Ho preso la chitarra per cantare un paio di canzoni; ho preso le mie agende, dove anni ed anni fa ho scritto i testi delle canzoni che canto da una vita; ho sfogliato le pagine e mi sono saltate agli occhi alcune canzoni che cantavamo nel cast di Parma di "Viva la gente", cast satellite del gruppo "Up with people" americano. Le canzoni che cantavamo noi non so chi le abbia composte; conosco l'autore solo di una delle canzoni che cantavo io come solista perché era venuto apposto da Bologna per insegnarla ... "Oh, libertà". Le altre canzoni facevano già parte del repertorio del gruppo di Parma e quindi le avevo trascritte, anche quelle che non cantavo io come solista (ne cantavo 4). Occorreva conoscere il testo di tutte le canzoni poiché c'era il coro da fare e c'erano le coreografie ...
Nel rileggere i testi, di cui non ricordo più la musica, mi sono ritrovata a pensare a quanto siano. purtroppo, ancora attuali. Ve ne trascrivo alcuni testi, così, per meditare.
GUERRA CRUDELE
Sulla nostra terra cade la pioggia, ormai tuona il cannone
cadono uomini nel fango ed altri mille nel vento
c'è un posto anche per noi.
L'odio e la guerra nel nostro cuore han preso
il posto dell'amore, han cancellato il tempo.
Il tempo dei fiori, il tempo dei giochi,
il tempo dell'amore non è più come prima.
I fiori che coglievamo insieme nei tuoi capelli
non metterai ma li lascerai cadere
sulla mia tomba.
E ritornerai piangendo un sol fiore non basterà
per il tuo bianco volto.
Le mogli, le madri, i padri, i figli
aspetteranno che torni un fiore
che non potrà sbocciare perché ha visto sangue,
ha visto fango, ha visto l'uomo colpire l'uomo.
Son cose senza senso, son cose senza senso ...
CANTO SUL LAVORO
Il nostro lavoro ci vuole così
senza un momento per poter pensar
ma siamo anche noi a voler tutto ciò
se abbiamo riposo lo lasciamo in un bar
e dimentichiamo il senso che ha.
Poi torni al lavoro e pensi che
al mondo nessuno soffre come te
non ti rendi conto che è solo perché
hai rinunciato a guardar dentro te.
Ne avevi bisogno ed ora che farai?
Ma presto la domenica arriverà
andrò al bar o al cinema, mi aiuterà
dimenticare un attimo questo rumor
non riesco più a sentirlo non ne posso più.
Abbiamo il coraggio di credere che
il divertimento possa cambiar
il senso sbagliato che diamo al lavoro
ma così continuiamo a sbagliare di più
e continueremo a chiedere perché.
Poi trovi un amico che chiede se vuoi
trovarti un giorno a parlare con lui
"molto gentile ma ho da lavorar
e quando vien festa vado a ballar"
E quello ti chiede il senso che ha ...
Poi per un caso ti capita in mano
un libro d'amore, poesia del cuore
un'occhiata distratta e finisce lì
ci siamo scordati di quello che è l'uomo
e allora pensiamo che tutto non va.
DAVANTI A UN UOMO
Amico che ascolti ora tutti noi
se hai capito bene perché in tanti siamo qui
davanti a te, una domanda certo mi farai:
"E' giusto che voi cantiate e balliate
dicendo che la fiducia avremo in un futuro migliore?
Dimmi tu se è giusto che al mondo ancora
qualcuno non possa più mostrare il proprio sorriso
perché s'è spento ormai tra le braccia del tormento?"
Amico, sai, hai detto giusto, c'è ancora chi sa solamente
soffrire, per questo noi dobbiamo sorridere
anche davanti al mal.
Ci vuole tanto coraggio, ci vuole forza lo sai,
ci vuole tutto l'amore che un uomo può dare e deve aver.
Davanti a un uomo che ha sempre sofferto
devi stare come un fiore di campo.
Devi donargli la tua freschezza,
lasciargli cogliere sincerità, aprire i petali del tuo cuore,
fargli sentire profumo d'amore, guardarlo come nessuno
guardato lo ha mai.
Uomo, questo è soltanto un tuo dover, non ti vantar
della bontà, nel silenzio ancor ti chiamerà,
una canzone tu gli canterai, lo porterai attraverso prati
e un nuovo fiore coglierà.
Amico, senti, è giunto il tempo che anche tu mi dia una mano
perché non basta solo sorridere
bisogna anche agire, ci vuole tanta fiducia
ci vorrà tempo, lo sai
ma a primavera rinasce quel fiore
che tu hai colto già.
Tuesday, June 30, 2015
Monday, May 11, 2015
Insonnia
Soffro di insonnia ... da anni, potrei dire da quando ero bambina. E di notte penso, penso ...
La notte scorsa non riuscivo a dormire pensando alla crudeltà che c'è su questo nostro pianeta. E pensare che ci è stato dato tutto: un pianeta meraviglioso, con tanto verde, con tanta acqua (se distribuita equamente), con animali meravigliosi e panorami splendidi .. eppure, la nostra razza, a cui troppo spesso non mi vanto di appartenere, è riuscita a ridurre un pianeta così bello in un pianeta pieno di schifezze, immondizia e crudeltà.
Sul mio profilo facebook appaiono tanti appelli per le adozioni di amici animali; troppo spesso appaiono fotografie che non vorrei vedere. Ci sono paesi in cui si mangia di tutto, dal più piccolo insetto ai cani, ai gatti ... che come i conigli vengono scuoiati vivi e messi a cucinare sul fuoco (in pentola o direttamente) mentre ancora respirano. Ci sono paesi in cui si massacrano i cuccioli di foca, si cucinano i pesci vivi, si massacrano elefanti, rinoceronti per prendere pezzi di animali che la superstizione dice essere portentosi ... o per prendere pellicce che vadano a coprire la vanità umana.
Ci sono bambini che vengono cresciuti facendo i bulli verso i più deboli, siano essi coetanei più miti o esseri indifesi come animali; bambini che pensando sia un gioco, torturano, picchiano, uccidono.
Ci sono giovani che prendono di mira gli animali e non solo; in un gioco crudele prendono una anziana donna, visibilmente ritardata mentalmente, la prendono per le braccia, la fanno girare vorticosamente e poi la mollano barcollante in mezzo alla strada ...
Ecco, con visioni così la mia mente non riesce a visualizzare alcuna luce, alcuna fine a questo baratro infame.
E mi rendo conto che più facciamo circolare queste immagini e più si dà forza alla crudeltà, al buio che troppi cercano di ispessire nel mondo.
Allora questa notte ho preso una decisione: probabilmente mi cancellerò da gruppi, anche animalisti ... lo so che verranno a mancare le mie condivisioni per eventuali adozioni, ma sento l'assoluto bisogno di riempire la mia mente solo di notizie buone, positive; ho bisogno di luce, per poterla diffondere. Ho bisogno di immagini belle, di pace, di solidarietà, di armonia. Ho bisogno di musica, bella, soave, che mi faccia venire in mente solo cose belle.
Perché continuando a brancolare nel buio non diventeremo altro che ciechi che pretendono di guidare altri ciechi.
Ci vuole qualcuno che spalancando gli occhi veda il sole brillare alto nel cielo.
Wednesday, March 25, 2015
Pioggia
Ci sono dei giorni, come oggi, in cui prevale la malinconia ... la nostalgia di quando tutti i pezzi di me erano ancora interi e e non frantumati.
Per festeggiare la Primavera, che quest'anno si è presentata con giorni di pioggia, io metto in casa "addobbi" in tema: fiori, sparsi qua è là e, visto che Pasqua si avvicina, l'albero di Pasqua con uova appese e fiocchi e farfalle. Appesi alle tende, invece, oltre a qualcosa di primaverile e pasquale, ci sono tanti foglietti colorati ... ognuno ha un nome ....
Purtroppo ogni anno se ne aggiunge uno o più ... sono i nomi delle persone che hanno fatto in modo che io, noi, fossimo qui, oggi. Nomi delle famiglie mia e di mio marito, nomi di antenati, nomi di parenti, nomi di amici, i miei genitori, i miei suoceri, il mio prof. di italiano delle superiori che se n'è andato poco prima di compiere i suoi 72 anni, il mio socio che mi ha permesso di provare ad intraprendere un'attività mia.
Persone che, andandosene, hanno lasciato smangiato il mio cuore, sbocconcellato perché i pezzi che mancano se li sono portati via loro ...
Ecco, oggi è una giornata così ....
Per festeggiare la Primavera, che quest'anno si è presentata con giorni di pioggia, io metto in casa "addobbi" in tema: fiori, sparsi qua è là e, visto che Pasqua si avvicina, l'albero di Pasqua con uova appese e fiocchi e farfalle. Appesi alle tende, invece, oltre a qualcosa di primaverile e pasquale, ci sono tanti foglietti colorati ... ognuno ha un nome ....
Purtroppo ogni anno se ne aggiunge uno o più ... sono i nomi delle persone che hanno fatto in modo che io, noi, fossimo qui, oggi. Nomi delle famiglie mia e di mio marito, nomi di antenati, nomi di parenti, nomi di amici, i miei genitori, i miei suoceri, il mio prof. di italiano delle superiori che se n'è andato poco prima di compiere i suoi 72 anni, il mio socio che mi ha permesso di provare ad intraprendere un'attività mia.
Persone che, andandosene, hanno lasciato smangiato il mio cuore, sbocconcellato perché i pezzi che mancano se li sono portati via loro ...
Ecco, oggi è una giornata così ....
Tuesday, March 24, 2015
Anni '80
Ascoltando la musica degli anni '80 mi chiedo se allora ci rendevamo conto di vivere in una bolla d'aria: bolla economica, bolla finanziaria ... credevamo di avere acquisito dei diritti, così faticosamente conquistati tra gli anni '70 e '80 ... i bambini stavano bene, gli adulti e gli anziani anche ... eppure ci ritroviamo trent'anni dopo a stare peggio che negli anni '50: troppi italiani senza casa, sfrattati, senza lavoro, troppi giovani senza un futuro. Cosa è accaduto? Permettere che la finanza regoli il flusso del benessere e non l'economia reale del lavoro, dell'impresa ha creato una bolla di illusione ... si sono sommati, in Italia, politici (loro sì non si fanno toccare i loro "diritti acquisiti" senza muovere un dito!) che si sono mescolati agli arraffatori, ai millantatori, ai ladri, ai truffatori, ai mafiosi ... ed ecco che bel risultato! Una Italia piena di poveracci, vecchi e nuovi, italiani e non ... il buonismo si è andato a mescolare con il buon senso, diventando così la maschera dietro trincerarsi per ogni problema: molti giovani diventano delinquenti ma che fa? sono giovani. Gli extracomunitari affollano le nostre città e affossano la nostra economia vendendosi per pochi euro o andando ad ingrossare le file dei nuovi schiavi? Ma per carità, sono persone da tenere da conto perché gli italiani certi lavori non li fanno più ... Ma chi l'ha detto? Ma chi lo dice? E' vero piuttosto che se un italiano cerca di inserirsi nei lavori, anche i più umili, ha la concorrenza degli immigrati che si vendono, appunto, per pochi euro ... Con il buonismo, con la tolleranza verso chi delinque, non si va molto lontano .. ed infatti noi ci siamo arenati.
Dobbiamo rifiutare questo stereotipo del giovane laureato che vuole solo fare il proprio lavoro: ci sono tanti laureati che arrivano alla laurea dopo anni perché negli anni di studio hanno accettato tutti i piccoli lavori che sono riusciti a trovare. Tra stages non pagati o mal pagati e lavoretti sono passati gli anni ... e se qualcuno osa pensare di fare una piccola attività viene depredato dei suoi pochi denari perché è più facile depredare i piccoli pesci piuttosto che cacciare i grossi squali ... ecco come va il mondo oggi ...
Evviva il 2015!
