anche di più.
In fondo, ho vissuto i miei primi ventidue anni in cinquanta metri quadri con altre 8 persone, non ho mai avuto una stanza tutta mia e quando mi trovo in spazi troppo grandi da sola mi rattristo.
Ora, avere mia figlia ancora con me, mi fa solo felice.
Ma mi manca il tempo per scrivere ....
Vediamo se riusciamo a recuperare la memoria del portatile e poi riprenderò a raccontare ...
Nonostante fosse su un sostegno e sollevato dal tavolo qualcuno dei miei gatti ci ha fatto pipì sopra; sì, sì, proprio così, ci hanno fatto la pipì sopra. Ed ovviamente il portatile è andato in tilt.
La memoria, per fortuna, è stata recuperata ma sto aspettando che mi diano un macchinino in cui inserirla.
Su il pc che uso per andare in rete ho una copia del racconto, ma non so più a che punto è questa copia. Credo che fosse più avanti il racconto; per non riscrivere tutto, sto aspettando.
Tra l'altro la piega che sta prendendo la nostra vita mi tiene abbastanza occupata e non riesco a concentrarmi per scrivere: ho bisogno dei miei tempi, ho bisogno di non avere lavori di casa da fare, ho bisogno di non dover portare fuori i cani, ho bisogno di ascoltare i cd di Zucchero che mi ispirano moltissimo.
Di notte mi vengono in mente tanti episodi di cui vorrei parlare, ho tanti ricordi da scrivere e lasciare, ho ancora tanta rabbia per come mia madre ci ha lasciato, per come abbiamo lasciato mia madre, per come sono andate le cose ... ho ancora l'anima in lutto e devo elaborare ancora tanto di tutto questo.
Il mese di dicembre, il mese di mia madre, mi riempie di ricordi ed ho bisogno di rinnovare questi ricordi.
Ho bisogno di parlare di mia madre, della mia famiglia, ho bisogno di riappacificarmi veramente con me e con tutti.
Nella mia vita adulta ho cercato l'armonia attorno a me, ho cercato di portarla agli altri ma se manca dentro di me non riesco a trasmetterla.
La vita materiale, i bisogni materiali, mi allontanano dall'armonia che cerco; da giugno non lavoro e a me manca il contatto con i bambini.
Da quando è mancata mia madre è stato un susseguirsi di cose che mi sono successe: i calcoli alla cistifellea, l'operazione, la polmonite all'inizio di quest'anno e poi la fine del lavoro.
Quest'anno, che fra ventinove giorni finirà, mi è passato sopra come un treno in corsa.
In verità non mi rendo ancora conto di essere in dicembre e che fra pochi giorni sarà un nuovo anno.
La novità più bella di quest'anno è stata l'opportunità di avere mia figlia a vivere con noi con il suo compagno.
Questa è la dimostrazione che ogni cambiamento chiude delle porte e ne apre altre.
Abbiamo lavori di ristrutturazione da fare in casa, stiamo adattando l'appartamento alle esigenze differenti, compatibilmente con i quattordici animali che convivono con noi; l'impegno è notevole, da parte di tutti e quattro perché un conto è essere due genitori con una bimba ed un altro conto è essere due coppie di adulti che convivono sotto lo stesso tetto, ognuno con il proprio carattere e le proprie esigenze.
Ma l'esperienza mi piace molto, mi fa venire in mente la famiglia allargata che esisteva una volta e mi piace l'idea che la famiglia si possa allargare anche di più.
In fondo, ho vissuto i miei primi ventidue anni in cinquanta metri quadri con altre 8 persone, non ho mai avuto una stanza tutta mia e quando mi trovo in spazi troppo grandi da sola mi rattristo.
Ora, avere mia figlia ancora con me, mi fa solo felice.
Ma mi manca il tempo per scrivere ....
Vediamo se riusciamo a recuperare la memoria del portatile e poi riprenderò a raccontare ...
Sunday, December 01, 2013
Il canto
Ritrovarsi fra noi, per noi, ha sempre voluto dire portare le chitarre, la fisarmonica ed i microfoni per poter cantare.
Per tutta la nostra e la tua vita, mamma, festeggiare ha voluto dire cantare.
Non era festa se non si cantava; tu volevi che cantassimo.
Ettore è stato il primo a portare in casa la chitarra; poi ha imparato a suonare Beppe che predilige la chitarra classica; poi Gian Pietro che dalla chitarra rock e jazz è passato al contrabbasso con grandi successi come interprete di Bottesini ed ora come primo contrabbasso nell'orchestra Toscana; io suono la chitarra per potermi accompagnare perché io sono il canto; poi Paolo, con le cover di Vasco e le sue canzoni con il suo gruppo; Anna Maria con cui facevo parte della Corale Città di Parma.
