Ultimamente i carabinieri sono sotto inchiesta: uno a causa di un inseguimento, uno perché ha sparato ed ucciso.
Premessa: poliziotti e carabinieri hanno un protocollo da seguire: intimare l' alt tre volte, sparare a vuoto per altre tre volte; solo dopo, se sono sopravvissuti, possono reagire.
L'inseguimento di due ragazzi in motorino è finito con la morte di uno dei ragazzi; ieri è stato reso pubblico il video dell'inseguimento ed i carabinieri tra loro si dicevano: Dai, dai, che lo facciamo cadere.
Erano due ragazzi che non si sono fermati ad un posto di blocco, avevano qualche grammo di droga ed avevano paura, quello che guidava non aveva la patente ed il motorino non era per due. Già per tutto questo erano in contravvenzione; in più non essendosi fermati al posto di blocco hanno invitato all'inseguimento.
Il carabiniere indagato per aver sparato ed ucciso è per un altro episodio: un ragazzo ha accoltellato una persona e si apprestava ad accoltellarne altre. Il carabiniere, se non ricordo male, ferito lui stesso ha sparato ed ucciso.
Ora, è chiaro che i poliziotti ed i carabinieri avrebbero bisogno di supporto psicologico, sempre, durante la loro attività, fino alla pensione.
Siamo tutti d'accordo che non è possibile che un ragazzo muoia durante in inseguimento per pochi grammi di droga; dispiace quando un uomo viene ucciso, sebbene abbia accoltellato delle persone.
Ma nessuno difende i carabinieri ed i poliziotti quando accadono queste cose.
Dobbiamo invece farci tante domande: da quante ore erano in servizio i carabinieri al momento dell'episodio? Era già successo qualcosa? Erano in allerta per altri episodi, cercavano qualcuno in particolare?
M soprattutto: siamo certi che vengano rispettati i turni, che ci sia personale sufficiente per coprire tutti i servizi e, soprattutto, siamo certi che vengano pagati a sufficienza e che ricevano gli encomi, quando se li meritano? O siamo sempre solo pronti a biasimarli?
Quanto può essere frustrante darsi da fare per catturare i delinquenti e vederli, dopo poche ore, ancora in circolazione?
Mi ricordo mio padre.
C'era un personaggio che lui, amante dei soprannomi, chiamava Patatruc. Era un delinquentello, me lo ricordo, scuro di carnagione (sporco sicuramente perché all'epoca, anni '50, non c'erano immigrati), senza casa, che entrava ed usciva di prigione. Quando usciva, veniva da mio padre a chiedere aiuto e mio padre, immediatamente, lo portava in cantina (non ne aveva alcuna paura, mio padre, che aveva delle fiorentine al posto delle mani e all'occorrenza le usava) e gli dava coperte e vestiti. Avevamo un armadio pieno di coperte inutilizzate ed abiti dismessi che, invece di essere dati allo straccivendolo che passava regolarmente, venivano utilizzati per chi non aveva nulla.
Sapevo che Patatruc non aveva nessuno a cui chiedere aiuto se non mio padre di cui, evidentemente, conosceva perfettamente l'indirizzo; sapevo che mio padre non ne aveva alcuna paura, ripeto.
Mi viene in mente il film Guardie e ladri, in cui Aldo Fabrizi faceva il carabiniere ed inseguiva a piedi Totò. Ecco, Patatruc era un Totò, disgraziato, amico del carabiniere che lo catturava sempre ma che ne aveva compassione.
Chiediamoci sempre chi c'è dietro alla divisa; chiediamoci sempre chi c'è dietro alla faccia da delinquente.
Ricordiamoci sempre che i mafiosi ed i veri delinquenti non si fanno prendere facilmente e si nascondono fra noi.
Ma ricordiamo anche che sotto quelle divise ci sono persone che rischiano la pelle ogni giorno, in questa nostra epoca in cui le regole si sono stravolte.
Mio padre con il suo stipendio riuscì a mantenere e a far studiare sette figli.
Un carabiniere, oggi, o un poliziotto, riesce a fare altrettanto con il suo stipendio?
Ogni volta che criticate un uomo in divisa fatevi qualche domanda.
E se ci riuscite, datevi la risposta.