Dobbiamo rifiutare questo stereotipo del giovane laureato che vuole solo fare il proprio lavoro: ci sono tanti laureati che arrivano alla laurea dopo anni perché negli anni di studio hanno accettato tutti i piccoli lavori che sono riusciti a trovare. Tra stages non pagati o mal pagati e lavoretti sono passati gli anni ... e se qualcuno osa pensare di fare una piccola attività viene depredato dei suoi pochi denari perché è più facile depredare i piccoli pesci piuttosto che cacciare i grossi squali ... ecco come va il mondo oggi ...
Evviva il 2015!
Sunday, March 08, 2015
Giornata della donna - 8 marzo 2015
Ogni anno, in questo giorno, mandavo gli auguri di buon compleanno al mio professore di italiano delle superiori, Gian Piero Rubiconi, che si stupiva del fatto che me ne ricordassi.
Io ho un calendario in testa, forse in questo sono un po' autistica perché le date di compleanni, anniversari belli e brutti, così come i numeri di telefono non mi sfuggono mai.
Anche quest'anno ho scritto sulla sua pagina fb gli auguri, nonostante se ne sia andato prima di aver festeggiato il suo compleanno. Per me rimarrà sempre la persona che mi ha dato la spinta a scrivere, che ho ancora oggi.
Ma nella data odierna si festeggia anche, in tutto il mondo, la Giornata della donna o come si dice comunemente la festa della donna.
Una festa un po' ipocrita, in un mondo dove il maggior numero di omicidi vede come vittime le donne; ipocrita in un mondo dove le donne vengono pagate meno degli uomini; ipocrita in uno stato come il nostro dove il "job act" prevede che le contrattazioni siano singole per avere l'opportunità di licenziare con maggiore facilità le donne perché sono quelle che procreano, quelle che hanno cura della famiglia, dei bambini e degli anziani. Festa ipocrita sbandierata ai quattro venti, dove l'altra metà del cielo (gli uomini che a dir la verità sono la minoranza) si permette di schiavizzare, picchiare, torturare, seviziare le donne. Festa ipocrita in Europa dove si sta permettendo una invasione di una parte di islam che pretende di cancellare la storia, la cultura e la libertà delle donne, obbligandole a coprirsi, a nascondersi, a non sorridere, a non imparare a scrivere e leggere.
Ecco, sì, oggi è l'8 marzo, dovremmo poter alzare i fiori, tutti non solo le mimose, dovremmo poter far volare gli aquiloni ed i nostri sogni, dovremmo gridare al mondo che noi siamo la forza, noi siamo il sentimento, noi siamo le lacrime, noi siamo la gioia, noi siamo la cura ... e a nessuno è permesso farci chinare la testa.
E quindi, senza ipocrisia ma con forza, vi auguro BUONA GIORNATA DELLA DONNA e che la giornata della donna sia ogni giorno. Alziamo la testa e siamo orgogliose di essere donne perché siamo noi la forza degli uomini. E vi regalo il testo della Leggenda della donna, canzone scritta da quelli che furono i Gatti di Vicolo Miracoli:
Sempre ho bevuto la leggenda che
nasco dal tuo fianco e poi
come l'acqua fresca che esce dalla fonte
per amore mi sono fatta bere da te.
Sopra un piedistallo comodo per te
tu mi hai messa e detto che
compagna nella gioia e nel tuo dolore
anche se il dolore lo coltivo io.
Spingi l'aratro ma dietro di te
pianto il grano e sai perché?
compagna del tuo desco dividiamo il pane
anche se i tuoi piatti poi li lavo io.
Caldo il tuo volto dentro gli occhi miei
io li chiudo e sai perché?
Compagna delle notti e del nostro amore
anche se il tuo letto poi lo faccio io.
Sai che il futuro muore insieme a te
se non lo trasmetti a me
compagna nel creare una nuova vita
anche se poi nel farlo pago solo io.
E pensare che nasci tu da me
sono io che faccio te
son io che ti faccio, soffro e ti rifaccio
e pensare che da sempre nasci tu da me.
Io ho un calendario in testa, forse in questo sono un po' autistica perché le date di compleanni, anniversari belli e brutti, così come i numeri di telefono non mi sfuggono mai.
Anche quest'anno ho scritto sulla sua pagina fb gli auguri, nonostante se ne sia andato prima di aver festeggiato il suo compleanno. Per me rimarrà sempre la persona che mi ha dato la spinta a scrivere, che ho ancora oggi.
Ma nella data odierna si festeggia anche, in tutto il mondo, la Giornata della donna o come si dice comunemente la festa della donna.
Una festa un po' ipocrita, in un mondo dove il maggior numero di omicidi vede come vittime le donne; ipocrita in un mondo dove le donne vengono pagate meno degli uomini; ipocrita in uno stato come il nostro dove il "job act" prevede che le contrattazioni siano singole per avere l'opportunità di licenziare con maggiore facilità le donne perché sono quelle che procreano, quelle che hanno cura della famiglia, dei bambini e degli anziani. Festa ipocrita sbandierata ai quattro venti, dove l'altra metà del cielo (gli uomini che a dir la verità sono la minoranza) si permette di schiavizzare, picchiare, torturare, seviziare le donne. Festa ipocrita in Europa dove si sta permettendo una invasione di una parte di islam che pretende di cancellare la storia, la cultura e la libertà delle donne, obbligandole a coprirsi, a nascondersi, a non sorridere, a non imparare a scrivere e leggere.
Ecco, sì, oggi è l'8 marzo, dovremmo poter alzare i fiori, tutti non solo le mimose, dovremmo poter far volare gli aquiloni ed i nostri sogni, dovremmo gridare al mondo che noi siamo la forza, noi siamo il sentimento, noi siamo le lacrime, noi siamo la gioia, noi siamo la cura ... e a nessuno è permesso farci chinare la testa.
E quindi, senza ipocrisia ma con forza, vi auguro BUONA GIORNATA DELLA DONNA e che la giornata della donna sia ogni giorno. Alziamo la testa e siamo orgogliose di essere donne perché siamo noi la forza degli uomini. E vi regalo il testo della Leggenda della donna, canzone scritta da quelli che furono i Gatti di Vicolo Miracoli:
Sempre ho bevuto la leggenda che
nasco dal tuo fianco e poi
come l'acqua fresca che esce dalla fonte
per amore mi sono fatta bere da te.
Sopra un piedistallo comodo per te
tu mi hai messa e detto che
compagna nella gioia e nel tuo dolore
anche se il dolore lo coltivo io.
Spingi l'aratro ma dietro di te
pianto il grano e sai perché?
compagna del tuo desco dividiamo il pane
anche se i tuoi piatti poi li lavo io.
Caldo il tuo volto dentro gli occhi miei
io li chiudo e sai perché?
Compagna delle notti e del nostro amore
anche se il tuo letto poi lo faccio io.
Sai che il futuro muore insieme a te
se non lo trasmetti a me
compagna nel creare una nuova vita
anche se poi nel farlo pago solo io.
E pensare che nasci tu da me
sono io che faccio te
son io che ti faccio, soffro e ti rifaccio
e pensare che da sempre nasci tu da me.
Sunday, February 15, 2015
Meticciato dell'Europa e varie
Ci sono chiari segni della programmazione del meticciato dell'Europa e quindi ci sono chiari programmi di immigrazione dall'Africa e dall'Asia verso l'Europa; un popolo mescolato perde radici, cultura, ideali. Perde la coesione e la solidarietà ed agevola quello che è un programma verso il pensiero unico, meglio governabile da entità che si chiudono in mura per preservare l'élite che governa. Confusione, terrore, orrore, paura fanno di un popolo un gregge impaurito che segue senza domande e senza opposizione l'unico signore-padrone.
In più oggi sta accadendo l'invasione di paesi a noi pericolosamente vicini da parte di questo fantomatico stato islamico che uccide, depreda, violenta, decapita. Pagato da chi? Istruito alle armi da chi? Finanziato da chi? Paura si aggiunge a paura, complicando ulteriormente le vicende europee le cui coste che si affacciano al Mediterraneo (Italia) si riempiono non solo di migranti africani ma anche di europei che si erano stabiliti in Libia, per il momento. Ci vedremo anche europei che tornano dal Marocco, se avanza così la situazione.
Guerra o non guerra?
Sono da sempre stata non violenta, ma di fronte a questa violenza non si può stare a guardare. Mi pare che i governi europei e quello italiano soprattutto stiano aspettando che siano gli stessi paesi arabi ed islamici a guerreggiare contro questo fantomatico stato islamico. E quindi grazie all'Egitto che ha bombardato alcune postazioni di questi terroristi.
Più che stato islamico, bisogna rendersi conto che ci troviamo di fronte a criminali di guerra, peggiori di quello che fu il nazismo; sono ripresi gli attacchi alle sinagoghe e Netaniau richiama gli ebrei europei in Israele.
Gli errori di questa politica estera stanno mettendo in croce, letteralmente, l'Europa ed io credo che tutto questo rispecchi un programma ben preciso che però rischia di superare gli intenti di chi lo teorizzava.
Gli errori sono stati: armare i talebani, le cui armi si sono rivoltate contro l'Occidente; aver fatto cadere Saddam dandogli la colpa delle due torri ed aver fatto cadere Gheddafi. In certi paesi, che racchiudono varie correnti islamiche, i dittatori sapevano che per tenere uniti dovevano usare mezzi forti. E' successo quello che accadde alla morte di Tito, altro dittatore che però teneva unita la Jugoslavia: dopo la sua morte accadde la guerra e la conseguente divisione degli stati che la componevano, dopo una guerra civile terribile con un genocidio raccapricciante.
L'Occidente, l'ONU principalmente, non ha ancora capito che togliendo la tensione tra Palestina ed Israele molta teorizzazione del terrorismo morirebbe; inoltre la questione islamica dovrebbe essere intrapresa conoscendo le varie correnti, dialogando come sta cercando di fare il Papa.
Certo è che, come dice il filmato odierno dello stato islamico, la Libia, dove si trovano oggi, è a sud di Roma.
Certo è che abbiamo un governo di dilettanti, assolutamente allo sbaraglio.
Certo è che abbiamo un'Europa assente.
Certo è che c'è una ONU assente e silente.
Dobbiamo sperare che i paesi arabi si muovano all'unisono contro questo stato fantomatico.
In più oggi sta accadendo l'invasione di paesi a noi pericolosamente vicini da parte di questo fantomatico stato islamico che uccide, depreda, violenta, decapita. Pagato da chi? Istruito alle armi da chi? Finanziato da chi? Paura si aggiunge a paura, complicando ulteriormente le vicende europee le cui coste che si affacciano al Mediterraneo (Italia) si riempiono non solo di migranti africani ma anche di europei che si erano stabiliti in Libia, per il momento. Ci vedremo anche europei che tornano dal Marocco, se avanza così la situazione.
Guerra o non guerra?
Sono da sempre stata non violenta, ma di fronte a questa violenza non si può stare a guardare. Mi pare che i governi europei e quello italiano soprattutto stiano aspettando che siano gli stessi paesi arabi ed islamici a guerreggiare contro questo fantomatico stato islamico. E quindi grazie all'Egitto che ha bombardato alcune postazioni di questi terroristi.
Più che stato islamico, bisogna rendersi conto che ci troviamo di fronte a criminali di guerra, peggiori di quello che fu il nazismo; sono ripresi gli attacchi alle sinagoghe e Netaniau richiama gli ebrei europei in Israele.
Gli errori di questa politica estera stanno mettendo in croce, letteralmente, l'Europa ed io credo che tutto questo rispecchi un programma ben preciso che però rischia di superare gli intenti di chi lo teorizzava.
Gli errori sono stati: armare i talebani, le cui armi si sono rivoltate contro l'Occidente; aver fatto cadere Saddam dandogli la colpa delle due torri ed aver fatto cadere Gheddafi. In certi paesi, che racchiudono varie correnti islamiche, i dittatori sapevano che per tenere uniti dovevano usare mezzi forti. E' successo quello che accadde alla morte di Tito, altro dittatore che però teneva unita la Jugoslavia: dopo la sua morte accadde la guerra e la conseguente divisione degli stati che la componevano, dopo una guerra civile terribile con un genocidio raccapricciante.
L'Occidente, l'ONU principalmente, non ha ancora capito che togliendo la tensione tra Palestina ed Israele molta teorizzazione del terrorismo morirebbe; inoltre la questione islamica dovrebbe essere intrapresa conoscendo le varie correnti, dialogando come sta cercando di fare il Papa.
