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Saturday, January 24, 2009

In questi giorni si rincorrono notizie buone e cattive; le cattive sono sempre quelle: guerre, integralismo religioso (da tutte le parti), uso della religione come scopo di divergenze, bambini ammazzati da governi e da singole cellule impazzite.
Fra le buone: fine delle torture autorizzate, fine di Guantanamo, grande vergogna; inizio ricerche sulle cellule staminali.
Grandi confronti: le ricerche sulle cellule staminali risvegliano gli animi "cattolici".
Metto fra virgolette il termine che non dovrebbe suscitare discussioni ma portare un po' di pace negli animi.
Ora: io non sono mai stata d'accordo con l'aborto; negli anni '70 ero appena diventata maggiorenne quando abbiamo dovuto votare pro o contro ed io ho votato pro, per il semplice motivo che non ritengo giusto che il mio modo di vedere la vita debba obbligare qualcunaltro a fare una scelta. Voglio dire: io ho desiderato mia figlia, l'amo moltissimo ed ho avuto l'opportunità di crescerla assieme a mio marito, in accordo e con amore. Ma se una donna non vuole fare la stessa esperienza, non posso essere io giudice delle sue scelte. E' sempre doloroso, per una donna, dover decidere di fare a meno di una vita, di un figlio, ma ci sono dei momenti in cui non si hanno le opportunità, non si hanno le possibilità, non si ha la forza, non si ha l'amore, non si ha l'aiuto per fare un figlio. Ed allora, chi sono io per giudicare? Basta la sua coscienza.
La sperimentazione sulle cellule staminali avviene sugli embrioni e questo pare un aborto; anche in questo caso, essendo totalmente ignorante circa i metodi, non posso giudicare fino in fondo la questione. Ma lo studio potrebbe essere una realtà importante per quanto riguarda la necessità di studiare malattie rare (e curarle) e per quanto riguarda i trapianti di organi.
E qui entriamo in un altro argomento delicato: per avere organi, bisogna che ci siano organi di un individuo con ancora il cuore pulsante, organi vivi, in cui ancora la circolazione funzioni. I medici dichiarano morti gli individui con l'elettroencefalogramma piatto, senza ancora sapere bene cosa succede in un corpo vivo, in cui le macchine non sono in grado di leggere il cervello.
Per quanto riguarda me, ho già detto ai miei famigliari più stretti cosa dovranno fare e presto, per ovviare a qualsiasi inconveniente, lo scriverò.
Ma desidero fare solo qualche considerazione.
La Chiesa è contraria all'eutanasia, ma accetta la donazione di organi, organi che vengono presi da un corpo vivo in cui le funzioni cerebrali non appaiono evidenti; io considero questa pratica una forma di eutanasia forse più grave di quella dello spegnimento delle macchine.
Infatti, se con lo spegnimento delle macchine il corpo vivente non riceve più alimenti nè liquidi e quindi soffre e muore molto male, con l'asportazione degli organi, che avviene senza alcuna anestesia in quanto si crede che il cervello non funzioni e non faccia sentire alcun dolore, si tolgono degli organi senza sapere effettivamente se l'individuo prova, sente qualche cosa.
Alcuni anni fa ho scritto un racconto, non voglio definirlo saggio poichè non ho le conoscenze scientifiche e mediche per poterlo definire tale. Ma non era un racconto.
Si intitola: "Corto circuito", non l'ho mai pubblicato poichè non saprei nemmeno io come definirlo. E' un insieme di considerazioni causate da esperienze vissute (ne ho parlato nei miei racconti e nel romanzo "L'Archiatra" mascherandole).
Quindi: prima di tutto da ventitre anni soffro di emiparesi e quando ho gli attacchi forti perdo la possibilità di parlare, oltre a non vedere da un occhio ed oltre ad altri sintomi.
Perdere la connessione del cervello tra quello che si ascolta, le parole, le frasi e quello che si riesce a dire è terribile; non si capisce il concetto espresso dalle parole, si scambiano le sillabe nel parlare, se si riesce a parlare, il cervello va in tilt. Ma .... c'è un ma: si capisce quello che sta avvenendo e si percepisce la preoccupazione degli altri, si capiscono le azioni, si è coscienti di quello che succede. E se gli altri non si comportano con attenzione o con preoccupazione di ciò che dicono e come si esprimono, arriva lo sconforto. Io faccio solo in tempo a dire che sto male, poi ho il vuoto; le prime volte piangevo perchè vedevo il panico in chi mi stava accanto, mentre in quel momento avevo bisogno di chi mi rassicurasse.
Lo stesso panico, lo stesso disagio l'ho incontrato nelle persone che avevano avuto un ictus da cui non si erano più riprese, poichè in alcuni periodi della mia vita ho fatto l'assistente domiciliare e ospedaliera. Ho visto piangere una donna, apparentemente indifferente alla vita, perchè c'era un mio collega uomo: il pudore femminile, quella signora, lo viveva ancora molto intensamente e non voleva essere accudita da un uomo sconosciuto, se pur gentile e premuroso; era felice quando invece eravamo due donne nel turno, si lasciava pettinare e sorrideva con gli occhi, poichè il volto era assolutamente inespressivo. Ma io riconoscevo quel sorriso.