Tu eri contenta quando cantavamo, si può dire che io sia stata sempre spinta a cantare, anche quando dicevo che non mi pareva il caso di cantare, tu mi spronavi a farlo.
Per tutta la vita, mamma, te lo assicuro ma credo che tu lo sappia, ho cantato per te.
Il fatto che io fossi intonata, il fatto che ti assomigliassi molto fisicamente, ti ha fatto vivere quello che gli psicologi chiamano "transfer"; hai trasferito la tua passione, poiché tu recitavi e cantavi quando le compagnie di avan spettacolo arrivavano a Fontanellato durante la tua adolescenza, su di me.
Canto da quando avevo tre anni, a sei-sette anni sono entrata nella corale delle voci bianche del Teatro Regio, a dodici sono entrata nella Corale Città di Parma, unica bimba fra gli adulti; ho cantato nel cast di Parma di Viva la gente; ho cantato con Gian Pietro, ho cantato con un gruppo, ho cantato da sola. Canzoni impegnate o cover conosciute, ho cantato e canto di tutto, spessissimo accompagnandomi alla chitarra.
Sempre e solo per te.
Da quando non ci sei è come se fosse finita la musica; nessuno di noi porta la chitarra, nessuno accenna ad una nota, non cantiamo più. A dimostrazione del fatto che anche i miei fratelli suonavano e cantavano solo per te. Ci siamo trovati ma abbiamo solo chiacchierato; il pensiero rivolto al tuo compleanno, un pensiero silente di cui abbiamo parlato solo en passant ma presente, consapevoli del fatto che non ci era permesso, per così dire, di dimenticarci del tuo compleanno.
Il mese di dicembre, mamma, sei tu, il tuo ricordo è onnipresente, con gli struffoli, le zeppole, il torrone, i dolci che ci facevi e che non ci hai mai fatto mancare.
A Babbo Natale, mamma, quest'anno chiederò che ci possa tornare la voglia di cantare, come se ancora tu fossi con noi. Ti piaceva tanto ascoltarci ed ancora avevi la voce brillante e potente e cantavi con noi.
Eri felice quando, ormai lontano da me, ti cantai "Mamma" come avevi richiesto accennandola con un filo di voce.
Mamma, se riprenderò la chitarra in mano sarà solo per te.
Per tutta la nostra e la tua vita, mamma, festeggiare ha voluto dire cantare.
Non era festa se non si cantava; tu volevi che cantassimo.
Ettore è stato il primo a portare in casa la chitarra; poi ha imparato a suonare Beppe che predilige la chitarra classica; poi Gian Pietro che dalla chitarra rock e jazz è passato al contrabbasso con grandi successi come interprete di Bottesini ed ora come primo contrabbasso nell'orchestra Toscana; io suono la chitarra per potermi accompagnare perché io sono il canto; poi Paolo, con le cover di Vasco e le sue canzoni con il suo gruppo; Anna Maria con cui facevo parte della Corale Città di Parma.
Tu eri contenta quando cantavamo, si può dire che io sia stata sempre spinta a cantare, anche quando dicevo che non mi pareva il caso di cantare, tu mi spronavi a farlo.
Per tutta la vita, mamma, te lo assicuro ma credo che tu lo sappia, ho cantato per te.
Il fatto che io fossi intonata, il fatto che ti assomigliassi molto fisicamente, ti ha fatto vivere quello che gli psicologi chiamano "transfer"; hai trasferito la tua passione, poiché tu recitavi e cantavi quando le compagnie di avan spettacolo arrivavano a Fontanellato durante la tua adolescenza, su di me.
Canto da quando avevo tre anni, a sei-sette anni sono entrata nella corale delle voci bianche del Teatro Regio, a dodici sono entrata nella Corale Città di Parma, unica bimba fra gli adulti; ho cantato nel cast di Parma di Viva la gente; ho cantato con Gian Pietro, ho cantato con un gruppo, ho cantato da sola. Canzoni impegnate o cover conosciute, ho cantato e canto di tutto, spessissimo accompagnandomi alla chitarra.
Sempre e solo per te.
Da quando non ci sei è come se fosse finita la musica; nessuno di noi porta la chitarra, nessuno accenna ad una nota, non cantiamo più. A dimostrazione del fatto che anche i miei fratelli suonavano e cantavano solo per te. Ci siamo trovati ma abbiamo solo chiacchierato; il pensiero rivolto al tuo compleanno, un pensiero silente di cui abbiamo parlato solo en passant ma presente, consapevoli del fatto che non ci era permesso, per così dire, di dimenticarci del tuo compleanno.
Il mese di dicembre, mamma, sei tu, il tuo ricordo è onnipresente, con gli struffoli, le zeppole, il torrone, i dolci che ci facevi e che non ci hai mai fatto mancare.