Certo è che, come dice il filmato odierno dello stato islamico, la Libia, dove si trovano oggi, è a sud di Roma.
Certo è che abbiamo un governo di dilettanti, assolutamente allo sbaraglio.
Certo è che abbiamo un'Europa assente.
Certo è che c'è una ONU assente e silente.
Dobbiamo sperare che i paesi arabi si muovano all'unisono contro questo stato fantomatico.
Friday, January 16, 2015
Scrittura e codici segreti.
Mi viene da pensare a mia madre che scriveva le sue poesie ed i suoi racconti a mano, in bella calligrafia. Nei paesi nordici stanno pensando di insegnare a scrivere ai bambini direttamente sui computers: che grande errore! A parte il fatto che se un giorno dovesse esserci il grande black out in tutto il mondo, più nessuno sarebbe in grado di scrivere o leggere una scrittura manuale. Ma la poesia della scrittura a mano, in bella calligrafia, è una cosa inesprimibile.
Mia madre, poi, amava molto copiare e ricopiare nei suoi quaderni nuovi quello che aveva scritto. Forse era un modo per memorizzare le sue poesie. Ma anche i racconti, li ha scritti e trascritti in vari quaderni che io ho raccolto e che mi servono per scrivere la storia che sto raccontando: quella della mia famiglia.
Ma io scrivo sul pc, velocemente poiché le dita scorrono veloci come il pensiero per il fatto che ho frequentato una scuola commerciale che aveva anche dattilografia ed ero una delle migliori a scrivere anche sotto dettatura. Poi i lavori da dipendente che ho svolto negli anni hanno ancora aumentato la mia velocità. E nonostante questo, per scrivere ho bisogno di concentrarmi sui miei pensieri altrimenti la mente vaga ed il pensiero mi sfugge. Ed ecco allora che penso a mia mamma, che con la mente stava molto bene fino all'ultimo anno e non perdeva il filo del discorso anche se lo scriveva a mano, in bella calligrafia. Il suo rammarico era quello di aver perso la vista, ma cercava ugualmente, con la mano malferma, di scrivere i suoi pensieri ancora anche negli ultimi tempi. Perché una volta che si è iniziato a scrivere, non ci si può più fermare, E lei scriveva tutto a mano, in casa sua non mancavano mai le penne perché ovunque lei si trovasse doveva avere sotto mano una biro e un quaderno. E scriveva in bella calligrafia, come se ancora dovesse ricevere dalla maestra il voto per quella materia che ora non esiste più nelle pagelle. Hanno fatto delle riforme inutili, nella scuola, togliendo la geografia, la storia, la musica, educazione artistica, educazione fisica perché, dicono, i genitori hanno i soldi per far fare le materie "alternative" nelle ore pomeridiane. A parte il fatto che la crisi ha tolto i soldi ai genitori persino di pagare le mense o la merenda ai bambini ....
Ma togliere le materie essenziali è un grave errore. Come è un errore togliere l'insegnamento della scrittura a mano. A me piace ogni tanto scrivere con il pennino, come facevamo a scuola negli anni cinquanta, con l'inchiostro in cui intingere il pennino. Occorre essere molto attenti a non macchiare il foglio, occorre asciugare bene, senza strascicarlo, l'inchiostro in eccedenza, occorre sapere dosare la quantità di inchiostro nel pennino. Mi piace anche molto la penna stilografica, ancor di più la penna stilografica che si carica al posto di quella con la cartuccia già piena da cambiare. Ma di queste cose, i nostri bambini, sentono parlare? Sanno qual'è la differenza tra il pennino e la penna stilografica e la penna biro? Nei miei lavori da impiegata, mi sono trovata spesso a dover riscrivere a macchina o sul computer (sono datata quindi ho anche usato macchine da scrivere elettriche) documenti scritti a mano e so decifrare parecchie calligrafie (meno quelle dei medici, così complicate!!!).
Ebbene, quando più nessuno saprà scrivere a mano, più nessuno saprà decifrare le scritture manuali. E così non occorrerà inventare codici o macchine per decifrare i codici (come Enigma) perché tanto nessuno saprà più leggere.
Ecco, io sono come mia madre: amo scrivere, amo leggere, amo decifrare ciò che gli altri hanno scritto. E sono felice di essere nata in un'epoca in cui si insegnavano le materie più importanti per la cultura umana: la scrittura e far di conto ...
Wednesday, December 24, 2014
ANCHE QUEST'ANNO SARA' NATALE
200 cappelletti fatti, forse basteranno per il giorno di Natale e per Capodanno.
E nel fare i cappelletti, ripetendo gesti antichi, non possono non tornare in mente i gesti ripetuti per tanti anni da mia madre.
La famiglia era molto numerosa e lei era abituata a pensare a grandi pentoloni, a porzioni che potessero saziare tutte le pance. E così, iniziava i primi di dicembre a preparare il cenone della vigilia. Mio padre si occupava del capitone, povera bestia; quando Sarah era piccola, lei ci faceva amicizia con questa grossa anguilla tenuta viva nella vasca da bagno per almeno due, tre giorni e quando era il momento di salutarla versava vere lacrime, preparandosi così alle scelte da adulta. Ma la cosa migliore, per me, era vedere mia madre che, da sola, con qualche aiuto sporadico ma non costante, preparava il croccante, gli struffoli, le zeppole, il sugo, le tagliatelle ed i cappelletti.
Alla fine il cenone non aveva tante portate: come primo tagliatelle (ovviamente all'uovo, fatte dalla mamma) con il sugo senza carne perché la vigilia si deve mangiare di magro. Qualche sogliola, che io odiavo, da fare impanata ed il capitone fritto, non marinato. Poi abbondanza di mandarini, frutta secca, torrone, un panettone e poi via con il croccante di mandorle, gli struffoli messi a montagna con il miele (senza le codette od altro perché era stato decretato che davano fastidio ai denti), le fettucce dolci, le zeppole. Ah, i dolci della tradizione napoletana come erano buoni e fatti magistralmente dalla mamma! Gli struffoli richiedevano tanto tempo per la preparazione perché fatta la pasta occorreva fare tanti salamini piccoli, tutti della stessa misura; venivano poi tagliati a dadini piccoli, poi i dadini dovevano essere fatti a palline, piccole, perché nel friggerle raddoppiavano di volume. Poi, una volta fritte tutte le palline (in olio extra vergine bollente) e asciugate da quel poco unto rimasto, venivano messe su un piatto di portata a piramide e cosparse di miele liquefatto al giusto punto perché facesse da collante. Le zeppole, fatte di pasta di patate se non ricordo male, venivano fatte a forma di fiocco incrociato e fritte e poi cosparse di zucchero. Il croccante aveva una lavorazione faticosa: mandorle scottate, sbucciate, tagliate a metà, poi messe nel paiolo con lo zucchero e girare, girare, girare senza stancarsi fino a che lo zucchero, caramellato, si scioglieva. Velocemente doveva essere versato sul tagliere, steso e battuto leggermente con il batti carne, appiattito e velocemente, intanto che era caldo, tagliato in tanti piccoli pezzi. Il croccante si raffredda velocemente, quindi le operazioni devono essere fatte senza interruzione, facendo attenzione a che lo zucchero non si bruci o che si raffreddi troppo facilmente una volta steso. Le fettuccine erano di pasta frolla: una volta fatta la pasta frolla, veniva stesa e sopra veniva messa la buccia di limone grattugiata (solo la parte gialla perché la parte bianca, si sa, è amarognola) e lo zucchero. Poi veniva arrotolata come un salame e tagliata a rondelle tutte uguali ed alla fine venivano fritte. Era il mio dolce preferito, non avrei mai smesso di mangiarle ed era il dolce preferito di mio fratello Gian Pietro. A volte, a Natale, veniva fatto anche il sanguinaccio, con il sangue preso dal macello fresco, mescolato con cioccolato, canditi e uvetta. La carne, spesso, non si poteva comperare e questo dolce dava la sostanza (forse) necessaria alla famiglia. Veniva cotto, non ricordo come e arrotolato come salame di cui si mangiavano le fette. Infatti veniva anche chiamato salame di cioccolato. Mia madre, sempre da sola, preparava la pasta ed il ripieno dei cappelletti e ne faceva una grossa quantità per una famiglia di nove persone perché per tradizione noi mangiavamo i cappelletti il mezzogiorno del Natale e del Capodanno. Il ripieno non è quello tradizionale degli anolini o dei cappelletti parmigiani; il nostro ripieno non ha carne ma farina, uova, olio extra vergine, noce moscata, parmigiano reggiano ed un po' di sale. Un ripieno, insomma, vegetariano. Era la ricetta più povera del ripieno, senza lo stracotto usato in città, poiché era una ricetta di mia nonna per la sua osteria di Fontanellato. Ed è ancora il ripieno che uso io. Lo stesso ripieno, con l'aggiunta di un po' di farina, fatto a palline può essere mangiato in brodo; oppure, avvolto e arrotolato come arrosto, cotto in brodo, può essere tagliato a fette e mangiato come secondo. Il segreto sono le giuste dosi di noce moscata e parmigiano. Mia madre quando faceva la scorta di cappelletti, se rimaneva della pasta poi faceva i capellini d'angelo o la pastina grattugiata. Teneva il risultato del suo lavoro su un grosso tagliere che veniva messo sopra gli armadi a fare seccare (quando non c'era ancora il surgelatore). Ne faceva una quantità tale che non oso pensare al mal di schiena del giorno dopo. Io, dopo averne fatti con Sarah e Yuri "solo" 200 ho la schiena a pezzi. Ed ho avuto degli aiutanti validissimi!
Ecco, anche quest'anno, mamma, domani è Natale. Tutti i miei gesti ti ricordano, tutte le giornate gioiose di noi bambini mi tornano in mente, con te ed il babbo indaffarati per farci passare delle feste luminose. Grazie per tutto, mamma e babbo, grazie di cuore ... anche questo Natale siete con noi, di fianco a noi ... grazie.
E nel fare i cappelletti, ripetendo gesti antichi, non possono non tornare in mente i gesti ripetuti per tanti anni da mia madre.
La famiglia era molto numerosa e lei era abituata a pensare a grandi pentoloni, a porzioni che potessero saziare tutte le pance. E così, iniziava i primi di dicembre a preparare il cenone della vigilia. Mio padre si occupava del capitone, povera bestia; quando Sarah era piccola, lei ci faceva amicizia con questa grossa anguilla tenuta viva nella vasca da bagno per almeno due, tre giorni e quando era il momento di salutarla versava vere lacrime, preparandosi così alle scelte da adulta. Ma la cosa migliore, per me, era vedere mia madre che, da sola, con qualche aiuto sporadico ma non costante, preparava il croccante, gli struffoli, le zeppole, il sugo, le tagliatelle ed i cappelletti.