Io ho vissuto tre esperienze fra loro differenti: gli episodi di emiparesi, che vi ho descritto; un coma di tre giorni a causa di una angiografia con liquido di contrasto a cui ero allergica; un arresto cardiaco quando ho avuto mia figlia.
Le differenze ci sono: se con le emiparesi ero comunque vigile, durante i tre giorni di coma non ricordo assolutamente nulla se non che ogni tanto mi svegliavo per stare male. Nonostante avessi detto chiaramente di essere un soggetto allergico, mi hanno iniettato il liquido attraverso la carotide, hanno sbagliato pure arteria, mi hanno causato un ispessimento nella carotide e, cosa più grave ed immediata, mi hanno causato il coma. Ero convinta di non aver visto nessun dottore per tutto quel periodo ma dalla cartella che ho fatto vedere anni dopo a un neurologo, mi è stato detto che i medici mi hanno dato del cortisone durante quei tre giorni per "recuperarmi". Dopo di che ho fatto la firma, sono uscita e non sono mai più ritornata in neurochirurgia.
Durante l'arresto cardiaco è successa una cosa diversa: ho fatto una capatina al di là dello steccato, ho incontrato chi dovevo incontrare, ho ricevuto una lezione e sono tornata, triste per aver abbandonato un luogo stupendo ma felice poichè qui avevo mia figlia. Il tutto era iniziato vedendomi sul lettino operatorio.
Ora, io credo nell'esistenza dell'anima, dello spirito: sia esso una fonte di energia o altro, esiste un altro "io" che sopravvive. A questo credono anche i cattolici, mi pare.
Siamo composti da un corpo materiale, che respira e che si può vedere e toccare e da un corpo immateriale, che non vediamo ma esiste (non è detto che ciò che non si vede non esista, su questo ormai non abbiamo più dubbi); forse, esiste da millenni ed ha già vissuto in altri corpi; forse è un'energia che viene da chissà dove; forse è nato solo quando è nato il nostro corpo. Comunque esiste e sopravvive, anche solo nel ricordo di chi ha conosciuto quell'individuo in una determinata epoca ed è per questo che penso che non si debba staccare violentemente il corpo immateriale dal corpo fisico, poichè probabilmente mantiene la memoria di ciò che ha vissuto nel mondo materiale.
Quindi, la donazione degli organi sarebbe contraria a questa logica, tanto quanto il distacco delle macchine.
Ecco allora che nasce l'esigenza di un nuovo modo per avere l'opportunità di dare una nuova possibilità di vita a chi ha un organo malato e qui nasce l'esigenza della sperimentazione.
Non sono daccordo, tuttavia, ad esperimenti violenti. Gli embrioni, per i cattolici, sono già individui ed io sono daccordo con questo concetto. Anche le cavie animali, però, sono individui ed io credo abbiano l'anima anche loro come tutti gli esseri viventi.
Le cellule staminali, credo, si potrebbero prendere da altre fonti: i cordoni ombelicali, ad esempio, senza alcun intervento cruento poichè sono tessuti che andrebbero gettati o dati alle case produttrici di cure estetiche.
Adesso che è stato dato l'ok in USA, ho sentito che gli scienziati hanno delle perplessità sulle cellule perchè non sanno se si riprodurranno bene o in modo anomalo (tg di ieri); anche questo è un fatto che mi fa optare per ricerche su tessuti ottenuti in modo indolore.
Infine, un'ultima considerazione: un ricordo ed un pensiero per Eluana.
Sono convinta che il distacco delle macchine non sia nè umano, nè caritatevole, nè auspicabile; tuttavia sta vivendo in uno stato non-stato, non può stare vicino al padre, la madre è già deceduta, non può vivere e non può raggiungere uno stato in evoluzione. Non è generoso mantenere le persone in questo mondo materiale, quando potrebbero invece iniziare il loro viaggio nuovo. Dovremmo tutti fare uno sforzo per far approvare nuove leggi, far ottenere una forma di accompagnamento indolore alla soglia di una nuova vita.
Concediamo questo privilegio ai nostri animali sofferenti, che possono così allontanarsi da noi dolcemente: perchè, chiedo, non concederlo a noi umani di poter abbandonare nel sonno questa vita, con accanto le persone che ci hanno voluto bene?
Cari amici, leggete attentamente, fate le vostre considerazioni, se avete commenti da fare scrivetemi: nulla ci deve offendere, ma tutto ci deve far riflettere. Possiamo pensarla diversamente, ma con gentilezza ed educazione possiamo confrontarci anche su temi difficili e dolorosi.
Leggete, amici, leggete ... e fatemi sapere!

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