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Saturday, June 28, 2008

Carissimi amici, se mi leggete, avete ancora il tempo di prenotare un biglietto per andare al Teatro Regio a vedere il balletto del Dreamcatcher di un coreografo del Cirque du Soleil.
E' bellissimo, tecnologico e acrobatico ma da brivido se si guarda con il cuore.
Anche la musica di intrattenimento prima dello spettacolo, se gli altri spettatori ve la lascia ascoltare, fa entrare nell'atmosfera del balletto pur non avendo niente a che fare con le coreografie che vedrete; infatti, ha a che fare con la "leggenda" del dreamcatcher, l'acchiappasogni, amuleto che gli indiani d'America appendono sulle culle dei bambini per scacciare gli incubi e catturare i sogni buoni.
Questo spettacolo mi aveva attirato già nel programma, appena l'ho saputo, per il fatto che il coreografo fosse del Cirque du Soleil: ho visto altri balletti di questo splendido gruppo (non dal vivo, però) nato come circo di soli acrobati ballerini, senza animali ma diventato molto di più. La plasticità degli artisti, la fisicità e le acrobazie effettuate senza alcuno sforzo apparente, si unisce alla tecnologia della scenografia e, nonostante io non ami per niente i balletti, non ho potuto esimermi dal vederlo (come alcuni anni fa vidi il balletto di Bolle: certe cose non bisogna perdersele!).
Il Teatro Regio, come tutti i teatri, mi dà ansia ed ammetto che se non fosse stata la mia folle curiosità per questo spettacolo, nulla al mondo mi avrebbe fatto entrare là. Ho sempre paura che le poltrone siano scomode, che il mio collo e la mia schiena debbano fare troppi sforzi per guardare la scena, che ci sia troppo caldo e mi assalga un attacco di panico.
Invece, sorpresa nelle sorprese, il Teatro Regio è ben rinfrescato, le poltrone in platea (ho provato varie volte il palco ma se sei con persone poco generose te ne stai in piedi tutta la serata e sei pure di traverso) sono comode e puoi distendere comodamente le gambe senza rischiare di rimanere anchilosato.
Insomma, una serie di fortunate situazioni, mi ha lasciato godere appieno di questo spettacolo che suggerisco di vedere a tutti: le implicazioni delle sensazioni sono assolutamente personali ed ognuno può trarre gli insegnamenti che vuole. Anche solo vedere dei bei ballerini non guasta!
E la musica di intrattenimento prima dell'apertura del "sipario" è la stessa musica degli indiani d'America che io ascolto per avere la concentrazione per il mio racconto "Il Canto del Bisonte Bianco - The White Buffalo's Song".
Nel frattempo, leggete, amici, leggete poichè la lettura apre talmente tanto la mente da ottenere la capacità di vedere ed udire ciò che altri occhi ed orecchi non vedono e non odono.

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