Alla fine il cenone non aveva tante portate: come primo tagliatelle (ovviamente all'uovo, fatte dalla mamma) con il sugo senza carne perché la vigilia si deve mangiare di magro. Qualche sogliola, che io odiavo, da fare impanata ed il capitone fritto, non marinato. Poi abbondanza di mandarini, frutta secca, torrone, un panettone e poi via con il croccante di mandorle, gli struffoli messi a montagna con il miele (senza le codette od altro perché era stato decretato che davano fastidio ai denti), le fettucce dolci, le zeppole. Ah, i dolci della tradizione napoletana come erano buoni e fatti magistralmente dalla mamma! Gli struffoli richiedevano tanto tempo per la preparazione perché fatta la pasta occorreva fare tanti salamini piccoli, tutti della stessa misura; venivano poi tagliati a dadini piccoli, poi i dadini dovevano essere fatti a palline, piccole, perché nel friggerle raddoppiavano di volume. Poi, una volta fritte tutte le palline (in olio extra vergine bollente) e asciugate da quel poco unto rimasto, venivano messe su un piatto di portata a piramide e cosparse di miele liquefatto al giusto punto perché facesse da collante. Le zeppole, fatte di pasta di patate se non ricordo male, venivano fatte a forma di fiocco incrociato e fritte e poi cosparse di zucchero. Il croccante aveva una lavorazione faticosa: mandorle scottate, sbucciate, tagliate a metà, poi messe nel paiolo con lo zucchero e girare, girare, girare senza stancarsi fino a che lo zucchero, caramellato, si scioglieva. Velocemente doveva essere versato sul tagliere, steso e battuto leggermente con il batti carne, appiattito e velocemente, intanto che era caldo, tagliato in tanti piccoli pezzi. Il croccante si raffredda velocemente, quindi le operazioni devono essere fatte senza interruzione, facendo attenzione a che lo zucchero non si bruci o che si raffreddi troppo facilmente una volta steso. Le fettuccine erano di pasta frolla: una volta fatta la pasta frolla, veniva stesa e sopra veniva messa la buccia di limone grattugiata (solo la parte gialla perché la parte bianca, si sa, è amarognola) e lo zucchero. Poi veniva arrotolata come un salame e tagliata a rondelle tutte uguali ed alla fine venivano fritte. Era il mio dolce preferito, non avrei mai smesso di mangiarle ed era il dolce preferito di mio fratello Gian Pietro. A volte, a Natale, veniva fatto anche il sanguinaccio, con il sangue preso dal macello fresco, mescolato con cioccolato, canditi e uvetta. La carne, spesso, non si poteva comperare e questo dolce dava la sostanza (forse) necessaria alla famiglia. Veniva cotto, non ricordo come e arrotolato come salame di cui si mangiavano le fette. Infatti veniva anche chiamato salame di cioccolato. Mia madre, sempre da sola, preparava la pasta ed il ripieno dei cappelletti e ne faceva una grossa quantità per una famiglia di nove persone perché per tradizione noi mangiavamo i cappelletti il mezzogiorno del Natale e del Capodanno. Il ripieno non è quello tradizionale degli anolini o dei cappelletti parmigiani; il nostro ripieno non ha carne ma farina, uova, olio extra vergine, noce moscata, parmigiano reggiano ed un po' di sale. Un ripieno, insomma, vegetariano. Era la ricetta più povera del ripieno, senza lo stracotto usato in città, poiché era una ricetta di mia nonna per la sua osteria di Fontanellato. Ed è ancora il ripieno che uso io. Lo stesso ripieno, con l'aggiunta di un po' di farina, fatto a palline può essere mangiato in brodo; oppure, avvolto e arrotolato come arrosto, cotto in brodo, può essere tagliato a fette e mangiato come secondo. Il segreto sono le giuste dosi di noce moscata e parmigiano. Mia madre quando faceva la scorta di cappelletti, se rimaneva della pasta poi faceva i capellini d'angelo o la pastina grattugiata. Teneva il risultato del suo lavoro su un grosso tagliere che veniva messo sopra gli armadi a fare seccare (quando non c'era ancora il surgelatore). Ne faceva una quantità tale che non oso pensare al mal di schiena del giorno dopo. Io, dopo averne fatti con Sarah e Yuri "solo" 200 ho la schiena a pezzi. Ed ho avuto degli aiutanti validissimi!
Ecco, anche quest'anno, mamma, domani è Natale. Tutti i miei gesti ti ricordano, tutte le giornate gioiose di noi bambini mi tornano in mente, con te ed il babbo indaffarati per farci passare delle feste luminose. Grazie per tutto, mamma e babbo, grazie di cuore ... anche questo Natale siete con noi, di fianco a noi ... grazie.
Thursday, December 11, 2014
POVERA ITALIA
Siamo proprio messi male.
La Boldrini dice che gli immigrati ci portano un nuovo stile di vita che ormai è globalizzato e diventerà il nostro stile di vita; la povertà sdoganata ed anzi benvenuta!
Ci troviamo di fronte a politici che ormai non nascondono più il loro progetto e, nonostante questo, noi rimaniamo immobili, ad aspettare che il cielo ci caschi addosso.
Renzi non sta mai a Roma: durante i giorni in cui l'Italia era alluvionata (siamo sicuri che l'emergenza sia finita?) è andato a vendere il Colosseo (a vendere l'Italia) ai cinesi, è andato in Australia ecc. In questi giorni in cui c'è la bufera di Roma mafiosa (siamo sicuri che sia una cosa recente?) lui dov'è? In Turchia, ebbene sì, in Turchia a parlare con un governo che sta cercando di tornare alla islamizzazione. Probabilmente è andato a dire che possono mandarci in Italia tutti quelli che stanno sulle scatole a loro, tutti gli integralisti islamici che così possono cominciare ad importare in Italia il velo, la lapidazione, il taglio delle mani. Chissà, forse la giustizia islamica, in fondo, potrebbe risolvere il problema della corruzione in Italia ....
Certo che tutti parlano, parlano .... Renzi, stando in Turchia, sta approvando un disegno di legge contro la corruzione che rimarrà impantanato e non verrà mai attuato perché, si sa, per abbreviare i tempi di una legge vale di più fare un decreto, che dopo sessanta giorni, diventa legge dello Stato.
Renzi sta in Turchia, mentre in Italia, oggi, c'è lo sciopero generale. Così, caso mai Alfano decida di far picchiare a sangue i lavoratori, lui può dire che non c'era, che non è colpa sua ....
Oggi gli unici che parlano (forse più alla pancia della gente che alla testa) dicendo qualcosa di giusto sono quelli del Movimento 5 stelle, che forse se non ci fossero Grillo e quell'altro potrebbe veramente raccogliere la maggioranza di voti, e la Lega che già sta salendo.
Dicendo sono tutti così, fanno tutti così, continuando a dire, per venti anni, che gli evasori fanno bene ad evadere le tasse perché ci sono troppe tasse; dicendo che c'è del marcio in ... Italia; gli Italiani si sono convinti ormai di essere non sulla stessa barca ma sullo stesso gommone e di non poter fare più nulla per salvarsi. Invece ci sarebbe una cosa da fare: gettare fuori dal gommone le mele marce. Ce ne sono troppe, forse, direte voi ... ma meglio pochi che male accompagnati.
Cavour disse: abbiamo fatto l'Italia, dobbiamo fare gli Italiani.
Gli Italiani non hanno mai fatto la rivoluzione, si sono sempre seduti a vedere cosa succedeva.
Nel Nord ci sono stati i partigiani per liberare l'Italia dalla dittatura, ma sono dovuti venire gli Americani, hanno dovuto sbarcare per primo in Sicilia, con l'aiuto della mafia esportata in America. Prima dell'unità d'Italia, lo Stato Pontificio chiedeva sempre aiuto un po' agli Spagnoli, un po' ai Francesi creando così l'odio atavico che c'è tra Francia, Spagna ed Italia.
Con il novecento abbiamo dato potere ancora ad altri perché si potesse governare l'Italia.
Ma insomma, la dignità Italiana, la cultura Italiana, l'arte Italiana non hanno proprio insegnato nulla a chi pretende di governarci.
Quand'è che inizieremo ad alzare la testa e a dire veramente BASTA!?
La Boldrini dice che gli immigrati ci portano un nuovo stile di vita che ormai è globalizzato e diventerà il nostro stile di vita; la povertà sdoganata ed anzi benvenuta!
Ci troviamo di fronte a politici che ormai non nascondono più il loro progetto e, nonostante questo, noi rimaniamo immobili, ad aspettare che il cielo ci caschi addosso.
Renzi non sta mai a Roma: durante i giorni in cui l'Italia era alluvionata (siamo sicuri che l'emergenza sia finita?) è andato a vendere il Colosseo (a vendere l'Italia) ai cinesi, è andato in Australia ecc. In questi giorni in cui c'è la bufera di Roma mafiosa (siamo sicuri che sia una cosa recente?) lui dov'è? In Turchia, ebbene sì, in Turchia a parlare con un governo che sta cercando di tornare alla islamizzazione. Probabilmente è andato a dire che possono mandarci in Italia tutti quelli che stanno sulle scatole a loro, tutti gli integralisti islamici che così possono cominciare ad importare in Italia il velo, la lapidazione, il taglio delle mani. Chissà, forse la giustizia islamica, in fondo, potrebbe risolvere il problema della corruzione in Italia ....
Certo che tutti parlano, parlano .... Renzi, stando in Turchia, sta approvando un disegno di legge contro la corruzione che rimarrà impantanato e non verrà mai attuato perché, si sa, per abbreviare i tempi di una legge vale di più fare un decreto, che dopo sessanta giorni, diventa legge dello Stato.
Renzi sta in Turchia, mentre in Italia, oggi, c'è lo sciopero generale. Così, caso mai Alfano decida di far picchiare a sangue i lavoratori, lui può dire che non c'era, che non è colpa sua ....
Oggi gli unici che parlano (forse più alla pancia della gente che alla testa) dicendo qualcosa di giusto sono quelli del Movimento 5 stelle, che forse se non ci fossero Grillo e quell'altro potrebbe veramente raccogliere la maggioranza di voti, e la Lega che già sta salendo.
Dicendo sono tutti così, fanno tutti così, continuando a dire, per venti anni, che gli evasori fanno bene ad evadere le tasse perché ci sono troppe tasse; dicendo che c'è del marcio in ... Italia; gli Italiani si sono convinti ormai di essere non sulla stessa barca ma sullo stesso gommone e di non poter fare più nulla per salvarsi. Invece ci sarebbe una cosa da fare: gettare fuori dal gommone le mele marce. Ce ne sono troppe, forse, direte voi ... ma meglio pochi che male accompagnati.
Cavour disse: abbiamo fatto l'Italia, dobbiamo fare gli Italiani.
Gli Italiani non hanno mai fatto la rivoluzione, si sono sempre seduti a vedere cosa succedeva.
Nel Nord ci sono stati i partigiani per liberare l'Italia dalla dittatura, ma sono dovuti venire gli Americani, hanno dovuto sbarcare per primo in Sicilia, con l'aiuto della mafia esportata in America. Prima dell'unità d'Italia, lo Stato Pontificio chiedeva sempre aiuto un po' agli Spagnoli, un po' ai Francesi creando così l'odio atavico che c'è tra Francia, Spagna ed Italia.
Con il novecento abbiamo dato potere ancora ad altri perché si potesse governare l'Italia.
Ma insomma, la dignità Italiana, la cultura Italiana, l'arte Italiana non hanno proprio insegnato nulla a chi pretende di governarci.
Quand'è che inizieremo ad alzare la testa e a dire veramente BASTA!?
Monday, December 08, 2014
SPIRITO NATALIZIO O COSA?
Non so se avete fatto caso alla brutta pubblicità del panettone Le Tre Marie che sta andando in onda in questi giorni.
Ho dovuto vederlo più volte per capirne il senso e sinceramente quando l'ho capito non mi è piaciuta.
Si vedono sin dalla scena esterna della casa delle persone che portano via delle cose come se fosse un trasloco. Entrando nella casa c'è chi porta via due levrieri afgani, un cavallo e oggetti vari, persino il copri torta sotto il quale c'è il panettone. Il maggiordomo arriva portando il panettone, mentre c'è chi porta via il tavolo a cui sedevano i commensali. La frase è: a Natale l'unica cosa che ti puoi ancora permettere è il panettone.
Mi sembra una pubblicità orribile. Prima di tutto toglie tutta lo spirito e l'atmosfera natalizia causata dalla canzone natalizia; secondo fa vedere degli animali trattati come cose (in realtà purtroppo gli animali da reddito o di razza possono subire la stessa sorte degli oggetti in un sequestro); terzo porta sullo schermo non la povertà, a cui eventualmente una mano compassionevole potrebbe portare il panettone, ma una ricchezza finita nelle mani di usurai ... banche ... equitalia ... o altro? Ora, se volevano ispirare felicità per una ricchezza finita miseramente ... be' non mi fa piacere anche se non mi muovono a compassione i riccastri seduti a tavola. O se volevano dire che il panettone costa poco quindi anche senza soldi te lo puoi permettere ... be' anche questo non è un messaggio che mi ispira fiducia per un prodotto di qualità.
Non lo so, questo è il mio parere. Il vostro???
Ho dovuto vederlo più volte per capirne il senso e sinceramente quando l'ho capito non mi è piaciuta.
