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Sunday, November 16, 2008

Carissimi amici, di seguito pubblico una intervista fattami dal Grillo Parlante, un collaboratore del sito Le Grenier, La soffitta degli artisti, nel dicembre 2006. Poichè il Grillo Parlante era un personaggio molto interessante, avevo accettato di farmi intervistare sui miei racconti.
Mi auguro che la lettura di seguito riportata vi sia piacevole.

Intervista a Liliana Zampella autrice de L'Archiatra Del Grillo Parlante

D:Cominciamo con un suo breve profilo: titolo di studio, professione, età, città di residenza, ecc.
R: Ho 51 anni, abito in provincia di Reggio Emilia, in un paese che però è più vicino a Parma, mia città natale; ho un diploma commerciale, con specializzazione nelle lingue inglese e francese ed ho sempre fatto l’impiegata; poi, alcuni anni fa, ho aperto una mia agenzia di rappresentanza.
D: Quando ha cominciato a scrivere?
R: A dir la verità, scrivo da quando avevo dieci anni. Il maggiore dei miei fratelli, per il mio decimo compleanno, mi regalò un diario bellissimo, di pelle rossa, con lucchetto. Ma se vogliamo parlare di racconti, allora ho iniziato a scrivere nel 1994; nel ricordo di mio padre, mi è venuto di getto un racconto che poi ho integrato con altri e ne ho tratto un breve omaggio alla mia famiglia, stampato in proprio, con l’aiuto di un caro amico. Ma ormai, avevo dato il via ad una cosa che lascio agli altri definire….
D: Quali sono gli aspetti dell’attività dello scrittore che le interessa mettere in evidenza maggiormente?
R: Prima di tutto, la ringrazio perché gentilmente mi annovera fra gli scrittori. In realtà, non mi permetto di fregiarmi di un titolo così importante; mi sono sempre definita una grafomane e forse, per qualcuno, potrei solo essere questo. Comunque, per rispondere alla sua domanda, secondo me lo scrittore fa un’attività importantissima, anche quando scrive solo dei racconti. E’ ovvio che l’attività di insegnamento si porta avanti maggiormente con scritti specifici, tipo i saggi che si scrivono su un argomento particolare; ma anche con i racconti si può dare qualcosa a chi ci legge. E’ naturale, secondo me, esprimere un’opinione anche solo raccontando; ho scritto alcuni racconti che parlano delle donne, in omaggio ai loro sentimenti ed alla loro fatica del vivere, a volte. E’ chiaro che in quei racconti avevo messo parti di me, in un puzzle che probabilmente nemmeno chi mi conosce profondamente potrebbe … riconoscere. Ed in quei racconti parlavo di sentimenti, di coscienze, di spiritualità che forse si scontrerebbero con il lettore. Ancora non li ho pubblicati, forse un giorno …. e quel giorno le chiederò il suo parere. E questa è la mia risposta: mi interessa poter esprimere delle opinioni, sapendo che potrebbero scontrarsi con altre, per meglio confrontarmi e, se possibile, essere una spinta per altri confronti, senza polemiche ma per incontrarsi nella diversità di opinioni.
D: Ci parli un po’ del suo primo libro, “Il re di tutti”. Di cosa parla, in poche parole?
R: “Il re di tutti” parla del conflitto in Iraq, quello iniziato nel 2003. E’ un racconto a più voci; esattamente, i soggetti che esprimono la loro opinione sono cinque, di diverse nazionalità.
D: Qual’è stato lo spunto che l’ha portata a scriverlo? Come mai un libro a più voci?
R: All’inizio avevo scritto una lettera, indirizzata ad un bambino iracheno, appena scoppiato il conflitto ed avevo spedito una mail al giornale “Diario”. Da quella lettera è nato lo spunto del racconto, a più voci perché mi sono accorta che dentro me c’erano più personaggi che volevano parlare. Così un iracheno esprime la storia del suo paese, un americano parla delle scelte del suo governo, una madre italiana, tracciando il diario dello sviluppo della situazione mondiale, lascia parlare il suo cuore, mentre un madrileno affronta il terrore dopo le bombe nel cuore della capitale e... L’ultimo personaggio, sarei curiosa di sapere da lei se lo riconosce … La domanda la rivolgo a quanti hanno letto il libro. Mi faccia sapere se riceverà qualche risposta ….
D: Be’, il finale lo definirei addirittura “apocalittico”,con una visione quasi “manichea” dello scontro tra forze opposte in cui una di esse prevale, ma è solo un punto di vista molto personale..
R: Ha ragione, l’ultimo personaggio non esprime la mia opinione, però, ma la mia preoccupazione: dopo il 2000, dopo il viaggio a Betlemme di Giovanni Paolo II, dopo gli incontri voluti dal Pontefice per ripristinare la pace tra le religioni, è accaduto qualcosa che ormai pensavamo fosse distante dai nostri giorni: un conflitto che mette in pericolo tutto il mondo. L’ultimo personaggio pare quasi dispiaciuto, non le pare?, di quello che gli uomini, senza attendere l’Apocalisse o il Giudizio Universale, fanno da soli, con le proprie mani. Non divido il mondo tra buoni e cattivi, tra Bene e Male ma, personalmente, mi rattrista vedere come in periodi specifici delle ere del mondo appaiano personaggi che pensano di poter decidere del destino del mondo. La nostra coscienza di uomini dovrebbe dettarci pensieri più positivi e più creativi ….