A Babbo Natale, mamma, quest'anno chiederò che ci possa tornare la voglia di cantare, come se ancora tu fossi con noi. Ti piaceva tanto ascoltarci ed ancora avevi la voce brillante e potente e cantavi con noi.
Eri felice quando, ormai lontano da me, ti cantai "Mamma" come avevi richiesto accennandola con un filo di voce.
Mamma, se riprenderò la chitarra in mano sarà solo per te.
Thursday, November 28, 2013
PERCHE' LEGGERE E SCRIVERE LIBRI
In questa era pare quasi che i libri non vadano più di moda.
Le case editrici italiane non danno spazio ai nuovi scrittori se non facendo loro pagare un alto costo.
Magari persone come Vespa o Totti riescono a pubblicare libri in meno di sei mesi gratuitamente e, anzi probabilmente prendendo degli anticipi sulle vendite; gli scrittori nuovi, non conosciuti, che non vengono chiamati nelle radio ed ancor meno nelle televisioni, gli scrittori che non sono noti giornalisti o non sono veline o calciatori non hanno spazio, non ricevono nessun tipo di aiuto e se vogliono pubblicare devono firmare contratti in cui li si obbliga ad acquistare un tot di libri e questo richiede una spesa che non è mai inferiore ai 3.000 euro.
La scusa che le case editrici adottano è che certi libri, come i romanzi ad esempio, non hanno mercato.
Io ormai da 8 anni pubblico solo con editori on-line che lasciano i diritti agli autori e permettono di acquistare poche copie per volta con un po' di sconto.
Non hanno distributori, non hanno librerie che richiedono il conto vendita, non hanno nessun tipo di servizio se non il catalogo on-line su cui si possono effettuare gli acquisti.
Ma hanno il codice a barre, i diritti sono registrati ed il libro si pubblica. I costi inferiori sono "causati" dal fatto di non avere copie cartacee in magazzino.
Ora, non comprendo perché gli editori classici non facciano lo stesso.
Ormai con le copie digitali si può fare ogni cosa, principalmente si può stampare l'oggetto (che sia fotografia o libro) al momento della richiesta. In questo modo non ci sono fondi di magazzino che ogni tot di tempo, se rimangono invenduti, vengono messi al macero. Quanta carta sprecata e quanto talento sprecato!
In questa era tecnologica pare che vadano solo i libri su tablet.
Ma per piacere!!!
Cosa c'è di più bello che sentire l'odore della carta appena stampata, godersi i particolari della copertina, leggere la retro copertina, avere per le mani un'opera, potersela spupazzare, strapazzare, ricominciare da capo, tutte le volte che se ne ha il tempo.
I tablet si rompono, i libri rimangono nel tempo; i tablet ti intontiscono con la loro luce intensa, i libri si possono leggere con luce soffusa, comodamente sprofondati su una bella poltrona, con in braccio il bimbo o il gatto, con ai piedi il cane, con una bella tazza di thé fumante sul tavolino; i libri si sorseggiano e non ti provocano il disturbo del tunnel carpale; li puoi rivoltare, puoi andare subito alla fine o ritornare all'inizio, puoi sfogliarli per andare a riprendere quella frase così bella che la vuoi riscrivere per ricordarla per sempre.
Ho letto libri sin da quando ho iniziato a leggere, a cinque anni, ho letto di tutto sempre, avendo una libreria ben fornita dai miei fratelli maggiori.
Leggere ti apre la mente, ti apre l'immaginazione, la fantasia; puoi per ogni storia che leggi inventare lo scenario, immaginare le espressioni, immaginare un finale differente se quello previsto non ti convince.
E poi, se quel libro ti è piaciuto particolarmente, puoi tenerlo sul comodino per riaprirlo quando vuoi alla pagina che desideri.
E vuoi mettere sedersi in un angolo della stanza dove tieni i tuoi libri, guardarti attorno e godere della vista di tanta immaginazione imprigionata nelle pagine di quei libri? E' un piacere impagabile guardare la propria biblioteca, arricchita con amore ed interesse.
E' l'amore per il leggere che il passo mio successivo è stato scrivere.
Nonostante si dica che la gente non legge, io continuo a scrivere.
Per me, per chi desidera conoscermi e conoscere i miei interessi, per chi voglia entrare in mondi sconosciuti, per chi desidera aprire la propria mente ed il proprio spirito.
Perché il mio romanzo ed i miei racconti si possono leggere per svagarsi un po', oppure per conoscere qualcosa che non si è mai approfondito. Si possono leggere come storie inventate, oppure per conoscere il pensiero di altri che prima di me hanno cercato sullo stesso sentiero delle orme.
Leggere e scrivere, questi insegnamenti che ci vengono da mondi e culture lontani da noi nel tempo, sono due capacità che possono portare molto lontano.