Si vedono sin dalla scena esterna della casa delle persone che portano via delle cose come se fosse un trasloco. Entrando nella casa c'è chi porta via due levrieri afgani, un cavallo e oggetti vari, persino il copri torta sotto il quale c'è il panettone. Il maggiordomo arriva portando il panettone, mentre c'è chi porta via il tavolo a cui sedevano i commensali. La frase è: a Natale l'unica cosa che ti puoi ancora permettere è il panettone.
Mi sembra una pubblicità orribile. Prima di tutto toglie tutta lo spirito e l'atmosfera natalizia causata dalla canzone natalizia; secondo fa vedere degli animali trattati come cose (in realtà purtroppo gli animali da reddito o di razza possono subire la stessa sorte degli oggetti in un sequestro); terzo porta sullo schermo non la povertà, a cui eventualmente una mano compassionevole potrebbe portare il panettone, ma una ricchezza finita nelle mani di usurai ... banche ... equitalia ... o altro? Ora, se volevano ispirare felicità per una ricchezza finita miseramente ... be' non mi fa piacere anche se non mi muovono a compassione i riccastri seduti a tavola. O se volevano dire che il panettone costa poco quindi anche senza soldi te lo puoi permettere ... be' anche questo non è un messaggio che mi ispira fiducia per un prodotto di qualità.
Non lo so, questo è il mio parere. Il vostro???
Sunday, December 07, 2014
SISTEMA ITALIA
Quando guardo i film americani in cui ci sono giovani che si diplomano e fanno discorsi lanciando il tocco per aria, penso a noi italiani ed al fatto che il diploma, per noi, grazie al nostro sistema scolastico, è il titolo inferiore della maggior parte della popolazione. Non tutti arrivano alla laurea ma anche l'università, nonostante l'alto costo ancora delle iscrizioni, ormai può essere accessibile a molti. Abbiamo i migliori cervelli del mondo, la migliore creatività, abbiamo l'arte, la storia dalla nostra parte eppure riusciamo ancora a farci del male lasciando che pochi imbecilli, venuti chissà da quale regione del nostro paese, ci governino e ci mandino in rovina.
I governanti italiani sembra proprio che siano pagati da altri per rovinarci.
Le migliori menti lasciamo che vadano ad espandere l'economia ed il benessere con l'innovazione all'estero e magari proprio in America mentre noi importiamo le schifezze americane e lasciamo che i nostri bambini diventino obesi. Abbiamo il miglior cibo della Terra ma lasciamo che i bambini ed i giovani vadano a rovinarsi lo stomaco con la Coca-cola o con i cheese-burger della McDonald, dove i nostri giovani per pochi euro fanno turni massacranti e non possono nemmeno offrire un bicchiere d'acqua gratis a chi sta male (come è avvenuto dopo un'aggressione in Germania).
Importiamo i modi peggiori americani (Alberto Sordi ce lo insegna con il suo famoso film) e non importiamo lo stile di vita che potrebbe migliorare anche il nostro vivere; voglio dire che ci sono alcune cose che veramente aiuterebbero a risvegliare la voglia di fare in Italia.
Parlo del fatto che in America non c'è la burocrazia che abbiamo noi: quando uno apre un locale o un negozio, in Italia fallisce ancora prima di avere aperto. Ispezioni della asl, ispezione dei nas, iscrizione alla camera di commercio, iscrizione all'inps, all'inail, regolamenti regionali hanno dei tempi lunghissimi e tasse costose. Per aprire un'attività possono passare anche tre mesi prima di avere tutti i permessi e occorre avere i capitali sufficienti per poter pagare le utenze (telefono, acqua, gas) e gli affitti anche dei mesi in cui l'attività non funziona. Occorre fare la dichiarazione al comune se vengono fatti dei cambiamenti nel locale e alla fine la dichiarazione di inizio attività. Ogni attività come minimo ha bisogno di un anno per poter essere avviata, ma già i primi sei mesi sono di spese vive altissime. Senza considerare che ormai quasi nessuna banca fa prestiti ai giovani.
Inoltre, ci sono le incombenze contabili che come minimo fanno spendere sui tremila euro all'anno, se va bene, di commercialista perché le normative sono ormai così tante e tanto tortuose che persino i commercialisti fanno fatica a starci dietro. Non parliamo poi dell'inps che richiede contributi altissimi, valutati su stime di settore che non sempre sono rispondenti alla realtà. Anche io, nella mia attività di agente di commercio, alcuni anni fa mi sono trovata a pagare gli stessi contributi che pagavano i rappresentati della Barilla, mentre io rappresentavo ditte sconosciute, senza portafoglio clienti che ho dovuto crearmi da sola, spendendo di mio in pubblicità.
In America, negli altri paesi come Inghilterra, l'inps non esiste. Chi vuole pensare al proprio futuro ed al futuro della propria famiglia si fa una assicurazione privata. Da noi già dopo due mesi ti arrivano dei bollettini di 800-900 euro presumendo di averli già guadagnati. E' vero che per un anno non vengono richiesti, ma il secondo anno di attività ti arrivano tutti insieme da pagare. E' per questo motivo che anche dopo aver chiuso un'attività, se non sei riuscito a pagarli, ti ritrovi equitalia o chi per lei fuori dalla porta.
Non è possibile andare avanti così. Tanto più che un commerciante, anche dopo aver pagato i contributi per una vita, si ritrova comunque una pensione da fame. Allora, a chi servono tutti questi contributi? Ai pensionati d'oro, che svuotano le casse dell'inps. L'inps è un ente molto importante, intendiamoci, per i lavoratori dipendenti. Può considerarsi un risparmio forzato che a fine della stagione (età) lavorativa dovrebbe venire restituito. Ma è già successo anche troppe volte che funzionari in mala fede abbiano svuotato le casse; così come funzionari in mala fede hanno svuotato le casse dei fondi pensione in vari istituti bancari. Allora, riformare il sistema pensionistico non significa allungare o accorciare la vita lavorativa. Potrebbe essere un cambiamento quello di lasciare la libera scelta ad ognuno di versare all'inps o fare in alternativa una assicurazione privata. Io pagavo Inps ma mi sono fatta anche delle assicurazioni private. Se non avessi avuto l'inps da pagare, avrei potuto pagare dei premi più alti in assicurazione; i lavoratori autonomi hanno anche esigenza di farsi un'assicurazione antinfortunistica, oltre che pensionistica. Se non ci fosse l'inps, i premi che uno si può pagare potrebbero veramente coprire i rischi altissimi dell'impresa individuale.
Mi si potrebbe rispondere che con i contributi di tutti l'inps paga le pensioni. Be' questo non sarebbe giusto. E' necessario che ci sia un ente, ripeto, che salvaguardi i lavoratori dipendenti; ma tutti quei funzionari che hanno le pensioni d'oro sarebbe più giusto che se la fossero pagata da soli la pensione e non è giusto che per pagare le loro pensioni d'oro i lavoratori autonomi debbano sborsare alti contributi.
In America non esiste camera di commercio; non esistono le spese di registrazione, non esistono tante tasse come da noi.
Se allora volessimo davvero riformare l'Italia si dovrebbe ripartire da qui. Per esempio la Partita Iva negli altri paesi non esiste: chi vuole vendere può vendere come vuole. Da noi se fai l'artigiano non puoi vendere, se fai il commerciante non puoi vendere cose fatte date; abbiamo già il codice fiscale che fa rintracciare persino le spese in farmacia per l'aspirina. La Partita Iva non servirebbe. Ma senza partita iva non puoi fare nessun lavoro autonomo.
In America, quando traslocano non spostano i mobili poiché li lasciano nella casa e vanno in case già ammobiliate. Se hanno qualcosa da vendere, la possono vendere sotto casa, davanti al garage ed intascano i soldi senza fare ricevute fiscali o scontrini.
Perché da noi non si può fare altrettanto? Perché ogni volta la guardia di finanza va a fare controlli dai piccoli commercianti e non controllano la contabilità delle grandi ditte? Perché in Italia c'è così tanta evasione? Perché se guadagni 1200 euro in due mesi, ti tocca pagare poi 250 euro di inps e 1200 euro di commercialista?
Forza ragazzi, si potrebbe fare molto ma molto meglio che così!
I governanti italiani sembra proprio che siano pagati da altri per rovinarci.
Le migliori menti lasciamo che vadano ad espandere l'economia ed il benessere con l'innovazione all'estero e magari proprio in America mentre noi importiamo le schifezze americane e lasciamo che i nostri bambini diventino obesi. Abbiamo il miglior cibo della Terra ma lasciamo che i bambini ed i giovani vadano a rovinarsi lo stomaco con la Coca-cola o con i cheese-burger della McDonald, dove i nostri giovani per pochi euro fanno turni massacranti e non possono nemmeno offrire un bicchiere d'acqua gratis a chi sta male (come è avvenuto dopo un'aggressione in Germania).
Importiamo i modi peggiori americani (Alberto Sordi ce lo insegna con il suo famoso film) e non importiamo lo stile di vita che potrebbe migliorare anche il nostro vivere; voglio dire che ci sono alcune cose che veramente aiuterebbero a risvegliare la voglia di fare in Italia.
Parlo del fatto che in America non c'è la burocrazia che abbiamo noi: quando uno apre un locale o un negozio, in Italia fallisce ancora prima di avere aperto. Ispezioni della asl, ispezione dei nas, iscrizione alla camera di commercio, iscrizione all'inps, all'inail, regolamenti regionali hanno dei tempi lunghissimi e tasse costose. Per aprire un'attività possono passare anche tre mesi prima di avere tutti i permessi e occorre avere i capitali sufficienti per poter pagare le utenze (telefono, acqua, gas) e gli affitti anche dei mesi in cui l'attività non funziona. Occorre fare la dichiarazione al comune se vengono fatti dei cambiamenti nel locale e alla fine la dichiarazione di inizio attività. Ogni attività come minimo ha bisogno di un anno per poter essere avviata, ma già i primi sei mesi sono di spese vive altissime. Senza considerare che ormai quasi nessuna banca fa prestiti ai giovani.
Inoltre, ci sono le incombenze contabili che come minimo fanno spendere sui tremila euro all'anno, se va bene, di commercialista perché le normative sono ormai così tante e tanto tortuose che persino i commercialisti fanno fatica a starci dietro. Non parliamo poi dell'inps che richiede contributi altissimi, valutati su stime di settore che non sempre sono rispondenti alla realtà. Anche io, nella mia attività di agente di commercio, alcuni anni fa mi sono trovata a pagare gli stessi contributi che pagavano i rappresentati della Barilla, mentre io rappresentavo ditte sconosciute, senza portafoglio clienti che ho dovuto crearmi da sola, spendendo di mio in pubblicità.
In America, negli altri paesi come Inghilterra, l'inps non esiste. Chi vuole pensare al proprio futuro ed al futuro della propria famiglia si fa una assicurazione privata. Da noi già dopo due mesi ti arrivano dei bollettini di 800-900 euro presumendo di averli già guadagnati. E' vero che per un anno non vengono richiesti, ma il secondo anno di attività ti arrivano tutti insieme da pagare. E' per questo motivo che anche dopo aver chiuso un'attività, se non sei riuscito a pagarli, ti ritrovi equitalia o chi per lei fuori dalla porta.
Non è possibile andare avanti così. Tanto più che un commerciante, anche dopo aver pagato i contributi per una vita, si ritrova comunque una pensione da fame. Allora, a chi servono tutti questi contributi? Ai pensionati d'oro, che svuotano le casse dell'inps. L'inps è un ente molto importante, intendiamoci, per i lavoratori dipendenti. Può considerarsi un risparmio forzato che a fine della stagione (età) lavorativa dovrebbe venire restituito. Ma è già successo anche troppe volte che funzionari in mala fede abbiano svuotato le casse; così come funzionari in mala fede hanno svuotato le casse dei fondi pensione in vari istituti bancari. Allora, riformare il sistema pensionistico non significa allungare o accorciare la vita lavorativa. Potrebbe essere un cambiamento quello di lasciare la libera scelta ad ognuno di versare all'inps o fare in alternativa una assicurazione privata. Io pagavo Inps ma mi sono fatta anche delle assicurazioni private. Se non avessi avuto l'inps da pagare, avrei potuto pagare dei premi più alti in assicurazione; i lavoratori autonomi hanno anche esigenza di farsi un'assicurazione antinfortunistica, oltre che pensionistica. Se non ci fosse l'inps, i premi che uno si può pagare potrebbero veramente coprire i rischi altissimi dell'impresa individuale.