D: Ed ora arriviamo al secondo libro, “L’Archiatra”: di cosa tratta?
R: E’ un romanzo storico, l’intreccio tra una vita ipotetica di Nostradamus e la vita della famiglia Farnese, duchi di Parma e Piacenza.
D: Come mai ha pensato di passare al romanzo storico, dopo aver affrontato nel libro precedente un tema contemporaneo?
R: Durante l’estate 2005 ho letto un libro, “Settimo millennio”, sulle centurie di Nostradamus ed ho avuto una .. folgorazione. Lo dico per scherzo, anche se è proprio così che mi nascono i racconti in mente: una immagine ed ho in testa la prima pagina della storia. Il problema è vedere se mi verrà in mente il seguito … Ho preso spunto da un racconto che avevo scritto ricordando una passeggiata presso il Parco Ducale di Parma, durante la quale avevo visto una statua che in cinquant’anni non avevo mai notato. La statua che dà il titolo alle prime due parti de “L’Archiatra” esiste davvero e suggerisco di andare a vederla: è una statua differente da tutte quelle che sono nel parco. In pietra grigia, pare molto più antica ed evoca qualcosa di commovente, forse anche per il sito in cui si trova, appartato e silenzioso, a fianco del palazzo. Ebbene, il libro “Settimo millennio” e quella statua mi hanno suggerito un romanzo che temevo di non riuscire a scrivere, per cui ho raccolto questa sfida ed ho cercato di rendere al meglio quello che mi frullava in mente. Dopo aver scritto la prima parte i miei lettori privilegiati (mio marito e mia figlia) mi hanno suggerito di provare a dare un seguito e così ho scritto la seconda parte; non contenti, mi hanno suggerito di proseguire ed è nato il terzo frammento, che pare torni indietro ma serve, invece, per dare ancora un seguito. Mi auguro di essere riuscita a dare forma a quei personaggi di cui non riesco ancora a fare a meno ….
D: Mi piace l’idea che lo spunto dei suoi libri siano delle “immagini”. Anche un grande autore come Calvino partiva da spunti di questo tipo, quindi penso possa essere un buon modo per iniziare un lavoro. Ma passiamo oltre: cos’è che l’ha portata ad affrontare un personaggio come Nostradamus, legato al mondo dell’esoterismo?
R: Be’, prima lasci che la ringrazi per l’esempio che le è venuto alla mente. Venendo alla sua domanda: è l’esoterismo che mi interessa da alcuni anni e non so ancora se ho iniziato ad occuparmene io per prima, in famiglia, o se ho seguito negli anni ciò che interessa anche a mia figlia. Fatto è che è un mondo che pare faccia così tanta paura ai cattolici (io sono di estrazione cattolica), mentre penso che sia solo un mondo di conoscenze. Il termine “esoterico” significa solamente “interno”; si tratta di una forma di insegnamento pensato per pochi iniziati ma non implica qualcosa di negativo; sono conoscenze “altre”, che credo dovrebbero essere scoperte da tutti, non da pochi. Ma se i circoli, nei secoli, sono stati chiusi e se le conoscenze sono rimaste per i soli iniziati, è perché non sono state ben comprese, a mio parere. E comunque, ripeto, io scrivo racconti, non saggi e non voglio insegnare nulla a nessuno; ma un personaggio come Nostradamus unisce, a mio parere, due aspetti molto importanti. Era un erudito, un dotto, un conoscitore di scienze, un medico (archiatra non è altro che l’antico termine di medico) ed era alchimista, conoscitore della cabala, un Rosa+Croce; per questo motivo scrivere un racconto su Nostradamus non può escludere argomenti “esoterici”.
D: Ci parli dei suoi progetti futuri: possibili libri, ecc.
R: Lo stesso editore che ha pubblicato i miei due libri ha il seguito di “L’Archiatra”, poiché è diventato una saga famigliare: sto aspettando i termini di accordo per la pubblicazione, poiché, questa è un cosa da dire per chi volesse avventurarsi nei meandri della editoria, fino ad ora le spese sono state a mio carico. Purtroppo, gli editori hanno delle difficoltà ad accollarsi i rischi di nuove pubblicazioni, specialmente per nuovi e sconosciuti autori; infatti, presso lo stesso editore ci sono già altre due mie raccolte di racconti, ma sto privilegiando l’uscita del seguito del romanzo storico poiché ho già in mente un altro racconto che, probabilmente, si intreccerà con questo e quindi …. Chi vivrà …. Leggerà.
D:La ringrazio per la disponibilità e aspetteremo il prossimo libro…
R: Io ringrazio lei per avermi dato l’opportunità di farmi conoscere. Mi auguro, a presto.
Dicembre 2006

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