Non perdete mai il vizio di leggere e se volete scrivere, se pensate di aver voglia di scrivere qualche cosa, che sia la vostra storia o che sia qualcosa nata dalla vostra fantasia, fatemelo sapere.
Sarebbe bello parlare e discorrere di quanto sia piacevole scrivere e leggere.
Le case editrici italiane non danno spazio ai nuovi scrittori se non facendo loro pagare un alto costo.
Magari persone come Vespa o Totti riescono a pubblicare libri in meno di sei mesi gratuitamente e, anzi probabilmente prendendo degli anticipi sulle vendite; gli scrittori nuovi, non conosciuti, che non vengono chiamati nelle radio ed ancor meno nelle televisioni, gli scrittori che non sono noti giornalisti o non sono veline o calciatori non hanno spazio, non ricevono nessun tipo di aiuto e se vogliono pubblicare devono firmare contratti in cui li si obbliga ad acquistare un tot di libri e questo richiede una spesa che non è mai inferiore ai 3.000 euro.
La scusa che le case editrici adottano è che certi libri, come i romanzi ad esempio, non hanno mercato.
Io ormai da 8 anni pubblico solo con editori on-line che lasciano i diritti agli autori e permettono di acquistare poche copie per volta con un po' di sconto.
Non hanno distributori, non hanno librerie che richiedono il conto vendita, non hanno nessun tipo di servizio se non il catalogo on-line su cui si possono effettuare gli acquisti.
Ma hanno il codice a barre, i diritti sono registrati ed il libro si pubblica. I costi inferiori sono "causati" dal fatto di non avere copie cartacee in magazzino.
Ora, non comprendo perché gli editori classici non facciano lo stesso.
Ormai con le copie digitali si può fare ogni cosa, principalmente si può stampare l'oggetto (che sia fotografia o libro) al momento della richiesta. In questo modo non ci sono fondi di magazzino che ogni tot di tempo, se rimangono invenduti, vengono messi al macero. Quanta carta sprecata e quanto talento sprecato!
In questa era tecnologica pare che vadano solo i libri su tablet.
Ma per piacere!!!
Cosa c'è di più bello che sentire l'odore della carta appena stampata, godersi i particolari della copertina, leggere la retro copertina, avere per le mani un'opera, potersela spupazzare, strapazzare, ricominciare da capo, tutte le volte che se ne ha il tempo.
I tablet si rompono, i libri rimangono nel tempo; i tablet ti intontiscono con la loro luce intensa, i libri si possono leggere con luce soffusa, comodamente sprofondati su una bella poltrona, con in braccio il bimbo o il gatto, con ai piedi il cane, con una bella tazza di thé fumante sul tavolino; i libri si sorseggiano e non ti provocano il disturbo del tunnel carpale; li puoi rivoltare, puoi andare subito alla fine o ritornare all'inizio, puoi sfogliarli per andare a riprendere quella frase così bella che la vuoi riscrivere per ricordarla per sempre.
Ho letto libri sin da quando ho iniziato a leggere, a cinque anni, ho letto di tutto sempre, avendo una libreria ben fornita dai miei fratelli maggiori.
Leggere ti apre la mente, ti apre l'immaginazione, la fantasia; puoi per ogni storia che leggi inventare lo scenario, immaginare le espressioni, immaginare un finale differente se quello previsto non ti convince.
E poi, se quel libro ti è piaciuto particolarmente, puoi tenerlo sul comodino per riaprirlo quando vuoi alla pagina che desideri.
E vuoi mettere sedersi in un angolo della stanza dove tieni i tuoi libri, guardarti attorno e godere della vista di tanta immaginazione imprigionata nelle pagine di quei libri? E' un piacere impagabile guardare la propria biblioteca, arricchita con amore ed interesse.
E' l'amore per il leggere che il passo mio successivo è stato scrivere.
Nonostante si dica che la gente non legge, io continuo a scrivere.
Per me, per chi desidera conoscermi e conoscere i miei interessi, per chi voglia entrare in mondi sconosciuti, per chi desidera aprire la propria mente ed il proprio spirito.
Perché il mio romanzo ed i miei racconti si possono leggere per svagarsi un po', oppure per conoscere qualcosa che non si è mai approfondito. Si possono leggere come storie inventate, oppure per conoscere il pensiero di altri che prima di me hanno cercato sullo stesso sentiero delle orme.
Leggere e scrivere, questi insegnamenti che ci vengono da mondi e culture lontani da noi nel tempo, sono due capacità che possono portare molto lontano.
Non perdete mai il vizio di leggere e se volete scrivere, se pensate di aver voglia di scrivere qualche cosa, che sia la vostra storia o che sia qualcosa nata dalla vostra fantasia, fatemelo sapere.
Sarebbe bello parlare e discorrere di quanto sia piacevole scrivere e leggere.
Subscribe to:
Posts (Atom)