Mi si potrebbe rispondere che con i contributi di tutti l'inps paga le pensioni. Be' questo non sarebbe giusto. E' necessario che ci sia un ente, ripeto, che salvaguardi i lavoratori dipendenti; ma tutti quei funzionari che hanno le pensioni d'oro sarebbe più giusto che se la fossero pagata da soli la pensione e non è giusto che per pagare le loro pensioni d'oro i lavoratori autonomi debbano sborsare alti contributi.
In America non esiste camera di commercio; non esistono le spese di registrazione, non esistono tante tasse come da noi.
Se allora volessimo davvero riformare l'Italia si dovrebbe ripartire da qui. Per esempio la Partita Iva negli altri paesi non esiste: chi vuole vendere può vendere come vuole. Da noi se fai l'artigiano non puoi vendere, se fai il commerciante non puoi vendere cose fatte date; abbiamo già il codice fiscale che fa rintracciare persino le spese in farmacia per l'aspirina. La Partita Iva non servirebbe. Ma senza partita iva non puoi fare nessun lavoro autonomo.
In America, quando traslocano non spostano i mobili poiché li lasciano nella casa e vanno in case già ammobiliate. Se hanno qualcosa da vendere, la possono vendere sotto casa, davanti al garage ed intascano i soldi senza fare ricevute fiscali o scontrini.
Perché da noi non si può fare altrettanto? Perché ogni volta la guardia di finanza va a fare controlli dai piccoli commercianti e non controllano la contabilità delle grandi ditte? Perché in Italia c'è così tanta evasione? Perché se guadagni 1200 euro in due mesi, ti tocca pagare poi 250 euro di inps e 1200 euro di commercialista?
Forza ragazzi, si potrebbe fare molto ma molto meglio che così!
Thursday, November 27, 2014
COUNSELOR: CONSIGLIERI, FACILITATORI O ALTRO?
Da alcuni mesi sto collaborando come volontaria per far conoscere un nuovo centro che è nato a Sant'Ilario d' Enza: si tratta del Centro Koan. Nell'ambito del centro l'associazione che se ne occupa ha previsto aree di medicina tradizionale, con ostetriche, ginecologa, dermatologo, medico legale, diabetologo ed un'area olistica, con massaggi plantari e con campane sonore, naturopati e counselors.
Il counselor è una nuova figura per l'Italia, riconosciuta solo dal 2013 mentre negli USA i counselors sono conosciuti essendo professionisti che accompagnano mano nella mano nelle situazioni di stress, lavorative o famigliari, nella elaborazione del lutto e tutto quello che, non essendo una patologia medica o mentale, ostacola il benessere della persona.
Ho avuto modo di conoscere queste persone fantastiche e ho avuto modo di conoscerne la professionalità; ho avuto modo di conoscere il loro modo di procedere non solo in teoria ma anche in pratica.
Nei miei ultimi quarant'anni (aaahhhh) ho avuto troppi lutti. Pensavo di essere riuscita a gestirli, mentre non era così. Quello più recente di mia madre li ha fatti scoppiare tutti e non riuscivo ad uscire da un percorso tortuoso, fatto di rimpianto, di sensi di colpa, di tristezza, di desiderio di poter tornare indietro ed aggiustare, forse, qualcosa.
Con i parenti, a volte, colpiti anche loro dagli stessi ed altri lutti, si fa finta come se nulla fosse capitato. La vita va avanti, ci si dice e si va avanti, sì, ma con estrema difficoltà. Quella difficoltà che non ti permette di vivere la tua vita ora, qui, con chi ti sta accanto ed ancora ti dice: sono qui, guardami, parlami. A volte anche con l'amico più stretto, che magari a sua volta deve gestire un lutto o forse ancora per sua fortuna non ne ha vissuto alcuno, non si riesce a parlare di quello che alberga nel cuore. Le lacrime affiorano agli occhi, viene il groppo in gola, ma si ricacciano quelle e quello, perché, comunque, si sa che forse quella persona non riuscirebbe a sopportare la vista del dolore così faticosamente represso.
Ecco, con un counselor si può dare sfogo, invece, alle emozioni che ci strappano l'anima.
Sono professionisti che sanno gestire la propria empatia, perché di empatia si sta parlando, gestendo soprattutto il dolore che affiora durante l'incontro. Sanno come comportarsi nel modo giusto, sanno cosa dire, senza giudicare, senza stupirsi, senza imbarazzarsi e senza imbarazzare. Ed il loro aiuto, piano piano, seduta per seduta (al massimo dieci) accompagna la persona a ristabilire il proprio equilibrio.
Ecco, ora tutto questo l'ho trovato al Centro Koan. Mi ha fatto stare bene.
Ho ricominciato a cantare accompagnandomi con la chitarra (era da tanto che non riuscivo a provarne il piacere) e scrivere il mio racconto non mi è più così difficile.
Anzi, vi vorrei ricordare che l'8 dicembre, giorno festivo, alle ore 18 con la mostra di Artès ci sarà anche la presentazione dei miei libri. Vi aspetto, con nuovo spirito combattivo.
Il counselor è una nuova figura per l'Italia, riconosciuta solo dal 2013 mentre negli USA i counselors sono conosciuti essendo professionisti che accompagnano mano nella mano nelle situazioni di stress, lavorative o famigliari, nella elaborazione del lutto e tutto quello che, non essendo una patologia medica o mentale, ostacola il benessere della persona.
Ho avuto modo di conoscere queste persone fantastiche e ho avuto modo di conoscerne la professionalità; ho avuto modo di conoscere il loro modo di procedere non solo in teoria ma anche in pratica.
Nei miei ultimi quarant'anni (aaahhhh) ho avuto troppi lutti. Pensavo di essere riuscita a gestirli, mentre non era così. Quello più recente di mia madre li ha fatti scoppiare tutti e non riuscivo ad uscire da un percorso tortuoso, fatto di rimpianto, di sensi di colpa, di tristezza, di desiderio di poter tornare indietro ed aggiustare, forse, qualcosa.
Con i parenti, a volte, colpiti anche loro dagli stessi ed altri lutti, si fa finta come se nulla fosse capitato. La vita va avanti, ci si dice e si va avanti, sì, ma con estrema difficoltà. Quella difficoltà che non ti permette di vivere la tua vita ora, qui, con chi ti sta accanto ed ancora ti dice: sono qui, guardami, parlami. A volte anche con l'amico più stretto, che magari a sua volta deve gestire un lutto o forse ancora per sua fortuna non ne ha vissuto alcuno, non si riesce a parlare di quello che alberga nel cuore. Le lacrime affiorano agli occhi, viene il groppo in gola, ma si ricacciano quelle e quello, perché, comunque, si sa che forse quella persona non riuscirebbe a sopportare la vista del dolore così faticosamente represso.
Ecco, con un counselor si può dare sfogo, invece, alle emozioni che ci strappano l'anima.
Sono professionisti che sanno gestire la propria empatia, perché di empatia si sta parlando, gestendo soprattutto il dolore che affiora durante l'incontro. Sanno come comportarsi nel modo giusto, sanno cosa dire, senza giudicare, senza stupirsi, senza imbarazzarsi e senza imbarazzare. Ed il loro aiuto, piano piano, seduta per seduta (al massimo dieci) accompagna la persona a ristabilire il proprio equilibrio.
Ecco, ora tutto questo l'ho trovato al Centro Koan. Mi ha fatto stare bene.
Ho ricominciato a cantare accompagnandomi con la chitarra (era da tanto che non riuscivo a provarne il piacere) e scrivere il mio racconto non mi è più così difficile.
Anzi, vi vorrei ricordare che l'8 dicembre, giorno festivo, alle ore 18 con la mostra di Artès ci sarà anche la presentazione dei miei libri. Vi aspetto, con nuovo spirito combattivo.
Friday, October 24, 2014
ANNI CINQUANTA
Mi ritrovo spesso a fare il confronto tra la società di oggi e gli anni cinquanta, anni in cui io sono nata.
E così mi ritrovo a considerare che nonostante l'Italia fosse appena uscita dalla guerra, le cose funzionavano molto meglio: c'erano gli spazzini di quartiere che passavano regolarmente a vuotare i bidoni di alluminio che sostavano nei cortili; le foglie, d'autunno, venivano raccolte ed in questo modo i tombini rimanevano puliti e non rischiavano di rigettare l'acqua piovana; i parchi erano puliti ed in ordine come le strade. Le aziende municipalizzate raccoglievano i tributi per acqua, luce e gas ogni due mesi, in una unica bolletta. Le scuole erano tenute pulite, avevano tutto l'occorrente, carta igienica compresa, poiché c'erano i bidelli che con il loro lavoro costante tenevano puliti i corridoi, le classi, gli spogliatoi.
Negli anni cinquanta c'erano anche cose che non ricordo volentieri: per esempio, nel mio quartiere c'erano le camere a gas per i cani randagi e non so se venivano usate anche per i gatti; poiché il mio era un quartiere di periferia, con prati e campagna poco distanti, c'erano anche i topi o le faine che ogni tanto facevano strage nell'orto di uno dei nostri vicini che teneva sempre galline o conigli.
Perciò i gatti erano importanti e noi ne abbiamo sempre avuto uno.
Oggi, esistono ancora i gattili ed i canili ma in Italia non si ammazzano più i cani ed i gatti, a meno che non ci sia qualche vicino che, ancora, li avvelena.
Ma le strade sono sporche, le foglie appassite vengono lasciate per le strade a creare mulinelli quando c'è il vento; cadono nei tombini e creano così uno strato molliccio che blocca lo sfogo dell'acqua piovana. Non ci sono più gli spazzini e quei pochi puliscono solo quel poco più visibile. I parchi sono sporchi, la gente è maleducata e non c'è nessuno che raccoglie quello che è in terra.
Le bollette arrivano quasi ogni mese: una per la luce, una per il gas, una per l'acqua, una per le tasse comunali ... l'acqua non è gratis, nonostante sia un bene comune ed il gas e la luce ... ci sono troppi gestori che, alla faccia della concorrenza che dovrebbe abbassare i prezzi, si mettono d'accordo ed hanno tariffe a volte veramente troppo alte.
Alla televisione, negli anni cinquanta, c'era solo un canale da vedere ed un solo telegiornale; per carità, la pluralità di opinione è bella ma quanta paccottiglia e quanta brutta pubblicità si vedono oggi!
I bambini giocavano insieme, con giochi semplici, pochi che si dividevano; non c'erano i computer, non c'erano i video giochi, ma si rideva e si parlava tanto. Quando si era insieme, c'erano sempre tante cose da raccontarsi e ci si guardava negli occhi.
Oggi, già i bambini delle elementari hanno questi telefoni cellulari che fanno di tutto: li vedi in due o in tre seduti sulle panchine a giocare con i telefonini, a messaggiare con parole confuse, senza usare la grammatica italiana o li vedi sentire musica da discoteca. Non parlano, non si guardano negli occhi. Anche le coppiette le vedi magari uno davanti e l'altro dietro, ognuno attaccato al proprio cellulare a parlare chissà con chi e chissà di quali argomenti importanti; ma non si tengono per mano, non si guardano negli occhi, non si confidano sussurrano all'orecchio.
Negli anni cinquanta, quando si faceva tardi, la mamma o il papà o un fratello grande ti veniva a cercare, controllavano dove andavi e con chi eri, conoscevano tutti gli amici e le amiche e ne conoscevano i genitori. Oggi, i bambini vengono lasciati a loro stessi, con la scusa che devono "crescere" ma più che altro si devono arrangiare; avranno anche il cellulare, ma non ricevono l'attenzione che noi ricevevamo dai nostri genitori. Se accade qualcosa, se un bambino cade e si sbuccia il ginocchio, non c'è nessuno che lo soccorre; anche quando ci sono le mamme, al parco, le vedi tutte con il loro cellulare, a parlare parlare chissà con chi e chissà di quali argomenti così importanti da non poter staccare l'orecchio.
E' così che si crea una società in cui ognuno è sempre più solo, anche quando è in mezzo ad una folla: tutti con il cellulare o l'auricolare, a gesticolare e parlare o urlare a quel cellulare dietro il quale c'è un'altra persona che dimentica di avere di fianco il figlio, il marito, la madre ed è presa a gesticolare, parlare o urlare. Una società dove questi cellulare suonano in mezzo al ristorante, nella sala di un cinema, in mezzo ad un concerto ... perché chissà quale argomento importante potrebbe esserci da ascoltare assolutamente, chissà quale pettegolezzo essenziale da condividere. E poi, chi non ha un cellulare che squilla continuamente non è nessuno ... non ha importanza se squilla per dirti che sono sotto casa o sono con quella o quell'altra persona ... l'importante è esserci e far sentire l'ultima suoneria.
Chissà se questo è progresso o regressione.
E così mi ritrovo a considerare che nonostante l'Italia fosse appena uscita dalla guerra, le cose funzionavano molto meglio: c'erano gli spazzini di quartiere che passavano regolarmente a vuotare i bidoni di alluminio che sostavano nei cortili; le foglie, d'autunno, venivano raccolte ed in questo modo i tombini rimanevano puliti e non rischiavano di rigettare l'acqua piovana; i parchi erano puliti ed in ordine come le strade. Le aziende municipalizzate raccoglievano i tributi per acqua, luce e gas ogni due mesi, in una unica bolletta. Le scuole erano tenute pulite, avevano tutto l'occorrente, carta igienica compresa, poiché c'erano i bidelli che con il loro lavoro costante tenevano puliti i corridoi, le classi, gli spogliatoi.
Negli anni cinquanta c'erano anche cose che non ricordo volentieri: per esempio, nel mio quartiere c'erano le camere a gas per i cani randagi e non so se venivano usate anche per i gatti; poiché il mio era un quartiere di periferia, con prati e campagna poco distanti, c'erano anche i topi o le faine che ogni tanto facevano strage nell'orto di uno dei nostri vicini che teneva sempre galline o conigli.
Perciò i gatti erano importanti e noi ne abbiamo sempre avuto uno.
Oggi, esistono ancora i gattili ed i canili ma in Italia non si ammazzano più i cani ed i gatti, a meno che non ci sia qualche vicino che, ancora, li avvelena.
Ma le strade sono sporche, le foglie appassite vengono lasciate per le strade a creare mulinelli quando c'è il vento; cadono nei tombini e creano così uno strato molliccio che blocca lo sfogo dell'acqua piovana. Non ci sono più gli spazzini e quei pochi puliscono solo quel poco più visibile. I parchi sono sporchi, la gente è maleducata e non c'è nessuno che raccoglie quello che è in terra.
Le bollette arrivano quasi ogni mese: una per la luce, una per il gas, una per l'acqua, una per le tasse comunali ... l'acqua non è gratis, nonostante sia un bene comune ed il gas e la luce ... ci sono troppi gestori che, alla faccia della concorrenza che dovrebbe abbassare i prezzi, si mettono d'accordo ed hanno tariffe a volte veramente troppo alte.
Alla televisione, negli anni cinquanta, c'era solo un canale da vedere ed un solo telegiornale; per carità, la pluralità di opinione è bella ma quanta paccottiglia e quanta brutta pubblicità si vedono oggi!
I bambini giocavano insieme, con giochi semplici, pochi che si dividevano; non c'erano i computer, non c'erano i video giochi, ma si rideva e si parlava tanto. Quando si era insieme, c'erano sempre tante cose da raccontarsi e ci si guardava negli occhi.
Oggi, già i bambini delle elementari hanno questi telefoni cellulari che fanno di tutto: li vedi in due o in tre seduti sulle panchine a giocare con i telefonini, a messaggiare con parole confuse, senza usare la grammatica italiana o li vedi sentire musica da discoteca. Non parlano, non si guardano negli occhi. Anche le coppiette le vedi magari uno davanti e l'altro dietro, ognuno attaccato al proprio cellulare a parlare chissà con chi e chissà di quali argomenti importanti; ma non si tengono per mano, non si guardano negli occhi, non si confidano sussurrano all'orecchio.
Negli anni cinquanta, quando si faceva tardi, la mamma o il papà o un fratello grande ti veniva a cercare, controllavano dove andavi e con chi eri, conoscevano tutti gli amici e le amiche e ne conoscevano i genitori. Oggi, i bambini vengono lasciati a loro stessi, con la scusa che devono "crescere" ma più che altro si devono arrangiare; avranno anche il cellulare, ma non ricevono l'attenzione che noi ricevevamo dai nostri genitori. Se accade qualcosa, se un bambino cade e si sbuccia il ginocchio, non c'è nessuno che lo soccorre; anche quando ci sono le mamme, al parco, le vedi tutte con il loro cellulare, a parlare parlare chissà con chi e chissà di quali argomenti così importanti da non poter staccare l'orecchio.
E' così che si crea una società in cui ognuno è sempre più solo, anche quando è in mezzo ad una folla: tutti con il cellulare o l'auricolare, a gesticolare e parlare o urlare a quel cellulare dietro il quale c'è un'altra persona che dimentica di avere di fianco il figlio, il marito, la madre ed è presa a gesticolare, parlare o urlare. Una società dove questi cellulare suonano in mezzo al ristorante, nella sala di un cinema, in mezzo ad un concerto ... perché chissà quale argomento importante potrebbe esserci da ascoltare assolutamente, chissà quale pettegolezzo essenziale da condividere. E poi, chi non ha un cellulare che squilla continuamente non è nessuno ... non ha importanza se squilla per dirti che sono sotto casa o sono con quella o quell'altra persona ... l'importante è esserci e far sentire l'ultima suoneria.
Chissà se questo è progresso o regressione.
Thursday, October 23, 2014
AUTUNNO
La settimana scorsa abbiamo avuto alcuni giorni autunnali, con forti piogge ed addirittura alluvioni come è successo a Parma. Ieri, nonostante il sole, il vento gelido artico ha spazzato via nuvole ed umidità; oggi, il vento gelido è passato, c'è ancora un po' di movimento ventoso leggero ma il sole è caldo, ancora.
Il clima sta cambiando, non assomiglia affatto a quello che c'era quando eravamo bambini; il primo ottobre, come spesso mi sono trovata a scrivere, era il primo giorno di scuola e noi andavamo coperti con sciarpe e passamontagna perché le nebbie davano la sensazione di freddo che gelava le ossa.
Il cielo è terso, azzurro; la vegetazione ancora verde, gli alberi hanno perso un po' di foglie ma molti hanno ancora la capigliatura perfetta.
Quando mi sono sposata, (fra una settimana saranno 37 anni) c'era pioggia e freddo ed il mio abito di lana con stivaloni ne è testimone nelle fotografie, diversamente dal clima che avevamo trovato in Liguria durante il nostro breve viaggio di nozze.
Autunno strano.
Monday, October 06, 2014
Work in progress - La settima figlia - Sciogli il drago.
La scrittura procede, ma non sempre è facile scrivere .. i ricordi si accavallano, ora tristi, ora lieti ... ma i miei genitori mi mancano.
Io li ricordo, ricordo i momenti passati con loro, mi aiutano tanto le fotografie che mio padre non ci faceva mai mancare ... mi mancano e l'autunno mi fa sentire la malinconia ancora di più.
Erano entrambi autunnali, mio padre compiva gli anni il primo ottobre, mia madre il sedici dicembre ... il disco di Zucchero, "Fly", mi aiuta nel conciliarmi con i miei sentimenti, con i miei pensieri, con la mia malinconia. La amplifica, ma così facendo amplifica i ricordi che mi arrivano fluidi ed attraversando le mie dita, si traducono nel testo ... scrivere aiuta, a volte le lacrime scorrono, senza alcuna fatica ... altre volte il sorriso si affaccia e mi solleva ... ma mi serve scrivere, ricordare ... il lutto è difficile da elaborare, anche dopo anni di fatica, riaffiorano i sentimenti di me bambina, il mio desiderio di sentire ancora la loro mano nella mia, il loro sguardo nel mio, il battito del loro cuore contro il mio. Mi mancate ... vi voglio bene.
Io li ricordo, ricordo i momenti passati con loro, mi aiutano tanto le fotografie che mio padre non ci faceva mai mancare ... mi mancano e l'autunno mi fa sentire la malinconia ancora di più.
Erano entrambi autunnali, mio padre compiva gli anni il primo ottobre, mia madre il sedici dicembre ... il disco di Zucchero, "Fly", mi aiuta nel conciliarmi con i miei sentimenti, con i miei pensieri, con la mia malinconia. La amplifica, ma così facendo amplifica i ricordi che mi arrivano fluidi ed attraversando le mie dita, si traducono nel testo ... scrivere aiuta, a volte le lacrime scorrono, senza alcuna fatica ... altre volte il sorriso si affaccia e mi solleva ... ma mi serve scrivere, ricordare ... il lutto è difficile da elaborare, anche dopo anni di fatica, riaffiorano i sentimenti di me bambina, il mio desiderio di sentire ancora la loro mano nella mia, il loro sguardo nel mio, il battito del loro cuore contro il mio. Mi mancate ... vi voglio bene.
Wednesday, October 01, 2014
Dedicato a mio padre
Oggi mio padre avrebbe compiuto 104 anni. Da trentuno manca ed ormai da due anni sono sicura che sia insieme a mia madre.
Non si sono mai lasciati, mio padre ha tenuto la mano tutte le notti a mia madre, lei lo raccontava e lo sentiva come se le fosse accanto con il corpo. Ma so che con lo spirito le era veramente accanto.
Ogni tanto arriva anche da me, non parla ma sorride.
Il primo ottobre a casa mia quando eravamo piccoli si faceva colazione tutti insieme per festeggiare il compleanno di mio padre e festeggiare l'inizio della scuola.
Allora, l'autunno era veramente autunno e l'aria era già impregnata di umidità.
Ti voglio bene, papà, come e più di allora. Buon compleanno.
Non si sono mai lasciati, mio padre ha tenuto la mano tutte le notti a mia madre, lei lo raccontava e lo sentiva come se le fosse accanto con il corpo. Ma so che con lo spirito le era veramente accanto.
Ogni tanto arriva anche da me, non parla ma sorride.
Il primo ottobre a casa mia quando eravamo piccoli si faceva colazione tutti insieme per festeggiare il compleanno di mio padre e festeggiare l'inizio della scuola.
Allora, l'autunno era veramente autunno e l'aria era già impregnata di umidità.
Ti voglio bene, papà, come e più di allora. Buon compleanno.
Tuesday, September 30, 2014
Le vere origini di Halloween
Da parecchi anni in casa mia si festeggia questa giornata, Halloween e da parecchi anni preparo in occasione di questa festa la casa ed i dolcetti per i bambini.
Alcuni anni fa è successo che nel nostro paese il prete avesse proibito ai bambini di mascherarsi e di passare per le case, demonizzando, così, una festa che in realtà ha radici lontanissime.
Non è, infatti, una festa commerciale inventata dagli americani ma ha radici nel mondo celtico che nella notte tra il 31 ottobre ed il 1 novembre festeggiava il capodanno. In questa notte il velo tra i due mondi, quello dei vivi e quello dei morti, si assottiglia ed è possibile avere visioni o contatti.
Per questo motivo i bambini vestono costumi di fantasmi o di personaggi "spaventosi".
Da due anni, un gruppo di giovani donne ha ideato un progetto: parlare di Halloween (o meglio dire di Samhain), della storia antica che si "nasconde" dietro questa festa.
Ecco nascere così "Le vere origini di Halloween" a cui tutti possono partecipare con testi, post, disegni o quello che meglio si avvicina alle proprie corde.
Potrete trovare maggiori informazioni sul progetto in queste pagine:
Per la campagna sostenitori, potete leggere la pagina:
Saturday, July 05, 2014
Complessi ...
Mi stava tornando in mente una giornata di aprile, quando con il mio amico di vecchia data mi sono trovata al funerale di un amico comune. Al funerale abbiamo incontrato un'altra amica, una persona a dir la verità per me solo conoscente poiché ha condiviso con me un piccolissimo pezzetto di vita quando frequentavo Viva la gente. Mi stupisce sempre la facilità con cui le persone classificano le altre persone, anche senza averle frequentate e senza aver avuto la possibilità di conoscerle. Riparlando dell'esperienza vissuta insieme di Viva la gente, mi ha bollato come quella che soffriva di complesso di inferiorità. Io sono rimasta perplessa ed anche il mio amico ha accennato ad un commento che, comunque, quella persona non ha sentito o non ha ascoltato.
Ora: è vero che nella mia infanzia e nella mia adolescenza ho avuto molto poco in termini di possibilità economiche; vestivo spesso abiti di seconda o terza mano che erano passati già dalle mie sorelle o da qualcun altro; non avevo soldi in tasca ma non ne sentivo nemmeno il bisogno.
Ma avevo la mia famiglia, il mio ottimismo, il mio dono: la voce. Ho passato la vita a cantare: da sola, con uno dei miei fratelli, in gruppo, in corali. Mi accompagno alla chitarra e con quella non mi sono mai sentita sola; mi sono sempre sentita cittadina del mondo e dove sto, con chiunque mi trovi, io sto bene. L'unica mia ricerca è nell'armonia, con gli altri, con me stessa, con l'ambiente che mi circonda e con la mia musica, che ho nella testa sin da quando mi alzo fino a quando mi addormento.
Non ho mai sentito nessun motivo per sentirmi superiore a qualcuno, ma nemmeno inferiore a qualcuno.
Non ho mai sofferto di antipatie, di simpatie, di gelosie, di invidia. Sono sentimenti che non provo, non ho mai provato e ormai non proverò mai. Per questo motivo non mi sento inferiore a nessuno.
Ho avuto ed ho una vita serena, voglio bene alle persone che condividono con me anche solo un tratto della mia vita; non provo rancori, non ho motivi per avere dei rimorsi e non ho rimpianti.
Ecco perché non mi sento inferiore a nessuno.
Spesso mi sono fatta compagnia cantando e suonando; negli ultimi nove anni mi sono fatta compagnia scrivendo e pubblicando ciò che ho scritto. Ho una figlia che si è sposata e vive con noi; ho un marito con cui sto bene; ho una casa ho da mangiare; ho un computer con cui scrivere ed ho ancora tutte le mie chitarre.
Alle persone che così facilmente classificano le altre persone, senza nemmeno ascoltare ciò che hanno da dire e forse da insegnare, auguro di trovare, con l'età matura, l'equilibrio che ancora, evidentemente, non hanno raggiunto. E questo è triste, considerando che quella persona ha ormai sessant'anni.
Mi auguro per lei che abbia ancora il tempo per cambiare il modo di vedere il mondo.
Ora: è vero che nella mia infanzia e nella mia adolescenza ho avuto molto poco in termini di possibilità economiche; vestivo spesso abiti di seconda o terza mano che erano passati già dalle mie sorelle o da qualcun altro; non avevo soldi in tasca ma non ne sentivo nemmeno il bisogno.
Ma avevo la mia famiglia, il mio ottimismo, il mio dono: la voce. Ho passato la vita a cantare: da sola, con uno dei miei fratelli, in gruppo, in corali. Mi accompagno alla chitarra e con quella non mi sono mai sentita sola; mi sono sempre sentita cittadina del mondo e dove sto, con chiunque mi trovi, io sto bene. L'unica mia ricerca è nell'armonia, con gli altri, con me stessa, con l'ambiente che mi circonda e con la mia musica, che ho nella testa sin da quando mi alzo fino a quando mi addormento.
Non ho mai sentito nessun motivo per sentirmi superiore a qualcuno, ma nemmeno inferiore a qualcuno.
Non ho mai sofferto di antipatie, di simpatie, di gelosie, di invidia. Sono sentimenti che non provo, non ho mai provato e ormai non proverò mai. Per questo motivo non mi sento inferiore a nessuno.
Ho avuto ed ho una vita serena, voglio bene alle persone che condividono con me anche solo un tratto della mia vita; non provo rancori, non ho motivi per avere dei rimorsi e non ho rimpianti.
Ecco perché non mi sento inferiore a nessuno.
Spesso mi sono fatta compagnia cantando e suonando; negli ultimi nove anni mi sono fatta compagnia scrivendo e pubblicando ciò che ho scritto. Ho una figlia che si è sposata e vive con noi; ho un marito con cui sto bene; ho una casa ho da mangiare; ho un computer con cui scrivere ed ho ancora tutte le mie chitarre.
Alle persone che così facilmente classificano le altre persone, senza nemmeno ascoltare ciò che hanno da dire e forse da insegnare, auguro di trovare, con l'età matura, l'equilibrio che ancora, evidentemente, non hanno raggiunto. E questo è triste, considerando che quella persona ha ormai sessant'anni.
Mi auguro per lei che abbia ancora il tempo per cambiare il modo di vedere il mondo.
Wednesday, June 18, 2014
... MA IL CIELO E' SEMPRE PIU' BLU ...
Trentuno anni fa moriva mio padre. Quest'anno avrebbe compiuto 104 anni, essendo nato il 1 ottobre 1910. Trentuno anni in cui i suoi nipoti sono cresciuti; lui ne ha conosciuti solo 8, le ultime tre sono nate che lui già più non c'era. Trentuno anni in cui abbiamo continuato a sentire la sua mancanza ma anche la sua presenza grazie a mia madre che ogni notte lo sognava. Lui le confidava le preoccupazioni, lui le diceva se accadevano incidenti, lui le stringeva la mano ... fino a due anni fa, quando anche lei se n'è andata.
Da trentuno anni io parlo con mio padre; da due anni continuo a parlare anche con mia madre. Ogni tanto, nel bel mezzo della giornata, mi viene il pensiero di prendere il telefono e raccontarle quello che è accaduto. O anche solo per darle un saluto. Ogni tanto mi faceva arrabbiare, telefonava alle sette del mattino ed erano palpitazioni che faceva venire perché quando si riceve una telefonata al mattino presto i primi che vengono in mente sono i pensieri e le premonizioni tristi. Telefonava per dirmi di guardare un dato programma dove si parlava di un argomento che poteva interessarmi oppure telefonava anche solo per salutare oppure per lamentarsi di qualcosa o di qualcuno. Le telefonate di mia madre mi mancano ... come mi mancano ancora le parole od i silenzi di mio padre ...
Quando vado a fare la passeggiata con i miei due cani, guardo la campagna, mi fermo ad osservare: il grano che matura, il mais che cresce, le ghiandaie, le gazze e mi viene in mente una delle poesie di mia madre ed allora guardo il tutto con i suoi occhi, per mandarle ancora una volta le visioni di questo nostro splendido pianeta. Ma so che lei e mio padre, ora, hanno altre magnifiche visioni e so che sono sempre con me, con noi. Ed allora mi viene da cantare: ".... ma il cielo è sempre più blu ...".
Da trentuno anni io parlo con mio padre; da due anni continuo a parlare anche con mia madre. Ogni tanto, nel bel mezzo della giornata, mi viene il pensiero di prendere il telefono e raccontarle quello che è accaduto. O anche solo per darle un saluto. Ogni tanto mi faceva arrabbiare, telefonava alle sette del mattino ed erano palpitazioni che faceva venire perché quando si riceve una telefonata al mattino presto i primi che vengono in mente sono i pensieri e le premonizioni tristi. Telefonava per dirmi di guardare un dato programma dove si parlava di un argomento che poteva interessarmi oppure telefonava anche solo per salutare oppure per lamentarsi di qualcosa o di qualcuno. Le telefonate di mia madre mi mancano ... come mi mancano ancora le parole od i silenzi di mio padre ...
Quando vado a fare la passeggiata con i miei due cani, guardo la campagna, mi fermo ad osservare: il grano che matura, il mais che cresce, le ghiandaie, le gazze e mi viene in mente una delle poesie di mia madre ed allora guardo il tutto con i suoi occhi, per mandarle ancora una volta le visioni di questo nostro splendido pianeta. Ma so che lei e mio padre, ora, hanno altre magnifiche visioni e so che sono sempre con me, con noi. Ed allora mi viene da cantare: ".... ma il cielo è sempre più blu ...".
Monday, May 12, 2014
Il cerchio della vita. Dedicato a Sarah.
Sabato 10 maggio alle ore 15 Sarah, mia figlia, si è sposata.
Abbiamo organizzato il matrimonio in meno di due mesi e direi che è andato tutto benissimo; la festa è stata una festa famigliare, nella casa di una delle mie sorelle che si presta per le dimensioni e per la dislocazione, in aperta campagna. Ci sono stati alcuni amici, i soliti con cui Sarah ogni tanto organizza le pizzate e c'eravamo tutti noi; c'era, lo so, anche mia madre anche se non appare nelle foto. Mi sarebbe piaciuto che ci fosse e che ci fosse la possibilità di fare una bella foto delle tre generazioni di donne, come era accaduto quando Sarah, ancora piccolissima, era stata fotografata in braccio a me, con mia madre e mia nonna. Allora, erano quattro le generazioni di donne della mia famiglia.
E' molto importante fare in modo che le generazioni si conoscano e si incontrino: le vecchie generazioni hanno il segreto della famiglia, hanno la sapienza del mondo e le conoscenze ancestrali che tutti portiamo dentro di noi, conoscenze che vengono tramandate solo da donna a donna perché le donne, a differenza degli uomini, sono quelle che ricordano e che raccontano.
Mia figlia ha solo me con cui poter parlare e discutere delle cose del mondo e mi auguro di poterle stare accanto ancora per il tempo che sarà necessario.
Il senso della vita, infatti, sta nel cerchio, nell'avvicendarsi delle storie passate, presenti e future.
Ed il cerchio della vita non si deve mai fermare, deve proseguire il suo corso come la ruota del carro che ogni famiglia tira con l'aiuto di ogni famigliare.
Cara Sarah, spero di esserti stata d'aiuto in questi anni e mi auguro di poterti stare accanto ancora.
Comunque vada, ricorda sempre che la vita deve proseguire, il cerchio deve rinnovarsi sempre, sul sentiero verso il futuro.
Abbiamo organizzato il matrimonio in meno di due mesi e direi che è andato tutto benissimo; la festa è stata una festa famigliare, nella casa di una delle mie sorelle che si presta per le dimensioni e per la dislocazione, in aperta campagna. Ci sono stati alcuni amici, i soliti con cui Sarah ogni tanto organizza le pizzate e c'eravamo tutti noi; c'era, lo so, anche mia madre anche se non appare nelle foto. Mi sarebbe piaciuto che ci fosse e che ci fosse la possibilità di fare una bella foto delle tre generazioni di donne, come era accaduto quando Sarah, ancora piccolissima, era stata fotografata in braccio a me, con mia madre e mia nonna. Allora, erano quattro le generazioni di donne della mia famiglia.
E' molto importante fare in modo che le generazioni si conoscano e si incontrino: le vecchie generazioni hanno il segreto della famiglia, hanno la sapienza del mondo e le conoscenze ancestrali che tutti portiamo dentro di noi, conoscenze che vengono tramandate solo da donna a donna perché le donne, a differenza degli uomini, sono quelle che ricordano e che raccontano.
Mia figlia ha solo me con cui poter parlare e discutere delle cose del mondo e mi auguro di poterle stare accanto ancora per il tempo che sarà necessario.
Il senso della vita, infatti, sta nel cerchio, nell'avvicendarsi delle storie passate, presenti e future.
Ed il cerchio della vita non si deve mai fermare, deve proseguire il suo corso come la ruota del carro che ogni famiglia tira con l'aiuto di ogni famigliare.
Cara Sarah, spero di esserti stata d'aiuto in questi anni e mi auguro di poterti stare accanto ancora.
Comunque vada, ricorda sempre che la vita deve proseguire, il cerchio deve rinnovarsi sempre, sul sentiero verso il futuro.
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